BodyArt 5.12

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Body art
Artisti: Vito Acconci, Gina Pane, Hermann Nitsch, Rudolf Schwarzkogler, Günter Brus, Arnulf Rainer, Rebecca
Horn, Marina Abramović, Gilbert & George, Dennis Oppenheim, Urs Lüthi, Chris Burden, Marcel Lì Roca Antunez,
Paul McCharty, Orlan, Stelarc, Matthew Barney, Luigi Ontani, Cindy Sherman, Bruce Nauman,Youri Messen-Jaschin.
Luogo
Impossibile definire un luogo di nascita della body art, ma come tendenza essa si sviluppa come movimento
internazionale, contemporaneamente sia negli Stati Uniti che in Europa durante gli anni sessanta.
Storia
Il primo esempio di body art, ovvero di intervento sul corpo dell’artista stesso per fini artistici può essere considerato
Tonsura (stella a cinque punte, o pentacolo) di Marcel Duchamp (foto di Man Ray), mentre il carattere esibizionistico e
spettacolare proprio della body art prosegue strade tracciate in ambito delle avanguardie dadaiste e futuriste di
inizio Novecento, concetti successivamente ripresi negli anni cinquanta con gli happening. Negli anni cinquanta il
contesto culturale è connotato da una particolare attenzione al tema della corporeità: la pratica teatrale del Living
Theatre (fondato a New York nel 1947 da Julian Beck, giovane pittore della scuola espressionista astratta, e Judith
Malina, studentessa della scuola di teatro di Erwin Piscator: mancavano sia un intreccio ben definito sia una reale
definizione dei personaggi: attraverso la ripetitività delle azioni, perfettamente coreografate, si trasmetteva un
messaggio di denuncia, un’accusa alla brutalità dell'uomo sull'uomo e ai meccanismi inarrestabili escogitati dal sistema
per distruggere gli insofferenti alle regole. Il discorso politico e la denuncia sociale divennero sempre più espliciti in
un' America che si preparava a vivere i grandi movimenti di protesta degli anni Sessanta. - Teatro, fondato
sull'improvvisazione, sulla fisicità e sul coinvolgimento degli spettatori nell'azione scenica attraverso l'eliminazione
pressoché totale di scene, costumi ed effetti - di chiara ispirazione artaudiana, che rinunciando quasi del tutto alla
parola, si rivolgevano contemporaneamente a tutti i sensi degli spettatori, scuotendoli e turbandoli), e Jerzy
Grotowski (Grotowski …declared that theatre should not, because it could not, compete against the overwhelming
spectacle of film and should instead focus on the very root of the act of theatre: actors co-creating the event of theatre
with its spectators: Teatro povero), la musica di John Cage, la danza di Merce Cunningham, (rifiuta l’impostazione
drammatica della danza…ricercando un movimento puro che elimina il più possibile le emozioni e l'intenzione
narrativa, spingendo gli interpreti all'oblio di sé, al vuoto: crea una rottura nel naturale rapporto tra musica e
danza…allestisce la performance in luoghi alternativi al teatro, eliminando la separazione tra palco e platea, tra artisti
e spettatori, tra rappresentazione e realtà). In ambito neodadaista è Yves Klein (che si proponeva di trasformare in
opere d'arte gli oggetti della vita quotidiana), i rottami e i rifiuti, con le sue Antropometries a precorrere la body art,
tingendo le sue modelle di blu e facendole appoggiare direttamente sulla tela per disegnare le impronte dei loro
corpi, a cui si riallaccia anche l'opera di Piero Manzoni. Altri antecedenti della body art vengono rintracciati in parte
nell’attività pittorica di Egon Schiele, specie nel gusto provocatorio e esibizionistico degli autoritratti, a cui
probabilmente si rifà il filone austriaco degli artisti del Wiener Aktionismus, (primi anni 60: in sostanza, la pratica
dell'azionismo significa l'esperienza di un progressivo passaggio, da parte di alcuni pittori austriaci della stessa
generazione, dal medium pittorico tradizionale rappresentato dalla tela, dai pennelli e dai colori, all'uso del proprio
corpo e delle proprie azioni come elementi espressivi. Il colore si trasferisce dalla superficie della tela a quella del
corpo umano e viene in seguito ad essere sostituito dal sangue o da altri fluidi corporali, da cibi o da viscere di animali,
in azioni che invadono lo spazio circostante, a volte scomposte e imprevedibili, a volte progettate nei dettagli. Tali
azioni possono sconfinare, come nel caso di Hermann Nitsch, nella messa in scena di riti parareligiosi a scopo
terapeutico e catartico - con riferimenti alla liturgia cristiana e alla tragedia greca classica- che durano giornate intere
e a cui partecipano numerose persone, inglobando sensazioni sia erotiche che di disgusto senza soluzione di continuità
(Nitsch definisce il suo operato Orgien-Mysterien Theater, "Teatro delle Orge e dei Misteri").
