Il Filo di Arianna - Tancredi

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Giornale libero dei ragazzi/e dell'Istituto Comprensivo Statale "G. Tancredi - V. Amicarelli" di Monte Sant'Angelo (FG)
Direttore Responsabile: Donata dei Nobili
Direttori Editoriali: Antonio Pio Rinaldi e Matteo Sanchirico
Indirizzo di posta elettronica: [email protected] - tel. 0884-561024
Dirigente Scolastico: Luca Fidanza
22 dicembre 2015 n° 2
La Scuola "G. Tancredi - V. Amicarelli" apre un dialogo sulla pace
possibile con le Associazioni e la Comunità di Monte Sant'Angelo,
intervistando il parroco don Domenico Facciorusso
La pace inizia da noi
di Antonio Pio Rinaldi, Giuseppe Rinaldi e Marianna Renzulli
L'eresia della pace
di Donata dei Nobili e Luca Fidanza
C'è chi dice che è meglio non parlare di pace. C' è chi afferma
che a Natale è meglio parlare di luci colorate abbaglianti.
Ma quali?
Per il papa Francesco siamo entrati nella terza guerra mondiale,
solo che si combatte a pezzetti, a capitoli ed invita i popoli a
camminare uniti, perchè: "… è sempre meglio l'amicizia che la
lotta, la pace che la guerra, - poi - c'è solo un modo di vincere la
guerra: non farla". Il suo è un monito. Ma nelle piazze i fumi
grigi di un traffico caotico non concedono spazio alle colorate
manifestazioni pacifiste e non violente. In questo tempo di
solitudine, chi parla di pace dichiara la propria eresia.
Ma per scongiurare le fiamme dei roghi, c'è la necessità di osare,
di rendersi eretico, di denunciare la violenza di ogni guerra.
Questo è quanto accade, nell'oblio delle coscienze, ma succede.
La scuola, invece, è un luogo educativo, uno spazio aperto ad
ogni conoscenza, dischiusa ad ogni sapere, un faro accesso per
far luce sugli accadimenti delle tre esistenze di passato, presente
e futuro, pronta ad accogliere ogni eresia che possa illuminare
l'orizzonte del futuro, per acquisire una comprensione più
profonda della vita.
Un tempo futuro che sta per entrare nelle mille e mille case dei
ragazzi di questo vecchio mondo. Un futuro che sta per esplodere
nelle tante scuole multietniche, ancora troppo distratte per iniziare
a parlare di pace e fraternità.
Questo nuovo tempo, purtroppo, inquieta i tanti ragazzi in ogni
angolo dei continenti con i logorati simboli di intolleranza, di
esclusione, di distruzione, di guerre, che impediscono di guardare
il futuro, libero, luminoso e pacifico.
Vessilli di paura, muti e sporchi di sangue, appaiono ovunque,
sventolano nelle piazze del mondo, nelle televisioni satellitari
e nei siti web. Potenti richiami pseudo ideologici che lusingano
i tanti fragili giovani, catturati dall'ascesa del Califfato Nero
ed incantati dalle petromonarchie del Golfo, difese dai diversi
gruppi jihadisti.
Storie di massacri compiuti, in nome di un Dio che non si vede,
in Libia, in Tunisia, in Iraq, in Afganistan, in Siria, ma anche
in Turchia, in Francia, in California da giovani europei, foreign
fighters, combattenti esterni, che riempiono di terrore le vite
degli increduli occidentali, accecati di paura. E può accadere di
essere trucidati in un bar, in uno stadio o in un teatro, senza
un'apparente colpa, ignorando le ragioni geopolitiche degli statisti
europei, americani, russi, turchi o italiani, che con i loro
bombardamenti e le loro guerre locali vogliono ridefinire i propri
interessi energetici ed economici nel Medio Oriente.
segue a pag. 5
Don Domenico, si avvicina il Natale, eppure il Papa parla di terza guerra mondiale,
che conseguenze avrà sulla nostra Comunità?
È vero, il Papa parla di terza guerra mondiale. Una guerra che si svolge in diverse aree
geografiche, a pezzi come un puzzle. E' un mondo di nemici oscuri, presenti anche in
mezzo a noi. Questo porta ad un clima di terrore come a Parigi, ma anche in molte altre
parti del mondo come l'Africa. Queste persone, estremisti arabi, dell' Islam, conoscono
poco. La violenza la praticano per altri motivi, non certo religiosi e cercano di giustificare
il loro agire, seminando angoscia e terrore. Papa Francesco afferma, infatti, che non si
può uccidere nel nome di Dio.
Noi, come comunità parrocchiale, non dobbiamo farci vincere dal terrore, ma imparare
a coltivare la pace.
Perché si ha paura di manifestare e parlare di pace?
Non so se si ha paura o imbarazzo. Si è, forse, un po' stanchi o delusi di pregare o
manifestare per la pace. Questo, però, non ci deve scoraggiare. Perchè se non preghiamo
per la pace, si cresce in un mondo di terrore e di odio e non di pace. La pace inizia da
noi, dalle scelte quotidiane. Quando l'uomo impara a preparare la pace, e non la guerra,
comincia a rispettare le diversità, così arricchisce il mondo. La pace si costruisce prima
nel nostro cuore e, poi, tra gli uomini. Dobbiamo essere artigiani di pace, persone
che edificano ogni giorno la convivenza pacifica se vogliamo sconfiggere la violenza.
Che significato ha il Natale in un mondo di guerra?
Il Natale per i cristiani è la nascita del figlio di Dio, che sceglie di vivere tra noi. Nasce
povero in una grotta, anche se è un bambinello atteso, promesso dai profeti. La nascita
di Gesù bambino ci porta un messaggio di pace e riconciliazione molto importante, che
possiamo definire in questo modo: "Dio non si è stancato dell'uomo", anche se continua
a uccidere suo fratello. Il messaggio di Natale è un messaggio che porta in sé un impegno
ed una promessa.
continua a pag. 4
In questo numero 2:
La guerra non raccontata
C'è chi dice no alle guerre
Ninna nanna de la guerra
Chi li arma?
Cristiani e Musulmani
Perchè nel mondo non si parla di pace?
