NEVIO Se Livio Andronico è in assoluto la prima figura di letterato latino, il campano Nevio è il primo letterato latino di nazionalità romana. La sua opera, Bellum Poenicum, è il primo testo epico latino che abbia un tema romano. Se Livio Andronico aveva dato inizio al genere epico a Roma traducendo l’Odissea di Omero, il Bellum Poenicum era un’opera originale. Nevio è anche (se le tradizioni biografiche e certi suoi frammenti non ingannano) il primo letterato romano vivacemente inserito nelle vicende contemporanee, partecipe di eventi storici e politici sia per esperienza personale che per scelta letteraria. Nevio è anche, in tutta l’epoca medio-repubblicana, il solo letterato romano che prenda parte autonoma e attiva alle contese politiche; anche se la storia del suo esilio è di incerta consistenza. Nevio scelse un tema storico contemporaneo con sicuro intento patriottico e propagandistico –celebrativo volendo contrapporre proprio negli anni difficili della seconda guerra punica la sua versione dei fatti della prima guerra a quella filo cartaginese del contemporaneo storico filino. Le sue tragedie, il Romulus e il Clastidium, sono i primi titoli a noi noti di praetextae, tragedie di argomento romano. Il Bellum Poenicum ha caratteri di originalità così marcati da rendere particolarmente spiacevole la sua perdita: 1) La scelta di un tema storico quasi contemporaneo: la prima guerra punica, a cui l’autore partecipò. 2) La presenza di un salto temporale arditissimo che affondava nella preistoria di Roma. Sappiamo con sicurezza dai frammenti che Nevio narrava con una certa ampiezza (circa un libro) la leggenda di Enea, l’eroe che porta i Penati da Troia nel Lazio e dà inizio,molte generazioni prima di Romolo, alla stirpe romana. Abbiamo quindi, in Nevio, uno strato per così dire “omerico”: la fondazione di Roma si ricollegava alla caduta di Troia, e i viaggi per mare di Enea erano in qualche modo paralleli alle peregrinazioni di Odisseo. È molto difficile stabilire come si intrecciassero nell’opera i due filoni tematici principali, quello storico e quello mitico legato ad Enea e alle origini di Roma. Sulle modalità di tale intreccio sono state formulate due ipotesi: 1) Alcuni studiosi sostengono che Nevio abbia seguito nel racconto dei fatti uno schema annalistico, partendo dalle origini mitiche di Roma per poi arrivare a narrare vicende storiche più recenti. 2) Altri hanno proposto una differente ricostruzione: nel terzo libro la descrizione del frontone occidentale del tempio di Zeus Olimpio di Agrigento, che raffigurava la distruzione di Troia forse fungeva da spunto per allargare l’orizzonte narrativo nella sfera del mito. Grazie a questo espediente forse Nevio inserì all’interno del suo poema la fuga di Enea da Troia e le vicende della fondazione di Roma. Può darsi persino che Nevio trovasse modo di inserire tra i viaggi di Enea anche un incontro con Didone: in tal modo un grande arco di tensione drammatica avrebbe saldato i destini dei due popoli ( se così fosse, Nevio sarebbe molto più vicino all’Eneide di quanto lo siano gli Annales di Ennio.) Il Bellum Poenicum avrà un suo preciso influsso nell’ispirazione dell’Eneide e manterrà a lungo il suo prestigio come esempio di poesia civile. Il Bellum Poenicum doveva contenere 4000/5000 versi. Ne restano appena una sessantina trasmessi prevalentemente da grammatici.