La battaglia di Quistello
LI XIIII SETTEMBRE MDCCXXXIIII
GLI ALEMANI SORPRESERO LI GALISARDI AL FIUME
SECCHIA . A QUISTELLO, CON MOLTA PRIGIONIA, E MORTI
DE’ SECONDI CON PERDITA DEL LORO CAMPO, E
BAGAGLIO : E ALL XV
S. BENEDETTO.
Quadro tel tempo, dipinto da P. Mazzocoli, conservato nella Galleria Comunale di Guastalla
Un grande esercito di Gallo-Sardi al comando di Carlo Emanuele III figlio del re Amedeo II, forte di 58.000 uomini schierato in sinistra di Secchia da
Bondanello fin giù a Schiappa, fronteggiava un nemico altrettanto numeroso di Austriaci con a capo il conre di Konigseck, in destra Secchia. La
posizione dei due eserciti era dunque cosi: la sinistra di Secchia tenuta dal re Carlo Emanuele con due luogotenenti. Il duca di Broglie nel quartiere
generale della Gaidellina e il maresciallo Coigny a Zottole, di fronte a Quistello, la destra di Secchia, dal conte Koenigseck, avente il quartiere
generale a Quingentole. L’urto avvenne la notte del 14 settembre 1734. Sorpresi nel sonno il duca di Broglie alla Gaidellina, e Coigny a Zottole,
subirono perdite considerevoli: 3.500 prigionieri, 500 morti, gran numero di feriti.
Comm. UGO RUBERTI
La battaglia di Quistello
15 settembre 1734
episodio della Campagna d’ Italia
durante la Guerra di Successione di Polonia (1733-38).
Un contingente franco-piemontese, al comando del maresciallo Broglie, è attaccato di sorpresa e sbaragliato da truppe austriache, entrate in Italia
al comando di Koenigseck.
Dizionario delle battaglie
Arnoldo Mondadori Editore
Storia Illustrata 1966/68
LE GUERRE DI SUPREMAZIA
Durante la prima metà del settecento furono combattute quasi
ininterrottamente guerre di predominio che mutarono profondamente gli
equilibri politici determinatisi nel secolo precedente fra gli Stati europei.
Già la rivoluzione d'Inghilterra, borghese e puritana, aveva rotto
il quadro omogeneo dell'Europa assolutista, tipico del Seicento: la
monarchia in questo paese era diventata costituzionale e la borghesia era
riuscita anzitempo ad affermare la propria egemonia sul piano
economico. Il risultato di questo processo storico era stato lo sviluppo
della nazione inglese e l'inizio della formazione del suo impero
coloniale.
Inghilterra e Francia dominarono la scena politica della prima
metà del secolo XVIII, la prima migliorando la struttura costituzionale
del suo stato, la seconda rimarcando il carattere assolutistico del regime
che ormai contrastava con le trasformazioni sociali avvenute in Francia
e con la cultura illuministica che si stava diffondendo ormai nel paese.
Le guerre di supremazia si aprirono con quella per la successione
spagnola che vide trionfare la politica inglese dell'equilibrio tra gli Stati.
Successivamente, nel corso delle guerre per la successione polacca e per
la successione austriaca e durante la guerra dei Sette Anni ( che
concluse questa fase di conflitti europei ), si ebbe uno spostamento delle
tradizionali alleanze. Alla rivalità franco - austriaca si venne a sostituire
un'alleanza fra Borboni e Asburgo: negli stessi anni si stabiliva, come
vedremo, il patto di famiglia fra i Borboni di Spagna, Francia, Napoli e
Parma. Questi due blocchi di nazioni alleate erano pronti a fronteggiare
l'egemonia marittima e commerciale dell'Inghilterra e la nascente
potenza militare della Prussia.
La guerra di successione spagnola aveva assicurato all'Inghilterra
il dominio sui mari ed all'impero austriaco quello sul continente.
Le due successive guerre europee furono condotte ancor più
all'insegna del principio dell'equilibrio e della diplomazia.
La prima di queste si svolse intorno alla corona della Polonia.
Questo paese era stato in passato la maggiore potenza dell'Europa
orientale, ma le sue istituzioni politiche e sociali erano ormai
invecchiate di fronte agli sviluppi dello stato assoluto nei paesi
confinanti. Non solo la monarchia polacca era elettiva, cosa che creava
spesso crisi più o meno gravi di successione, la dieta (assemblea) della
nobiltà era in grado di opporsi a qualunque sforzo in direzione di un
rafforzamento delle strutture statali. Nel 1733 le manovre della dieta
per l'elezione regia furono fortemente influenzate dalle strategie
politiche delle grandi potenze; ne risultò una guerra tra Francia ed
Austria, combattuta non in Polonia ma sul Reno ed in Italia, mentre la
Polonia stessa veniva invasa dalla Russia. La guerra, conclusa con un
compromesso nel 1738, dimostrò che la Polonia era ormai diventata
solo un oggetto della politica europea. In conseguenza della guerra
disuccessione polacca l'Austria perse i suoi domini nell'Italia
meridionale (costituita in regno indipendente sotto la dinastia dei
Borboni di Napoli). Nel corso del mezzo secolo successivo la situazione
della Polonia non fece che aggravarsi e attraverso tre momenti decisivi
d'intervento straniero (1772, 1792 e 1795) i polacchi persero la loro
indipendenza politica e il loro paese fu spartito fra Russia, Austria e
Prussia. La Francia e l'Inghilterra non poterono in alcun modo
intervenire, perché la Francia era travagliata da una profonda crisi
statale che sfociò nella “ grande rivoluzione “, e l'Inghilterra era
totalmente assorbita nella lotta contro i coloni americani, insorti contro
il suo dominio.
Si era da poco conclusa la guerra di successione polacca
quando la morte dell'imperatore Carlo VI (1740) provocò la ripresa
delle ostilità .
Prima di morire l'imperatore, che non aveva eredi maschi, aveva
emanato la Prammatica Sanzione, secondo la quale era consentita la
successione al trono all'erede di sesso femminile, la figlia Maria Teresa.
Questa però non venne riconosciuta da Federico II di Prussia, che,
spalleggiato dalla Francia, occupò subito la Slesia, dando così inizio alla
guerra di successione austriaca (1740 - 1748). L'Inghilterra interessata
alla conservazione dell'equilibrio europeo e rivale della Francia in
campo coloniale, si schierò dalla parte di Maria Teresa, che poté così
resistere all'attacco e conservò la corona; ella dovette però cedere a
Federico II la ricca e importante regione della Slesia.
Pochi anni dopo, dal desiderio di rivincita dell'Austria e dai
contrasti coloniali anglo-francesi trasse origine la Guerra dei Sette Anni
(1756 -1763), nella quale peraltro rovesciate le alleanze, l'Inghilterra si
schierò con la Prussia, e la Francia con gli Asburgo. La Prussia,
resistendo validamente alla soverchiante coalizione dei nemici, riuscì a
conservare la Slesia e consolidò il proprio prestigio sia nel mondo
germanico sia in campo internazionale; l'Inghilterra, strappando ai
Francesi quasi tutti i possedimenti americani, si affermò come la
massima potenza marittima e coloniale del mondo.
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Guerra per la Successione di Polonia.
Morto nel 1733 Augusto II di Sassonia, re della Polonia, l’Austria e la Russia sostennero l’elezione a nuovo Re di Polonia di Augusto III di Sassonia.
Svezia e Francia sostenevano Stanislao Leszczynski, un nobile polacco, suocero di Luigi XV. Scoppiò la guerra, che ebbe ripercussioni in Italia, perché
la Francia si assicurò l’allenza di Carlo Emanuele III di Sardegna, che condusse molto bene la campagna in Italia (vittorie di Parma e Guastalla 1734),
occupazione Piemontese della Lombardia, occupazione del Napoletano da parte degli Spagnoli alleati dei Francesi. La guerra terminò con la Pace di
Vienna (1738) con i seguenti risultati : la Casa d’Austria ebbe la Lombardia, Parma e Piacenza; Carlo di Borbone, duca di Parma e Piacenza ebbe
Napoli e la Sicilia; Carlo Emanuele III ebbe Novara e Tortona, Stanislao Leszczynski ebbe in possesso vitalizio la Lorena; Francesco Stefano di Lorena
ebbe il Granducato di Toscana, Augustio III di Sassonia fu eletto Re di Polonia.