Le associazioni dicono…
Insieme per
Genoveffa de Troia
Arci-nuova Gestione
Amici della Biblioteca
Il Salotto "Le Nuvole"
Monte Sant'Angelo Francigena
Don Tonino Bello, un pugliese costruttore di pace
Ed altro…
2
La guerra non raccontata
La seconda guerra mondiale non è mai terminata. Nessuno ci dice che da anni siamo in guerra. Eppure, continuano
a ripeterci che il mondo vive in pace. E' vero, l' hanno chiamata in un altro modo. Prima guerra fredda, poi, come
se fosse un gioco, tempesta nel deserto. E' l'Occidente contro il Medio Oriente? L'Islam contro
il Cristianesimo? E' una vecchia-nuova guerra di religione? E' la solita guerra per vendere le armi e controllare
stati ricchi di petrolio? Di questo abbiamo discusso nella nostra classe. Per capire quanto accade, abbiamo ritenuto
necessario guardare nel mondo arabo e ricostruire la storia dell'Islam. Questo è il nostro lavoro.
A cura di Antonio Armillotta, Antonio Rinaldi, Carmine Sansone, Domenico Basta, Domenico Pio Rosa, Francesco Rinaldi, Giuseppe Rinaldi, Gabriele Pio Scoppitto, Giovanni Frisoli,
Giuseppe Guerra, Libera Maria Totaro, Luciana Rinaldi, Matteo Sanchirico, Matilde Ciociola, Marianna Renzulli, Michele Fabio Torchiaro, Rebecca Plaiu, Simona Accarrino
Lo stato dell' Islam. Il Califfo ed il Califfatto. La jihad. Il Corano.
Maometto ed i musulmani. Parole che rimbombano nei telegiornali, ma che
nessuno spiega. Ne abbiamo parlato con la nostra professoressa Donata dei
Nobili, che ci ha condotto nel passato per capire il presente. Spiegandoci…
lo scisma tra SUNNITI e SCIITI risale alla morte di MAOMETTO, il profeta,
avvenuta nel 632 d. C.. Dopo la sua morte, la comunità musulmana si è posta
la difficile scelta di una nuova guida politica e spirituale.
Tra i clan delle tribù del mondo musulmano, non mancarono aspri conflitti,
dovuti, anche, alla mancanza di figli maschi di Maometto, che potessero
prendere il suo posto. A quell'epoca, il profeta Maometto deteneva
un grande potere. Il Profeta decideva della vita di ogni suo suddito, in quanto
capo religioso, politico e comandante dell'esercito.
Per scegliere il successore del profeta Maometto, allora, si riunì un gruppo
di saggi, esponenti QUARAISCITI, influenti signori dell'aristocrazia meccana.
Gli aristocratici Quaraisciti individuarono come successore del Profeta ABU
BAKR, che, riconosciuto Califfo, istituì il primo CALIFFATO: il termine
califfo, in arabo, significa il successore del messaggero di Dio. Abu Bakar
era il suocero di Maometto, padre della moglie prediletta del Profeta, della
giovanissima AISHA. Due anni dopo, Abu Bakar muore, indicando come
successore OMAR che regnò fino al 644 d. C.. A porre fine al regno di Omar
fu uno schiavo, che l'assassinò. Ma prima di morire, si racconta, delegò la sua
successione ad un consiglio di sei dignitari: SHURA. La Shura chiamò alla
guida del popolo islamico OTHMAN, che regnò dal 644 al 656. Anche
Othman era un membro del potente clan della tribù dei QUARAISCITI
ed imparentato con Maometto, avendo sposato le sue due figlie, prima
RUQUAYYAH e poi UMM KALTUM. Fu Othman ad ordinare le sure
raccolte nel Corano, sistemando tutte le scritture, conservate in diversi modi.
Di Othman, sappiamo che venne assassinato. Dopo di lui, a prendere la guida
della comunità islamica fu ALI', figlio di ABU TALIB, zio di Maometto e fu
proprio con lo zio che il Profeta - orfano di padre e di madre - visse. Alì,
anche se molto più giovane di Maometto, seguì il Profeta già dalla prima ora
e con lui strinse un forte legame, tanto da sposare la sua figlia prescelta:
FATIMA. La storiografia dell'ISLAM ha documentato che ABU BAKER,
OMAR, OTHMAN e ALI' sono stati i califfi più illuminati. In seguito,
il califfato divenne ereditario.
Per gli SCIITI, coloro che seguono la SHIA, il "partito" di ALI', la successione
dei primi tre califfi non venne ritenuta legittima e fu riconosciuto come il
primo vero ed unico successore di Maometto ALI'. Cosa diversa, invece, fu
per i SUNNITI: islamici che seguono la SUNNA, la TRADIZIONE. Gli
Sciiti sostengono che Maometto, un mese prima della morte, investì ALI' della
successione e lo fece a GHADIR KHUMM, a metà strada tra la Mecca
e Medina, dopo il suo ultimo pellegrinaggio alla Mecca. Questa vicenda
non è negata dai Sunniti, ma, di fatto, ridimensionata. Gli Sciiti, dopo la morte
di Alì, avvenuta nel 660 d. C., considerarono i legittimi successori alla guida
dell'Islam i suoi figli, HASSAN e HOSSEIN, e, poi, la sua progenie, seguendo
la genealogia del Profeta, attraverso la figlia Fatima. Nello SCIISMO,
i successori di Maometto ricevono la denominazione di IMAM: coloro
che guidano la preghiera in MOSCHEA, considerati infallibili. La qualità
dell' infallibilità degli Imam, però, non è stata condivisa da Sunniti, che
considerano il Profeta un uomo non dotato di potere soprannaturale.
Nella storia islamica, emerge che gli Sciiti, per questi ed altri motivi religiosi,
vennero sempre perseguitati dai Sunniti, fino ad essere sterminati. Noto è il
massacro dell' Imam HOSSEIN e degli Sciiti nella piana di KARBALA,
avvenuto nel 680 d. C. e più volte richiamato dagli iraniani durante la guerra
del 1980 - 1988 tra Iran (sciiti) ed Iraq (sunniti).
