8 S in alute DOSSIER la cefalea DOSSIER Il ruolo dei fattori fisici e psichici Oggi conosciamo numerosi fattori che giocano un ruolo significativo nella cefalea. La psicologia chiama in causa il tipo di personalità e lo “stile emotivo”, mentre la biologia attribuisce importanza ai meccanismi biochimici che provocano modificazioni di alcune sostanze nel sistema nervoso centrale, governando anche la percezione del dolore. vamente prolungata (da 4-5 ore, fino ad un massimo di 48 ore), con localizzazione precisa (spesso le tempie, o la fronte o, più raramente, tutta una metà del capo), con dolore pulsante (“un martello che batte”, “dolore che va e viene”, “come il cuore che batte”), accompagnato da fastidio per rumori e luce e da nausea e/o vomito. Se l’attacco di emicrania viene preceduto da una serie di disturbi neurologici (alterazioni della visione come punti neri, immagini colorate o puntini scintillanti, difficoltà a parlare, alterazioni della sensibilità tattile come formicolii, sensazione di arto che si gonfia o si allunga, alterazioni della forza muscolare fino alla difficoltà di movimento) si parla di emicrania con aura. Quest’ultima è una forma di emicrania che allarma molto e non è raro che le prime volte per questo tipo di attacchi il paziente venga condotto d’urgenza al pronto soccorso. Si definisce invece cefalea tensiva quel dolore ricorrente che in genere interessa in maniera diffusa l’intero capo, è di intensità minore rispetto a quello emicranico ma di durata molto maggiore (anche più giorni). Il dolore non è mai pulsante ma in genere gravativo e/o costrittivo (i malati lo descrivono come “cerchio che stringe”, “peso che schiaccia”). Non è quasi mai accompagnato da altri disturbi (nausea, vomito, fono-fotofobia sono occasionali e compaiono solo negli attacchi più forti) e più frequentemente, rispetto all’attacco emicranico, viene messo in relazione dal malato con momenti di tensione emotiva, stress o affaticamento psico-fisico. Cefalea ed età È ormai convinzione comune che le varie forme cliniche di emicrania e di cefalea che abbiamo appena descritto rappresentino manifestazioni differenti di una identica malattia. Il passaggio da una forma ad un’altra sembra dovuto essenzialmente a fattori legati alla crescita biologica, come se, ad ogni età o periodo della nostra vita caratterizzato dal prevalere di alcune abitudini rispetto ad altre, la malattia si manifestasse in modo differente. È ben noto, per esempio, che bambini molto piccoli possono manifestare una sorta di fragilità del sistema che recepisce gli stimoli/eventi negativi (sistema nocicettivo centrale) e sono propensi a scaricare le tensioni intrapsichiche sotto forma di manifestazioni fisiche (caratteristiche entrambe che predispongono a sviluppare successivamente una cefalea essenziale). Nel neonato si tratta generalmente di coliche addominali ricorrenti, nel bambino più grandicello di vomiti con acetone e, successivamente, di mal d’auto (sintomi per questo definiti equivalenti emicranici). Solo dopo i 5-6 anni compaiono i veri attacchi di mal di testa, in genere inizialmente come cefalea e poi come emicrania, con o senza aura. Fino alla pubertà maschi e femmine ne sono affetti in egual misura mentre dopo l’adolescenza, a riprova dell’influsso dei fattori ormonali, le ragazze ne sono colpite con una frequenza 4 volte maggiore rispetto ai maschi. Cefalea ed emozioni Benché oggi siano noti molti dei meccanismi biologici che stanno alla base dell’attacco emicranico, il “mal di testa” rimane una malattia neurologica in cui è riconoscibile uno stretto legame con il mondo profondo e sfuggente delle emozioni. Potremmo definirla come la malattia delle emozioni bloccate, sottolineando così che in molti di questi soggetti vi è la tendenza ad eliminare dalla coscienza qualunque emozione forte, troppo coinvolgente e, in quanto tale, percepita come pericolosa. Spesso si ritrova, pur nelle diversità individuali, quel tipo di personalità che alcuni autori hanno definito “relazione bianca” per la tendenza ad instaurare relazioni interpersonali fredde, poco spontanee e ipercontrollate. Il cefalagico può apparire una persona che difficilmente perde le staffe ma che, altrettanto difficilmente, si lascia trasportare dall’entusiasmo per qualche cosa, come se le sue emozioni fossero scomparse dalla psiche e si fossero trasferite nel corpo. Spesso si tratta di soggetti con un’elevata idealità che vivono come molto frustranti tanti piccoli insuccessi della vita quotidiana. In altri casi si possono ritrovare nella storia di questi bambini eventi emotivamente pregnanti (come lutti, separazioni dei genitori, insuccessi scolastici, ecc.) ai quali il soggetto incredibilmente sembra attribuire poca importanza: ciò dimostrerebbe proprio che l’evento “psicologicamente traumatico” è stato svuotato della componente emotiva e viene vissuto con distacco, come se riguardasse un altro. Un clima di ascolto rivolto non solo al sintomo cefalea, ma esteso a tutte le problematiche che il soggetto manifesta nel corso della visita, rappresenta spesso il primo fondamentale intervento terapeutico. la VISITA Come procede lo specialista − ANAMNESI − ESAME