AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 18 I l divezzamento ‒ o introduzione dell’alimentazione complementare ‒ è una fase della crescita particolare ed importante sia per la famiglia che per il lattante, che può avere un ruolo significativo sulla salute futura del bambino. È esperienza comune rilevare una disomogeneità nelle modalità di divezzamento. In particolare, alquanto differenti paiono essere il timing di inizio e di introduzione degli alimenti, la tipologia degli alimenti proposti, le modalità di preparazione degli stessi e così via. Si passa infatti da chi propone l’assaggio di qualsivoglia alimento in qualsiasi momento a chi segue un rigido (e antico) calendario di introduzione. D’altro canto è importante sottolineare che l’introduzione di cibi solidi è una naturale attitudine del lattante, forse troppo “medicalizzata” negli anni passati. Questo documento, scritto congiuntamente da esponenti di Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica (SIGENP) e Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP) dell’Emilia-Romagna, operanti sia in ospedale che nel territorio, con il supporto di esperti di nutrizione appartenenti alla Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE) ed alla European Society for Pediatric Gastroente- [ evidenze ] Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine Alcuni suggerimenti sulle modalità di divezzamento, cercando di “demedicalizzare” questo passaggio naturale della vita del bambino. Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine rology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN), si propone a partire dai dati della letteratura di fornire alcuni suggerimenti sulle modalità di divezzamento, cercando di “demedicalizzare” questo passaggio naturale della vita del bambino. Il divezzamento è il periodo in cui il lattante introduce nella dieta alimenti diversi dal latte con concomitante graduale riduzione dell’assunzione di latte (sia materno che formulato) per arrivare alla progressiva acquisizione del modello dietetico caratteristico della famiglia di appartenenza. Questa definizione si basa su quella proposta dall’ European Food Safety Authority (EFSA)1 e dall’European Society for Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN)2. L’inizio ed il progressivo completamento del divezzamento sono il risultato di un ben orchestrato numero di fattori che consentono al lattante di alimentarsi in modo sempre più autonomo e completo3: acquisizione di fondamentali tappe dello sviluppo neuromotorio; sviluppo del senso del gusto e delle inclinazioni personali; maturazione della funzionalità renale e gastrointestinale4,5 implementazione qualitativa e quantitativa dell’apporto nutrizionale; · · · · di fattori culturali e · interazione socioeconomici con tradizioni locali e familiari1. In un recente studio multicentrico europeo (coinvolti cinque Paesi: Belgio, Germania, Italia, Polonia, Spagna) effettuato per valutare la relazione tra l’intake proteico e la crescita, è stata considerata anche l’età media di divezzamento fotografando, in parte, le abitudini del nostro continente6,7. I dati mostrano come, complessivamente, circa un quarto dei bambini cominci il divezzamento entro il quarto mese di vita e a 6 mesi almeno il 90% ha già assunto alimenti solidi. Lo studio evidenzia anche come l’età media del divezzamento sia più precoce nei bambini con allattamento artificiale rispetto a quelli allattati al seno. In particolare, al quarto mese di vita ha cominciato il divezzamento il 37,2% dei bambini allattati artificialmente contro il 17,2% dei bambini allattati al seno; a 6 mesi il 96,2% contro l’87,1%. L’epoca di introduzione di cibi solidi, secondo le indicazioni della letteratura internazionale1,2 si attesta fra la diciassettesima e la ventiseiesima settimana (4°–6° mese compiuto) di vita. La scelta del momento in cui iniziare il divezzamento dovrà essere dettata, non solo da esigenze nutrizionali, ma anche dalla “matu- Hanno collaborato: Baldi F., Bellini F., Belluzzi A., Bendandi B., Bergamini M., Biserna L., Borghi A., Caffarelli C., Calamelli E., Calzone L., Capra L., Dal Pozzo D., Dondi A., Giovannini L., Iaia M., Lambertini A., Malaventura C., Mainetti M., Marastoni E., Pecorari L., Pecorari R., Preti P., Ricci G., Timoncini G., Venturoli V., Vieni G. rità neurologica” e dall’interesse che il bambino mostrerà nei confronti del cibo1,2. Per ciò che riguarda il bambino allattato esclusivamente al seno, l’EFSA sostiene che: “(…) il latte materno è nutrizionalmente adeguato fino a 6 mesi nella maggioranza dei casi, ma talvolta è necessaria l’introduzione di cibi solidi prima dei 6 mesi in supporto al latte materno per garantire un adeguato sviluppo ed un’adeguata crescita”. In questo documento verrà discusso il ruolo che l’introduzione di alimenti diversi dal latte possono avere in rapporto alle malattie allergiche (parte I), al diabete mellito tipo 1, alla celiachia ed alla sindrome metabolica (parte II) e si forniranno indicazioni circa i fabbisogni del lattante ed alcuni suggerimenti di carattere pratico (parte III). In appendice verrà affrontato e discusso anche il tema dell’autodivezzamento. 