La truffa “nobile” dell’Argento Colloidale: come risolvere una polmonite leccando l’argenteria. Esiste l’argenteria ed esistono gli antibiotici. Chi mai avrebbe potuto immaginare che la soluzione per ogni malattia infettiva (e molte altre malattie a detta di taluni) fosse nelle case delle nostre nonne, nei nostri mobili, a prendere la polvere? E noi che continuiamo a spendere soldi su soldi, interi stipendi su costosi antibiotici (8,78 EUR/persona a carico del SSN per un totale di 1,04 Mrd EUR)1, invece di risparmiare miliardi e di curarci comodamente a casa nostra. In questa storia di truffa e di strumentalizzazione c’è un fondo di verità sorprendente che, dal 1938 con la scoperta di una miracolosa panacea, avrebbe fatto tremare le aziende farmaceutiche e piangere tutti gli infettivologi del mondo. Stiamo parlando dell’Argento Colloidale (o CSP): una sospensione di ioni di argento (Ag+) in acqua distillata in concentrazioni variabili dai 5 alle 20 ppm (per capirci dai 5 ai 20 mg/l) che può essere somministrata per via orale o ad uso topico per il trattamento di acne, artrite ustioni, avvelenamento del sangue (anche per morsi dell’aspide della Kamchakta—N.d.R.), infezioni e malattie autoimmuni di varia natura e dal tumore della 1 http://www.igienistionline.it/docs/2013/03rapportoA IFA.pdf pelle!2 Ora, come negare che l’argento sia bioattivo? Impossibile, visto che da anni sono state dimostrate le proprietà antibatteriche, il suo largo impiego nell’igiene odontoiatrica (i famosi spazzoli con le testine in argento) e nella prevenzione delle infezioni da cateterismo.3 Antibatterico, antibiotico, battericida e batteriostatico: sfumature di un concetto unico, che però ci portano a dover considerare quali siano gli effetti benefici e quali quelli avversi. Gli ioni Ag, così come molti altri metalli pesanti, possiedono un meccanismo d’azione per cui sono in gradi di interferire con i processi enzimatici attraverso la saturazione dei ponti disolfuro e la capacità di legarsi con le basi azotate del DNA che provocherebbe un cambiamento strutturale dello stesso e quindi alterazioni morfo-funzionali nelle cellule. Cosi’ facendo, gli ioni metallici provocano un’inibizione non competitiva degli enzimi in quanto vengono alterati strutturalmente e bloccate le attività biocatalitiche.4 Specificamente, tuttavia, non è noto in quale quantità l’argento colloidale prediliga la cellula batterica piuttosto che quella umana (o una cellula umana infetta),indi per cui, è impossibile dunque determinare in maniera efficace quanto argento vada nelle cellule batteriche e quanto in quelle umane. È più probabile che vi sia un’azione 2 La lista è ben più lunga ed improbabile: https://www.disinformazione.it/argento.htm (dal quale reperire anche informazioni storiche) vengono decantate proprietà “fittizie” anche http://www.scienzaeconoscenza.it/blog/alimentazion e_cura_malattie/utilizzo-e-proprieta-argentocolloidale e su http://www.argentocolloidale.eu 3 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/16766878 o molto più semplicemente https://it.wikipedia.org/wiki/Utilizzi_medici_dell'argen to 4 http://www.chimicamo.org/tutto-chimica/proprietaantimicrobiche-dellargento.html immunostimolante, simile a quella dei sali d’oro. Ma quali sono i meccanismi che più probabilmente veicolano gli ioni Ag+? Qualche rudimento di elettrofisiologia: i canali cellulari selezionano gli ioni, in base a specifiche caratteristiche proprie degli ioni stessi e ad altri meccanismi dipendenti dalla fisiologia interna della cellula, quali il voltaggio e lo stato di apertura dei canali (Popen). A parità di carica, considerando ioni monovalenti, ad un raggio atomico più piccolo corrisponde una maggior concentrazione di carica, dunque un maggior stato di solvatazione che favorisce il legame con i siti attivi dei canali. Parlando di numeri: lo ione argento monovalente Ag+ possiede un raggio ionico di 1,26 Å, mentre altri ioni monovalenti come il potassio K+ e il sodio Na+ posseggono rispettivamente un raggio ionico di 1,38 Å e 1,02 Å. I canali del potassio e del sodio dunque possono tranquillamente trasportare anche l'argento in quanto la selettività dimensionale del canale non esclude il 5 passaggio di ioni argento. Non esiste, dunque, una