I MUSCOLI I MUSCOLI I MUSCOLI La specializzazione delle cellule muscolari è quella di contrarsi: tutte le funzioni muscolari sono realizzate dalla contrazione coordinata delle cellule muscolari. Il meccanismo della contrazione è basato sull’interazione dei filamenti proteici di actina e miosina. Ci sono due tipi principali di tessuto muscolare, il muscolo striato, che ha un aspetto a bande, ed il muscolo liscio (senza striature) Il tessuto muscolare liscio circonda le pareti degli organi interni, come gli organi dell’apparato digerente, l’utero, la vescica, i vasi sanguigni etc. I muscoli che muovono lo scheletro sono muscoli striati e sono talvolta detti volontari. Il muscolo cardiaco, che costituisce la parete del cuore, è un particolare tipo di muscolo striato. Il tessuto muscolare liscio e quello cardiaco non sono, tranne in rari casi, sotto un diretto controllo volontario, e sono pertanto classificati come involontari. Circa il 40% del peso corporeo di un uomo (20% nella donna) è costituito da muscolo striato scheletrico. Un muscolo scheletrico è tipicamente collegato a due o più ossa, sia direttamente sia, più spesso, indirettamente mediante tendini, costituiti da robuste strisce di tessuto connettivo. Alcuni tendini, come quelli che collegano le ossa delle dita ai rispettivi muscoli dell’avambraccio, possono essere molto lunghi. Tipicamente, quando il muscolo si contrae, le ossa cui è collegato si muovono intorno a un’articolazione [...]. La maggior parte dei muscoli scheletrici che fanno capo ad un articolazione lavorano in coppie antagoniste, in cui un muscolo flette e l’altro estende. Inoltre, gruppi di coppie antagoniste possono contrarsi insieme per stabilizzare un’articolazione (es: mantenimento della postura eretta). [...] Anche le cellule del muscolo liscio contengono actina e miosina, ma le molecole non sono assembate in maniera regolare e non hanno un aspetto striato. Le cellule del muscolo liscio sono fusiformi e mononucleate. Dal punto di vista funzionale il muscolo liscio si contrae molto meno rapidamente di quello scheletrico e le sue contrazioni sono più prolungate, ed in genere non sono sotto controlo volontario. In gran parte degli organi cavi, come l’intestino, le fibre del muscolo liscio sono sono organizzate in strisce disposte su due strati, uno esterno longitudinale ed uno interno circolare, che possono contrarsi alternativamente (simile al meccanismo che consente il moto del lombrico). Negli organi interni dei vertebrati le variazioini di diametro e di forma, provocate dalla contrazione alternata delle due serie di muscoli, vengono utilizzate per per spingere i liquidi o i materiali semisolidi (come il cibo) lungo questi organi. Nei vasi sanguigni i fasci di fibre muscolari lisce che circondano le pareti contribuiscono al controllo del flusso sanguigno ed alla regolazione della pressione. Helena Curtis – N.Sue Barnes, “Biologia”, Zanichelli, 3ed, 1994 I MUSCOLI I muscoli scheletrici striati sono gli organi deputati alla generazione delle forze impiegate per il movimento. Dal punto di vista meccanico sono dunque elementi attivi, costituiscono gli “attuatori” dell’apparato muscolo-scheletrico. I muscoli sono giuntati ai segmenti ossei dello scheletro per mezzo dei tendini, che dal punto di vista meccanico sono elementi passivi, così come le ossa. La parte centrale del muscolo è denominata ventre muscolare e rappresenta la parte carnosa, costituita da fibre muscolari, vasi sanguigni, tessuto connettivo. Le parti terminali del muscolo vengono generalmente definite origine e