I principali fatti d’arme in Italia della Guerra di Successione Polacca
Battaglia di BITONTO (Ba) 25 27 maggio 1734
- Forze in campo: 6.500 fanti e 1.900 cavalieri austro- russi contro 10.000 Spagnoli.
- Vittoria degli Spagnoli.
- Comandanti: degli Spagnoli il conte di Montemar, per gli imperiali il principe
Pignatelli di Belmonte.
Gli imperiali hanno circa 1.000 perdite tra morti e feriti e numerosi prigionieri ; 300 uomini soni le perdite degli Spagnoli.
Cadono in seguito a questa sconfitta, uno dopo l’altro, tutti i castelli del regno e le guarnigioni tedesche passano al servizio di Carlo III di Borbone, re
delle Due Sicilie.
Battaglia di Parma 29 giugno 1734
- Forze in campo: truppe franco-piemontesi contro Imperiali austriaci.
- Vittoria dei Francesi
- Comandanti: dei Francesi i marescialli di Coigny e di Broglie; dei Piemontesi il re
Carlo Emanuele III; degli Imperiali il principe di Wurttemberg.
La battaglia si accende presso Parma in quanto il duca Carlo di Borbone (a cui appartiene la citta’) si batte contro gli Austriaci ( tutta la
guerra non è che un pretesto per colpire il predominio imperiale in Europa). Nel combattimento la perizia strategica del Coigny e del
Broglie (formatisi alla scuole dei grandi comandanti del tempo del Re Sole e appoggiati anche dalle truppe Piemontesi) conduce la causa
degli alleati anti-imperiali alla vittoria.
Battaglia di Guastalla (Re) 19 settembre 1934
- Forze in campo: Austriaci dell’esercito Imperiale contro Franco-piemontesi.
- Vittoria degli alleati Franco-piemontesi
- Comandanti: degli alleati il re di Sardegna Carlo Emanuele III di Savoia e degli Imperiali il maresciallo Koenigseck.
Il Koenigseck attacca i Franco-piemontesi schierati dinanzi a Guastalla; la battaglia sembra volgersi a favore degli Imperiali, ma Carlo
Emanuele III traendo forze dall’ala destra e dalle riserve con abile manovra li ricaccia. Il Koenigseck si ritira, avendo perduto 7.000 uomini,
4 bandiere e 5 cannoni. Gli alleati hanno 5.000 perdite. La vittoria dà fama di condottiero a Carlo Emanuele III.
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Storia Illustrata 1966/68
Le operazioni militari della guerra di successione polacca.
Tratto da
Alla morte di Augusto II , re di
Polonia, nel 1733, la maggior parte della
Dieta del popolo polacco si espresse per il
ritorno al trono del Leszczynski, battendo il
candidato sostenuto dalla Russia, Augusto III
di Sassonia, nonostante le pressioni alla
frontiera di un corpo di spedizione russo di
circa
50.000
uomini.
Alla
notizia
dell’elezione a re di Stanislao I, le truppe
russe entrarono in Polonia “per riportare
ordine e legalità”. Augusto III chiese
l’intervento anche dell’Austria, che sebbene
inizialmente si fosse espressa a favore del
ritorno al trono del Leszczynski , decise poi
di inviare un contingente militare in Alta
Slesia per “controllare il succedersi degli
eventi”.
Contemporaneamente
truppe
prussiane venivano inviate in rinforzo ai
Sassoni per garantire l’elezione di Augusto
III. Nonostante una eroica e disperata difesa
sulla Vistola, i Russi sconfissero l’esercito di
Stanislao I ed entrarono in Varsavia,
procedendo ad eleggere, il 5 ottobre 1733,
Augusto III a re di Polonia. Leszczynski si
rifugiò con i suoi fedeli, in attesa del
promesso e sperato aiuto francese, nella
fortezza di Danzica e si preparò a sostenere
l’inevitabile assedio. Alla notizia della
elezione di Augusto III , il re di Francia Luigi
XV dichiarò guerra e scese in campo contro
la Russia, Prussica ed Austria. L’Europa
venne di nuovo scossa da un fremito di
guerra e subito si accodarono alla Francia, in
base ad accorsi neanche troppo segreti, il
regno di Sardegna e la Spagna, entrambe
desiderose di allargare i propri domini a
scapito dell’Austria. I francesi allestirono due
armate, una passò il Reno ed occupò la
fortezza di Khel per poi dirigersi verso la
Lorena, la seconda venne inviata in Italia a
dar manforte all’alleato piemontese. Gli
spagnoli contemporaneamente prepararono
un grosso contingente di truppe da inviare in
Italia per la conquista dei regni di Napoli e di
Sicilia.
I primi scontri della guerra, furono sul
fronte renano, ma alla metà del mese di
ottobre anche il fronte italiano si mise in
movimento. Gli ultimi mesi del 1733 videro
una timida e prudente avanzata francese
verso i territori imperiali oltre il Reno, ben
contenuta dalla sagacia tattica e strategica di
quel grande condottiero austriaco che fu il
principe Eugenio di Savoia, ma soprattutto
una veloce e travolgente offensiva
piemontese in Lombardia. Carlo Emanuele
III, che aveva assunto il comando di tutte la
armate franco-ispano-sabaude in Italia (un
complesso di circa 70.000 uomini), guidò le
sue truppe contro il debole presidio austriaco
della
Lombardia
comandato
dal
feldmaresciallo conte di Daun e, rapidamente,
prese senza colpo ferire Vigevano il 29
ottobre e Pavia il 30, poi passò il Ticino e si
diresse a Milano. Qui la guarnigione
austriaca, agli ordini del marchese Visconti,
si rinchiuse nel castello, mente la città si
arrendeva il 3 novembre. Dopo aver disposto
un corpo di 8.000 uomini per il blocco, il re
di Sardegna portò il suo esercito contro la
fortezza imperiale di Pizzighettone e la cinse
d’assedio. Caduta la Gera d’Adda,
Pizzighettone si arrese con l’onore della ermi
l’8 dicembre. Frattanto, ai primi di novembre
in Toscana era sbarcato il contingente
spagnolo, agli ordini di don Carlo di
Borbone. Questi, non appena le truppe
occuparono i presidi imperiali toscani (zona
di Orbetello, promontorio dell’Argentario),
chise ed ottenne dallo stato pontificio il libero
passo per il regno di Napoli. Il 5 dicembre
anche Cremona si arrese ai franco-sardi ed il
15 Carlo Emanuele III diede il via allo scavo
di trincee sotto gli spalti del castello di
Milano. Dopo un’accanita resistenza, il 29
dicembre il marchese Visconti fece
sventolare bandiera bianca ed il presidio si
arrese.
Il 1734 su aprì con l’assedio di
Novara che durò dal 3 al 7 gennaio e per il
presidio imperiale si concluse con la solita
resa con l’onore delle armi ed il passo fino a
Mantova. Il 5 gennaio fu presa Serravalle ed
il 29 iniziò l’assedio del castello di Tortona
che capitolò il 5 febbraio. Frattanto ai primi
di gennaio 30.000 russi iniziarono ad
assediare Danzica, chiudendo lentamente, ma
inesorabilmente, tutte le vie di accesso alla
città, compresa quella marittima. Poi su tutti i
fronti di guerra i rigori invernali costrinsero i
vari eserciti ad uno stallo in attesa dell’arrivo
della primavera. Questa sosta giunse assai
provvidenziale per la fortuna delle armi
imperiali in Italia, dai primo di marzo infatti
cominciarono a giungere dal Tirolo gli
effettivi di una nuova armata di 50.000
uomini agli ordini del generale Mercy. Anche
gli spagnoli avevano inviato ulteriori truppe
in Toscana e si sentivano ormai pronti a
marciare verso Napoli e la Sicilia. Le
maggiori incertezze regnavano all’ interno
del comando generale franco-sardo: l’anziano
maresciallo de Villars era in continuo
disaccordo col re di Sardegna sull’indirizzo
strategico da adottare. Infatti l’ottuagenario
comandante
francese
premeva
per
un’offensiva nel modenese, il re sabaudo
invece non voleva allontanarsi troppo
dall’appena conquistata Lombardia.
Alla metà di marzo don Carlo alla
testa di 30.000 uomini attraversò i domini
pontifici ed il 27 dello stesso mese passò il
confine del regno di Napoli, che non aveva
che 10.000 uomini
da contrapporgli,
sparpagliati però inutilmente in vari presidi.
Il 12 aprile gli spagnoli entrarono a Napoli. Il
6 maggio anche l’ultimo castello della città si
arrendeva e gli austriaci si ritirarono verso la
fortificata Bitonto.