19 UOC Pediatria – Ospedale Maggiore, Azienda USL Bologna UOC Pediatria e Neonatologia – Ospedale di Imola, Azienda USL Imola 3 Pediatra di famiglia, Azienda USL Bologna 4 UOC Pediatria – Arcispedale S. Maria Nuova, Azienda USL-IRCCSReggio Emilia 5 Responsabile Centro Allergologico Europeo – Centro Diagnostico Europeo Dalla Rosa Prati, Parma 6 UOC Dietologia e nutrizione clinica – Ospedale Maggiore-Bellaria, Azienda USL Bologna 7 Pediatra – Ospedale privato Accreditato S. Francesco, Ravenna 8 Pediatra libera professionista, Cesena 9 Clinica Pediatrica – Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma 10 Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità – Fondazione IRCCS Cà Grande – Ospedale Maggiore, Milano 1 2 AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 Patrizia Alvisi1 Sandra Brusa2 Stefano Alboresi3 Sergio Amarri4 Paolo Bottau2 Giovanni Cavagni5 Barbara Corradini6 Linda Landi2 Leonardo Loroni7 Miris Marani8 Maria Irene Osti2 Carlotta Povesi Dascola9 Luca Valeriani6 Carlo Agostoni10 Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine ••• I dati della letteratura sul ruolo dell’introduzione dei cibi solidi tra la diciassettesima e la ventiseiesima settimana di vita nel favorire lo sviluppo della tolleranza sono contrastanti. pa rte i Alimentazione complementare ed allergia AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 20 I l progressivo aumento della frequenza delle malattie allergiche, specialmente tra i bambini del mondo occidentale, è un dato ormai universalmente riconosciuto8,9. L’allergia alimentare attualmente interessa il 2–10% della popolazione generale10, il 3–8% in età pediatrica11. Le cause di questo fenomeno sono ancora oggi poco chiare; è probabile che questo dato sia il risultato di una combinazione tra predisposizione genetica, fattori ambientali, cambiamenti nello stile di vita e abitudini alimentari8. In particolare è possibile che la dieta nei primi mesi di vita possa essere un fattore importante nello sviluppo delle malattie allergiche12. Sulla base di queste valutazioni e di alcuni studi pubblicati negli anni ’9013,14,15,16, alcune Società scientifiche hanno formulato raccomandazioni sul divezzamento: l’American Academy of Pediatrics (AAP) dava indicazione, nei bambini a rischio di allergia, di iniziare il divezzamento dopo il sesto mese di vita, di introdurre il latte dopo l’anno, l’uovo dopo i due anni, le arachidi, la frutta a guscio e il pesce dopo i tre anni17,18. Queste indicazioni sono state ribadite anche in un Position paper dell’American College of Asthma Allergy and Immunology19. Nel 2004 anche l’European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) forniva raccomandazioni simili20. Queste indicazioni si basavano su una presunta “immaturità” dell’immunità mucosale gastrointestinale dei lattanti, che favorirebbe la sensibilizzazione verso allergeni alimentari, entrati troppo precocemente a contatto con la mucosa21–23. Recenti acquisizioni su modelli animali hanno ipotizzato come la tolleranza agli alimenti possa essere regolata/guidata da una precoce e regolare esposizione a queste specifiche proteine durante una “finestra critica” che pare aprirsi verso quattro mesi di vita per chiudersi a sei16. Sono state pubblicate in letteratura numerose ricerche che evidenziano come l’introduzione tardiva degli alimenti, non riduca la frequenza delle malattie e della sensibilizzazione allergica e possa, al contrario, aumentare il rischio di atopia24–28. Uno studio di coorte finlandese pubblicato nel 201329 conferma questi dati mostrando come l’introduzione di cereali entro i cinque mesi e mezzo, di pesce entro i nove mesi e di uovo entro gli undici mesi rispetto ad introduzioni più tardive riduca il rischio di asma, rinite allergica e sensibilizzazione atopica a cinque anni di vita. Se da una parte questi dati suggeriscono che l’inserimento tardivo (dopo i 6 mesi) degli alimenti nella dieta del lattante non sia utile per prevenire le allergie, d’altra parte l’introduzione precoce (prima dei quattro mesi) rimane controversa e non ci sono evidenze scientifiche sufficienti per promuovere, nella pratica quotidiana, una deliberata esposizione precoce ai più comuni alimenti allergizzanti11,17. Questo dato è confermato da un recente studio prospettico inglese che conferma come l’introduzione dei cibi solidi dopo le 17 settimane di vita sia associato ad un minor rischio di allergia alimentare30. Pare importante sottolineare che i dati attualmente disponibili in letteratura indicano che iniziare il divezzamento contemporaneamente all’assunzione di latte materno possa favorire l’acquisizione della tolleranza alimentare, riducendo l’insorgenza di allergie3,17, 29,30,31. Concludendo, le più recenti indicazioni di AAP, SP-EAACI, ESPGHAN ed EFSA sulla relazione tra divezzamento ed allergia confermano che non esistono evidenze scientifiche che possano giustificare la ritardata introduzione degli alimenti solidi ‒ anche di quelli riconosciuti come maggiormente allergizzanti ‒ al fine di prevenire le malattie allergiche. Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine ••• Alimentazione complementare e malattia celiaca, diabete mellito tipo 1, sindrome metabolica Malattia celiaca (MC) e Diabete mellito tipo 1 (T1DM) L’ alimentazione complemen tare non dovrebbe essere iniziata per nessun lattante prima del 4° mese e oltre il 6° mese, inclusi bambini ad elevato rischio di malattia atopica o di celiachia31. Precedenti studi osservazionali parevano suggerire che la introduzione di glutine tra il 4° e il 6° mese potesse ridurre il rischio di malattia celiaca27. In particolare le raccomandazioni ESPGHAN 2008 indicavano di evitare tanto la introduzione precoce (<17 settimane) quanto quella tardiva (>26 settimane) del glutine, cercando di sfruttare la finestra di tolleranza immunitaria indicata da studi americani2. Veniva altresì raccomandato di introdurre il glutine gradualmente mentre il lattante era ancora allattato al seno. La maggior parte degli studi sembravano indicare un ruolo protettivo del latte materno tanto per la MC che per il T1DM all’epoca dell’introduzione del glutine. Per