inserzione. • Origine è il punto di terminazione del muscolo allo scheletro, che si trova più vicino al tronco (o meno mobile). • Inserzione rappresenta invece il punto di fissazione allo scheletro più distante dal tronco (o più mobile). punti di origine ventre muscolare punto di inserzione Esempio in figura: muscolo bicipite brachiale. punti di origine: tubercolo sopraglenoideo (Capo lungo) e apice del processo coracoideo della scapola punto di inserzione: tuberosità del radio I MUSCOLI La denominazione dei muscoli è molto varia e può ad esempio riferirsi: alla forma (muscoli lunghi, brevi, anulari e larghi, oppure…muscolo deltoide, muscolo quadrato dei lombi, muscolo romboide, muscolo trapezio ecc.); all'azione che essi svolgono (muscoli flessori, muscoli estensori, muscoli pronatori, muscoli adduttori, muscoli abduttori ecc.); alla forma e alla funzione (muscolo pronatore rotondo, muscolo pronatore quadrato); all'organo servito (muscoli laringei, muscoli esofagei, muscoli gastrici); alle ossa alle quali sono inseriti (muscoli tibiali, muscoli peronieri); al numero dei capi d'inserzione (bicipiti, tricipiti, quadricipiti) o alla loro direzione (obliqui, retti, trasversi). I MUSCOLI bicipite brachiale •flessione del gomito •supinazione della mano brachiale •flessione del gomito I MUSCOLI - Classificazione in base ai punti di origine e di inserzione Classificazione in base ai punti di origine • muscoli monocipiti: sono quelli che hanno un solo punto di origine • muscoli bicipiti: sono quelli che hanno due punti di origine • muscoli tricipiti: sono quelli che hanno tre punti di origine • muscoli quadricipiti: sono quelli che hanno quattro punti di origine Classificazione in base ai punti di inserzione: • muscoli monocaudati: sono quelli che hanno un solo punto di inserzione. • muscoli bicaudati: sono quelli che hanno due punti di inserzione. • muscoli tricaudati: sono quelli che hanno tre punti di inserzione. • muscoli pluricaudati: sono quelli che hanno più punti di inserzione. I MUSCOLI - Classificazione in base ai punti di origine e di inserzione bicipite brachiale tricipite brachiale tricipite della sura quadricipite femorale I MUSCOLI - Classificazione in funzione della disposizione delle fibre Muscoli a fasci paralleli • Muscoli fusiformi: sono quelli che hanno fasci muscolari pressoché paralleli tra di loro e che si fanno convergenti su un tendine in corrispondenza di una o di entrambe le estremità •Muscoli nastriformi: sono quelli che hanno fasci muscolari organizzati parallelamente fra di loro da una estremità all'altra •Muscoli larghi: sono quelli che fusiforme unipennato multipennato bipennato hanno fasci muscolari piatti che si fondono con le aponeurosi alle estremità •Muscoli a ventaglio: sono quelli in cui i fasci muscolari divergono in corrispondenza di una estremità e convergono su un tendine di inserzione all'altra estremità Muscoli a fasci obliqui o pennati • Muscoli pennati: sono quelli che hanno un tendine centrale sul quale vanno a confluire e a tendersi le fibre muscolari • Muscoli semipennati: sono quelli che hanno due lamine tendinee fra le quali sono tese le fibre muscolari • Muscoli pluripennati: sono quelli che hanno molti tendini di origine sui quali vanno a confluire e a tendersi le fibre muscolari La disposizione delle fibre è associata alla funzione del muscolo: i muscoli veloci sono solitamente a fasci paralleli, quelli forti pennati. I MUSCOLI - STRUTTURA I MUSCOLI – FIBRA MUSCOLARE (o miocita o miocellula) MUSCOLO (epimisio) FASCICOLI (perimisio) FIBRE MUSCOLARI (endomisio) Le