[11 recto]
Un'altra ragione è che, se lo stomaco fosse collocato diritto lungo il dorso, allora i due orifici, cioè
quello superiore e quello inferiore, sarebbero diretti e perciò nell'Uomo che ha statura eretta lo
stomaco non conterrebbe bene il cibo, ma questo scenderebbe subito (fuori) da esso. (Lo stomaco) è
dunque stato situato così affinché questo non succeda. Similmente, la terza ragione di questa
(posizione dello stomaco) è, per quel che riguarda la sua apertura superiore, perché la sua parte
superiore deve ricevere la bile nera dalla milza che è nella parte sinistra, e, riguardo la parte
inferiore, deve ricevere la bile (gialla) dal fegato che è nella parte destra. Da questo appare il
secondo punto, cioè i rapporti. Di conseguenza si vedrà meglio perché (lo stomaco) ha rapporti con
la milza, il fegato, il cuore ed il cervello e (tutto) questo sarà spiegato in seguito; perché si vedrà che
è in rapporto con la milza attraverso le vene che portano la bile nera alla bocca dello stomaco ed
attraverso le vene che arrivano al lato sinistro dello stomaco per nutrirlo. Similmente, ha rapporti
con il fegato grazie alle (altre) vene che restano, con il cervello attraverso il nervo che arriva alla
bocca dello stomaco e si distribuisce estensivamente nella parte superiore dello stomaco. Con il
cuore invece ha rapporto grazie alla arteria magna che è sotto di lui. Da ciò ne può conseguire il
terzo punto, cioè quale forma abbia, perché (lo stomaco) ha forma rotonda, poiché tale forma è la
meno atta ad essere danneggiata ed anche perché è la più capace (in volume) di tutte le altre. Lo
stomaco deve contenere molte cose, ma non ha una forma perfettamente rotonda, ma arcuata per la
ragione già detta, perché la sua parte superiore è inclinata verso sinistra e l'inferiore verso destra alla
maniera di una zucca da fiaschi. Effettivamente tutto ciò che si dirà dello stomaco apparirà meglio
dopo (aver fatto) l'anatomia degli organi che seguono. É evidente anche il quarto punto, cioè quale
sia la dimensione dello stomaco che è molto grande, dato che talvolta deve ricevere e contenere una
grande quantità di cibo. In realtà non ha sempre la sua dimensione massima, ma si adatta
precisamente alla quantità del contenuto, perché è estensibile e piegabile. Circa il quinto punto,
osserva le sue parti ed il loro numero. Le sue parti sono di due tipi, cioè comuni e specifiche; alcune
sono poi quantitativamente costanti. Del primo tipo sono le sue due tuniche: la prima, interna, è
fibrosa, la seconda, esterna, è muscolare. Però la prima è più spessa della seconda perché questa
(interna) deve mettersi in contatto con il cibo per prima, perciò deve essere spessa per non essere
lesa da esso. E c'è anche un altro motivo, dato che lo stomaco è molto estensibile grazie a quella
tunica (interna), cosa che è resa talvolta necessaria dalla grande quantità del cibo. Ma quella esterna,
sebbene sia necessaria alla digestione, è più sottile, perché la digestione dello stomaco è aiutata
dagli organi vicini e circostanti, mentre l'estensibilità ed il contenimento del cibo non (lo è). Queste
tuniche non differiscono solamente nella (loro) composizione, dimensione e posizione, ma anche
nella disposizione delle fibre; perché nella prima (tunica), dove ha sede l'appetito, e l'appetito è
destinato ad attrarre direttamente (il cibo), le fibre sono stati disposte per attrarre. Le fibre
longitudinali sono per tale (scopo) e perciò in essa ci sono fibre longitudinali; poiché all'attrazione
segue subito l'assorbimento, perché ogni cosa che è attratta, è attratta per essere assorbita, dato che è
attirata affinché un organo provi con essa piacere; questa è la ragione per cui in questa tunica
(interna) sono stati poste anche delle fibre trasversali che servono per l'assorbimento. Però quelle
(fibre trasversali) non sono collocate nella parte interna di quella tunica (interna), ma in quella
esterna. Al contrario, nella seconda (tunica esterna), dato che è destinata alla digestione e serve alla
digestione ed è seguita dalla successiva eliminazione, nella sua composizione sono state incluse
fibre circolari. Da ciò si vede la ragione per cui la tunica interna è fibrosa e non muscolare, a causa
delle fibre longitudinali che debbono essere in quella interna, che è, ovvero deve essere, il principio
dell'appetito. Un'altra ragione è che quella interna è destinata alla sensibilità, (mentre) quella esterna
(è destinata) a digerire ed a modificare (il cibo). Quindi si ha una sensibilità migliore quando la
sensazione avviene direttamente sulla parte sensibile o sull'organo sensitivo. Al contrario, la
modificazione e la digestione (del cibo) può essere fatta per mezzo interposto (senza contatto
diretto); questo è ciò che Avicenna spiega espressamente nel capitolo sugli organi (del) primo
(libro) del Canon, prima fen. La natura ha fatto la tunica interna dello stomaco (con una
composizione) fibrosa (e) quella esterna muscolare. Infatti il processo digerente può, per (le sue
proprie) qualità, raggiungere ciò che viene digerito senza essere impedito (da ostacoli). Invece
l'organo sensitivo non può percepire ciò che percepisce, se non attuando questa sensazione, cioè
attraverso il contatto. Ci sono poi altre parti di esso (lo stomaco), cioè (quelle) quantitativamente
costanti, come la regione superiore ed il suo orifizio, e la regione inferiore ed il suo orifizio, che si
chiama portanarium. La regione superiore è, come vuole la natura, più ridotta di della inferiore,
perché in quella inferiore, non nella superiore, deve avvenire la digestione e deve essere contenuto
il cibo. Gli orifizi di queste (due) regioni (dello stomaco) sono analoghi e differenti. Sono analoghi
perché sono entrambi posti ai lati e non sono posti o inclusi nell'eminenza distale della parte
superiore ed inferiore. Al contrario, la parte inferiore discende più del portanarium o piloro,
affinché il cibo non discenda ma sia contenuto in essa come in una borsa; nello stesso modo quella