Intanto alla fine di aprile, sul fronte
renano una ben congegnata offensiva
francese portò alla conquista della Lorena,
ma la tattica temporeggiatrice del principe
Eugenio non consentì ulteriori avanzate.
In Italia, vista l’inazione franco-sarda,
il Mercy progettò un attacco nel parmense per
andare poi ad attaccare le basi logistiche degli
spagnoli ed alleviare così la pressione sul
regno di Napoli. Il 2 maggio 45.000 austriaci
passavano il Po e minacciavano sia il
parmense che il modenese. Il de Villars
scongiurò Carlo Emanuele di inseguire il
nemico, ma il Savoia ritenne trattarsi solo di
una finta e preferì migliorare le sue difese in
Lombardia con la conquista della cittadina di
Curtatone. Anche quando il Mercy entrò a
Luzzara e Suzzara, minacciando il fianco
dello schieramento alleato, il re sabaudo non
si mosse. Il Maresciallo de Villars allora
rassegno le sue dimissioni e passò il comando
francese al generale Coigny. Il 25 maggio
circa 5.000 imperiali tentarono un colpo di
mano su Colorno, ma furono respinti dalla
guarnigione. Il 26 ritentarono con più
successo, ma due giorni più tardi 6.000
francesi ripresero nuovamente il controllo di
Colorno.
Il 25 maggio si svolse a Bitonto la
battaglia risolutiva per la conquista del regno
di Napoli: 15.000 spagnolo comandati dal
Montemar sconfissero 6.500 austriaci del
generale Belmonte. Era l’atto finale, la presa
delle ultime roccaforti imperiali era solo una
questione di settimane, se non di giorni (con
l’eccezione di Capua che resistette fino al 24
novembre).
In giugno il Mercy condusse il suo
esercito oltre il fiume Enza e minacciò Parma
da sud-est, ma Carlo Emanuele III si era
ormai deciso a portare il grosso delle sue
forze oltre il Po e si schierò a nord della città.
Convinto che il Mercy non avesse immediata
intenzione di attaccarlo, il resabaudo tornò a
Torino al capezzale della moglie Polissena,
lasciando il comando al neopromosso (con il
Broglie) maresciallo Coigny. Invece il 25
giugno Mercy fece muovere le sue truppe,
circa 37.000 uomini, ed il 28 si attestò sul
torrente Baganza. Coigny allora, deciso a dar
battaglia, spiccò in ricognizione i reggimenti
Champagne e Picardie con tutti i granatieri
disponibili (36 compagnie di cui 7 sarde), al
comando del generale Guerchois. L’incontro
trai due schieramenti avvenne quasi per caso,
dopo le 10 del 29 giugno, 2 Km a nord-ovest
di Parma, all’altezza del convento della
Crocetta. I franco-sardi fecero appena in
tempo a chiedere i rinforzi ed a trincerarsi tra
gli orti e i caseggiati della Crocetta che si
scateno l’assalto delle fanterie imperiali.
Falliti i primi attacchi frontali, anche grazie
all’efficace fuoco di 5 cannoni leggeri
francesi, il Mercy ordinò un assalto sull’ala
destra dello schieramento alleato. Questo
ebbe maggior successo, ma i rinforzi guidati
dal Coigny riuscirono a turare la falla appena
in tempo, anche se la situazione rimaneva
critica. Purtroppo per gli austriaci il Mercy fu
allora ucciso da una cannonata ed il principe
di Wurttemberg valutò male la situazione e
diede l’ordine che si suonasse la ritirata.
Questa poi, per l’imperizia di molti ufficiali
superiori, si trasformò quasi in una rotta. Gli
alleati però non ne seppero approfittare e già
il 30 giugno, presa Guastalla ed un migliaio
di prigionieri, fermarono le loro cavallerie dal
proseguire l’inseguimento. La battaglia di
Parma costò agli imperiali la perdita di 6.500
uomini, tra morti, feriti e prigionieri, nonché
l’uccisione di una dozzina di generali, tra cui
il comandante in capo Mercy. Gli alleati
ebbero poco più di 4.000 perdite.
Nel mese di luglio, mentre gli
imperiali attendevano l’arrivo del nuovo
comandante, il conte Lotario Koenigsegg, gli
alleati occupavano tutto il reggiano ed il
modenese ed il comando ritornava a Carlo
Emanuele III che sostituiva il maresciallo
Coigny, ferito nella battaglia di Parma.
Frattanto il 7 luglio, dopo 135 giorni
di assedio, cadeva la fortezza di Danzica.
Pochi giorni prima, travestito da marinaio,
Stanislao Leszczynski era riuscito ad
attraversare le linee russe e dopo un viaggio
pieno di insidie e pericoli era infine giunto in
Francia sano e salvo.
Il maresciallo Koenigsegg appena giunto in Italia fece del suo meglio per riorganizzare le sue truppe e tentare quindi di portare soccorso
all’esercito asburgico del sud Italia
Mentre glia alleati, ma soprattutto i francesi, stavano già pensando ai quartieri invernali, il Koenigsegg con i rinforzi appena giuntigli organizzò
un attacco di sorpresa alle posizioni franco-sarde sul fiume Secchia. Divise le sue forze in tre colonne di fanteria e tre di cavalleria e poco prima
dell’alba del 15 settembre piombò di sorpresa sui campi francesi nel tratto di fiume tra Quistello e Bondanello (Gaidella-Gaidellina). Data la pessima
sorveglianza, la sorpresa fu totale e persino il maresciallo Broglie fu costretto a scappare in camicia da notte. Solo l’intervento della cavalleria e della
fanteria sarda (in particolare i dragoni del Genevese e i fanti delle Guardie) riuscì in qualche modo a rallentare l’azione nemica attorno a Quistello, ma
alla sera del 16 settembre gli alleati avevano perso, oltre a tutto il bottino di guerra, ben 7.500 uomini, perlopiù prigionieri. Il sacrificio di diversi
battaglioni e squadroni alleati però aveva permesso alla gran parte dell’esercito di ritirarsi abbastanza ordinatamente seguendo l’argine maestro del Po
lungo la direttrice Motteggiana-Guastalla. Da parte loro gli imperiali lamentarono poco meno di 1.000 perdite tra morti e feriti. Anche se qualcosa in
più poteva essere fatto nell’inseguimento del nemico in fuga (tagliando verso Pegognaga, anziché tallonare gli alleati, si poteva giungere a Guastalla in
metà tempo ed imbottigliare l’esercito avversario, con il rischio però di ritrovarsi in zone palustri e non facilmente percorribili), il nuovo comandante del
fronte italiano non poteva esordire meglio.
Il 19 settembre ci fu la battaglia di Guastalla.
Articolo apparso su
la vaca ad Main
numero unico dell’agosto 1969
LA GUERRA FRA GLI AUSTRIACI E I GALLO-SARDI.
LA BATTAGLIA DI QUISTELLO
Alla fine del 1600 il duca Ferdinando Carlo di Nivers venne dalla
Francia ed, essendosi spenti i Gonzaga, scese a Mantova ed ereditò i
diritti sul nostro territorio. Ma avendo, in special modo i suoi eredi,
mostrato simpatia più per il re cristianissimo di Francia, che per
l’imperatore d’Austria, al quale dovevano obbedienza, questi li mise al
bando e a mezzo amministratore cesareo, sciolse gli abitanti dal
giuramento di fedeltà ai Gonzaga-Nivers. Con questo atto si concludeva
definitivamente la giurisdizione dei Gongaga sulle nostre terre.
Seguirono venti anni di pace, ma nel 1733 in seguito alle guerra di
successione, anche la nostra plaga fu teatro di nuove lotte e anche i
quistellesi dovettero subire le conseguenze della guerra fra l’inperatore
di Austria e i Gallo-Sardi.
Dopo alterne vicende il fulcro della guerra si spostò intorno al
nostro paesello. Gli austriaci, al comando del generale di Konigseck,
strinsero il loro fronte e stettero ad osservare i movimenti dei loro
nemici Gallo-sardi dal quartier generale di Quingentole. I Gallo-Sardi si
erano schierati alla sinistra della Secchia da S.Siro fino a Bondanello,
lungo un fronte di oltre nove chilometri e tenevano sulla destra del
fiume Secchia il nostro paese. I loro quartieri erano a S. Benedetto Po,
dove era di stanza il re di Sardegna, alla Gaidellina (corte dirimpetto alla
Gaidella dalla parte di Quistello) sede delle truppe del generale Broglie
e a Zottole dove vi era l’accampamento del Coigny.
