No. 112/2011 Etica e impresa: cosa ci insegnano i bambini? Valeria Maggian UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Natalia Montinari UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA Marco Piovesan HARVARD BUSINESS SCHOOL Alessandro Bucciol UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI VERONA, UNIVERSITY OF AMSTERDAM La nostra società si basa sul rispetto di semplici regole come fermarsi quando il semaforo è rosso o pagare tutti le tasse. Lo stesso vale per le imprese: l’osservanza delle regole e delle procedure permette di avere ambienti di lavoro sani e rispetto reciproco tra i lavoratori. Interagendo con il mondo esterno, le aziende si creano inoltre una reputazione più o meno onesta a seconda delle loro azioni. Ma i comportamenti onesti sono la normalità o eccezioni? Nasciamo cioè disonesti e poi impariamo a comportarci bene, o accade il contrario? Per rispondere a queste domande presentiamo alcuni recenti contributi sperimentali. Valeria Maggian, Natalia Montinari, Marco Piovesan, Alessandro Bucciol Introduzione Una classica storia che viene spesso raccontata per far capire quanto i concetti di onestà e etica sono labili nelle persone e’ la seguente: Un bambino di 7 anni viene sorpreso dalla maestra a rubare la penna al compagno di banco. Il compagno piange disperato e la maestra decide di prendere provvedimenti. Il bambino quindi finisce dal preside il quale si vede costretto a chiamare a colloquio i genitori. I genitori, imbarazzati, si scusano con il preside e rimproverano solennemente figlio. Il padre a un certo punto esclama: “Proprio una penna dovevi rubare? Che bisogno c’era? Se proprio volevi una penna, te la portavo io a casa dal lavoro!” Le teorie che studiano il funzionamento del sistema economico a vari livelli (dal singolo individuo, all’organizzazione, all’intera società) presuppongono l’esistenza e il rispetto di un sistema di regole morali. Nel reale funzionamento della vita economica tutto ciò non è per nulla ovvio. In molte occasioni gli individui e i gruppi traggono benefici da situazioni in cui il vantaggio personale può essere conseguito a scapito dell’interesse collettivo. A livello macro, gli scandali finanziari di Parmalat, Enron e Lehman Brothers, sviluppatisi con il contributo di più parti (es. i comportamenti fraudolenti dei managers, la collaborazione della società di revisione esterna e degli istituti finanziari) hanno danneggiato decine di migliaia di famiglie italiane e l’intera società. Come è apparso evidente nella più recente crisi finanziaria che ha investito gli USA, infatti, le conseguenze di scandali finanziari non sono circoscritte solo a chi le ha compiute, ma ricadono su tutta la comunità, generando un crollo generalizzato di fiducia. Eppure, la pubblicazione di bilanci sociali e codici etici è aumentata negli ultimi anni, quindi come dare una spiegazione alla dilagante mancanza di etica? Comportamenti disonesti non sono solo confinati al mondo della finanza ma riguardano scelte individuali: in Italia si stima che ogni anno siano state sottratte all’erario imposte per un valore complessivo di circa 300 miliardi di euro. Anche a livello aziendale, si osservano manager poco onesti intenti a trarre vantaggio personale dalla loro posizione, danneggiando seriamente l’organizzazione. Allo stesso modo, sono documentate attività di sabotaggio tra colleghi, come omissione di informazioni rilevanti, veri e propri dispetti e sanzioni sociali verso chi lavora troppo o troppo poco non uniformandosi alle norme sociali vigenti nelle diverse organizzazioni. Trovare le giuste regole per superare conflitti d’interesse e comportamenti opportunistici significa costruire un sistema che sia coerente ed efficiente nella sua struttura: ad esempio, adottare un codice etico per i managers ma al contempo costruire un sistema di incentivi basato esclusivamente sulla performance aziendale in termini quantitativi, significa limitare le motivazioni intrinseche alla base della moralità dei managers, favorendo l’insorgere di comportamenti opportunistici. Al fine di poter costruire regole ad hoc, che siano efficaci nel prevenire e stimolare una condotta etica, è fondamentale comprendere quali siano i meccanismi che determinano la scelta di comportarsi in modo disonesto e quali sono gli elementi che possono influenzare tale scelta. Se, ad esempio, il comportamento “onesto” è determinato esclusivamente da incentivi economici creati dalla legge, nel momento in cui la legge non è in grado di