selettività primaria che preveda l’assorbimento di ioni argento solo da parte di cellule infette e non di quelle sane. Inoltre, esistono enzimi preposti alla cattura ed alla metabolizzazione dell’argento e di altri metalli pesanti come oro, zinco, rame: le metallotionine (MT) per le quali si rimanda ad approfondimenti6 Fatte queste considerazioni, viene spontaneo pensare alla possibilita’ che l’assunzione di argento colloidale, in particolare nella posologia consigliata come integratore giornaliero, possa presentare qualche effetto 5 https://it.wikipedia.org/wiki/Canale_ionico e Fisiologia Umana, Conti et. al. 6 https://www.google.it/search?client=opera&q=metall otioneine&sourceid=opera&ie=UTF-8&oe=UTF-8 collaterale. A questo interrogativo risponde semplicemente una malattia: l’argiria, una patologia conseguente all’esposizione professionale o terapeutica a composti d’argento, che in fase acuta può risultare fatale e che genera una pigmentazione grigio argentea della cute, in maniera irreversibile. Una cosetta da niente, insomma. Esemplare è il caso di Rosemary Jacobs (in figura qui di fianco), di cui si consiglia la lettura7. Questo metallo pesante, può accumularsi preferenzialmente nelle cellule del fegato e nelle cellule sottocutanee: ancora una volta sottolineiamo la mancanza di selettività tale da garantirne un tropismo specifico ed assoluto (che è primariamente il motivo per cui ne vengono millantati grandi proprietà terapeutiche). Questo è impossibile per l’argento colloidale come lo è per qualsiasi altro farmaco. Quindi, avendo escluso gradi di selettività e specificità significativi e avendo capito che anche il corpo umano assorbe gli ioni argento, bisogna domandarsi: qual è il rapporto benefici/effetti collaterali del farmaco? Cos’ha di migliore l’argento rispetto al resto degli altri farmaci? Storicamente, l’avvento dell’argento colloidale è collocato nella prima metà del XX secolo, dove ne era comune l’utilizzo nonostante i risultati poco incoraggianti. Più in là, a partire dagli anni 50, con l’avvento della produzione di antibiotici su scala industriale, la diffusione delle penicilline e con i fantastici risultati terapeutici, i composti 7 https://www.rosemaryjacobs.com/rose2.html dell’argento caddero in disuso, fino ad una rivalutazione per il rapporto costo/efficacia terapeutica nel trattamento di alcune patologie dermatologiche (uso topico) e nella profilassi antibatterica. La sua detronizzazione, da rimedio antibiotico pantropo a presidio di 3a se non 4a scelta, sta nel fatto che il rapporto effetti benefici/effetti collaterali non era affatto buono come quello dei neonati antibiotici. Facciamo un esempio specifico, un caso clinico: sindrome influenzale, causa principalmente attribuita ad un Orthomyxovirus a caso; il soggetto è immunocompetente, non ha patologie in atto che danno adito ad ulteriori preoccupazioni. Se non insorgo ulteriori elementi complicanti, la patologia avrà un decorso autolimitante. Semplicissimo. Tuttavia, il soggetto, preso da turbe ipocondriache o semplicemente, volendo soddisfare il proprio senso di sicurezza, mediante il circuito ricompensa/piacere, decide di utilizzare l'argento colloidale consigliato in una posologia di 3 cucchiai, quindi, 30 ml giorno di una soluzione a 15 ppm8. Basta fare un rapido conto per capire che ha assunto 0,45 mg di ione argento. Ora immaginate questi 0,45 mg di ioni argento che se ne vanno a spasso dalla bocca all'esofago, dall'esofago allo stomaco, dallo stomaco e intestino vengono assorbiti viaggiano nel sangue e arrivino alle cellule infette dal virus, localizzate principalmente nelle vie aeree superiori, senza che vi sia alcun meccanismo che preferenzialmente le diriga verso le suddette cellule. A chi conosce un po' farmacologia, questo parrà più che improbabile. 