Il conte di Konigseck., comandante della truppe austriache,
aveva, soprattutto a mezzo di ufficiali travestiti da frati, saggiato i punti
deboli dello schieramento Gallo-Sardo e, in tal modo, stava preparendo
quella sorpresa che da tempo meditava.
Si arrivò cosi alla sera del 14 settembre 1734.
Il Konigseck divise il suo esercito in due parti: una al comando
del generale Valdek, l’altra al comando del principe di Wirtemberg. La
prima colonna parte da Quingentole e, passando per Nuvolato, ha il
compito di oltrepassare Quistello, impadronirsi del ponte di barche sulla
Secchia e piombare sugli alloggiamenti del generale Coigny. La seconda
colonna al comando del generale Wirtemberg si avviò seguendo per un
tratto Fossalta e, dopo la chiavica Castigliona, attraversare le campagne
e passando a guado il fiume alla Gaidella, doveva sorprendere la truppe
del quartiere del generale Broglie alla Gaidellina.
La riuscita del piano doveva dipendere dalla rapidità e
concomitanza del movimento dei due tronconi dell’esercito.
Perciò il comandante della seconda colonna, avendo un percorso
superiore di due chilometri rispetto all’altra, fece montare i fanti in
groppa con i cavalieri e così arrivò prima dell’alba del 15 a circa 500
metri dall’argine di fronte alla Gaidellina.
Qui sostò riordinando le truppe, diede le ultime istruzioni e
rincuorò i soldati promettendo un ricco bottino.
La prima colonna del generale Valdek intanto giunse e sostò a
Sanguinetto preparando ad impadronirsi di Quistello per dare l’assalto
finale a Zottole.
Alle prime luci dell’alba ebbe inizio il movimento concorde dei
due tronconi dell’esercito del generalissimo Konigseck. Wirtemberg,
guadata la Secchia assalta la Gaidellina, la circonda, ne uccide i
difensori ed irrompe nella casa dove il generale marche di Broglie stava
dormendo. Questi trova appena il tempo di scappare per una porta
posteriore in camicia da notte.
Il Ruberti racconta così la scena: “bisogna figurarsi Broglie,
ancora intontito dalla sorpesa, galoppando a gambe nude, aggrappato
al collo del cavallo, gelato dall’aria frizzante dell’ora quasi antelucana,
e si capisce bene allora le matte risate che fecero in Francia quando lo
seppero”.
Intanto il generale Valdek a Quistello, colto il nemico ancora
sotto le tende, avviluppati gli uomini, afferrati i fasci d’erme prima che
quelli vi potessero mettere le mani, determinò uno scompiglio tale che i
francesi si sbandarono ovunque.
Il re di Sardegna, che come detto sopra aveva il suo quartiere
generale a S. Benedetto Po, chiamato dal rumore dei messi accorsi, non
seppe nemmeno lui come arginare la fuga.
Fatto sta che, indugiando gli austriaci a raccogliere l’immenso
bottino, riuscì ai franco-sardi di arrestarli dietro gli argini di fossa
Madama, dove cadde il generale Valdek.
Le perdite dei collegati (Gallo-Sardi) furono gravissime.
I prigionieri furono 3.500, i morti 500 senza i feriti e immenso il
bottino, fra cui argenterie e 10.000 “coppie” in contanti, un elenco delle
spie e la stessa tenda del re di Sardegna stimata ben 100.000 fiorini.
Così terminò la battaglia di Quistello che gli storici francesi
chiamano “ l’echec de Quistello” cercando di dargli le minori
proporzioni che possono.
Questo spargimento di sangue fu inutile, come inutili sono tutte
le guerre, perché non ebbe alcun risultato.
Infatti l’anno seguente furono firmati i preliminari di pace e le
cose furono sistemate pressapoco come lo erano prima della guerra,
restando su queste terre il dominio di casa d’Austria.
Francois-Marie de Broglie (1671-1745) fu generale e maresciallo durante il
regno li Luigi XIV e Luigi XV. Servì durante la guerra di successione
polacca in Italia nel 1733-35. Promosso maresciallo di Francia nel 1734. Nel
1742, durante la guerra di successione austriaca, che si distinse come
supremo comandante dell’armata francese in Germania. Ottenne il titolo di
duca di Broglie nel giugno del 1742 per i suoi successi in Boemia del 24 e 25
maggio dello stesso anno.
Nel 1924 , ad illustrare l’opera , allora grandiosa, dell’apertura del nuovo ponte in cemento sulla Secchia, venne stampata una pubblicazione che conteneva anche una parte storica curata dal cav. Ugo
Ruberti, storico locale ed autore dell’opera”Quistello nei secoli andati”. Da quell’ opuscolo è tratto il seguente capito.
Cav. UGO RUBERTI
RICORDI STORICI
LA BATTAGLIA DI QUISTELLO
Ed ora riportiamoci in sinistra di Secchia sulla piattaforma del ponte opposta a quella, donde, nella presenza del rialzo di terra traemmo la regione di
discorrere del vecchio castello.
E cioè, sullo socco del nuovo ponte, sull’argine che sta al di là del fiume. Ecco a’suoi piedi
la Corte Zottole, antichissimo nucleo di fabbricati di cui è notizia in documenti poco dopo il 1000.
Superiormente al corso del fiume, a circa tre chilometri, un’altra corte esisteva, come esiste tuttodì: ed era chiamata la Gaidellina. Orbene: tutto al
lungo di questo argine di sinistra del Secchia a partire dal Bondanello, giù fino in Schiappa, era schierato nel 1734 un grande esercito di Gallo-Sardi al
comando di Carlo Emenuele III, figlio di Re Amedeo II di Savoia. Questo esercito forte di 58.000 uomini, fronteggiava un nemico altrettanto numeroso
di Austriaci con a capo il conte di Konigseek mandato da Vienna. Era questi un uomo di gran nome guerresco, di gran valore e pratico dei luoghi.
La guerra traeva le sua ragioni d’essere dalla successione del regno di Polonia e doveva avere il suo epilogo qui da noi.
La posizione dei due eserciti era dunque così: la sinistra del Secchia era tenuta dal re Carlo Emanuele coi suoi luogotenenti, il duca di Broglie
avente il quartiere generale alla Gaidellina, il maresciallo di Coigny a Zottole. La destra del Secchia dal conte Carlo di Konigseek col quartiere
generale a Quingentole.
Già da tempo parecchio i due eserciti erano di fronte e nulla faceva sospetta una vicina azione, quando giunse la sera del 14 settembre.
L’istante di agire era arrivato.
Konigseek divise il suo esercito in due parti: una sotto il comando di Valdeck, l’altro sotto il comando del principe di Wirtemberg: il primo scendendo
da quietamente per la strada che da Quingentole passa per Nuvolato, doveva assaltare il paese di Quistello, e presolo, pel ponte che i Gallo-sardi
intrattenevano sul Secchia, piombare negli alloggiamento di Coigny a Zottole.
Wirtemberger avviato co’ suoi per un tratto verso Fossalta, doveva, dirigendo da questa, dopo la chiavica Castigliona, attraversare rapidamente le
campagne tra l’attuale strada che conduce a San Giacomo e l’argine di Secchia, passare a guado il fiume e sorprendere il quartiere di Broglie alla
Gaidellina. Le vie ove esistevano, erano buone; dove non c’erano, per la stagione asciutta che correva, c’erano le campagne stesse, che in radura facevano
da strada dappertutto.
Il piano così concertato andava assolutamente bene; la riuscita avrebbe dipeso dalla rapidità del movimento: poiché, dal quartier generale di
Quingentole alle mete proposte rispettivamente alle colonne austriache, intercedevano, cinqu miglia per quella del Valdeck e sette per quella del
Wirtemberg. Ora che fa costui? Per sminuire il tempo necessario al maggior suo percorso, fa montare i suoi fanti in groppa ai cavalieri, e così arriva,
prima dell’alba del 15 a seicento passi dell’argine di Secchia e rimpetto all’alloggiamento della Gaidellina.
Quivi protetto dall’ergine fa sosta e intende silenziosamente al riordino definitivo, prima di procedere all’assalto.
Gli ufficiali percorrono le file, dando le ultime istruzioni e incuorando i soldati: anzi li fanno sicuri della vittoria e del conseguimento del cautissimo
bottino, nel saccheggio dell’abitazione istessa del generale nemico. Nella colonna di Valdeck intanto, giunta ormai allo strabello di Sanguinetto, eguali
esortazioni avevano luogo, e identica preparazione per l’assalto del paese di Quistello, e la presa dell’ alloggiamento di Coigny a Zottole.