verificare che le norme istituite siano effettivamente applicate, allora probabilmente si verificherà un comportamento sleale e disonesto. Allo stesso modo, applicare questa logica alle imprese implica che il lavoratore deciderà di comportarsi in modo poco onesto nel momento in cui la 2 ticonzero No. 112/2011 sua performance non può essere verificata esattamente. Tuttavia, anche in contesti in cui lo sforzo e l’impegno dei dipendenti non può essere puntualmente misurato, sappiamo che esistono persone corrette che svolgono il proprio lavoro senza trarne vantaggio a scapito dei colleghi o della stessa organizzazione. È dunque importante studiare in primo luogo come elementi quali l’onestà, il senso di equità e la fiducia verso gli altri determinino le scelte degli individui e, in secondo luogo, è importante capire come essi si formino e si sviluppino nel tempo: se queste preferenze sono determinate dal particolare contesto sociale e culturale in cui l’individuo è inserito o se siano invece innate. Per poter analizzare la formazione delle preferenze e i fattori che ne determinano lo sviluppo, è necessario studiare non solo il comportamento degli adulti ma anche il processo decisionale dei bambini; in particolare è interessante osservarne l’evoluzione in relazione all’età. La metodologia sperimentale in economia può dare risultati interessanti non solo quando applicata al comportamento degli adulti, ma anche nell’analisi dell’evoluzione dei comportamenti dei bambini. 1 – Da cosa dipende l’onestà L’evasione fiscale, le frodi assicurative, lo scaricare musica illegalmente da internet, la vendita e l’acquisto di merce palesemente contraffatta o rubata sono solo alcuni esempi di comportamenti disonesti diffusi che influiscono negativamente sul funzionamento del sistema economico e riducono il benessere dell’intera società. Anche in ambito organizzativo gli esempi non mancano: in molte situazioni è impossibile controllare ogni aspetto dell’attività dei dipendenti, che possono quindi impegnarsi poco oppure trarre vantaggio dalla loro posizione nell’impresa per conseguire obiettivi propri, diversi da quelli aziendali. Comportarsi in modo scorretto e opportunistico con i colleghi, omettendo informazioni interessanti o effettuando veri e propri atti di sabotaggio, sono atteggiamenti che possono minare la stabilità e il successo delle organizzazioni. Come prevenire i comportamenti disonesti nella società e nelle organizzazioni economiche? È possibile prevenirli o ridurli? Se sì, attraverso quali politiche? Per rispondere a queste domande è importante innanzitutto chiedersi perché le persone scelgono di comportarsi onestamente in circostanze in cui mentire risulta conveniente e non vi è alcun pericolo di essere scoperti o puniti. Lo studio di Mazar e Ariely (2006) ipotizza l’esistenza di un “meccanismo interno” che gratifica le persone quando decidono di comportarsi onestamente. Gli studi neuro-economici condotti da Knutson e al. (2001) e O’Doherty e al. (2002) hanno evidenziato come particolari aree del cervello si attivino nel momento in cui l’individuo sceglie di tenere una condotta corretta. Si tratta di aree legate alla gratificazione che si attivano anche quando egli consuma i suoi cibi preferiti o ottiene guadagno monetario. Comportarsi bene dunque porta sensazioni positive. Eppure osserviamo di frequente comportamenti scorretti. Quali sono, allora, i fattori che favoriscono l’onestà? Essere nati in una famiglia ricca piuttosto che povera? Vivere in una zona geografica piuttosto che in un’altra? Altrimenti può la nostra propensione all’onesta essere scritta nel nostro patrimonio genetico? 3 Valeria Maggian, Natalia Montinari, Marco Piovesan, Alessandro Bucciol 2 – Onestà e bambini L’economia sperimentale offre la possibilità di analizzare i fattori che influenzano i comportamenti economici degli individui, tra cui l’onestà. Ricreando delle situazioni controllate artificialmente, l’economia sperimentale analizza i meccanismi di scelta degli individui isolandoli da altri fattori legati a contesti specifici1. In questo modo è possibile individuare ciò che influenza le preferenze degli individui e le loro interazioni, (altruismo, reciprocità, senso di equità, onestà, etc.) e dunque i fattori rispetto ai quali le politiche (a livello sociale) e le scelte manageriali (a livello organizzativo) dovranno cercare di far leva. La definizione di politiche sociali efficaci nel promuovere comportamenti virtuosi, tuttavia, richiede un passaggio ulteriore