OBIETTIVO GENERALE E NEUROLOGICO − ELETTROENECEFALOGRAMMA − VISITA OCULISTICA FATTORI E/O SINTOMI E/O REPERTI SUGGESTIVI PER CEFALEA SECONDARIA APPARENTI DIFFICOLTÀ EMOTIVO-RELAZIONALI Specifiche indagini cliniche e/o strumentali e/o biochimiche (RMN o TAC) Colloqui o valutazione psicodiagnostici NON REPERTI PATOLOGICI SIGNIFICATIVI ALTERATI CEFALEA ESSENZIALE CEFALEA SECONDARIA (secondo i criteri dell’IHS) Provvedimenti iniziali: ELIMINARE EVENTUALI FATTORI TRIGGER EVENTUALE COUNSELING PSICOLOGICO TENERE UN DIARIO DELLA CEFALEA CONTROLLI LONGITUDINALI Presa in carico di eventuale patologia psichiatrica SCELTA TERAPEUTICA Terapia NON farmacologica * Bio feed-back EMGrafico * Tecniche di autorilassamento * Agopuntura * Ipnosi Cefalea ed alimentazione In alcuni soggetti l’attacco di mal di testa si verifica sempre in coincidenza dell’assunzione di alcuni particolari cibi. Si parla in questi casi di “dietary migraine” (emicrania alimentare). Numerosi alimenti sono in grado di scatenare un attacco: maggiormente incriminati sono quelli contenenti una sostanza detta tiramina, di cui sono ricchi i formaggi, ma anche la birra e il vino. Altri cibi come il cioccolato o la liquirizia, dolcificanti sintetici come l’aspartame, esaltatori di sapidità come il glutammato monosodico, la gelatina utilizzata per la preparazione di capsule ad uso farmaceutico e per caramelle, vari preparati dell’industria dolciaria, sono altresì in grado di scatenare la crisi emicranica, in funzione naturalmente della sensibilità specifica del soggetto. Il tipo di cottura dei cibi (particolarmente la frittura), determinando variazioni della loro composizione chimica con formazione di sostanze tossiche per l’organismo, può essere a sua volta un fattore scatenante. la cefalea La cefalea è un capitolo della medicina ormai molto studiato e approfondito. Gli specialisti che se ne occupano hanno quindi messo a punto uno schema generale per affrontare il paziente cefalalgico sia dal punto di vista della diagnosi che da quello della terapia. All’interno di questo schema vengono poi introdotti tutti i provvedimenti specifici che risultano più adatti per il singolo caso. Trattamento farmacologico * Solo SINTOMATICO se attacchi inferiori a 4 al mese, di lieve intensità * SINTOMATICA e PROFILATTICA se più di 4 attacchi al mese di intensità medio-grave DA SAPERE I FARMACI PER LA CEFALEA La terapia del mal di testa dovrebbe essere sempre intrapresa solo dopo una precisa diagnosi e, preferibilmente, sotto il diretto controllo di uno specialista. Si può distinguere tra farmaci prescritti per alleviare il singolo attacco (sintomatici) e farmaci utilizzati per diradare gli attacchi stessi e ridurne l’intensità (terapia profilattica). Di farmaci sintomatici ve n’è una grande quantità: in generale tutti gli analgesici possono risultare efficaci nell’alleviare il dolore del singolo attacco. Alcuni sono però specifici: i derivati dell’ergotamina sono noti da molto tempo, mentre i triptani sono i più efficaci tra quelli di ultima generazione. Quando gli attacchi si presentano con elevata frequenza (più di 4 episodi al mese) o risultano molto invalidanti è opportuno affiancare alla terapia sintomatica una terapia profilattica basata sull’impiego di sostanze che si presuppone contrastino i meccanismi che scatenano la cefalea. Si tratta di farmaci da assumere quotidianamente per cicli in genere mensili. Le classi di più frequente impiego sono calcioantagonisti, serotoninergici, dopaminergici, antidepressivi, beta-bloccanti e, più recentemente, alcuni antiepilettici. DA SAPERE LE CAUSE PIU’ ACCREDITATE Illustrazione di Alberto Ruggieri segue da pagina 7 9 S in alute Nel corso degli anni diverse ipotesi sono state formulate dai ricercatori impegnati nel tentativo di comprendere le cause della cefalea. Negli anni ‘30-’50 prevalse l’ipotesi del meccanismo vascolare (vasocostrizione primaria e secondaria, vasodilatazione ed edema) che successivamente venne considerato un fenomeno che accompagnava, più che provocarlo, l’attacco di mal di testa. Negli anni ‘60 ha poi preso piede la teoria biochimica periferica, secondo la quale sarebbero le variazioni di alcune sostanze (serotonina, chinine, istamina e altre) nei liquidi biologici a provocare le modificazioni vascolari ed il sintomo dolore. L’interesse sempre maggiore sul ruolo della serotonina e della dopamina ha portato successivamente alla formulazione della teoria biochimica centrale, per la quale l’emicrania sarebbe il risultato di una disfunzione del sistema che controlla i meccanismi di modulazione e integrazione della trasmissione del dolore a livello cosciente. L’interesse di tale teoria è stato rafforzato dalla constatazione che alcuni farmaci capaci di interferire con il “turnover” di queste sostanze sono in grado di indurre/prevenire l’attacco. Negli ultimi anni abbiamo infine assistito al notevole aumento delle informazioni sui meccanismi sottostanti al sintomo cefalea: dal ruolo dell’ossido nitrico, all’azione del sistema trigemino vascolare, che spiegherebbe i sintomi che accompagnano la cefalea, e al ruolo dei canali del calcio in alcuni quadri specifici come l’emicrania emiplegica familiare.