fibre muscolari sono cellule fusiformi (diametro ≈10 ÷ 100µm) polinucleate che si estendono da un capo all’altro del muscolo o solo in parte di esso, e terminano in tessuto tendineo o connettivo. Le fibre sono raggruppate in fasci e fascicoli per mezzo di tessuti connettivi. La membrana che avvolge la singola cellula-fibra, il sarcolemma (analogamente alla membrana assonica), consente la propagazione del potenziale d’azione (il “segnale elettrico”) che attiva la contrazione. La massa delle fibre muscolari è 75% acqua e 25% proteine (solubili 30% , miosina 38%, actina 12%). Tra gli altri elementi, all’interno della cellula sono presenti le miofibrille (80% in volume della cellula), che costituiscono la parte contrattile vera e propria della cellula. Le miofibrille sono costituite da una sequenza organizzata di strutture di filamenti proteici (sarcomeri) che si ripete periodicamente. I MUSCOLI – SARCOMERO La miofibrilla è una sequenza periodica di strutture elementari dette sarcomeri. Il sarcomero è l’unità anotomo-funzionale elementare del muscolo scheletrico. È costituito da una matrice regolare di filamenti proteici (principalmente actina e miosina) disposti in parallelo. All’esame della miofibrilla al polariscopio si identificano le zone diversamente colorate: il sarcomero è la porzione tra due bande Z consecutive. Lunghezza sarcomero: 2-3µm nei mammiferi La linea M e la linea Z sono costituite da tessuto connettivo CONTRAZIONE: la banda I e la banda H si accorciano (le due linee Z si avvicinano), la banda A rimane inalterata. Lunghezza sarcomero: 2-3mm nei mammiferi I MUSCOLI – Unità motoria L'unità motoria è costituita da un motoneurone e da tutte le fibre muscolari da esso innervate. Dal punto di vista fisiologico è l'unità funzionale minima dell'apparato neuromuscolare, infatti le fibre muscolari appartenenti a una medesima unità si contraggono in maniera sincrona, secondo la legge del "tutto o nulla". In dettaglio l'unità motoria è composta dal corpo cellulare del motoneurone, situato nel midollo spinale, dal suo assone (che è unito ad altri in fasci a formare nervi periferici), dalle fibre muscolari innervate dal medesimo assone e dalla giunzione neuromuscolare, che permette le contrazione muscolare a seguito dell'impulso nervoso. Il tipo di fibre muscolari appartenenti a una medesima unità è sempre lo stesso (I, IIA o IIX) mentre il numero può variare di alcuni ordini di grandezza. In muscoli di ridottissime dimensioni ma in cui è necessario un controllo fine del movimento, come i muscoli estrinseci degli occhi, un'unità motoria comprende al massimo 10-20 fibre, mentre nei muscoli degli arti inferiori, deputati a movimenti ampi che richiedono molta forza, possono arrivare ad un paio di migliaia (nel gastrocnemio, ad esempio). Nella contrazione muscolare l'ordine di attivazione delle unità motorie è fisso: per prime vengono attivate le fibre di tipo I ("rosse"), capaci di forza contrattile minore, e solo se necessario le fibre più grosse di tipo II. I MUSCOLI – Unità motoria Helena Curtis – N.Sue Barnes, “Biologia”, Zanichelli, 3ed, 1994 I MUSCOLI – Meccanismo della contrazione Il potenziale d’azione dell’assone del motoneurone si trasmette alla impulso nervoso raggiunge la giunzione neuromuscolare, causa il rilascio di un trasmettitore che eccita chimicamente la fibra muscolare, producendo un potenziale d’azione che percorre il sarcolemma (1- 3m/s) . Tale variazione del potenziale elettrico del sarcolemma attiva un complesso fenomeno chimico all’interno della cellula, che ha l’effetto di alterazione