che consiste nell’analizzare se e in che modo questo meccanismo di gratificazione descritto da Mazar e Ariely evolva con l’età e sotto quali stimoli. E’ dimostrato, ad esempio, che i bambini iniziano a fidarsi degli altri solo a partire da una certa età e che questa tendenza si modifica anche in relazione ai diversi gruppi in cui i bambini e i ragazzi sono inseriti, (Harbaugh, Krause e Vestelund, 2007). Secondo questi ricercatori, l’altruismo è un comportamento che si apprende: la percentuale di atteggiamenti egoistici nei bambini infatti diminuisce con l’età. Il loro esperimento dimostra che i bambini sanno riconoscere presto cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma il processo che porta alla effettiva applicazione di questi valori sembra essere più lungo. Allo stesso modo, studi sperimentali evidenziano che anche la fiducia non è un comportamento innato. Decifrare i fattori in grado di determinare il livello di fiducia ha una rilevanza estrema: la fiducia, infatti, è un ingrediente fondamentale per il funzionamento della società. Le interazioni quotidiane (dall’acquisto di prodotti alimentari, alla firma di contratti anche molto complessi) si basano sulla fiducia verso persone che non conosciamo perfettamente e che probabilmente non rincontreremo. Gli studi di Green e Paxton (2009) evidenziano l’importanza della componente genetica nel determinare il comportamento più o meno onesto delle persone. Le loro ricerche analizzano la possibile origine genetica delle preferenze in ambito morale, ipotizzando l’esistenza di “tipologie” diverse di individui. Utilizzando la risonanza magnetica, i due ricercatori hanno evidenziato come vi siano determinati processi automatici che vengono attivati da particolari aree del cervello nel momento in cui le persone devono decidere se mentire. Nel caso in analisi, dunque, ci sarebbero le persone oneste, che non hanno bisogno di sforzarsi per resistere alla tentazione di imbrogliare, e le persone disoneste. Eppure la spiegazione basata sul patrimonio genetico non è del tutto soddisfacente. Bucciol e Piovesan (2010) hanno condotto un esperimento in un centro estivo, chiedendo ad un gruppo di bambini tra i 5 e 15 anni di lanciare, senza essere visti da nessuno, una moneta bilanciata e registrare l’esito del lancio (bianco o nero) su di un foglio di carta. I bambini sapevano che avrebbero ricevuto un premio solo nel caso in cui avessero riportato ‘bianco’. Se nessun bambino avesse mentito, si sarebbe dovuto osservare che circa il 50% dei lanci aveva avuto come esito ‘bianco’. Si osservò invece una percentuale statisticamente superiore, pari all’85%. Questo suggerisce che molti bambini mentono quando il mentire porta dei vantaggi e non può essere osservato; il comportamento osservato risultò inoltre essere omogeneo in tutte le classi di etá. 1 Per una trattazione completa sull’economia sperimentale e sulle sue applicazioni si veda Bucciol, Maggian, Montinari e Piovesan (Ticonzero 111). 4 ticonzero No. 112/2011 A sorpresa, si notò però che non tutti i bambini approfittarono dell’occasione di mentire per il proprio tornaconto. Inoltre, quando ai bambini venne esplicitamente raccomandato di non mentire, il numero di comportamenti disonesti diminuì: venne infatti stimata una riduzione del 16% nella probabilità di riportare ‘bianco’. L’effetto fu più evidente per le bambine piuttosto che per i bambini. Quest’ultimo risultato è consistente con un ramo di letteratura che vede le donne maggiormente sensibili a problemi etici (White, 1999) e con sensi di colpa più pronunciati (Hoffman, 1975). Dagli studi sperimentali finora condotti sembra quindi essere presente sia una componente genetica che una culturale/sociale nel determinare i comportamenti degli individui (nel nostro caso onesto o disonesto). Raccomandare ai bambini di non imbrogliare ha un effetto sul loro comportamento, e si tratta di un effetto rilevante per tutte le fasce d’età. Inoltre, Pruckner e Sausgruber (2008) mostrano che l’effetto positivo di sottolineare l’importanza di comportamenti onesti è maggiore se si utilizzano segnali di tipo sociale come ad esempio ringrazia per l’onestà dimostrata, piuttosto che segnali di tipo legale come ad esempio “rubare è un atto illegale”. 