la MC non è chiaro se si tratti di protezione per- sistente o di ritardo nella comparsa dei sintomi. Nessun lavoro, infatti, dimostra effetti protettivi a lungo termine o dipendente dalla durata dell’allattamento materno, così come documentato anche recentemente da uno studio SIGENP ed uno europeo32–36. Lo studio Prevent CD ha dimostrato che non vi è alcun vantaggio nell’introdurre piccole quantità di glutine alla sedicesima settimana di vita. Lattanti ad alto rischio di MC per famigliarità e genetica, suddivisi in due gruppi, ricevevano dalla sedicesima settimana per 8 settimane rispettivamente 100 mg/die di glutine o placebo. All’età di 3 anni l’incidenza di MC nei 2 gruppi era sovrapponibile: 5,9% nel gruppo 1 e 4,5% nel gruppo 2 (P=0,47). Neppure la durata dell’allattamento al seno modificava l’ incidenza di MC32. Il secondo studio, il CELIPREV, documenta come anche l’introduzione tardiva non riduca il rischio di MC34. Due gruppi di bambini a rischio per famigliarità ricevevano glutine rispettivamente a partire dal 6° mese e dal 12° mese. A 5 anni di età il 16% dei bambini di entrambi i gruppi aveva ricevuto diagnosi di MC. Nessuna ulteriore differenza si rilevava a 8 e 10 anni. Unica differenza significativa riguardava il periodo di insorgenza della malattia: il gruppo che aveva introdotto il glutine a 6 mesi aveva una diagnosi in età più precoce (26 versus 34 mesi)33. Sul rischio di sviluppare T1DM in relazione all’epoca di introduzione del glutine il consenso nella comunità scientifica non è unanime37–39. Nell’update dello studio prospettico BABYDIAB il rischio di insorgenza di T1DM non era aumentato se il glutine era stato introdotto nei primi 3 mesi di vita o dopo il 6° mese40. Anche l’introduzione precoce nei primi 4 mesi di latte vaccino, frutta e succhi di frutta, verdura, sembra indicare un aumento del rischio di sviluppare la comparsa di autoanticorpi T1DM, ma sono risultati scarsi e frammentari, cosi come non ben definito è il ruolo, forse protettivo, della vitamina D41. In conclusione in base ai dati recenti della letteratura sembra non esserci più né un’epoca ideale per l’introduzione del glutine né una quantità di glutine raccomandata e neppure l’allattamento materno sarebbe protettivo in relazione all’insorgenza di MC. Discutibili sono anche i dati relativi alla correlazione fra introduzione dell’ alimentazione complementare, con particolare riguardo al glutine, ed insorgenza di T1DM. AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 PARTE II 21 Non ci sono evidenze che la ritardata introduzione di alimenti solidi oltre il 6°-8° mese di vita sia nei bambini a rischio di atopia (bambini con genitori o fratelli affetti da malattie allergiche) sia in quelli non a rischio possa prevenire l’allergia. Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine Sindrome metabolica C on l’espressione “Sindrome metabolica” si identifica una condizione clinica ad alto rischio cardiovascolare per la presenza di multipli fattori quali l’ipertensione arteriosa, l’obesità viscerale, uno stato di insulinoresistenza, la dislipidemia. Almeno 3 milioni di adulti nel mondo occidentale muoiono ogni anno come conseguenza del sovrappeso o dell’obesità. Inoltre, circa il 50% delle malattie diabetiche, il 25% delle malattie cardiache ischemiche e tra il 7 e il 14% di certi tumori sono attribuibili al sovrappeso e all’obesità42. Sia l’allattamento al seno che l’alimentazione complementare possono avere conseguenze dirette o tardive sulla salute. Modelli nutrizionali diversi durante le prime fasi della vita possono incidere sullo sviluppo futuro, sul metabolismo e la salute di una persona. Il progetto EARNEST (Early Nutrition programming-long term followup of Efficacy and Safety Trials), dall’aprile 2005 all’ottobre 2010, ha coinvolto 16 Paesi europei, allo scopo di indagare gli effetti del “programming metabolico” sulla salute nelle età successive della vita43. Il “programming metabolico” è stato definito come l’induzione, il blocco o l’alterato sviluppo di una struttura somatica o di un sistema fisiologico da parte di uno stimolo o un insulto precoce, che interviene in un periodo “sensibile” della vita (quale può essere la gravidanza, l’allattamento o il divezzamento), con conseguenze a lungo termine. In altri termini, pare che l’ambiente nutrizionale possa interagire con la predisposizione genetica individuale per programmare metabolismo e sviluppo futuri. Il rischio di malattie come l’obesità, il diabete, l’ipertensione e le malattie cardiovascolari sembra essere determinato dal rischio genetico, dallo stile di vita in età adulta e dal programming metabolico precoce. A fronte dell’ampia letteratura sull’allattamento al seno, a tutt’oggi AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 22 Schemi alimentari giornalieri svezzamento Bambino di circa 8 kg Le giornate alimentari sono state impostate su un fabbisogno calorico giornaliero pari a c.a. 630 Kcal e un fabbisogno proteico giornaliero di c.a. 11gr/die. Di seguito sono proposti schemi alimentari con alimenti o ricette tipiche emiliano-romagnole per bambini allattati con latte materno (2 poppate al giorno) e per bambini che assumono latte adattato tipo 2 (400 cc al giorno). Note: - gli schemi proposti sono da considerare come razione giornaliera e sono impostati per il singolo bambino; - gli ingredienti indicati s’intendono al crudo e al netto degli scarti; - le indicazioni sulle quantità in grammi degli alimenti sono indicative. Quantità giornaliera indicativa di nutrienti che rimane da assumere con alimenti solidi, considerando che il bambino prenda 400 cc di latte adattato tipo 2: 6 gr di proteine, 17 