Ma cosa è il califfato invocato dagli uomini del nascente Stato Islamico?
Gli uomini dell' ISIS, sunniti, sono in guerra per costruire un nuovo stato
islamico. Per farlo, con il sostegno economico, politico, militare e religioso
degli stati arabi sunniti occupano parte dei territori dell' IRAQ e della SIRIA,
in modo da rendere operante il nuovo CALIFFATO e promuovere l'espansione
dell'ISLAM e l'affermazione delle leggi islamiche. Il Medio Oriente, oggi, per
queste motivazioni religiose, politiche ed economiche è diventato teatro di
un antico conflitto tra SUNNITI e SCIITI, sostenuti, in base ai propri interessi
economici, dalle potenze Occidentali e dagli stati arabi: Iran, Arabia Saudita,
Iraq, Siria, Yemen, Qatar. La repubblica islamica dell' Iran sciita e la Russia,
ormai, sono diventata l'ostacolo all'avanzata militare dell'ISIS sunnita.
Quell'antico conflitto tra sciiti e sunniti si è acutizzato e vede la contrapposizione
tra l'Arabia Saudita sunnita di matrice wahhbita - che considera Dio e la
purificazione dell'Islam con un ritorno alla religione d'origine - e l' Iran sciita,
rivale strategico. Per queste ragioni storico-religiose ed economiche,
la repubblica islamica dell'Iran è diventata l'alleato naturale dell'Occidente
per combattere il terrorismo dell'ISIS. Ma non sempre è così. Il coinvolgimento
militare della Francia, dell' Italia, della Germania, dell' Inghilterra, della Turchia
e dell'America per sconfiggere il terrorismo dell' ISIS è ambiguo. Diverse fonti
giornalistiche riferiscono che alcuni Stati ed alcune multinazionali dell'industria
bellica europea vendono armi allo stato dell'Arabia Saudita, principale sostenitore
dello stato dell'islam. Tra questi fornitori di armi, ci sono industriali italiani.
3
C'è chi dice no alle guerre
LA NINNA NANNA
DE LA GUERRA
NON AVRETE
IL MIO ODIO
di Marianna Renzulli e Rebecca Plaiu
TRILUSSA (1914)
L'odio e il terrore, che hanno colpito la Francia con gli attentati di Parigi
non contageranno le giovani generazioni. I giovani francesi non sono d'accordo
con il loro presidente François Hollande e con la sua dichiarazione di guerra
allo Stato dell' ISIS. Ed esprimono il loro forte dissenso. No a incursioni aeree
e a bombardamenti strategici. No alla controffensiva e, soprattutto, no alle
modifiche degli articoli 16 e 36 della Costituzione francese con cui Hollande
ha chiesto poteri straordinari, la possibilità di riconoscere lo stato di guerra
e di praticare interventi armati all'estero.
a cura di Giuseppe Guerra e Giuseppe Rinaldi
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
"Per tutte le guerre"
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
Jean Jullien ha dichiarato: "Posso solo dire che in questo orrore c'è qualcosa
di positivo: la gente si riunisce in un senso di unità e di pace".
Una presa di posizione ribadita con coraggio da molti.
Il giovane Antoine Leiris, che ha perso "l'amore della sua vita e mamma del
suo bambino di 17 mesi" al Bataclan scrive: "Non avrete il mio odio. Venerdì
sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l'amore della mia vita,
la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non
voglio neanche saperlo. Voi siete anime morte. Se questo Dio per il quale
ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di
mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore. Perciò non vi farò il regalo
di odiarvi. Sarebbe cedere alla stessa ignoranza che ha fatto di voi quello
che siete. Voi vorreste che io avessi paura, che guardassi i miei concittadini
con diffidenza, che sacrificassi la mia libertà per la sicurezza. Ma la vostra
è una battaglia persa.
L'ho vista stamattina. Finalmente, dopo notti e giorni di attesa. Era bella
come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi innamorai
perdutamente di lei più di dodici anni fa. Ovviamente sono devastato dal
dolore, vi concedo questa piccola vittoria, ma sarà di corta durata. So che
lei accompagnerà i nostri giorni e che ci ritroveremo in quel paradiso
di anime libere nel quale voi non entrerete mai.
Siamo rimasti in due, mio figlio e io, ma siamo più forti di tutti gli eserciti
del mondo.
Non ho altro tempo da dedicarvi, devo andare da Melvil che si risveglia dal
suo pisolino. Ha appena diciassette mesi e farà merenda come ogni giorno
e poi giocheremo insieme, come ogni giorno, e per tutta la sua vita questo
petit garcon vi farà l'affronto di essere libero e felice. Perché no, voi non
avrete mai nemmeno il suo odio".
Parole semplici di amore e di pace che noi vogliamo ripetere, senza graffiarle.
4
INTERVISTA
segue dalla prima pagina, don Domenico, La pace inizia da noi
L' impegno è di essere costruttori di un mondo più giusto, di pace. La promessa
è che non siamo soli. Dio si è fatto carne ed ha abitato tra noi. Gesù Cristo,
con la sua vita terrena, ci ha dato l'esempio, rifiutando la violenza, la guerra
e praticando il perdono e l'amore.
Ma dove abita Dio?
Dio abita nelle persone buone, speranzose.
Perché sta scoppiando questa terza guerra mondiale?
Le guerre sono volute da gente cattiva che vuole fare del male a gente che
invece vuole vivere un mondo più giusto, più pacifico, più sereno.
È una guerra di religione o di affari?
E' una guerra di affari. Dietro ogni guerra si nascondono affari che non
conosciamo. C'è un fiorente mercato di armi: stati molto potenti vendono in
modo nascosto le armi in cambio di soldi.
C'è tanto terrore in Italia per i falsi allarmi e gli attentati, lei che ne pensa?
Sì c'è terrore per i falsi allarmi e perché si ha molta paura.
Dobbiamo preoccuparci dei nostri Santuari di San Michele Arcangelo,
dell'Incoronata, di San Pio, di San Matteo, Santa Maria di Siponto ed altro?