8 Si veda nota n.2. Se il calcolo risultasse “ostico” considerando un volume assunto di 30ml per una concentrazione di 15mg/l (p.p.m.), conoscendo la relazione C=q.tà soluto/litro di soluzione, allora 15mg:1000ml=X:30ml X=15mg*30ml/1000ml=450*10-3mg di Ag=0,45mg di ioni argento. Tuttavia, qualcosa (poco), ma qualcosa arriverà. Questo è vero per CSP, come è vero per qualsiasi altro farmaco: non tutto il farmaco arriva al target e non esiste farmaco senza effetti collaterali. Allora dove sta la differenza tra l'argento colloidale che ha effettivamente proprietà battericide, ma non è efficace, ed un antibiotico che ha effetti collaterali sicuramente più forti, ma è molto più efficace? La questione è più legata alla storia della tecnologia medica, che non a questioni tecnico-scientifiche. La medicina del primi anni del XX secolo entra in un’era di forte frizione e autocritica: la rivoluzione delle conoscenze mediche, che culmina con la scoperta del DNA nel 1953 portò la medicina verso cambiamenti essenziali e la scoperta delle penicilline, cioè composti naturalmente preposti all’attività battericida, era una ragione più che sufficiente per abbandonare composti più dispersivi a base d’argento. Basti pensare ai betalattamici, i quali sono specifici per meccanismi e siti autoctoni della cellula batterica e non nella cellula umana. I farmaci di nuova generazione vengono studiati in modo tale che l’interazione sia per quanto possibile pertinente con il target, così da minimizzare gli effetti collaterali. L’argento colloidale, che invece una specificità non ce l’ha, ha il massimo delle possibilità di interagire con tutt’altro rispetto al target. A minima specificità corrisponderanno dunque, minimi effetti. Anche altri studi, rivelano altresì che esistano in vitro ed in vivo proprietà sterilizzanti dell’argento9. Ora bisogna, però, fare una distinzione fondamentale fra un presidio antibiotico ed uno antibatterico. In senso stretto, ambedue possono uccidere i microrganismi, ma intercalati nel sistema ‘corpo umano’, ovviamente presentano delle peculiari differenze. Per cui va fatta una duplice considerazione, ciò sul sistema ospite (il corpo umano) e sullo stato del microrganismo. In primo luogo, prevenire la formazione di una colonia batterica su una superficie non biologica (come fa la candeggia o l’argento nei cateteri, ad esempio) e su di una biologica (l’argento in uso topico) è completamente diverso, in quanto l’interazione del corpo umano è attiva: la ceramica del gabinetto subisce l’azione caustica ed antibatterica della candeggia, senza che vi siano sistemi intermediari; al contrario, sulla cute, la candeggina provocherebbe un’ustione chimica alla quale il corpo reagirebbe con la flogosi locale (mediata dai fattori di flogosi e dalle cellule immunitarie) e con meccanismi di riparazione e cicatrizzazione. Insomma, è una situazione dinamica dipendente dall’individuo. Inoltre, va considerato lo stato del microrganismo: un microrganismo che possa sopravvivere fuori dall’ ospite non prolifera in 9 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15640735 e nelle precedenti note si specifica che effettivamente esistono impieghi nella profilassi antibiotica e sterilizzante. quanto trova un ambiente ostile e sintetizza proteine e strutture cellulari volte alla sopravvivenza (esempio, la spora). Al contrario, in presenza di un substrato ricco di nutrienti (come il corpo umano), spesso formano biofilm e colonie resistenti alla diffusione dei principi antibiotici. Complessivamente, dunque, il trattamento del batterio a zonzo e nel corpo umano è completamente diverso. Se si vuol essere anche pignoli, si è visto che esistono addirittura, presidi antibatterici e antibiotici ben più forti e meno costosi dell’argento. In sostanza, si è arrivati a non considerare più il CSP il gold standard10 fra antibiotici e antimicrobici perché mancava di specificità (visto quanto appena detto) e di sensibilità in quanto possiede una bassa efficacia contro i funghi e nulla contro i virus.11 Inoltre, anche nei confronti di soluzioni con argento possono insorgere fenomeni di farmacoresistenza, mediati da geni plasmidiali (che si possono trasmettere facilmente anche da batterio a batterio).12 L'argento colloidale non può essere bollato come rimedio omeopatico, in quanto effettivamente ha un’applicazione terapeutica ben consolidata nella medicina (che non è un gold standard, ma esiste); è anche abbastanza improbabile che l'uso dell'argento colloidale possa avere un rapporto benefici/rischi maggiore di quello di un qualsiasi altro antibiotico. In ultima analisi, dunque, il problema reale sta nel sostenere di poter guarire una qualche malattia con un rimedio inefficace e di 10 Terapia indicata nelle linee guida per essere la migliore statisticamente per una determinata patologia, o in merito a metodi diagnostici migliori specifici per la diagnosi di determinate malattie. 