Spuntati appena i primissimi albori, incomincia il movimento decisivo, combinato su due punti. Wirtemberg guadato uil Secchia si gitta a precipizio
sulla Gaidellina: circonda la cascina, ne ammazza i difensori, e irrompe nella casa dove dorme il Broglie. Questo povero marchese Broglie desto di
soprassalto, trova pur la via di scappare, in camicia, da una porta di dietro! Fu miracolo! Il Sig. di Charaman, suo nipote, aveva fatto in tempo a sellare un
cavallo, e porgerlo allo zio intento che egli stesso cadeva prigioniero.
Bisogna figurarsi Broglie, ancora intontito dalla sorpresa, galoppando a gambe nude, aggrappato al collo del cavallo, gelato dall’aria frizzante dell’ora
quasi antelucana – e si capisce bene le matte risate che ne fecero poi in Francia quando lo seppero. La cascina andò a bottino, e tutte le robe del Broglie
furono preda dei soldati.
Ugual fazione compiva intanto Valdeck a Quistello, nell’ora istessa.
Colti i nemici sotto le tende, afferrati i fasci d’armi, avviluppati gli uomini del Coigny a Zottole, lo scompiglio era indescrivibile.
I francesi si sbandavano esterrefatti un po’ dappertutto. Il disastro sembrava irreparabile. Il re di Sardegna (era in quei giorni alloggiato ed
ospite dei frati, nella celebre abbazia di San Benedetto), chiamato dal rumore e dai messi frettolosi, non sapeva qual partito prendere, né come sbrigarsi
in tanto funesto intricamento. Fatto sta, che riavendosi a poco a poco generali e soldati e indugiando da parte loro gli austriaci nel raccogliere l’immenso
bottino, riuscì agli alleati di arrestare il nemico dietro gli argini della Fossa Madama. Non vi durarono molto, ma fatto questo primo nodo, ebbero però
agio di organizzare una ritirata che non potè dirsi addirittura uno sfacelo. Il povero e valoroso Valdeck cadeva sull’argine di Fossa Madama ucciso da
una palla di cannone.
Le perdite degli alleati furono dunque gravi assai. Ebbero prigionieri 3.500 uomini, 500 morti, senza contare i feriti. Il bottino perduto salì ad una
somma grande. Oltre a una quantità di viveri e di arnesi da guerra, gli austriaci s’impadronirono di tutte le tende del campo nemico, fra le quali quella del re
di Sardegna stimata del valore di 100.000 fiorni, e di tutte le sua argenterie con diecimila doppie in contanti.
Dice a questo punto uno storico : “ Gli Austriaci presero anche la cancelleria con tutte le filza delle lettere, ed una lista di spie sulla quale trovaronsi
scritti non pochi nomi, da non essere sospettati. Non si sa comprendere come a fronte di tedeschi vicini, tante ricchezze e tante provvisioni e tante gelose
carte fossero accumulate e con tanta negligenza si guardassero”.
E così fu compiuta questa fazione che gli storici francesi chiamano “l’echec de Quistello” , cercando di dargli le minori proporzioni che possono.
Quattro giorni dopo, un nuovo fortissimo cozzo tra l’esercito imperiale e i collegati avvenne a Guastalla, dove morì l’altro luogotenente di Konigsek,
il prode principe di Wirtemberg, l’assalitore della Gaidellina. Vinsero qui i collegati : ma inutilmente per le sorti della guerra. “ Cette éclantante revenche
de Quistello – dice Martin – qui avait couté bien du monde aux alliés, n’eut aucune suite. Des flots de sang avait coulè sans resultat en Lombardie depuis
six mois « .
Nell’ anno seguente furono firmati i preliminari di pace e, le cose, poco su poco giù, si sistemarono come lo erano prima della guerra, restando
incontestato sopra queste nostre terre, il dominio di Casa d’Austria.
Ottavio: dall'archivio privato, lettere dal fronte 1734-1747
CopyRight, tutti i diritti riservati, per informazioni scrivere a: [email protected]
Una lettera datata 22 settembre 1734 narra e commenta
i fatti d’arme di Quistello avvenuti la settimana precedente
Il destinatario della missiva, Cav. Girolamo de Manzini, nobile di Capodistria, segretario del Gen. Giovanbattista d`Empser, gia' comandante
dell'artiglieria sabauda, si trovava allora nella capitale del Regno di Sardegna per motivi di salute, dopo essere stato di presidio a Chambery come
Ufficiale del Reggimento "Torino" nel 1736, come si desume da un`altra lettera a lui indirizzata dal Marchese di Meana. Il fratello del Girolamo,
Giovanni, fu al servizio della Repubblica Veneta dal 1700, nel 1728 fu nominato Capitano Ingegnere su proposta del Maresciallo di Schulemburg,
un altro fratello, Bortolo, fu capitano della piazza di Docastelli ,in Istria.
Repertorio dei documenti:
senza indicazione di localita`, 22 settembre 1734, mitt: Anonimo
Note al documento
o Mantova e' saldamente in mano agli Imperiali che il 29 giugno erano stati sconfitti a Parma.
o Nel luglio dell'anno successivo inizieranno le trattative che porteranno all'Armistizio di Mantova del 1 dicembre 1735.
o L'anonimo, anche se probabilmente e' un combattente savoiardo, dimostra scarsa stima per l'esercito alleato, sia con l'implicita critica allo
sfarzo degli "equipaggi"privati e delle argenterie, sia nell'uso del termine"letargo".
Egli loda inoltre la "fina diretione" dell'Ainesech, il piano d'inganno e la sorpresa, la vittoria tedesca nonostante l'attacco si sia svolto in
inferiorita' numerica. La lezione subita dai franco-piemontesi e` sentita come uno "schok" salutare, foriero di ripensamenti e cambiamenti che
poi, di fatto, si ebbero.
o Come ogni buon militare l'Anonimo ha buone capacita' di previsione, come Italiano, conclude con l'auspicio di tempi migliori per la Patria.
o Anche se per l'analisi storica del testo rimandiamo alla storiografia ufficiale, e' opportuno sottolineare la presenza del Duca di Savoia, il gran
numero di prigionieri, la presenza devastante di truppe "croate".
22 settembre 1734
Appo la prima notitia della sorpresa fece l'esercito all'accampam.n di
Quistello con la Prigionia di 1000 Francesi e la fuga del rimanente di quel
corpo composto da m/5 huomini s'anno nuovi avisi che proseguendo i
Tedeschi l'esito fortunato si sijno avanzati a' S.Benedetto ove esisteva il
campo Maggiore e sorpresi gli Alleati si sijno dati alla fuga abbandonando
il posto,il bagaglio,le tende,li Magazzeni,e quella piccola cassa di Guerra
inserviente per le stesse truppe.
Il bottino fatto dai Tedeschi viene raguagliato sij Thesoro,mentre
ritrovando argenterie per uso de Generali et delli altri Uff.li Magg.ri i
loro equipaggi privati che secondo la nazione riescono sempre
magnifici,munizioni poi e provedimenti in gran copia fu' fina diretione del
Co:Ainesech mostrar di non poter operare,per poi aver a sorprendere li
nemici in tal maniera.
Vogliono li piu' che se Croati non s'avessero perduto a bottinare
haverebbero sorpresi e fatti prigionieri di Guerra il Duca di Savoia,
Moigni'Maresciallo la cui disgratia soffre al presente il figlio del
Marescial Broglio.2oo e piu' Ufficiali di rango e 4000 soldati furon fatti
passar subito in Mantova, continuano ancora li Cesarei a inseguire
gl`Alleati i quali si vuole retrocedino in buon ordine di Guerra.Vien detto
anche che il Ainisech gli abbi puntato la battaglia, ma che sii stato ricusato.
Di questo pero' non se ne ha certezza abbandonarono li Savoiardi Reggio,
Modena, et altri luochi con suoi Presidij e di questi si suppone rimarranno
poi priggionieri. Ogni momento si sta attendendo notizie.
Le armi Tedesche da questo fatto riprendono forza benche in minor
numero a' nemici e riaquistano l'onore delle armi che pareva offuscato. Non
cosi'de` Francesi e Savoiardi assieme che per verita` pare un sogno che
uscisero da quel letargo havendo un Generale inimico a vista e che potessero
dormire tanti sonni tranquilli. Il fine sara' curioso e da questo ponno
cambiar faccia le cose d'Italia.
