Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa SpA Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi. Una ricerca del Cerpem per Invitalia A cura di Domenico Cersosimo e Gianfranco Viesti giugno 2012 Draft INDICE Capitolo 1 Una ricognizione in sei distretti produttivi: sintesi, conclusioni e proposte della ricerca Domenico Cersosimo e Gianfranco Viesti pag. 4 Capitolo 2 Il sistema produttivo territoriale dell’ICT a L’Aquila Lelio Iapadre pag. 48 Capitolo 3 Il Sistema aerospaziale pugliese Nicola Coniglio pag. 74 Capitolo 4 Il sistema dell’aerospazio in Campania Pierfelice Rosato pag. 104 Capitolo 5 Il sistema produttivo della meccatronica in Puglia Francesco Prota pag. 137 Capitolo 6 Il sistema produttivo dell’elettronica di Catania Maurizio Avola, Alberto Gherardini e Rosanna Nisticò pag. 179 Capitolo 7 Il sistema dell’ICT a Cagliari Dolores Deidda Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft pag. 243 2 Invitalia, su impulso del Ministro per la Coesione territoriale, ha promosso un’indagine di campo finalizzata a verificare e misurare le trasformazioni strutturali e congiunturali intervenute nei Sistemi Produttivi del Mezzogiorno a seguito della crisi economica degli anni 2009-2010, anche al fine di comprendere ed individuare la domanda di politiche industriali e di sviluppo che emergono dal mutato scenario economico in cui si trovano ad operare le imprese. L’indagine riprende e aggiorna il precedente monitoraggio sui sistemi produttivi meridionali realizzato nel 2007 da Invitalia (già Sviluppo Italia) con il contributo del Dipartimento della Funzione Pubblica (e i cui principali risultati sono stati pubblicati nel volume Le sfide del cambiamento. I sistemi produttivi nell’Italia e nel Mezzogiorno di oggi, a cura di Gianfranco Viesti, Donzelli Editore), focalizzando l’analisi su sei Sistemi Produttivi specializzati nella produzione di beni e servizi ad elevata tecnologia localizzati in alcune regione del Mezzogiorno e che riguardano: il sistema dell’ICT dell’Aquila, il sistema aerospaziale della Campania, il sistema della meccatronica pugliese, il sistema dell’aeronautica pugliese e il sistema dell’ICT di Cagliari. La scelta di concentrare l’analisi sui Sistemi ad elevata tecnologia risponde all’esigenza di osservare con maggiore attenzione l’evoluzione dei settori dotati di maggiori potenzialità di sviluppo che sono oggi presenti nelle regioni del Sud d’Italia e di individuare, rafforzare e meglio indirizzare gli interventi a sostegni di Sistemi Produttivi che risulteranno sempre più determinanti per sostenere la capacità competitiva e la crescita economica del Mezzogiorno. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 3 Capitolo 1 Una ricognizione in sei distretti produttivi: sintesi, conclusioni e proposte della ricerca Domenico Cersosimo Università della Calabria Gianfranco Viesti Cerpem e Università di Bari Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 4 1. Questa ricerca In queste pagine presentiamo la sintesi di una vasta ricognizione sul campo in sei concentrazioni produttive ad alta tecnologia localizzate nel Mezzogiorno, realizzata dal Cerpem di Bari su incarico di Invitalia SpA. In particolare, l’indagine, da noi coordinata e condotta tra febbraio e maggio 2012 da un gruppo composito di ricercatori ed esperti, ha interessato i distretti tecnologici meridionali più consistenti, differenziati e densi sotto il profilo delle imprese e dei soggetti istituzionali coinvolti: elettronica aquilana, aerospaziale campano e pugliese, ICT cagliaritano, meccatronica barese e elettronica catanese. Gli studi di caso sono stati realizzati, nell’ordine appena citato, da Lelio Iapadre dell’Università dell’Aquila, da Pierfelice Rosato (Cerpem e Università del Salento), da Nicola Coniglio (Cerpem e Università di Bari), da Dolores Deidda (consulente indipendente), da Francesco Prota (Cerpem e Università di Bari); il caso di Catania è stato realizzato da un gruppo composto da Maurizio Avola (Università di Catania), Alberto Gherardini (Università di Firenze) e Rosanna Nisticò (Università della Calabria). Si tenga presente che nelle pagine che seguono i termini distretti, poli, sistemi produttivi sono usati, per semplicità espositiva, come sinonimi. Questi sei, sono distretti molto simili non solo per la focalizzazione in produzioni ad elevato contenuto tecnologico, ma anche per i caratteri della loro emersione, per le caratteristiche delle leadership imprenditoriali, per le leve competitive della loro evoluzione. Sono però distretti anche molto diversi tra loro. Per dimensione economica, per intensità tecnologica, per platee di imprese leader, per densità delle connessioni interaziendali, per mercati di riferimento, per prospettive di sviluppo future. Come sempre, matrici originarie a contatto con la geografia, la storia e i contesti istituzionali di luoghi specifici tendono a differenziare i loro sentieri evolutivi. Sono distretti molto importanti per il Mezzogiorno. Innanzitutto, per la testimonianza della persistenza di un Sud industriale avanzato, dinamico, aperto. Non è poco, se si pensa all’intonazione politica e culturale dominante negli ultimi due decenni nel nostro paese. Sono distretti importanti perché alimentano circuiti istituzionali complessi sia nell’arena delle imprese che in quella della formazione del capitale umano e della ricerca e, soprattutto, nella sfera delle interazioni e co-evoluzioni tra le due arene. Non è poco neanche questo nel Mezzogiorno della frammentazione puntiforme. Grandi imprese che attraggono altre grandi Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 5 imprese; grandi e medie imprese che inducono la nascita di nuove imprese locali nelle filiere della subfornitura; università che ridisegnano l’offerta formativa in rapporto alla domanda delle imprese; ingegneri, informatici, fisici e tante altre figure tecniche qualificate che trovano occupazione nelle proprie città; imprese, università e centri di ricerca che danno vita a nuove e specifiche istituzioni di ricerca e sperimentazione; politiche pubbliche regionali disegnate ad hoc con e per imprese, università, strutture di ricerca. Azioni e fenomeni vitali per il Mezzogiorno, per il suo radicamento nella contemporaneità produttiva. Sono distretti molto importanti per l’Italia. Nel Mezzogiorno tecnologico è sedimentato un patrimonio impressionante, unico, di capacità innovative, di saper fare sofisticato, di produzioni e istituzioni qualificate. Ovviamente, non siamo nella Silicon Valley. E neppure nei più rarefatti luoghi del Nord d’Italia e d’Europa connotati da fitte e complesse agglomerazioni distrettuali posizionate sulla frontiera tecnologica. Niente di tutto ciò, benché in questi poli siano dislocati potenziali produttivi e competenze tecnologiche persistenti di caratura nazionale. Sono più di 30 mila gli occupati complessivi nei sei distretti indagati, a cui bisogna aggiungere alcune migliaia di ricercatori collegati, direttamente o indirettamente, alle produzioni locali. Il fatturato totale supera gli 8 miliardi di euro, di cui circa un terzo destinato all’esportazione. Nel distretto campano si concentra quasi un quarto del fatturato aerospaziale nazionale e poco meno di un quinto delle esportazioni, che salgono rispettivamente a più di un terzo e di un quarto se si sommano anche il fatturato e le esportazioni realizzate nel distretto pugliese. Il polo aquilano genera tra il 12 e il 14% dell’export italiano di componenti e schede elettroniche. Le multinazionali STMicroelectronics a Catania e Micron Technology ad Avezzano sono leader mondiali di prodotti a semiconduttori. Sono distretti che generano e convivono quotidianamente con una dotazione considerevole di risorse intangibili. Un flusso sistematico di conoscenze e competenze, formali e tacite, di informazioni e sperimentazioni non sempre specifiche in grado di attivare utilizzazioni collaterali per altre produzioni. Distretti con una massa critica di requisiti localizzativi di qualità per attrarre nuovi investimenti in Italia, nel Mezzogiorno. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 6 2. Le origini dei distretti I distretti tecnologici meridionali hanno origini storiche lontane e tempi di incubazione molto lunghi. Tempi di sedimentazione lenti sono fisiologici per produzioni high-tech che richiedono apprendimenti e aggiustamenti continui e densità di relazioni tra platee di soggetti imprenditoriali e non. I più antichi sono i distretti dell’aeronautica pugliese e campana. Nascono negli anni della prima guerra mondiale sull’onda dei bisogni e delle opportunità imprenditoriali nel campo della costruzione e manutenzione di motori e velivoli militari e dell’approvvigionamento bellico. Incide molto, nel caso pugliese, anche la posizione strategica nel Mediterraneo di Brindisi e degli altri aeroporti costruiti negli anni venti a Grottaglie, Galatina, Bari e Foggia. L’avvio del distretto elettronico abruzzese risale, invece, agli anni a ridosso del secondo conflitto mondiale: nell’ambito della ricostruzione economica del Piano Marshall, la Marconi Italiana, una società a capitale misto inglese e italiano (gruppo Iri), avvia a L’Aquila uno stabilimento di produzione di valvole termoioniche nel sito delle Officine Carte e Valori della Banca d’Italia distrutte da un bombardamento americano nel 1943. L’incipit dei distretti dell’elettronica catanese e della meccatronica pugliese è datato tra gli anni sessanta e settanta del secolo scorso in connessione con i processi di diffusione dell’industrializzazione nel nostro paese. Nel caso siciliano è l’investimento ATES, appartenente al gruppo delle imprese a partecipazioni statali, ad avviare il ciclo; diversamente, la meccatronica barese è legata inizialmente a due investimenti della Fiat, oltre a quello della svedese SKF (RIV-SKF), attorno a cui, successivamente, si addensano altre aziende multinazionali complementari. Infine, il distretto ICT cagliaritano, il più giovane, nasce circa un ventennio addietro grazie alle capacità innovative di una nuova impresa sarda, Tiscali, di combinare le nuove opportunità di mercato offerte dalla new economy con le competenze attivate dal centro di eccellenza CRS4 e con le professionalità di alto profilo provenienti dalla breve e pionieristica esperienza di Video ON Line a metà degli anni Novanta. L’avvio dei distretti è sempre legato all’insediamento di un grande stabilimento, spesso esterno e di proprietà pubblica. Quasi sempre è un avvio greenfield, senza accumuli e vocazioni pregressi, giacché si tratta per lo più di investimenti sulla frontiera produttiva dell’epoca. La grande dimensione è dunque decisiva. Per la scala produttiva, per le competenze tecnologiche necessarie, per i legami con i centri di ricerca, per i collegamenti internazionali, per le risorse finanziarie e organizzative di partenza, per gli elevati investimenti in ricerca e sviluppo. E’ ovunque così, non soltanto nel Mezzogiorno. Anche nell’industrializzazione del Nord, molto precedente a quella meridionale, l’ingresso in comparti “nuovi” è avvenuto spesso con l’arrivo di gruppi imprenditoriali, tecnologie e Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 7 capitali dall’esterno. Le imprese a partecipazione statale sono le più attive, con investimenti diretti cospicui e continui, anche con l’acquisizione di stabilimenti privati preesistenti, con accordi di subfornitura e di coproduzione con gruppi industriali multinazionali. Gli insediamenti Agusta, Alfa Romeo-Iri, Filotecnica Salmoiraghi, Aeritalia, Space Software Italia e Alenia sono fondamentali per i distretti aeronautici campano e pugliese. Marconi Italiana e Italtel per il distretto elettronico abruzzese. ATES-Stet per lo sviluppo dell’Etna Valley. Solo nella genesi e nella crescita del distretto ICT di Cagliari le partecipazioni statali non giocano il ruolo di imprese motrici, anche se lo start up è favorito e influenzato da seminali investimenti pubblici nel campo degli insorgenti servizi web. Significativi sono pure gli insediamenti industriali di imprese straniere. Siemens e Texas Instruments hanno avuto e Thales e Micron hanno tuttora un ruolo rilevante nel distretto elettronico abruzzese. L’Aerospatiale di Tolosa per il distretto aeronautico campano. STMicroelectronics, Micron, Nokia e IBM sono importanti per il distretto elettronico catanese. La Bosch è rilevante per il rilancio e la diversificazione del distretto meccatronico pugliese. Meno importante è il ruolo dei grandi gruppi industriali privati italiani. La Fiat è la più presente, in linea con la spiccata strategia del gruppo torinese di “meridionalizzazione” dei nuovi investimenti a partire dagli anni settanta. Gli impianti Fiat Aviazione, poi Avio, sono siti produttivi rilevanti nei distretti aeronautici campano e pugliese, così come lo stabilimento di impianti frenanti nel distretto della meccatronica pugliese. Esile è la presenza di gruppi imprenditoriali privati, specie locali: la SACA, l’apripista storica del distretto aeronautico pugliese degli anni trenta, le OFM-Officine Ferroviarie Meridionali e le IAM-Industrie Aeronautiche Meridionali, anch’esse protagoniste storiche della nascita del distretto aeronautico campano negli anni a ridosso della prima guerra mondiale; la Partenavia e Tecnam dei fratelli Pascale attive pure queste nel distretto campano; e, soprattutto, Tiscali, l’impresa motrice dell’ITC cagliaritano. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 8 3. L’evoluzione dei distretti La morfologia interna dei distretti cambia molto nel corso del tempo. Questi sei distretti tecnologici meridionali sono alquanto fluidi in termini di imprese, di assetti organizzativi, di relazioni interaziendali, di prodotti e mercati. E’ fisiologico per attività ad alta tecnologia e integrate in catene produttive lunghe in continua trasformazione spaziale, della leadership, degli apparati organizzativi. Gli insediamenti iniziali subiscono modifiche plurime, rare volte declinano e scompaiono, molte altre volte assumono nuove configurazioni proprietarie, produttive, organizzative e di mercato. Il motore delle trasformazioni è la grande impresa, il centro attorno a cui ruota, con diversa intensità nei diversi distretti, il resto del sistema produttivo locale. Quasi sempre, a ridosso delle iniziative pioniere arrivano nuove imprese esterne, impianti multinazionali attirano nuovi impianti multinazionali con tecnologie affini, si dilata il tessuto delle imprese locali di subfornitura di capacità, di specialità e di servizi, cambiano le reti di interdipendenza, si infittiscono i legami con i centri di ricerca locali e non, cambiano le prospettive e le aspettative delle università e dei laureati del bacino più prossimo agli impianti produttivi, si allarga lo spazio degli insediamenti coinvolti e dei flussi informativi e formativi, si moltiplicano i processi di fusione, acquisizione, cessione di ramo d’azienda. Alcune imprese innovative e vitali con il tempo declinano, sguarnendo i territori di insediamento di accumuli di competenze, capacità e saper fare. Lo stesso è avvenuto in molti casi al Nord, anche se nel Mezzogiorno la scomparsa di una grande industria implica spesso una dissipazione secca di capacità a causa del più elevato isolamento degli stabilimenti. Tuttavia, nei distretti tecnologici indagati sono pochissimi i casi di grandi insediamenti scomparsi definitivamente. Subiscono cambiamenti importanti, semmai ripetuti cambi di proprietà e di denominazione, ma persistono. D’altro canto, investimenti importanti e talvolta strategici per gli interi gruppi di appartenenza, non è facile che abbandonino il campo. Non è facile anche perché quegli investimenti hanno generato indotti e ispessimento del tessuto economico locale, anche perché sostenuti da condizionanti e generose agevolazioni pubbliche nazionali e regionali. Solo in Abruzzo e a Catania, vi sono stati casi di chiusure di attività facenti capo a gruppi multinazionali. L’evoluzione del distretto catanese è segnato dalle strategie e dall’evoluzione dell’industria leader, la STMicroelectronics di proprietà italo-francese, produttrice di componenti microelettronici. L’impianto Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 9 catanese, che nasce come investimento della ATES-STET negli anni sessanta, subisce due cambiamenti proprietari importanti. Nel 1972, dalla fusione tra ATES e SGS Fairchild, nasce la SGS ATES e, nel 1987, l’ulteriore fusione con la Thomson Semiconducteurs dà vita alla SGS Thomson, che nel 1998 diventa STM. Le generose agevolazioni pubbliche, sotto forma di incentivi al capitale e sgravi fiscali, le fitte relazioni collaborative con i centri di ricerca locali, la disponibilità di capitale umano qualificato e motivato, la presenza di un leader carismatico, l’ingegnere Pasquale Pistorio, amministratore delegato dal 1980 al 2005, e le favorevoli condizioni di mercato, concorrono a determinare una crescita sostenuta della produzione e dell’occupazione della STM fino a metà del primo decennio del nuovo secolo. In quegli anni, il sito catanese diventa un punto di riferimento strategico per l’intero gruppo multinazionale. Nel boom del distretto, tra il 1994 e il 2001, STM assume circa 3.500 nuovi lavoratori, prevalentemente giovani diplomati negli istituti tecnici locali e laureati nell’Università di Catania e in parte anche in altre università meridionali. Cresce molto la STM e crescono tanto anche l’occupazione e le attività indotte, sia manifatturiere che di servizi. Arrivano e investono a Catania numerose imprese multinazionali, Nokia, Magneti Marelli, IBM e altre. L’arresto della crescita si verifica negli anni dopo il 2006. Per il cambiamento dello scenario globale che implica la perdita di quote mercato dell’Europa a scapito del paesi asiatici; per la grande crisi del 2008 e 2009 che deprime la domanda rivolta all’”industria delle industrie”; per la crisi di leadership con l’uscita di scena dell’ingegnere Pistorio; per il fallimento del progetto del Modulo M6 destinato alla produzione di memorie flash di 12 pollici, seppur sostenuto da un apposito Contratto di programma con notevoli risorse finanziarie pubbliche. Questo fallimento comporta, nel 2007, la cessione da parte della STM del ramo d’azienda delle memorie e del relativo personale, circa 550 dipendenti, alla Flash Memories Group a cui subentrerà nell’anno successivo la Numonyx, una nuova società costituita da STM, Intel e Francisco Partners. La Numonyx, che non diventa mai operativa, nel 2010 cede il pacchetto proprietario, parte dello stabilimento e 350 dipendenti a Micron Techology, azienda americana leader nel settore delle memorie, che avvia un laboratorio di design, di analisi e di misura. Sempre nel 2010, per utilizzare una parte delle agevolazioni previste dal Contratto di programma a supporto del progetto Modulo M6, STM, Enel Green Power e Sharp danno vita alla 3Sun, un’impresa per la produzione di moduli fotovoltaici a film sottile con circa 300 dipendenti. L’impianto apripista del distretto elettronico aquilano, Marconi Italiana, negli anni sessanta e settanta subisce vari passaggi proprietari (Ates, Sit-Siemens, Italtel) e la riconversione produttiva dalle valvole termoioniche alle apparecchiature elettromeccaniche per la telefonia. La crisi di competitività e tecnologica negli anni ottanta, indotta dal passaggio dall’elettromeccanica all’elettronica, determina ristrutturazioni e ridimensionamenti occupazionali, mentre le privatizzazioni del decennio successivo e il venir meno del sostegno privilegiato della domanda pubblica favoriscono l’ingresso di partner stranieri – Siemens subentrata all’Italtel nel 1999 e successivamente Flextronics – interessati però più ad acquisire quote di mercato che alle capacità produttive. Negli più recenti, segnati dall’aggravamento della crisi e da politiche marcatamente “difensive”, entra in scena il gruppo industriale privato italiano Finmek Solutions che tuttavia fallisce nel 2004. Tre delle principali imprese che restano nel polo aquilano (Thales Alenia Space, Selex Elsag e Technolabs), sono in qualche modo riconducibili alla storia del grande stabilimento Italtel. Si tratta di imprese che, con denominazioni e assetti proprietari diversi, sono nate da processi di scorporo e cessione di attività precedentemente svolte da Italtel o comunque ne hanno assorbito una parte Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 10 dei lavoratori. Le prime due riflettono in qualche modo il passaggio delle partecipazioni statali da una presenza non più sostenibile nella manifattura di componenti elettronici (Italtel) a produzioni più specializzate e qualificate nel campo della difesa e dello spazio (Finmeccanica). Nell’altro polo elettronico di Avezzano la trasformazione rilevante avviene nel 1998, quando la Micron Technology acquista la divisione memorie e lo stabilimento abruzzese della Texas Instruments, avviato alla fine degli anni ottanta. Il distretto ICT cagliaritano è inizialmente centrato unicamente su Tiscali, che nasce nel 1998 come impresa di telefonia e l’anno successivo, a seguito della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, si afferma come il primo operatore a promuovere il free Internet in Italia, contribuendo alla diffusione di massa di Internet nel nostro paese. Fino ai primi anni duemila Tiscali cresce molto nel mercato internazionale delle telecomunicazioni, mentre al suo contorno nascono diverse altre imprese locali attive soprattutto nei servizi informazione e comunicazione. Negli anni successivi Tiscali subisce la crisi della new economy ed è costretta a dismettere le controllate estere e a perseguire severe ristrutturazioni, diventando un’impresa più piccola, concentrata sul mercato nazionale ma orientata a riposizionarsi sull'offerta di servizi innovativi ad alto valore aggiunto per la comunicazione digitale integrata. Nell’ultimo decennio entrano in scena nuovi attori imprenditoriali, molti piccoli, specializzati prevalentemente nel software applicativo o in tecnologie innovative per le telecomunicazioni tra cui spicca Abbeynet, mentre un' impresa di medie dimensioni, Akhela, si afferma in mercati emergenti anche grazie alla qualificazione delle sue risorse umane. La prima nasce a Cagliari nel 2000 per iniziativa dell’imprenditore sardo Gianluca Dettori come impresa di telecomunicazioni con 15 dipendenti legata soprattutto alle commesse Telecom. Negli anni seguenti, con la crisi del settore delle telecomunicazioni e il blocco delle commesse Telecom, l’impresa sviluppa prodotti tecnologici propri nel campo della telefonia VoIp, la tecnologia che permette di telefonare via Internet. Akhela nasce nel 2004 e diventa la good company in cui si fanno confluire le aziende del fallito progetto Città dell'innovazione del gruppo Saras Moratti. Si specializza nella produzione di sistemi e servizi informatici per la gestione di infrastrutture complesse e la sicurezza di impianti industriali e in sistemi multimediali, arrivando ad occupare circa 200 dipendenti, di cui metà ingegneri laureatisi nell’Ateneo cagliaritano. Nel marzo 2012 è acquisita dalla multinazionale italiana Solgenia (ex Olivetti), leader nel mercato delle soluzioni e servizi applicativi nell’area della gestione aziendale. Nel distretto della meccatronica barese, gli iniziali investimenti Fiat dei primi anni settanta rappresentano la principale condizione localizzativa per l’arrivo di altri gruppi industriali nazionali e stranieri, prima tra tutti la Bosch. Molto interessante è la vicenda della multinazionale tedesca. Nel 1994 acquista i diritti per l’industrializzazione dell’innovativo sistema Common Rail, sviluppato da ricercatori baresi nel centro di ricerca Fiat Elasis di Modugno (e che avrà un colossale successo di mercato), e crea la Tecnologie Diesel Italia in joint venture con Magneti Marelli. Due anni dopo acquista la Allied Signal, tra cui lo stabilimento di Bari (sistemi frenanti); pochi anni dopo, attraverso la sottoscrizione di un Contratto di programma, realizza due nuovi investimenti industriali e un progetto di ricerca nel campo dell’evoluzione dei sistemi frenanti. A metà anni novanta risale l’investimento di un’altra multinazionale tedesca, il Gruppo Getrag, impegnata nella produzione di un nuovo cambio manuale a cinque marce. La Getrag decide di localizzarsi nel nostro paese, in particolare nel barese, per gli incentivi pubblici, per la Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 11 tradizione meccanica locale, per la qualità e il basso costo della manodopera e per la presenza di altre imprese multinazionali. Il distretto aerospaziale campano è caratterizzato una sistematica evoluzione degli assetti proprietari e produttivi. In particolare, il susseguirsi di fusioni e accordi di produzione è determinato soprattutto dalla necessità di far conseguire agli impianti elevati assetti dimensionali e tecnologici, indispensabili per poter giocare un ruolo importante in un settore sempre più globale e dominato da pochi grandi player. Lo stabilimento Alfa Romeo di Pomigliano avviato nel 1939 per la produzione di motori Alfa AR 115, con l’impiego di 6.700 addetti, può essere considerato l’effettivo investimento start up del distretto. Distrutto dai tedeschi sul finire della seconda guerra mondiale viene ricostruito dall’IRI-Finmeccanica che nel 1948 vi insedia due imprese, la Aerfer - Officine di Pomigliano per le Costruzioni Aeronautiche e Ferroviarie e l’Alfa Romeo. Dopo poco più di venti anni, nel 1969, l’Aefer si fonde con Fiat Aviazione e Filotecnica Salmoiraghi del gruppo Finmeccanica per dare vita all’Aeritalia per la produzione dapprima dei pannelli del DC e poi del DC10 con circa 3.000 dipendenti iniziali che, nel giro di pochi anni, diventano oltre 7.500. Tredici anni dopo, nel 1982, l’Aeritalia realizza una joint venture con la francese Aerospatiale di Tolosa per la produzione del primo modello di velivolo regionale, l’ATR. Otto ani dopo, nel 1990, l’Aeritalia si fonda con la Selenia e nasce l’Alenia, un grande gruppo con 30.000 dipendenti. E’ in questo periodo che nello stabilimento di Alenia di Nola comincia la stagione della produzione di aerostrutture in subfornitura per Airbus e Boeing, i due più grandi committenti globali. Cambi societari interessano anche la produzione di motori, seppure con minore intensità a ragione della più modesta consistenza e della più contenuta complessità organizzativa e tecnologica del comparto. L’iniziale stabilimento Alfa Romeo passa prima all’Alfa Avio, poi alla Fiat Avio e infine all’Avio, che costituisce oggi la principale attività motoristica aeronautica del distretto. Meno fluida è l’evoluzione del distretto aerospaziale pugliese. La Società Anonima Costruzioni Aerei (SACA), l’azienda pioniera del distretto nata nel 1934 ad opera dell’avvocato Marcello Indraccolo, resta in vita per più di 40 anni, arrivando a contare oltre 3.000 dipendenti impegnati nella produzione di aereostrutture e di motori. Sulle sue ceneri, nel 1977 nasce l’impianto Agusta per la produzione dei componenti dell’ala rotante e nel 1979 quello Fiat Aviazione, in seguito Avio, per la costruzione e manutenzione di motori. Nei primi anni settanta s’era già insediata l’Alenia con uno stabilimento a Foggia dedito alla produzione di parti strutturali di aeromobili in materiale composito. Successivamente, l’Alenia acquisisce lo stabilimento delle “Officine Aeronavali di Venezia” di attività di manutenzione di velivoli ad ala fissa con i relativi hangar ubicati all’interno del sedime aeroportuale. Più di recente, negli anni novanta, l’Alenia, il principale player attuale, avvia un altro grande stabilimento a Grottaglie specializzato nella realizzazione di sezioni di fusoliera per il nuovo velivolo B787 della Boeing. La presenza di questi grandi attori industriali induce la nascita e lo sviluppo di un discreto numero di piccole e medie imprese di subfornitura, sovente fondate da ex dipendenti. L’impresa principale del settore spazio è, invece, la Space Software Italia (SSI), insediatasi a Taranto sul finire degli anni ottanta a seguito Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 12 di una joint venture tra Aeritalia e Computer Sciences Corporation, specializzata in sistemi software spaziali e real-time integrati e, più di recente, in software basati su sistemi swarm intelligence. 