11 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23017226 (quest’ultimo studio è di un centro naturopatico, non mi sembra di dover aggiungere altro) 12 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/12829274 consigliarlo come integratore con una posologia che massimizza gli effetti collaterali. Più che concentrarci su una filippica contro l'argento colloidale ci dovremmo concentrare sul paradosso ad esso. Ovviamente, i principali produttori ed i sostenitori dell'argento colloidale, per fini economici o per sembrare visionari di una scienza tutta loro, millantano e magnificano effetti che l’argento dovrebbe dare, nell’ottica di un’alternativa, in contrapposizione all’ impiego di farmaci tradizionali a causa dei loro effetti collaterali, generando sfiducia nell’utilizzo di questi ultimi. Il binomio sostenitore della medicina alternativa/ detrattore della medicina convenzionale. Assodato che anche l'argento colloidale ha effetti collaterali mi viene spontanea una domanda: ma perché l'argento sì e gli altri metalli pesanti no? Perché si fa tanto clamore sull' impiego del thimerosal (in disuso da anni per un mero vociare popolare), l’alluminio nelle stoviglie e non sull’argento? Perché si condannano altri metalli 13 pesanti (come l’utilizzo dell’arsenico come antineoplastico14 o dei sali di bismuto) e poi si accetta, invece, l'utilizzo argento e anche dell'oro, venduto come rinvigorente 15 omeopatico , quando i sali d'oro usati come farmaci di fondo immunomodulanti ed antiinfiammatori, sono una conquista della medicina tradizionale oramai superata. Bisogna vedere bene, quindi, quanto ci sia di medicina tradizionale in realtà nell'omeopatia poiché essa stessa sfrutta e strumentalizza alcuni principi scientifici validati, ma che 13 Queste immagini sono prese da siti tristemente noti per le loro posizioni pseudoscientifiche. È altrettanto triste notare che reperire queste foto in relazione a qualsiasi elemento della tavola periodica, è tristemente facile. 14 http://www.airc.it/finanziamenti/progetti/sconfigger e-leucemia-arsenico-senza-chemioterapia/ 15 http://www.naturopataonline.org/rimedinaturali/oligoelementi/206-oro-colloidale-metalloprezioso-per-la-nostra-salute.html sono ormai superati da una medicina avanzata e che ogni giorno progredisce verso il futuro. Io trovo curioso l’omeopatia si faccia forte di principi fermi negli anni ’80 (anni in cui era forte l’autocritica nella medicina, vista la manifestazione di numerose contraddizioni sia nella chirurgia che nella clinica), di come vengano impugnati studi su PubMed, ma si tra lascino le scoperte successive (come il fenomeno della resistenza, persino all’argento). Analizzando con ratio critica l’omeopatia non si tratta di una truffa in sé, ma di un modo truffaldino con cui si vende, che genera dubbio infondato ed è ovviamente un costo sociale inutile. L'argento colloidale o piuttosto l'utilizzo dell'argento nella terapia medica esiste, ma trova delle applicazioni molto limitate. Se gli sforzi della ricerca farmacologica mondiale sono volti principalmente alla ricerca di nuove molecole il cui rapporto benefici/effetti collaterali sia decisamente spostato verso i primi, sostenere e promuovere l’uso di terapie dalla dubbia efficacia e potenzialmente dannose come l’uso dell’Ag, vuol dire andare controcorrente e, come spesso accade, pensare di “saperne di più” rispetto ai reali addetti ai lavori. Purtroppo, questo aspetto può essere visto come un bene, un po’ come il genio incompreso che viene deriso dal consiglio di professoroni, ma che alla fine ha ragione. Può essere. Nei film. Nella storia ce ne sono stati pochi ed alcuni, come Marcello Malpighi e Galileo Galilei, sono stati anche perseguitati. Non so quante aziende omeopatiche vengano perseguitate o quanti grandi luminari della medicina “alternativa” vengano perseguitati. Lasciando stare le considerazioni storiche, in definitiva, è bene ricordarsi che anche il commercio farmaceutico è influenzato dalle mode dagli strumenti di comunicazione