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GNEVIO NEVIO
Tra imitazione e innovazione
Gneo Nevio è, insieme a Livio Andronico, il più antico poeta latino.
Autore anch'egli di tragedie e di commedie d'imitazione greca, fu
inventore di un nuovo sottogenere teatrale, la tragedia praetexta, ma
soprattutto fu iniziatore, con il Bellum Poenicum, dell'epica storica
latina.
Delle sue opere conserviamo solo brevi frammenti.
Un plebeo di origine campana
Sulla vita di Nevio non sono molte le notizie sicure. Sappiamo che fu un
cittadino romano, probabilmente un plebeo originario di una colonia
greca della Campania, e che partecipò come combattente alla prima
guerra punica (264-241 a.C.): dunque doveva essere nato prima del 270.
Secondo le fonti antiche cominciò a mettere in scena le sue prime opere
teatrali a Roma verso il 235, operando parallelamente ad Andronico.
Morì nel 204 o nel 201, in Africa: molto probabilmente aveva seguito la
spedizione romana contro Cartagine durante la seconda guerra punica,
anche se era troppo anziano per partecipare direttamente al conflitto.
I generi teatrali
Si conservano sei titoli e un certo numero di tragedie d'argomento e ambiente
greco, di cui due (Danae, Equos Troianus) ripetono titoli di Livio Andronico.
Importante è l'innovazione introdotta da Nevio, la tragedia praetexta,
di ambientazione romana. Abbiamo notizia di due praetextae: Romulus,
che metteva in scena le vicende leggendarie delle origini di Roma e
Clastidium, dedicato alla vittoria dei Romani sui Galli presso l'attuale
Casteggio (in provincia di Pavia nel 222 a.C.).
Più numerosi sono i frammenti delle commedie, di cui si conservano 35
titoli. In questo campo Nevio sembra aver avuto notevoli punti di contatto
con Plauto, la cui produzione fu, nei primi decenni del III secolo,
contemporanea a quella neviana. Il frammento più esteso deriva dalla
Tarentilla (La donna di Taranto) e contiene la vivace descrizione di una
cortigiana, impegnata a civettare contemporaneamente con più
ammiratori e amanti.
Caratteristica delle commedie di Nevio doveva essere la mordacità con
cui alludeva all'attualità politica in chiave polemica e satirica,
dimostrando uno spirito libero e fiero.
È possibile che derivi da una commedia un frammento nel quale era
attaccata la famiglia dei Metelli. Questi ultimi la fecero pagare a Nevio
che, secondo le fonti, finì in carcere e fu poi liberato per l'intervento
dei tribuni della plebe. Il fatto avvenne probabilmente nel 206 a.C.,
anno in cui, appunto, un Metello fu console.
Il poema epico-storico
Non prima del 220-210 a.C., Nevio scrisse la sua opera più importante,
il Bellum Poenicum, un poema epico-storico in saturni, dedicato alla
narrazione della prima guerra punica alla quale egli stesso aveva
partecipato.
Secondo un'impostazione che non mancava di precedenti nell'epica greca,
Nevio fuse insieme mito e storia inserendo nel racconto della guerra
punica la cosiddetta "archeologia", cioè una parte dedicata alla
rievocazione delle origini leggendarie di Roma, con l'arrivo nel Lazio
del troiano Enea, esule da Troia distrutta.
Visto lo stato molto frammentario del poema, pare che Nevio avesse
iniziato subito la narrazione della guerra punica e che passasse poi alle
vicende delle origini mitiche introducendo un excursus, ossia una
digressione, per tornare successivamente alla guerra.
Molto apprezzata da Cicerone, l'opera di Nevio fu tra le fonti
dell'Eneide.
I frammenti superstiti rivelano significative analogie con l'opera
virgiliana. Anche in Nevio era presente Didone, la regina fenicia
fondatrice di Cartagine, e si può supporre che il suo infelice amore per
Enea e l'abbandono da pare dell'eroe costituissero il punto di partenza
dell'inimicizia tra Romani e Cartaginesi, la causa originaria dai quella
guerra punica che era l'argomento principale del poema. Altre analogie
riguardano alcuni episodi del I canto dell'Eneide (la tempesta e
l'intervento di Venere presso Giove a favore del figlio) e la figura della
Sibilla.
Sia nei frammenti dell'"archeologia" sia in quelli tratti dal racconto delle
vicende storiche rileviamo la tendenza a una concisione energica, ottenuta
con mezzi espressivi semplici ma efficaci.
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