4. I meccanismi di sviluppo I principali meccanismi di sviluppo di queste aree sono tre: la crescita del capitale umano e il rafforzarsi delle attività di ricerca; i rapporti fra le grandi imprese e attività indotte; l’azione delle politiche pubbliche, dirette e indirette. Vediamoli in quest’ordine. Contano moltissimo capitale umano e ricerca. L’elemento più importante nell’evoluzione delle sei aree analizzate è il ruolo della formazione tecnica e terziaria, della ricerca applicata e delle reti tra industria e università-centri di ricerca. Un asset fondamentale della nascita e dello sviluppo dei distretti è la qualità del capitale umano specifico. Ingegneri, informatici e tecnici intermedi sono le figure chiave nelle catene del valore e nei processi innovativi aziendali. Le università hanno svolto e svolgono un ruolo cruciale, fornendo alle imprese dei distretti giovani laureati di buona qualità. Flussi persistenti di capitale umano di qualità a costo relativamente limitato assecondano lo sviluppo delle imprese e la loro persistenza. Contano molto la permeabilità e le capacità di adattamento delle università locali, in special modo delle facoltà di ingegneria e di scienze, alla domanda del sistema produttivo. Contano molto anche le capacità di dialogo e le sinergie strette tra mondo produttivo e mondo della formazione e della ricerca, sotto forma di tirocini formativi pre e post-laurea, l’impegno diretto delle imprese nelle attività didattiche, di servizi di placement post-laurea, di ideazione e sviluppo di progetti congiunti di ricerca applicata. Importantissimi sono anche le relazioni dirette tra singoli docenti e ricercatori con dirigenti e tecnici aziendali. Ovunque, si nota nettissima una doppia influenza: da un lato, gli investimenti si dirigono nelle aree dove è possibile fare abbondante ricorso a risorse umane qualificate; dall’altro, la presenza di nuovi impianti innovativi accentua gli orientamenti delle università locali verso la formazione tecnico-scientifica e verso le discipline più direttamente legate alle specializzazione delle industrie. Nascono nuovi corsi laurea, nuovi insegnamenti, nuovi dottorati e master in ingegneria elettronica, delle comunicazioni, informatica, in scienze dell’informazione. La localizzazione di una nuova grande impresa esercita uno straordinario effetto di segnalazione per il mercato del lavoro locale. Migliaia di giovani meridionali, rompendo con Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 13 la tradizione, imboccano canali formativi tecnico-scientifici impensabili prima dell’insediamento della grande fabbrica. Moltissimi giovani ingegneri, informatici e tecnici trovano occupazione in queste imprese e possono quindi continuare a vivere e produrre nei propri luoghi. Diversi, col tempo, diventano essi stessi imprenditori, come subfornitori degli impianti di provenienza o in altre attività. Nascita, sviluppo e potenzialità future dei distretti tecnologici dipendono molto dalla disponibilità di prossimità di centri di ricerca eccellenti e dall’intensità degli scambi di conoscenza tra imprese e mondo della ricerca. Importante è la presenza di centri di ricerca e di reti di università in grado di sostenere le dinamiche evolutive delle imprese attraverso attività di ricerca industriale, di sperimentazione, di trasferimento tecnologico e gestione delle innovazioni di processo e di prodotto. Rilevante è pure la presenza di laboratori di ricerca interni alle imprese e di strutture specializzate esterne ad imprese e università ma animati congiuntamente da imprese, università e altri istituzioni di ricerca. Sono strutture che si reggono sulla domanda di innovazione delle imprese ma che a loro volta alimentano l’innovazione aziendale, senza un prima e un dopo ma lungo una traiettoria di coevoluzione. Altrettanto importante, soprattutto per gli impianti locali di proprietà di imprese multinazionali, è l’integrazione nei circuiti globali della ricerca dove team eccellenti di ricercatori realizzano le applicazioni scientifiche più rarefatte e sofisticate. La disponibilità di capitale umano specifico è un punto di forza del distretto dell’elettronica catanese. Il progressivo consolidamento dell’Etna Valley ha incoraggiato l’espansione dell’Ateneo catanese verso la formazione in materie scientifiche, in primo luogo ingegneria elettronica, fisica e informatica. Due ricercatori-docenti su tre dell’Università di Catania afferiscono a discipline tecnico-scientifiche; per tutti gli anni del primo decennio del duemila gli iscritti ad ingegneria e a scienze crescono molto più rapidamente degli immatricoli e ogni anno si laureano più di 1.000 ingegneri; la maggior parte dei dottori di ricerca e dei laureati in discipline scientifiche svolge stage o tesi di laurea in imprese del sistema produttivo locale, innanzitutto alla STM, con buone prospettive di assunzione. Molto intense sono le relazioni collaborative tra il mondo delle imprese e il mondo della ricerca. Molte collaborazioni informali tra singoli ricercatori o dipartimenti e singole imprese e, con passare del tempo, molte collaborazioni formalizzate tra istituzioni di ricerca e imprese, crescenti progetti di ricerca congiunti. Negli anni ottanta, Università, CNR e imprese danno vita al Consorzio per la Ricerca sulla Microelettronica nel Mezzogiorno (Co.Ri.M.Me.) e al Consorzio Catania Ricerche nonché a due laboratori di ricerca pubblici, Superlal e Imitem, all’interno di STM. Un ruolo centrale è giocato dall’Istituto per la microelettronica e i microsistemi (IMM) del CNR, non solo per la qualità delle ricerche realizzate nel campo delle proprietà dei materiali a livello atomico e del trasferimento tecnologico, ma anche per lo scambio di personale che Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 14 facilita il matching tra esigenze delle aziende e organizzazione della ricerca, tra fabbisogni industriali e prototipizzazione di applicazioni di nuovi materiali. L’eccellenza dell’IMM è sostenuta da cospicui finanziamenti pubblici e privati, 10 milioni di euro nell’ultimo decennio, che consentono l’ammodernamento continuo della strumentazione di ricerca. Negli ultimi anni però, con le difficoltà della STM, le collaborazioni diventano più problematiche, l’Università perde colpi. Si riducono fortemente gli iscritti ad ingegneria, perfino in forme più drastiche del contemporaneo ridimensionamento delle iscrizioni all’Ateneo. E’ più difficile da parte delle imprese stabilire convenzioni per stage e tirocini con l’Università. In generale, l’Università inizia un progressivo disimpegno nelle relazioni con le imprese e verso la cosiddetta “terza funzione” degli atenei. Si accresce così lo scollamento istituzionale tra i due mondi e tra istituzioni della ricerca, e le collaborazioni si fanno più frammentate. In Abruzzo, nei primi anni duemila, le facoltà di ingegneria e di scienze arrivano a laureare in discipline ICT tra il 50 e il 60% dei laureati totali in discipline tecnico-scientifiche e, ancora oggi, nonostante il forte ridimensionamento quantitativo del distretto, circa 10 laureati su 100 sono informatici e ingegneri elettronici. La cooperazione imprese-università si concretizza nell’avvio di nuovi laboratori di ricerca comuni, come quello in corso di realizzazione tra la Thales Alenia Space e il Centro di ricerche elettroottiche (CREO) dell’Università dell’Aquila, e in iniziative di formazione specialistica come la Space Academy Foundation. La collaborazione con le imprese ha implicato anche la valorizzazione di attività di ricerca svolte autonomamente dall’Ateneo aquilano, come quelle del “centro di eccellenza” di Design Methodologies for Embedded Controllers, Wireless Interconnect and Sistem-on-Chip (DEWS), focalizzato sulle applicazioni sociali dell’elettronica avanzata, in campo ambientale, sanitario e alimentare. Va inoltre segnalata la recente istituzione del Gran Sasso Science Institute, una scuola di dottorato internazionale gestita dall’INFN indirizzata alla formazione e alla ricerca nelle scienze di base e alle tematiche relative all’intermediazione tra ricerca e impresa. All’origine del rapporto molto stretto tra l’Università aquilana e le imprese del distretto ICT c’è la Scuola Superiore Guglielmo Reiss Romoli, avviata nel 1972 dalla STET e divenuta famosa come uno più qualificati centri europei di formazione e innovazione nel campo dell’ICT. La Scuola ha avuto un ruolo importante tanto nell’orientare l’Ateneo verso la formazione nei settori innovativi dell’informatica e dell’elettronica quanto nel favorire gli scambi tra imprese e ricercatori. L’università è molto importante anche per lo sviluppo del distretto cagliaritano dell’ITC. Soprattutto per la formazione di ingegneri e, in misura minore, di informatici. Nell’ultimo quinquennio cresce il numero dei laureati in ingegneria provenienti dai corsi di laurea più prossimi agli sbocchi occupazionali ICT (ingegneria dell'informazione, elettronica e delle telecomunicazioni) che passano da una media di 111 laureati all’anno nel periodo 2002-2005 a 128 negli anni successivi; al contrario si riduce il numero di laureati in informatica (in media, solo 14 all’anno negli anni più recenti a fronte dei 34 dei primi anni duemila). Il dipartimento più coinvolto nelle attività del distretto è quello di Ingegneria elettrica ed elettronica (DIEE), soprattutto per le attività formative, stage e tirocini di laureandi e laureati in imprese locali, visite d’istruzione degli studenti presso i grandi player ICT globali (Apple, Google, Cisco, HP, Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 15 IBM, T&T, Microsoft) e la partecipazione attiva alle attività didattiche da parte di tecnici e manager delle imprese locali. Il DIEE è molto attivo anche in attività congiunte di ricerca e sperimentazione di prodotti innovativi. Meno rilevante è la presenza dell’Università in quanto tale; nonostante la ricchezza di strumenti a disposizione (spin off, Laison Office, Centro di competenze) sembra prevalere una gestione burocratico-amministrativa con scarsi effetti in termini di innovazione e trasferimento tecnologico alle imprese. Il CRS4, che pure ha svolto un ruolo determinante nella fase nascente del distretto come volano scientifico e tecnologico delle imprese pioniere e come palestra formativa di altre nate più recentemente, ha serie difficoltà a collegarsi organicamente con le imprese locali e ad operare perché i prodotti di ricerca si trasformino in progetti industriali. Problema, questo, che il Parco scientifico e tecnologico Polaris, dove il CRS4 è ospitato, ha tentato di affrontare – senza esiti finora finora apprezzabili - con l'avvio di 9 laboratori in campi rilevanti dell'ICT del futuro, gestiti congiuntamente da ricercatori (del CRS4 e dell'Università) e imprese. Nel distretto aereospaziale pugliese circa il 10% degli occupati è costituito da ingegneri e tecnici ad elevata specializzazione e altrettanti sono gli occupati diretti in attività di R&S. Le imprese beneficiano dell’offerta eccellente delle facoltà di ingegneria e scienze del Politecnico e dell’Università di Bari e dell’Università del Salento. Il sistema universitario regionale laurea in media più di 1.500 ingegneri all’anno e più di 1.300 laureati in scienze matematiche, fisiche e naturali. Il distretto assorbe soprattutto ingegneri meccanici, elettronici, gestionali, ma anche fisici, chimici, informatici e tecnici specializzati. Molto importante, per le produzioni dell’area, è il ruolo dei tecnici diplomati. Dal 2012 l’ITS Aerospazio Fermi di Francavilla, d’intesa con le imprese del distretto, ha iniziato la formazione di 25 tecnici a supporto della produzione aeronautica: 2.000 ore di formazione, di cui la metà erogata da docenti esterni provenienti dal mondo delle imprese, per lo più Finmeccanica, e 600 ore di stage in azienda destinate a diplomati delle province di Brindisi, Lecce e Taranto. Dense sono le relazioni di ricerca tra università e imprese, soprattutto con quelle più grandi; coinvolgono direttamente circa 500 ricercatori e 400 addetti in attività in R&S. In particolare, nel distretto si sono consolidate competenze scientifiche e industriali considerevoli nella filiera dei materiali compositi (ricerca, test, prototipizzazione, produzione, riciclaggio) importanti per le imprese aeronautiche ma di potenziale utilizzo in altri settori industriali. Intorno alle imprese campane dell’aereospazio è cresciuta nel tempo una ricca e articolata trama di infrastrutture formative e centri di ricerca, pubblici e privati. Nel sistema universitario sono attivi ben 19 corsi di laurea in ingegneria (elettronica, meccanica, automazione, logistica e altri) che forniscono alle imprese core e a quelle meccaniche ed elettroniche del distretto abbondanza di capitale umano adeguatamente formato. Negli ultimi anni, inoltre, sono state avviate in collaborazione da Itis, Università e imprese grandi e medie anche diverse iniziative rivolte a formare figure tecniche intermedie, come quelle di disegnatore progettista strutturale aeronautico, di tecnico della produzione aeronautica e di tecnico superiore per disegno e progettazione industriale. Molte e variegate sono le reti tra università e altre istituzioni di ricerca e imprese leader per sviluppare e sperimentare progetti innovativi, come nel caso del CIRA (Centro Italiano di Ricerca Aerospaziale), un centro di ricerca pubblico-privato, a cui collabora tra l’altro la Tecnam per la realizzazione di una macchina che possa volare in assenza del pilota, Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 16 e dell’IMAST (Distretto Tecnologico sull’Ingegneria dei Materiali Polimerici e Compositi e Strutture). Diversi sono anche i laboratori e i centri promossi autonomamente da dipartimenti universitari, CNR e singole imprese. L’attore rilevante è il Centro Ricerche Aerospaziali Italiano, che associa tutti i principali centri di ricerca pubblici che hanno sede in Campania e alcune società private di ricerca. Anche per il distretto delle meccatronica barese, la presenza di capitale umano qualificato è un sicuro punto di forza. Il Politecnico di Bari laurea oltre 1.200 ingegneri all’anno, un numero più che doppio rispetto ai primi anni duemila, di cui un quarto in ingegneria industriale. Ad un anno dal conseguimento del titolo lavora il 43% dei laureati al Politecnico, un valore non molto lontano da quello registrato per i laureati al Politecnico di Torino (49%), di cui più di uno su quattro nell’industria manifatturiera, l’11% nel comparto meccanico. Nell’anno scolastico 2001-2012, nell’ITS Cuccovilo di Bari è partito l’”Istituto tecnico superiore per la meccanica e la meccatronica” per la formazione biennale di tecnici superiori per la produzione e di tecnici superiori di automazione integrata e meccatronica. Alla progettazione e alla realizzazione dei corsi hanno contribuito ampiamente le imprese del settore, per cui è assai probabile l’assorbimento dei nuovi tecnici nei cicli produttivi locali. Alquanto densa è la presenza di laboratori e centri di ricerca orientati alle attività di ricerca nel campo della meccatronica. Spiccano, innanzitutto, i Dipartimenti di ingegneria meccanica e gestionale, elettrotecnica ed elettronica, civile ed ambientale del Politecnico di Bari, nei quali si concentrano competenze scientifiche e tecniche in aree cruciali della meccatronica. Molti importanti sono pure le attività di ricerca realizzata nei sette Laboratori direttamente collegati alle problematiche della meccatronica del Dipartimento Interateneo di Fisica tra Università e Politecnico di Bari, nonché quelle realizzate nel Dipartimento di ingegneria dell’innovazione dell’Università del Salento e negli Istituti del CNR di tecnologie industriali e automazione, sui Sistemi intelligenti per l’automazione e di Microelettronica e microsistemi. Grande impresa e indotto. La grande impresa dei distretti è spesso un catalizzatore di nuove imprese esterne e di nuove piccole imprese locali. Sovente, grandi imprese favoriscono una molteplicità di medie e piccole imprese locali focalizzate sui circuiti e gli spazi di mercato della subfornitura di componenti, subsistemi complessi e servizi specifici e generali; altre volte su competenze di processo legate alla costruzione e manutenzione degli impianti. Alcune imprese locali di medie dimensioni nate come subfornitrici di parti o componenti di una grande industria con il passare degli anni riescono a conseguire livelli tecnologici e organizzativi tali da diventare fornitrici di più stabilimenti, anche esteri, e talvolta a trasformarsi in imprese finali. In questi casi, si attivano nuovi spazi di subfornitura di secondo e terzo livello per nuove imprese locali, replicando così i processi diffusivi di imprenditorialità tipici delle grandi imprese. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 17 Tuttavia, la grande impresa esogena in diversi casi non favorisce la nascita di nuove imprese locali di subfornitura. Perché gli stabilimenti sono verticalmente integrati, oppure perché strettamente integrati nelle reti lunghe di subfornitura internazionale o in quelle esclusive del gruppo di appartenenza; oppure perché sono troppo alte le barriere tecnologiche per le capacità locali, anche nei segmenti della produzione di singoli componenti. Complessivamente modesti sono i legami delle imprese dei distretti con imprese high-tech del Nord; più intensi sono invece i collegamenti con altre aziende estere localizzate nel distretto e con imprese localizzate in altri parti del mondo. A Catania, la crescita dimensionale, l’ammodernamento e la diversificazione della STM nel corso del tempo ha determinato nuove esternalità che hanno consentito il rafforzamento dei fornitori locali di attrezzature, gas e fluidi ultra puri, prodotti chimici e l’avvio di nuove imprese in grado di sfruttare le opportunità emergenti. Alla fine degli anni novanta ben 23 filiali di multinazionali e oltre 200 fornitori locali sono ubicati nei pressi o dentro lo stabilimento STM. Imprese, nuove e preesistenti, molto eterogenee tra loro per dimensioni e attività, ma accomunate dall’essere coinvolte, direttamente o indirettamente, nella rete generata dal big player. La presenza di STM in sè rappresenta inoltre un’importante economia di localizzazione per altre imprese esterne, in primo luogo Nokia e IBM e, da ultimo, Micron, ma anche per la nascita di nuove iniziative imprenditoriali nella produzione di beni e servizi high tech non direttamente legate ad essa ma che possono sfruttare le favorevoli condizioni di contesto. Molto sviluppate sono le relazioni produttive nell’aereospaziale campano. Il nucleo di imprese core, mediamente più grandi e prime contractor a livello globale, è intimamente interconnesso, secondo una logica di prime partner, con numerose e vitali aziende locali di medie dimensioni specializzate nella produzione di parti, componenti o interi gruppi funzionali. Diverse di queste ultime hanno raggiunto livelli tecnologici tali da diventare partner di riferimento diretto dei principali assemblatori aeronautici mondiali. Ciò determina nuove opportunità di subfornitura per le imprese locali e per la diffusione nel distretto di nuovi processi di upgrading progettuali e tecnologici. Le imprese core e le prime partner inoltre praticano dense collaborazioni funzionali con numerose piccole aziende campane di subfornitura di terzo livello che, nonostante lavorino su disegni e specifiche dei committenti, presentano elevate capacità tecniche. Più problematica la crescita di piccole e medie imprese locali indotte dalle grandi imprese del distretto meccatronico barese. L’elevato livello tecnologico delle imprese leader e il loro inserimento in catene del valore internazionale non ha consentito lo sviluppo di imprese subfornitrici di componenti di qualità, anche se nel segmento dell’automazione alcune imprese locali sono riuscite a stabilire connessioni produttive con i grandi stabilimenti di proprietà delle multinazionali. Col tempo si sono affermate diverse Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 18 imprese locali a “media tecnologia” nel campo dell’automazione industriale, dei macchinari oleodinamici da perforazione, dei dispositivi di controllo delle reti ferroviarie, cioè in comparti ad elevata specializzazione sebbene non della componentistica auto. Modeste sono anche le connessioni tra le imprese del distretto ICT di Cagliari. Tiscali, nel suo primo quinquennio di leader europeo nel settore delle telecomunicazioni, ha impatti rilevanti sul mercato locale del capitale umano qualificato e, indirettamente, sul contesto sociale e culturale, ma non svolge un ruolo trainante per le piccole imprese e nella creazione di un indotto locale. Con la sua recente riconversione incentrata sull'offerta di servizi ad alto valore aggiunto per la comunicazione digitale integrata - da un lato e la crescente specializzazione nel campo del software delle imprese innovative locali dall'altro, sembrano crearsi ora le condizioni per una maggiore collaborazione della grande impresa con i fornitori locali, anche se le relazioni sono ancora limitate ad alcuni contratti di fornitura. Più sviluppate sono le interconnessioni tra le imprese innovative di più piccola dimensione, il networking è molto diffuso anche se spesso in forme implicite e non codificate e più raramente sotto forma di fornitura di servizi e di coproduzione. Nel distretto abruzzese, ad eccezione dei servizi generali e di qualche sparuta produzione di nicchia, le grandi imprese a controllo esterno si approvvigionano di input intermedi e collocano i loro output pressoché unicamente in circuiti internazionali, soprattutto nelle reti interaziendali interne ai gruppi multinazionali. Si configura così un modello di internazionalizzazione duale: grandi imprese proiettate sui mercati internazionali e piccole imprese locali confinate negli spazi dei mercati locali. Abbastanza rigide e stabili sono le relazioni di subfornitura tra grandi e piccole imprese del distretto aerospaziale pugliese. La particolare complessità tecnologica della produzione spinge a rapporti di fornitura dominati dai committenti, che impongono ai fornitori stringenti specifiche tecniche. Contano molto le agevolazioni pubbliche. Per la nascita e lo sviluppo dei distretti sono determinanti le politiche pubbliche, dirette e indirette. Questo non è sorprendente, con investimenti connotati da grandi dimensioni, massa critica di conoscenze rare, elevate capacità innovative, standard competitivi globali, ampio riferimento a capitale umano qualificato. Gli ingenti investimenti realizzati da imprese a partecipazione statale e da gruppi industriali misti pubblico-privato incidono in modo diretto e cruciale nell’avvio dei distretti tecnologici del Mezzogiorno. Meno rilevante è il peso e l’influenza diretta nelle fasi successive di trasformazione ed evoluzione dei sistemi produttivi locali. L’intervento pubblico è altrettanto decisivo indirettamente. Grande importanza hanno giocato gli incentivi finanziari erogati a sostegno degli investimenti e, in particolare, la contrattazione programmata tra Stato e grandi gruppi industriali. L’avvio di nuovi impianti produttivi nei distretti è stato sostenuto da rilevanti agevolazioni pubbliche sotto forma di incentivi in conto Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 19 capitale e in conto interesse per le immobilizzazioni tecniche, di sostegno economico della formazione professionale dei dipendenti, di opere infrastrutturali pubbliche dedicate, di contributi finanziari a programmi di ricerca applicata tarati sui fabbisogni specifici delle nuove produzioni. Nel 1952, il primo insediamento elettronico abruzzese, quello della Marconi Italiana, usufruisce di importanti contributi finanziari da parte dell’Isveimer, l’Istituto di credito per lo sviluppo economico dell’Italia meridionale fondato dal Banco di Napoli nel 1938 e partecipato dal ministero del Tesoro. Trentacinque anni dopo, la nascita dell’altro polo elettronico abruzzese avviene ad opera del gruppo statunitense Texas Instruments che realizza ad Avezzano il più grande stabilimento fuori dagli Usa di semiconduttori e chip di memoria, le materie-base dei computer, investendo circa 1.000 miliardi di lire, di cui quasi 600 a carico dello Stato erogati nell’ambito di uno specifico Contratto di programma. Decisivi sono i finanziamenti pubblici nello sviluppo della STM nel distretto catanese. Grazie al Contratto di programma del 1996 lo stabilimento, che sino ad allora era dedito al mero assemblaggio di componenti a basso valore aggiunto, si trasforma in un sito di produzione ad alto contenuto tecnologico e di ricerca strategica per l’intero gruppo. Determinate è pure il finanziamento sotto forma di credito d’imposta concesso nel 2001 alla STM per la realizzazione di un nuovo investimento per la produzione di memorie a 12 pollici (modulo M6), così come del successivo Contratto di programma del 2006, anche se il progetto di modulo M6 verrà drasticamente ridimensionato. L’insediamento di diverse imprese esterne nel distretto della meccatronica barese è stato accompagnato e sostenuto da notevoli risorse finanziarie pubbliche, nazionali e regionali. La multinazionale tedesca Getrag a fronte di un investimento industriale di circa 188 milioni di euro, nel 1996 sottoscrive con il Ministero delle attività produttive e la Regione Puglia uno specifico Contratto di programma che prevede l’erogazione di 117 milioni sotto forma di contributo in conto capitale. Successivamente, nel 2005, stipula un altro Contratto con la Regione Puglia ricevendo 17 milioni di euro, 12,6 per un nuovo investimento industriale e i rimanenti 4,6 milioni per investimenti in R&S, a fronte di un investimento complessivo di poco più di 37 milioni. Anche la Magneti Marelli usufruisce di risorse pubbliche regionali nell’ambito di due Contratti per un importo complessivo pari a poco meno di 40 milioni di euro. Nel 2002, la Bosch stipula un Contratto di programma con il Ministero delle attività produttive per realizzare un programma di investimenti e ricerca di 198 milioni di euro nei sistemi di alimentazione dei motori diesel ottenendo circa 91 milioni di euro sotto forma di agevolazioni pubbliche. Nel 2007, invece, sottoscrive due Contratti di localizzazione, ricevendo oltre 26 milioni di lire sotto forma di incentivi a copertura di un investimento di 117 milioni. Nell’ambito del POR Puglia 2000-2006, quattro imprese del Consorzio Sud Space ottengono circa 2,5 milioni di euro a fronte di poco più di 4 milioni di investimenti industriali e 2,1 milioni a sostegno di 3,3 milioni di investimenti in ricerca. Diverse imprese e centri di ricerca aziendali e Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 20 accademici hanno inoltre beneficiato di risorse pubbliche nell’ambito del PON Ricerca e Competitività 2007-2013. I contributi pubblici sono determinanti anche nel distretto aerospaziale della Puglia. E’ il caso dell’insediamento dell’Alenia nel nuovo grande stabilimento di Grottaglie; poi, nel solo triennio 20092011 sono stati finanziati ben 7 Contratti di programma e 1 Piano integrato di agevolazione: circa 80 milioni di euro di agevolazioni pubbliche a fronte di 270 milioni di investimenti rivolti ad avviare nuove produzioni o migliorare e diversificare produzioni preesistenti proposti da Alenia, Agusta Westland, Avio, Space Software Italia, Costruzione Motori Diesel e da un Consorzio di piccole e medie imprese. Altre risorse pubbliche significative di provenienza regionale sono state erogate a sostegno dei processi di innovazione e di internazionalizzazione di diverse imprese del distretto, singole e associate. Nel distretto ICT di Cagliari gli investimenti high tech di Tiscali non beneficiano di incentivi finanziari ma si avvalgono del know how e delle capacità tecniche sedimentate nel contesto locale grazie al centro di ricerca pubblico CSR4, collegato al CERM, l'istituto di ricerca svizzero dove è nato il web. Il CSR4, avviato a Cagliari nel 1991 sotto la presidenza del Nobel Carlo Rubbia, diventa subito uno dei più grandi centri di calcolo nazionali, si focalizza su web e simulazione diventando un’istituzione attrattiva per giovani sardi laureati in informatica, soprattutto nell’Università di Pisa, che contribuiranno alla realizzazione del primo sito web italiano (www.csr4.it). Inoltre, sempre grazie alla collaborazione con il CSR4, l’editore Niki Grauso fonda nel 1994 Video On Line (VOL) - dopo aver sperimentato la pubblicazione on line, uno dei primi al mondo, del quotidiano locale L’Unione Sarda - che nell’anno successivo, a seguito di una massiccia campagna pubblicitaria, diffonde l'accesso ad Internet con circa 15.000 abbonati, il 30% degli utenti italiani dell’epoca. Quando, nel 1998, Tiscali, si affaccia sul mercato delle telecomunicazioni può dunque giovarsi delle migliori competenze accumulate nel CSR4 e di quelle transitate in Video On Line che, dopo la sua crisi e fusione in Telecom nel 1996, trasmigrano in gran parte nella nuova impresa. Nello sviluppo di alcuni distretti contano molto anche le commesse pubbliche. Come nel caso delle apparecchiature elettromeccaniche per la telefonia prodotte nel distretto aquilano e acquistate dalla Sip, per decenni monopolista pubblico, e delle produzioni dell’aviazione militare campane e pugliesi, in larga parte dipendenti da commesse statali. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 21 5. I distretti oggi Nonostante gli intensi cambiamenti negli assetti proprietari, nelle specializzazioni produttive, nelle geometrie imprenditoriali, nelle tecnologie dominanti, i distretti tecnologici meridionali mostrano oggi un’apprezzabile densità di imprese diversificate e un patrimonio di produzioni, competenze tecnologiche e quote di mercato di rilevante importanza per l’intero paese. Il distretto catanese dell’elettronica. Il distretto si identifica con la STM. La multinazionale italofrancese, infatti, non solo è il sito industriale più grande del sistema locale, circa 5.000 addetti, l’80% di quelli totali, dediti alla produzione di semiconduttori, ma è anche il centro gravitazionale di gran parte dell’indotto, locale e non, produttivo e non. La STM inoltre è un’impresa performante del contesto socioistituzionale catanese, che influenza ampiamente i processi formativi e di ricerca universitari, le prospettive occupazionali, la stessa identità urbana. Un’altra importante presenza è la Micron Techology Inc., che arriva a Catania nel 2010 acquistando il ramo d’azienda “memorie” della Numonyx. Occupa 350 dipendenti, in gran parte laureati, impiegati in un laboratorio di analisi e misura dei sistemi di controllo di processi produttivi di stabilimenti Micron diffusi nel mondo. Altra impresa giovane e rilevante è la 3Sun, che nasce nel 2009 da una joint venture tra STM, Enel Green Power e Sharp nell’ambito delle vicende del Contratto di programma per l’investimento nel modulo M6 e diventa operativa nel 2011 nella produzione di pannelli fotovoltaici a film sottili. Occupa 285 lavoratori, di cui 37 ex dipendenti STM, e si stima che altrettanti siano gli addetti nelle attività indotte locali. Meridionale Impianti è invece un’impresa più antica, che nasce negli anni ottanta, e cresce molto sulla scia dell’evoluzione di STM come fornitore di facilities per l’accesso ai servizi esterni, dall’acqua ai gas, dall’energia elettrica ai gas speciali, alle saldature orbitali che utilizzano gas ultrapuri. Col passare degli anni, la Meridionale Impianti ha costruito attorno a sé una piccola galassia di aziende in grado di fornire ogni tipo di attrezzatura, da quelle più semplici, come l’allaccio alle reti di distribuzione, a quelle più complesse, come le camere bianche, e ha accumulato al suo interno un bagaglio di professionalità e di know how in grado di offrire servizi diversificati a stabilimenti sparsi in tutto il mondo. Nel frattempo, l’impresa ha aperto sedi in Francia, Singapore e Marocco, arrivando ad occupare direttamente circa 400 dipendenti. Nell’orbita della STM e delle imprese più grandi del distretto sono nate e si sono sviluppate nel corso del tempo alcune centinaia di piccole e medie imprese locali, nei comparti della produzione di componenti elettronici, delle telecomunicazioni, della produzione e dei servizi software e informatici. Il distretto aereospaziale campano. Il distretto è uno dei principali poli aerospaziali italiani. Fattura oltre 2,1 miliardi di euro, circa un quarto del fatturato del settore in Italia, esporta 750 milioni di euro, quasi un quinto dell’intero export settoriale nazionale, ed occupa circa 10.000 lavoratori, di cui 2.000 nell’indotto. E’ composto da circa 30 imprese core, che progettano e realizzano componenti complessi per i grandi gruppi multinazionali, e da un centinaio di piccole e medie aziende di subfornitura di primo, secondo e terzo livello, localizzate in gran parte nell’area metropolitana napoletana e, in misura meno consistente, Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 22 nell’area di Caserta e Benevento. Alle imprese core (Alenia Aeronautica, Alenia Aeronavali, Avio, Selex Sistemi Integrati, Piaggio Aeroindustries, Agusta Westland, Carlo Gavazzi Space, Telespazio), quasi tutte appartenenti al gruppo Finmeccanica, è funzionalmente legato un discreto nucleo di imprese di media dimensione specializzate nella produzione di componenti o di interi gruppi funzionali (Magnaghi, Dema, Oma Sud, CDM, Geven, Ompm, La Gatta) e un cospicuo numero di aziende di piccola dimensione, per lo più officine meccaniche, che pur non lavorando in via esclusiva per il settore sono tuttavia caratterizzate da elevati standard di qualità e precisione. L’impresa leader del comparto dell’aviazione civile e militare è l’Alenia Aermacchi (Finmeccanica), che occupa circa 4.400 dipendenti negli stabilimenti di Pomigliano, Nola, Casoria e Capodichino, specializzati nella progettazione e produzione di componenti strutturali per aerei ed elicotteri. L’Alenia è coinvolta come prime contractor nell’assemblaggio, nello stabilimento di Capodichino, della fusoliera dell’aereo tattico militare C27-J, e nel programma ATR per la produzione di componenti strutturali nell’impianto di