dei legami (cross bridges) della teste di miosina con i filamenti di actina. Le teste tendono a compiere dei movimenti rotatori alternati e compiere nuovi legami in posizioni più “avanzate”. L’azione dei ponti non può essere sincrona, mentre alcuni tirano, altri si stanno appena attaccando, altri staccando per spostarsi verso un nuovo sito di attacco. La forza di picco in ogni momento riflette il numero medio di ponti attivi al momento. L’effetto globale è una riduzione della lunghezza del sarcomero, che si traduce in una forza di contrazione riscontrabile ai capi della fibra. I MUSCOLI – Meccanismo contrattile Rilassamento: il rilassamento muscolare è completamente passivo, consiste nella cessazione di produzione di forza e può o meno essere associato all’allungamento del muscolo, le fibre muscolari sono incapaci di allungarsi autonomamente. Forza contrattile: è condizionata dal tipo di stimolo, dalla lunghezza del muscolo al momento dello stimolo e durante la contrazione, dalla velocità alla quale il muscolo si contrae. I muscoli possono essere indotti a contrarsi con mezzi naturali o artificiali Artificialmente, lo stimolo può essere applicato direttamente al muscolo, oppure indirettamente al nervo. Quando l’impulso è applicato al motoneurone tutte le fibre innervate si attivano (tutte o nessuna), aumentare l’ampiezza dello stimolo non aumenta l’intensità della risposta delle fibre. Quando un singolo impulso adeguato è applicato all’intero muscolo questo si contrae velocemente in uno spasmo. L’entità dello spasmo varia con il numero di fibre che hanno risposto allo stimolo, e con l’ampiezza dell’impulso. Nello spasmo, dopo un breve periodo di latenza, la forza comincia ad aumentare in maniera iperbolica fino ad un picco (periodo di contrazione), quindi decresce più lentamente fino a zero (periodo di rilassamento). La forza esterna misurata nello spasmo è inferiore all’intera capacità contrattile del materiale, a causa delle componenti viscoelastiche del tessuto muscolare. Al fine di generare una contrazione un singolo impulso deve avere una certa intensità minima per generare una contrazione. I MUSCOLI – Meccanismo contrattile Artificialmente un muscolo può essere stimolato con impulsi elettrici o chimici e la singola stimolazione produce un evento contrattivo (twitch) della durata variabile tra pochi ms fino a circa 150ms. L’inizio della contrazione è ritardato rispetto alla stimolazione esterna (sia naturale che artificiale). Tale ritardo è detto periodo di latenza. I MUSCOLI – Meccanismo contrattile Sperimentalmente si osserva che l’ampiezza e il tipo di forza contrattile sviluppata dipendono dalla frequenza della stimolazione. Una serie di stimolazioni ripetute, con frequenza inferiore a 6 Hz, produce contrazioni separate e distinguibili, con uguale forza massima. Al crescere della frequenza nascono effetti additivi e i twitch tendono a fondersi (meccanismo della sommazione). Il valore della forza generata a regime tende ad un limite, legato alla frequenza di stimolazione. Per frequenze superiori a 60 Hz si ha saturazione (regime tetanico). La forza generata dalle fibre muscolari dipende dalla frequenza di stimolazione. Al disopra di 100 Hz, un ulteriore aumento della frequenza ha un effetto trascurabile sul valore della forza generata. È interessante notare come la frequenza di stimolazione corrispondente al regime tetanico, sia molto vicina alla frequenza elettrica di rete negli usi domestici. I dati presentati nella figura, provenienti dagli esperimenti di A.V. Hill, sono stati ottenuti