Il 19 dicembre 1734 sulla “ The Pennsylvania Gazette” fu pubblicato questo articolo a firma di Benjamin Franklin che illustrava e commentava i
fatti d’arme avvenuti sul nostro territorio.
Benjamin Franklin (17 gennaio 1706 - 17 aprile 1790) fu un giornalista, pubblicista, autore, filantropo, abolizionista,
scienziato, diplomatico e inventore statunitense, nonché un protagonista della Rivoluzione americana.
È conosciuto soprattutto per i suoi esperimenti con l'elettricità. Fra le altre cose inventò il parafulmine, il catetere e le
pinne. Era appassionato di meteorologia e anatomia. Nel 1736 creò la prima unione di pompieri volontari, la Union Fire
Company.
Nel 1754 alcuni elementi del suo piano di unione delle colonie furono inseriti negli articoli della Confederazione, il
primo documento governativo degli Stati Uniti d'America. Nel 1776 contribuì alla stesura della dichiarazione di
indipendenza americana. Nel 1787 partecipò alle riunioni in cui venne scritta la costituzione americana, il documento
che rimpiazzò gli articoli della confederazione. Benjamin Franklin fu l'unico dei Padri Fondatori che partecipò alla
stesura di tutti e tre i più importanti documenti degli Stati Uniti d'America.
Nel 1968 è stato inserito nella International Swimming Hall of Fame, la Hall of Fame internazionale del nuoto, per il
contributo al nuoto come praticante e istruttore. Fu un sostenitore, già nel XVIII secolo, della necessità di insegnare
nuoto a tutti, inserendolo nei programmi scolastici.
Era un profondo conoscitore del filosofo Leibniz, il pensiero economico e il programma repubblicano. A proposito
dell'opportunità di una Banca Nazionale d'America scrisse: "Vedete, un Governo legittimo può sia spendere che prestare
denaro in circolazione, mentre le banche possono soltanto prestare cifre considerevoli attraverso i loro biglietti di banca
promissori, per cui questi biglietti non si possono né dare né spendere se non per una piccola frazione di quelli che
servirebbero alla gente. Di conseguenza, quando i vostri banchieri in Inghilterra mettono denaro in circolazione, c'è
sempre un debito fondamentale da restituire e un'usura da pagare. Il risultato è che c'è sempre troppo poco credito in
circolazione per dare ai lavoratori una piena occupazione. Non si hanno affatto troppi lavoratori, ma piuttosto pochi soldi
in circolazione, e quelli che circolano portano con sé un peso senza fine di un debito impagabile e usura.
In tutta la sua vita ha inventato, oltre al parafulmine, le pinne, il contachilometri, le lenti bifocali (non vedeva né da
vicino, né da lontano, così per non cambiare continuamente paia d'occhiali trovò la soluzione), il catetere, la sedia a
dondolo, l'armonica a bicchieri (Glassarmonica), lo stetoscopio e l'ora legale. Sembra fosse anche giocatore di scacchi, e
viene attribuita a lui la frase: "Gli scacchi non sono solo divertimento ma rispecchiano la vita". Franklin definiva il
".mangiar carne "un delitto ingiustificato". Era diventato vegetariano a sedici anni perché si era accorto che "apprendeva
più in fretta aveva maggior acume intellettuale.
Variant Accounts of a Battle
As there is nothing more partial than
the Accounts given of Battles, all of
them lessening or magnifying the Loss
or Gain on either Side, just as the
Writers are affected; we find it
necessary to publish several Accounts
on both Sides, when there has been any
important Action, that so the Reader
may be the better enabled to form a
true Judgment: And therefore to the
Relations we have already publish'd of
the late important Battle in Italy, we
shall add the following.
Guastalla, Sept. 18. Long had the brave
Count Koningsegg meditated Revenge
for the fatal Battle of Parma, and Relief
for the Honour of the Imperial Arms, by
giving the Allies some desperate Blow.
He had made several Attempts, but was
constantly betrayed; his Designs always
took Air, and he could never discover
the Traitors: At last, however, he has
carried them into Execution. There is an
old Saying in Lombardy, That if a Man
would execute any Grand Design, he
must take Care to possess himself of the
Seraglio, (a Spot of Ground between
Mantua and the Po). Count Merci
neglected this Advice; but Count
Koningsegg thought it very just and
solid, and posted the 4000 Croatians
there, supported by three Regiments of
Horse under the Command of General
Berlinger, whom he ordered to act along
the Oglio as Opportunity should offer.
On the 4th, Count Koningsegg ordered
the whole Army to be upon its Guard,
and every Man in his Post, as if he had
received Notice that he should be
attacked by the Allies. About Five
o'Clock in the Evening, he gave Orders,
at the same time that he discovered to
them the Design he was going to
execute. The Guards were doubled, and
Notice was given, that no Person should
stir out of the Camp without Leave. The
Retreat was beat, as usual, that they
might hear it in the Enemy's Camp; and
the Trumpets having flourished as at
other times, every one retired. At
Midnight the Army began its March in
three Columns, and in Order of Battle,
the Soldiers only in their Wastecoats,
without Coats or Knapsacks; We shall
find enough in the Enemy's Camp, said
their Officers to them, if you have any
Hearts. 13,000 Foot and 6 Regiments of
Horse advanced first towards the
Secchia above Quistello, and forded it,
there not being above three Foot Water.
The Count de Waldebeck staid with his
Brigade facing Quistello, to make a faint
Attack there, as soon as he should hear
that they had surprized the HeadQuarters at Bondanello. The French
had at Quistello, (which they had well
retrenched) 1000 Men and nine Pieces of
Cannon; and they had at that time
above sixty Officers there. As soon as
the Germans had passed the Secchia,
they fell upon the Marshal de Broglio's
Quarters, who was so sound asleep, that
our Granadiers were in his Court-Yard,
before he was well awake: Fifty Men
and the Officers of the Guard made
some Resistance, to give him Time to
make his Escape at the back Door in his
Shirt, with his Breeches in one Hand,
and his two Sons in the other. The
Guard then surrendered; and we
advanced to the Bridge overagainstQuistello, and carried that
Quarter; but here the Count de
Waldebeck was killed, greatly lamented.
During these Preliminaries, the Army
advanced apace, and fell upon the
Count de Broglio's Body, which
consisted of 28 or 30 Battalions, who
fled in their Shirts and left their very
Arms behind them. The brave
Regiments of the King and Picardie
were among these; every Man made the
best Shift he could for himself, and
carried the Alarm to the Right. The
Marshal de Coigny made the Troops
under his Command take Arms, all in a
Hurry and Disorder, and was advancing
to the Right; but perceiving that the
Imperial Army was marching towards
him in three Columns, he halted and
called a Council of War; and the
Imperialists just then moving towards
their Left, it was imagined that they
would endeavour to cut off the Army's
Retreat towards the Bridge of
Guastalla; and therefore it was instantly
resolved to make a Retreat that way in
the best Order they could. Some
Battalions were left with Artillery in the
neighbouring Cassines, to stop the
Enemy; but those Troops made but a
very slender Resistance, and were
obliged to yield themselves Prisoners of
War. Count Koningsegg seeing the
Enemy's Disorder on all Sides, sent
10,000 Men this way, under the
Command of Prince Lewis of
Wirtemberg, and advanced towards San
Benedetto, where were the HeadQuarters of the Savoyards: The King of
Sardinia made his Escape in his NightGown and Slippers; but two Regiments
of his Troops were cut off from the rest
and taken. Some Squadrons of
Dragoons and the Hussars broke and
put into Disorder the Enemy's RearGuard, who are divided into Bodies of 2
or 3000 Men each, most of them without
Arms, Baggage or Artillery, which we
hope to cut off and take one after the
other; for we are still pursuing them.
The Booty already taken, amounts to
upwards of 15 Millions of Livres; for we
have taken the Arms of one Third of the
Gallo-Sardinick Army, all the Artillery,
12 or 1500 Waggons, all the Baggage,
heavy and light, all the Tents; and
between 6 and 8000 Prisoners. There
were doubtless 1000 or 1200 of the
Enemy killed. Never was seen such
Confusion. But the Generals who
suffered themselves to be thus
surprized, how will they come off.
Next here follows a more particular
Account of the Second Battle between the
same Armies, which happened on the 19th
of Sept. viz.