superiore sopravanza la bocca dello stomaco (l'orifizio del cardia), in modo che, quando a stomaco
pieno l'Uomo si piega in basso, il cibo non salga all'esofago ed alla bocca, specialmente quando lo
stomaco è molto pieno. Da ciò puoi renderti conto del perché il diaframma venga compresso dalla
quantità eccessiva di cibo, (ma) il cibo non fuoriesca (dalla bocca). Gli orifizi sono anche analoghi
perché si trovano entrambi nella parte dello stomaco che è in rapporto o in contatto con la colonna
vertebrale. Infatti, la bocca dello stomaco si trova convenientemente all'inizio del suo rapporto con
la colonna vertebrale, e perciò la bocca dello stomaco si mette in rapporto con le vertebre della
colonna subito (più sotto al livello) dove finisce e s'inserisce il diaframma; questo è (il livello del) la
tredicesima (vertebra), perché sulla dodicesima c'è l'ultima costa falsa presso la quale termina il
diaframma. Da ciò ti rendi conto che quando vuoi modificare e trattare o intervenire in altro modo
attorno alla bocca dello stomaco dall'esterno, la cosa migliore è farlo sulla colonna vertebrale
all'altezza della dodicesima e tredicesima vertebra, specialmente quando questo (lo stomaco) è
disturbato dal fegato e dalla milza, purché non l'impedisca l'arteria aorta che è (pure) contro la
colonna vertebrale. Fino al piloro lo stomaco è in rapporto con le vertebre che seguono (più in
basso), che si chiamano vertebre dei reni. Allora l'altra parte (dello stomaco), l'inferiore, dalle
vertebre gira verso sinistra, e perciò questi due orifizi sono analoghi. Sono differenti perché
l'orifizio superiore, che si chiama bocca dello stomaco, è più largo del piloro, (quello) inferiore;
questo fu (fatto) perché attraverso la bocca dello stomaco talvolta deve discendere del cibo di
consistenza grossolana, dura e non digerito; per questo (la bocca dello stomaco) deve essere ben
larga. Ma attraverso l'orifizio inferiore deve uscire solo una sostanza digerita, resa fine e liquida,
perciò (il piloro) non è tanto largo. Questo (completa l'argomento) sulle sue parti; qui sorge il sesto
aspetto che si deve indagare circa lo stomaco e cioè quale sia la sua composizione, giacché si vede
in esso che la tunica fibrosa è maggiore (di quella muscolare), perché la sostanza fibrosa predomina
(nello stomaco). E da ciò è evidente quale sia la sua complexio, che è fredda e secca. E' evidente a
cosa serve e la funzione (dello stomaco) che (è) duplice: una (è) di attirare il cibo per tutto l'insieme
(del corpo) per mezzo della tunica interna, l'altra (è) di preparare il cibo per nutrire tutto l'insieme
(del corpo), ciò per mezzo della tunica esterna muscolosa e degli organi che (la) coadiuvano. Da ciò
puoi renderti conto che (lo stomaco) può soffrire di malattie di ogni genere, a cui possono essere
interessati in modo sostanziale tutti gli organi principali, come il fegato, il cuore, il cervello e, per
conseguenza, tutto il corpo. Però la loro cura non dipende molto dall'anatomia vera e propria, come
(d'altra parte) quella degli altri (organi della digestione); questo (completa l'argomento) sullo
stomaco.
[MILZA]
Non puoi vedere bene l'anatomia della milza se non tagli alcune costole false dal fianco sinistro;
non sollevarle del tutto, ma quanto basta per il tuo lavoro. (Una volta) tagliatele, ti appare (chiara) la
posizione della milza che aderisce alla parete sinistra dello stomaco nella sua parte concava; per
quel che riguarda la parte convessa, essa è in rapporto con la colonna vertebrale ed al peritoneo con
delle membrane molto delicate originate dal peritoneo. In secondo luogo si può vedere che la sua
posizione non è altrettanto alta come la posizione del fegato. La sua forma è quadrangolare, perché
nell'Uomo è quasi come un quadrangolo a causa della forma dello stomaco, di cui la milza deve
riempire la concavità circostante nella parte sinistra (dello stomaco). In terzo luogo prendi visione
della sua dimensione, che nell'Uomo è proporzionale alla dimensione degli altri organi. I suoi
rapporti sono con il cuore, il fegato, il mesentere, l'omento e lo stomaco. (La milza) ha rapporti con
tutti questi organi, tranne il cuore, per mezzo della vena che va dalla porta hepatis alla milza, un
collegamento che è ben chiaro. Infatti, se continui a dissecare vedrai che dalla vena porta del fegato
arriva alla milza una grossa vena; da questa (vena) discende, a metà del suo percorso, un ramo verso
il basso per nutrire il mesenterio e porta l'acquosità e l'umidità. In seguito, quando questa vena si
approssima alla milza, da essa si stacca un (secondo) ramo che va a nutrire la parte inferiore sinistra
dello stomaco. Dopo (la vena splenica) arriva poi alla milza nella sua parte concava, e nella sua
concavità si ramifica in due, cioè un (ramo) inferiore ed uno superiore. L'inferiore discende verso il
basso per nutrire l'omento nella parte sinistra. Ma il (ramo) superiore, mentre passa per la parte
concava della milza, si ramifica in due, il primo dei quali si rende alla parte superiore sinistra (dello
stomaco) per nutrirla. L'altro si rende invece nelle vicinanze dell'orifizio dello stomaco per portare
la bile nera, che fluisce alla bocca dello stomaco per stimolare l'appetito. Quel (sangue venoso) che
poi rimane nella milza, la nutre. Da questo ti è evidente con quali organi sia collegata la milza
attraverso la vena (porta). (La milza) è poi in rapporto (vascolare) con il cuore mediante le arterie
che arrivano ad essa dall'arteria aorta che è contro la colonna vertebrale al di sotto del diaframma.
Sul lato sinistro lo stomaco è ben riscaldato da queste arterie, ovvero dalla milza grazie a queste
arterie; questa è la ragione per cui alla milza arrivano molte arterie grosse, cosi' come un'altra
ragione è che con il calore delle arterie il sangue denso che deve nutrire la milza si rarefa' e viene
[digerito], perché la milza ha una struttura fine in cui deve accogliere l'umore denso della bile nera.