Gli estremisti islamici possano colpire nei luoghi più affollati, i cosiddetti
beni sensibili. Ma, in occasione del Giubileo, lo Stato italiano sta cercando
di elaborare una strategia di difesa. Quindi, è difficile dire se in queste "parti
sensibili" siano a rischio attentati, non ci dobbiamo far prendere dalla paura,
ma vincerla con il coraggio.
Noi ragazzi cosa possiamo fare?
Voi ragazzi potete impegnarvi a praticare la Pace. Voi siete artigiani di Pace.
E lo sarete sempre di più se avrete un atteggiamento educato, mansueto,
di bontà, un parlare costruttivo intelligente e di accoglienza dell'altro, che
è il nostro prossimo.
Qual è la difesa della Chiesa di Roma e possono gli Italiani difendere la pace?
Essere pacifici, misericordiosi a partire già da piccoli.
I terroristi perché vogliono seminare terrore?
Seminano il terrore perché vogliono dividerci, distruggere le nostre certezze
di fede. Gli attentati, i massacri di gente inerme sono il loro modo per farci
perdere la testa e, quando una persona perde la testa, da corso alla sua violenza.
La violenza risveglia tante persone cattive, presenti anche in mezzo a noi, che
si sentono autorizzate a reagire.
È possibile la pace? Come possiamo costruirla?
Si può costruire con l'impegno comune, personale e con l'accoglienza del
prossimo. La pace, quindi, è un compito importante per tutti gli uomini.
Lei vorrebbe fermare le conversioni all'Islam da parte degli Italiani?
Non le temo. Se la persona ha una fede autentica, ben venga. Invece, se la
conversione è per la paura di essere ucciso non è fede vera.
Chi li arma?
di Matilde Ciociola, Luciana Rinaldi, Domenico Rosa e Frisoli Giovanni
C'è una guerra che non si racconta, eppure l'Italia spende un miliardo e 200
milioni di euro per le missioni internazionali. Le cronache giornalistiche
rivelano che gli industriali italiani vendono armamenti in giro per il mondo,
anche a quei Paesi che poi andiamo a combattere.
A giudicare dai servizi giornalistici, l'Italia non ripudia affatto la guerra.
Il Governo italiano, nel corso degli anni, ha autorizzato 26 missioni internazionali
in cui il nostro Stato è impegnato con 4.500 militari sparsi in 38 Paesi.
Diverse inchieste, di autorevoli giornali italiani, hanno scritto che l'Italia arma
ben 123 Paesi ed è leader dell'export di armi piccole e leggere.
Ma nessuno, dicevamo, ne parla. Alcuni politici e uomini di cultura nei dibattiti
televisivi ripetono che la nostra Nazione, l' Italia, non ha una legge che regoli
le sue missioni internazionali. Ma per noi non è un problema. Nelle nostre
discussioni scolastiche, abbiamo scoperto che il vuoto legislativo favorisce il
ricorso dei Governi a provvedimenti d'urgenza, senza il coinvolgimento dei
cittadini: se vengono emanati decreti legge del governo, il parlamento perde
il controllo sulle decisioni che riguardano i nostri interventi internazionali.
Con la nostra professoressa Donata dei Nobili, abbiamo scoperto che questi
modi di governare rendono il nostro governo silenzioso ed autoritario, non
sempre fondato su una larga democrazia. Ecco perché il vuoto legislativo crea
pesanti conseguenze.
Allora, i cittadini italiani, perché non protestano? Perché non organizzano
manifestazioni di pace?
Noi lo abbiamo fatto, organizzando con i responsabili della biblioteca comunale
ed i frati francescani di Monte Sant'Angelo una conferenza intitolata
"L'ascesa del Califfato".
Con questa conferenza, i ragazzi della 2° C dell'Istituto Comprensivo Statale
"G. Tancredi - V. Amicarelli" sono intervenuti per dire no alle missioni di
guerra e no al loro finanziamento.
Fate la pace, con le buone o con le cattive, questo potrebbe essere il nostro motto.
Agli adulti vogliamo dire che le operazioni di intervento umanitario, che
prevedevano l'invio di osservatori internazionali, si sono trasformate in missioni
di mantenimento della terza guerra mondiale.
A tutti vogliamo ricordare, ancora una volta, che la nostra Costituzione all'art.
11 recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli di risoluzione delle controversie internazionali".
Sarà vero? In classe, leggendo i tanti articoli di giornali italiani, abbiamo
verificato che l'Italia si muove in modo disinvolto rispetto alla Costituzione,
non a caso si dota sempre più di sistemi d'arma d'attacco e non solo di difesa.
Ma quando parleremo di pace?
5
Cristiani e Musulmani
di fra Salvatore M. Sabato
Avvenimenti ai quali abbiamo assistito negli ultimi mesi fuori Italia o in Europa
in riferimento all'Islam hanno creato un certo disagio nei confronti di coloro
che si professano di religione musulmana.
Chi sono in realtà coloro che noi vediamo con il turbante, con le barbe nere
e sventolare bandiere e armi che creano paura?
Noi chiamiamo musulmani coloro che seguono la religione di Maometto
e che in maggioranza sono di origine araba.
Il suo nome è ISLAM che significa: avere un atteggiamento di assoluta
sottomissione a Dio - chiamato ALLAH.
Allah e' formato da due parole unite insieme: AL ILAHI - COLUI CHE
È SPIRITUALE, AL DI LA '.
Questa religione viene predicata da un arabo, nato alla Mecca e che si chiama
MAOMETTO - MUHAMAD.
Dopo una vita passata nel commercio alle dipendenze di una ricca signora
- KADIJA - che diventerà la sua prima moglie, si sente chiamato da Dio ad
essere il suo Profeta.
Per motivi religiosi e politici, Maometto sposerà fino a 12 donne.
Nel Corano, il numero di mogli ai musulmani verrà ridotto a non più di 4 donne.
Il libro di questa religione si chiama CORANO - in arabo - AL KURAN - che
significa LA LETTURA per eccellenza e contiene per i credenti musulmani la
RIVELAZIONE di Allah al suo ultimo e più grande profeta di tutti i tempi, Maometto.