Gillo Dorfles individua antecedenti in pratiche di culto e riti orientali: la sostanziale differenza che separa il
bodyartista dal danzatore tribale è l’autonomia, l’individualizzazione delle operazioni attuali rispetto a quelle del
passato, quasi sempre comunitarie.
Negli anni sessanta esplode il fenomeno body art praticamente in tutto il mondo: negli Stati Uniti Vito Acconci
(masturbazione, esibizionismo, stress) mette in scena il dolore fisico e l’autolesionismo, così come in Europa Gina
Pane sperimenta una nuova ricerca estetica tagliandosi con delle lamette e facendo scorrere il sangue rosso scarlatto
sulla camicia bianca candida. In Austria il gruppo del Wiener Aktionismus, (Hermann Nitsch, Rudolf Schwarzkogler,
Günter Brus, Arnulf Rainer), rifacendosi al teatro della crudeltà di Antonin Artaud, compie performance iniziatiche e
tribali dove si feriscono anche in modo grave (si dice che Schwarzkogler sia morto dissanguato proprio a seguito
delle ferite riportate in una di queste performance). Günter Brus invece si fa arrestare dopo aver defecato sulla cattedra
dell’aula magna dell’università. In Inghilterra, invece, Gilbert & George propongono un tipo di performance più fredda
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ed ironica, impersonificando due statue viventi e portando così agli estremi l’identificazione della vita dell’artista con
l’opera d’arte. Questa tendenza cambia durante gli anni ottanta, quando le tecnologie cominciano ad interagire col
corpo e si fa strada l’estetica del Cyberpunk. Marcel Lì Roca Antunez contamina la carne con l’automazione robotica e
pochi anni più tardi Stelarc sperimenta le Sospensioni con tiranti agganciati direttamente sul proprio corpo che lo
sollevano da terra. Negli anni novanta lo stesso Stelarc punterà la sua ricerca sulla robotica e sulle protesi Cyborg, come
nella performance La terza mano. Sempre in quegli anni Orlan, performer francese, scrive il manifesto della Carnal art e
muta il suo corpo, in diretta planetaria tramite internet, sottoponendosi a svariati e paradossali interventi di chirurgia
plastica.
Poetica
L’oggetto d’arte della body art è il corpo stesso, quasi sempre quello dell’artista che firma l’opera, anche se in questo
caso è più corretto parlare di performance. Il bodyartista usa il proprio corpo come materiale e mezzo di
espressione. Si esibisce in azioni, spesso difficoltose ed estreme, che sfruttano tutte le potenzialità espressive del
corpo sottoponendolo a crudeltà per lo più di tipo sadomasochistico o a prove di resistenza, o ancora valorizzandone le
capacità mimetiche con travestimenti. Solitamente le opere dei bodyartisti sono documentate da fotografie, video e
registrazioni audio, ma anche testi, schizzi preparatori, note autografe, ecc. La durata della performance (pubblica o
privata) non è solita a limiti temporali, ma spesso corrisponde con la capacità di resistenza dell’esecutore che
esibisce il proprio corpo teatralizzando un'esperienza fisica, con un maggior gusto per la soluzione ad effetto, spesso
provocando e mettendo in crisi il ruolo passivo dello spettatore. La body art è una pratica artistica che riflette,
attraverso l’uso e l’abuso del corpo, sulla perdita dell’identità, sul bisogno non corrisposto d’amore degli esseri
umani, sulla violenza intrinseca della nostra natura, celata sotto il perbenismo ipocrita della borghesia, sul dolore
ineluttabile dell’esistenza umana, contro la logica del capitalismo, che impone un’estetica standardizzata e
soprattutto vuole affrontare la morte attraverso la vita. Lea Vergine spiega nel suo celebre testo Body art e storie simili
che le inclinazioni della body art hanno riscontro in tutte le patologie psichiche: la psicoanalisi e le sue scoperte
quindi agiscono sull’arte e sull’artista come una forza sociale.
Vedi Performance, Videoarte, Happening, Carnal art.
Esempi
http://www.mart.tn.it/context_mostre.jsp?ID_LINK=9&area=42&page=4
Gina Pane ha segnato l’arte degli anni Settanta con una serie di “azioni” dalla forte carica simbolica. Le emozioni e le
reazioni di rifiuto suscitate dalle ferite che si infliggeva con una lama di rasoio, in cui il corpo era offerto come
specchio allo spettatore “anestetizzato”, e il sangue come dono vitale, hanno contribuito, suo malgrado, a
identificare l’artista con la sola esperienza di Body Art.
L’esposizione propone, invece, un percorso che svela progressivamente il vocabolario simbolico di Gina Pane,
composto nelle varie fasi della sua produzione. Per la prima volta viene tratteggiata la complessa rete di relazioni che
uniscono, in un unico approccio concettuale, pratiche spesso lontane sul piano formale.
