Le virtù dimenticate del cinico - SìS

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Collège Sismondi
Gruppo di italiano
Giorgio BOCCA
Le virtù dimenticate del cinico
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Ci fu una lunga era dell’umanità in cui la oralità fu primaria. La letteratura e la
comunicazione erano affidate alla parola e alla memoria, i miti e la loro rielaborazione nei
grandi poemi come l’Odissea e l’Iliade erano il risultato di stratificazioni della memoria,
della comunicazione bocca a orecchio, ancora nella Grecia di Platone o nella Roma di
Cesare e Cicerone. Mnemosine. la memoria, e Hermes, il messaggero alato, erano
fondamentali nella cultura. Poi venne l'era della scrittura e della stampa che è durata fino
all'avvento della televisione nella quale, ne abbiamo ricordo vivissimo, la scrittura era
quasi la stessa cosa della verità, quello che scrivevano i libri e i giornali aveva qualcosa di
indiscutibile, generazioni di piemontesi hanno chiamato "la Stampa" la busiarda, la
bugiarda ma per un’affettuosa parodia della dissacrazione, in realtà tutti erano convinti che
ciò che appariva stampato era la verità. Ne era convinta a tal punto anche la classe
dirigente, la borghesia, che la scrittura nella sua informazione obbediva a precise regole,
evitava il turpiloquio e la pornografia, rispettava la lingua, rifiutava il gergo esterofilo. Era
una scrittura di classe diversa dal volgare, la scrittura dei politici, degli avvocati e degli
scienziati.
Poi arrivò la televisione e con essa la sacra audience, cioè la grande udienza, la grande
platea adattata alla pubblicità e si diffuse quella che i tecnici, i filologi come il professor
Gianni Guastalla, autore del prezioso saggio Comunicare ricordare, chiamano la « oralità
secondaria »; non più l’oralità che diffondeva i miti e la cultura della memoria, ma l’oralità a
disposizione di tutti, in continua modificazione, che ha prodotto curiosi effetti. Nel tempo in
cui la tecnologia informatica sta sostituendo la memoria umana, nel tempo in cui in un
disco può essere registrata una intera enciclopedia, sono rinate pratiche e metodi della
memoria a livello giocoso, ludico. Tutte le televisioni organizzano i cosiddetti quiz, gare di
memoria su tutto lo scibile spettacolare : cinematografo, canzoni, moda. E tutte hanno in
programma i loro talk show, cioè gli spettacoli di parole, gli scontri di parole, dove tutti
parlano a vanvera senza possibilità di verifiche, un fiume di parole che una volta
pronunciate vengono dimenticate, e scorrono via come acqua su un vetro. In gran parte
basate non su una grammatica e su una tradizione letteraria ma su parole - luogo comune
che cambiano di continuo significato e che durano quanto una moda. Che cosa significa
oggi la parola « cinico », ampiamente usata anche nelle cronache sportive, nessuno lo sa
bene, « cinico » sta per cattivo come per opportunista, per privo di sentimenti come per
pragmatico, la squadra di calcio Inter è « cinica » perché fa il minimo delle reti necessarie,
gli integralisti islamici sono « cinici » perché fanno strage di innocenti, il destino è « cinico
e baro » perché se ne infischia dei desideri umani, tutto meno che il significato che viene
dalla filosofia cinica, di rispettare le virtù più che le consuetudini.
Giorgio BOCCA, in Il Venerdì di Repubblica, 24 gennaio 1998.
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