Da ciò ti è evidente ciò che devi osservare della milza, cioè (fra l'altro) quale sia la sua struttura,
giacché la sua struttura è fine e spugnosa; dopo di che è evidente il sesto punto, cioè che complexio
abbia (la milza), perché, in confronto alla pelle, è calda ed umida, sebbene in verità sia fredda e
secca, a causa del (suo) nutrimento; la sua funzione è ovvia. Da ciò ti appare (chiaro) che, siccome
(la milza) contiene l'umore (della bile nera) e comprende (una materia) densa inadatta alla
evacuazione, si riempie di frequente, si ostruisce e forma ascesso; delle sostanze risolventi molto
forti dissolvono allora la sua composizione, se sono forti e se si adattano agli umori; questo (basta)
riguardo la milza.
[FEGATO]
Vedi chiaramente che il fegato è situato sul lato destro abbracciando lo stomaco, molto elevato
verso l'alto; non t'inganni il fatto che in un animale morto è situato molto più sotto alle costole,
infatti (nell'organismo vivente) non è così perché (il fegato) si trova sotto il diaframma ed il
diaframma si inserisce sulla parte distale delle costole. Ma questo succede perché (dopo la morte)
gli organi della respirazione sono molto ridotti e perciò il fegato riempie il loro spazio libero
comprimendo il diaframma; devi perciò portare (il fegato) verso il basso sollevando l'animale o il
corpo. In secondo luogo osserva la sua dimensione (che) è molto grande nell'uomo dato che
(l'Uomo) è un animale caldo ed umido. In terzo luogo guarda le sue parti, alcune delle quali sono
del tutto interne, altre (sono) più esterne. Del tutto interni sono i suoi cinque lobi, sebbene
nell'Uomo non siano sempre separati fra loro. Alcuni di quei lobi sono composti di vene divise e
disperse in essi come una rete; gli spazi vuoti di questa rete sono riempiti dal tessuto che è la
struttura propria del fegato, che è (fatto di) sangue coagulato; in queste vene è contenuto il chilo che
è distribuito finemente e grazie alla (sua distribuzione) fine viene in contatto con il fegato e
modificato; ciò comporta che il fegato sia in contatto quasi interamente con tutto il chilo; questo è
stato predisposto dalla natura affinché la trasformazione del chilo in sangue fosse migliore ed
ottimale, dato che le modificazioni che avvengono finemente sono migliori. Ma tu (ti) chiederai
perché la natura non ha predisposto la stessa cosa nello stomaco, ma ha posto nello stomaco una
cavità. Io dico che (la natura) ha fatto questo perché nello stomaco non deve avvenire una
digestione completa, come nel fegato; e anche perché nello stomaco si introducono cibi grossolani
che non potrebbero penetrare attraverso vie molto strette, ma nel fegato si dice (da parte delle
autorità) che arrivi e penetri solo della sostanza liquida. Sebbene questa digestione avvenga in tutto
il fegato, avviene soprattutto nella parte superiore e perciò questa parte è più solida e più compatta.
Le sue parti esterne sono le parti con le quali ha rapporti con gli altri organi. Infatti (il fegato) è in
rapporto con il cuore attraverso la vena cava, che nasce dalla parte convessa (dorsale) del fegato e
attraverso le arterie, come vedrai nell'anatomia del cuore e della vena cava. E' in rapporto con il
diaframma, a cui è sospeso, e con le vertebre dorsali, o colonna vertebrale, a cui è attaccato per
mezzo della sua capsula. La sua capsula è poi duplice, cioè (una) che (lo) copre ed avvolge ed (una)
che (lo) sospende. Il primo (strato) è quello che vela la sua struttura, il secondo lo sospende verso
l'alto al diaframma. Dal primo (il fegato) subisce a volte un dolore dovuto alla (propria) dimensione,
a causa del secondo subisce una dolore dovuto al (proprio) peso, data l'azione aggravante della
materia. Vi sono poi alcune parti che si formano in esso (fegato) e queste sono duplici, cioè le vene
ed il canale della cistifellea. Di questo canale si vedrà in seguito. Le vene sono duplici, cioè la vena
cava che nasce dalla convessità dorsale del fegato e la (vena) concava o (vena) porta che nasce dalla
concavità inferiore del fegato. Dell'anatomia della vena cava si vedrà in seguito. Ci sono cinque
rami della vena porta che entrano nel fegato, così come ci sono i cinque lobi già detti del fegato.
Quelle (vene) che escono dal fegato sono invece otto; due (sono) piccole e non ti sforzerai di
evidenziarle, perché ti basta se individuerai quelle che seguono. Delle altre sei, la prima va alla
parte destra dello stomaco per nutrirne la tunica esterna e specialmente la parte inferiore. La
seconda (vena) va proprio alla milza, la cui anatomia hai già visto nell'anatomia della milza; questa
è molto grande e ben distinguibile. La terza si dirige verso il fianco sinistro e va all'intestino retto ad
estrarre la parte liquida del cibo, se ne è rimasta alcuna funzione (nutritiva). La quarta componente
va alla parte destra superiore dello stomaco per nutrirla dalla parte opposta di quella che veniva
dalla milza sul lato sinistro (dello stomaco). La quinta componente si divide, perché una va alla
parte destra dell'omento per nutrire nella parte opposta di quella che veniva dalla milza per nutrire il
lato sinistro dell'omento. L'altra divisione (della quinta vena) va all'(intestino) colon per assimilare
quello che è in esso e per nutrirlo; perciò nella parte destra l'omento continua in gran parte con il
colon. La sesta componente va all'(intestino) digiuno e quel che ne rimane si divide tra gli intestini
gracili, cioè l'ileo fino al cieco; in esso (ileo) vi sono più vene mesenteriche che in qualsiasi altro
(intestino), perciò questo ramo (della sesta vena) ti si presenterà chiaramente; questo (basta)
riguardo la terza cosa da osservare nel fegato. La quarta cosa che devi vedere è la sua forma e
fattezza. Infatti ha una forma semilunare perché ha una concavità ed una convessità; per questa
ragione un ascesso formatosi nel suo dorso deve avere una forma semilunare. In quinto luogo ti
appare la sua composizione, perché, da quanto è stato detto prima, in esso c'è un suo tessuto che è
come sangue coagulato; in esso c'è anche una complexio calda ed umida. La sua funzione ed il suo
funzionamento sono chiari, perché il suo funzionamento è trasformare il chilo in sangue; poiché
l'idropisia è una malattia propria della formazione del sangue, è chiaro che l'idropisia è una malattia
propria del fegato. E' poi abbastanza evidente perché questi liquidi o questi prodotti gassosi arrivino
a tutto l'insieme (del corpo) come nell'anasarca. Perché poi i prodotti gassosi ed i liquidi arrivino
alla cavità del ventre, come nell'ascite e nella timpanite, è stato spiegato più su nell'anatomia del
ventre e della parete dell'addome.