Questa religione fa parte del gruppo di religioni che si chiamano MONOTEISTE,
cioè ammettono e credono in un Dio unico che si è rivelato prima agli ebrei
attraverso Mosè e i profeti, poi ai cristiani attraverso GESÙ CRISTO, considerato
solo come profeta e non Dio dai musulmani.
Il libro del Corano è diviso in molti capitoli, ogni capitolo si chiama SURAH
e il suo contenuto viene considerato rivelato da Allah.
Perché? Maometto riceve la rivelazione direttamente da Allah e parola dopo
parola viene calata come su un lenzuolo aperto. L'angelo Gabriele - JIBAIL
- dice al profeta: LEGGI.
Dopo che Maometto ha letto, esce dalla caverna dove ha avuto la visione e
riferisce ai suoi seguaci quanto pensa di aver letto. I suoi seguaci ascoltano,
apprendono a memoria e poi trasmettono agli altri fino a quando, diversi anni
dalla morte di Maometto, viene raccolta la rivelazione e messa in ordine fino
a diventare un libro, il libro del Corano, AL KURAN. Nel Corano, ci sono molti
racconti che si possono leggere nel Vecchio Testamento, per esempio, la caduta
di Adamo ed Eva, la storia di Noè, di Giuseppe, di Davide e di tanti altri.
Per i musulmani - come è scritto nel Corano - il primo musulmano è Abramo
- IBRAHIM - che viene considerato come per gli Ebrei il primo antenato, non
della discendenza di Isacco, ma di Ismael -ISMAIL.
SEGUE DALLA PRIMA DI DONATA DEI NOBILI E LUCA FIDANZA
È una nuova guerra, un nuovo neocolonialismo, che rimodella i confini
degli stati arabi, ridisegnati - per destabilizzarli - nel 1916 dalla Francia
e dall' Inghilterra.
Ma chi avrà il coraggio di intrecciare le tante storie di uomini e di donne,
di tanti paesi e di tante religioni per costruire una nuova storia plurale
non violenta e senza paure? Papa Francesco lo sta facendo con il Giubileo
della Misericordia. E tu insegnante! E tu parroco! E tu imam! E tu cittadino!
Il mondo che verrà è quello che sapremo raccontare e creare. Con questo
giornale, abbiamo iniziato a scavare un nuovo percorso di conoscenza
storica, culturale e religioso. Una nuova strada per attraversare i secoli
passati, una via che ci conduce nell'oasi di un nuovo umanesimo, che
vogliamo avviare, aprendo un dialogo con la Chiesa, il forum delle
associazioni e la Comunità di Monte Sant'Angelo. Un dialogo della
misericordia per abbattere i muri delle frontiere piene di filo spinato.
Eppure, c'è chi si ostina a ripetere che a Natale è meglio non parlare
di guerra. Eppure, c'è chi non riesce a pensare che siamo in guerra!
Allora, ben vengano gli eretici di questo tempo, per dire che la pace
è possibile e se è possibile bisogna costruirla.
Buone feste.
Sia gli ebrei che per i cristiani, Abramo è il primo patriarca che riceve la
rivelazione da parte dell' unico Dio - per gli ebrei YAHWE.
I musulmani, come afferma il Corano, sono coloro che hanno ricevuto
la rivelazione da Dio in forma perfetta, definitiva e ultima. Maometto è
il più grande e ultimo profeta e supera Gesù, che hanno un certo rispetto:
ISA BIN MARYAM, Gesù figlio di Maria.
Per questo motivo i musulmani si sentono superiori alle altre religioni e devono
fare in modo da conquistare gli altri che vengono considerati come pagani - kafir.
Grazie, pace e bene.
Fra salvatore m. sabato, ofmconv
-stralcio dell' incontro del 3 dicembre 2015-
Associazione
"Monte Sant'Angelo Francigena"
di Matilde Ciociola, Totaro Libera Maria e Rebecca Plaiu
Dott.ssa Silvia di Iasio, Oriana Fallaci è da molto tempo che diffidava
dell'Islam e ha aperto da oltre un decennio un dibattito sul terrorismo
islamico. Lei che ne pensa?
Oriana Fallaci, in termini molto generici, parla dell' Islam, scrivendo: "Non
c'è un Islam buono e un Islam cattivo, c'è un Islam e, quindi, sono tutti uguali".
In realtà, non è come quando noi parliamo del Cristianesimo. E' chiaro, ci sono
Cristiani buoni e Cristiani cattivi e chiaramente non possiamo fare di tutta l'erba
un fascio. Ma quando si parla di crociate dell'imperatore, del sacro sepolcro e
delle guerre sacre quei Cristiani non possono definirsi buoni Cristiani. Secondo
voi, ragazzi, la guerra può essere sacra? La Chiesa può avere un esercito?
Oriana Fallaci aveva postato su un social network un pensiero tratto da un suo
libro intitolato "La forza della ragione": Illudersi che esista un Islam buono
e un Islam cattivo, ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l'Islam
è uno stagno e che di questo passo finiremo con l'affogare. È contro ragione,
non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria
dignità, la propria assenza. È contro ragione, accettare passivamente le sciocche
ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l'arsenico nella minestra.
È contro ragione, rassegnarsi e arrendersi per viltà e pigrizia. È contro ragione,
morire di sete e di solitudine in un deserto sul quale il sole di Allah brilla
al posto del sole dell'avvenire. È contro ragione anche sperare che l'incendio
si spenga da sè, grazie a un terremoto o un miracolo della Madonna.
6
LE ASSOCIAZIONI DICONO...
A noi ragazzi della scuola "G. Tancredi - V. Amicarelli" piace l'idea di aprire un confronto con le associazioni
di Monte Sant'Angelo, oggi sulla pace, ma domani su tant'altro. Abbiamo iniziato con Michele Picaro
"insieme per", Matteo Notarangelo "Genoveffa de Troia", Antonio Silvestri "I Tarantati", Giuseppe Piemontese
"Gli Amici della Biblioteca", Silvia di Iasio "Monte Sant'Angelo Francigena", Matteo Prencipe "Le Nuvole"
A cura di Antonio Armillotta, Antonio Pio Rinaldi, Carmine Sansone, Domenico Basta, Domenico Pio Rosa, Francesco Rinaldi, Giuseppe Rinaldi, Gabriele Pio Scoppitto, Giovanni
Frisoli, Giuseppe Guerra, Libera Maria Totaro, Luciana Rinaldi, Matteo Sanchirico, Matilde Ciociola, Marianna Renzulli, Michele Fabio Torchiaro, Rebecca Plaiu, Simona Accarrino
Associazione culturale
"Insieme per..."