in condizioni isometriche, cioè con il muscolo vincolato a lunghezza costante. I MUSCOLI – Meccanismo contrattile tetano completo tetano incompleto tetano incompleto scossa muscolare semplice I MUSCOLI – Valutazione del comportamento meccanico Il ricercatore A.V. Hill (premio Nobel per la medicina e fisiologia nel 1922) dedicò parte della sua attività scientifica alla comprensione del comportamento meccanico dei muscoli, ed i risultati del suo lavoro sono alla base dei modelli meccanici usati ancora oggi. I parametri rilevanti per la descrizione del comportamento meccanico sono forza, lunghezza e spostamento. Nella realtà fisica sono presenti innumerevoli situazioni con diversi valori di forza esterna, condizioni di vincolo, esigenze cinematiche. Nei suoi esperimenti Hill definì alcune “trasformazioni” tipiche: • Contrazione Isometrica . Si ottiene fissando le estremità del complesso muscolo tendineo. • Contrazione Isotonica.Uno dei capi del muscolo-tendine è fisso all’altro è applicata una forza costante, ad esempio un peso. • Contrazione libera. Uno degli estremi è fisso, l’altro è libero e privo di carichi. È un particolare caso di contrazione isometrica. • Rilascio rapido (quick release). Si tratta di una trasformazione ottenuta combinando le prime due. Il muscolo è prima portato all’eccitazione tetanica in condizioni isometriche con un’opportuna stimolazione, quindi è rilasciato uno degli estremi, al quale è applicato un carico costante. I MUSCOLI – contrazione ISOMETRICA ed ISOTONICA I MUSCOLI – contrazione ISOMETRICA I MUSCOLI – contrazione ISOTONICA I MUSCOLI – CONTRAZIONE ISOMETRICA Negli esperimenti di Hill, i risultati di una serie di contrazioni isometriche mostrarono che la forza tetanica sviluppata dipendeva dalla lunghezza con una legge approssimativamente parabolica. La figura rappresenta quest’andamento riferito a un singolo sarcomero. La lunghezza sulle ascisse è riportata sia in termini assoluti che relativi, mentre in ordinate abbiamo il rapporto tra la forza generata e quella massima, in percentuale. Si può osservare che la lunghezza massima del muscolo giunge a circa 1.8 il valore a riposo, quella minima a 0.6. Alla luce della teoria dei filamenti scorrevoli si riesce a dare una giustificazione qualitativa della forma della curva. Se assumiamo che la forza generata durante la contrazione sia proporzionale al numero delle teste dei filamenti di actina e miosina che possono interagire, è evidente che, in mancanza di sovrapposizione, la forza generata è nulla (situazione D). Quando nasce una sovrapposizione dei filamenti per scorrimento relativo, la forza generata aumenta. Questo incremento ha termine quando la sovrapposizione è completa, per giungere a un massimo di forza, nella regione comunemente chiamata plateau region. Se il muscolo continua a contrarsi, la forza riprende a diminuire, per annullarsi completamente quando i due filamenti contigui di actina cominciano a sovrapporsi. Il diagramma presentato si riferisce a condizioni di eccitazione tetanica, riporta quindi per ogni valore della lunghezza del sarcomero la forza massima che il muscolo può produrre. I MUSCOLI – CONTRAZIONE ISOMETRICA (Relazione forza/lunghezza del sarcomero) Tensione - % del valore massimo Gli esperimenti di Hill hanno permesso di valutare la forza massima che può esprimere una fibra muscolare in funzione della sua lunghezza. Condizioni sperimentali: contrazione isometrica, stimolazione tetanica. Il grafico in figura riporta la forza normalizzata rispetto alla forza massima misurata F/Fmax (sarcomero) . L0 = lunghezza del muscolo a riposo, L = lunghezza del muscolo durante la singola prova Se il muscolo viene stimolato alla sua lunghezza “naturale” esso sviluppa la forza maggiore. Se le fibre sono troppo estese o troppo compattate non riescono ad esprimere tutta la forza potenzialmente erogabile. Una possibile giustificazione lega la forza massima al numero di cross bridges che riescono a formarsi all’interno dei sarcomeri: con il crescere dell’allungamento della fibra si ha una riduzione del grado sovrapposizione dei filamenti di actina e miosina con conseguente riduzione del numero teste di miosina in grado di creare i legami utili. Viceversa, quando le fibre si accorciano troppo, l’interferenza tra i filamenti proteici ne ostacolerebbe lo scorrimento. 100% C 80% B 60% D 40% 20% A E 0.6 1 1.8 L/L0 1.2µm 2µm 3.6µm L Lunghezza del sarcomero (assoluta e relativa alla lunghezza di riposo) I MUSCOLI – CONTRAZIONE ISOMETRICA (Effetto della rigidezza sulla forza totale) Le prove per ottenere i punti sperimentali alla destra di L/L0 =1 sono condotte su muscoli con lunghezza iniziale maggiore di quella di riposo: occorre sottoporre il muscolo ad una forza di trazione per portarlo alla lunghezza voluta (forza passiva). Durante gli esperimenti la forza realmente misurata è la forza totale. Per ottenere la forza relativa alla sola forza imputabile al sarcomero occorre sottrarre la forza passiva. La forza passiva ha un andamento tipicamente non lineare, a causa delle caratteristiche non lineari del tessuto connettivo presente nel muscolo. F = Fpassiva F = Fpassiva + Fattiva F=0 L = L0 L > L0 L > L0 I MUSCOLI – QUICK RELEASE (relazione forza / velocità di contrazione) F=0 F = Mg F = Fmax Lf Li S: tensione sviluppata dal muscolo; v: velocità di contrazione; S0: tensione isometrica massima; a, b: costanti con dimensioni rispettivamente di forza e velocità. Se nell’equazione precedente si pone v = 0 si ottiene: (S+a) ∗ b = (S0+a) ∗b S= S0. (4.5.2) Se si pone S = 0 si ha invece: a ∗ (v+b) = (S0+a) ∗b ∗ v=S0 ∗ b a = v0. (4.5.3) Poiché S0 e v0 sono determinabili sperimentalmente come la massima tensione isometrica a velocità nulla e la massima velocità di contrazione a forza nulla, possiamo ottenere il rapporto a/b dalla (4.5.3). Vedremo in seguito come giungere al valore delle due costanti. Li M M M V = (Lf – Li)/Δt I MUSCOLI – EQUAZIONE DI HILL Hill sintetizzò i dati sperimentali raccolti nelle prove descritte in precedenza nella formula: S: tensione sviluppata dal muscolo; v: velocità di contrazione; S0: tensione isometrica massima (dipende da L0); a, b: costanti con dimensioni rispettivamente di forza e velocità. (S + a) ⋅ (v + b) = (S0 + a) ⋅ b v=0 S=0 (S + a) = (S0 + a) a ⋅ (v + b) = (S0 + a) ⋅ b S = S0 v= (S0 + a) ⋅ b S ⋅b −b= 0 a a v= S0 ⋅ b = v0 a v0 Poiché S0 e v0 sono determinabili sperimentalmente come la massima tensione isometrica a velocità nulla e la massima velocità di contrazione a forza nulla, possiamo ottenere il rapporto a/b. S0 I MUSCOLI – EQUAZIONE DI HILL (forma adimensionale) È conveniente scrivere l’equazione di Hill in forma adimensionale: (S + a) ⋅ (v + b) = (S0 + a) ⋅ b (S0 + a) (S + a) (S + a) (S + a) − b ⋅ (S + a) (S − S) v= 0 −b= 0 = b⋅ 0 (S + a) (S + a) (S + a) (v + b) = b ⋅ S S S0 ⋅ 1 − S0 ⋅ 1 − S0 S0 v = b⋅ = b⋅ S S S a ⋅ 0 + 1 a ⋅ 1 + c ⋅ S0 S0a ponendo c= S0 a S 1 − S0 v = v0 S 1 + c ⋅ S0 v0 = S0 ⋅ b a v 1 − v0 S = S0 v 1 + c ⋅ v0 Nella forma adimensionale le costanti da determinare sono S0,v0, e c. Queste costanti dipendono da numerosi fattori, come la lunghezza iniziale del muscolo e