[CISTIFELLEA]
La cistifellea è (in) uno spazio della concavità del fegato, nel suo lobo di mezzo, e la ragione di
questo è che deve trasmettere agli intestini la bile che contiene, per la ragione detta più sopra.
Orbene, (la cistifellea) trasmette questa bile agli intestini più efficacemente che se fosse collocata
nella parte convessa del fegato. Inoltre in quel caso non toccherebbe l'intestino colon per la
funzione detta sopra. Ma tu chiederai come si può verificare il detto di Galeno, nel quinto libro del
De juvamentis membrorum, capitolo terzo, che lo scarico della bile è nel mezzo delle vene che
portano il sangue al fegato e delle vene inferiori che assorbono (dagli intestini) e portano il chilo al
fegato. Bisogna dire che quell'affermazione è vera per quel che riguarda la posizione del collo della
cistifellea; perché l'inizio del collo è nel mezzo del fegato, come ci si può vedere praticamente, e qui
deve essere l'inizio della sua origine, dato che nella regione mediana del fegato si compie la
digestione dei succhi intestinali; dunque qui il sangue deve essere liberato di tutti gli eccessi di
liquido; per questo il collo della cistifellea deve essere qui e (deve) averci la (sua) origine, sebbene
la borsa o vescica della cistifellea sia collocata (altrove) come si è detto. La seconda cosa che devi
osservare sono i suoi rapporti. I suoi rapporti appaiono dall'(osservazione delle) sue parti che
distinguerai sollevando la cistifellea dalla parte inferiore; allora vedi chiaramente che è fatta di due
parti, cioè la vescica che contiene (la bile) ed il suo collo che (la) porta via e trasporta; fino ad una
certa distanza questo collo è unico, dopo si biforca; un ramo penetra nel fegato verso il mezzo, o
meglio nasce dalla regione mediana del fegato per attirare la bile dal fegato. L'altro ramo grande
scende verso l'intestino duodeno, come hai visto sopra; questo si biforca poiché da esso parte un
ramo piccolo, che si dirige verso il fondo dello stomaco per coadiuvare la (sua) digestione;
quest'(ultimo) è piccolo per non stimolare in modo eccessivo l'eliminazione (dallo stomaco); questo
è vero nella maggior parte dei casi. In alcuni (cadaveri) però questo ramo è più grande di quello che
va all'intestino predetto; da (l'anatomia di) questa (regione) potrai trovare praticamente la soluzione
di una questione che ci si pone solitamente (leggendo) nel terzo libro del De virtutibus naturalibus,
perché Galeno dice che attraverso lo stesso collo la cistifellea attrae la bile ed (anche) la espelle,
cosa che si può vedere (nel cadavere) perché la espelle verso l'organo ed il luogo da cui l'ha attratta.
Per questo bisogna dire che questo (della cistifellea) è un dotto unico fino ad una certa distanza,
dopo però si biforca. Da ciò ti appare quali siano i rapporti della cistifellea, poiché è collegata con il
fegato, con gl'intestini e con lo stomaco. Inoltre è in rapporto con altri organi attraverso le vene, le
arterie ed i nervi; perché, oltre al canale predetto, ad essa arrivano vene ed arterie per nutrirla che
puoi osservare praticamente; poiché (essa) non è nutrita da ciò che arriva alla sua parte concava,
secondo Galeno nello stesso terzo libro; ugualmente ad essa arrivano dei nervi mediante i quali è
provvista di sensibilità. Da ciò appare (chiara sia la questione) del terzo punto, cioè quante siano le
sue parti, che (quella) del quarto punto, (cioè) quale sia la sua dimensione. Il quinto punto, cioè
quale sia la sua forma, (è anche chiaro) perché ha una forma allungata con una rotondità. La sua
struttura è membranosa. Le sue funzioni appaiono chiaramente da quanto si è già detto, perché è
fatta per attirare la bile rossa in eccesso dal fegato e per espellerla nell'intestino, come si è detto. Da
ciò puoi renderti conto di quali siano le malattie che possono derivare da essa, e sono molto
fastidiose perché sono ostruzioni. Questa ostruzione può essere duplice perché o avviene nel suo
dotto comune o in uno dei suoi rami. Se l'ostruzione avviene nel suo dotto comune, allora la bile
non sarà eliminata dal fegato, si mescolerà con il sangue per tutto il corpo; se questa bile è fluida e
se il corpo è predisposto alla febbre, (l'ostruzione) causa febbri putride biliose. Se invece (la bile) è
densa, causerà itterizia; allora le sindromi potranno essere (del tipo) colorato, ma più o meno
secondo che (il dotto) abbia attratto (la bile) verso gl'intestini. Talvolta però succede che questa
ostruzione è soltanto nel canale che arriva agl'intestini; allora la bile è attratta alla cistifellea e non
può essere espulsa agl'intestini perché il canale è chiuso; allora (la bile) imputridirà e produrrà una
febbre terzana o continua e le feci non saranno colorate, ma l'urina sì. Talvolta invece l'ostruzione
sarà nel canale che arriva al fegato; allora le feci non saranno colorate e la bile non sarà nemmeno
condotta alla cistifellea e quindi non sarà accumulata in essa e di conseguenza non imputridirà nel
luogo in questione; perciò (l'ostruzione) produce itterizia biliosa o febbre continua. Nota bene
queste ostruzioni, perché ti servono molto per la cura e capitano molto spesso. Da ciò hai l'anatomia
completa del fegato.