Associazione di volontariato
"Genoveffa de Troia"
di Matteo Sanchirico e Antonio Rinaldi
Avv. Michele Picaro, cosa pensa dei fatti avvenuti a Parigi lo scorso
13 novembre?
Il recente attentato di Parigi ha fatto di nuovo precipitare la Francia ed
il Mondo intero in un clima di paura. Le stragi dei giorni scorsi sono atti
terroristici assolutamente inspiegabili né giustificabili. Pur provenendo da
terroristi di chiara matrice islamista, le stragi non hanno né possono avere
una giustificazione religiosa o politica. Esse sono essenzialmente atti contro
l' Umanità, da condannare fermamente senza un se e senza un ma. Si è voluto
colpire la Francia per colpire i valori di libertà e dignità della persona umana,
fondativi della civiltà occidentale. Anche se i tragici eventi non hanno interessato
direttamente la nostra Nazione, noi ci sentiamo pienamente coinvolti come
esseri umani, prima ancora che Europei ed Occidentali.
di Matilde Ciociola, Luciana Rinaldi, Domenico Rosa e Frisoli Giovanni
Dott. Matteo Notarangelo, si parla di rivedere gli accordi di Schengen
(la libera circolazione dei cittadini europei su tutto il territorio comunitario)
la sua associazione che ne pensa?
La libera circolazione dei cittadini negli stati europei è un accordo
che risale al 1985, ma la soppressione dei controlli alle frontiere si è avuta,
di fatto, nel 1996. La caduta delle frontiere ha permesso ai singoli cittadini
degli stati nazionali di diventare cittadini europei. Per capirci meglio. Pensate
all' Unità d'Italia del 1861. Il nostro stato era diviso in diversi stati con dei
confini determinati, una propria costituzione ed un proprio territorio: il Regno
delle Due Sicilie, il Regno Sabaudo, lo Stato Pontificio… . Con la conquista
Piemontese del nostro Sud si costituì il regno d' Italia. In questo modo, si ebbe
un unico Stato privo di frontiere interne: i cittadini di Monte Sant'Angelo
potevano andare a Milano, Torino, Bari, Palermo senza permessi speciali:
questa è la libera circolazione delle persone. L'accordo di Schengen prevede,
quindi, la libera circolazione non solo delle merci, ma anche delle persone.
Ed è una grande conquista. Gli attentati dell'ISIS non devono, e non possono,
bloccare l'apertura dei popoli al libero incontro.
Cosa pensa del messaggio che il Papa ha pronunciato in una chiamata
a TV2000?
Condivido pienamente il pensiero del Papa. È in atto una guerra, la Terza
Guerra Mondiale, che viene combattuta già da alcuni anni, a pezzi ed in modo
occulto, in posti come il teatro Bataclan o lo Stadio, dove la gente va a
trascorrere qualche ora di spensieratezza. Non è una guerra tra forze armate
chiare e distinte, ma una guerra contro civili inermi: viene usato il terrore per
creare un clima di paura nella gente e creare un clima di sgomento, allo scopo
di limitare le Libertà individuali. È una guerra contro la nostra civiltà, quella
fondata sulla Persona, sulla Libertà, sulla Tolleranza, sulla Democrazia e noi
dobbiamo essere pronti a difendere i nostri valori.
Come si potrebbe impedire il ritorno alle frontiere ed alla limitazione
della libera circolazione delle persone sul territorio europeo?
L' associazione "Genoveffa de Troia" si occupa di "disabilità": per noi impedire
la libera circolazione alle persone è la vera disabilita, il vero ostacolo, il vero
handicap dei cittadini europei, da rimuovere: subito! Anche se gli jihadisti
affermano: "Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie
alle nostre leggi religiose vi domineremo".
Se eliminare le frontiere rende liberi le donne e gli uomini di questo tempo,
il terrorismo jihadista non può bloccare questo processo di civiltà, di incontro
pacifico tra i nostri popoli. Con i musulmani, ma anche con gli altri popoli
dobbiamo aprire un grande dialogo, nel rispetto dell'islam, ma anche del
cristianesimo, del buddismo, dell'induismo, insomma di tutte le fedi. Il futuro
va verso un mondo multietnico, un mondo ricco di tante fedi religiose, liberi
e non violenti. Non si tratta di chiuderci nei nostri territori o nelle nostre
abitazioni, bensì di aprirci agli uomini del nostro pianeta e, forse, anche a
quelli interplanetari per avviare una bella discussione su come proteggere il
nostro pianeta terra dai disastri di una produzione industriale.
Secondo lei, come si potrebbe evitare questa guerra che porta solo all'odio?
Occorre prima di tutto mettere al bando gli estremismi e favorire il dialogo
interreligioso, al fine di isolare e neutralizzare chi, come il terroristi dell' ISIS,
usano, in modo ingiustificato, motivazioni religiose per fare proselitismo.
Principalmente occorre che le Nazioni affrontino seriamente il problema delle
ingiustizie politiche e sociali esistenti nel Mondo. Se non ci fossero ingiustizie,
non ci sarebbero conflitti. La vera pace si fonda sulla la Giustizia.
A noi ragazzi di Monte Sant'Angelo, vuole lasciare un suo pensiero?
Studiate, sognate e riprendetevi il vostro futuro.
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Frati francescani
"Parrocchia di San Francesco"
Associazione
"Arci-Nuova Gestione"
di Antonio Pio Rinaldi e Matteo Sanchirico
di Antonio Pio Rinaldi e Matteo Sanchirico
Carissimi Frati, nel 1209 san Francesco incontrò il Saladino. Perché?
San Francesco portò un messaggio di pace al nuovo mondo in guerra, per evangelizzare
tutti gli uomini ed invitarli alla pace, alla speranza e all'amore verso il prossimo.