gr di lipidi, 47 gr di glucidi 1 Con passatelli / 2 Con crema di fagioli 3 Con minestra (40 gr.): · Passatelli –20 gr. pangrattato di fagioli o lentic· Crema chie: del Paradiso: · Minestra –10 gr. di Parmigiano zuppa imperiale · · · · –10 gr. Parmigiano Reggiano grattugiato –10 gr. di uovo –odore di noce moscata o scorza di limone (come da ricetta tradizionale) –brodo q.b. Sostituendo pangrattato con semolino è possibile utilizzare gli stessi ingredienti per preparare laZuppa Imperiale 20-30 gr. di verdure passate 60 gr. di patate schiacciate o in purea o in passato di verdura 10 gr. di olio extravergine di oliva (quantità giornaliera) 200 gr. di frutta fresca (frullato di uno o più tipi di frutta, frutta grattugiata/schiacciata o centrifugata, in macedonia a piccoli pezzetti) senza aggiunta di zucchero o lenticchie · · · · –15 gr. di fagioli o lenticchie secchi –15 gr di crema di riso/ crema di cereali/crema di mais e tapioca/ semolino/pastina (tipo “sabbiolina”) –5 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato –5 gr. di olio extravergine di oliva –brodo q.b. 20-30 gr. di verdure passate 50 gr. di patate schiacciate o in purea o in passato di verdura 5 gr. di olio extravergine di oliva 200 gr. di frutta fresca (frullato di uno o più tipi di frutta, frutta grattugiata/schiacciata o centrifugata, in macedonia a piccoli pezzetti) senza aggiunta di zucchero del paradiso · · · · · Reggiano grattugiato –10 gr. di uovo –brodo q.b. 20-30 gr. di verdure passate 20 gr di crema di riso/ crema di cereali/crema di mais e tapioca/semolino/ pastina (tipo “sabbiolina”) 50 gr. di patate schiacciate o in purea o in passato di verdura 10 gr. di olio extravergine di oliva (quantità giornaliera) 200 gr. di frutta fresca (frullato di uno o più tipi di frutta, frutta grattugiata/schiacciata o centrifugata, in macedonia a piccoli pezzetti) senza aggiunta di zucchero Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine 4 Con pancotto 5 Con crema di patate · Pancotto: –35 gr. di pane grat- di patate: e stracchino: · Crema · Polenta –40 gr. di patate frullate –25 gr. di farina di mais all’emiliana · · · · tugiato (o pane ammorbidito in acqua e frullato) –10 gr. di uovo –5 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato –5 gr. di olio extravergine di oliva –brodo q.b. 20-30 gr. di verdure passate 30 gr. di patate schiacciate o in purea o in passato di verdura 5 gr. di olio extravergine di oliva 200 gr. di frutta fresca (frullato di uno o più tipi di frutta, frutta grattugiata/schiacciata o centrifugata, in macedonia a piccoli pezzetti) senza aggiunta di zucchero e trota · · · · · –15 gr. di pangrattato/ crema di riso/crema di cereali/crema di mais e tapioca/semolino/pastina (tipo “sabbiolina”) –5 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato –5 gr. di olio extravergine di oliva –brodo q.b. 20-30 gr. di verdure passate 30 gr. di patate schiacciate o in purea o in passato di verdura 20 gr di trota frullata o omogeneizzata 5 gr. di olio extravergine di oliva 200 gr. di frutta fresca (frullato di uno o più tipi di frutta, frutta grattugiata/schiacciata o centrifugata, in macedonia a piccoli pezzetti) senza aggiunta di zucchero 6 Con polenta e stracchino · · · · –15 gr di stracchino –5 gr. di olio extravergine di oliva 20-30 gr. di verdure passate 30 gr. di patate schiacciate o in purea o in passato di verdura 5 gr. di olio extravergine di oliva 200 gr. di frutta fresca (frullato di uno o più tipi di frutta, frutta grattugiata/schiacciata o centrifugata, in macedonia a piccoli pezzetti) senza aggiunta di zucchero 7 Con crema di riso e zucca e carne di maiale di riso e zucca: · Crema –20 gr. di crema di riso · · · · –40 gr. di zucca –5 gr. di Parmigiano Reggiano grattugiato –5 gr. di olio extravergine di oliva –brodo q.b. 15 gr di carne di maiale magro frullata o omogeneizzata 50 gr. di patate schiacciate o in purea o in passato di verdura 5 gr. di olio extravergine di oliva 200 gr. di frutta fresca (frullato di uno o più tipi di frutta, frutta grattugiata 23 Dati recenti di letteratura non confermano le raccomandazioni ESPGHAN secondo cui l’introduzione del glutine fra la 17esima e la 26esima settimana mentre il lattante è ancora allattato al seno avrebbe un ruolo protettivo sull’insorgenza di celiachia, diabete mellito tipo 1 ed allergia al grano. ni studi osservazionali longitudinali suggeriscono che una precoce introduzione di cibi complementari può aumentare il rischio di sovrappeso/ obesità nel bambino e nell’adulto e il rischio può essere inferiore nell’allattato al seno rispetto all’allattato con formula44. Tuttavia una review sistematica di Moorcroft del 2011 non ha trovato una chiara associazione tra l’epoca di introduzione dei cibi solidi e l’obesità futura45, risultato confermato anche dall’EFSA e dall’ESPGHAN. Inoltre non c’è evidenza che l’età di introduzione dei cibi complementari abbia un effetto sul rischio di diabete tipo 242, di malattia coronarica e di ipertensione46. AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 ••• è stata data meno attenzione al periodo del divezzamento e a verificare se questo periodo sia associato ad outcome tardivi di salute e sviluppo. Inoltre le attuali conoscenze circa gli effetti sulla salute dell’introduzione dei cibi complementari sono basate soprattutto su studi osservazionali, raramente su RCT, e pertanto sono necessari ulteriori studi di maggior forza metodologica43,44. Sulla base delle evidenze attualmente disponibili è impossibile determinare con esattezza l’età alla quale i rischi dell’inizio del divezzamento sono ridotti o aumentati per gli effetti a lungo termine (obesità, diabete tipo 2 e