Didattica della Fisica con Laboratorio II SSIS VII ciclo – FIM A049 – 2006/2007 Raffaella Raschellà L’attrito dinamico Si vuole proporre un esperimento che faccia uso il più possibile di materiale facilmente reperibile, in modo da dare l’idea che la fisica descrive la realtà, ed evitare l’equivoco secondo cui le leggi della fisica funzionano solo nei laboratori, in situazioni e con strumentazioni preparate apposta. L’obbiettivo è di studiare le leggi dell’attrito dinamico, ed eventualmente di misurare il coefficiente di attrito di qualche coppia di superfici. Esperimento Materiale ripiano in legno (sostituito in un secondo tempo da una panca) supporti regolabili (pantografi) carrucola e supporto spago pesi/bicchiere di carta fil di ferro (per ganci e armatura bicchiere) acqua, contagocce e bilancia fotocamera digitale in grado di fare filmati Risultati e discussione L’attrito è una conseguenza macroscopica di processi microscopici non facilmente studiabili nel dettaglio, quindi si cerca di modellizzare l’effetto macroscopico attraverso semplici leggi fenomenologiche. Da osservazioni qualitative si vede che a parità di forza applicata la resistenza aumenta con il peso dell’oggetto, e che superfici di contatto diverso danno resistenze diverse. Allora l’ipotesi più semplice che si può formulare è che la forza di attrito sia proporzionale alla componente delle forze agenti sull’oggetto in direzione normale al vincolo, in analogia con la legge dell’attrito statico. La verifica quantitativa di questa legge si può effettuare in diversi modi, che hanno ciascuno dei lati positivi e negativi, dal punto di vista operativo, teorico o didattico. La difficoltà forse maggiore, e comune a tutte le modalità, è la richiesta di elevata omogeneità delle superfici a contatto, condizione più critica che nel caso dell’attrito statico, essendo la misura dinamica e non locale. Velocità costante con dinamometro Il modo concettualmente più semplice per verificare la proporzionalità tra forza applicata F e componente normale al vincolo N della risultante delle forze applicate, e per trovare il coefficiente di proporzionalità , è di tirare un oggetto di peso noto con un dinamometro lungo un piano orizzontale, e misurare la forza necessaria perché la velocità sia costante. Questa è l’esperienza classica proposta nei libri di testo e nelle schede dei kit didattici, ma non è proponibile nella pratica, per la difficoltà a mantenere una forza costante, sia per una difficoltà operativa sia per la scarsa omogeneità delle superfici utilizzate (carta, legno, acciaio…). Inoltre non permette di misurare la costanza della velocità, quindi non permetterebbe di verificare la legge ma solo di ricavare il coefficiente di attrito supponendola già nota. Velocità costante con peso e filmato Se si trova un modo per esercitare una forza F costante sull’oggetto tale che questo si muova di moto rettilineo uniforme, la forza di attrito dinamico Fd si può trovare dalla semplice equazione: 1 F = Fd = N dove N è pari al peso dell’oggetto, se si usa un piano orizzontale (con l’aiuto di una livella a bolla), da cui =F/(Mg), con M massa dell’oggetto. FILO INESTENSIBILE E SENZA MASSA OGGETTO CARRUCOLA IDEALE TACCHE Figura 2. Esempio di fotogramma tratto da un filmato ottenuto con il setup di Figura 1 (con la panca al posto del ripiano e la carrucola a sinistra anziché a destra) Figura 1. Setup sperimentale. L’oggetto appeso alla carrucola può essere un bicchiere pieno d’acqua o una vite con dei bulloni. Il ripiano viene sostituito da una panca in un secondo tempo. Con il sistema in Figura 1 si esercita una forza costante pari al peso del bicchiere pieno d’acqua F=mg, quindi regolabile in modo quasi continuo, e si studia il moto filmandolo e quindi determinando gli istanti di passaggio davanti alle tacche con il software VirtualDub (Figura 2). Vista la disomogeneità del ripiano usato e l’elevato