[VENA CAVA E RENI]
Compiute queste cose, puoi sollevare la milza e tagliare via il fegato, però non tutto; ma nella parte
convessa, dove c'è l'origine della vena cava, elimina (solo) una parte per (permettere di) vedere le
altre che abbiamo riservato per (studiare) le parti posteriori del fegato e di quella vena (cava). Poi
elimina lo stomaco, ma reclina indietro il mesenterio, perché hai visto la sua anatomia nell'anatomia
degl'intestini.
Sollevate tutte queste parti, ti apparirà una grossa vena, che è il ramo discendente della vena cava,
ed una grossa arteria, che è il ramo discendente dell'aorta; quando questa vena cava è all'altezza dei
reni, da essa si ramificano due vene che si chiamano renali, una delle quali va al rene destro e l'altra
al sinistro. Gli orifizi (nella vena cava) di queste (vene) non sono però alla stessa altezza, ma uno è
più alto e superiore all'altro, e ciò affinché un rene non impedisca l'azione attraente dell'altro. Nella
maggior parte dei casi quello superiore è l'orifizio della vena che arriva al rene destro (e) l'origine di
quella che arriva al rene sinistro (è) inferiore, sebbene qualche volta succeda il contrario. La ragione
di questo è che nella maggior parte dei casi il rene destro deve essere più elevato verso l'alto del
sinistro; questo perché sollevarsi è proprio di ciò che è caldo, ed esso è più caldo del sinistro. Per la
stessa ragione l'intestino cieco è collocato nella parte destra sotto il rene. Allo stesso modo
(abbiamo visto che) il fegato era sollevato in alto, mentre la milza discendeva di più nel lato
sinistro; ma se uno avesse il fegato grande, il cieco sarebbe piccolo, il colon sarebbe invece
sollevato nella parte sinistra e la parte (sinistra del corpo) o il rene sinistro sarebbe più caldo del
destro e sarebbe nel modo contrario; ma questo è raro. Ciascuna di queste vene renali va alla
concavità del rene, perciò devi dissezionare una di loro, ed è meglio che tu dissezioni delicatamente
quella che si dirige al rene destro, per il motivo che sarà detto, ed in essa tu ponga un bendaggio; e
vedrai che arriva alla concavità vuota del rene, del quale rene ti appare già la posizione, perché la
sua posizione è quasi vicina al fegato. Ma tu chiederai perché (il rene) non è in basso vicino alla
vescica. Io dico che la ragione di questo è per attrarre bene l'umidità dal fegato. Infatti quando
l'organo che attrae è vicino a quello da cui deve attrarre, l'attrazione è migliore. Appare (chiaro)
anche il rapporto con il fegato, poiché (il rene) riceve una grossa vena dal fegato, attraverso la vena
cava, e per mezzo di quella vena il fegato può attrarre ed espellere sotto forma di urina l'umidità del
corpo la quale, una volta separata dal sangue, è del tutto superflua. Con questa umidità è attratto
anche il sangue perché, secondo Galeno nel sesto libro del De juvamentis e nel capitolo terzo e
secondo del De virtutibus naturalibus agli organi a cui arriva del liquido superfluo attraverso un
grosso vaso, assieme al liquido vi è attratta contemporaneamente anche la sostanza funzionale, cioè
il sangue; questa è la ragione per cui alla milza ed al cuore assieme al liquido superfluo proprio a
loro è attratto il sangue. Ma verso entrambe le vesciche, cioè a quella del fiele e a quella dell'urina,
il liquido superfluo è attratto da solo (e) senza sangue; da ciò ti appare che, se l'urina arriva ai reni
mista con il sangue e alla vescica (arriva) depurata e separata dal sangue, bisogna dunque che nei
reni sia depurata e filtrata. (L'urina assieme al sangue) viene filtrata perché arriva alla concavità dei
reni; devi vedere (questo) aprendo la parte convessa di esso (rene), non quella concava, e continuare
nel senso della lunghezza finché intravedi la concavità; allora ti appare subito una membrana
dall'aspetto di tela fine; questa è la vena renale suddivisa finemente alla maniera di un colino;
attraverso queste porosità l'urina può passare ma il sangue no; perciò l'urina viene colata e separata
verso il basso, nel rene, (fino) all'orifizio con cui si continua l'uretere che discende verso il basso
fino alla vescica e attraverso questo l'urina discende nella vescica; da ciò ti appare che (il rene) è in
rapporto con la vescica ed è anche in rapporto con il cuore per mezzo delle arterie che vi
pervengono, e con il cervello per via dei nervi che vi pervengono dal midollo spinale per ramificarsi
nella sua membrana (superficiale), attraverso la quale ha sensitività; il sangue rimane nel rene ed è
attratto verso il suo tessuto e nutre il rene. Da ciò appare il terzo punto, cioè quale sia il numero
delle sue parti, perché innanzitutto è limitato dato che sono due, cioè il (rene) destro ed il sinistro;
una ragione è che, se capita un danno ad uno la funzione avviene per mezzo dell'altro. La seconda
ragione è che possano attrarre efficacemente e in modo completo tutto il liquido superfluo che è
parecchio, (anche) più di qualunque altro (liquido) della seconda digestione. Da ciò appare (chiaro)
perché non c'è soltanto un (rene), come c'è una (sola) milza ed una cistifellea. Ma tu chiederai
perché non c'è un (solo rene) grande, capace di attrarre tutto il liquido. A ciò risponde Galeno nel
capitolo citato prima; se ci fosse soltanto un (rene) grande, allora il corpo umano eretto non sarebbe
uguale sui due lati ma ineguale, cosa che è anormale e da evitare. Il numero delle parti è poi chiaro,
dato che (il rene) ha un tessuto proprio, una cavità, una membrana e un apparato filtrante. Per il
quarto punto, nota le dimensioni e la forma: (il rene) ha forma allungata in modo tale che vi si
distinguono le due aperture predette. Appare (chiaro) anche il quinto punto, (cioè) quale sia la sua
struttura, che è carnosa e molto solida, per non essere alterata e disciolta dai liquidi caustici.