altri parametri chimico-fisici. S0 (massima tensione isometrica) è legata a L0 (lunghezza del muscolo a riposo) da una legge approssimativamente parabolica (si ottiene dalle prove di contrazione isometrica). v0 (massima velocità di accorciamento ) è indipendente da L0 (con ragionevole approssimazione), quindi si può ritenere in via approssimata che a sia proporzionale ad S0, secondo la (4.5.6), mentre b = v0/c. I valori di c variano nel campo c = 1.2 ÷ 1.4 (per il muscolo scheletrico) Ricavato quindi S0 sulla base di L0 e v0 da dati sperimentali o valutazioni su dati esistenti in letteratura, sarà possibile ottenere le costanti che appaiono nelle due forme dell’equazione di Hill. I MUSCOLI – EQUAZIONE DI HILL (S + a) ⋅ (v + b) = (S0 + a) ⋅ b v S = 1 − S0 v0 S 1 + c ⋅ S0 forma classica da determinare: S0, a, b forma adimensionale da determinare: S0, v0, c S0 prove di contrazione isometrica S0= f(L0) v0 quick release a carico nullo v0 ≠f(L0) c altre prove, letteratura a c= b v0 = S0 a S0 ⋅ b a c = 1.2 ÷ 1.4 I MUSCOLI – MODELLO FUNZIONALE A TRE ELEMENTI (sarcomero) L’equazione di Hill descrive solo le proprietà attive del muscolo scheletrico durante il tetano. È necessario un modello più completo per descrivere il comportamento del muscolo non stimolato, o durante il singolo spasmo, o il fenomeno delle sovrapposizione delle onde: il più conosciuto è il modello funzionale di Hill a 3 elementi. CE: elemento contrattile (rappresenta lo scorrimento dei filamenti di actina-miosina dove l’attacco e distacco dei ponti in risposta all’attivazione produce una tensione attiva). SE: elemento elastico in serie (elasticità dei filamenti, bande Z e tessuto connettivo. Può derivare anche dalla non uniformità della lunghezza del sarcomero). PE: elemento elastico in parallelo (elasticità del tessuto connettivo, delle membrane cellulari, dei mitocondri e degli strati collaginei). L - lunghezza del sarcomero (fattore di scala → lunghezza del muscolo) M - lunghezza del filamento di Miosina C - lunghezza del filamento di Actina 2C+M - lunghezza massima del sarcomero (nessuna sovrapposizione Lmax) Δ - sovrapposizione tra i filamenti Lc - lunghezza di CE = 2C+M-Δ = Lmax - Δ η - elongazione di SE S - tensione su SE e CE P - tensione su PE T - tensione totale (fattore di scala → tensione nel muscolo) I MUSCOLI – MODELLO FUNZIONALE A TRE ELEMENTI (sarcomero) Congruenza delle lunghezze (*) L = L c + η = 2C + M - ∆ + η = L max - ∆ Equilibrio dei carichi T =S+P Tensione elemento elastico in serie S = S(η) Tensione elemento elastico in parallelo ( ) P = P + βP ⋅ e * α P (L −L* ) - βP P * , L* stati di riferimento Se si assume che l’equazione di Hill valga solo per l’elemento contrattile (cioè che la v non dipenda da η), dalla prima relazione e dall’equazione di Hill, si può scrivere: S (L ) − S v = -L& = ∆& = b 0 C S+a L - lunghezza del sarcomero (fattore di scala → lunghezza del muscolo) M - lunghezza del filamento di Miosina C - lunghezza del filamento di Actina 2C+M - lunghezza massima del sarcomero (nessuna sovrapposizione Lmax) Δ - sovrapposizione tra i filamenti Lc - lunghezza di CE = 2C+M-Δ = Lmax - Δ η - elongazione di SE S - tensione su SE e CE P - tensione su PE T - tensione totale (fattore di scala → tensione nel muscolo) La formula di Hill vale in condizioni eccitazione tetanica. Se si effettuano gli stessi esperimenti con eccitazione a frequenza minore, si misurano forze inferiori: si può tenere conto di questo fatto introducendo una funzione di attivazione, compresa tra 0 (stimolazione nulla) ed 1 (stimolazione tetanica), che