malattie cardiovascolari). Alcu- Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine ••• L’eccesso di assunzione di energia rimane il primo fattore da prevenire per evitare lo sviluppo di sovrappeso (si raccomanda utilizzo delle curve di crescita dell’OMS per allattato al seno). Intake proteico e sindrome metabolica AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 24 I dati della letteratura finra in nostro possesso suggeriscono che fra i 6 e i 24 mesi superare il limite del 15% di energia assunta con le proteine può portare in alcuni soggetti a fenomeni di early-adiposity-rebound, favorendo lo sviluppo di obesità futura. In tali soggetti le proteine in eccesso assunte con la dieta stimolerebbero la secrezione di insulina e IGF1, responsabili sia dell’adipogenesi che della differenziazione degli adipociti47. Uno studio di Hoppe su bambini prepuberi sani, sottoposti ad un carico proteico molto elevato in un periodo limitato, suggerisce che soprattutto le proteine assunte con il latte e non con la carne stimolerebbero la secrezione di insulina e l’insulinoresistenza, che è il principale meccanismo patogenetico della sindrome metabolica. Un’osservazione generica è che raramente le assunzioni di singoli nutrienti vengono corrette per l’assunzione di energia, che rimane il primo fattore determinante per la deposizione del grasso. In generale, sostituire cibi ipercalorici ed iperproteici con cibi a minore densità energetica (cereali, verdura e frutta) rimane un approccio valido per ridurre il rischio di obesità: a tal riguardo uno studio condotto a Nottingham suggerisce che il baby-led weaning avrebbe un impatto positivo sulle preferenze alimentari del bambino nelle prime età della vita verso i carboidrati, che potrebbe proteggere dal rischio di obesità futura49. Riguardo alla relazione tra intake proteico durante lo svezzamento e ipertensione e rischio cardiovascolare nelle età successive, non è al momento disponibile alcuna conclusione definitiva, così come non è possibile fare specifiche raccomandazioni per la composizione dei cibi complementari in relazione al rischio di malattie cardiovascolari nelle età successive50. Intake lipidico e sindrome metabolica R iguardo all’intake lipidico durante il divezzamento, non si è trovata associazione alcuna tra apporto di grassi e adiposità nelle età successive, mentre è stata trovata una significativa associazione dopo i 2 anni. Pertanto l’intake di grassi non dovrebbe essere ristretto nei primi 2 anni di vita50. Rolland Cachera ha identificato in un pattern dietetico iperproteico ed ipolipidico di lattanti provenienti dai paesi più sviluppati una possibile concausa del fenomeno dell’early-adiposity-rebound51. Accanto alla riduzione delle proteine nella dieta, anche l’incremento percentuale dei grassi, in particolare insaturi, va considerato un importante step nella prevenzione del sovrappeso e dell’obesità52. Bevande zuccherate e sindrome metabolica S ono definiti EPL (Energy Providing Liquids) i succhi di frutta (100% frutta), le bevande alla frutta, i succhi di verdura e altre bevande zuccherate (soft drink, acqua zuccherata con o senza aromi, tè i- stantaneo zuccherato). Non c’è alcun beneficio nutrizionale nel somministrare EPL a lattanti nei primi mesi di vita: un eccessivo consumo di bevande zuccherate e il conseguente incremento dell’intake calorico si associa ad obesità nell’infanzia. L’AAP raccomanda che i lattanti <6 mesi di età non facciano uso di succhi di frutta. Frutta intera o passata o omogenizzata è più appropriata per il bambino che inizia il divezzamento fino all’anno di età e i bambini di 1–6 anni dovrebbero limitare il consumo di succhi di frutta a 120–180ml al dì. Il consumo di bevande zuccherate come la soda e le bevande alla frutta dovrebbe essere sconsigliato42,53,54. Long chain n-3 polyunsaturated fatty acids (LCPUFA) e sindrome metabolica I n letteratura ci sono ricerche limitate sul ruolo degli LCPUFA durante il divezzamento e gli effetti a lungo termine sulla salute cardiovascolare. Uno studio danese ha dimostrato che lattanti sani che ricevevano supplementi di olio di pesce avevano una pressione arteriosa più bassa e questi risultati sono stati confermati dallo studio si follow-up di Forsyth e collaboratori55,56. Sale e sindrome metabolica M olti studi suggeriscono che un precoce intake di sale può condurre allo sviluppo di una preferenza per il gusto salato, con conseguente intake di sale persistentemente elevato anche nelle età successive, che può portare ad aumentare la pressione arteriosa. Tuttavia ulteriori studi sono necessari42. Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine I fabbisogni: energia, macronutrienti, fibre, acqua, micronutrienti e vitamine L e raccomandazioni internazionali forniscono indicazioni precise sulla necessità e sulla adeguatezza dell’allattamento al seno esclusivo fino ai 6 mesi di vita del lattante. Infatti i fabbisogni nutrizionali, compreso quello dei micronutrienti, sono garantiti dal latte materno, ad eccezione della vitamina D e vitamina K. Dopo tale periodo, il latte materno non è più in grado di fornire sufficiente apporto di calorie, proteine, zinco, ferro e vitamine liposolubili (vitamina A e D), necessari a garantire una crescita adeguata del lattante1,2. Gli apporti consigliati e riportati di seguito per l’età compresa fra 6–12 mesi sono stati ricavati dal documento di sintesi LARN (Livelli di Assunzione di ••• L’eccessivo intake proteico (latte, carne e formaggi) durante il divezzamento è stato correlato al rischio di sovrappeso/obesità nelle età successive, mentre l’incremento percentuale dei grassi può contribuire alla prevenzione. L’ apporto quotidiano di energia in termini di calorie totali raccomandate è di 70–75 Kcal/Kg/die. Tale apporto deve essere correttamente ripartito fra i diversi macronutrienti sia in termini di quantità che di qualità. È fondamentale cercare di rispettare il più possibile tale apporto energetico quotidiano, in quanto la tendenza attuale è quella di abbondare con le calorie introdotte quotidianamente. Carboidrati L’ apporto quotidiano raccomandato è variabile fra il 45–60% delle calorie totali. Si consiglia di prediligere fonti alimentari amidacee se possibile a basso indice glicemico e soprattutto va limitato l’apporto di zuccheri semplici (per esempio succhi di frutta zucchero e dolcificanti in genere). In particolare gli alimenti amidacei da preferire sono i più semplici: pane, pasta, riso, altri cereali minori (quali mais, avena, orzo, farro, e così via) oltre alle patate. Fibre L’ apporto quotidiano raccomandato non è precisamente quantizzato nel bambino di età compresa fra 6–12 mesi. Nel bambino di età 1–3 anni, l’assunzione consigliata è di 10 g/die. Di seguito riportiamo il contenuto di fibre di alcuni vegetali. Basso Medio Alto Patata Carota Piselli Bietola Zucchina Fagiolini Lattuga Spinaci Lipidi L’ apporto raccomandato è del 40% delle calorie totali e non deve essere inferiore al 25%. Dal punto di vista qualitativo deve essere limitato il consumo di grassi saturi (presenti soprattutto negli alimenti di origine animale) privilegiando quelli insaturi, polinsaturi e monoinsaturi contenuti principalmente negli alimenti di origine vegetale e nel pesce. In particolare la quota di grassi saturi dovrebbe essere <10% dell’energia totale. Alcuni acidi grassi polinsaturi sono definiti “essenziali” (acido linoleico, precursore della famiglia degli ω-6 e l’acido α-linolenico precursore della famiglia degli ω-3) in quanto devono essere introdotti con l’alimentazione non potendo essere sintetizzati dall’uomo. Gli acidi grassi polinsaturi a lunga catena (LCPUFA) devono essere presenti nella dieta con un apporto consigliato di 250 mg/ die. Le fonti alimentari sono rappresentate da: semi e oli vegetali (olio extravergine di oliva) per gli acidi grassi della serie ω-6, pesci marini (sgombro, acciughe, salmone, tonno e così via) e oli di pesce per gli acidi grassi della serie ω-3. L’apporto minimo di olio extravergine di oliva consigliato è di: 10 grammi al dì. Protidi L’ apporto quotidiano raccomandato è di circa il 10% delle calorie totali; l’assunzione consigliata è di 1,1 g/Kg/die (assunzione racco- 25 Energia parte i II Contenuto in fibre di alcuni vegetali AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) revisionato nel 201457 e dal documento EFSA 2013 (European Food Safety Authotity)58. Tali fabbisogni devono servire solo come suggerimento al pediatra, nel caso in cui si rendesse necessario una valutazione degli apporti nutrizionali più precisa. Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine ••• Nel primo anno di vita aggiungere sale al cibo è inappropriato, in relazione al possibile rischio ipertensivo nelle età successive. mandata media 11 gr/die per l’età di 6 mesi). L’apporto proteico è stato ridotto negli anni perché più alti quantitativi sarebbero in grado di predisporre il bambino all’insorgenza di obesità. Si segnala come mantenere la quota proteica pari al 10% delle calorie totali, sia particolarmente difficoltoso, in quanto già con il latte (200 ml) circa il 30–40% dell’apporto proteico quotidiano è coperto. AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 26 Apporto proteico di alcuni alimenti – 1 Qualità di carne gr proteine/porzione di 20–30 gr Faraona petto 5,2–7,7 Tacchino fesa 4,8–7,2 Pollo petto 4,7–7 Maiale bistecca 4,3–6,4 Filetto di vitello/ vitellone/bovino adulto 4,1–6,2 Pollo intero (senza pelle) 3,9–5,8 Coniglio/cavallo 4–6 Merluzzo/sogliola 3,4–5,1 Apporto proteico di alcuni alimenti – 2 Alimento Quantità Grammi proteine Liomanzo 100 gr/10 gr 50/5 Omogeneizzato manzo 120 gr/100 gr/80 gr 7,4/6,2/5 Pesce fresco 100 gr 19 Legumi freschi 100 gr 7 Legumi secchi 100 gr 24 Latte formulato tipo 2 100 ml 1,4–1,5 Latte vaccino 100 ml 3,3 Secondo l’ESPGHAN, sarebbe consigliabile non introdurre latte vaccino prima del 12° mese di vita, in quanto povero di ferro e forse in grado di provocare microemorragie intestinali che vanno via via diminuendo con l’aumentare dell’età. Tuttavia questa raccomandazione non trova unanimità nella comunità scientifica e pone grossi interrogativi per l’aggravio economico che comporta l’acquisto di latte formulato fino all’anno di età per famiglie poco abbienti. Liquidi L’ apporto quotidiano di liquidi raccomandato è di 800 ml/die circa. Il fabbisogno è sotto anno di vita maggiore rispetto all’età successive e può essere calcolato attorno a 100 ml/Kg/die Vitamine e sali minerali V itamina D: è consigliato un apporto giornaliero di 400 UI. Solo il 10% del fabbisogno è introdotto con la dieta. Il 90% è sintetizzato dall’effetto dei raggi UVB sul precursore presente sulla cute. Attualmente si consiglia una supplementazione di 400 UI/die almeno fino all’anno di vita. Alimenti contenenti la vitamina D sono l’olio di fegato di merluzzo e i pesci grassi, tra le carni solo il fegato ne contiene oltre il livello di tracce e tra i derivati del latte solo il burro e i formaggi particolarmente grassi ed infine le uova. Calcio: è consigliato un apporto giornaliero di 260 mg. Si ritiene che la deficienza cronica di calcio nella fase di accrescimento corporeo possa determinare una ridotta densità minerale dell’osso rispetto al picco di massa ossea (maturità scheletrica). Alimenti contenenti calcio sono: latte e