Appaiono (chiare) anche le funzioni dei reni o del rene. Da ciò nota qui che nei reni qualsiasi tipo di
malattia si manifesta in una malattia difficile (da curare); innanzitutto (si hanno) disturbi della
complexio come il diabete, dovuto al calore eccessivo, che secondo Galeno, nel sesto libro del De
interioribus si può paragonare alla diarrea dello stomaco, perché molto liquido viene subito estratto
ed espulso dai reni senza digestione. Esso soffre anche di un disturbo della complexio, tipico (del
rene) specialmente per quel che riguarda la quantità, come il calcolo, la sabbia ed i peli. Il calcolo e
la sabbia sono prodotti per lo più dalla stessa sostanza e nello stesso luogo. Infatti la sostanza di tutti
questi (depositi solidi) sono gli umori densi che si concentrano e s'induriscono a causa del calore dei
reni; a volte succede che induriscono poco, allora si formano dei peli che diventano sottili e lunghi
perché la materia viene espulsa gradualmente e continuamente attraverso qualche poro stretto, (così
come) la materia dei peli e dei capelli viene espulsa gradualmente e continuamente dai pori della
pelle; quando questa materia si riscalda di più, si genera la sabbia che, aggregata, genera il calcolo;
questo calcolo è rosso perché il rene è rosso; se questo calcolo è così grande da non poter uscire per
l'uretere o non si rompe, è difficilissimo o impossibile da curare, perché (non si potrebbe curare)
che mediante un'incisione, da cui guardati assolutamente. Se invece (il calcolo) è piccolo o
frangibile viene curato con difficoltà ed è espulso con fortissimi dolori, dato che passa per organi
molto sensibili e penetra per le cavità della vescica che sono molto strette; ma con la forza esse si
aprono e si dilatano e non è impossibile che si scindano in qualche parte. I reni soffrono anche di
soluzione di continuità per quel che riguarda la loro vena, per cui avviene un flusso di sangue
insieme con l'urina. Nota che si deve capire bene che la soluzione (di continuità) di questa vena, che
causa il flusso di sangue, è avvenuta ed avviene nella parte dove quella vena è più sottile e più
fragile; questa parte è nella membrana con funzione filtrante, che ti appare durante l'osservazione.
Perciò quando quella (vena) ha una soluzione (di continuità), dovendo impedire al sangue di
discendere, non glielo impedisce, quindi il sangue esce con l'urina e causa la minzione di sangue. E'
vero che altri dicono che questo accade per una vena rotta al di sopra dei reni e dicono che la causa
(del disturbo) allora è che la vena nel contenere si dilata. Ma attieniti a ciò che è stato detto prima,
perché è più ragionevole e si accorda meglio con l'osservazione. In terzo o quarto luogo, (il rene)
subisce una malattia complessa come l'ascesso; allora c'è un dolore aggravante infisso in esso a
causa della sua struttura solida, come se una pietra fosse infissa sul posto; riguardo questo (tipo di)
dolore (l'ascesso) ha molto in comune con la colica, ma la differenza distintiva è stata esposta sopra.
Compiute queste cose, non sollevare i reni ma, quando arrivi ai vasi spermatici, tralascia l'anatomia
dei vasi spermatici e dei testicoli in modo da vedere la loro origine, sebbene la vescica sia l'ottavo
organo nell'ordine (d'osservazione).
[VIE GENITALI DELLA DONNA]
Devi poi sapere che gli organi della riproduzione negli uomini e nelle donne sono omologhi in
qualche aspetto ed in qualcuno no, anzi in certi aspetti sono diversi. In primo luogo sono omologhi
nei vasi genitali riguardo la loro origine; perché, secondo Avicenna nel terzo (libro) del Canon, fen
XX e fen XXI sull'anatomia dell'utero, i vasi genitali negli uomini e nelle donne nascono vicino ai
reni, in modo tale che i vasi genitali che sono dalla parte sinistra hanno origine dalla vena renale
sinistra e quelli destri hanno origine davanti ai reni, cioè le vene (genitali hanno origine) dalla vena
cava e le arterie dall'arteria aorta; poiché queste vene hanno origine dal cuore e dal fegato, come
vedrai qui sotto, puoi capire come i vasi genitali siano separati dal cuore (cioè) non (siano connessi)
direttamente ma in modo indiretto, e puoi vederlo negli uomini e nelle donne; sebbene siano
omologhi nel luogo d'origine, riguardo i luoghi in cui terminano (i vasi genitali) sono invece molto
differenti negli uomini e nelle donne, perché nelle donne terminano presso l'utero nella regione
esterna (ad esso) dove vi sono i testicoli; anzi a dire il vero (i vasi) si avvolgono e s'intrecciano al di
fuori dell'utero e riempiono gli spazi tra l'intreccio con pezzetti di tessuto ghiandolare. Perciò essi
non sono veramente dei testicoli come quelli dell'uomo, anzi sono come i testicoli di lepre (e) sono
fatti per lo scopo predetto e per generare un certo liquido come saliva che produce piacere nelle
donne. In seguito questi vasi penetrano nel tessuto dell'utero, ne raggiungono la cavità, ne diventano
le bocche e sono chiamati cotiledoni, perché mediante loro il feto si lega all'utero, per cui avviene il
flusso delle mestruazioni; certuni (di questi vasi) raggiungono l'apertura fibrosa dell'utero per
portar(vi) il liquido salivare già detto; da queste vene si ramificano, o hanno origine, due vene da
ciascun lato (e) ciascuna penetra nella parete addominale e sale; quanto più sale meno è nascosta e
(diventa) esterna e sottocutanea e si avvicina sempre più finché arriva alle mammelle. Perciò nelle
donne quando fai l'anatomia della parete addominale tieni conto di queste vene e conserva questa
regione; questo nella donna, dato che nella scrofa e negli altri animali che hanno le mammelle nella
parete addominale, queste vene nascono nell'utero ed appaiono nella parete addominale. Dopo che
queste vene o questa vena è discesa più profonda nel petto, vicino o all'altezza del processo xifoide,
(termina in) una vena che arriva alle mammelle per distribuirvi il sangue che deve trasformarsi in
latte; di queste non se ne vede che una, che nelle scrofe gravide appare bene; così ti appariranno i
rapporti tra l'utero e le mammelle attraverso quelle vene e (perché) l'applicazione di una ventosa
riduce il flusso delle mestruazioni.