Perché san Francesco parti senza armi o corazze per andare ad incontrare
il Sultano?
Francesco incontrò il Saladino ed i suoi guerrieri senza protezioni sia per scongiurare
l'uso delle armi nell'affrontare le questioni degli uomini sia per dimostrare che la
pace si costruisce senza armi e senza corazze, ma con la disponibilità ad accogliere
le ragioni dell'altro.
Presidente, l'Arci-nuova gestione ci dona, ogni anno, La torre dei giganti e tanta
musica rock. Come ben sa, a Parigi, i terroristi hanno massacrato al Bataclan
i ragazzi che seguivano un concerto di musica rock. Secondo lei, perché i terroristi
odiano il rock, in modo specifico, ma la musica occidentale in generale?
I terroristi non odiano il rock, bensì i nostri divertimenti, che, a quanto pare, non
sono del tutto sani. Drogarsi, bere, ballare non sono principi che i giovani devono
far propri. Però, l' odio che provano per noi e per le nostre abitudini è dovuto
al loro credersi superiori a noi. Per un mondo di pace, c'è bisogno di considerarsi
tutti uguali e di rispettare le abitudini e la fede di ogni popolo.
Se Francesco vivesse oggi cosa direbbe agli uomini del terrorismo?
Certamente porterebbe un messaggio di amore e di perdono, lo stesso messaggio
posto a cardine dell'anno giubilare, indetto da papa Francesco.
Se san Francesco tornasse a vivere in questi giorni, secondo lei, cambierebbe
il Cantico delle creature aggiungendo questo verso: "Laudato sii, mio Signore perché
perdoni tutti i tuoi figli che sbagliano, squarciando il cuore dell' umanità?" .
Certamente! Francesco è l'uomo del perdono ed è una lode cantare le meraviglie
e il perdono del Signor, che ogni giorno si rende disponibile all'Amore vero.
Associazione Culturale
"I Tarantati"
di Marianna Renzulli, Luciana Rinaldi e Domenico Basta
Maestro Antonio Silvestri la sua Associazione si occupa di musica etnica.
Il il suo gruppo musicale mostra la bellezza di canti e di melodie di tanti popoli
diversi. A suo parere, è possibile conciliare le tante diversità culturali e religiose
di tanti popoli?
Noi Cristiani siamo tutti fratelli e consideriamo l'uomo, il prossimo, nostro fratello.
Dio ha già conciliato i popoli, ma ha lasciato loro il libero arbitrio.
Dipende, quindi, dall'uomo evitare la guerra e questo è possibile se i tanti popoli,
che abitano momentaneamente la Terra, si decidono a mettere da parte gli interessi
economici ed il loro egoismo. Noi con la nostra musica parliamo un linguaggio
di pace, di amore e di serenità. Per questi motivi, non ci possono essere guerre
sante: la vita è un dono di Dio.
Nella nostra Città, come pensate di diffondere la vostra cultura di di pace?
Lo facciamo tutti i giorni con l'esempio, con il dialogo e con tanta musica.
C'è bisogno d'altro, di tanta buona fede e di tanta buona comprensione di chi vive
ogni giorno la sofferenza.
Associazione Salotto Politico-Culturale
"Le Nuvole"
di Antonio Lucio Armillotta e Giuseppe Guerra
Sig. Matteo Prencipe, per combattere la guerra e promuovere la pace, cosa
può fare un circolo culturale come il vostro?
Tutte le associazioni hanno lo scopo di far crescere ed educare le generazioni
future ad una cultura di pace e di solidarietà tra gli uomini e tra i popoli.
In ogni gruppo umano, la pace nasce dalla convivenza, dalla moderazione e dal
rispetto dell'altro. E' risaputo, i popoli occidentali sono belligeranti ed hanno concepito
sistemi di guerra molto sofisticati. Queste conoscenze vengono trasmesse ai giovani
con i videogiochi, basati sulla guerra strategica e sulle tattiche militari.
Anche gli stati d' Occidente continuano a spendere molti soldi per preparare guerre
e pochissimi per educare alla pace nel mondo. Anche se l'Occidente ha conosciuto
i massacri della prima e della seconda guerra mondiale, continua ad alimentare una
guerra che dura da molto tempo. Con questo non voglio dire che le guerre sono
sempre esistite e sempre esisteranno, anche se sembrano lontane da noi. In quest'ultimo
tempo, sentiamo parlare dell'ISIS, un gruppo armato costituito all'interno del mondo
arabo, e della loro guerra che si combatte tra i confini dell'Iraq e della Siria.
E crediamo che sia la loro guerra. Ma, poi, ci accorgiamo che tutti noi siamo già
in uno scontro e la guerra è nelle nostre città.
Questo conflitto armato può essere fermato se tutti sapranno accogliere le diversità
degli altri popoli, che sono dei vantaggi. Se valorizzassimo queste "differenze"
potremmo aprire un grande dialogo, confronti sociali e socioculturali. Però, viviamo
le contraddizioni di questo tempo, gli uomini in nome delle religioni ci impongono
di dichiarare guerra a una popolazione ma, allo stesso tempo, ci dicono di accogliere
in pace il prossimo.
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L'angolo dei ricordi
Don Tonino Bello, un pugliese
costruttore di Pace
A cura degli allievi della 2°A e dei docenti Raffaella Renzulli e Michele Guerra
A pochi passi dalla Scuola "V. Amicarelli", nell'antico convento dei Cappuccini,
c'è la casa di riposo "San Michele" di Monte Sant'Angelo, coordianta da suor
Lina e suor Arcangela, suore Adoratrici del Sangue di Cristo. A loro abbiamo
chiesto di parlarci di pace e di una persona in Puglia impegnata per costruirla.
Il pensiero è andato al pugliese don Tonino Bello, che è stato, fino a pochi anni
fa, vescovo di Molfetta e presidente nazionale dell'Associazione Pax Christi.