e dalla cultura popolare. Ciò deve metterci in allarme rispetto ad eventi storia della medicina che ci insegnano che non sempre il commercio farmaceutico (tradizionale e non, ma che in quanto commercio accoglie qualsiasi pastone chimico che possa soddisfare una domanda) pensa principalmente ai propri gli interessi e secondariamente al benessere del singolo. Per fortuna, esistono organi di controllo come l’AIFA in Italia, l’FDA in USA, ecc. che si occupano di verificare che i prodotti in commercio siano regolari ed impostano le linee guida che le aziende devo rispettare per poter commerciare i loro prodotti, sia in materia economica (l’AIFA contratta il prezzo dei farmaci di classe H con le aziende), sia in materia farmaceutica (non si possono commerciare farmaci arricchiti con la soda caustica, ad esempio). Pur avendo assodato che ci sono state delle tragedie nella storia come il caso del Talidomide16, ad oggi la commercializzazione delle molecole è un processo ben più complesso, indaginoso e controllato e che dura per un periodo molto lungo dopo la messa in commercio grazie alla cosiddetta farmacovigilanza. Tornando alla questione dell’argento, spacciare un farmaco come benefico senza menzionarne gli effetti collaterali oppure spacciare utilizzi ed effetti terapeutici fittizi sono azioni ugualmente deleterie. 16 http://www.farmaciegravidanza.gov.it/basicpage/ilcaso-talidomide Le direttive delle FDA certificano che non vi sia alcun effetto benefico nell’uso dell'argento colloidale mostrando riserve sull’impatto ambientale dello stesso.17 Se al posto degli antibiotici convenzionali, si usasse solo argento colloidale (visti i prezzi dell'argento) senza contare i costi di produzione dell'argento colloidale (che sono alti per stessa ammissione delle aziende), il costo per il trattamento sanitario delle infezioni aumenterebbe in maniera spropositata, in vista di un aumento del costo sociale dei malati che non guariscono poiché il trattamento è insufficiente. {In malafede o semplicemente con un po’ di realismo, quindi, si potrebbe pensare che le aziende omeopatiche o terze parti siano interessate alla vendita di prodotti, le cui materie prime siano effettivamente costose e rivenderle un tanto al chilo, con una pubblicità che genera solo dubbio e una riduzione delle possibilità di cura. È importante ricordarsi che il problema non sono assolutamente i prodotti omeopatici che, nel libero mercato, possono esistere. Il problema di base rimane sempre la strumentalizzazione delle nozioni scientifiche per fini lucrosi e commerciali. Penso sempre, ad esempio, con molto rammarico al premio Nobel Otto Warbug, scopritore dell’omonimo effetto, il quale si rivolta nella tomba ad ogni scontrino che battono i produttori di “stronzate alcalinizzanti”18. Dobbiamo ricordarci che la battaglia non è al prodotto non è alla vendita e boicottare la vendita non è efficace. La battaglia deve essere piuttosto culturale, perché io non posso negare a nessuno la libertà di cura (che per 17 https://www.gpo.gov/fdsys/pkg/FR-1996-1015/pdf/96-26371.pdf 18 https://it.wikipedia.org/wiki/Otto_Heinrich_Warbur g; ci si fa caso a tutti quei post della serie:“Anno skoprto la kura per il kankro,,,,,, ma nessuno te lo dice”. Povero, Warburg. essere libera deve essere correttamente informata, responsabilità di tutte le figure sociosanitarie) e la libertà di credere nelle effetto placebo (l’omeopatia di questo si tratta, nulla di più nulla di meno, ma che si riconosca!); ma al contempo stesso è inaccettabile lo sfruttamento della ricerca scientifica ed il dispendio di risorse pubbliche in questi prodotti. Più che una questione di principio, dunque, si tratta di una questione estremamente pratica in quanto un trattamento inefficace o la mancata prevenzione è un costo sociale individuale e un costo nel benessere individuale. Non è una mera questione di orgoglio della scienza, disciplina obiettiva e scevra da sentimentalismi, ma è una questione sociale e culturale che offende l'intelligenza di chi si dedica al progresso scientifico, “eleva” l’individuo mal preparato (il rinomato universitario del web) e fa lucrare chi sa bene di truffare e che utilizza la paura e, talora, la disperazione dei pazienti. Filippo Maria Di Flamminio