Mantua, Sept. 24. We have here the
following Particulars of the Battle
fought the 19th near Guastalla. Count
Konigsegg broke up from Luzara the
16th about Nine in the Morning, and at
Ten he ordered the Enemy, who were
posted under Guastalla, to be attack'd
by seven Battalions of Foot and 12
Companies of General Valpereve and
Colmenero, who made the Onset in a
very brave and intrepid Manner. The
Enemy pour'd on fresh Troops
continually; whereupon our Troops were
reinforc'd with 17 Companies of
Grenadiers and 19 Battallions of Foot:
Then the Action became general in a
Moment, and thereupon we order'd 50
Squadrons to engage: The Enemy's
Horse were then on a Plain, where they
were, most advantageously posted
behind the Cassines, very deep Ditches,
and a great many Bushes, from whence
they made a terrible and constant Fire
upon our Men, which prevented our
knowing their Number. The Generals
Valpareve and Colmenero were killed in
the Beginning of this Attack, as were all
the Field Officers; so that only one
Lieutenant-Colonel was at the Head of
the seven Battalions who began the
Attack. The Prince of Wirtemberg was
killed in the Middle of this Action, when
his Presence was most necessary to lead
on the Foot. Count Koningsegg then
seeing that it was impossible for him to
break the Enemy's Cavalry, after a
continual
Fire
of
about
six
Hours,order'd his Army to retire, which
they did in so good Order, that the
Enemy durst not pursue him; and he
went and encamped at Luzara, where
his Army was encamped the Day before.
Notwithstanding the great Loss of
Officers above-mentioned, whereby the
Attack was something slackened, and
our Troops brought into some disorder,
our Men did not retire or lose one Inch
of Ground, till they were ordered to
draw off from the Field of Battle. The
Number of our killed and wounded Men
amounts to between 4 and 6000. For six
or seven Hours nothing was to be seen
but Fire and Sword, Dead and
Wounded, and Rivulets of Blood. The
Field of Battle was indeed left to the
Enemy, where they could find nothing
to give them Occasion to boast of a
Victory; for as the Fire on both Sides
was equally strong and continual, we
judge their Loss must be equal to ours.
The Velt Marshal Konnigsegg has been
join'd since the last Battle by 4000
Croatians and three Regiments of
Horse. His Excellency is actually
making new Dispositions for another
Combat. The Retreat of the Imperial
Army was owing to the unhappy Loss of
the Prince of Wirtemberg, and the
Wounds receiv'd by the Generals
Valpariso and Watchtendonck; most of
the prime Officers were also disabled, by
which means none but Lieutenant-
Colonel de Uhlenfeld was left to
command the seven Battalions engag'd
in the heat of Action. Our Loss amounts
to between 4 or 5000 Men; that of the
Enemy must be as considerable, if not
larger.
Paris, Octo. 6. By our last Account from
Italy the Battle of the 19th past was
very bloody; for during the Combat
wherein the Enemy had between 12 and
13000 kill'd and wounded, they sent
away 200 Waggons full of wounded
Men; but towards the End, being press'd
closely, were oblig'd to leave 900
wounded in the Field, whom our
General had remov'd in order to be
taken care of. We reckon between 6 and
7000 killed and wounded on our Side.
After the Battle the Enemy intrench'd
themselves on the Banks of the Po,
over-against Burgo-Fort, where they
have a Bridge to retire over into the
Mantuan in case of Occasion.
On the 3d Te Deum was sung in the
Church of Notre Dame for the signal
Victory in Italy.
London, Octo. 5. Letters from Paris
intimate, that his Most Christian
Majesty has been pleas'd to order
100,000 Crowns to be distributed among
the Officers who lost their Equipages,
when Count Koninsegg surpriz'd the
Marshal de Broglio's Quarters; and at
the same Time sent Instructions to
Marshal Coigny, to inform him of the
Number of Officers who had been kill'd
in the Surprize, as well as at the Battle,
in order to settle Pensions upon their
Widows and Children.
A private Letter from Paris, dated the
29th, tells us, that the Germans, on the
19th being Sunday, with uncommon
Valour attack'd the Allies in their
Intrenchment at Guastalla. At 10 the
whole Armies were engaged, Sword in
Hand. The Fight lasted till 5 in the
Afternoon, when the Germans retired,
without being pursued, to Luzara, and
left behind them some Pieces of Cannon,
and a few Colours and Standards. That
15000 Men were kill'd on both Sides,
among them 800 Officers. That Marshal
de Coigny was wounded, M. d'Harcourt
lost one Arm. 'Tis agreed on all Hands,
that the Allies were much superior in
Number,
notwithstanding
which,
putting the two Actions together, the
Loss on both Sides was supposed to be
equal.
The Pennsylvania Gazette, December
19, 1734
I diversi resoconti di una
battaglia.
Non c’è nulla di più parziale dei resoconti
riguardanti le battaglie, da entrambe le
parti tutti esaltano o sminuiscono la
sconfitta o la vittoria, esattamente come
accade a chi ne scrive i resoconti. Noi
riteniamo necessario pubblicare, quando ci
sono delle operazioni importanti, numerosi
resoconti di entrambe le fazioni, cosicché il
lettore sarà in grado di crearsi un giudizio
reale. Alle relazioni che abbiamo già
pubblicato sull’ultima importante battaglia
in Italia, aggiungiamo la seguente versione.
Guastalla, 18 settembre. Per lungo tempo il
coraggioso conte Koningsegg ha meditato
vendetta per la fatale battaglia di Parma e
per
riscattare
l’onore
dell’armata
imperiale. Egli aveva condotto molteplici
attacchi,
ma
era
stato
costantemente
tradito, i suoi piani andavamo sempre
all’aria e non aveva mai scoperto i
traditori. Alla fine comunque era sempre
nessuno poteva uscire dal campo senza
riuscito a mettere in atto i suoi piani. C’è un
autorizzazione.
vecchio modo di dire in Lombardia: se un
battere la ritirata nel campo e le trombe
uomo ha delle grandi ambizioni e mire di
dovevano sentirsi come di consueto, quando
predominio,
di
ci si apprestava al riposo. A mezzanotte
possedere il” Serraglio” ( un lembo di terre
l’armata cominciò la sua marcia in tre
tra Mantova e il Po). Il conte Mercy ignora
colonne e, secondo l’ordine di battaglia, i
tale avvertimento, ma il conte Koningsegg
soldati avevano solo le loro uniformi senza
lo considera efficace e posiziona lì 4000
cappotti o zaini: “troveremo abbastanza nel
croati, supportati da tre reggimenti di
campo nemico” gli dissero gli ufficiali.
fanteria sotto il comando del generale
13.000 soldati e 6 reggimenti a cavallo
Berlinger, al quale ordina di agire lungo
avanzarono prima verso il fiume Secchia
l’Oglio
capitata
vicino Quistello e lo guadarono, non
conte
c’erano più di tre piedi d’acqua. Il conte De
Koningsegg ordina a tutta l’armata di stare
Waldebeck si fermò con la sua brigata di
in guardia e a ogni uomo di stare al suo
fronte a Quistello, per condurre un debole
posto, come se avessero ricevuto notizia di
attacco non appena avessero sentito che gli
poter essere attaccati dagli alleati. Verso le
altri avevano sorpreso il Quartier Generale
5 del pomeriggio, egli dà gli ordini e
a
contemporaneamente spiega il piano che
Quistello ( dove si erano ben trincerati)
andrà ad eseguire. Le guardie erano
100 uomini, 9 cannoni e anche più di 60
raddoppiate e venne dato l’ordine che
ufficiali. Non appena i tedeschi passarono
egli
deve
appena
l’opportunità.
gli
Il
assicurarsi
fosse
quattro,
il
Bondanello.