derivati che contribuiscono per più del 65% del fabbisogno totale di calcio, i vegetali che rappresentano circa il 12% dell’assunzione, i cereali che contribuiscono per l’8,5%, mentre le carni ed il pesce per il 6,5% . È difficile stimare la quota rappresentata dal calcio dell’acqua da bere poiché il contenuto delle acque potabili e delle acque minerali è molto variabile. Il latte formulato di tipo 2 contiene 230 mg di calcio/100 ml, mentre il latte di proseguimento 70 mg/100 ml. Sodio: è consigliato un apporto giornaliero di 0,4 gr. Le evidenze di una diretta correlazione tra il consumo di sodio ed ipertensione arteriosa sono ancora incerte nei bambini. Si consiglia di non aggiungere sale ai pasti, in quanto alcuni alimenti utilizzati dalle prime epoche del divezzamento hanno già un contenuto di sodio sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero. Ferro: è consigliato un apporto giornaliero di 7 mg. Lattanti allattati esclusivamente al seno che non ricevono supplementazione o non modificano l’alimentazione sono a rischio di deficienza di ferro durante il secondo semestre di vita. Discrete quantità di ferro sono presenti tanto in alimenti di origine animale (carne e pesce) che tra quelli di origine vegetale (legumi, indivia, radicchio verde, spinaci). Il ferro eme presente nelle ••• L’eccessivo consumo di bevande zuccherate ed il conseguente aumento dell’intake calorico è associato ad obesità nell’infanzia. Il consumo di bevande zuccherate dovrebbe essere sconsigliato. Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine ••• Consigli pratici L’introduzione di LCPUFA (olio di oliva e pesce) può avere un effetto positivo sulla pressione arteriosa nelle età successive. Rispettare l’intake calorico quotidiano (70–75 Kcal/kg/die). Fare attenzione all’apporto proteico (formaggi e carne), ricordando che 2 pasti di latte (200–300 ml) coprono circa il 30–40% del fabbisogno proteico quotidiano. Non salare gli alimenti. L’epoca di introduzione dei cibi solidi dovrebbe essere stabilita individualmente, sulla base delle competenze acquisite e dell’interesse del bambino (valutati insieme ai genitori) tenendo in considerazione il contesto famigliare. L’inizio di introduzione degli alimenti solidi al sesto mese rimane un goal desiderabile anche nelle società occidentali e nei bambini allattatati esclusivamente al seno, anche se può essere opportuno l’introduzione di cibi solidi in supporto al latte materno prima di tale età. Si suggerisce comunque di introdurre i cibi complementari non prima del 4 ° mese compiuto e non dopo il 6° mese compiuto. Il bambino dovrebbe introdurre nuovi alimenti mentre è allattato al seno. Non è consigliabile ritardare l’introduzione degli alimenti potenzialmente allergizzanti allo scopo di prevenire lo sviluppo di malattie allergiche; al momento attuale non esiste un’epoca ideale per introdurre il glutine in relazione all’insorgenza di MC e DM1, quindi il glutine potrà essere assunto dal bambino a discrezione della famiglia. È consigliabile incoraggiare la condivisione del momento del pasto e soddisfare la curiosità alimentare almeno fino all’anno di vita con vitamina D. Prediligere: amidacei · gliaglialimenti zuccheri semplici, limitando il più possibile l’assunzione di succhi di frutta e snack dolci; di grassi vegetali · l’assunzione rispetto ai grassi animali, ed in particolare meglio introdurre olio extravergine di oliva anziché burro o margarina; di pesce (almeno · il2 consumo volte/settimana) sulla carne; di frutta e verdura · il(seconsumo possibile 4 porzioni/die). emoproteine del pesce e della carne viene assorbito circa al 25%, mentre la percentuale di ferro non-eme assorbita varia dal 2 al 13%. Alcuni esempi di alimenti contenenti ferro sono: carne bovina1,9mg/100 gr; merluzzo 0,7mg/100 ml; spinaci 2,9 mg/100 ml. Negli ultimi anni comunque cominciano ad essere messe in discussione le supplementazioni marziali, in quanto sembrerebbero correlate ad un aumentata incidenza di infezioni. · · · · e le richieste del bambino con piccoli assaggi. Proporre cibi tritati, a pezzetti o finger food solo quando il bambino ha maturato le necessarie competenze posturali ed oromotorie. La dieta del bambino sarà tanto migliore quanto più la famiglia seguirà un’alimentazione corretta e bilanciata facendo attenzione all’apporto calorico e proteico. È fondamentale quindi fornire ai genitori indicazioni per una dieta nutrizionalmente equilibrata ed incoraggiarli a riconoscere e rispettare la capacità di autoregolazione del bambino. Promuovere il consumo quotidiano di frutta e verdura. Le modalità di divezzamento devono privilegiare le abitudini famigliari, etniche, regionali considerando i fabbisogni nutrizionali del bambino (LARN). In conclusione è d’obbligo affermare che sulla base della tipologia di studi disponibili non è possibile dedurre il numero di bambini necessari di un effetto misurabile a distanza per un determinato modello di introduzione degli alimenti. Tale considerazione spinge ad essere più prudenti nell’indicare con certezza i modelli più vantaggiosi · · . 27 Considerazioni conclusive AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 Supplementare Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 28 Bibliografia 1. EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies (NDA). Scientific Opinion on the appropriate age for introduction of complementary feeding of infants. EFSA Journal 2009;7(12):1423-61. 2. Agostoni C, Decsi T, Fewtrell M et al for ESPGHAN committee on Nutrition. Complementary Feeding: A Commentary by the ESPGHAN Committee on Nutrition. JPGN 2008;46:99-110. 