Il tema del sacro, per esempio, lungi dall’appartenere solo all’ultimo periodo, è una delle questioni portanti della sua
opera. L’onnipresenza del motivo della croce, il dono di sé, il corpo sofferente del martirio, formano un insieme di
riferimenti e di segni, attraverso un linguaggio preciso costruito nel tempo, le cui tracce si ritrovano in tutto il lavoro
dell’artista. 1 Interview avec Sophie Duplaix en français ; 2: quote « Vivere il proprio corpo vuol dire allo stesso modo
scoprire sia la propria debolezza, sia la tragica ed impietosa schiavitù delle proprie manchevolezze, della propria
usura e della propria precarietà. Inoltre, questo significa prendere coscienza dei propri fantasmi che non sono
nient'altro che il riflesso dei miti creati dalla società… il corpo (la sua gestualita) è una scrittura a tutto tondo, un
sistema di segni che rappresentano, che traducono la ricerca infinita dell'Altro. »
Azionismo viennese: Hermann Nitsch: rituale e regressione: Schüttbilder (opere create gettando colore e sangue sulla
tela… Nel suo manifesto puntualizza come le sue azioni debbano suscitare nello spettatore disgusto e ribrezzo (cf. pietà
e terrore), per innescare una controreazione di catarsi e purificazione.)1: (sparagmos): Das Orgien Misterien Theater.
Abramovic: rituale e esperimento: Rhythm 10, 1973 (gioco russo coltelli) - Rhythm 0, 1974 (performance a Napoli)
- Rhythm 5, 1974 (nella stella di fuoco a 5 punte: immagini) - Ulay & Abramović: l’urlo [1978] - Balkan Baroque
1997 - breve audio sulla sua carriera Orlan: chirurgia e mercificazione: “The Reincarnation of Saint Orlan"… riprogettarsi…Breve
Biografia:… - 'Narcissism is important’: intervista audio-video.
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Note e altri esempi
Trademarks di Vito Acconci (1970). Attraverso l’automutilazione, in questo caso infliggendosi dei morsi in tutto il
corpo, l’artista mette in scena la crudeltà, il dolore, le ferite per scioccare il pubblico e coinvolgerlo emotivamente.
Attraverso l’uso di telecamere e macchine fotografiche egli documenta la sua performance che potrà così essere esposta
nel museo anche quando l’artista non è presente.
Azione n°45 di Hermann Nitsch (1974). Performance nella quale l’artista, di fronte al pubblico, si sottopone ad una
sorta di autoflagellazione. Nel azionisti viennesi era molto importante la componente catartica e simbolica della
performance. In questo caso l’intenzione è quella di regredire e di far regredire gli spettatori ad uno stato istintivo e
animale dell’essere umano, attraverso la visione del sangue e delle ferite. Una sorta di purificazione mediante il
dolore per riscoprire l’essenza stessa dell’essere umano.
Liberazione della voce di Marina Abramović (1975). In quest’opera l’artista sembra voler dar sfogo, attraverso il grido,
a tutte le repressioni e imposizioni della società contemporanea. La performance, fotografata, sembra essere la versione
in body art del dipinto L’urlo di Edvard Munch, anche se in questo caso piuttosto che il disagio esistenziale sembra
invece esprimere uno sfogo, un’esplosione contro tutto e contro tutti.
Imponderabilia di Marina Abramović (1977). Insieme al compagno Ulay realizza una performance dove i due artisti si
dispongono nudi, all’entrata di una galleria, costringendo il visitatore ad insinuarsi fra i due corpi.
Red Sculpture di Gilbert & George (1976). Questo duo di artisti si è sempre mosso in coppia, allestendo installazioni
nelle quali essi stessi interpretavano le sculture viventi che abitavano tali environment. In questo caso, con le mani e la
faccia dipinta, i due artisti si stagliano in uno sfondo monocolore rosso, rappresentando sia l’artista che l’opera
d’arte stessa, essenza poetica di tutta l’estetica della body art.
The Reincarnation of Saint Orlan di Orlan. Dal maggio 1990 l'artista si è sottoposta ad una serie di operazioni
chirurgiche, con lo scopo di trasformarsi in un nuovo essere simile ai modelli classici come Venere, Diana, Europa,
Psyche e Monna Lisa. Orlan rivendica in sostanza la possibilità di riprogettarsi oltre le imposizioni restrittive del
controllo legale…e di riflettere e far riflettere in modo problematico sugli orizzonti di cambiamento del mondo alla luce
dei cambiamenti indotti dalla tecnologia e dalla nuove possibilità chirurgiche. Fra le "opere" che Orlan normalmente
commercializza vi sono anche le videocassette delle riprese delle sue operazioni o i reperti organici che le
operazioni stesse inevitabilmente producono e che, inseriti in appositi contenitori di varie dimensioni, lei chiama
"reliquiari". E' del 21 novembre 1993 a New York la sua settima operazione chirurgica-performance nel corso della
quale si è fatta apporre due impianti di silicone al lato della fronte, che creano così due visibili protuberanze simili a
piccole corna.
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