attrito della carta, abbiamo scelto di rivestire il ripiano con carta da forno. Il vantaggio di questo metodo è che è ininfluente il fatto di trascurare il momento d’inerzia della carrucola e la massa del filo, mentre deve valere l’approssimazione di rigidità del filo e la condizione di non strisciamento del filo sulla carrucola. Permette inoltre di verificare quantitativamente la proporzionalità tra Fd e peso dell’oggetto, trovando una relazione lineare tra m (necessaria ad avere velocità costante) ed M. Le difficoltà pratiche sono nel trovare le condizioni di moto rettilineo uniforme, e di distinguere questo da un moto debolmente accelerato. Ci sono inoltre problemi di lettura degli istanti dal filmato, che vengono discussi nel paragrafo seguente. Moto accelerato con peso e filmato Si è preferito quindi complicare le equazioni e semplificare la parte operativa, cioè studiare il moto accelerato dell’oggetto per diverse masse del bicchiere pieno d’acqua. Questo permette di avere un quadro più completo delle forze coinvolte e degli effetti realmente trascurabili. Dalle curve posizione-tempo (x-t) ottenute con l’oggetto di acciaio sulla carta da forno (Figura 3a), si può vedere una deviazione dall’andamento parabolico o lineare in corrispondenza della stessa zona, come se l’oggetto attraversasse una cunetta. Abbiamo allora sostituito il ripiano con una panca del laboratorio. Le curve posizione-tempo in questo caso mostrano un andamento più regolare, parabolico all’inizio per diventare lineare alla fine. Questo può essere interpretato con una velocità di regime raggiunta dal bicchiere, soggetto all’attrito viscoso dell’aria. Trascurando carrucola e filo le equazioni del moto sono dunque: (1) mg v Mg (m M)v 2 dove è il coefficiente di attrito viscoso. A regime l’accelerazione si annulla, quindi: v g m g M (2) Cioè trovando v∞ da un fit del tratto lineare delle curve x-t per i diversi valori di m, si possono ricavare i coefficienti e dalla pendenza e l’intercetta del fit lineare di v∞(m). Nei primi istanti, il termine di attrito viscoso è trascurabile, quindi un fit parabolico dei primi dati x-t restituisce un coefficiente di secondo ordine a2 da cui calcolare il coefficiente di attrito: mg 2( M m)a2 Mg 60 100 50 30,79 g 90 30,79 g (2) 80 31,45 g 40 posizione (cm) posizione (cm) (3) 30 20 33,02 g 35,05 g 32,05 g 36 g 38 g 31.32 g 70 60 50 40 30 20 10 10 0 0 0 2 4 6 tempo (s) 8 0 10 2 4 tempo (s) 6 (a) 8 (b) Figura 3. Grafico posizione-tempo per diverse masse del bicchiere appeso, sul ripiano (a) e la panca(b). Inoltre, per verificare che il tratto lineare sia attribuibile all’attrito dell’aria sul bicchiere, e non a una dipendenza dalla velocità della forza di attrito, abbiamo sostituito il bicchiere con una vite, resa di massa confrontabile con quelle usate nelle misure col bicchiere, aggiungendo dei dadi. In questo modo si è nelle stesse condizioni precedenti, ma si è limitata considerevolmente la superficie esposta all’aria. Le curve x-t nelle due prove effettuate mostrano un andamento parabolico senza tratto lineare, e i valori del coefficiente di attrito radente ottenuto nelle tre modalità (fit v∞(m), fit dei tratti parabolici delle misure col bicchiere, fit dell’intera curva nelle misure con la vite) risultano confrontabili all’interno delle incertezze di misura (Tabella 1). 90 80 posizione (cm) 70 60 50 40 30 34,07 g 20 36,73 g 10 0 0 2 4 tempo (s) 6 8 Figura 4. Grafico posizione-tempo per due masse della vite. La linea continua è il fit parabolico. 