Le suore hanno conosciuto personalmente don Tonino e ne ricordano la simpatia
e la disponibilità. Era sempre pronto ad aiutare il prossimo, confessando chi aveva
bisogno, oppure aprendo la porta della diocesi ai poveri e bisognosi. I ragazzi della
classe II A hanno fatto una ricerca su internet per ricostruire in breve la sua storia
e si sono accorti della profondità del suo impegno, fatto di opere e non solo di
parole. Come due gambe, opere e parole, hanno sorretto la vita di don Tonino,
rendendola splendida e fornendo splendore anche in chi, direttamente o
indirettamente, lo ha conosciuto. Il pacifismo è solo un lato della personalità di
don Tonino che si aggiunge a tante virtù: l'amore sincero per il prossimo, il fervore
religioso, l'aiuto verso chi aveva bisogno, la simpatia, accompagnata da un suono
di fisarmonica, che sapeva suonare. Nel campo della pace, don Tonino divenne,
nel 1985, presidente di Pax Chirsti. Per la pace, si impegnò nei primi anni Novanta
sia contro la Guerra del Golfo sia contro la Guerra dei Balcani. Per invogliare alla
pace nella ex Jugoslavia, organizzò una celebre marcia della pace a Sarajevo, nel
pieno dei combattimenti. Era l'8 dicembre del 1992 e don Tonino, insieme a un
gruppo di pacifisti, riuscì a far smettere per un giorno il conflitto, durante il
passaggio della carovana pacifista per le vie della capitale bosniaca. Era già affetto
da un male incurabile, ma non volle rinunciare
a quella storica manifestazione.
A volte, la sua posizione radicale per la pace lo pose al centro di polemiche
politiche. Don Tonino replicava con parole semplici, quali l'appello alla coscienza
da parte di ogni militare, che ha il diritto di non sparare se dal profondo del suo
cuore gli arriva una voce di pace. Questo appello all'obiezione di coscienza fu
scambiato da alcuni, che non condividevano le sue opinioni, per invito alla
diserzione. Don Tonino Bello morì pochi mesi dopo la storica marcia della pace
nella Sarajevo assediata dai soldati serbo-bosniaci. Di lui, restano tante belle
impressioni e tanti aneddoti. Ne citiamo uno di don Salvatore Leopizzi, amico di
don Tonino e autore del libro, Don Tonino Bello. Croce e fisarmonica: normalità
di un uomo straordinario: "Durante un viaggio in Etiopia gli manifestai la mia
perplessità per il fatto che continuava a distribuire dei soldini ai bambini dicendogli
che forse era inutile e dannoso illuderli con degli spiccioli. E Lui con sorridente
e disarmante semplicità: non è tanto importante ciò che noi possiamo fare ora per
loro, la cosa più bella è che questi bambini, per un momento, ti possono regalare
un impagabile sorriso! E proprio per questo tuo e loro impagabile sorriso, ti voglio
dire: grazie, don Tonino, seme fecondo delle nostre utopie!".
Associazione Culturale
"Amici della Biblioteca"
di Simona Accarrino e Marianna Renzulli
Professore Giuseppe Piemontese, il Papa parla di terza guerra mondiale,
ma in Italia, come in ogni paese europeo, non si parla di pace.
Per lei, quali sono le motivazioni?
Questo è di una pesante gravità. In Italia, mai come adesso, c'è un grande
silenzio, le coscienze pacifiste e non violente sono evaporate. Anche il mondo
della scuola è silenzioso. E' anche vero che l'Italia ha, fino ad oggi, assunto
una posizione equilibrata, mentre la Francia e l'Inghilterra hanno dichiarato
guerra all' ISIS. Ma la moderazione dell'Italia non giustifica la passività degli
Italiani: siamo dentro una guerra mondiale.
Anche se l'Italia con il governo di Matteo Renzi ha assunto una posizione
di non belligeranza, siamo comunque coinvolti. C'è l'urgenza di dire al mondo
che la guerra porta sempre dei danni, delle distruzioni.
La via per risolvere le controversie è unica ed è quella pacifica.
È con il dialogo, con il confronto che i popoli diventano civili.
A suo parere, qual è il ruolo della Scuola in tale contesto?
La Scuola dovrebbe essere molto più presente nella vita sociale e culturale
dell'Italia. Purtroppo, non è così. Negli anni '60 e '70, gli studenti hanno avuto
un ruolo centrale nel dibattito mondiale. C'erano le guerre in Indocina, Vietnam,
eppure molti giovani organizzarono manifestazioni per la pace, in più occasioni
denunciarono le stragi fatte dai loro soldati. Oggi, invece, nonostante sia in
atto uno scontro di civiltà, di modi pensare e di fedi tra l'Occidente cristiano
e l'Oriente arabo la Scuola non riesce ad elaborare alcuna riflessione critica.
Dopo il sonno della ragione, crescono i mostri dell'orrore.
La Pace
La Pace rende il mondo più colorato
La pace è un bene prezioso!
Non basta crederci,
ci devi lavorare!
Fai che non ci sia
niente per cui uccidere!
Fai che non ci sia
niente per cui fare la guerra.
Fai che non ci sia
nessuno che ti impedisca di portare ovunque la pace.
Diamoci la mano e tutti insieme
lottiamo per un mondo di pace!
Taronna Filomena, classe 1° D
Direttore responsabile: Donata dei Nobili
giornalista iscritta all'Ordine: [email protected] - tel. 0884-561024
Direttori editoriali: Antonio Pio Rinaldi e Matteo Sanchirico
Stampa:
In questo numero hanno collaborato:Antonio Armillotta, Domenico Basta, Matilde
Ciociola, Giovanni Frisoli, Giuseppe Guerra, Rebecca Plaiu, Marianna Renzulli, Francesco
G. Rinaldi, Giuseppe Rinaldi, Luciana Rinaldi, Domenico Pio Rosa, Carmine Sansone,
Gabriele Pio Scoppitto, Michele Fabio Torchiaro, Libera Maria Totaro e Simona Accarrino.
Si ringraziano: i docenti Raffaella Renzulli, Filomena Taronna, Michele Guerra e gli
allievi della 1° D e della 2° A per il contributo dato ed i docenti della Scuola "G. Tancredi
V. Amicarelli"per la collaborazione. Un ringraziamento particolare va ai genitori della classe
2° C per aver contribuito alla stampa del giornale.
Un ringraziamento va alla docente universitaria Immacolata Aulisa.
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