[UTERO]
Per continuare questo argomento, se fai l'anatomia di una donna, dopo i vasi genitali devi vedere
l'anatomia dell'utero come negli altri organi. In primo luogo osserva la posizione ed i rapporti, in
secondo luogo la forma, in terzo luogo la dimensione, in quarto luogo la struttura, in quinto luogo il
numero delle sue parti, in sesto luogo le sue funzioni e le sue malattie. Osserverai la sua posizione,
dato che è situato nella piccola pelvi che è la cavità definita nella parte posteriore dalle vertebre
dell'osso sacro e dal coccige e sul davanti dalla parte detta pube o femur; (l'utero) si trova
immediatamente fra l'intestino retto, che è come un cuscino nella parte posteriore, e la vescica sul
davanti, specialmente per quel che riguarda il suo collo, perché il collo della vescica sovrasta il suo
collo, sebbene la sua cavità sia più alta della cavità della vescica. L'utero si trova proprio nel mezzo
tra il (lato) destro e il sinistro. In secondo luogo osserva i suoi rapporti che sono molti perché è in
rapporto con quasi tutti gli organi superiori; (l'utero è in rapporto) con il cuore ed il fegato mediante
vene ed arterie, con il cervello per mezzo di molti nervi e, per conseguenza, con lo stomaco
attraverso entrambi (vasi e nervi); (l'utero è in rapporto) con gli organi mediani come il diaframma e
la parete addominale, perché attraverso di loro è in rapporto con i suddetti (organi); (l'utero è in
rapporto) in modo particolare con le mammelle come ho (già) detto, sebbene sia in rapporto (con le
mammelle) anche attraverso altre vene che provengono dalla vena cava inferiore (e) che nascono
sotto l'angolo xifo-costale come si dirà più sotto. (L'utero) è anche in rapporto con gli organi
inferiori, come la vescica, attraverso il suo collo, ed il colon; è in rapporto anche con le ossa
dell'anca e con ambedue le articolazioni della coscia; i legamenti che connettono l'utero alle ossa
dell'anca sono grossi e forti; (essi) sono grossi e larghi vicino all'utero (e diventano) sottili vicino
alle ossa dell'anca, come le corna che escono dalla testa di un animale, perciò si chiamano corna
dell'utero. La sua forma è di foggia quadrangolare con una certa rotondità ed ha un collo lungo nella
parte inferiore; la ragione di questa forma è dovuta alle limitazioni dello spazio e all'uso o (alla)
necessità per cui è stato creato, la quale sarà detta in seguito; in conseguenza a tale forma si ha la
individuazione delle sette cellette di cui si dirà (più avanti). In terzo luogo osserva la sue
dimensioni. La sua dimensione è tipicamente mediocre e segue la dimensione della vescica. Ma (la
grandezza dell'utero) varia per altre ragioni, giacché aumenta o diminuisce secondo la gravidanza;
poiché una donna incinta ha un utero più grande di una non incinta. In secondo luogo (la
dimensione varia) secondo il coito, poiché una donna che pratica il coito ha l'utero più grande di
una vergine o di una continente; nello stesso modo accade all'organo sessuale degli uomini, poiché
l'uso ingrandisce un organo, secondo Galeno, sesto libro del De Interioribus . In terzo luogo (la
dimensione varia) secondo l'età, poiché una donna giovane ha (l'utero) più grande di una fanciulla e
di una vecchia. In quarto luogo (la dimensione varia) secondo la complexio a la costituzione
generale del corpo; questo si può ricavare dal terzo libro del 'Canon' (di Avicenna), XXI fen,
capitolo succitato; per queste quattro ragioni, la donna che ho anatomizzato l'anno scorso, cioè
nell'anno di Cristo 1315 nel mese di gennaio, aveva l'utero grande il doppio di quella che ho
anatomizzato nello stesso anno nel mese di marzo. Poteva anche esserci una quinta ragione che qui
cita Avicenna, cioè che la prima allora avesse avuto le mestruazioni, (poiché) nel periodo delle
mestruazioni l'utero s'impingua e s'ingrossa. L'utero cambia in dimensione anche in base alla
riproduzione, giacché l'utero di un animale con nascite multiple è più grande dell'utero di uno meno
prolifico; per questa ragione l'utero di una scrofa che ho anatomizzato nell'anno 1316 era cento
volte più grande di quello che io abbia (mai) visto in una femmina umana. Però poteva esserci
un'altra ragione, perché (la scrofa) era gravida e nell'utero aveva tredici porcelli; in essa ho
dimostrato l'anatomia del feto e della gravidanza , che ti esporrò. In quarto luogo osserva la sua
(dell'utero) struttura. La sua struttura è nervosa e membranosa per potersi dilatare per contenere il
feto; per questa ragione (l'utero) ha una complexio fredda e secca. La sua struttura è anche molto
spessa, giacché si assottiglia durante la necessaria dilatazione. In quinto luogo devi osservare il
numero delle sue parti. Infatti esso ha parti esterne ed interne. Esterni sono i suoi lati a cui sono
collegati gli ovari, i vasi genitali già detti, le sue corna e la vagina, la cui estremità (inferiore) è la
vulva. Riguardo alla vagina, nota che è lunga la misura di un palmo, come il pene; (la vagina è)
larga e dilatabile e perciò membranosa e rugosa; essa ha delle rughe come le sanguisughe, affinché
il pene possa stimolarla. Alla sua estremità (inferiore), in posizione superiore ovvero anteriore,
all'interno della vulva per due o tre dita, c'è il foro (d'uscita) del collo della vescica; ai confini della
vulva ci sono due membrane che si alzano e si abbassano sopra il detto orificio (della vagina) per
impedire l'ingresso dell'aria e di cose estranee nella vagina o nell'uretere, (così) come la pelle del
prepuzio protegge il pene; perciò Haly Abbas nel punto (del testo) succitato le chiama prepuzio
dell'utero. Puoi osservarne le parti interne tagliandolo (l'utero) a metà; allora vedrai il suo orificio e
la sua cavità. La sua bocca è molto fibrosa (e) fatta come la bocca di un cucciolo appena nato, o per
parlare più propriamente, come la bocca di una vecchia tinca; nelle vergini la sua superficie è
coperta da un velo sottile (e) fibroso; nelle donne sverginate si rompe e per questo sanguinano. La
sua (dell'utero) cavità ha sette cellette, tre nella parte destra, tre nella sinistra ed una alla sua
sommità ovvero nel mezzo; queste cellette sono semplicemente cavità che si trovano nell'utero, in
cui lo sperma può coagularsi con il mestruo ed essere trattenuto e messo in rapporto con le aperture
delle vene. Da tutto questo risultano chiare le funzioni dell'utero; poiché è fatto principalmente per
la concezione e, come conseguenza, affinché tutto il corpo si ripulisca del sangue superfluo non
digerito; questo nell'Uomo, perché gli altri animali non subiscono il flusso mestruale dato che tali
eccessi di liquido in essi diventano pelle, peli, unghie, rostri, penne e simili cose di cui l'uomo è
privo. Da ciò è evidente che (l'utero) è soggetto a molte malattie e molti (altri) organi si ammalano
per conseguenza assieme ad esso; sono le malattie e gli inconvenienti tipici (dell'utero) e sarebbe
lungo ed anche al di là del nostro scopo esporne le cause e le cure; ma cerca nei luoghi giusti, come
nel terzo libro di Avicenna, XXI fen, (e) nei (lavori di) Serapione, Rhazes e (del) nostro Giovanni.