3 I dati ricavati dal fit parabolico mostrano un andamento crescente con la massa m dell’oggetto “motore”, richiedendo quindi una spiegazione per la loro variabilità di origine fisica e non statistica. Considerando il momento d’inerzia I della carrucola, la seconda equazione cardinale della dinamica rispetto all’asse di rotazione della carrucola è: mgr vr Mgr ( m M )vr I v r (4) dove r è il raggio della carrucola. Approssimando la carrucola di massa M’ di forma cilindrica, I=½M’r2, cioè la (4) diventa: (5) mg v Mg (m M 1 2 M ')v cioè la stessa forma dell’equazione del moto (1), dove le forze sono invariate mentre l’inerzia del sistema deve essere aumentata della metà della massa della carrucola. Si vede quindi che il momento d’inerzia della carrucola non influenza il caso in cui la velocità è costante. Si ritrova quindi la (3) nella forma: mg 2( M m 1 2 M ')a2 Mg (6) I valori corretti, riportati nella terza colonna della Tabella 1, mostrano che la media non cambia in modo significativo rispetto ai valori ottenuti senza considerare la carrucola (colonna 1), però si riduce la correlazione con la massa dell’oggetto appeso (R passa da 0,93 a 0,78), quindi la carrucola non è trascurabile. M massa del grave (g) 31.32 32.05 32.67 33.02 34.07 35.05 36.00 36.73 38.00 124.87 g M’ velocità limite dal fit (cm/s)** parabolico* 0.250 9.67 0.256 8.02 *** 3.40 0.259 9.44 0.269 vite con bulloni 0.268 21.80 0.281 20.28 0.271 vite con bulloni 0.284 38.75 media regr. lineare 0.2670.012 0.2470.061 72.84 g dal fit parabolico*2 0.249 0.256 *** 0.257 0.267 0.262 0.278 0.260 0.276 media 0.2630.010 Tabella 1. Riassunto dei risultati delle misure prese con il setup definitivo (panca) per diversi valori della massa m del grave (il bicchiere o la vite con i bulloni). Note: * il fit è eseguito sui primi dati posizione-tempo, prima dell’andamento lineare; ** la velocità limite è calcolata come pendenza della retta di regressione del tratto lineare; ***nel primo tratto l’oggetto va a strattoni quindi si sono esclusi i dati; 2 nelle equazioni si è considerato anche il momento di inerzia della carrucola di massa M’. I limiti operativi di questo metodo sono nella necessità di interpolazione quando si ricavano dal filmato gli istanti di passaggio davanti alle tacche. Infatti la risoluzione del filmato non permette di vedere i dettagli della carta millimetrata, quindi non si può segnare le posizioni in corrispondenza dei tempi dei diversi fotogrammi; nel caso in cui non ci sia un fotogramma che mostra la coincidenza tra una tacca e la posizione dell’oggetto, bisogna interpolare tra il tempo del fotogramma precedente e successivo, tenendo conto che essendo il moto accelerato l’oggetto non compie distanze uguali in tempi uguali. Un modo per limitare l’effetto di errori di lettura di questo tipo è di aumentare la frequenza delle tacche, in modo di avere più punti su cui fare il fit; quindi per il tratto iniziale, dove 4 applichiamo il fit parabolico, abbiamo segnato una tacca ogni cm anziché ogni 5 cm come per il tratto successivo (Figura 2). Inoltre, il valore di m può variare in un piccolo intervallo, perché per valori minori la forza non è sufficiente a far muovere l’oggetto, e per valori troppo elevati il moto è troppo veloce e non si riesce a misurare con il filmato. Conclusioni Si riassumono in Tabella 2 i pro e contro di ogni metodo di studio dell’attrito dinamico e misurazione del coefficiente presi in considerazione. 1 2 METODO PRO dinamometro “a mano”: equazioni semplici moto uniforme attrezzatura ridotta al minimo carrucola, bicchiere e filmato: equazioni semplici moto uniforme 3a carrucola, bicchiere e filmato: operativamente comodo moto accelerato regolazione “continua” della massa 3b carrucola, bicchiere e filmato: operativamente comodo velocità di regime regolazione “continua” della massa 4 carrucola, vite e filmato: moto accelerato operativamente comodo attrito dell’aria trascurabile equazioni relativamente semplici CONTRO difficoltà operative permette misura ma non verifica della legge difficoltà operative setup complesso rispetto a (1) attrito dell’aria sul bicchiere non trascurabile setup complesso rispetto a (1) difficoltà interpolazione pochi punti su cui fittare equazioni complicate possibile solo un piccolo range di masse del