Il nemico doveva sentire
I
francesi
avevano
a
la Secchia, essi attaccarono il quartiere del
Coigny raccolse le truppe sbandate sotto il
Savoia. Il re di Sardegna scappò con
maresciallo
era
suo comando e le armò, il tutto fu eseguito
addosso la camicia da notte e le pantofole
addormentato e i nostri granatieri erano già
in fretta e nella confusione. Egli iniziò ad
ma due reggimenti delle sue truppe furono
nel suo cortile prima che lui fosse
avanzare sulla destra, ma intuendo che
bloccati e catturati. Alcuni squadroni dei
completamente sveglio: 50 uomini e gli
l’armata imperiale stava marciando verso
Dragoni e degli Ussari imperiali portarono
ufficiali della guardia cercarono di opporre
di loro divisa in tre gruppi, si fermò e
scompiglio nella retroguardia dei nemici
resistenza per dargli il tempo di scappare
convocò un consiglio di guerra. Poiché gli
che erano divisi in corpi di 2000 o 3000
dalla porta posteriore con addosso la
imperiali si stavano muovendo verso la loro
uomini ciascuno, molti di loro senza armi ,
camicia da notte, i calzoni in una mano e i
sinistra; essi supponevano che stessero
bagagli o artiglieria, con l’intenzione di
suoi due figli nell’altra. Poi la guardia si
cercando
ritirata
bloccarli e di catturarli uno dopo l’altro:
arrese e l’avanzata giunse fino al ponte di
dell’esercito verso il ponte di Guastalla;
già li stavano inseguendo. Il bottino già
fronte a Quistello per espugnare quel
quindi si decise immediatamente di ritirarsi
catturato era di valore superiore a 15
quartiere, ma lì il conte De Waldebeck fu
nel
Alcuni
milioni di Livree, prese le armi di un terzo
ucciso e grande fu il compianto. Durante
battaglioni con l’artiglieria furono lasciati
dell’armata gallo-sarda, tutta l’artiglieria,
questa
avanzò
nelle vicinanze delle Cassine per fermare il
1200 o 1500 carri, tutti i bagagli, leggeri o
velocemente e attaccò l’armata del conte
nemico, ma questi fecero una resistenza
pesanti, tutte le tende e tra i 6000 e 8000
De Broglio, che consisteva di 28 o 30
davvero esigua e furono obbligati a
prigionieri. C’era senza dubbio 1000 1200
battaglioni, i quali fuggirono in camicia
consegnarsi come prigionieri di guerra. Il
nemici uccisi. Non si era mai vista tanta
abbandonando le armi. Tra essi vi erano i
conte Koningsegg, vedendo il disordine del
confusione. Ma i generali, umiliati ed
coraggiosi reggimenti del re e il reggimento
nemico da ogni parte, inviò 10.000 uomini
avviliti per essere stati così presi di
Picardie, ogni uomo fece il meglio che
sotto il comando del principe Lewis di
sorpresa, come avrebbero reagito?.
poteva e trasmisero l’allarme all’ala destra
Wirtenberg e avanzò verso S.Benedetto,
Qui
dello schieramento. Il maresciallo De
dove era situato il quartier generale dei
resoconto più dettagliato della seconda
fase
De
Broglio,
iniziale
che
l’armata
di
miglior
bloccare
ordine
la
possibile.
di
seguito
presentiamo
ora
un
battaglia tra le due stesse armata, che ebbe
sui nostri uomini, ostacolando la loro
uomini non indietreggiarono e non persero
luogo il 19 settembre.
azione. I generali Valpereve e Colmenero
un millimetro di terreno, finchè non fu loro
Mantova, 24 settembre. Qui di seguito
furono uccisi all’inizio dell’attacco e la
ordinato di ritirarsi dal campo di battaglia.
raccontiamo i particolari della battaglia
stessa sorte toccò a tutti gli ufficiali di
Il numero dei nostri uomini uccisi e feriti
combattuta il 19 nei pressi di Guastalla.
quella battaglia, pertanto solo un Tenente-
ammontava tra i 4000 e i 6000. Per 6 o 7
Alle 9 del mattino del 16, il conte Konigsegg
colonnello era alla testa dei 7 battaglioni
ore non si vide altro che fuoco e armi, morti
irrompeva da Luzzara e verso le 10
che iniziarono l’attacco. Il principe di
e feriti e rivoli/ruscelli di sangue. Il campo
ordinava che i nemici, posizionati sotto
Wirtemberg fu ucciso nel mezzo di questa
di battaglia fu effettivamente lasciato ai
Guastalla, fossero attaccati da 7 Battaglioni
azione, quando la sua presenza era
nemici, ma qui essi non poterono trovare
di fanteria e 12 Compagnie del Generale
maggiormente necessaria per guidare la
niente che gli desse l’occasione di vantarsi
Valpereve e Colmenero, i quali eseguirono
fanteria. Il conte Konigsegg capì che per lui
per la vittoria. Poiché il fuoco ed entrambi
l’assalto con molto coraggio e audacia. Le
era impossibile sopraffare la cavalleria
gli schieramenti erano ugualmente forti e
fanterie si riversarono senza sosta sul
nemica pertanto, dopo un fuoco continuo di
persistenti, noi riteniamo che le loro perdite
nemico, le nostre truppe furono rinforzate
circa 6 ore, ordinò alla sua armata di
siano uguali alle nostre. Il maresciallo
con 17 compagnie di granatieri e 19
ritirarsi. I suoi uomini eseguirono l’ordine
Konigsegg è stato raggiunto dall’ultima
battaglioni di fanteria. In poco tempo si
in maniera così ordinata che i nemici non
battaglia da 4000 croati e 3 reggimenti di
scatenò la battaglia dove vennero utilizzati
si fidarono ad inseguirli; egli se ne andò e
cavalleria.
anche 50 squadroni. In seguito intervenne
si accampò a Luzzara, dove la sua armata si
effettivamente
la
era accampata il giorno prima. Nonostante
disposizioni per un’altra battaglia. La
le
la grande perdita degli ufficiali sopra
ritirata dell’armata imperiale fu causata
Cassine, dove vi erano fossi profondi e
menzionati, a causa della quale l’attacco fu
dalla
innumerevoli cespugli e arbusti, da dove
in qualche modo ridotto e si verificarono
Wirtemberg e dalle ferite inferte ai Generali
essi facevano un terribile e costante fuoco
dei disordini nelle nostre truppe, i nostri
Valpariso e Watchtendonck, inoltre molti
cavalleria
vantaggiosamente
nemica:
essi
posizionati
erano
dietro
Sua
sfortunata
Eccellenza
preparando
perdita
del
sta
nuove
principe
dei primi ufficiali furono mutilati, pertanto
necessità. Il 3 fu cantato il Te Deum nella
senza essere seguiti e lasciarono dietro di
il
chiesa di Notre Dame in occasione della
loro alcuni cannoni, alcune insegne e
lasciato a comandare i 7 battaglioni
vittoria in Italia.
stendardi. 1500 uomini furono uccisi da
impegnati alla testa dell’azione. Le nostre
Londra, 5 ottobre. Lettere da Parigi fanno
entrambe le parti, tra essi 800 ufficiali. Il
perdite ammontano tra i 4000 e 5000
capire che sua Maestà desiderava ordinare
maresciallo Coigny fu ferito, il maresciallo
uomini; quelle dei nostri nemici devono
che 100.000 corone fossero distribuite tra
d’ Harcourt perse un braccio. Tutti
essere di pari entità, se non più ampie.
gli ufficiali che avevano perso il loro
concordano che gli alleati erano di numero
Parigi, 6 ottobre. Dall’ultimo resoconto
equipaggiamento
conte
superiore ciò nonostante , mettendo insieme
dall’Italia, la battaglia dello scorso 19 fu
Konigsegg aveva attaccato di sorpresa
le due azioni, si suppone che le perdite
molto
il
l’alloggio del maresciallo Broglio, e allo
siano uguali da entrambe le parti.
combattimento nel quale i nemici ebbero tra
stesso tempo aveva mandato istruzioni al
i 12000 e 13000 morti e feriti, essi
maresciallo Coigny e lo aveva informato sul
La Gazzetta della Pennsylvania,
inviarono 200 vagoni pieni di uomini feriti.
numero di ufficiali che erano stati uccisi
19 dicembre 1734
Però, poichè verso la fine della battaglia
nell’attacco a sorpresa e nella battaglia,
essi erano strettamente incalzati, furono
per poter consegnare
obbligati a lasciare 900 feriti sul campo, i
vedove e ai loro bambini. Una lettera
quali furono spostati per ordine del nostro
privata da Parigi, datata il 29, ci informa
generale per poterli curare. Noi calcoliamo
che i tedeschi domenica 19 attaccarono con
tra i 6000 e 7000 morti e feriti dalla nostra
straordinario coraggio gli alleati nelle loro
parte. Dopo la battaglia i nemici si
trincee a Guastalla. Alle 10 l’intera armata
trincearono sugli argini del Po, sopra
era impegnata con le armi in pugno. Lo
Borgoforte, dove essi hanno un ponte per
scontro durò fino alle 5 del pomeriggio,
ripiegare
quando i tedeschi si ritirarono a Luzzara
tenente-colonnello
de
sanguinosa.
nel
mantovano
Uhlenfeld
Durante
in
caso
fu
di
quando
il
i sussidi alle loro