va a moltiplicare S0 . (*) Lmax= 2C+M, lunghezza del sarcomero alla sua massima estensione I MUSCOLI – MODELLO FUNZIONALE A TRE ELEMENTI (sarcomero) La formula di Hill vale in condizioni eccitazione tetanica. Se si effettuano gli stessi esperimenti con eccitazione a frequenza minore, si misurano forze inferiori: si può tenere conto di questo fatto introducendo una funzione di attivazione f(t), compresa tra 0 (stimolazione nulla) ed 1 (stimolazione tetanica), che va a moltiplicare S0 . f(t) ⋅ S0 (L C ) − S v = -L& = ∆& = b ; 0 ≤ f(t) ≤ 1 S+a In forma adimensionale diventa: S f(t) − S0 ( LC ) v = ∆& = v 0 ⋅ S 1 + c ⋅ S ( L ) 0 C v0 = b ⋅ c= S0 (L C ) a massima velocità di accorciamento tetanica S0 (LC ) a Ricordando che L = Lc + η e considerando che η è qualche percento di L , si può assumere L ≈ Lc Inoltre, se 2 ≤ L ≤ 2.2µm , la dipendenza da L risulta così piccola che si può scrivere: S f(t) − S0 ∆& = v 0 ⋅ S 1 + c ⋅ S0 I MUSCOLI – MODELLO FUNZIONALE A TRE ELEMENTI (sarcomero) Abbiamo 6 incognite (L, Δ, η, S, P, T) e 5 equazioni. 1 L = L c + η = 2C + M - ∆ + η S = S(η) ) P = P * + β P ⋅ e αP (L−L ) - β P 5 S ∆& = v 0 ⋅ f(t) − S0 2 T =S+P 3 ( 4 * S 1 + c ⋅ S0 Per risolvere il problema indeterminato si puo procedere in due modi: 1. Definire la relazione tra S e P, ovvero la relazione che definisce come i due rami (CE+SE e PE) si ripartiscono il carico. 2. Assumere L o T noti in ingresso al sistema L muscolo L costante: prova isometrica T T muscolo L T costante: prova isotonica prova di quick release: prova isometrica + prova isotonica. I due schemi funzionali permettono di caratterizzare i blocchi funzionali del modello a tre elementi sulla base delle prove di quick release. I MUSCOLI – MODELLO FUNZIONALE A TRE ELEMENTI Accenniamo il caso semplificato in cui η = L - L max + ∆ 1 L = L c + η = 2C + M - ∆ + η 1 2 T =S+P 3 S = S(η) 4 P = (P * + β P )⋅ e α * P (L − L ) - βP L ≅ L0 ⇒ P ≅ 0 5 ∆& = v 0 ⋅ f(t) − S S0 S 1 + c ⋅ S0 Rimangono 3 equazioni (n° 1, 3 e 5) e 4 variabili (L, Δ, η, S) (Condizione di ingresso: Δ(0) = Δ0 Il sistema è determinato se si assume L in ingresso. I MUSCOLI – MODELLO FUNZIONALE A TRE ELEMENTI Rimangono 3 equazioni (n° 1, 3 e 5) e 4 variabili (L, Δ, η, S) (Condizione di ingresso: Δ(0) = Δ0 Il sistema è determinato se si assume L in ingresso. L muscolo T L costante: prova isometrica Eq.1 η = L - L max + ∆ Eq.3 S = S(η) S ∆& = v 0 ⋅ f(t) − S0 Eq.5 S 1 + c ⋅ S0 1. Si entra in eq.1 con L e Δ0 e si calcola η 2. Si entra con η in eq.3 e si trova S(η) dell’istante iniziale 3. Con S(η) e f(t) – è ipotizzato un certo grado di attivazione – si ricava v (=dΔ/dt) 4. Si integra v (le condizioni iniziali sono note) per trovare il nuovo valore di Δ con il quale si ricolacola η con l’eq.1 (ritorno al punto 1) Eseguendo il ciclo si ottiene il valore di S (= T) in funzione del tempo I MUSCOLI – MODELLO FUNZIONALE A TRE ELEMENTI Rimangono 3 equazioni (n° 1, 3 e 5) e 4 variabili (L, Δ, η, S) (Condizione di ingresso: Δ(0) = Δ0 Il sistema è determinato se si assume T in ingresso. T muscolo L T costante: prova isotonica Eq.1 η = L - L max + ∆ Eq.3 S = S(η) S ∆& = v 0 ⋅ f(t) − S0 Eq.5 S 1 + c ⋅ S0 1. Si assume un valore di S (= T) 2. Dalla relazione di eq.3, noto S, si ricava η 3. Dalla relazione di eq.5, noto S ed il grado di attivazione f(t) si ricava v (=dΔ/dt). 4. Si integra v (le condizioni iniziali sono note) per trovare il nuovo valore di Δ. 5. con i valori di Δ del punto4 e di η del punto2 si calcola L con l’eq.1 (ritorno al punto 1) Eseguendo il ciclo si ottiene il valore di L in funzione del tempo