3. Koplin JJ et al. Optimal time for solid introduction - why are the guidelines always changing? Clinical et Experimental Allergy 2013;43:826-34. 4. Naylor AJ, Maorrow A. 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Veena SR, Krishnavenia GV, Willsb AK, Hillb JC, Karata Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine APPENDICE Considerazioni su Baby Led Weaning (BLW) e Autosvezzamento · · 29 I l BLW è un approccio alternativo alla Alimentazione Complementare del lattante che enfatizza la capacità del bambino di autoalimentarsi con cibo tenuto in mano piuttosto che attraverso somministrazione di alimenti cremosi al cucchiaino da parte dell’adulto1,2. Una definizione italiana del BLW è l’autosvezzamento proposto da Lucio Piermarini:consiste nel proporre al lattante il cibo della famiglia tritato e spezzettato3,4. Entrambi gli approcci prevedono consensualmente l’allattamento al seno a richiesta, l’inizio di alimentazione complementare al 6° mese e la condivisione con la famiglia del tempo del pasto Le implicazioni positive di questo approccio sono svariate: il valore sociale della condivisione del pasto, la promozione della autonomia del bambino, il risparmio di tempo e denaro per i famigliari e, forse, l’autoeducazione della famiglia ad uno stile alimentare piu sano. Un unico lavoro (anglosassone) tuttavia avrebbe dimostrato che le famiglie non modificano, verso uno stile più sano, le loro abitudini alimentari5. La scarsità di ricerca su BLW e autosvezzamentofavorisce tuttora il persistere di perplessità fra i pediatri. Rischio di inadeguatezza dell’intake di ferro a fronte di copiosa letteratura sui rapporti tra deficit di ferro e sviluppo cognitivo6. Le famiglie che aderiscono al BLW propongono inizialmente al bambino vegetali cotti a vapore che non costituiscono sorgente di ferro assorbibile1. Rischio di apporto eccessivo di NaCl. Il rapporto tra intake di sodio e ipertensione AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 SC. Glucose Tolerance and Insulin Resistance in Indian Children: Relationship to Infant feeding Pattern. Diabetologia 2011;54(10):2533–2537. 40. Beyerlein A, Chmiel R, Hummel S, Winkler C, Bonifacio E, Ziegler AG. Timing of gluten introduction and islet autoimmunity in young children: update results from the BABYDIET study. Diabetes care 2014;37:3194-5. 41. Virtanen SM, Nevalainen J et al. Food consumption and advanced b cell autoimmunity in young children with HLAconferred susceptibility to type 1 diabetes: a nested case-control design. Am J Clin Nutr 2012;95:471–8. 42. Koletzko B, Brands B, Demmelmair H. 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Scientific opinion on dietary reference values for energy, EFSA panel on dietetic products, nutrition and allergies (NDA). EFSA Journal 2013;11(1):3005. Evidenze Indicazioni congiunte Sigenp/Siaip Emilia-Romagna sull’alimentazione complementare del lattante sano, nato a termine nell’adulto è dimostrato fin dai primi mesi di vita7. E’ stato anche ipotizzato un rapporto tra intake eccessivo di NaCl e patologie autoimmuni8. Rischio di apporto calorico insufficiente: un unico lavoro anglosassone che ha confrontato 92 lattanti BLW e 63 lattanti svezzati al cucchiaino convenzionalmente avrebbe riscontrato nei 2 gruppi una aumentata incidenza rispettivamente di sottopeso e di sovrappeso9. Rischio di aspirazione per la possibilità che il lattante non abbia ancora maturato la necessaria coordinazione tra respirazione, masticazione e deglutizione. Il 30% di un campione di 199 lattanti neozelandesi ha avuto almeno un episodio di soffocamento con assunzione di cibo intero (mela). E’ possibile che questa percentuale elevata sia dovuta alla difficoltà delle famiglie a distinguere tra soffocamento (choking) e conati di vomito (gagging)10. È evidente inoltre che la necessità di competenze posturali e oro motorie non consente questo tipo di approccio prima del 6° mese. Significativamente le madri paiono capaci di operare sintesi efficaci che includono i vantaggi di entrambi gli approcci: uno studio neozelandese rileva che, nonostante molti genitori ritengano di seguire il BLW, ben pochi in realtà lo seguono rigorosamente (8%) mentre la maggior parte sceglie un approccio flessibile che prevede tanto la proposta di alimenti della famiglia ritenuti idonei, quanto la somministrazione di alimenti cremosi al cucchiaio che assicurino l’intake di ferro o l’apporto calorico in talune circostanze (es. malattia)10. · L a popolarità tra le famiglie di approcci alternativi allo svezzamento e le diversità etniche e culturali rendono necessarie ricerche ulteriori sul campo per valutarne la adeguatezza nutrizionale. Nell’attesa, la sintesi tra le due modalità verosimilmente già operata spontaneamente da molte famiglie, permette di cogliere le implicazioni positive della condivisione del pasto, assicurando nel contempo al piccolo bambino la adeguatezza nutrizionale, e la attenzione che si deve prestare al momento nel quale il lattante manifesta la propria “voglia” di sperimentare nuovi alimenti . Gli autori dichiarano di non avere nessun conflitto di interesse. Carlo Agostoni dichiara di aver ricevuto fees per conferenze e presentazioni in tema di nutrizione pediatrica, ma non in relazione a prodotti specifici. AreaPediatrica | Vol. 16 | n. 1 | gennaio–marzo 2015 30 · Conclusione Bibliografia 1. Cameron SL et al. How feasible is Baby led Weaning as an approach to Infant feeding? A Review of the evidence. Nutrients 2012 nov 2; 4 (11): 1575-609 2. Cameron SL et al. Healthcare professionals’ and mothers’knowledge of, attitudes to and experiences with Baby-Led Weaning: a content analysis study. 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