bicchiere setup complesso rispetto a (1) equazioni complicate richiede doppio fit possibile solo un piccolo range di masse del bicchiere richiede accordo con 3a setup complesso rispetto a (1) difficoltà interpolazione possibile solo un piccolo range di masse della vite Tabella 2. Confronto tra i diversi metodi di studio dell’attrito dinamico e di misura del coefficiente. Il compromesso migliore è il metodo 4; il moto in questo caso è in buona approssimazione uniformemente accelerato, la fisica coinvolta è ridotta al minimo (seconda equazione della dinamica, forza peso e forza di attrito radente) e il coefficiente di attrito si può trovare dal coefficiente di second’ordine di un fit parabolico mediante la (6). Unità didattica Analisi dell’esperimento dal punto di vista didattico Per quanto osservato nella sezione precedente, lo studio dell’attrito dinamico si presta ad essere usato per obiettivi generali e metodologici più che per la comprensione del fenomeno fisico, che in questo caso è molto semplice e fa parte dell’esperienza quotidiana dello studente. In particolare, dal punto di vista metodologico, l’esperimento richiede l’uso del fit, lineare o polinomiale, la capacità di interpretare i grafici per riconoscere un moto uniforme o accelerato, l’accortezza operativa di estrarre i dati dai filmati volta per volta per interpretarli e apportare eventuali correzioni alle modalità dell’esperimento (ad esempio scegliere una diversa massa del grave o scegliere una superficie più omogenea). Dal punto di vista generale, permette di capire il significato di legge fenomenologica e di approssimazione. 5 Per progettare l’intervento didattico descritto di seguito, si dovrebbero completare le misure descritte nella sezione sperimentale, trovando almeno due superfici adatte, e cercando i corrispondenti valori per le masse (sia del grave sia dell’oggetto) adatti alla misurazione del coefficiente di attrito. Come “grave” si è scelto la vite di massa regolabile con i bulloni, in modo da evitare l’attrito dell’aria e introdurre eccessive complicazioni, sia fisiche sia matematiche, che ostacolerebbero la comprensione dei punti essenziali, e che possono essere introdotte eventualmente in un secondo tempo, a seconda del tempo a disposizione e delle capacità della classe. Visto che l’attrito si tratta solitamente prima del moto di rotazione dei corpi rigidi, è opportuno usare una carrucola di massa trascurabile rispetto alle masse del grave e dell’oggetto, per evitare di dover dare la correzione alla (6) con la massa M’ senza poterla giustificare. Proposta di percorso didattico Prerequisiti: seconda legge della dinamica, rappresentazione grafica della legge oraria, moto uniforme e uniformemente accelerato, fit Obiettivi: vedi note precedenti Percorso (5h): presentazione in classe del problema dell’attrito come fenomeno microscopico complesso che richiede una descrizione macroscopica approssimata (1h) studio del moto di un oggetto di massa fissa sulla stessa superficie per diverse forze applicate (diversi pesi del grave) (1h) analisi dei dati: riconoscimento del moto uniformemente accelerato e prima ipotesi sulla costanza della forza di attrito (1h) studio del moto con la modalità precedente, variando la massa dell’oggetto analisi dei dati: conferma del moto accelerato e scoperta della proporzionalità tra forza di attrito e peso dell’oggetto (1h) studio del moto con la modalità precedente, con gli stessi valori per la massa dell’oggetto ma cambiando superficie analisi dei dati: il coefficiente di proporzionalità tra forza di attrito e peso dell’oggetto dipende dalle superfici a contatto (1h) Eventuali sviluppi: ripetizione dell’esperimento su un piano inclinato: scoperta della proporzionalità tra forza di attrito e componente normale della risultante delle forze agenti sull’oggetto ripetizione dell’esperimento con il bicchiere e studio dell’attrito viscoso 6