Le sue malattie e quelle collaterali sono tante quanti sono gli organi con cui (l'utero) è in rapporto o
è collegato localmente; quali siano (questi organi) è stato detto e l'hai già visto. Dall'anatomia puoi
tuttavia valutare una cosa, che Galeno espone nel sesto libro del De interioribus; cioè che la
congestione da utero non avviene perché l'utero si muova fisicamente fino alla gola o al polmone,
perché questo è impossibile; ma ciò avviene o succede perché, non potendo espellere i vapori
(nocivi) per le parti inferiori, per qualche motivo (l'utero) si muove e si comprime nella parte
inferiore per espellerli verso quelle superiori; se questi vapori arrivano allo stomaco attraverso il
rapporto già detto, provocano spesso singulto ed eruttazione, per alterazione collaterale dell'arteria
aorta; allora le donne dicono che hanno l'utero nello stomaco. Se invece questi vapori arrivano al
polmone ed impediscono il funzionamento di esso o del diaframma, cioè la respirazione, le donne
dicono che hanno l'utero nella gola; perché la gola o (meglio) la trachea è l'arteria direttamente
deputata alla funzione della respirazione. Se invece questi vapori arrivano al cuore, cosa che
succede di rado, (le pazienti) subiscono congestione con sincope; allora le donne dicono che l'utero
è arrivato loro al cuore. E' vero che questa congestione avviene con disturbo collaterale al
diaframma, attraverso il rapporto che l'utero ha con il diaframma ed i lombi; infatti non (è) esso
(utero, che) perviene a questi organi, ma il vapore. In che modo poi e per quali vie (il vapore) possa
arrivarvi, (lo) hai (già) potuto osservare; (per sapere) quale sia la cura (di queste malattie) e con
quali mezzi (ottenerla) chiedilo agli autori, perché in queste cose l'anatomia provvede soprattutto
informazione sulla topografia.
[VIE GENITALI DELL'UOMO]
Ho già illustrato l'anatomia dell'utero e dei vasi genitali della donna e si è vista la loro analogia
negli uomini e nelle donne per quel che riguarda l'origine; ma la differenza è che negli uomini i
testicoli sono esterni, come in qualunque animale che abbia un coito prolungato come (lo) sono tutti
i quadrupedi, tranne il riccio. Questi vasi genitali non terminano nella parete addominale, ma
escono dalla parete e si uniscono ai testicoli come due sospensori, perché gli organi nobili devono
essere ricoperti da membrane per essere protetti da insulti esterni. Questi vasi, non ricoperti dal
peritoneo, sono circondati e ricoperti da una membrana che nasce dal peritoneo che si chiama
didimo il cui orificio (superiore) è fissato contro l'estremità delle ossa dell'anca; (il didimo) si
presenta in accordo alla natura (dell'individuo) e lungo il suo tragitto (diventa) dilatato secondo la
dimensione dei vasi. Nella sua parte finale si dilata secondo la dimensione dei testicoli ed in quella
regione si chiama borsa dei testicoli ovvero oseum. Cosi' ti si presentano la forma, le dimensioni, il
numero delle sue parti, la struttura, la posizione ed i rapporti di questo didimo. Anche la sua
funzione è evidente, poiché (il didimo) è fatto per contenere e proteggere i testicoli ed i vasi
spermatici che arrivano ad essi. La sua malattia tipica, la cui diagnosi e cura sarà chiarita
dall'anatomia, è la dilatazione innaturale del suo orificio (superiore), che è la ragione per cui le cose
contenute all'interno della parete addominale scendono nello scroto; tale discesa è detta ernia;
poiché ciò che può scendere (nel didimo) è gas, o liquido o (parte dell') intestino, l'ernia è di tre tipi:
gassosa, liquida e intestinale. Quella carnosa invece non è curata come una discesa di qualcosa e
questa condizione viene curata con applicazioni riduttive e bendaggi, secondo quello che affermano
gli autori; ma quella che è intestinale, specialmente quando è in stato avanzato, si cura bene con la
chirurgia; osserva (ora) la procedura; giacché si pone l'uomo supino e si reintroducono gli intestini
ovvero (li) si riconducono al proprio luogo; dopo si conduce verso l'alto il testicolo finché si trova
nel punto più alto in cui possa essere e segna(ti) quel punto, perché esso è proprio sopra l'osso
pubico; in quel punto si deve incidere o perforare, (ma) non più in alto di quel punto, perché allora
si perforerebbe il peritoneo e parte degli intestini; (l'incisione) non deve neanche essere fatta più in
basso di quel punto, perché (altrimenti) dopo la cicatrizzazione (della ferita) rimarrebbe una
protuberanza grossa (ed) innaturale. Una volta segnato il punto, si deve perforare o incidere; alcuni
fanno questa (incisione) con un rasoio e procedono rapidamente ripulendo
[20 verso]