3 – Laboratorio comportamentale Resta ancora molto lavoro da fare per analizzare in maniera approfondita se comportamenti di grande rilevanza economica come l’onestà, l’altruismo, la fiducia siano caratteristiche innate degli individui o piuttosto se l’individuo “impari” a comportarsi onestamente durante il processo di socializzazione. Oltre a questi, molti altri sono i fattori in grado di promuovere lo sviluppo e assicurare il corretto funzionamento di un sistema economico: il senso di equità, la cooperazione tra gli individui e la reciprocità sono solo alcuni degli elementi che è importante studiare per poter costruire incentivi ad hoc volti a stimolare comportamenti che aumentino il benessere della società. La nostra agenda di ricerca si inserisce in questo percorso di analisi ed è riassunta nel Laboratorio Comportamentale, un progetto ideato al fine di applicare la metodologia dell’economia sperimentale per analizzare se i comportamenti di rilevanza economica come l’altruismo, la fiducia e l’onesta si sviluppano con l’età e se siano influenzati da specifici fattori (come ad esempio il livello di educazione, la provenienza geografica, il numero di componenti della famiglia...). Il “laboratorio comportamentale” è un’iniziativa di ricerca realizzata in collaborazione con il progetto di Educazione Ambientale del gruppo Contarina-Priula-TV3, che coinvolge i bambini e ragazzi di circa 100 scuole nella provincia di Treviso. L’obiettivo è di analizzare, attraverso semplici giochi che rappresentano in maniera semplificata delle situazioni reali, il comportamento dei bambini in un ambiente controllato e naturale. I bambini che partecipano agli esperimenti, infatti, non ricevono pressioni e sono liberi di scegliere e vivono l'esperienza come un semplice gioco, in quanto gli esperimenti sono disegnati appositamente per la loro età. La partecipazione dei bambini al progetto è condizionata all’autorizzazione dei genitori, che sono informati del progetto e delle sue finalità attraverso materiale informativo cartaceo e un sito internet2. Studiare quale sia il ruolo di fattori quali l’ipocrisia, l’onestà, il senso di colpa nel determinare le scelte dell’individuo rispetto all’evolversi dell’età è una grande 2 L’indirizzo del sito è: https://sites.google.com/site/laboratoriocomportamentale. 5 Valeria Maggian, Natalia Montinari, Marco Piovesan, Alessandro Bucciol opportunità per poter costruire adeguati modelli teorici e, in ultima analisi, per indirizzare le scelte di politica economica verso percorsi che aumentino il benessere di tutti. Conclusioni Comportamenti scorretti e non etici distorcono la competizione e, soprattutto nel lungo termine, distruggono valore sociale ed economico invece di crearne. Capire come fattori quali l’altruismo, la reciprocità, il senso di equità e l’onestà influenzano le preferenze degli individui è fondamentale per poter sviluppare politiche aziendali e pubbliche efficienti nel promuovere e sostenere il funzionamento di sistemi economici, quali le organizzazioni e, più in generale, le comunità. L’economia sperimentale permette di analizzare non solo come questi elementi determino le scelte degli individui ma anche come essi si formino e si sviluppino nel tempo: studiare il comportamento di bambini e ragazzi permette infatti di analizzare se comportarsi onestamente sia una caratteristica innata dalle persone, se dipenda da specifici fattori (il livello di educazione, la provenienza geografica, etc.) e se sia influenzabile o meno. BIBLIOGRAFIA BUCCIOL e PIOVESAN, M "Luck or Cheating? A Field Experiment on Honesty with Children". Journal of Economic Psychology in corso di pubblicazione. BUCCIOL, A., MAGGIAN, V., MONTINARI, N., e PIOVESAN, M., 2010. Dal laboratorio all’impresa: l’economia sperimentale. Ticonzero-Knowledge for emerging leaders, 111/2010. HARBAUGH, W.T., KRAUSE, K., e VESTERLUD, L., 2007. Learning to Bargain. Journal of Economic Psychology, 28(1): 127-142. HOFFMAN, M.L., 1975. Sex differences in moral internationalization and values. Journal of Personality and Social Psychology, 32: 720-729. KNUTSON, B., ADAMS, C.M., FONG, G.W., e HOMMER, D., 2001. Anticipation of Increasing Monetary Reward Selectively Recruits Nucleus Accumbens. Journal of Neuroscience, 21(16). MAZAR N., e ARIELY, D., 2006. Dishonesty in Everyday Life and its Policy Implications. Journal of Public Policy and Marketing, 25(1): 117-126. O'DOHERTY, J.P., DEICHMANN, R., CRITCHLEY, H.D., e DOLAN, R.J., 2002. Neural Responses During Anticipation of a Primary Taste Reward. Neuron, 33(5): 815-826. PRUCKNER, G., e SAUSGRUBER, R., 2008. Honesty on the Streets. A Natural Field Experiment on Newspaper Purchasing. University of Innsbruck, mimeo. 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