La storia - Comune di Capoliveri

La storia
Tutto raccolto sulla sommità di una dorsale isolata, il paese nacque come fortezza d'altura in
epoca etrusco-romana, in posizione strategica dalla quale era possibile controllare i due mari
di meridione e di ponente e, in alcuni punti più elevati, arrivare a vedere il mare di settentrione e
la stessa Portoferraio, l'antica
Fabricia romana.
E' uno dei luoghi storicamente più interessanti dell'isola e ha conosciuto l'accertata
presenza etrusca
, dovuta alla grande importanza economica delle miniere del ferro e del relativo commercio che
i Rasenna - così gli Etruschi chiamarono loro stessi - abilmente gestirono ben oltre i confini
della loro confederazione. Oltre ad un gran numero di reperti di quest'epoca come fibule,
monete, vasetti ed urne, una delle più rappresentative statuette votive di quell'epoca, un
Offerente, che si trova attualmente presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, fu
rinvenuto nella necropoli del Profico, non molto distante dal centro storico. Capoliveri, nata
come terra murata (luogo elevato, cinto da mura) sulla sommità di un colle, alto 167 metri, col
vago profilo di una nave che punta la prora verso il mare, era conosciuta, in epoca latina, anche
col nome di
Capitis llvae
,
Caput Liberum
e
Caput Liseri
o
Liveri
. Queste antiche denominazioni derivarono dal culto di Dioniso-Bacco: fonti leggendarie
tramandarono che questi luoghi fossero consacrati a tale divinità, più precisamente a
Libaro
, altro nome del dio, in riferimento alla produzione del vino e a protezione degli abili contadini di
questa terra. In epoca latina l'Elba, già famosa come "
Insula inexhaustis
Calibum
metallis
" lo fu altrettanto per la produzione di vini pregiati, tanto da far scrivere a Plinio che l'Elba era "
Insula vini ferax
". Dopo la caduta dell'impero Romano, vennero i secoli delle invasioni barbariche e, come le
altre isole dell'Arcipelago, l'Elba venne utilizzata come luogo di rifugio e protezione dalle
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popolazioni dell'entroterra e della costa toscana e, sempre nel medesimo periodo fu prescelta
dalle prime comunità monastiche cristiane, perché adatta al raccoglimento, alla solitudine e alla
preghiera.Nel XII e XIII secolo, numerose fonti documentarie pisane e alcuni trattati commerciali
della rivale Repubblica Genovese, attestarono che all'isola d'Elba, l'unico castrum,
fortezza o città fortificata
, fosse
Capolivri
.
Nel periodo della dominazione pisana sull'Elba, dovuta alla
grande importanza economica e produttiva della vena di ferro, Capolivri fu sede di Capitania,
ovvero residenza della più alta carica amministrativa, politica e militare dell'isola. Il
Burgum di Capolivri
, soggetto al governo diretto della Repubblica marinara, fu il cuore e il centro del sistema di
controllo militare, amministrativo e fiscale dell'isola per quattro secoli: un così forte interesse
infatti era dovuto alla particolare importanza strategica dell'Elba, ponte naturale fra la costa
toscana e le "sorelle maggiori" di Corsica e Sardegna, ricca non solo di ferro ma anche di
granito, col quale vennero costruiti molti edifici religiosi della città sull'Arno. Agli inizi del XV
secolo, con Pisa ormai decaduta e venduta ai Visconti di Milano, l'Elba passò sotto il dominio di
Gherardo Appiani
,
signore di Piombino
. Questo principato nacque sotto l'influenza diretta della Corona di Spagna, mentre il casato dei
Medici di Firenze fu molto interessato alle zone minerarie che provvide ad appaltare per lunghi
decenni. Essa fu quindi al centro degli interessi del granducato mediceo, contrapposto agli
ispano-napoletani interessati al versante orientale. Così l'isola fu tripartita, con
Cosmopoli-Portoferraio sotto l'influenza di Firenze, Longone e successivamente Capoliveri
sotto quella della Spagna e del Vicereame di Napoli e il resto dell'Elba sotto il dominio di
Piombino. Fu in quest'epoca che Capoliveri conobbe la sciagurata venuta dei
pirati turco-barbareschi
che, nella prima metà del XVI secolo, la saccheggiarono e devastarono completamente,
abbattendone le antiche mura fin dalle fondamenta. Vennero poi altri dominatori e l'Elba
divenne teatro di battaglie combattute da eserciti stranieri. A fine secolo arrivò anche sull'isola
la ventata rivoluzionaria del tricolore di
Francia
. Sotto il nuovo dominio l'Elba si riscattò da tre secoli di spartizioni e l'isola divenne "francese".
Fu un periodo politico-amministrativo che portò luci ed ombre: se va riconosciuto il grande
merito della riunificazione dell'isola, della ricostruzione delle strade, dei porti, dell'arredo urbano
degli antichi centri, del rilancio dell'economia agraria e dell'escavazione del minerale ferroso in
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grandi quantità, va altresì ricordato che l'Elba finì col pagare duramente la politica napoleonica.
Con la leva obbligatoria l'intera popolazione maschile dovette entrare a far parte della Grande
Armée abbandonando i campi e le terrazze dove la produzione di vini rinomati aveva
cominciato a dare buoni frutti dopo i lunghi secoli delle guerre di invasione. In seguito alla
caduta militare e politica subita ad opera delle potenze alleate, Napoleone Bonaparte scelse
l'Elba come rifugio e, in qualità di nuovo sovrano, provvide ad acquistare alcune case e
proprietà nei centri più importanti dell'Elba. Partito Napoleone, l`Elba venne affidata all'efficiente
amministrazione dei
granduchi di Lorena
. Durante questo periodo l'isola rinacque economicamente col rilancio della produzione agraria,
mineraria e di nuovi settori produttivi a carattere artigianale. Capoliveri seppe ritrovare una
autonoma
rinascita economica
: i campi ripresero a essere lavorati, la produzione del vino toccò quantitativi assai elevati e di
buona qualità. in seguito ci fu un notevole incremento dell'attività mineraria almeno fino alla
seconda metà dell'Ottocento. Nella seconda metà dell'Ottocento, i cavatori del ferro del
versante capoliverese dettero vita alle prime rivendicazioni a carattere economico e alle relative
lotte salariali che furono segnalate, dallo stesso Ministero dell'Industria, come uno dei più
importanti contributi alla nascita di una coscienza sindacale fra i lavoratori. Capoliveri così fu
uno dei primi centri dell'Elba a diversificarsi per una identità politica nuova, diffusa e avanzata
verso idee repubblicane, socialiste e anarchiche. Questi anni della fine dell'Ottocento furono
duri: l'infezione fillosserica della vite colpì duramente queste terre e Capoliveri conobbe una
vasta emigrazione verso l'America meridionale. Nel
1907
,
divenne Comune autonomo
e fu diviso da Portolongone, costituendo l'unico caso in cui l'autonomismo municipale salì in
collina, anziché scendere verso il mare, come era successo per gli altri comuni elbani.
Capoliveri dette il suo contributo di uomini nel primo conflitto mondiale, e riuscì a superare quasi
indenne la seconda guerra mondiale, al contrario di altre zone dell'isola come Campo e
Portoferraio. Nel dopoguerra, anche a causa della chiusura dello stabilimento di Portoferraio,
molti Capoliveresi preferirono emigrare verso l'Australia, come i loro avi mezzo secolo prima,
con la stessa speranza di un lavoro e di una vita migliore.
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