Pomigliano. Inoltre, è fornitore di primo livello di componenti strutturali per Boeing e Airbus. Diverse sono le aziende che nell’”apprendistato” come subfornitrici dell’Alenia sono riuscite a diventare fornitori diretti di subsistemi complessi dei grandi player internazionali. Spicca tra queste la Dema, nata nel 1986, che accanto alla partnership con Alenia ha saputo affiancare la collaborazione come fornitore di primo livello della Bombardier, arrivando a fatturare 52 milioni di euro e ad occupare 750 lavoratori nei due stabilimenti campani di Pomigliano e Somma Vesuviana e quelli di Brindisi, Piacenza, Tunisi e Montreal. Altre medie imprese che sono riuscite a diventare fornitori diretti dei grandi asemblatori internazionali sono la Magnaghi Aeronautica, specializzata nella progettazione, sviluppo, realizzazione e certificazione di carrelli di atterraggio, la Costruzione Motori Diesel, impegnata nella costruzione di motori per aeroplani, la Geven, specializzata nella produzione di poltrone e interni per aerei che ha ottenuto commesse da Airbus e Boeing, la Foxbit, che lavora nel campo dei sistemi avanzati di ingegneria aeronautica. Il comparto dell’aviazione generale, composto da imprese di medie dimensioni che producono, assemblano e commercializzano, in prevalenza per clienti esteri, aerei leggeri e ultraleggeri, è molto piccolo ma molto dinamico e con prospettive incoraggianti di crescita futura. Tre sono le imprese leader del distretto: la Tecnam, un’impresa eccellente dell’intero comparto aereonautico nazionale, con una flotta viaggiante di 3.200 velivoli nel mondo e una capacità produttiva di circa 250 velivoli all’anno; la Vulcan Air, in grado di produrre un aereo bimotori a pistoni al mese per clienti privati e la Oma Sud, nata da uno spin off da Alenia, produce lo Sky Car, un veicolo particolarmente innovativo. Un’altra impresa innovativa è la K4A, impegnata nella produzione di elicotteri leggeri ma non ancora in commercializzazione. La produzione di queste imprese leader ha favorito la nascita di un indotto di alcune decine di piccole imprese locali di fornitura, molte di elevato standard qualitativo e tecnico, tant’è che alcune stanno entrando nei circuiti della subfornitura di componenti per l’Alenia. Di una certa rilevanza strategica è il comparto della manutenzione aeronautica e della costruzione di parti di ricambio, caratterizzato dalla presenza di diverse imprese leader (OAN, AtiTech, Avio e Magnaghi) e da un significativo gruppo di piccole imprese subfornitrici, che complessivamente occupano intorno a 1.000 dipendenti specializzati e producono circa il 10% del fatturato totale del distretto. Identico peso in termini di fatturato è coperto dal comparto spazio, animato da un numero limitato di imprese medio-grandi (MARS-Telespazio, MBDA, Carlo Gavazzi Space e Selex Sistemi Integrati), da un consorzio di piccole imprese (Antares) e da un nucleo ridotto di imprese Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 23 piccole ma innovative (Technosystem, Euro.Soft, Merlino Technology, ITS, Marotta AT, Geosystem), specializzati nella produzione di servizi connessi alla progettazione e integrazione di mini/micro satelliti e, in alcuni casi, anche alla realizzazione di piccoli satelliti. Il distretto cagliaritano dell’ICT. Tiscali è ancora l’impresa leader del distretto e anche la più grande, sebbene notevolmente ridimensionata rispetto ai primi anni duemila. Occupa circa 950 lavoratori (di cui il 35% laureati, prevalentemente in ingegneria ed informatica) e fattura poco più di 270 milioni di euro con circa 720 mila clienti, di cui circa 572 mila ADSL. Tiscali è oggi un’impresa che guarda prevalentemente al mercato italiano, pubblico e privato, fornendo ai suoi clienti un’ampia gamma di servizi innovativi di accesso alla rete, di telefonia Mobile e via internet, di contenuti multimediali, di servizi ad alto valore aggiunto per la comunicazione digitale integrata. Ha in cantiere un nuovo motore di ricerca e ha lanciato recentemente due prodotti (Indoona e Streamago) su cui conta di conquistare anche quote di mercato internazionale. La curvatura del business di Tiscali verso servizi avanzati di comunicazione ha creato le condizioni per una maggiore valorizzazione della capacità tecnologica delle imprese locali, alcune delle quali già operano con contratti di fornitura, anche se i principali fornitori di web applications rimangono grandi gruppi come Accenture ed Engeneering. Akhela, del gruppo Saras Moratti, recentemente rilevata da Solgenia (una delle maggiori realtà italiane nel settore informatico con circa 500 dipendenti, un fatturato atteso nel 2012 di oltre 50 mln, e piu' di 3.000 clienti in Italia e all'estero) è un'impresa di medie dimensioni, cresciuta a tassi elevati negli ultimi anni, con investimenti importanti in R&S e specializzazione elevata nelle aree dei sistemi embedded, con focalizzazione delle attività sull'automotive, e sviluppo software. Gioca un ruolo importante nel distretto anche per il suo orientamento a fare rete locale. A Cagliari occupa attualmente circa 200 addetti e fattura circa 26 milioni di euro nel mercato nazionale. I suoi prodotti sono rivolti ad imprese di medie e grandi dimensioni. Abbeynet, con 30 addetti diretti e numerosi altri consulenti, è tra i più importanti operatori nazionali di telefonia VoIp con prodotti all’avanguardia rivolti ad operatori di telecomunicazioni, system integrator, pubbliche amministrazioni, catene alberghiere, gruppi editoriali, banche e piccole e medie imprese. Negli ultimi anni, il distretto si è arricchito di un buon numero di nuove piccole imprese avviate prevalentemente da giovani sardi nell’area dell’ideazione e sviluppo di prodotti e servizi innovativi ICT, sfruttando sia l’humus digitale cagliaritano che le politiche regionali a sostegno delle start up innovative. Nonostante l’elevata turbolenza alimentata da alti tassi di natalità-mortalità, nuove iniziative continuano a proporsi e affermarsi. Diverse sono l’esito di spin off universitari e non (Karalit, Xorovo, ReiLabs), molte altre sono start up di imprenditori singoli o associati e più raramente di gemmazione di imprese preesistenti (Agitelec da cui è nata Entando, Apps Builder, Paperlit, Porcovino, Prossima Isola, Sardegna.com, Sardex e diverse altre), una di queste (Applix)– start up di successo focalizzata sullo studio, sviluppo e realizzazione di Applicazioni Mobile per tutti i nuovi ‘device’, non è sarda ma intende potenziare a Cagliari il suo centro di ricerca e sviluppo; un'altra start up (Twimbow) - che si sta affermando per un prodotto innovativo nel mercato del social networking – è sarda ma ha sede a San Francisco. Imprese più consolidate ed affermate sono Softfobia, una Internet business solution con competenze specialistiche nel campo dei prodotti destinati al web 2.0 e per la creazione di social network, e Axis Strategic Vision, una knowledge company focalizzata in Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 24 applicazioni avanzate per il web. Spesso le strategia di queste giovani imprese è quella di assicurare ai nuovi prodotti una quota di mercato in tempi molto rapidi in modo da essere appetibili ai grandi gruppi nazionali e stranieri, senza tuttavia rinunciare al radicamento territoriale. Il distretto aquilano dell’elettronica. E’ articolato nei due poli produttivi territoriali dell’Aquila e della Marsica, in particolare Avezzano. Il comparto più denso sotto il profilo imprenditoriale è quello degli apparecchi elettronici, delle antenne per veicoli spaziali e degli strumenti per il controllo del traffico aereo, localizzato a L’Aquila. L’impresa principale è la Thales Alenia Space Italia, di proprietà per il 67% del gruppo francese Thales e per il rimanente 33% della Finmeccanica; occupa circa 300 lavoratori, di cui poco meno di 100 ingegneri elettronici e il resto periti elettronici; fattura più di 600 milioni di euro e produce, in collaborazione con le maggiori imprese e istituzioni del settore aereospaziale, componenti di satelliti per telecomunicazioni e altre strutture orbitanti. Attualmente è in costruzione un nuovo stabilimento in sostituzione di quello seriamente danneggiato dal terremoto del 2009. Sempre nel comparto delle telecomunicazioni è la Selex Elsag, interamente controllata da Finmeccanica, dedita alla produzione di sistemi di identificazione in ambito avionico, piattaforme per le comunicazioni militari, per la sicurezza interna e per la protezione civile e di altre produzioni di elevato livello tecnologico; occupa 145 addetti, per lo più ingegneri, e attualmente è in fase di ristrutturazione e ampliamento a causa dei danni subiti dal terremoto. Un’altra impresa rilevante è la Technolabs, di proprietà della Intecs, un gruppo privato nazionale con diversi impianti in Italia e in Francia, focalizzato sulla progettazione e sullo sviluppo di sistemi elettronici per lo spazio, la difesa, i trasporti e le telecomunicazioni; occupa circa 160 lavoratori, per lo più ingegneri. Inoltre, sono attive nel polo due aziende del gruppo multinazionale italiano Compel (una ventina di imprese sparse nel mondo e 1250 dipendenti) e altre due imprese locali di proprietà locale, tutte di più modeste dimensioni: Inter-Compel che produce componenti elettroniche per l’interconnessione; P&A Service che offre servizi integrati di assemblaggio e collaudo di schede elettroniche; Elital che produce in subfornitura circuiti stampati per la Thales Alenia Space con 34 dipendenti e Hi-Tech Electronics che produce componenti elettronici per applicazioni spaziali e militari con 68 dipendenti. Lo stabilimento più grande del distretto è quello dell’impresa statunitense Micron Technology Italia localizzata nel polo di Avezzano; occupa 1.800 dipendenti, di cui un terzo circa laureati e il resto diplomati, e fattura circa 250 milioni di dollari all’anno nella produzione di sensori per immagini con tecnologia CMOS destinate a svariate applicazioni industriali e nel campo della comunicazione mobile. Nello stabilimento è situato anche un centro di ricerca e sviluppo, nel quale circa 40 tecnici progettano e testano memorie non volatili di tipo NAND Flash con applicazioni nell’informatica, nella fotografia e audiovisivi. La produzione dell’impianto di Avezzano è esportata interamente verso la statunitense Aptina, impresa partecipata da Micron Technology Inc.; ad eccezione dei servizi generali e dei gas tecnici acquistati localmente, gli approvvigionamenti di input di materie prime, beni intermedi e macchinari avvengono tutti in stabilimenti localizzati in paesi extraeuropei. Nella Marsica operano altri quattro presidi imprenditoriali di una certa rilevanza: Telespazio-Centro Spaziale del Fucino, una società mista Finmeccanica (67%) e Thales (33%) con sede centrale a Roma, che rappresenta il più grande teleporto mondiale per usi civili e al cui interno è stato creato uno dei due centri di controllo del progetto Galileo, il principale programma di navigazione satellitare europeo; Selex Galileo, un’impresa Finmeccanica ubicata a Carsoli e specializzata in rivestimenti ottici, prodotti con tecnologie del vuoto per Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 25 applicazioni militari, civili e aerospaziali; Elco, specializzata nei circuiti stampati con 110 addetti nella sede centrale a Carsoli e affiliate in altri paesi europei e negli Stati Uniti e la G&A Engineering, di piccole dimensioni ma specializzata nella microelettronica per impieghi avanzati in campo militare e spaziale. Il distretto aereospaziale pugliese. E’ animato da più di 70 imprese con circa 4.200 occupati diretti, di cui poco meno di 700 nelle attività di R&S, e più di 400 ricercatori esterni che lavorano in dipartimenti delle università del Salento e di Bari e in centri di ricerca pubblici. Il fatturato oscilla tra i 700 e i 1.000 milioni di euro all’anno, di cui più di 200 destinati all’export, soprattutto Stati Uniti. Ben sette addetti su dieci fanno capo a grandi imprese della galassia Finmeccanica e i rimanenti tre a piccole e medie imprese prevalentemente locali. Le attività manifatturiere di parte di aeromobili sono quelle più consistenti per fatturato e occupazione. Sono localizzate soprattutto a Brindisi, Grottaglie e Foggia e dominate dalle grandi imprese a partecipazione pubblica, in primis Agusta Westland a Brindisi, dedito alla produzione di componenti e sistemi per elicotteri con più di 500 addetti, e Alenia Composite a Grottaglie e Alenia Aeronautica a Foggia, focalizzate nella produzione di componenti in materiali compositi per aereomobili, con circa 1500 addetti. Rilevante è pure la presenza dell’impianto Avio di Brindisi, occupa più di 600 addetti specializzati nella produzione e revisione dei motori aeronautici e navali. La maggior parte delle piccole medie imprese dipende strettamente dalle grandi imprese, anche se un numero crescente ha avviato percorsi di upgrading tecnologico e diversificazione dei committenti (Boeing, Embraer e Bombardier). Interessante il recente sviluppo di una nuova impresa locale in grado di produrre e vendere in tutto il modo piccoli veivoli completi, la Blackshape Aircraft. Il comparto dello spazio è molto più piccolo, una decina di imprese di media e piccola dimensione disperse nella regione e specializzate nelle produzioni di sistemi hardware e software per satelliti, lanciatori, attrezzature di terra e nei servizi di gestione delle operazioni, acquisizione e distribuzione dei dati satellitari. L’impresa principale è la SSI Space Software Italia di Taranto, focalizzata sulla produzione di sistemi di software spaziali. Il distretto pugliese della meccatronica. E’ composto da un tessuto diversificato di grandi e piccole imprese di elevato livello tecnologico localizzate per lo più nel barese. Nel segmento automotive, per lo più componentistica per auto (sistemi frenanti, apparati di iniezione, pompe, cambi), operano impianti di proprietà di gruppi imprenditoriali leader nel mondo. Bosch Tecnologie Diesel e Sistemi Frenanti occupano nel complesso circa 2.000 lavoratori distribuiti nelle due divisioni per la produzione di pompe e di sistemi frenanti; altri 160 dipendenti, il 60% ingegneri, lavorano nel Centro Studi Componenti per Veicoli; Magneti Marelli, attiva nella produzione di iniettori per applicazioni benzina, collettori di aspirazione e dispositivi di robotizzazione cambio, occupa circa 1.000 dipendenti; Getrag, con poco più di 700 addetti, produce cambi per automobili di nuova generazione e svolge attività di ricerca e sviluppo con 30 addetti tra ingegneri e tecnici. Altri impianti importanti controllati da gruppi industriali esterni sono quelli che fanno capo a Oerlikon Graziano e SKF. Accanto alle imprese leader è presente un buon numero di medie imprese locali di elevata specializzazione che producono per i mercati finali di diversi settori. Spiccano la MASMEC, che produce macchinari e sistemi complessi automatizzati per montaggi di precisione per le industrie automotive, farmaceutica e idraulica; la MERMEC, leader di mercato nel Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 26 comparto dei sistemi di monitoraggio e diagnostica delle infrastrutture ferroviarie; la ITEL Telecomunicazioni, impresa leader a livello internazionale nell’utilizzo, protezione e misurazione dei campi elettromagnetici e magnetici. Nel distretto è attivo inoltre un discreto tessuto di aziende meccaniche di notevole capacità tecniche, di dimensioni medio-piccole e piccole e localizzate soprattutto nel molfettese, che lavorano in subfornitura sia per imprese committenti pugliesi che per imprese del Centro-nord. Negli ultimi anni, nel distretto è in atto il tentativo di far evolvere più decisamente la specializzazione meccanica verso la meccatronica, testimoniata anche dalla costituzione, nel 2007, del Distretto della Meccatronica (MEDIS), promosso dall’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione e da Confindustria Bari e partecipato dalle principali imprese leader. Vanno in questa direzione anche la costituzione del MOLMEC, un consorzio di 12 piccole e medie imprese locali operanti nei settori della meccanica, elettronica e informatica, e del Distretto produttivo della meccanica pugliese riconosciuto dalla Regione Puglia. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 27 6. Gli impatti della grande crisi. La crisi economico-finanziaria dell’ultimo quadriennio ha ovviamente inciso sugli assetti strutturali e sulle performance dei distretti tecnologici meridionali. Seppure con diversa intensità inter e infra-distrettuale le difficoltà si sono accresciute ovunque. Nell’insieme, però, i distretti hanno tenuto, anche nei picchi congiunturali più negativi degli anni post 2007. Non ci sono stati tracolli produttivi, perdite accentuate di quote di mercato, né drastici ridimensionamenti occupazionali e neppure fughe, disimpegni e mortalità imprenditoriali da grande crisi. Nel quadro complessivamente molto debole dell’industria italiana, la tenuta dei distretti tecnologici meridionali è un risultato importante e non scontato. Il distretto abruzzese dell’elettronica soffre maggiormente gli impatti della recessione. La caduta è molto forte nel comparto aquilano delle apparecchiature per le telecomunicazioni, dove alla conseguenze della crisi si sommano le difficoltà strutturali pregresse delle imprese e gli effetti distruttivi del terremoto del 2009. Perde poco invece il polo elettronico marsicano, grazie soprattutto alla tenuta della Micron ad Avezzano. Contrariamente a ciò che accade altrove in Italia, le perdite di occupazione manifatturiera non sono compensate in Abruzzo dalla crescita nei comparti dei servizi ITC. La crisi si fa sentire anche nel distretto catanese, anche perché si somma alle difficoltà attraversate negli anni precedenti dalla STM per il sostanziale fallimento del rilevante investimento nel progetto modulo M6 e ai recenti trend regressivi dell’intero settore elettronico italiano ed europeo. La STM dopo un ventennio è costretta a ricorrere nuovamente, nel 2009 e nel 2011, alla cassa integrazione per 2.200 lavoratori seppure per pochi giorni. Le ripercussioni più pesanti però riguardano gli impatti sull’indotto della politica di riduzione dei costi aziendali da parte dello stabilimento italo-francese. Le commesse si riducono, si allungano i tempi di pagamento, si risparmia sui servizi mensa, pulizia, vigilanza. Le imprese più piccole, quelle meno robuste finanziariamente e quelle monocommesse soffrono di più, diverse soccombono. Tutto l’indotto subisce un forte ridimensionamento; solo le imprese di maggiori dimensioni e con committenti diversificati riescono a reggere meglio l’urto. La crisi sembra gelare l’effervescenza dell’Etna Valley. La crisi non sembra coinvolgere invece gli altri comparti tecnologicamente avanzati, come le telecomunicazioni e l’informatica. Meno dipendenti dai grandi gruppi multinazionali e molto di più dalla qualificazione universitaria dei giovani, questi comparti sperimentano, anche nel biennio orribile 2008-2009 della crisi, una discreta vivacità imprenditoriale. La crisi ha coinvolto anche il distretto meccatronico barese. Dal 2008 si è assistito ad una flessione delle esportazioni, ad un incremento del ricorso alla cassa integrazione straordinaria e in deroga, alla chiusura di diverse imprese, di subfornitura e non, a causa della contrazione delle commesse. Ciò nonostante, nel suo insieme il distretto ha retto. Alcune imprese hanno subito contrazioni significative dei livelli Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 28 produttivi, altre, come sempre accade nelle crisi, hanno rafforzato la loro posizione competitiva e di mercato. La produzione delle multinazionali non è stata delocalizzata e molte imprese hanno realizzato nuovi importanti investimenti e diversificato o aumentato la produzione e stabilizzato i livelli occupazionali: Bosch ha avviato la produzione di una nuova pompa a bassa pressione; Getrag ha programmato l’aumento della capacità produttiva dei cambi di nuova generazione a secco grazie alle nuove commesse Ford e Mercedes; ITEL ha realizzato investimenti innovativi nel comparto biomedicale. Qualche segno di crisi si è manifestato anche nel distretto aereospaziale della Campania. Nel 2011, in controtendenza rispetto agli altri poli aeronautici nazionali, le esportazioni hanno subito una flessione, soprattutto verso il mercato statunitense. Tuttavia, il sistema locale non subisce perdite significative né sotto profilo produttivo che occupazionale. La crisi non sembra aver influenzato le dinamiche del distretto aereospaziale pugliese, anche perché il settore è caratterizzato da cicli lunghi e da portafoglio ordini che comportano più anni di produzione. Il fatturato complessivo è rimasto sostanzialmente stabile mentre sono cresciuti export e livelli occupazionali, nonostante gli esuberi connessi alla chiusura di alcuni impianti, grazie agli elevati investimenti pubblici e privati e all’avvio di nuove commesse, tra le quali spicca quella per lo stabilimento Alenia Aermacchi di Foggia per la produzione dei nuovi jet regionali C-Series della Bombardier. Rilevante è stato l’incremento produttivo a Grottaglie. Nel distretto cagliaritano gli impatti della crisi sono modesti e, soprattutto, non sono generalizzati. Vanno meglio le imprese, anche piccole, che hanno diversificato i prodotti e investito in innovazione in mercati emergenti. Meno bene quelle specializzate nei segmenti meno innovativi, male quelle che lavorano esclusivamente per la Pubblica Amministrazione. Nel complesso il sistema locale tiene, appare capace di generare al suo interno nuove e promettenti esperienze imprenditoriali e di attrarre l'attenzione di investitori esterni grazie soprattutto alla sua focalizzazione sullo sviluppo del software che, anche negli anni di crisi, ha potuto contare su una domanda sostenuta di nuove applicazioni per i diversi dispositivi di accesso alla rete internet. E’ difficile individuare le prospettive future dei distretti tecnologici meridionali. Non solo perché sono molto diversi tra loro e perché al loro interno convivono imprese assai diverse per dimensione, dinamismo e potenzialità. E’ difficile perché la grande crisi degli ultimi anni ha affievolito e ridimensionato investimenti e spinte all’innovazione, soprattutto nei gruppi industriali e nelle imprese più esposte al ciclo economico, e ha reso ancora più incerto il domani. E’ difficile inoltre perché il loro futuro dipende moltissimo da centri decisionali esterni, dalle strategie dei gruppi multinazionali a cui fanno capo gli impianti locali e dalle Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 29 configurazioni emergenti nei mercati globali e negli assetti organizzativi delle filiere produttive di appartenenza. Le prospettive dei distretti dell’aereospazio sono fortemente condizionate dai processi di cambiamento strutturale che stanno attraversando i grandi attori del sistema internazionale. Il comparto dell’aviazione militare è interessato da una contrazione drastica della domanda che provoca un inasprimento della competizione basata sulla capacità delle imprese di ridurre i costi di produzione e di diversificare verso mercati collaterali. Il comparto civile è invece in crescita, soprattutto nel comparto dei veicoli ad ala fissa, grazie alla domanda di mobilità aerea nei mercati emergenti. Opportunità interessanti per nuovi spazi nelle reti di subfornitura si potranno determinare dall’ingresso di nuovi “airframe manufacturers” nell’attuale duopolio globale Boeing-Airbus. La strategia competitiva delle grandi imprese va verso una riduzione dei fornitori per limitare i “nodi” del processo ed esercitare un maggior controllo sulla qualità e i tempi di realizzazione. Ciò implica una più decisa spinta verso la verticalizzazione di sub-sistemi anche per i fornitori di primo e secondo livello e all’aggregazione tra imprese. Nel contempo, si assiste ad maggiore condivisione dei rischi tra le imprese della filiera e alla correlata maggiore stabilizzazione delle reti di collaborazione. Tutto ciò porta ad un ulteriore innalzamento delle barriere all’ingresso per nuovi produttori e a un necessario processo di aggregazione tra imprese di minori dimensioni. I rilevanti investimenti realizzati negli anni scorsi dalle principali imprese del distretto aerospaziale pugliese hanno consentito il loro rafforzamento e la loro tenuta nonostante la congiuntura negativa della crisi. Tuttavia, le modifiche strutturali in atto e attese nel settore pongono nuove sfide, in particolare alle imprese più piccole, in direzione del potenziamento della capacità produttiva, di innovazione e progettazione, di competenze strategiche per gestire i nuovi processi di verticalizzazione e di integrazione funzionale con altre imprese. Le prospettive del distretto aerospaziale campano dipendono, invece, principalmente dalle traiettorie di sviluppo del gruppo leader, l’Alenia Aermacchi, e dunque dalle strategie del gruppo Finmeccanica, che realizza oltre i tre quarti del fatturato del sistema locale. D’altro canto, il futuro di Alenia e delle altre imprese Finmeccanica sono strettamente legate alla loro partecipazione attiva ai grandi programmi internazionali di progettazione e realizzazione di nuovi velivoli. Sotto questo profilo, la situazione attuale mostra criticità. Con riferimento al segmento dell’aviazione militare, la scelta dell’Amministrazione Obama di ridurre gli investimenti militari ha determinato la dismissione della produzione del C27-J al termine della consegna degli ultimi 38 velivoli programmati, il che implica la chiusura della produzione in subfornitura delle componenti strutturali (cellula) da parte di Alenia. Sul versante dell’aviazione civile, la subfornitura Alenia nell’ambito del programma 787 della Boeing potrebbe avere difficoltà a causa dei ritardi del programma e dei ridimensionamenti delle vendite programmate dell’aereo, per cui si paventa il rischio per Alenia di un sovradimensionamento degli investimenti specifici realizzati e di un connesso squilibrio finanziario. L’altro programma importante per Alenia, la costruzione del velivolo regionale ATR, appare oggi in stallo a causa della “maturità” dell’ATR che ha comportato negli ultimi anni un calo delle vendite. In questa congiuntura non favorevole, assai rilevante è l’acquisizione da parte di Alenia di una commessa per la vendita al Governo australiano di 10 C-27J per un valore complessivo di 1,4 miliardi di dollari. Tuttavia, il futuro dell’aeronautica campana è Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 30 strettamente dipendente dall’avvio di nuovi progetti e dalla partecipazione delle grandi imprese del distretto ai nuovi programmi dei principali costruttori di aerei del mondo. Un nuovo progetto ambizioso in cantiere da tempo è la realizzazione da parte di Finmeccanica di un nuovo ATR da 92 posti che potrebbe contare su un potenziale di sostituzione di 300 velivoli, pari ad una prospettiva produttiva di almeno un quindicennio. Nel frattempo, l’Alenia ha avviato una partnership con il costruttore russo Sukhoi per la realizzazione di un nuovo bi-jet regionale da 100 posti (che potrebbe essere però in antitesi con il progetto di produzione di un nuovo ATR). Stretta tra la necessità di entrare nei nuovi programmi internazionali e di definire a breve il proprio posizionamento competitivo nel segmento dell’aviazione regionale, l’Alenia sembra attraversare una “crisi d’identità”, aggravata in Campania dalla scelta di chiudere lo stabilimento di Casoria entro il 2012 e, soprattutto, dallo spostamento della sua sede legale da Pomigliano a Venegono in provincia di Varese, che potrebbe comportare la riallocazione delle commesse verso gli stabilimenti lombardi. Più promettenti sembrano le prospettive del segmento dell’aviazione generale, anche a ragione dell’attesa espansione della domanda mondiale ma pure delle capacità innovative delle imprese del distretto. Le prospettive dell’Etna Valley dipendono molto dall’evoluzione del settore mondiale dei componenti microelettronici ma anche dalle strategie delle principali imprese localizzate nel distretto. Il settore attraversa una fase storica molto interessante, testimoniata dalla crescente pervasività della microelettronica nei sistemi elettronici finiti, nei nuovi beni di largo consumo (smart phone, tablet, fotocamere e videocamere digitali) e nuovi settori di applicazione come l’energia, la salute, lo sport, la cosmetica e la farmaceutica. Queste potenzialità si associano però ad una persistente instabilità del mercato dei semiconduttori e delle dinamiche regionali e aziendali. In particolare, le caratteristiche di “industria delle industrie”, cioè fornitore di componenti ad altre industrie, rendono il settore particolarmente sensibile agli andamenti del ciclo economico: il primo a rallentare nelle fasi di crisi e il primo a ripartire nelle fasi di ripresa. L’instabilità è accentuata anche dai mutamenti delle gerarchie tra le principali macroaree produttive globali. Nell’ultimo decennio si è verificata una significativa perdita di importanza del mercato europeo, e anche di quello statunitense e giapponese, e una contemporanea crescita di quello cinese, coreano e dei paesi del Sud-est asiatico. Questo cambiamento del baricentro spaziale a favore dell’Est trascina con se un analogo spostamento dei mercati di approvvigionamento e di sbocco. Una ulteriore causa di instabilità è connessa alla performance delle grandi corporation, a sua volta intimamente legata alle oscillazioni del costo dei bit per memoria e alle loro capacità di sostenere elevatissimi investimenti in impianti di produzione e in ricerca e sviluppo. Per tali ragioni, il settore è interessato da un’evidente variabilità delle perfomance annuali dei maggiori produttori mondiali e da molteplici processi di fusione, acquisizione e cessione di ramo d’azienda, che implicano spesso cambiamenti drastici nella distribuzione delle quote di mercato. Inoltre, il settore è da tempo interessato a significativi processi di diversificazione organizzativa, con una sistematica diffusione delle cosiddette fabless, fabbriche senza capacità produttiva che esternalizzano l’intera produzione manifatturiera alle foundries, ossia fabbriche “make-to-order” che realizzano prodotti progettati dai committenti. Le fabless e le foundries hanno determinato un intenso processo di disintegrazione verticale dell’industria dei Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 31 semiconduttori, anche se è ancora importante la presenza di grandi imprese integrate. Lo spostamento verso Oriente dell’industria dei semiconduttori e la crescente differenziazione e complessità organizzativa delle grandi imprese, influenzano l’intero sistema produttivo globale con riflessi tangibili anche sui singoli sistemi locali e sui singoli stabilimenti. Per i gruppi industriali e per le imprese, fronteggiare il nuovo scenario competitivo e, a maggior ragione, cogliere le nuove opportunità significa soprattutto capacità di nuovi e massicci investimenti innovativi e organizzativi, nonché possibilità di fare rifermento a nuove conoscenze scientifiche e di ricerca, private e pubbliche. Non sembrano questi gli attuali orientamenti strategici delle grandi imprese leader del distretto catanese. La Micron non manifesta intenzioni di realizzare investimenti aggiuntivi rispetto alle attuali attività di ricerca e di laboratorio di analisi, design e di misura nel campo delle memorie. L’investimento Micron è molto importante per gli oltre 350 tecnici e ricercatori che vi lavorano e per l’apporto alla diversificazione della filiera produttiva, tuttavia si tratta pur sempre di un investimento rigidamente confinato dentro la rete interna alla multinazionale statunitense e, dunque, a bassissimo radicamento locale. Neppure la STM sembra orientata ad investimenti aggiuntivi significativi nel sito di Catania. Nell’ambito della strategia localizzativa della multinazionale italo-francese, lo stabilimento siciliano non è coinvolto attualmente in nuovi programmi industriali innovativi. Dopo l’”occasione mancata” del Modulo M6 di metà anni dieci, che avrebbe segnato il passaggio ai 12 pollici nell’intero gruppo STM, con tutte le conseguenze in termini indotto locale, sembra piuttosto che la strategia dominante sia quella del mantenimento delle attuali produzioni catanesi. Prospettive più interessanti per il futuro potrebbero forse venire dagli investimenti collaterali realizzati in joint-venture da STM, come nel caso della 3Sun, focalizzata sulla produzione di pannelli fotovoltaici a film sottile, anche se il nuovo investimento è tuttora in corso di realizzazione e non ha ancora raggiunto la soglia tecnologica e finanziaria per l’autonomia. Incerte appaiono le prospettive della meccatronica pugliese. I due principali settori utilizzatori delle produzioni meccatroniche, meccanica e automotive, attraversano infatti una forte crisi, anche se con intensità differente tra i vari comparti di attività. Le severe difficoltà della meccanica europea e italiana sono legate soprattutto alle fluttuazioni di mercato e dai bassi investimenti in macchinari da parte delle imprese. La caduta della produzione automobilistica è invece connessa al crollo della domanda dei consumatori. Fare delle previsioni dunque è particolarmente difficile proprio perché le prospettive dei settori della meccanica e dell’automotive dipendono strettamente dall’andamento del ciclo economico. Nell’ipotesi che la crisi duri ancora a lungo, il rischio di regresso esiste. A maggior ragione se si considera che nel distretto sono attive imprese multinazionali automobilistiche di primaria importanza, le cui prospettive future sono intimamente legate all’andamento dell’industria automotive a livello mondiale. D’altro canto, l’elevato contenuto tecnologico delle produzioni che finora ha fatto da freno alla delocalizzazione nei paesi a più basso costo del lavoro, non è scontato che continuerà ad essere determinante nei prossimi anni. Non solo per le difficoltà finanziarie dell’innalzamento continuo dei livelli tecnologici delle produzioni, quanto per le prospettive di crescita dei volumi esportati verso i paese emergenti, Cina in primo luogo, che potrebbero accrescere le convenienze alla delocalizzazione produttiva in tali paesi. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 32 Moderatamente positive risultano le prospettive di sviluppo future del distretto ITC cagliaritano. Tiscali, l’impresa motrice, è stata risanata. Nel 2012 è attesa una inversione di tendenza che farà registrare, dopo otto anni, un utile netto. Il rilancio dell'impresa è perseguito attraverso il progressivo riposizionamento sull’offerta di servizi ad alto valore aggiunto e di prodotti competitivi nel mercato del social networking nonché sul lancio di un nuovo motore di ricerca. Una impresa ICT in fase di crescita, Solgenia, molto attiva in Italia e all’estero nel mercato del software innovativo, ha recentemente acquisito l’impresa cagliaritana Akhela dal gruppo Saras, dotata di un centro di competenza per lo sviluppo di software embedded e per dispositivi mobili, di un Data Center di proprietà e presente in mercati emergenti dell'automotive e della domotica che la posizionano tra le prime 100 nella classifica nazionale delle società ICT. Un ruolo importante potrebbe essere giocato dalla galassia delle piccole imprese ICT fondate da giovani sardi negli ultimi anni, alcune delle quali stanno acquisendo una dimensione internazionale, operando su tecnologie di frontiera con prodotti innovativi ma che stentano a fare rete tra loro e più in generale a fare sistema locale (conTiscali ed altre imprese di maggiori dimensioni) per affrontare con basi più solide la sfida competitiva. Riguardo le prospettive future del distretto elettronico abruzzese, i problemi creati dal terremoto e dai ritardi della ricostruzione sono concentrati nell’area dell’Aquila, dove peraltro Thales Alenia Space ha annunciato un aumento dell’occupazione del 20% con l’apertura del nuovo stabilimento. Anche le aspettative di Selex Elsag e Technolabs sono orientate positivamente, nei limiti consentiti dal contesto economico difficile. Si può sperare che le politiche di rilancio dello sviluppo locale rese ancor più necessarie dal terremoto facciano leva su queste presenze imprenditoriali per promuovere o attrarre nuove iniziative. Nella Marsica molto dipende dal destino dello stabilimento Micron, per il quale si oscilla periodicamente tra ipotesi di raddoppio degli investimenti e paure di chiusura. A riguardo appare cruciale un’iniziativa di politica industriale, basata su una valutazione accurata delle esigenze poste dall’impresa, che in passato sono state frustrate dalla mancanza di interlocutori istituzionali affidabili ai diversi livelli. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 33 7. Riflessioni sulle politiche pubbliche Le politiche pubbliche sono un elemento essenziale, e al tempo stesso molto complesso, nei processi di sviluppo di concentrazioni territoriali produttive ad alta tecnologia. Nei sei casi, le politiche pubbliche sono essenziali, almeno per due motivi. In primo luogo vi sono evidenti “fallimenti del mercato”. Parte dalla competitività delle imprese dipende da attività di ricerca e sviluppo, per propria natura ad alto rischio ed incertezza sui tempi e sui risultati, che presentano rilevanti esternalità e quindi problemi di appropriabilità da parte delle imprese, e che pongono rilevanti problemi per i meccanismi di finanziamento (Bugamelli, Cannari, Lotti e Magri 2012). In secondo luogo perché un ruolo decisivo nello sviluppo delle aree è giocato dalle scelte localizzative, produttive e di ricerca delle grandi imprese, che hanno una interazione continua con i decisori di politica economica. A ciò si aggiunga che in tre dei sei casi qui studiati l’attore principale del sistema è un’azienda a partecipazione pubblica. Politiche pubbliche per i settori a più alta tecnologia, e per le aree territoriali in cui essi si addensano, sono difatti comuni nei grandi paesi avanzati dell’Europa e del NordAmerica. Al tempo stesso, queste politiche sono particolarmente complesse, ad alto rischio di “fallimenti delle politiche”. Per i decisori è estremamente difficile stabilire modalità, tempi e dimensione degli interventi. Vi sono asimmetrie informative molto forti, per cui i soggetti imprenditoriali dispongono di conoscenza molto maggiori rispetto ai decisori pubblici; vi sono conseguenti rischi di free-riding, di richiesta di contributi finanziari per attività già in parte svolte e quindi di efficacia assai ridotta degli interventi (che non riescono a determinare nuove attività); vi può essere un’asimmetria di potere contrattuale fra alcuni soggetti – in particolare le imprese di maggiori dimensioni – e i decisori pubblici, con rischi di situazioni in cui si innesca una “concorrenza localizzativa” nelle incentivazioni che determina possibili rendite per le imprese. L’efficienza, la rapidità, la certezza degli interventi sono in questi casi ancora più rilevanti che nella generalità delle politiche pubbliche, dati i tempi molto serrati della concorrenza internazionale e la necessità di poter programmare in archi temporali ristretti e certi le scelte delle imprese. E’ del tutto evidente poi, come una parte assai rilevante delle politiche pubbliche debba indirizzarsi non al sostegno delle singole imprese o delle loro attività quanto piuttosto a sostenere e rafforzare le relazioni fra le imprese, o fra di esse e il sistema dell’università e della ricerca, dato che processi di sviluppo innovativo assai spesso richiedono capacità e conoscenze che sono al di là dei confini delle imprese, anche di Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 34 maggiore dimensione; cosa non semplice. Infine, ancora, è compito delle politiche pubbliche intervenire sulla fornitura di beni e servizi pubblici – a cominciare dalla formazione del capitale umano – che assumono un ruolo centrale per il successivo sviluppo delle imprese. Da tutto ciò emergono alcune rilevanti implicazioni: che le politiche siano realizzate da soggetti con un elevato grado di competenza, e con la possibilità di “mettere in concorrenza” più proposte nell’accesso alle risorse; che le politiche siano organizzate con un mix diversificato di interventi, e che riescano ad evitare sia “vuoti” di azione sia duplicazioni e ridondanze; che le politiche, ancor più essendo per le considerazioni già espresse, altamente sperimentali, siano soggette ad un continuo processo di monitoraggio e di valutazione dei risultati. Per di più, i casi sottoposti ad esame sono di concentrazioni produttive ad alta tecnologia localizzate in regioni complessivamente deboli. Questo è un elemento rilevante, dato che esse possono scontare, e scontano nella realtà, difficoltà aggiuntive connesse alla loro localizzazione, in termini di perifericità e lontananza dai grandi centri, nazionali e ancor più internazionali, dell’innovazione, di costi e tempi di trasporto e di comunicazione, di più difficili interazioni con le grandi reti internazionali della conoscenza; e, su un altro piano non meno importante, di ordinarie carenze nella disponibilità di beni e servizi pubblici. Ciò rende ancora più importanti le politiche pubbliche. Esse non possono non essere più intense rispetto ad pari interventi in aree a maggior livello di sviluppo. E un tema fondamentale è quello del raccordo, quantitativo e qualitativo, fra le politiche pubbliche aggiuntive, o comunque destinate al sostegno e allo sviluppo di queste concentrazioni, e le politiche pubbliche ordinarie. Esaminate alla luce delle considerazioni appena svolte, le politiche pubbliche degli ultimi anni nei sei casi oggetto di questa analisi presentano rilevanti criticità. Le prima è connessa al quadro complessivo delle politiche industriali e tecnologiche nel nostro paese. A differenza di quanto avvenuto negli altri grandi paesi europei, l’Italia è da tempo sostanzialmente priva di una propria strategia di politica industriale e tecnologica, nella quale inserire, e in base alla quale valutare gli interventi in queste aree. L’unica esperienza di una certa rilevanza, quella del progetto “Industria 2015” approvato nel settembre 2006, ha conosciuto un’attuazione parziale e tardiva, sia nell’attuazione delle misure sia nell’effettiva erogazione delle risorse (Cappellani, Padovani e Servidio 2012). Dei cinque progetti di innovazione industriale previsti ne sono stati attuati solo tre; le “reti d’impresa” hanno avuto una concretizzazione assai limitata. A fianco ad essi sono stati usati tradizionali strumenti di incentivazione fiscale, Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 35 tra cui i crediti d’imposta per la R&S: tuttavia i rilevanti benefici (1,6 miliardi di euro per il 2008-11 per spese di ricerca già sostenute) sono stati tutti concessi in 35 secondi nel giorno 6 maggio 2009, con il sistema – non particolarmente avanzato – del click-day. Resta viceversa attivo, su importi rilevanti, il finanziamento dell’industria aereonautica italiana (a valere sulla legge 808), che si configura come l’unica politica industriale, di taglio settoriale, attiva nel nostro paese, e su dimensioni particolarmente ampie e crescenti rispetto all’insieme degli interventi (Brancati 2011). Si consideri, tra l’altro, che la documentazione ufficiale del Ministero dello sviluppo sugli interventi di politica industriale non è stata più aggiornata dopo il 2008. Complessivamente, stando agli ultimi dati disponibili, di fonte comunitaria, certificata e comparata, la spesa dell’Italia in aiuti di stato per l’industria e servizi, tradizionalmente assai ampia, è stata per tutto lo scorso decennio significativamente inferiore alla media comunitaria e fortemente decrescente. La seconda criticità è connessa all’intensità, aggiuntività e rapidità degli interventi specificamente destinati alle regioni italiane a minor sviluppo, nel quadro europeo (regioni convergenza) o nazionale (ex fondo per le aree sottoutilizzate). Come noto, rispetto alle programmazioni – parallele alle Prospettive Finanziarie comunitarie - approvate per il 200006 e poi per il 2007-13, l’addizionalità degli interventi è stata sistematicamente ridotta; da ultimo “la verifica intermedia del principio, effettuata nel giugno 2011, ha evidenziato che il profilo di addizionalità a suo tempo negoziato e formalizzato nel QSN non è stato rispettato” (Barca 2011). La programmazione nazionale FAS 2007-13 è stata completamente stravolta (Viesti e Prota 2012), e in questo ambito è stato totalmente cancellato nel 2009 il Programma Attuativo Nazionale FAS “Ricerca e Competitività”, che disponeva di una dotazione assai ampia, pari a 7,2 miliardi di euro in grado potenzialmente di innescare un forte processo di convergenza industriale e tecnologica. Al 2012 non risultano (Svimez) attivi strumenti nazionali di politica industriale e tecnologica con finalità di convergenza. Sistematico, al contrario, è l’indirizzo per il quale le risorse nazionali sono utilizzate esclusivamente per le aree del CentroNord. Ulteriore certificazione dell’uso sostitutivo delle risorse aggiuntive è il recentissimo bando del MIUR, per 408 milioni per i distretti tecnologici, finanziato per il CentroNord per 368 milioni da fondi nazionali del fondo per le agevolazioni alla ricerca (FAR) e per le 4 regioni convergenza per 40 milioni del PON ricerca e competitività. Così, alle politiche per queste aree restano esclusivamente fondi comunitari; caratterizzati, cosa non banale, da procedure, tempistiche e soprattutto normative particolarmente complesse e assai più articolate rispetto alle risorse nazionali. Al 31 ottobre 2011 il PON “Ricerca e Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 36 competitività”, cioè l’unico intervento a scala sovraregionale residuo per politiche nelle aree oggetto della presente indagine, presentava – a quasi 5 anni dal suo avvio – una spesa di solo l’11,5% delle risorse complessivamente programmate (6,2 milioni di euro) (Barca 2011). Questo quadro tra l’altro determina una possibilità assai minore di intervento nei due casi localizzati in regioni non convergenza (Abruzzo e Sardegna), rispetto a Campania, Puglia e Sicilia. La terza criticità appare come la più rilevante. E’ connessa alle precedenti. Con una tendenza fortemente crescente, le politiche industriali e tecnologiche per queste aree sono state affidate pressocché totalmente alle Amministrazioni regionali, a valere su risorse comunitarie. Si tratta di un trend connesso al quadro delle politiche sopra disegnato e pienamente confermato dai dati consuntivi di cassa sulle erogazioni (Brancati). La regionalizzazione delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico è assai opinabile. In questi casi non si tratta dell’opportuna attuazione del dettato costituzionale (art. 117) per cui vi è competenza concorrente fra Stato e Regioni nella ”ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione nei settori produttivi”; e dunque possono collocarsi al livello nazionale – nel quadro delle grandi scelte comunitarie come è il caso ora di Europa 2020 – le grandi scelte di programmazione e intervento, con il concerto del livello regionale e locale per la specifica definizione e adattamento locale delle politiche e la fornitura di essenziali beni pubblici di carattere locale. Si è trattato di una vera e propria “fuga” del centro dalle proprie responsabilità di politica economica. Le complessive capacità delle amministrazioni regionali di disegno e di attuazione di interventi così complessi come quelli di cui qui si discute, possono essere limitate, per la loro stessa natura e per le competenze disponibili. Vi è una rilevante asimmetria informativa fra le amministrazioni regionale e le imprese, particolarmente intensa proprio in questi casi. Certamente difficile – anche se non impossibile - per i decisori locali è effettuare attente valutazioni ex ante, per le quali sono spesso dirimenti informazioni che sono fornite direttamente dalle imprese. Ed è, ancora, evidente lo scarto di potere contrattuale tra le grandi imprese di queste aree e le amministrazioni regionali può essere molto ampio; già lo è con i governi nazionali. Le amministrazioni regionali possono disporre di rilevanti poteri in alcune materie (autorizzazioni, regolamentazioni), ma le grandi imprese hanno il potere di minacciare lo spostamento delle loro attività verso altre localizzazioni. La regionalizzazione di queste attività comporta poi il rischio di conflitti fra amministrazioni, o di azioni per lo sfruttamento della concorrenza localizzativa da parte delle imprese. Vi è il rischio di duplicare Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 37 interventi di sostegno ad attività, identiche o quantomeno simili, svolte da parte delle imprese. Manca la possibilità di comparare esperienze e situazioni diverse e di trarne utili insegnamenti, anche alla luce della scarsa collaborazione fra amministrazione e dell’inesistenza di luoghi a questo deputati. Tuttavia non va mai dimenticato come l’azione regionale abbia svolto un vero e proprio ruolo di supplenza di un centro che, nell’ultimo decennio, è “fuggito”; e vada quindi valutata, con attenzione, anche tenendo conto di questa circostanza. Gli studi di caso mostrano poi, come efficienza ed efficacia dell’azione delle autorità regionali sia stata anche significativamente diversa da caso a caso. Può esservi a livello regionale un maggior rischio di “cattura” dei decisori da parte di interessi privati, o il verificarsi di conflitti di interesse (anche se le cronache mostrano con tutta evidenza come questo rischio, probabilmente in identiche proporzioni, esista anche a livello nazionale). E’ ad esempio rilevante, nei casi in questione, la circostanza che nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica sieda il Presidente di una Provincia sede di importanti attività aeronautiche, e con possibili conflitti localizzativi di attività industriali e terziarie con altre località italiane. Non pare una coincidenza che nel 2011, a seguito della fusione di Alenia con la Aermacchi (di minori dimensioni) la sede legale della società sia stata spostata da Napoli in provincia di Varese, a Venegono. L’azione degli ultimi anni può essere disegnata in quattro grandi ambiti: incentivazione diretta delle imprese; creazione e sostegno di attività consortili, ed in particolare dei distretti tecnologici; sostegno ad attività di ricerca extra-aziendali; creazione di competenze scolastiche e universitarie. L’incentivazione diretta delle imprese ha storicamente rappresentato, come messo in luce in precedenza, il canale principale di intervento. Nel caso dell’Aquila, il grande stabilimento ora di Micron nasce attraverso un contratto di programma con la multinazionale Texas Instruments, anche se all’epoca la stessa Micron fece scalpore, rinunciando, al momento del suo insediamento, ad ereditarne i benefici ancora disponibili. Nel caso dell’aerospazio campano vi è evidenza di contratti di programma anche in tempi recenti, sia a livello regionale che nazionale: ma sono stati raccolti molti dubbi sull’efficienza di questi strumenti, specie per quanto riguarda la tempistica. In Puglia il ruolo dell’incentivazione è stato molto importante, come dimostrato dalla localizzazione del nuovo impianti per le fusoliere del B787 a Grottaglie; in quel caso – in cui vi è stata concorrenza localittiva fra Puglia e Campania – il giudizio sull’efficacia dell’intervento, e anche sulla sua efficienza, appare piuttosto positivo. In tempi più recenti vi è stato un uso molto intenso di contratti di programma regionali, in entrambi i casi analizzati, negli ultimi anni. Essi hanno comportato l’impegno di Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 38 significative risorse pubbliche. Non è possibile formulare un giudizio completo sulla loro efficacia, anche se essi appaiono orientati in diversi casi più a garantire la permanenza delle attività già esistente che a indurne sviluppi. A Catania due grandi contratti di programma, del 1997 e del 2007 sono all’origine dell’investimento della ST e quindi del recente sviluppo dell’area; le imprese hanno poi benificiato di una serie di incentivi nazionali e regionali. Solo nel caso di Cagliari non svolgono un ruolo importante i contratti di programma o altri tipi di incentivi finanziari pubblici. In diverse delle aree analizzate negli scorsi anni si sono venute formando aggregazioni di imprese ed istituzioni, variamente definibili come distretti tecnologici. La valutazione di queste esperienze non è semplice. Essa è fisiologicamente caratterizzata da un’alta variabilità dei risultati, a seconda delle specifiche circostanze, dei soggeti presenti, della capacità di includere gli attori rilevanti e di disegnare programmi e obiettivi delle attività. Strutture consortili del genere sono fisiologicamente destinate ad avere effetti molto diversi a seconda dei casi, e quindi non possono rappresentare uno strumento di semplice e diffusa attuazione. I rischi e le difficoltà di questi processi sono chiari: possono ad esempio rappresentare strumenti collettivi formali per perseguire, mascherandoli, obiettivi individuali; i vantaggi potenziali sono simmetricamente molto ampi, e particolarmente forti nelle aree caratterizzate da produzioni a maggiori tecnologie, diminuendo i costi di informazione e transazione, creando possibilità di azioni complementari e collaborative. In ogni caso, per produrre risultati apprezzabili occorre un’azione lunga e costante nel tempo. La situazione è assai differenziata, e per questo degna di attenzione. Nell’esperienza abruzzese non vi è un distretto tecnologico. Tuttavia, cosa interessante per rimarcarne la possibile utilità, la Fondazione Mirror, creata nel 2004 dalla Micron, ha dato vita al Polo ICT Abruzzo. Esso è un organismo di intermediazione fra i suoi 55 partner con l’obiettivo di valorizzare le opportunità di affari e attrarre altre iniziative; tra i suoi programmi vi è oggi quello di una scuola di alta formazione, in partnership con l’università. Campania il processo di genesi del distretto aerospaziale è stato particolarmente lungo e complesso e non privo di criticità. Al contrario in Puglia, il distretto aerospaziale sembra assai bene avviato, e capace di contemperare le esigenze delle sue diverse componenti e di proporre una strategia di sviluppo, specie sui temi della formazione e della ricerca. Il distretto pugliese della meccatronica ha ottenuto buone adesioni e un processo di avvio piuttosto rapido, ma non ha finora – prevalentemente per i ritardi delle politiche nazionali – svolto un ruolo particolarmente importante. Anche in Sicilia, come in Campania, lo sviluppo del distretto tecnologico è stato particolarmente complesso. In base ad un accordo di programma del 2003 è stata data vita ad una prima compagine distrettuale che, tuttavia, non ha beneficiato dei fondi del Miur, gestiti impropriamente dalla Regione Sicilia. Il distretto si è poi formalmente costituito in società consortile “Distretto Sicilia Micro e Nano Sistemi” per poter partecipare al nuovo round di finanziamenti dedicati ai distretti tecnologici. A fianco ad esso ha poi Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 39 operato, dal 2004 con riconoscimento regionale nel 2007, il distretto produttivo “Etna Valley”, con scarse ricadute concrete. Nel caso di Cagliari, nel Parco Scientifico e Tecnologico Polaris sono attivi uno dei sei distretti tecnologici italiani ufficialmente riconosciuti dal MIUR e un distretto ICT, con 21 imprese. Il loro ruolo sembra però non centrale nello sviluppo delle imprese, e l’attività stessa del Parco, come emerso nel corso dell’indagine di campo mostra non poche criticità. I soggetti consortili e universitari attivi nelle attività di ricerca si sono rivelati importanti in tutti i casi. Il ruolo delle Università non è stato privo di problemi (di massa critica, di tutela della proprietà intellettuale, di rapporti con la cultura d’impresa); e tuttavia va sottolineato come esse abbiano assunto – con tutti i propri limiti, e ancora una volta con un grado variabile di successo da caso a caso – il ruolo di importanti istituzioni radicate sul territorio. Nel caso abruzzese appare di rilevante importanza, oltre ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso (con la recente istituzione del Gran Sasso Science Institute), anche l’attività del centro di eccellenza DEWS dell’Università, attivo nelle applicazioni sociali dell’elettronica avanzata. Al contrario, appare come una storia di insuccesso quella della Scuola Superiore Reiss Romoli, nata nel 1972 e divenuta uno dei più qualificati centri di formazione nell’ICT e facilitatore dei contatti fra Università e imprese; poi abbandonata dalla nuova gestione privatistica. Dopo la chiusura della vecchia gestione alcuni dipendenti ne hanno tuttavia ripreso le attività, facendo rinascere un centro di formazione specialistica nell’ICT che mantiene un buon rapporto di collaborazione con la Facoltà di Ingegneria. Estremamente articolato è il quadro dei soggetti che operano nel sistema campano dell’aerospazio, descritti in precedenza. Più modesta invece la presenza di organismi intermedi nei due casi pugliesi, in cui le attività sono prevalentemente giocate dalle imprese e dalle Università. A Catania viene ritenuto molto significativo il ruolo giocato dall’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi, IMM (e di altri istituti) del CNR e dai Laboratori Nazionali del Sud dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. In Particolare l’IMM è stato all’origine di consorzi di ricerca e laboratori pubblici all’interno della STM. Nell’esperienza di Cagliari, grande importanza viene annessa ai soggetti che nel tempo sono nati per attuare una politica di sostegno all’innovazione alla società dell’informazione. Attualmente al CRS4 lavorano 180 persone, di cui 160 fra ricercatori e ingegneri per oltre il 70% sardi, anche se le sue attuali attività, pur in presenza di elevate competenze, sono oggetto di riflessione, soprattutto per il rapporto, relativamente limitato, con le imprese del territorio. Particolarmente importante appare il ruolo del Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica dell’Università di Cagliari in progetti di ricerca congiunta con diverse imprese del distretto. Il ruolo del sistema scolastico e soprattutto delle Università nella formazione di professionalità richieste dalle imprese nei territori di insediamento appare centrale in tutti i casi. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 40 In Abruzzo è ritenuto di notevole importanza il lavoro svolto dalle Facoltà di Ingegneria e di Scienze dell’Università de L’Aquila, che hanno saputo progressivamente adattare la loro offerta didattica alle esigenze del sistema produttivo. Nel sistema dell’aerospazio campano l’offerta formativa è molto articolata, centrata in modo particolare sui corsi di ingegneria aerospaziale. Nei due casi pugliesi è fondamentale l’offerta tecnica di diplomati, ed appare positivo l’avvio degli ITS (Istituti Tecnici Superiori) sia per la meccatronica a Bari sia per l’aeronautica in provincia di Brindisi. Le diverse articolazioni universitarie appaiono in grado di fornire le professionalità, a livello di laurea, richieste. A Catania, il ruolo dell’Università nel formare laureati in materie ingegneristiche è stato un fattore fondamentale, anche per assicurare la competitività della STM soprattutto nel periodo (seconda metà degli anni Novanta) di massima espansione. A Cagliari, lo stesso è avvenuto, nell’ambito di informatica e soprattutto di ingegneria, da cui provengono anche alcuni degli attuali imprenditori di imprese locali. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 41 8. Qualche considerazione di sintesi; qualche proposta Da quanto detto emergono alcune considerazioni di sintesi. La prima e più importante è relativa al ruolo delle politiche nazionali: appare velleitario un processo di sviluppo di queste aree e appare addirittura in dubbio il loro mero mantenimento, senza che le loro prospettive future siano inquadrate in un disegno nazionale di politica industriale e sviluppo tecnologico. E’ già molto difficile per l’Italia avere una strategia nazionale, seppure coordinata con le grandi iniziative comunitarie, in presenza dei tanti vincoli e limitazioni che pongono le condizioni economiche internazionali e i gradi di libertà nelle scelte delle grandi imprese . Appare del tutto irrealistico che la definizione di queste strategie sia delegata a livelli subnazionali, per i motivi ampiamente illustrati in precedenza. In questo senso, l’intervento nazionale così come oggi realizzato, attraverso politiche formalmente aggiuntive basate principalmente sull’utilizzo di fondi europei, può raggiungere alcuni risultati in termini di rafforzamento di alcune delle componenti dei sistemi produttivi, come nel caso dei finanziamenti per i distretti tecnologici, ma difficilmente può influenzare i complessivi processi di cambiamento. Per quanto sia evidentemente molto difficile, la strada che appare più produttiva è quella di provare a raccogliere in un unico contenitore gli impegni e le iniziative reciproche dei diversi attori, centrali e locali, pubblici e privati. Un accordo di programma quadro. Ovvero una forma di contratto fra diversi livelli di governo, con l’assunzione di impegni reciproci e la previsione di condizionalità. Come sottolineato anche dal Rapporto Barca, “i contratti, sia verticali che orizzontali e le condizionalità per la concessione di fondi sono una caratteristica fondante della governance multilivello”. Contenuti, impegni e condizionalità di questi accordi dovrebbero essere sottoposti ad un continuo, fisiologico, processo di revisione, per tener conto via via con flessibilità delle condizioni che si creano, e monitoraggio. Le esperienze mostrano quanto accordi e contratti siano complessi e non privi di rischi. Eppure essi sembrano ancora rappresentare, soprattutto nei casi di produzioni a più alta tecnologia, una cornice indispensabile. Per più motivi. Perché è proprio in questi casi che gli effetti di sistema (cioè la compresenza di più attori e attività, con la relativa produzione di esternalità incrociate) sono più rilevanti, anche per l’azione sulle aspettative. Sono più evidenti i fallimenti del mercato, e delle singole iniziative di politiche pubbliche, nel produrre l’insieme delle condizioni necessarie per il rafforzamento e lo sviluppo. Singoli interventi slegati rischiano di avere un rapporto costi/benefici negativo. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 42 Perché in questi casi è necessario una attenta suddivisione di competenze e responsabilità fra gli attori pubblici e locali, che tenga il più possibile conto delle loro asimmetrie informative, del loro potere contrattuale nei confronti delle grandi imprese, delle loro capacità di monitorare, valutare e correggere le strategie (condizioni che si riscontrano più facilmente al centro) e allo stesso tempo della necessità di raccordo continuo con gli attori, di adattamento dei singoli strumenti (condizioni che si ritrovano più facilmente a livello regionale). Perché le posizioni degli attori sono asimmetriche, e il ruolo dei maggiori soggetti di impresa è decisivo, e la loro interazione con i pubblici poteri non può essere delegato ai livelli subnazionali. L’esperienza di queste aree nel Mezzogiorno e in particolare questa circostanza fa emergere due grandi domande, alle quali nel nostro paese non si fornisce risposta da molto tempo, e che invece richiedono urgentemente risposta, quale che essa sia. La prima è relativa alle condizioni e alle scelte che il nostro paese intende offrire alle grandi imprese multinazionali (nei nostri casi da Bosch a Micron) affinchè esse considerino l’Italia una base produttiva di alta qualità su cui investire. Appare evidente che una possibile strategia di rilancio della localizzazione in Italia di grandi attività di produzione e ricerca ad alta intensità di capitale umano qualificato non può che partire dalla difesa e dal rilancio degli insediamenti già esistenti. La seconda è relativa al residuo, ma assai importante, sistema delle imprese a partecipazione pubblica (nei nostri casi Finmeccanica e ST): esse hanno un ruolo nelle politiche di sviluppo industriale tecnologico? Dalle lunghe e non rimpiante esperienze del passato in cui alle Partecipazioni Statali venivano attribuiti una pluralità di obiettivi e oneri impropri si passa necessariamente ad uno scenario di totale privatizzazione o comunque di delega totale ai manager aziendali nella ricerca della profittabilità? Ovvero, come nelle esperienze di altri paesi europei, a cominciare da Francia e Germania, è possibile tornare a definire per queste imprese obiettivi di sistema nazionale? Ciò che accade oggi è che in molti casi queste imprese ricevono cospicui sostegni pubblici ma nessuna indicazione strategica. I soggetti consortili ed in particolare i distretti tecnologici possono svolgere in questi casi un ruolo importante, a condizione che la loro attività sia strettamente valutata e monitorata, e che si cerchi di evitare l’evidente rischio che essi rappresentino unicamente una formale cornice comune per perseguire, in misura più agevolata, obiettivi individuali. Va però attentamente evitato l’errore di pensare che i distretti possano rappresentare l’unico o il prevalente soggetto di riferimento dell’area, attraverso il quale debbano essere definite le complessive strategie e soprattutto attraverso il quale debba transitare la gestione degli interventi. I distretti possono essere una parte, pregiata, del tutto. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 43 Gli ambiti di intervento dell’insieme delle politiche pubbliche (nell’ipotesi che qui viene avanzata: degli accordi di programma di ciascuna area) non possono che essere naturalmente diversificati da caso a caso. E l’individuazione degli specifici contenuti per ciascuna area, al di là delle parziali indicazioni che sono contenute nelle conclusioni di ciascuno studio di caso, vanno al di là degli scopi di questa sintesi. Tuttavia tre elementi appaiono rilevanti in tutti i casi, e attengono alla possibilità di aumentare il numero degli attori presenti in ciascuna area. Il primo elemento attiene all’attrazione di nuovi investitori, italiani e stranieri, nelle sei aree. In queste aree, con tutti i problemi che sono stati sottolineati, vi sono condizioni localizzative uniche e preziose, a cominciare dalla loro storia (e quindi dalla diffusa cultura industriale e tecnologica), dalla loro massa critica, dalle compresenze produttive, dalla disponibilità di capitale umano ad alta qualificazione tecnica e scientifica e dai meccanismi che ne garantiscono la riproduzione. Questa aree rappresentano un’offerta localizzativa di qualità per nuovi investimenti. E sono al Sud, cioè nel territorio che, proprio per l’ampia disponibilità di risorse sottoutilizzate o non utilizzate, può produrre i massimi benefici per l’intera economia nazionale nel caso di nuovi investimenti. Nel quadro dell’economia globale contemporanea, tutti i paesi hanno attive politiche di attrazione, strumenti e iniziative – dalla diplomazia internazionale agli interventi di semplificazione e controllo delle specifiche fasi di investimento – per attrarre investimenti. Per molti motivi, dalla concorrenza localizzativa esistente in Europa ai problemi strutturali di competitività dell’Italia, tale azione nel caso del nostro paese è particolarmente difficile e impegnativa. Tuttavia è necessaria, e, alla luce delle condizioni di queste sei aree, con margini di concreta possibilità. Gli strumenti disponibili (contratti di localizzazione, con la grande incertezza e le ripetute modifiche della loro operatività negli ultimi anni) e la stessa attenzione nella politica economica per questi interventi oggi sono in Italia su livelli particolarmente bassi. E’ un tema che va rilanciato come elemento importante nell’ambito delle politiche di sviluppo dell’Italia, e del Sud in particolare. Il secondo elemento attiene ad un più continuo e forte sostegno ai processi di sostegno di nuova impresa. Come ben dimostrato nell’evidenza presentata, in queste aree, pur con barriere all’entrata spesso elevatissime, si sono concretizzati non pochi processi di nascita e sviluppo di nuove imprese, sia sotto forma di spin-off dalle imprese esistenti o dalle università, sia sotto forma di iniziative di nuovi imprenditori ad alta qualifica. Politiche di sostegno di queste realtà esistono. Ma esse sono incredibilmente frammentate, in una miriade di interventi Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 44 pubblici sotto varia forma, e in iniziative private e collettive. La pluralità degli interventi ha vantaggi, ma presenta anche gli indiscutibili, prevalenti, svantaggi di non avere massa critica, di avere un’operatività limitata, di dover affrontare ex novo costi di insediamento e di apprendimento già sperimentati altrove, di avere costi fissi di struttura o variabili di intervento (istruttorie) elevati, di non avere possibilità di adeguata comparazione e valutazione. Ciò su cui si può intervenire è ben chiaro. Da un lato tutto ciò che attiene alla cultura e alla prassi di impresa, in esperienze che sono sempre caratterizzate da una forte componente tecnicoscientifica (nascono per ciò che i soggetti fondatori sanno fare) e da una debolissima componente organizzativo-aziendale. Dall’altro tutto ciò che attiene ai meccanismi di acqusizione del capitale iniziale di rischio, che devono essere gestiti da intemediari privati che abbiano capacità di selezione e condividano il rischio, ma con interventi pubblici di garanzia, sostegno, mitigazione del rischio. Al momento non c’è un soggetto in grado di farlo, quantomeno per il Mezzogiorno e con specifico riferimento a queste aree. Verso un soggetto con adeguata reputazione, massa critica e capacità intervento potrebbero indirizzarsi, con varie forme di collaborazione, anche i molti che oggi operano. Un tale soggetto, come appare dalle esperienze italiane delle Fondazione con il Sud per il terzo settore, o del Fondo di investimento della Cassa Depositi e Prestiti e da tantissime esperienze internazionali, avrebbe però indubbi vantaggi di dimensione di intervento, reputazione, efficienza, costi; potrebbe svolgere – con l’intervento nel capitale di rischio – un duplice ruolo di finanziamento e sostegno tecnico-operativo. Sulla falsariga di queste esperienze, riprendendo anche e innovando profondamente l’esperienza della Società per l’Imprenditorialità Giovanile attiva negli ultimi due decenni del XX secolo, potrebbe nascere un Fondo per il seed capital di nuove iniziative imprenditoriali, con fondi pubblici nazionali su cui potrebbero convergere ulteriori risorse regionali, locali, private e, per quanto la cosa sia difficile per evidenti motivi congiunturali, delle stesse Fondazioni di origine bancaria, la cui quasi totale assenze nelle regioni meridionali rappresenta un vincolo di non poco conto proprio per iniziative collettive innovative. Tale fondo potrebbe, di concerto con le singole Regioni, specializzare e focalizzare differentemente le proprie attività sul territorio. Il terzo ed ultimo elemento attiene alla presenza di istituzioni pubbliche, o pubblico-private, non universitarie. Come è stato più volte ricordato, esso hanno svolto in diversi casi un ruolo importante, ad esempio di interconnessione fra imprese e università, o in attività di ricerca e di formazione specialistiche. La presenza permanente di queste istituzioni sul territorio, nel tempo, è importante; dà continuità occupazionale a manodopera qualificata; radica Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 45 nell’ambiente saperi e conoscenze: entrambi questi fenomeni sono alla base dei successi registrati in queste aree. Queste istituzioni rappresentano un elemento importante dei sistemi regionali dell’innovazione. Politiche pubbliche orientate al lungo periodo, e volte a sostenere la competitività complessiva di queste aree, dovrebbero puntare a sostenere l’azione o ad accrescere la presenza di queste istituzioni, pur nei limiti delle disponibilità di bilancio. L’esperienza mostra che questi interventi sono tanto più positivi, quanto i soggetti sono dotati di una minima massa critica, e sono sottoposti a processi di valutazione costanti, volti a misurarne sia l’efficacia nella ricerca sia la capacità nel “trasferimento tecnologico” e nell’interazione con le università e soprattutto con le imprese. Sarebbe necessario superare la “maledizione dello straordinario”, per cui risorse anche cospicue, sono destinati a nuovi progetti da parte degli attori esistenti, e a loro nuove attività, ma rigorosamente a termine entro il ciclo di programmazione (e molto spesso nel limitato periodo residuo del ciclo di programmazione, dati i notevoli ritardi nell’avvio). Più difficilmente si riesce invece ad usare queste risorse per interventi davvero strutturali, volti ad accrescere il numero degli attori o ad aumentare significativamente e permanentemente la dimensione di quelli esistenti, e quindi l’impatto di lungo periodo. Interventi che richiedono un accorto mix fra risorse (prevalentemente in conto capitale) per gli investimenti iniziali e risorse (prevalentemente correnti) per il funzionamento a regime. L’indispensabile interconnessione fra interventi straordinari e ordinari. Le politiche di sviluppo per il Mezzogiorno stanno conoscendo una nuova fase con l’attuazione del Piano di Azione Coesione (e i conseguenti aggiornamenti); una fase importante, che potrebbe portare a progressi proprio per meglio legare interventi straordinari e ordinari, incidendo sia sulla residua programmazione 2007-13 sia sulla successiva con un’unica strategia. Nell’ambito del Piano di Azione Coesione sono previsti ambiti ed interventi rilevanti per i temi qui trattati. Sul piano infrastrutturale è previsto il completamento al Sud del Piano Nazionale per la banda larga (unitamente agli altri interventi già definiti), e l’avvio di un programma straordinario per l’Agenda Digitale (infrastrutture di rete a banda ultralarga e data center come passo essenziale per la creazione di un sistema di cloud computing), per mettere in moto un circuito virtuoso investimenti sulla rete/servizi digitali. Per le politiche industriali sono indicati interventi – da meglio definire – rilevanti alla luce di quanto appena detto: 1) per la creazione d’impresa e le start up; 2) per favorire l’attuazione di contratti di sviluppo, “progetti strategici di particolare rilevanza”, per migliorare le condizioni di attrattività dei territori delle regioni Convergenza; Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 46 3) promuovendo una nuova azione di sostegno all’innovazione, nella logica del “precommercial public procurement”. Inoltre, in tale contesto “viene anche riqualificata l’azione di sostegno ai distretti tecnologici e ai laboratori di ricerca, riaggregando le diverse iniziative si selezionate aree tematiche”. Una nota finale. L’insieme di queste azioni di sviluppo non può che interagire con il mantenimento di decenti livelli di ordinarietà nell’azione pubblica centrale e locale nel Mezzogiorno. Da un lato questo è compito preciso e irrinunciabile proprio delle autorità regionali e locali. Dall’altro incrocia i temi del finanziamento e della regolazione di grandi servizi pubblici nazionali. Il caso più rilevante è evidentemente quello delle Università. Esse sono da tempo investite da processi di cambiamento che ne stanno progressivamente limitando le possibilità di azione: rischiano di rendere il loro ruolo nel futuro, non più incisivo ma assai più debole rispetto al passato. In molte università, specie del Sud, è in corso un pericolosissimo processo di blocco del turn-over, che provoca l’invecchiamento del personale, la sua riduzione quantitativa e soprattutto toglie ogni possibilità al fattore che è emerso come decisivo nei sei storie analizzate: quello del radicamento in loco di giovani professionalità. Non si tratta certo di difendere l’esistente; ma di accrescere con misura e intelligenza la loro qualità. Valutare per migliorare. Ben poco, purtroppo, è considerata nei meccanismi di valutazione e funzionamento – oltre alla ricerca – l’importanza cruciale della didattica nelle discipline scientifiche in queste aree, così come il ruolo della “terza missione” delle Università in regioni economicamente deboli. Esso si va riducendo. All’esito proprio di attenti processi di valutazione - che sappiano però ben misurare i risultati rispetto alle oggettive condizioni locali, e gli output rispetto agli input investiti – alcune delle strutture che sono state descritte negli studi di caso e qui in parte ricordate, potrebbero al contrario svolgere un ruolo assai più importante e incisivo – come ovunque nel mondo accade – nei processi di sviluppo tecnologico. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 47 Capitolo 2 Il sistema produttivo territoriale dell’ICT all’Aquila Lelio Iapadre Università dell’Aquila e Johns Hopkins University, Bologna Center Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 48 L'autore ringrazia Gloria Cicerone e Giovanni Mastronardi per la collaborazione preziosa a varie fasi di questa ricerca. Esprime inoltre la sua gratitudine a tutti coloro che hanno accettato di farsi intervistare per la realizzazione della ricerca, offrendo contributi essenziali di dati e interpretazioni. L’elenco dei soggetti intervistati è riportato in allegato. ***** Premessa Questo rapporto presenta i risultati di un’indagine sul sistema produttivo legato alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) nella provincia dell’Aquila, condotta nell’ambito del progetto CERPEM sui sistemi produttivi del Mezzogiorno. Per ICT si intende essenzialmente il comparto manifatturiero dell’industria elettronica (divisione 26 della classificazione ATECO 2007, denominata “fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi”), ma si farà riferimento anche ad alcuni comparti dei servizi: telecomunicazioni (divisione 61), produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (divisione 62) e servizi d’informazione e altri servizi informatici (divisione 63). Lo studio si basa sull’elaborazione delle statistiche disponibili a diversi livelli di disaggregazione territoriale e su una serie di interviste condotte tra marzo e aprile 2012 a un insieme di rappresentanti delle imprese, delle istituzioni e dei centri di ricerca che costituiscono il sistema locale dell’ICT (cfr. Appendice). Il par. 1 ripercorre brevemente la storia del sistema produttivo e ne delinea i confini geografici. Nel par. 2 vengono presentate le elaborazioni statistiche realizzate per descrivere le tendenze recenti delle variabili economiche che caratterizzano il sistema. Il par. 3, basato in gran parte sulle interviste realizzate, è dedicato alla descrizione delle imprese principali e delle loro connessioni interne ed esterne. Segue, nel par. 4, un tentativo di delineare i rapporti tra le imprese e il sistema locale di formazione e diffusione delle competenze. Nel par. 5 si presentano sinteticamente le politiche industriali e dell’innovazione che hanno influito sul sistema, con particolare riferimento a quelle regionali. Il rapporto si conclude con un paragrafo di sintesi sulle prospettive di sviluppo del sistema e sulle condizioni per il suo rilancio. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 49 1. Storia e geografia del sistema ICT nella provincia dell’Aquila A partire dagli anni cinquanta, la storia economica e sociale del territorio aquilano è stata profondamente segnata dalla parabola di un “polo elettronico” di grande rilievo nazionale, che ha costituito a lungo l’unico insediamento manifatturiero significativo in una struttura economica caratterizzata da piccole produzioni tradizionali, commercio, libere professioni e Pubblica Amministrazione. Basato essenzialmente sulla presenza delle Partecipazioni statali, il polo elettronico aquilano era arrivato a contare oltre 5.000 addetti nel periodo della sua massima espansione, alla metà degli anni settanta. Dopo una lunga serie di ristrutturazioni, smembramenti e cambiamenti proprietari, oggi il polo è fortemente ridimensionato e presenta ancora crisi aziendali irrisolte, preludio di ulteriori chiusure. Tuttavia, nel contesto difficile creato dal terremoto del 2009 e dai ritardi della ricostruzione, sopravvivono alcune imprese importanti, che operano principalmente nell’orbita del gruppo Finmeccanica. Inoltre, a pochi chilometri di distanza, nella Marsica, si trova una realtà produttiva ancora più rilevante, in cui primeggia lo stabilimento della Micron Technology Italia di Avezzano. Le origini del polo elettronico aquilano possono essere ricondotte al processo di attuazione del piano Marshall, nel cui ambito si decise di installare un impianto della Marconi Italiana, società a capitale misto inglese e italiano (gruppo IRI) nelle strutture precedentemente occupate dalle Officine Carte e Valori della Banca d’Italia, distrutte da un bombardamento americano nel 19431. L’impianto fu inaugurato nel 1952, produceva valvole termoioniche e arrivò a occupare circa 800 persone, sviluppandosi con il contributo finanziario dell’Isveimer. Negli anni successivi ci furono vari passaggi proprietari (Ates, Sit-Siemens, Italtel) e la produzione fu orientata verso le apparecchiature elettromeccaniche per la telefonia, destinate al monopolio pubblico della SIP. L’occupazione salì progressivamente e il polo si affermò come la principale realtà produttiva dell’area aquilana, influenzandone anche l’evoluzione culturale e politica. La crisi cominciò a manifestarsi al principio degli anni ottanta, quando emersero problemi di competitività e difficoltà di adattamento tecnologico. Le caratteristiche organizzative e i vincoli gestionali tipici delle imprese a partecipazione statale si rivelarono presto incompatibili con le tendenze dei mercati internazionali. Il passaggio dall’elettromeccanica all’elettronica fu accompagnato da una serie di ristrutturazioni e riduzioni dell’occupazione. 1 A. Esposito, “La città nella fabbrica – la fabbrica nella città. Un cammino lungo 60 anni”, in Unione Provinciale degli Industriali di L’Aquila, 60 anni di storia, One Group Edizioni, L’Aquila, 2006, pp. 61-76. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 50 Le privatizzazioni degli anni novanta nella telefonia fecero venir meno il sostegno privilegiato della domanda pubblica e comportarono l’ingresso di partner stranieri (prima la Siemens e poi la Flextronics) interessati ad acquisire il mercato, giovandosi anche dei benefici derivanti da strumenti di politica industriale difensiva, ma orientati comunque a spostare la produzione in altri paesi, dove la manifattura di componenti elettronici poteva essere realizzata a costi più bassi2. La collaborazione con il sistema universitario locale, che pure aveva iniziato a svilupparsi già dagli anni settanta, come si vedrà meglio nel par. 4, non si traduceva in innovazioni capaci di difendere la competitività delle produzioni manifatturiere standardizzate che si realizzavano nel sito aquilano. La fase finale della crisi è segnata dall’ingresso in scena della Finmek, gruppo privato italiano presente anche in altre regioni, e dal suo fallimento, decretato nel 2004, a cui hanno fatto seguito vicende giudiziarie ancora in corso e problemi sociali molto gravi per i lavoratori rimasti privi di strumenti di sostegno e ancora lontani dalla pensione. Il sito industriale del polo elettronico aquilano era stato ceduto nel 2003 dalla Flextronics a una società appositamente costituita, Aquila Sviluppo (partecipata per il 90% da Sviluppo Italia - ora Invitalia - per due quote del 5% dal Comune e dalla Provincia dell’Aquila). Aquila Sviluppo non è riuscita a svolgere efficacemente il ruolo che le era stato assegnato e si è limitata alla gestione e manutenzione degli impianti e a fornire input intermedi alle imprese già insediate (gas, luce, vigilanza, mensa, ecc.), senza integrarli con servizi più avanzati volti a favorirne lo sviluppo e a promuovere o attrarre nuove iniziative. Per di più non è riuscita a mantenere i suoi bilanci in equilibrio e ha rapidamente esaurito il suo patrimonio sociale, fino a essere posta in liquidazione nel 2008. Malgrado questo epilogo, la storia travagliata del polo elettronico aquilano ha fatto emergere altre realtà produttive, che sopravvivono ancora oggi e lasciano intravedere possibilità di sviluppo, pur nel contesto difficile della crisi economica globale, del terremoto e dei ritardi della ricostruzione, come si vedrà meglio nel par. 3. Si tratta principalmente della Technolabs, un centro di ricerca e progettazione staccato e poi venduto dalla Siemens a compimento del suo disimpegno dall’area aquilana, e di due stabilimenti partecipati in misura diversa dal gruppo Finmeccanica (Selex Elsag e Thales Alenia Space), che ereditano le produzioni di elettronica per usi militari e civili svolte fin dai primi anni ottanta dalla Selenia, una delle imprese pubbliche che avevano assorbito parte dei lavoratori licenziati dall’Italtel. 2 M. Pelliccione e F. Venanzi, L’Aquila e il Polo Elettronico. Retroscena di una crisi, Edizioni Libreria Colacchi, L’Aquila, 2005. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 51 Recentemente il Comune dell’Aquila ha acquisito la proprietà del sito ex Italtel, assumendosi la responsabilità della sua valorizzazione, nel contesto del programma di ricostruzione e sviluppo dopo il terremoto. Come già accennato, inoltre, il sistema ICT della provincia dell’Aquila non si limita al polo elettronico cittadino, ma include una sezione più importante localizzata nella Marsica. Si tratta in primo luogo del grande stabilimento di Avezzano della Micron Technology Italia, controllato dal gruppo statunitense omonimo e attualmente specializzato nella produzione di sensori d’immagine. All’origine l’impianto era stato costruito da un’altra multinazionale statunitense, la Texas Instruments, che alla fine degli anni ottanta era stata attratta ad Avezzano con un generoso contratto di programma. La Micron subentrò nel 1998, quando acquisì tutta la divisione memorie della Texas nel mondo, e da allora ha continuato a investire in tecnologia e competenze nel sito di Avezzano, portando l’occupazione vicino alle 1.800 unità. La Micron si è inoltre impegnata nel tentativo di consolidare i suoi rapporti con il sistema locale, dando vita prima alla Fondazione Mirror3 e più recentemente al Polo di innovazione ICT Abruzzo, che sarà descritto nel par. 5. Nella Marsica opera anche un piccolo gruppo di altre imprese dell’ICT, sia pubbliche (Finmeccanica) sia private, con caratteristiche e prospettive interessanti. Nel resto della provincia, dopo la chiusura degli impianti di ACE-Siemens e di Finmek a Sulmona, il settore è ormai praticamente assente, almeno nel comparto manifatturiero. Da questo breve profilo storico emergono dunque con sufficiente chiarezza i confini geografici di un sistema produttivo dell’ICT collocato in due aree della provincia, corrispondenti ai sistemi locali del lavoro (SLL) dell’Aquila (n. 365) e di Avezzano (n. 362). Secondo il censimento del 2001, il SLL dell’Aquila comprende 29 comuni, con una popolazione residente di circa 97.000 persone (superficie 1.586 kmq), 34.000 addetti, di cui 6.300 nel manifatturiero, mentre in quello di Avezzano, anch’esso con 29 comuni, la popolazione residente è di circa 100.000 persone, con 29.000 addetti, di cui 7.700 nel manifatturiero (superficie 1.484 kmq). I dati dei censimenti, ricollegabili a quelli del registro statistico delle imprese (ASIA), consentono di delineare il profilo storico dell’occupazione nel sistema ICT dell’Aquila tra il 3 S. Galbiati, G. Giaccardi e M. Perego, MIRROR, un modello di lavoro nell’economia della conoscenza, Il Mulino, Bologna, 2005. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 52 1971 e il 2006, in base alla classificazione ATECO 2002. Le divisioni manifatturiere rilevanti sono la 30 (fabbricazione di macchine per ufficio, di elaboratori e sistemi informatici) e la 32 (fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni), mentre nei servizi va considerata la divisione 62 (informatica e attività connesse). Figura 1 Occupati nel settore ICT della provincia dell'Aquila (addetti nelle unità locali delle divisioni 30, 32 e 62 della classificazione ATECO 2002) 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 1971 Fonte: elaborazioni su dati Istat. 1981 1991 Manifattura 2001 2005 2006 Servizi Dalla figura 1 emerge nettamente il forte ridimensionamento subito negli anni ottanta dal settore ICT nella provincia dell’Aquila, dovuto essenzialmente alla crisi dell’Italtel (nel SLL dell’Aquila l’occupazione passò da 4.629 a 3.287 addetti), non bilanciata dall’espansione del polo marsicano (nel SLL di Avezzano gli addetti aumentarono da 698 a 1.225). Quest’ultima, tuttavia, continuò negli anni novanta (fino a 2.343 addetti nel 2001), più che compensando l’ulteriore flessione degli occupati all’Aquila (scesi a 2.608). Nella prima metà dell’ultimo decennio è nuovamente prevalsa una tendenza negativa. Il comparto dei servizi, sviluppatosi principalmente nel corso degli anni novanta, è rimasto tuttavia al di sotto dei 1.000 addetti. Le produzioni manifatturiere dell’ICT hanno sempre rappresentato, nel periodo osservato, un settore di specializzazione molto forte della provincia dell’Aquila, con una quota sull’occupazione nazionale che, pur oscillando fortemente (tra il 2,5 e il 4,1 per cento) si è Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 53 comunque mantenuta molto superiore al peso della provincia sul totale dell’occupazione manifatturiera (0,3 per cento in media). Viceversa nel comparto dei servizi informatici la quota della provincia (0,2 per cento) è sempre rimasta inferiore a quella registrata nel totale dei servizi (0,4 per cento). Visto nel suo complesso, il sistema ICT della provincia dell’Aquila sembra almeno in parte gravitare verso l’area romana, dato il ruolo centrale svolto dal gruppo Finmeccanica e la facilità del collegamento autostradale. Più limitate appaiono, almeno finora, le interazioni con le province costiere dell’Abruzzo e in particolare con le imprese del terziario avanzato presenti nella zona di Pescara. Le principali imprese del sistema fanno parte di gruppi multinazionali pienamente inseriti nei mercati globali e con una limitata propensione a creare collegamenti produttivi con le imprese locali. 2. Tendenze recenti dell’occupazione e delle esportazioni I dati Istat-ASIA relativi al 2007 consentono di delineare un quadro dettagliato delle dimensioni del sistema ICT nella provincia dell’Aquila, alle soglie della crisi economica globale. Malgrado la crisi in corso da molti anni, il territorio aquilano mostrava ancora i segni della sua forte specializzazione nell’ICT. Considerando la divisione 26 della classificazione ATECO 2007 (fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi), risultavano nella provincia dell’Aquila 54 unità locali, pari al 32 per cento del totale regionale e allo 0,6 per cento di quello nazionale. In termini di addetti (3.717) l’incidenza della provincia era molto più elevata, con quote del 72 per cento sull’Abruzzo e del 3 per cento sul totale nazionale4. 4 Le cifre corrispondenti, riferite alle sole unità economiche, erano di 35 imprese con 3.138 addetti. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 54 Figura 2 Industria elettronica - Addetti nelle unità locali della provincia dell'Aquila 2007 (distribuzione percentuale per gruppo ATECO) 0% 1% 1% 2% 261: fabbricazione di componenti elettronici e schede elettroniche 24% 262: fabbricazione di computer e unità periferiche 263: fabbricazione di apparecchiature per le telecomunicazioni 264: fabbricazione di prodotti di elettronica di consumo audio e video 265: fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione, prova e navigazione, orologi 2% 266: fabbricazione di strumenti per irradiazione, apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche 70% 267: fabbricazione di strumenti ottici e attrezzature fotografiche La figura 2 mostra con chiarezza la forte concentrazione dell’occupazione in due soli gruppi ATECO, quello dei componenti elettronici, con circa 2.600 addetti, di cui fanno parte quelli della Micron, e quello delle apparecchiature per le telecomunicazioni, con circa 900 addetti, tra i quali i lavoratori del polo elettronico aquilano. Nei servizi ICT si contavano nel 2007 a livello provinciale 373 unità locali con oltre 1.400 addetti, distribuiti tra le telecomunicazioni (449 addetti, per due terzi nel SLL di Avezzano), la produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (456 addetti) e i servizi d'informazione e altri servizi informatici (521 addetti). Nel complesso si trattava del 3,3 per cento dell’occupazione provinciale nei servizi, una quota inferiore alla media nazionale (4,1 per cento), a conferma del fatto che la specializzazione nella manifattura elettronica non si era ancora tradotta in un indotto significativo nel comparto dei servizi avanzati. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 55 Figura 3 Addetti nel settore ICT- variazioni percentuali 2007-09 SLL Avezzano SLL L'Aquila SLL Sulmona Provincia dell'Aquila Abruzzo Mezzogiorno Italia 20 0 -20 -40 -60 -80 -100 Fonte: elaborazioni su dati Istat. Manifattura Servizi La figura 3 consente di vedere l’impatto esercitato dalla crisi economica globale e dal terremoto del 2009 sull’occupazione nel settore ICT della provincia dell’Aquila. Le cadute più forti sono state registrate nel SLL dell’Aquila, dove sono stati persi circa 600 posti di lavoro nell’industria e 200 nei servizi, e in quello di Sulmona, dove il settore è ormai sostanzialmente sparito. Il polo marsicano ha subito invece una flessione contenuta, di dimensioni inferiori anche rispetto alla regione, al Mezzogiorno e alla media nazionale. Si rileva inoltre che, diversamente da quanto è accaduto in altre parti d’Italia, le perdite di occupazione manifatturiera non sono state compensate da aumenti nel settore dei servizi ICT. Nelle altre province abruzzesi l’importanza del settore è molto minore. Nel comparto manifatturiero perdite di occupazione sono state registrate a Chieti e Pescara, mentre a Teramo il numero degli addetti è salito leggermente. A livello regionale il settore ha perso il 19 per cento in termini di addetti, una flessione superiore a quella subita dall’insieme dell’industria manifatturiera (-9 per cento) e dall’occupazione totale (-4 per cento). Nell’insieme si può quindi parlare di una grave crisi settoriale, particolarmente evidente nel SLL dell’Aquila, ma parzialmente compensata dalla tenuta della Micron ad Avezzano e dalla crescita nel Teramano. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 56 Per cercare di delineare le tendenze più recenti del settore, si può fare ricorso ai dati INPS sulla Cassa integrazione guadagni (CIG), disponibili fino al 2011 nella classificazione ATECO 2002. Nel triennio 2005-07 il numero totale di ore di CIG concesse in provincia dell’Aquila nella divisione 32 (Fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e di apparecchiature per le comunicazioni)5 aveva oscillato tra i 2 e i 3 milioni, pari in media al 28 per cento del totale nazionale di comparto, come riflesso della crisi grave in cui versavano le imprese del polo elettronico. Dopo un consistente calo nel 2008, le ore di CIG sono tornate a livelli molto elevati (2,8 milioni) l’anno successivo, per effetto della crisi economica e del terremoto. Il biennio 2010-11 è caratterizzato da un miglioramento progressivo, fino a 1,3 milioni di ore e l’incidenza sul totale nazionale si è abbassata al 10 per cento. Quella che alla metà del decennio appariva come una grave crisi settoriale, si è successivamente diluita nella crisi che ha investito tutto il comparto manifatturiero, anche in conseguenza del terremoto: l’incidenza dell’industria ICT sul totale della CIG manifatturiera provinciale, pari in media al 78 per cento nel biennio 2005-07, è scesa progressivamente negli anni successivi fino al 23 per cento del 2011, anno in cui l’uso della CIG è diminuito del 24 per cento nel comparto ICT, a fronte di un aumento del 38 per cento nel totale degli altri settori manifatturieri. Qualche informazione ulteriore sulle tendenze più recenti del comparto manifatturiero ICT può essere ricavata dai dati sulle esportazioni, disponibili a livello provinciale fino al 2011. Nel comparto dei “computer, apparecchi elettronici ed ottici” (la divisione ATECO 26, qui identificata con il totale ICT) le esportazioni della provincia dell’Aquila, che oscillavano intorno ai 500 milioni di euro nella prima metà dello scorso decennio, sono scese ininterrottamente a partire dal 2005, arrivando fino a un minimo di 228 milioni nel 2009. La ripresa del 2010 è stata relativamente modesta (11 per cento) e si è interrotta nel 2011. Dalla figura 4 appare con evidenza l’intensità della specializzazione provinciale nel settore ICT: le quote dell’Aquila sulle esportazioni nazionali sono sempre rimaste a livelli molto superiori a quelli detenuti sul totale delle esportazioni di merci. Tuttavia, mentre nella seconda metà degli anni novanta la provincia esibiva vantaggi comparati in tre comparti (componenti elettronici, computer ed unità periferiche e apparecchi per le telecomunicazioni), nello scorso decennio la specializzazione si è concentrata nel solo gruppo dei componenti elettronici 5 Nelle altre divisioni ICT della classificazione ATECO 2002 le ore di CIG sono sempre rimaste a livelli molto bassi. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 57 (Micron). La scomparsa degli altri due comparti si è tradotta in una progressiva flessione della quota provinciale sul totale ICT, malgrado il rafforzamento del comparto dei componenti elettronici, giunto fino a una quota del 15 per cento nel 2008 e poi entrato anch’esso in una fase discendente. Analogamente a quanto si può osservare nel settore farmaceutico, che è il secondo polo di specializzazione delle esportazioni aquilane, la tendenza declinante assunta dalle quote provinciali sulle esportazioni nazionali sembra confermare i limiti di un modello di internazionalizzazione duale, in cui la forte proiezione sui mercati esteri di alcune grandi imprese a controllo esterno perde colpi e non riesce a diffondersi tra le imprese locali. Figura 4 Quote della provincia dell'Aquila sulle esportazioni italiane 16,00 14,00 12,00 10,00 8,00 6,00 4,00 2,00 0,00 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 TOTALE MERCI TOTALE ICT COMPONENTI ELETTRONICI E SCHEDE ELETTRONICHE COMPUTER ED UNITA' PERIFERICHE 2009 2010 2011 APPARECCHIATURE PER LE TELECOMUNICAZIONI Dalle interviste condotte, come si vedrà nel par. successivo, emerge che le esportazioni di componenti elettronici della provincia dell’Aquila, che pure rappresentavano nel 2011 il 38 per cento del totale merci, sono in realtà trasferimenti interni al gruppo Micron, diretti esclusivamente verso gli Stati Uniti (in passato una parte delle cessioni era destinata anche a Singapore, ma sempre come commercio intra-aziendale). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 58 3. Le imprese del sistema ICT nella provincia dell’Aquila Come già accennato nel par. 1, il polo elettronico dell’Aquila era basato sulle produzioni dell’Italtel di apparecchi per la telefonia su rete fissa e mobile, civile e militare. Con l’abbandono della Siemens, che aveva acquisito il controllo dello stabilimento Italtel nel 1999, e successivamente della Flextronics, che ne aveva rilevato la produzione di apparati di trasmissione, il settore ha subito un drastico ridimensionamento. La vicenda è culminata pochi mesi fa con la messa in liquidazione della Finmek Solutions, che era subentrata alla Flextronics ed era presente con un suo stabilimento anche a Sulmona. Malgrado l’intervento pubblico di salvataggio, si è rivelato impossibile mantenere in vita gli stabilimenti del gruppo. Resta ancora aperto il problema di come consentire agli ultimi 150 lavoratori della Finmek Solutions dell’Aquila di passare dalla mobilità alla pensione. Nella fase attuale la produzione più rilevante dell’area aquilana nel comparto ICT è quella di apparecchi elettronici e antenne per veicoli spaziali, nonché di strumenti per il controllo del traffico aereo con usi civili e militari. L’impresa principale è la Thales Alenia Space Italia, partecipata per il 67 per cento dal gruppo francese Thales e per il residuo 33 per cento dal gruppo Finmeccanica. L’azienda, erede dello stabilimento della Selenia Spazio, creato nel 1983, concorre alla produzione di satelliti per telecomunicazioni e altre strutture orbitanti, in collaborazione con le maggiori imprese e istituzioni del settore aero-spaziale. Le sue linee produttive vanno dalla progettazione alla produzione di apparecchi elettronici e antenne per varie applicazioni spaziali, con l’uso di tecnologie innovative in campo microelettronico e materiali compositi. Il suo fatturato consolidato è stato nel 2010 di 618 milioni di euro e i preconsuntivi del 2011 indicano una crescita. Lo stabilimento aquilano fu seriamente danneggiato dal terremoto e il 14 dicembre 2011 è iniziata la costruzione di un nuovo impianto, su un’area di oltre 16.000 m2. Gli addetti sono attualmente circa 300, di cui il 30 per cento ingegneri elettronici (il 70 per cento dei quali laureati all’Aquila) e il 65 per cento periti elettronici. Nei programmi annunciati l’occupazione dovrebbe crescere del 20 per cento nel nuovo stabilimento. Il gruppo Finmeccanica è presente all’Aquila anche con uno stabilimento di una società interamente controllata, la Selex Elsag, nata nel 2011 dalla fusione di Selex Communications (specializzata nei settori dei sistemi avionici, soluzioni per la difesa, comunicazioni professionali) e Elsag Datamat (operante nei settori dell’automazione, sicurezza logica e Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 59 fisica, ICT, logistica e mobilità). Si tratta di produzioni ad alto livello tecnologico in comparti come i sistemi di identificazione in ambito avionico, le piattaforme per le comunicazioni militari, per la sicurezza interna e per la protezione civile, i sistemi di cifratura delle informazioni e di protezione delle reti contro gli attacchi informatici. Attualmente la Selex Elsag vanta un portafoglio di circa 160 famiglie di brevetti e destina il 7 per cento del fatturato alla spesa per Ricerca e Sviluppo. A livello consolidato la Selex Elsag realizza un fatturato di 1.385 milioni di euro e conta circa 7.200 addetti, dei quali 6.120 lavorano nelle sedi italiane, 725 nel Regno Unito e gli altri nelle sedi di Germania, Romania, Turchia e USA. La società si rivolge al mercato internazionale, ma i maggiori clienti sono quelli interni (in Italia e nel Regno Unito); si tratta in particolare di istituzioni governative, della difesa, aziende di telecomunicazioni, trasporti, poste e corrieri, utilities. In Abruzzo la Selex Elsag ha sedi nelle città dell’Aquila, Chieti e Pescara e conta attualmente 279 dipendenti. Nella sede dell’Aquila lavorano 145 addetti, in gran parte ingegneri; in particolare, 120 addetti lavorano nelle attività di progettazione e sistemistica, 6 nel controllo della qualità, 6 nelle attività di project management e gli altri svolgono servizi di supporto. Le attività nel sito coprono tutto il ciclo di sviluppo dei vari prodotti e sistemi a partire dall’analisi dei requisiti sino alla verifica funzionale e ambientale. Anche in questo caso lo stabilimento è stato reso inagibile dal terremoto e la società aveva annunciato l’intenzione di costruirne uno nuovo6. Negli ultimi tempi è prevalsa invece l’opzione di ristrutturare e ampliare la sede attuale, collocata all’interno del sito ex Italtel. Un’altra impresa superstite del vecchio polo elettronico aquilano è la Technolabs, erede del laboratorio di ricerca dismesso dalla Siemens, che progetta prodotti e servizi per le reti di telecomunicazione. L’impresa è stata recentemente acquisita dalla Intecs, un gruppo privato con sette insediamenti in Italia e uno in Francia, per un totale di circa 500 dipendenti, che progetta e sviluppa sistemi elettronici per lo spazio, la difesa, i trasporti e le telecomunicazioni. La Technolabs ha 158 addetti, in gran parte ingegneri e quasi tutti laureati all’Aquila. L’impresa sembra aver superato la fase più difficile della crisi: nel 2011 ha realizzato un fatturato di 11 milioni di euro, in forte aumento rispetto al 2010, generato prevalentemente dalle attività di progettazione, che sono il suo core business. Le esportazioni 6 I sindacati hanno recentemente scritto una lettera aperta nella quale denunciano il mancato rispetto di questo impegno e segnalano il rischio di un abbandono da parte dell’impresa. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 60 incidono per il 50 per cento sul fatturato di servizi e per il 90 per cento su quello relativo ai prodotti, pari a circa 2,5 milioni. La Technolabs era in precedenza controllata dal gruppo Compel, una multinazionale italiana con sedi in Europa, Asia e America. Il gruppo conserva all’Aquila due insediamenti, la InterCompel, che produce componenti elettroniche per l’interconnessione, e la P&A Service, che offre servizi integrati di assemblaggio e collaudo di schede elettroniche, ma sta attraversando una periodo di crisi. Nell’area dell’ex stabilimento Italtel operano anche due aziende locali, che lavorano principalmente per le maggiori imprese superstiti del polo elettronico aquilano. Si tratta della Elital (34 dipendenti), che opera tra l’altro per conto di Thales Alenia Space nella produzione di circuiti stampati per l’Agenzia Spaziale Italiana, e della Hi-Tech Electronics (68 dipendenti). Nonostante le due aziende vantino produzioni ad alto livello tecnologico, il carattere familiare dell’assetto proprietario e della gestione implica una forte sottocapitalizzazione, che costituisce un cruciale fattore di debolezza competitiva. Come già accennato, nel resto della provincia il centro manifatturiero più importante dell’ICT è la Micron Technology Italia di Avezzano, controllata dalla Micron Technology Inc. di Boise (Stati Uniti), che è una società quotata al Nasdaq e uno dei maggiori fornitori mondiali di prodotti a semiconduttore. Il sito di Avezzano realizzava nel 2005 circa il 15 per cento della produzione totale del gruppo. Ad Avezzano si producono attualmente sensori per immagini con tecnologia CMOS. I prodotti hanno svariate applicazioni, dal campo della comunicazione mobile (telefonia cellulare, smart phones, tablets, ecc.), a quello dell’impiego industriale (sensori per automobili, strumenti medicali, lettori di codici a barre, strumenti di sorveglianza, ecc.), a quelli delle macchine fotografiche, delle videocamere, dei PC e degli apparecchi per videoconferenze. Inoltre nel sito Micron di Avezzano si trova un centro di ricerca e sviluppo, con circa 40 tecnici, in cui vengono progettate e testate memorie non volatili di tipo NAND Flash, con diverse applicazioni nell’informatica, nella fotografia e negli audiovisivi (lettori Mp3). In totale lavorano nel sito circa 1.800 dipendenti a tempo indeterminato, di cui circa il 30 per cento laureati e gli altri con diploma di scuola superiore. Le università di provenienza sono principalmente quelle del Centro-Sud Italia (L’Aquila, Roma e Napoli). Le tendenze degli Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 61 ultimi anni vedono una sostanziale stabilità dell’occupazione, con il ricorso a lavoratori temporanei per far fronte alle oscillazioni della domanda. Il fatturato, tendenzialmente stabile negli ultimi anni, si aggira sui 250 milioni di dollari ed è totalmente esportato verso un unico committente interno al gruppo, che è la statunitense Aptina, società partecipata da Micron Technology Inc., proveniente dallo spin off della sua divisione operante nel campo dei sensori per immagini. Fino al 2007 la destinazione principale era invece Singapore, dove si trovano gli impianti della Micron per la produzione di memorie NAND Flash. Le importazioni di macchinari, materie prime e beni intermedi provengono quasi esclusivamente da produttori non europei, che l’impresa considera più affidabili per ragioni di qualità. Esistono rapporti di fornitura locali per molti servizi generali, ma non per gli input specifici per il settore. Fa eccezione la produzione di gas tecnici, curata da un fornitore con un piccolo impianto nel perimetro del sito di Avezzano. Malgrado ciò, come si vedrà meglio nei paragrafi seguenti, la Micron Technology Italia dedica un’attenzione particolare allo sviluppo dei rapporti con il sistema locale, e in particolare alla collaborazione con l’Università dell’Aquila. In Abruzzo Finmeccanica aveva in totale 587 addetti al 31 dicembre 2010. Oltre agli stabilimenti aquilani, il gruppo è presente anche nella Marsica, a Ortucchio con il Centro Spaziale del Fucino (Telespazio) e a Carsoli con la Selex Galileo7. Telespazio è una società mista Finmeccanica (67 per cento) e Thales (33 per cento), con sede centrale a Roma, circa 2.500 dipendenti e 437 milioni di fatturato (2010). Si tratta di uno dei principali produttori mondiali di servizi satellitari, con una rete di società controllate in Europa e in America e partecipazioni in importanti programmi spaziali internazionali, come Galileo, EGNOS, GMES, COSMO-SkyMed, SICRAL e Göktürk. Il Centro Spaziale del Fucino è il più grande teleporto mondiale per usi civili. Al suo interno è stato creato uno dei due centri di controllo del progetto Galileo, il principale programma di navigazione satellitare europeo, con un impiego previsto di oltre 100 tecnici. La Selex Galileo è un’impresa del gruppo Finmeccanica con circa 7.000 dipendenti e sedi principali nel Regno Unito, in Italia e negli Stati Uniti. Il fatturato consolidato è di 1.948 milioni di euro, realizzato principalmente nel settore dell’elettronica per la difesa. Il centro di 7 La Finmeccanica è presente anche a Chieti, con un sito del gruppo Selex Elsag attivo nel settore delle telecomunicazioni militari, in cui lavorano circa 120 dipendenti. A Chieti è presente anche il gruppo Thales. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 62 Carsoli è specializzato in rivestimenti ottici, prodotti con tecnologie del vuoto per applicazioni militari, civili e aerospaziali, e vanta importanti contratti con l’Agenzia Spaziale Europea. Altre due imprese rilevanti del sistema ICT marsicano sono la Elco, specializzata nei circuiti stampati, con 86 addetti nella sede centrale di Carsoli e affiliate in Francia, Spagna, Cina e Stati Uniti e la G&A Engineering, di Oricola, una piccola impresa che opera nella microelettronica per impieghi militari e spaziali, con un centro di ricerca e un impianto produttivo. L’impresa vanta grandi capacità innovative e ha sviluppato un piano spaziale autonomo, basato su microsatelliti disponibili anche per usi privati. Dagli studi già pubblicati e dalle interviste realizzate emerge complessivamente che le imprese manifatturiere dell’ICT, in gran parte inserite in gruppi a controllo esterno, non hanno finora generato collegamenti significativi con le imprese locali. Gli input intermedi vengono spesso da altre imprese del gruppo, localizzate anche all’estero e i mercati di sbocco sono quelli internazionali. I pochi subfornitori locali operano spesso in segmenti a basso valore aggiunto e stentano a trovare sbocchi di mercato aggiuntivi rispetto ai loro committenti locali. Tuttavia, qualche opportunità nuova potrebbe emergere per i servizi alla produzione. 4. Imprese, università e centri di ricerca: creazione di competenze e conoscenze nel sistema dell’ICT aquilano Dall’insieme delle interviste realizzate emerge con chiarezza la convinzione diffusa nel sistema locale dell’ICT che il valore delle competenze professionali disponibili localmente sia il fattore cruciale che spiega la persistenza nel territorio di un nucleo importante di imprese, malgrado la lunga crisi sofferta dal polo elettronico aquilano e le difficoltà del contesto internazionale. Questo risultato si deve in misura notevole al lavoro svolto dalle Facoltà di Ingegneria e di Scienze dell’Università dell’Aquila, che hanno saputo progressivamente adattare la loro offerta didattica alle esigenze del sistema produttivo e che sono riuscite a stabilire forme abbastanza efficaci di collaborazione con le imprese a diversi livelli, che includono i tirocini formativi pre- e post-laurea, la partecipazione delle imprese alle attività didattiche, i servizi di Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 63 collocamento post-laurea, il finanziamento di borse di dottorato e la realizzazione di progetti congiunti di ricerca applicata. Il rapporto con le imprese ha rafforzato e valorizzato anche le attività di ricerca svolte autonomamente dall’Ateneo. Tra queste, un rilievo particolare spetta all’attività del “centro di eccellenza” su Design methodologies for Embedded controllers, Wireless interconnect and System-on-chip (DEWS), riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel 2001 e orientato alle applicazioni sociali dell’elettronica avanzata, in campo ambientale, sanitario e alimentare. Il DEWS è membro della rete europea di eccellenza HYCON sui sistemi ibridi e ha stabilito altre collaborazioni internazionali di ricerca con partner molto prestigiosi. Inoltre coopera con le principali imprese del sistema locale dell’ICT e ha dato vita a uno spin off industriale, la West Aquila8. All’origine del rapporto molto stretto tra l’Università dell’Aquila e il sistema locale dell’ICT va collocato un altro attore fondamentale della storia del polo elettronico aquilano: la Scuola Superiore Guglielmo Reiss Romoli, nata nel 1972 come ente di formazione superiore per le aziende del gruppo STET e presto divenuta famosa come uno dei più qualificati centri europei di formazione e innovazione nel campo dell’ICT. La Reiss Romoli svolse un ruolo di stimolo molto proficuo per orientare il giovane Ateneo aquilano verso questo settore e gli scambi di docenti tra le due istituzioni furono sempre frequenti. Anche la Scuola, come l’Italtel, è tra le vittime del processo di privatizzazione della telefonia italiana. Dopo alcuni anni di sopravvivenza faticosa nell’ambito della Telecom Italia Learning Services (TILS), la Scuola è stata oggetto di una serie di passaggi proprietari molto controversi, che l’hanno portata sulla via della liquidazione. Il terremoto del 2009 sembrava averle dato il colpo di grazia, creando le condizioni perché nella struttura immobiliare in cui sorgeva la Scuola venisse ricollocata la sede centrale dell’Università dell’Aquila. E tuttavia, malgrado tutte le difficoltà, una parte degli ex dipendenti della Scuola ha deciso di ricostituire un’impresa di formazione e consulenza nell’ambito dell’ICT, mantenendo la denominazione di Reiss Romoli e riprendendo a svolgere attività qualificate di formazione tecnica e manageriale nel campo delle telecomunicazioni. La nuova Reiss Romoli continua ad avere buoni rapporti di collaborazione con la Facoltà di Ingegneria, che ha anche ereditato il suo patrimonio di attrezzature per la ricerca. Altri esempi rilevanti di collaborazione tra le imprese e l’università includono i laboratori di ricerca congiunta che saranno realizzati nel nuovo stabilimento della Thales Alenia Space con 8 Alcune informazioni sugli spin off dell’Università dell’Aquila sono disponibili nel cosiddetto “incubatore virtuale” www.aqube.it Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 64 il Consorzio CREO (Centro di ricerche elettro-ottiche) dell’Università e la Space Academy Foundation, costituita da Selex Elsag, Telespazio, Thales Alenia Space e Università dell’Aquila, per svolgere attività di formazione specialistica e collaborazione internazionale in campo spaziale. Può essere infine inquadrata in questa prospettiva la recentissima istituzione del Gran Sasso Science Institute, una scuola di dottorato internazionale gestita dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, che lavorerà nel campo delle scienze di base e dell'intermediazione tra ricerca e impresa (fisica, matematica e informatica, gestione dell'innovazione e dello sviluppo territoriale). Qualche informazione più precisa sul ruolo dell’Università dell’Aquila nel processo di formazione delle competenze necessarie allo sviluppo del sistema locale dell’ICT può essere ottenuta esaminando le statistiche disponibili sugli studenti e sui laureati. I dati presenti sul sito del MIUR consentono di delineare un quadro dettagliato dell’offerta di laureati nelle discipline tecnico-scientifiche nell’Università dell’Aquila e, in particolare, nelle discipline più propriamente legate all’ICT. All’interno del più ampio insieme dei corsi di laurea in discipline tecnico-scientifiche, per corsi di studio ICT si fa qui riferimento essenzialmente a quelli in Ingegneria elettronica, Ingegneria delle telecomunicazioni, Ingegneria informatica e automatica e ai corsi di laurea in Informatica e Scienze dell’informazione della Facoltà di Scienze. Nel 2010 il numero dei laureati ICT provenienti dall’Università dell’Aquila è stato di 262, pari al 35 per cento del totale dei laureati in discipline tecnico-scientifiche e all’8 per cento del totale dei laureati nell’ateneo. La quota dei laureati ICT sul totale dei laureati in discipline tecnico-scientifiche e sul totale dei laureati mostra una tendenza declinante nella prima metà dell’ultimo decennio, che appare arrestarsi ma non ancora invertirsi negli ultimi anni (figura 5)9. 9 Occorre specificare che i dati riportati includono nella definizione di “laureati” anche una piccolissima quota di studenti che hanno conseguito un diploma universitario del vecchio ordinamento (antecedente al 509/1999) della durata di tre anni. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 65 Figura 5 I laureati si concentrano principalmente in due corsi di studio, quello di Informatica della Facoltà di Scienze e quello di Ingegneria elettronica (in calo dal 2007). Negli ultimi anni è aumentato il flusso di laureati in Ingegneria informatica e automatica e in Ingegneria delle telecomunicazioni. La provenienza dei laureati in discipline ICT riflette quella dei laureati nelle altre discipline che completano l’offerta formativa dell’ateneo. Nel periodo che va dal 2001 al 2010 il numero dei laureati ICT residenti all’Aquila non ha mai superato il 50 per cento del totale (figura 6). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 66 Figura 6 L’indagine di Alma Laurea sulla condizione occupazionale dei laureati negli atenei italiani offre qualche informazione sull’inserimento lavorativo dei laureati ICT dell’Università dell’Aquila. I dati disponibili relativi all’indagine 2010 indicano che, a tre anni dalla laurea, la quota di laureati ICT che lavora è superiore all’80 per cento del collettivo indagato; tra i laureati in Ingegneria delle telecomunicazioni tale quota arriva al 90 per cento. A un anno dalla laurea la quota dei laureati ICT che ha trovato occupazione oscilla tra il 42 per cento dei laureati in Ingegneria delle telecomunicazioni e il 71 per cento dei laureati in Ingegneria informatica e automatica. Le statistiche mostrano anche il settore di attività in cui i laureati trovano occupazione. Mentre i laureati in Ingegneria elettronica, Ingegneria delle telecomunicazioni, Ingegneria informatica e automatica (a tre anni dal conseguimento del titolo) lavorano prevalentemente nelle industrie manifatturiere, con quote del 40, 56 e 38 per cento, la maggior parte dei laureati in Informatica è occupata nei servizi (91 per cento degli intervistati). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 67 5. Le politiche regionali per lo sviluppo e per l'innovazione La Regione Abruzzo ha elaborato un ambizioso sistema di programmazione e attuazione delle politiche di sviluppo del sistema produttivo regionale, basato su una legge di recente approvazione e sul ruolo tecnico di Abruzzo Sviluppo, la società di promozione industriale della Regione. Il sistema è articolato nel modo seguente: in primo luogo si promuove la costituzione di poli regionali di innovazione, definiti come aggregazioni di imprese, università e centri di ricerca, che operano in filiere specifiche dello sviluppo regionale; i diversi poli di innovazione trovano un centro di coordinamento in una piattaforma di raccordo dei poli di innovazione, guidata da Abruzzo Sviluppo; al tempo stesso, tramite l’Accordo di Programma Abruzzo 2015, si promuove la costituzione di reti d’impresa, a cui possono partecipare soltanto imprese private legate da un contratto di rete per realizzare progetti specifici di interesse comune, e che, diversamente dai poli di innovazione, possono avere anche partner di altre regioni e tendono a valorizzare le possibili complementarità tra filiere diverse. Il nuovo sistema mira inoltre a ridefinire in modo organico gli strumenti della programmazione negoziata disponibili a livello regionale (intese-quadro istituzionali, accordi di programma regionali, contratti di sviluppo locale, contratti di riqualificazione produttiva), nonché gli interventi a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese e dell’innovazione. Nell’ambito di questo nuovo sistema, sono stati finora costituiti otto Poli di innovazione, tra i quali uno nel settore ICT e un altro in quello dei “servizi avanzati”. Il Polo ICT Abruzzo è stato creato su impulso principale della Fondazione Mirror, ente senza fini di lucro creato nel 2004 dalla Micron Technology Italia per contribuire allo sviluppo della sua area di insediamento, favorendo la diffusione della cultura d’impresa e affiancando le istituzioni nelle attività di programmazione. Il Polo ICT Abruzzo si presenta come organismo di intermediazione tra i suoi partner, volto a creare e far conoscere opportunità di sviluppo, lasciando a ciascuno di loro la responsabilità di valorizzarle. Al polo aderiscono attualmente 55 soggetti, distribuiti in tutto il territorio regionale, con una prevalenza della provincia dell’Aquila (24), seguita da quelle di Teramo (19), Pescara (6) e Chieti (5). C’è anche un’impresa di servizi con sede a Roma. Si tratta in gran parte di piccole imprese di servizi, ma i soggetti più grandi sono alcune delle principali Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 68 aziende regionali dell’ICT (Micron, Telespazio e Selex Elsag del gruppo Finmeccanica, Technolabs) e la sede regionale di Fastweb. Inoltre ne fanno parte il consorzio Radiolabs dell’Università dell’Aquila e tre spin-offs universitari (uno all’Aquila e due a Chieti). Il polo è articolato in quattro divisioni: a) conoscenza: osservatorio sui fabbisogni di ricerca/innovazione e di formazione del sistema territoriale; b) servizi: albi dei fornitori di servizi per i soggetti del polo; c) futuro: gruppi di lavoro per l’identificazione di progetti innovativi nel settore ICT; d) sviluppo: realizzazione di quattro obiettivi: (1) Sviluppo di reti di partenariato con altri attori del settore ICT in Italia e all’estero; (2) Ricerca di finanziamenti per le attività del Polo; (3) Sostegno alle nuove imprese; (4) Servizi di commercializzazione dei prodotti e servizi delle imprese del Polo. Tra i programmi del Polo è indicata la creazione di una “scuola di alta formazione” diretta a sviluppare le capacità imprenditoriali e innovative nel sistema locale, in collaborazione con il sistema universitario. Tra le questioni aperte c’è quella dei rapporti tra questo progetto e il Gran Sasso Science Institute (cfr. par. 4). Oltre ai poli di innovazione, la Regione ha cercato di articolare ulteriormente la sua politica industriale con una serie di iniziative, tra cui: a) il progetto “Fabbrica Abruzzo”, che si propone di raccogliere in un unico quadro di riferimento le più importanti iniziative progettuali di immediata realizzabilità; b) interventi specifici per le aree di crisi individuate all’interno della Regione. Queste attività sono sostenute da un Patto per lo sviluppo dell’Abruzzo, sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e imprenditoriali. Uno dei problemi della Regione è il modesto tasso di utilizzazione dei fondi strutturali europei. Recentemente Confindustria Abruzzo ha proposto la costituzione di un laboratorio per accelerare la soluzione di questo problema. Il metodo della concertazione tra le parti sociali ha anche ispirato il recente rilancio del processo di elaborazione partecipata di un programma di sviluppo per l’area dell’Aquila e per l’intera regione, con il supporto dell’OCSE e di un gruppo di esperti coordinati dall’Università di Groningen. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 69 Tra le linee-guida presentate al dibattito pubblico su questo programma, un ruolo centrale spetta all’innovazione e in particolare all’uso delle ICT sia nel processo di ricostruzione dei centri storici distrutti dal terremoto, sia nella creazione di nuove opportunità di sviluppo nel turismo e in altri settori. Il programma prevede inoltre il coinvolgimento e la valorizzazione del sistema scolastico e universitario locale, per migliorare i suoi servizi di formazione delle competenze necessarie allo sviluppo del territorio. Si auspica infine l’intensificazione dei rapporti tra università, centri di ricerca e sistema produttivo. 6. Conclusioni e indicazioni politiche Da quanto presentato finora, sia pure in modo approssimativo e preliminare, emerge l’immagine di un sistema produttivo dell’ICT aquilano in difficoltà, per l’effetto combinato del terremoto e della crisi economica globale, che hanno aggravato una tendenza declinante visibile già negli anni precedenti al 2009. Ne sono testimonianza i dati sull’occupazione e sulle esportazioni, nonché le notizie sulle crisi aziendali. Eppure, proprio la gravità della situazione sembra indicare con forza la necessità di ridefinire i percorsi di sviluppo e stimola i soggetti più innovativi a impegnarsi in questo compito. Il potenziale per una ripresa dello sviluppo non manca. Malgrado i problemi degli ultimi anni, la provincia dell’Aquila è ancora caratterizzata da una dotazione di capitale umano relativamente elevata (la quota di laureati tra i giovani in età compresa tra i 25 e i 30 anni era nel 2010 pari a 72 su 1.000, al 12° posto nella graduatoria delle province italiane)10. La sua specializzazione manifatturiera resta orientata verso settori ad alta intensità di ricerca, e in particolare l’ICT e la farmaceutica. Persino all’interno dell’area del polo elettronico aquilano sopravvivono alcune imprese importanti, principalmente ma non esclusivamente legate al gruppo Finmeccanica, che basano la loro competitività sull’uso di tecnologie avanzate, sulla valorizzazione delle competenze disponibili tra i lavoratori del sistema locale e su rapporti consolidati e ben funzionanti con l’università. Accanto a queste, nell’area marsicana della provincia, operano altre piccole e medie imprese vitali e soprattutto il grande stabilimento della Micron Technology Italia che, 10 Il Sole 24 Ore, Indagine sulla qualità della vita 2011, http://www.ilsole24ore.com/speciali/qvita_2011/home.shtml?gtdpage=qvita_2011_province_l_aquila Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 70 oltre a rappresentare in se stesso una realtà produttiva avanzata di grande interesse, si muove da tempo in modo attivo per promuovere la diffusione della cultura d’impresa e rafforzare i suoi legami con le istituzioni e gli altri soggetti del sistema locale. Novità interessanti sembrano profilarsi anche tra i centri di ricerca e innovazione, con la nascita del Gran Sasso Science Institute e la costituzione di laboratori di ricerca congiunta con l’università all’interno del nuovo stabilimento in costruzione da parte della Thales Alenia Space. Anche le politiche regionali per lo sviluppo industriale e l’innovazione sono sottoposte a un processo di riorganizzazione, che punta principalmente su strumenti di sostegno alla collaborazione tra i diversi soggetti dei sistemi produttivi, come i poli di innovazione e le reti d’impresa. In questo ambito, la nascita del Polo di innovazione ICT Abruzzo, promosso dalla Micron, conferma la volontà di alcuni attori locali di individuare nuovi percorsi di sviluppo. Questi fermenti si scontrano con difficoltà vecchie e nuove. Il deficit di concorrenzialità dei mercati italiani, combinandosi con i limiti dell’intervento pubblico, riduce l’offerta di molti beni e servizi intermedi necessari allo sviluppo produttivo. Un esempio eloquente è offerto proprio dallo stabilimento della Micron di Avezzano, costretto a dotarsi di un impianto di cogenerazione per ovviare all’alto costo e alla bassa qualità delle forniture di energia elettrica. Un altro esempio significativo è dato dalla fase finale della crisi del polo elettronico aquilano, nella quale nemmeno la società Aquila Sviluppo, appositamente costituita da Sviluppo Italia e dalle istituzioni locali, è riuscita a svolgere in modo efficace il suo compito di promozione industriale. L’approccio prevalente degli strumenti adottati in Abruzzo resta quello del sostegno alle imprese esistenti, più che della creazione di condizioni favorevoli alla nascita di nuove iniziative o all’attrazione di investimenti esterni, che valorizzino le risorse e le competenze locali. Eppure il nucleo di aziende e centri di formazione e ricerca esistente nel sistema ICT dell’Aquila potrebbe consentire di impostare iniziative volte a favorire l’insediamento di altre imprese, purché i principali attori del sistema riescano a trovare, ai livelli istituzionali appropriati, interlocutori affidabili, capaci di comprendere le tendenze dei mercati internazionali e di ascoltare e valutare le esigenze degli investitori. Un disegno regionale di politica industriale, infatti, per quanto ben congegnato, non può fare a meno, soprattutto in una regione piccola come l’Abruzzo, di inserirsi in un programma più ampio definito a livello nazionale e coerente con gli indirizzi comunitari. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 71 Il superamento di questi problemi è reso ancora più necessario dal prolungarsi della crisi economica globale e dai problemi creati nell’area aquilana dal terremoto del 2009 e dai ritardi della ricostruzione. Eppure, anche in quest’ultimo caso, non mancano le opportunità. Il sito industriale una volta occupato dal polo elettronico aquilano potrebbe tornare a essere un’area vitale, se il Comune che ne ha assunto la proprietà riuscirà a interpretare correttamente il suo ruolo, affidando la gestione degli immobili a specialisti del settore e costituendo un’agenzia specializzata nell’offerta di servizi alle imprese, che svolga in maniera professionale l’attività di promozione e attrazione di nuove iniziative. L’integrazione tra imprese, università e altri centri di ricerca è indicata da diversi soggetti come la via principale per identificare un percorso di ripresa dello sviluppo nell’area colpita dal terremoto. La versatilità delle ICT consente di ipotizzare progetti importanti anche in collegamento con altre attività, come il polo farmaceutico presente all’Aquila, quello automobilistico della Val di Sangro, i cantieri della ricostruzione dei centri storici colpiti dal sisma, i programmi di valorizzazione delle risorse naturali e culturali della regione. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 72 Appendice Elenco delle interviste realizzate 1. Imprese e sindacati Marco Bentivogli (FIM-CISL) Antonio Cappelli (Confindustria L’Aquila) Giuseppe Cappiello e Damiano Russo (Polo ICT Abruzzo) Giovanni Del Maestro (Selex Elsag) Alfredo Fegatelli e Umberto Trasatti (CGIL Abruzzo) Bruno Guardiani (Technolabs) Fabrizio Famà e Riccardo Martorelli (Micron Technology Italia) Nicola Travaglini (Thales Alenia Space Italia) 2. Università e centri di ricerca Alberto Bazzucchi (CRESA) Marco Faccio (Dipartimento di Ingegneria elettrica e dell’informazione, Università dell’Aquila) Pierugo Foscolo (Preside della Facoltà di Ingegneria, Università dell’Aquila) Fortunato Santucci (Dipartimento di Ingegneria elettrica e dell’informazione, Università dell’Aquila) 3. Altre istituzioni David Iagnemma (Fondazione Carispaq) Sergio Natalia (Sviluppo Italia Abruzzo) Nello Rapini (Abruzzo Sviluppo) Lorenzo Santilli (Camera di Commercio dell’Aquila) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 73 Capitolo 3 Il sistema aerospaziale pugliese Nicola D. Coniglio Università degli Studi di Bari e CERPEM Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 74 Premessa Il sistema produttivo dell’aerospazio in Puglia vanta oltre 70 imprese con un bacino di occupazione che supera le 4 mila unità e rappresenta la quarta realtà regionale per importanza dopo Lombardia, Piemonte e Campania. L’aerospazio Pugliese è fortemente incentrato sulla manifattura di parti di aeromobili – con una notevole specializzazione nell’utilizzo di nuovi materiali compositi - sebbene non sia trascurabile la capacità del sistema produttivo di progettazione e sviluppo di componenti e sub-sistemi sia in campo aeronautico che nel comparto spazio. Il settore ricomprende in prevalenza il comparto manifatturiero dell’aeronautica (“Fabbricazione di aeromobili, di veicoli spaziali e dei relativi dispositivi”, divisione 30.30 della classificazione ATECO 2007) nonché alcune imprese orientate prevalentemente a produzioni di beni e servizi per l’industria dello spazio (con produzioni principali classificate nella divisione 27 “apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche”, divisione 61 “servizi delle telecomunicazioni”, divisione 62 “produzione di software, consulenza informatica e attività connesse” e divisione 63 relativa ai “servizi d’informazione e altri servizi informatici”. L’origine del comparto dell’aeronautica in Puglia va ricercata nella storia della SACA (Società Anonima Costruzioni Aerei) fondata a Brindisi nel 1934 dall’Avv. Marcello Indraccolo per fornire assistenza tecnica e logistica alla Compagnia Aerea Ala Littoria. La SACA conclude la sua storia nel 1977 dopo aver occupato nel suo picco circa 3 mila dipendenti. Dalle sue ceneri si sviluppa l’assetto attuale del settore. La Fiat Avio – oggi Avio - ne rileva le attività di costruzione e manutenzione dei motori nel 1979 mentre Agusta ne rilevò nel 1977 la divisione aerostrutture. L’ingresso di Alenia, oggi principale player del sistema produttivo, si ha negli anni settanta con la realizzazione di uno stabilimento a Foggia. Presenza che si rafforza negli anni novanta attraverso l’acquisizione delle Officine Aeronavali di Venezia che da Agusta avevano a loro volta rilevato le attività di manutenzione di velivoli ad ala fissa a Brindisi. Lo sviluppo recente è stato tracciato in buona parte da Alenia e più in generale dalle imprese del gruppo Finmeccanica. Il futuro del settore in buona parte dipenderà dalle strategie di questo grande player e, pertanto, dagli indirizzi di politica industriale che il nostro paese vorrà darsi negli anni a venire. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 75 Questa nota ha l’obiettivo di descrivere le recenti dinamiche del sistema aerospazio pugliese e si basa sull’elaborazione desk di statistiche e documenti disponibili e su una serie di interviste condotte tra marzo e aprile 2012 a un insieme di qualificati rappresentanti delle imprese, delle istituzioni e dei centri di ricerca che costituiscono il sistema dell’Aerospazio regionale (cfr. Appendice). La nota è organizzata nel seguente modo. Il paragrafo 1 descrive sinteticamente le origini storiche del sistema produttivo. Il paragrafo 2 e 3 delineano rispettivamente le caratteristiche e dinamiche globali del settore e l’assetto attuale dell’industria aerospaziale italiana. Nel paragrafo 4 vengono presentate le caratteristiche e le recenti dinamiche del sistema aerospazio pugliese. Viene inoltre fornita una descrizione delle imprese principali e delle loro tendenze e connessioni interne ed esterne al sistema basata in larga parte dalle interviste realizzate nel territorio. Le politiche pubbliche a supporto del settore realizzate negli ultimi anni sono presentate nel paragrafo 5. Nel paragrafo 6 si mettono in evidenza le caratteristiche principali del “circuito del capitale umano” innestato dalle relazioni tra le imprese del settore e la rete scuola-università-centri di ricerca del territorio. Una sintesi sulle prospettive di sviluppo del sistema e sulle condizioni per il suo rilancio è riportata nel paragrafo 7. 1. Le origini del sistema dell’aerospazio in Puglia La storia dell’aeronautica in Puglia ha inizio negli ultimi anni della Prima Guerra Mondiale. L’idroscalo di Brindisi, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, è uno snodo importante già negli anni venti. Durante il ventennio fascista furono realizzati gli aeroporti militari di Brindisi, Grottaglie, Galatina, Bari e Foggia. Nel 1934 l'avvocato Marcello Indraccolo fondò la Società Anonima Costruzione Aerei, SACA; un'azienda che con 3 mila dipendenti arrivò a occupare al suo interno tutta la filiera dell'aeronautica. La SACA nasce con la finalità di dare assistenza tecnica e logistica alla Compagnia Aerea Ala Littoria che aveva iniziato i collegamenti da Roma e Trieste con Atene Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 76 e Rodi, con scalo a Brindisi. La società ha operato sino al 1977 a Brindisi con attività manifatturiera nei settori delle aero-strutture (partecipazione a programmi multinazionali quali F-104, Falcon 10, Tornado, L-1011) e nella costruzioni di motori (J-79, J-85, RB-199) e nella manutenzioni sia di motori che dei velivoli. Sulle ceneri della divisione della SACA impegnata nella costruzione di motori iniziò nel 1979 l’attività di produzione di motori a Brindisi di Fiat Aviazione, oggi Avio, che rappresenta una delle realtà principali del distretto produttivo. Le attività della divisione aerostrutture e manutenzione della SACA nel 1977 vennero rilevate dall’Agusta che ampliò l’attività all’ala rotante. L’ingresso di Alenia – oggi il principale player del distretto – è più recente. Negli anni settanta avvia uno stabilimento a Foggia che in seguito viene dedicato alla manifattura di parti strutturali di aeromobili in materiale composito. La presenza a Brindisi è legata alla cessione negli anni novanta da parte di Agusta alle Officine Aeronavali di Venezia (in seguito assorbite nel gruppo Alenia Aeronavali) delle attività di manutenzione di velivoli ad ala fissa con i relativi hangar ubicati all’interno del sedime aeroportuale. In quegli anni Agusta mantiene a Brindisi, e le espande nei decenni seguenti, le attività relative alla produzione e manutenzione di elicotteri. E’ intorno a questi tre principali players che nascono e si sviluppano piccole e medie imprese – spesso fondate da ex-dipendenti – focalizzate sulle sub-forniture aeronautiche e insediate, in buona parte, nell’area industriale di Brindisi e nelle province di Brindisi e Lecce. Una tappa significativa della storia del settore aerospazio in Puglia è la creazione di un ulteriore stabilimento Alenia a Grottagle (Taranto) favorito da un accordo di programma con la Regione Puglia (che finanzia l’adeguamento delle infrastrutture aeroportuali). In quest’ultimo stabilimento, parte dell’Alenia Composite, si realizzano grandi assiemi strutturali in composito (quali le sezioni di fusoliera, denominati in gergo “barrel”) per il nuovo velivolo B787 della Boeing e le cui consegne sono cominciate all’inizio del 2007. Questa tappa consolida fortemente la partecipazione degli stabilimenti pugliesi alla catena del valore globale nel settore aeronautico. Nel settore spazio, uno dei principali player è la Space Software Italia (SSI) con sede a Taranto e parte del Gruppo Finmeccanica che nasce nel 1988 a seguito della joint venture tra Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 77 l’allora Aeritalia (60%) e la Computer Sciences Corporation (40%). L’azienda si occupa di sistemi software spaziali e di sistemi software real-time integrati ed oggi ha ampliato la gamma produttiva con software basati su sistemi di swarm intelligence (logica a sciame). La storia delle altre PMI nel settore è più recente e spesso legata alla presenza di Università e Centri di ricerca. 2. Caratteristiche generali e tendenze del settore Aerospazio Il settore dell’aerospazio sta attraversando una fase di cambiamento strutturale in parte legata alla crisi finanziaria globale ed in parte ad un processo di trasformazione del modello di business dei grandi attori del settore con conseguenze che si ripercuotono sull’intera struttura della supply chain. Il comparto legato alla difesa ha delle prospettive a breve-medio termine negative. Secondo alcune stime gli investimenti militari nel settore – nuove acquisizioni e R&S – potrebbero passare dai 253 Mld di US$ del 2008 a 150 Mld US$ nel 2016. La competizione nel settore della difesa sarà prevedibilmente più acuta in questa fase di contrazione della domanda e fortemente basata sulla capacità delle imprese di ridurre i costi di produzione e di generare opportunità di business in mercati “adiacenti” (sia nel settore dell’aviazione commerciale che in altri settori produttivi). Il comparto commerciale continua a sperimentare un trend positivo grazie alla crescita della domanda di mobilità aerea soprattutto nei mercati emergenti. Si stima che la dimensione del mercato ecceda i 200 Mld di US$ annui con un tasso di crescita annuo previsto pari al 3,8% nei prossimi 20 anni. Le previsioni al 2020 per il mercato aeronautico (velivoli ad ala fissa militari e commerciali e velivoli ad ala rotante) sono positive; il mercato globale è stimato crescere ad un tasso medio annuo pari a circa il 4,5%, nel decennio 2010-20. In particolare per i velivoli ad ala fissa, si stima una crescita annua media del 4,9% per i prossimi 10 anni. In valore assoluto il peso dei nuovi ordini di aeromobili per uso commerciale dovrebbe superare quello per usi militari. Meno sostenuta dovrebbe essere l’espansione del mercato degli elicotteri (1,8% medio annuo). (fonte Alenia Aermacchi 2012). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 78 Il duopolio globale Boeing-Airbus che ha caratterizzato il mercato dei vettori ad ala fissa di lungo raggio è “contestato” dall’ingresso di nuovi players con un forte supporto statale (Cina, Russia, Brasile e India). Il superamento del duopolio può creare opportunità interessanti per la rete di sub-fornitori e portare ad un ulteriore stimolo all’innovazione nel settore. In particolare, secondo alcuni analisti del settore l’aumento del numero di “airframe manufacturers” rafforzerà le capacità contrattuali della rete di subfornitori (di primo, secondo e terzo livello) e incrementerà accordi di risk-sharing11 tra fornitori di primo livello e imprese “airframe manufacturers”. Alcune importanti aggregazioni societarie tra sub-fornitori – ad esempio la recente acquisizione della Goodrich Corporation da parte della United Technologies Corporations – sono emblematiche di una maggiore posizione di forza nel mercato da parte dei sub-fornitori di primo livello. La maggiore competizione nel mercato fino ad oggi occupato da Boeing ed Airbus sta spingendo l’industria nella direzione di modelli più efficienti. Questo trend genera opportunità per i fornitori che hanno indirizzato in questa direzione le loro attività di ricerca e innovazione. L’evoluzione strategica in corso della supply chain può essere sintetizzata dalla figura 1. Si assiste ad una forte tendenza nel settore aeronautico ad una maggiore verticalizzazione del prodotto. La strategia delle grandi imprese che gestiscono i processi di sviluppo di nuovi vettori è quella di ridurre il numero di fornitori al fine di ridurre i “nodi” del processo di produzione ed avere una maggior controllo sulla qualità ed i tempi di realizzazione. (intervista a responsabile Alenia Aermacchi) Questa strategia implica un forte incentivo alla verticalizzazione di sub-sistemi anche per i fornitori first e second tier e sta spingendo il settore verso strategie di aggregazione tra imprese nella supply chain. Allo stesso tempo, come ricordato sopra, si assiste ad un processo di maggiore condivisione dei rischi (risk-sharing) tra prime contractor e prime-partners, ed in parte tra questi ultimi e partner di primo livello. 11 Tali accordi prevedono una maggiore compartecipazione al rischio insito nello sviluppo di nuovi aeromobili da parte dei sub-fornitori. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 79 Figura 1. L’evoluzione della supply-chain nel settore aeronautico Fonte: Alenia Aermacchi Questo processo di maggiore verticalizzazione del processo produttivo e di riduzione di nodi nella supply chain implica un costo di ingresso per nuovi players sempre più elevato e rende pertanto necessario un processo di aggregazione tra imprese di medio-piccole dimensioni. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 80 Box 1. Principali caratteristiche del settore aerospaziale Elevato livello tecnologico Il settore è caratterizzato da prodotti – aeromobili e i sub-componenti hardware e software – ad elevato livello tecnologico. Lievi miglioramenti rispetto alla frontiera tecnologica esistente richiedono significativi impegni in termini di risorse finanziarie ed umane. La matrice tecnologica del settore è piuttosto rigida e generalmente “dettata” dai big player (top-down) con scarsa capacità di autonomia tecnologica da parte delle singole imprese, in particolare PMI. I rischi di errore rispetto al posizionamento nella matrice tecnologica di sviluppo di un prodotto sono alti e al fine di ridurre tali rischi le imprese operano attraverso reti di collaborazione con altre imprese (compresi i potenziali concorrenti). Le barriere all’ingresso nel settore sono elevate e le reti di collaborazione tendono ad essere piuttosto stabili nel tempo. Complessità tecnologica La natura complessa di un prodotto/processo aerospaziale è un ostacolo all'innovazione poiché implica limitate possibilità di controllare tutte le tecnologie e le interdipendenze. Secondo alcuni intervistati la complessità tecnologica genera un atteggiamento conservatore dei big players rispetto alle nuove tecnologie. I rapporti di sub-fornitura sono pertanto caratterizzati dall’imposizione da parte dei committenti di stringenti specifiche tecnologiche. Un corollario di tale caratteristica strutturale del settore è la difficoltà per le imprese subfornitrici di imporre/proporre nuovi standard tecnologici (con un inevitabile riduzione dell’incentivo a perseguire ambiziosi progetti di R&S “al di fuori” delle tecnologie dominanti). Le imprese quindi concentrano i loro know-how in particolari aree per spingere la frontiera tecnologica. Il sistema di relazioni tra imprese specializzate è alla base della realizzazione di un prodotto/processo aerospaziale. Il raggruppamento delle imprese in “cluster” caratterizzati da relazioni dense tra gli attori può pertanto rappresentare un fondamentale elemento di competitività. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 81 Tempi lunghi per il break-even e dimensione del mercato La soglia di pareggio per un nuovo modello di aeromobile è generalmente molto elevata. Questo implica che difficilmente un singolo paese è in grado di assorbire nel suo mercato interno il numero di aerei necessari per raggiungere il break-even. Il mercato, sia commerciale che militare, è caratterizzato da forti distorsioni di mercato imposte dai Governi attraverso differenti strumenti di policy (dalle politiche commerciali all’uso della politica estera per assicurarsi commesse). Molti governi in particolare impongono barriere dirette ed indirette all'acquisto di aerei non costruiti con il contributo di aziende locali (ovvero impongono soglie più o meno esplicite di “contenuto nazionale”). Queste barriere hanno indotto i grandi produttori a frammentare i processi produttivi facendo accordi che coinvolgono imprese di diversi paesi. Questa strategia ad esempio caratterizza fortemente il modello produttivo che la Boieng ha seguito negli ultimi decenni. L'industria aerospaziale è inoltre caratterizzata da elevati investimenti iniziali e programmi a lungo termine, che portano ad un profilo di cash flow molto problematico che spesso vede un diretto intervento degli Stati a supporto delle imprese soprattutto nelle fasi iniziali del ciclo di vita dei nuovi prodotti (supporto che ha generato lunghissimi e ancora aperti contenziosi tra USA ed alcuni paesi Europei, si veda la documentazione disponibile sul sito dell’Organizzazione Mondiale del Commercio www.wto.org). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 82 I tempi lunghi del processo di sviluppo si ripercuotono lungo tutta la supply-chain ed implicano la notevole importanza della leva finanziaria per le imprese del settore. Il finanziamento pubblico e/o privato del processo di sviluppo è pertanto un fattore molto critico per il successo dello sviluppo di un nuovo prodotto e diviene sempre più ampio il numero delle aziende più piccole coinvolte in una ripartizione di rischi e di costi di sviluppo allo stesso modo dei prime contractor. I legami di ripartizione dei rischi tendono a consolidare ancora di più le reti di produzione e limitare le potenzialità di ingresso di nuovi concorrenti. L’ingresso nel mercato di nuovi players globali nel settore rappresenta probabilmente una “finestra di opportunità” unica per nuove imprese con adeguati capitali e tecnologie per inserirsi nelle reti produttive che si delineeranno nei prossimi anni. Alta interdipendenza tra il mercato commerciale e quello della difesa I mercati militari seguono generalmente una propria logica. Le aziende coinvolte sopportano rischi limitati poiché i costi di sviluppo sono generalmente sostenuti dagli Stati. Le barriere all’ingresso sono ancora più elevate rispetto al settore commerciale per motivi legati alla sicurezza oltre che alle elevate barriere di tipo tecnologico sopra ricordate. Le aziende che operano nel settore militare, in genere, beneficiano di ricadute in termini di competitività nel mercato civile/commerciale grazie all’utilizzo delle tecnologie di nuova concezione sviluppate per i committenti del comparto militare. Negli USA, il Dipartimento della Difesa (DoD) finanzia esplicitamente lo sviluppo di tecnologie duali – ovvero tecnologie che presentano importanti ricadute commerciali - al fine di sostenere l'obiettivo strategico della leadership economica per l'industria statunitense. Fonte principale: DTA s.c.a.r.l. (2011) Studio di fattibilità per il riconoscimento del Distretto Tecnologico Aerospaziale Pugliese Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 83 3. Il settore Aerospazio in Italia L’Italia12 è il settimo paese nel mondo e il quarto in Europa per importanza dell’industria dell’Aerospazio e della difesa. Nel 2009 il giro d’affari complessivo è stato pari a circa 12 miliardi di € e ad una forza lavoro diretta di circa 64 mila unità (quella indiretta è stimata tra le 180-200 mila unità). Una larga fetta dell’industria è legata alla produzione di componenti per l’industria aeronautica; la “manifattura” aeronautica occupa circa l’80% della forza lavoro del settore in impianti produttivi dislocati in Lombardia, Piemonte, Campania, Puglia nonché, in parte minore, in Lazio, Abruzzo, Friuli, Liguria, Sicilia, Toscana and Veneto. Secondo alcune stime (rapporto Methorios 2011) il settore rappresenta circa l’1% del PIL nazionale ma contribuisce per circa l’8-10% dell’attivo di bilancia commerciale. Il contenuto tecnologico della produzione italiana è di livello molto elevato, soprattutto in alcuni subcomparti del settore. Il settore è concentrato su due players principali – in ordine di rilevanza Finmeccanica e Avio (a questi vanno aggiunti Fincantieri e IVECO se si considera il settore difesa nel suo complesso, incluso difesa navale e terrestre). Nel settore operano centinaia di PMI che partecipano nella supply chain sia dei 2 players nazionali che di altri grandi players internazionali. La proiezione internazionale delle imprese italiane è in continua crescita anche grazie alla dimensione globale delle attività del gruppo Finmeccanica13 ed alla strategia di acquisizione ed espansione in altri mercati; nel 2010 il gruppo è divenuto il 9° player mondiale. Un numero crescente di imprese italiane è parte di network internazionali grazie alla partecipazione in programmi innovativi in mercati ad alto potenziale di crescita come quello Russo, Indiano, Cinese e dei Paesi del Golfo. La presenza italiana all’estero con stabilimenti di produzione – in prevalenza in Europa e USA - rappresenta circa 1/3 della dimensione dell’industria nazionale. 12 Le imprese italiane del settore sono rappresentate dallo AIAD (Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza; si veda www.aiad.it) che è parte della AeroSpace and Defence (ASD) Industries Association of Europe; la lobby europea del settore che rappresenta 28 associazioni in 20 paesi pari a circa 2mila imprese con 80mila fornitori nei settori difesa, aeronautica, spazio e sicurezza. Si noti che la legislazione europea e i fondi europei per la ricerca – in forte crescita rispetto al passato nell’ambito del programma Horizon 2020 - sono particolarmente rilevanti per il settore. 13 I tre pilastri strategici del gruppo Finmeccanica sono i sistemi elettronici per la difesa, gli elicotteri e l’aeronautica. I tre segmenti generano sinergie e alimentano un network regionale ed interregionale di imprese di piccole e medie dimensioni ad elevate competenze tecnologiche. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 84 Nel segmento aeronautico l’Italia partecipa a numerose partnership internazionali in una ampia gamma di attività e una crescente diversificazione produttiva. In particolare nel settore dell’aeronautica commerciale le imprese italiane sono first suppliers di materiali avanzati – come i compositi – e sono impegnate nella produzione del nuovo B787 Dreamliner, in partnership con la Boeing. L’Italia è leader anche nel segmento dei vettori regionali ATR. La produzione di aerei militari e loro parti è significativa, negli ultimi anni il comparto ha assistito ad una crescente numero di ordini e significativi sviluppi tecnologici (European Eurofighter / tactical transporter C27J / partecipazione nel programma internazionale JSF). Nel segmento degli elicotteri l’Italia – grazie al ruolo di Agusta-Westland del gruppo Finmeccanica - è uno dei principali leader mondiali. L’ Agusta-Westland nel 2009 ha acquisito il controllo della polacca PZL- Swidnik, produttore di elicotteri e aerostrutture e siglato un accordo con l’indiana Tata Sons per iniziare la produzione di elicotteri in India. Negli ultimi anni gli investimenti italiani nel settore sono stati concentrati su sistemi di volo verticale (tilt-rotor), fly-by-wire flight control, materiali compositi, sistemi integrati (modular architectures, data fusion, situational awareness, Active Electronically Scanned Array –AESA – Radars, nanostrutture, sensoristica e software). La partecipazione delle imprese italiane nel segmento spazio è significativa e vede accanto ai grandi gruppi un ampio numero di PMI altamente competitive in alcune nicchie del mercato. Negli ultimi cinque anni il MIUR e il Ministero della Difesa hanno investito in modo significativo nel sistema duale Cosmo SkyMed che ha consentito al paese di assumere una posizione di primo piano nel segmento di mercato dell’osservazione della terra (analisi di rischio sismico, monitoraggio di disastri ambientali, agricultural mapping e osservazione della terra per obiettivi di difesa). Le imprese italiane hanno partecipato al Sicral Program nell’ambito del segmento delle comunicazioni satellitari. Nel settore spazio, l’Italia ha partecipato per il 65% al VEGA Program che ha consentito alle imprese nazionali di guadagnare posizioni significative. La presenza italiana è molto importante anche in altri programmi spaziali e di osservazione nazionali ed internazionali (Italsat satellites system), piattaforme satellitari MITA (prodotta da Carlo Gavazzi Space per satelliti tra 300 e 1,000 kg;), piattaforma satellitare PRIMA (prodotta da Alenia Spazio per satelliti di circa 1,500 kg), nuovo progetto Cosmo SkyMed. Oltre 600 imprese operano nel settore e sono prevalentemente localizzate in Piemonte, Lombardia (in prevalenza nel settore difesa), Campania e Puglia. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 85 In Lombardia operano oltre 180 imprese per una forza lavoro complessiva di circa 15 mila addetti ed un fatturato di circa 4 miliardi di €. Circa la metà degli addetti sono concentrati nella provincia di Varese che presenta una forte tradizione produttiva nel settore della difesa. I principali attori – prime contractors - del distretto Lombardo sono Agusta-Westland, Alenia Aermacchi, CGS Compagnia Generale per lo Spazio, Selex Galileo, Thales Alenia Space. In Piemonte i principali attori sono Alenia Aeronautica, Alenia Space e Galileo Avionica (Torino), e la Avio (Rivalta). Operano inoltre circa 200 PMI che generano un fatturato complessivo di circa 2,2 miliardi di € annui e occupano oltre 10 mila unità. In Campania sono Alenia ed Avio (Pomigliano) le iprese di maggiori dimensioni affiancate da oltre 130 PMI per un giro d’affari di 1,3 miliardi di € ed un numero di occupati di 9 mila unità. In Puglia (vedi maggiore dettaglio in seguito) i grandi players sono Agusta Westland (Brindisi) e Alenia (Grottaglie e Foggia). Sono inoltre presenti circa una decina di imprese di medie/grandi dimensioni e oltre 30 PMI. Nel complesso il settore genera un giro d’affari di tra i 700 milioni e 1 miliardo di € e occupa attorno alle 4,6 mila unità. 4. Il Distretto Aerospaziale Pugliese: struttura e dinamica recente La Puglia è la quarta regione italiana per numero di addetti nel settore aerospazio (dopo Lombardia, Piemonte e Campania) e rappresenta poco meno del 10% del settore in termini di ricavi (circa l’8% in termini di occupati). Nel settore aerospaziale pugliese oggi operano oltre 70 imprese con circa 4200 addetti, dei quali 688 nella ricerca e sviluppo, oltre a 410 ricercatori esterni che portano a circa 4600 il numero delle risorse umane impegnate (dati gennaio 2010). Circa il 70% degli occupati lavora nelle grandi imprese in prevalenza del gruppo Finmeccanica (Alenia Aermacchi, Avio, Alenia Composite, Agusta-Westland, Space Software Italia, ELSAG Datamat) mentre il restante 30% è equamente suddiviso tra piccole e medie aziende. La maggior parte delle imprese del comparto aeronautica è concentrata a Brindisi, Grottaglie e Foggia. La dipendenza delle PMI dalle imprese maggiori è elevata sebbene un numero crescente di esse abbia intrapreso da alcuni anni un importante percorso di upgrading tecnologico e una maggiore diversificazione del portafoglio di clientela (che include già oggi grandi players internazionali Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 86 come Boeing, Embraer e Bombardier). Il comparto dello spazio (circa 10 aziende) rappresenta il 10% del settore aerospaziale regionale, e il 5% del comparto spazio a livello nazionale (dati 2010). Sono presenti aziende nei seguenti segmenti: software spaziali, propulsione, prodotti e servizi a valore aggiunto da dati satellitari, elettronica per l’aerospazio, sensoristica di bordo, hardware e software di trasmissione e ricezione. La partecipazione delle imprese pugliesi alla filiera dell’industria dello spazio va dalla fornitura all’industria “manifatturiera dello spazio” - sistemi hardware e software per satelliti, lanciatori e attrezzature di terra - all’industria “a valle” specializzata nei servizi - gestione delle operazioni di lancio, acquisizione e distribuzione dei dati satellitari, servizi ad alto valore aggiunto di elaborazione delle informazioni satellitari. L'organizzazione della filiera è molto meno dipendente dalle grandi imprese rispetto a quella dell'aeronautica; difatti alcune piccole imprese sono in grado di gestire un prodotto verticalizzato e di operare direttamente su mercati internazionali. Le imprese del settore spazio sono geograficamente più diffuse sul territorio regionale. La presenza del settore ha sedimentato nel territorio regionale un capitale umano significativo. L’attività di ricerca e sviluppo è di dimensioni rilevanti – circa 500 ricercatori nei centri di ricerca pubblici e privati secondo una stima ARTI del 2007 a cui bisogna aggiungere circa 400 addetti nelle imprese occupati in attività di ricerca e sviluppo – e vede una densa collaborazione tra centri di ricerca pubblici (prevalentemente dell’Università del Salento e del Politecnico di Bari) e privati che si concentra in prevalenza su tre tecnologie: (i) progetto, testing e produzione di strutture in materiale composito; (ii) sensori e sistemi meccanici in composito e sistemi intelligenti motoristici, aeronautici e spaziali; (iii) progetto, testing e produzione di strutture in materiale metallico e ceramico. Su questi tre assi tecnologici si fonda la visione strategica del distretto produttivo (figura 2). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 87 Figura 2 Fonte: DTA s.c.a.r.l. (2011) Studio di fattibilità per il riconoscimento del Distretto Tecnologico Aerospaziale Pugliese Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 88 Figura 3. La filiera dell’industria dello spazio in Puglia Fonte: DTA s.c.a.r.l. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 89 Figura 4. Il sistema della ricerca* Aerospaziale Pugliese: numero di ricercatori e principali ambiti tecnologici delle strutture. Fonte: ARTI Puglia (2007) * Escluso gli addetti R&S delle imprese stimati dall’ARTI nel 2007 a circa 400 unità. Nel settore aeronautico Finmeccanica (Alenia) è il key player e, pertanto, la dinamica delle imprese del gruppo svolge un effetto trainante per gran parte delle imprese regionali del settore. Il triennio passato ha visto un andamento sostanzialmente stabile del fatturato (figura 5). L’occupazione negli stabilimenti pugliesi di Alenia Aeronautica e Composite in Puglia è cresciuta nel periodo 2004-2012 da circa 600 a oltre 1500 unità (ad aprile 2012, 849 occupati nello stabilimento di Foggia e 677 nello stabilimento di Monteiasi-Grottaglie) nonostante la chiusura nel 2011 di Alenia aeronavali (Brindisi) specializzata nella manutenzione ai velivoli delle principali compagnie aeree europee.14 Gli investimenti di Alenia in Puglia sono stati piuttosto elevati negli ultimi anni; la strategia del gruppo sembra andare nella direzione di una maggiore valorizzazione degli impianti 14 La manutenzione è un processo produttivo relativamente intensivo di lavoro e pertanto la chiusura dello stabilimento è frutto della bassa competitività dell’impianto brindisino. Le ricadute occupazionali sono state limitate poiché gran parte della forza lavoro è stata riassorbita nello stabilimento di Grottaglie. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 90 pugliesi in particolare rispetto alle competenze nella manifattura dei componenti in materiale composito. A Brindisi la Avio ha il suo centro di eccellenza per la produzione e revisione dei motori aeronautici e navali e occupa oltre 600 addetti. La società ha effettuato consistenti investimenti – circa 50 milioni di euro nell’ambito di un recente contratto di programma – e intrattiene dense relazioni con il sistema universitario regionale. In Puglia, a Brindisi, è presente anche la produzione di componenti e sistemi per velivoli ad ala rotante grazie allo stabilimento di Brindisi dell’Agusta Westland, punta di diamante del settore elicotteristico del Gruppo Finmeccanica che occupa più di 500 addetti. Figura 5. Dalle interviste effettuate con i principali attori del settore l’occupazione nel complesso del distretto sembra registrare una dinamica positiva frutto di un elevato tasso di investimenti pubblici e privati nell’ultimo triennio e di nuove commesse (significativo in tal senso il coinvolgimento nella produzione dei nuovi jet regionali C-Series della Bombardier dello stabilimento di Foggia di Alenia Aermacchi che è coinvolto assieme ad altre imprese come DEMA e Salver). Il distretto ha fame di risorse umane specializzate e per alcuni profili professionali le imprese del settore evidenziano difficoltà di reclutamento.15 15 Una evidenza indiretta del buon andamento della variabile occupazione è il pressoché totale riassorbimento nel distretto della forza lavoro “espulsa” dalla società I.A.S. (Brindisi) a causa dello “shock esogeno” legato a vicende di tipo giudiziario. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 91 Le esportazioni16 del comparto aeronautico nel periodo 2007-2010 mostrano una tendenza positiva passando da 143,8mln a 204,5mln (+42%). Nei primi 3 trimestri del 2011 l’export si attesta a poco meno di 200mln di euro: + 30,6% rispetto ai primi 3 trimestri del 2010. Circa l’80% dell’export è destinato al mercato USA.17 Si assiste ad un forte dinamismo negli accordi con partner internazionali; si segnala, ad esempio, l’intensificarsi dei rapporti di alcune imprese del territorio con imprese aerospaziali canadesi. Gli investimenti produttivi sono stati notevoli negli ultimi anni: 225 milioni di euro grazie ad agevolazioni pubbliche per quasi 71 milioni di euro attraverso contratti di programma e programmi integrati di agevolazione della nuova programmazione. Il posizionamento competitivo della Puglia nel settore è apprezzabile in alcune nicchie produttive/tecnologie che presentano una dinamica di crescita significativa. Titanio e carbonio, in generale i materiali compositi, sembrano essere le parole chiave su cui si fondano le principali sfide attuali e future e che presentano interessanti potenzialità di spillovers in altri segmenti del comparto aeronautico (ad esempio la realizzazione di aeromobili leggeri da diporto di piccole dimensioni come nel caso della Blackshape, vedi box 3). Nel comparto delle aerostrutture si registra infatti una crescente tendenza alla sostituzione degli elementi di struttura in materiali tradizionali (i.e. leghe di alluminio), con quelli in carbonio e titanio, la cui produzione comporta , in specie per le fibre di carbonio, investimenti significativi. Il Boeing 787 è il primo aeromobile di certe dimensioni che prevede, nella realizzazione delle sue parti strutturali, l’utilizzo di materiali compositi in una misura decisamente superiore rispetto agli altri modelli di velivoli. “In Puglia si sono “sedimentate” competenze scientifiche e industriali considerevoli nella filiera dei materiali compositi (ricerca, test, prototipizzazione, produzione, riciclaggio) che presentano un elevato valore oggi nell’industria aeronautica ma possono verosimilmente rappresentare un valore in futuro anche altri settori industriali (nautica, automotive, ecc.).” [intervista realizzata ad una grande impresa del settore] 16 Il dato sull’export non tiene conto del consistente flusso di semilavorati diretti ad altre regioni italiane e da lì esportati. Per il solo 2010, Ambrosetti (2011) stima l’export del settore aeronautico pugliese “corretto” per i componenti del programma Boeing-787 realizzati negli stabilimenti di Foggia e Grottaglie in 433mln di €; più del doppio rispetto alle statistiche ufficiali ICE-Istat. Il dato riportato è pertanto fortemente sottostimato. 17 Istat – Coeweb. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 92 Le interviste effettuate hanno rilevato una intensa attività di R&S nelle imprese anche di piccola/media dimensione. I processi innovativi sono stati fortemente alimentati dalle politiche pubbliche di supporto – in particolare da misure regionali. Alcuni nuovi processi/prodotti sono al momento in stadi avanzati di sperimentazione e la realizzazione di prototipi è già terminata. “Si avverte una maggiore difficoltà nel passaggio dalle fasi di “laboratorio/ricerca” alla realizzazione di impianti pilota e ancor di più al salto successivo verso l’industrializzazione dei prodotti delle attività di R&S.” [intervista realizzata ad una media impresa del settore] I passaggi intermedi che vanno dalla realizzazione del prototipo alla industrializzazione del nuovo prodotto/processo richiedono elevati capitali – fattore produttivo la cui disponibilità vincola fortemente le imprese innovative nell’attuale congiuntura – e sono connaturati da rischi imprenditoriali considerevoli. Difatti, come sottolinea un intervistato, nei processi produttivi caratterizzati da un forte grado di innovazione come quelli del settore in oggetto la realizzazione dei prototipi fornisce limitate informazioni utili all’analisi costi/benefici; solo lo “scaling up”, ad esempio attraverso la realizzazione di un impianto pilota consente una piena valutazione della convenienza economica dell’industrializzazione del nuovo processo/prodotto. I risultati in termini di scaling-up di prodotti degli investimenti in R&S nel distretto sono misti. Da un lato alcune imprese hanno avviato la fase di commercializzazione (es. l’ultraleggero in fibra di carbonio Prime della Blackshape di Monopoli, BA) o sono in fase di commercializzazione (es. un modello di mini-aereo di circa 5kg con tecnologia UAV – unmanned aerial vehicle - per missioni civili e militari della società IAS di Brindisi) o sperimentazione (es. applicazioni di sistemi di intelligenza a sciami per la bonifica delle aree minate sviluppati dalla Space Software Italia di Taranto). In altri casi le tecnologie sviluppate e con interessanti prospettive industriali (es. il riciclo delle fibre di carbonio) restano inutilizzate. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 93 Box 2. Il Sistema di governance del distretto Il Distretto Aerospaziale Pugliese DAP (riconosciuto nel gennaio 2010 dalla Regione Puglia ai sensi della legge regionale 3 agosto 2007, n. 23 “Promozione e riconoscimento dei distretti produttivi”) conta oggi 70 aderenti (7 grandi imprese, 47 PMI, 8 Enti di ricerca pubblici e privati, 7 istituzioni e associazioni). L’analisi della attività svolte dal DAP in questi anni mette in luce un forte dinamismo ed una grande capacità di promuovere il distretto (e le relazioni tra gli aderenti) e di interlocuzione con le Istituzioni Pubbliche (in primis la Regione Puglia). Il dinamismo è dimostrato anche dalla crescita delle imprese aderenti. Il 29/07/2009 è stato costituito il Distretto Tecnologico Aerospaziale (DTA) scarl tra le principali imprese del settore e centri di ricerca universitari e non (ALENIA, AGUSTA, AVIO, CMD, DEMA, SALVER, IAS, PLANETEK, ENGINSOFT, TECHNOLOGYCOM e ancora Università del Salento, Politecnico di Bari, Università di Bari, OPTEL, ENEA, CNR, CETMA). Il DTA –il “braccio operativo” del Distretto Aerospaziale Pugliese DAP - ha di recente presentato uno studio di fattibilità al fine del riconoscimento come “Distretto ad Alta Tecnologia”18. Attività principali: formazione, organizzazione di missioni incoming e outgoing presso le principali fiere internazionali di settore, partecipazione a bandi di ricerca nazionali ed internazionali, partenariato con altri distretti (Campania, Piemonte). Presidente in carica: Dott. Giuseppe Acierno 5. Le politiche pubbliche di supporto negli ultimi anni Gli attori del distretto, sia le imprese che gli enti di ricerca aderenti, hanno beneficiato di una serie di misure di supporto – in larga parte finanziate attraverso bandi della Regione Puglia – che vanno dalla promozione dell’occupazione e degli investimenti produttivi, al finanziamento delle attività di ricerca e formazione e alla promozione dell’internazionalizzazione attraverso numerose missioni outgoing (in tutte le principali fiere internazionali del settore) e incoming (buyers/operatori del settore). 18 Bando del decreto direttoriale n.713/Ric. Del 29 ottobre 2010 – art. 14 - Programma Operativo Nazionale "Ricerca e Competitività" 2007-2013 (PON R&C) per le Regioni della Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), Azioni rispettivamente denominate "Distretti tecnologici e relative reti" e "Laboratori pubblico-privati e relative reti". Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 94 Il giudizio degli operatori del settore intervistati è positivo sul ruolo svolto dalle politiche pubbliche, in particolare viene riconosciuta alla Regione Puglia una rilevante ed efficace azione di supporto rispetto a numerose “leve” aziendali: ricerca e innovazione, capitale umano, infrastruttura, oneri burocratici, azioni di supporto all’internazionalizzazione. Rispetto alle politiche di incentivo dell’attività di ricerca e innovazione gran parte degli intervistati sottolineano una maggiore tempestività delle misure regionali rispetto alle misure di carattere nazionale (es. PON ricerca). Qui di seguito si descrivono le principali azioni di supporto agli attori del distretto regionale. Politiche di investimento e occupazione L’intervento di policy più rilevante negli ultimi anni è stata l’attivazione di contratti di programma e, in minor misura, dei Piani Integrati di Agevolazione. Nel settore sono stati attivati a partire dal 2009 investimenti in capacità produttiva e di ricerca su nuovi componenti e prodotti innovativi stimati in circa 270 milioni di euro attraverso 7 Contratti di Programma ed 1 P.I.A. Box 3. Contratti di programma e PIA attivati nel 2009. Contratti di programma: - Alenia Aeronautica S.p.A. nella sede di Foggia (in partenariato con S.C.S.I. di Capitanio Salvatore & C. S.a.s. a Brindisi). L’investimento complessivo previsto è pari a circa 53milioni di euro. L’obiettivo è quello di allargare e migliorare le capacità produttive per la realizzazione dello stabilizzatore orizzontale del velivolo B 787 "Dreamliner". La PMI partner realizzerà un investimento di circa 3 mln di € per la progettazione e costruzione di attrezzature per parti meccaniche e parti in composito. - Alenia Composite S.p.A., per lo stabilimento di Grottaglie (associata con G.S.E. Ground Support Equipment S.r.l. che opera a Brindisi). Anche in questo CdP l’investimento previsto è di circa 53milioni di euro grazie al quale acquisterà macchinari e attrezzature per la fabbricazione e l'assemblaggio di tronchi di fusoliere del velivolo B787 da realizzare con l'utilizzo di materiale composito e una modalità di fabbricazione fortemente innovativa. E’ difatti previsto un progetto di ricerca (LAMITECH) che mira allo sviluppo e realizzazione di un sistema di laminazione Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 95 prototipale per preimpregnati ibridi per la multifunzionalità includenti materiali termoset, termoplastici, visco-elastici. - Agusta S.p.A. a Brindisi (in partenariato con Giannuzzi S.r.l. a Cavallino in provincia di Lecce). L’investimento previsto è di circa 19milioni di euro per realizzare un nuovo reparto di produzione di componenti in materiali compositi per aeromobili di propria produzione. La Giannuzzi srl si doterà di un nuovo reparto per la lavorazione dei compositi sui quali avvierà attività di R&S per implementare nuove tecnologie costruttive. - Avio S.p.A. sempre a Brindisi (associata con Processi Speciali S.r.l. della stessa città). L’investimento previsto è di oltre 48milioni di euro finalizzato ad implementare linee di produzione e manutenzione e innovare le tecnologie per aumentare capacità produttiva e competitività. - Design manufacturing Dema S.p.A (insieme con Arseni Davide Ditta individuale di Mesagne in provincia di Brindisi). Il contratto prevede oltre 51milioni di euro per realizzare a Brindisi uno stabilimento per la produzione verticalizzata di aerostrutture. Il nuovo stabilimento consentirà di fornire gruppi finiti e componenti strutturali ai maggiori produttori mondiali di aerei da trasporto civile. L’occupazione attesa è di 471 lavoratori. - Space Software Italia S.p.A nella sede di Taranto (con Consorzio Optel come partner che investirà a Brindisi e a Valenzano in provincia di Bari) ha avviato un investimento di circa 12milioni di euro finalizzati alla diversificazione della gamma produttiva. Particolarmente interessante lì attività di R&S prevista finalizzata alla realizzazione di un Sistema per la Bonifica di Aree Critiche basato su di uno Sciame di Robot in grado di apprendere le caratteristiche dell’ambiente operativo ed ottimizzare l’esecuzione delle attività in particolare. - Un consorzio di imprese che comprende diverse PMI del settore spazio realizzerà investimento per circa 16,6 milioni di euro per la produzione di un sensore termico infrarosso ad alta risoluzione Il Programma integrato di agevolazione riguarda la Costruzioni Motori Diesel. S.p.A. a Brindisi, associata con International Aviation Supply S.r.l. di Brindisi. L’investimento previsto è di poco meno di 16 milioni di euro per creare una nuova unità produttiva dedicata alla produzione e commercializzazione di motori a pistoni per il mercato dei velivoli dell'aviazione generale e degli ultraleggeri. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 96 Le imprese del settore hanno beneficiato di altri bandi regionali di promozione dell’innovazione (ci si riferisce, ad esempio ai bandi della Regione Puglia del 2011 destinati alle “imprese innovative già costituite” - 10 milioni di euro - e il rifinanziamento con 5milioni di euro dell'avviso destinato alle “aziende innovative di nuova costituzione” (PO FESR 20072014) e di supporto all’internazionalizzazione. Inoltre, la Regione ha finanziato misure di networking finalizzato ad attività di ricerca congiunta tra imprese e centri di ricerca attraverso il bando “Aiuti a sostegno dei parternariati regionali per l'innovazione” si rivolge a un numero minimo di 30 piccole e medie imprese e di 15 organismi di ricerca. Il sistema Aerospaziale pugliese ha presentato numerosi progetti nell’ambito del PON Ricerca e Competitività 2007-2013. Da un’analisi19 dei progetti ammessi a beneficio risultano progetti presentati da imprese e centri di ricerca pubblici e privati che operano in Puglia (incluso le Università) per un costo complessivo di circa 90 milioni di € di cui 50 milioni di costi ammessi al finanziamento PON (al monitoraggio del 31/10/2011 risultano pagamenti per 3,4 milioni di euro). Il Distretto Tecnologico Aerospaziale è coinvolto in tre progetti (proponente e capofila in due progetti e partner in un’altro progetto) ammessi dal Miur a finanziamento per un valore complessivo di 42,6 milioni di euro. Una piena valutazione dell’efficacia dell’intervento pubblico – regionale e nazionale – è ancora prematura, soprattutto in riferimento ai contratti di programma la cui realizzazione da parte delle imprese coinvolte è ancora in corso20. 19 Si tratta di stime conservative dovute alla difficoltà di ripartizione territoriale di alcuni progetti di carattere nazionale. Nell’ambito del presente studio non è stato possibile effettuare un monitoraggio – seppur parziale - sulla realizzazione degli interventi programmati dalle imprese. 20 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 97 6. Il circuito del capitale umano Le ricadute in termini di capitale umano specializzato rappresentano uno degli elementi più virtuosi associati allo sviluppo del settore aerospazio pugliese. Difatti, l’occupazione nel distretto dell’Aerospazio Pugliese è significativa sia in termini quantitativi che qualitativi con una percentuale molto elevata di tecnici specializzati ed ingegneri occupati nelle imprese del settore; circa un quinto degli addetti al settore possiede una laurea (dato 2007, fonte ARTI). Nelle attività di R&S si stima un numero di occupati diretti di circa 400 unità. Il circuito del capitale umano nel distretto aerospaziale pugliese Il sistema produttivo aerospaziale è inserito in un virtuoso circuito del capitale umano che coinvolge il sistema universitario, il sistema della ricerca pubblico-privata e le imprese. Lo sviluppo del settore ha sicuramente beneficiato della presenza di un sistema universitario con elevate punte di eccellenza nell’ingegneria, nelle scienze chimiche e dei materiali, nella fisica nelle tre realtà accademiche che maggiormente interagiscono con le imprese del distretto (Politecnico di Bari, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, Università del Salento). L’offerta di capitale umano di buon livello è difatti elevata. Il numero di laureati in ingegneria del sistema universitario pugliese è pari a oltre 1500 unità all’anno (85% circa Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 98 presso il Politecnico di Bari e il restante 15% presso l’Università del Salento) a cui bisogna aggiungere oltre 1300 laureati in scienze matematiche, fisiche e naturali (60% circa presso l’Università degli Studi di Bari e il restante 40% presso l’Università del Salento). Esistono ad oggi dei corsi di laurea in ingegneria aerospaziale (Università del Salento) tuttavia i profili richiesti dal distretto non sono legati alla progettazione di vettori ma alla progettazione di parti e sistemi. Il distretto assorbe pertanto ingegneri con specializzazioni eterogenee (meccanica, elettronica, informatica, gestionale ecc.) nonché fisici, chimici, informatici e tecnici/operai specializzati. La presenza del distretto ha dato vita alla formazione di figure tecniche “intermedie”. Da gennaio 2012 è partita la formazione di tecnici a supporto della produzione aeronautica presso ITS Aerospazio Fermi di Francavilla Fontana (BR); gli unici altri corsi di formazione tecnica specialistica nel settore sono offerti dall’ITIS Fauser di Novara (Indirizzo Aeronautico) e all’ITIS Grassi di Torino (Indirizzo Meccatronica per l’Aerospazio). Il corso è a numero chiuso (20 corsisti, 5 uditori) e si articola su 4 semestri per un totale di 2000 ore di formazione (per circa la metà impartite da docenti esterni provenienti dal mondo delle imprese, in primis appartenenti al gruppo Finmeccanica). E’ previsto un periodo di stage in azienda di circa 600 ore. Finmeccanica fornisce la metà delle ore di insegnamento a titolo gratuito. Le imprese del settore e il Distretto Aerospaziale Pugliese sono state coinvolte in tutte le fasi dell’attività dell’ITS (a partire dalla pianificazione dei profili formativi). A settembre 2012 dovrebbe partire un secondo corso su un profilo professionale in via di definizione di concerto con le imprese del settore. Il bacino di “utenza” è prevalentemente composto da diplomati delle province di Brindisi, Lecce e Taranto. E’ interessante notare la forte domanda del territorio: oltre 200 ragazzi hanno partecipato alle selezioni (le domande al corso simile offerto dall’ITIS Grassi di Torino sono state poco più di 60 ed all’ITIS Fauser di Novara la selezione ha coinvolto poco più di 30 ragazzi). Si noti inoltre che l'Università del Salento ed il Distretto Aerospaziale Pugliese hanno avviato una collaborazione per la promozione, realizzazione e gestione di n° 11 project work per lo sviluppo di progetti di innovazione e trasferimento tecnologico (project work innovazione - PWI) in imprese aderenti al Distretto. Si tratta di piccoli interventi se considerati in isolamento ma nel complesso rappresentano un importante segnale di rafforzamento del circuito del capitale umano nel quale il distretto si Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 99 inserisce. Le interazioni Imprese-Università/Enti di ricerca sono piuttosto dense anche grazie a iniziative di supporto poste in essere dalla Regione Puglia e dal PON Ricerca. Alcuni intervistati hanno espresso tuttavia dubbi sulla sostenibilità delle interazioni in assenza di tali contributi pubblici soprattutto tra grandi imprese e PMI, Università/Enti di ricerca. Un elemento critico nelle relazioni con le grandi imprese è rappresentato dalla definizione di contratti chiari e stringenti sulla proprietà intellettuale delle innovazioni prodotte da progetti congiunti; il design delle politiche dovrebbe tener conto esplicitamente di tale questione. Anche il Sistema Universitario, attraverso spin-off, ha favorito nel settore aerospaziale la nascita di PMI che, oltre ad operare con le grandi imprese, sono in grado di offrire al mercato, anche internazionale, propri prodotti e servizi 7. Prospettive La dinamica del distretto descritta nelle sezioni precedenti mette in luce una realtà in crescita nonostante la congiuntura negativa degli ultimi anni. In Puglia si sono sedimentati e consolidati numerosi elementi sul quale fondare uno sviluppo virtuoso del settore: tecnologie, capitale umano, visione strategica pubblico-privata sulle prospettive future, un buon sistema di governance del distretto. La trasformazione strutturale in corso nel settore aeronautico pone nuove sfide, soprattutto per le imprese di piccole/medie dimensioni. In particolare il nuovo modello di business dovuto ad una riduzione dei “nodi” nella global-supply-chain richiede interventi strategici quali: nuovi investimenti industriali per potenziare la capacità produttiva, di innovazione e di progettazione; lo sviluppo di competenze per gestire pacchi di lavoro verticalizzati in sinergia con le imprese più grandi; la standardizzazione e integrazione ICT degli strumenti/tecniche gestionali; una maggiore attenzione allo sviluppo delle competenze delle risorse umane; un crescente investimento da parte delle PMI nelle qualifiche di qualità (certificazioni) e nelle capacità di testing dei processi/prodotti. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 100 Ma allo stesso tempo genera nuove opportunità legate all’ingresso di nuovi players - che implicano nuove opportunità di inserimento in supply-chain ad oggi meno consolidate - e alle buone prospettive di mercato nel medio termine. Il futuro delle imprese del distretto – quelle esistenti e quelle che ci si auspica emergeranno – dipende dal consolidamento nelle nicchie di mercato sulle quali si è innestata una dinamica di crescita positiva negli ultimi anni (il rafforzamento del meta distretto inter-regionale può andare in tale direzione). Data la specializzazione tecnologica attuale, le potenzialità di spillover in altri settori produttivi sembrano essere elevate. Le grandi imprese presentano allo stato una buona capacità di accesso alle risorse pubbliche. Le politiche possono far molto per innestare processi virtuosi in imprese medio-piccole anche grazie alle interazioni con le Università e agli enti di ricerca già presenti sul territorio. La vera sfida è quella di promuovere un processo di integrazione tra le imprese, ovvero aiutare le imprese a seguire la tendenza di trasformazione che si sta imponendo sul mercato globale. Inoltre l’intervento pubblico dovrebbe rivolgere un’attenzione maggiore nel rimuovere le barriere all’ingresso per start-up innovative e le barriere che limitano il passaggio delle idee e dei prototipi innovativi dal laboratorio alla fabbrica (la storia di Blackshape, box 4, è emblematica di come gli ingredienti presenti nel distretto – tecnologia e nuove idee, politiche di supporto pubbliche, imprese consolidate e capitali – possono fertilizzare la nascita di nuove realtà competitive). L’analisi condotta ha infine evidenziato l’importanza dei “tempi” delle politiche industriali. E’ proprio la “tempistica” delle azioni di supporto l’elemento ritenuto unanimemente critico per le imprese del settore. Questo è un elemento di policy che occorre migliorare al fine di evitare una sorta di selezione avversa che porta al rischio di finanziamento di idee già “fuori mercato” ed allo scoraggiamento di PMI che sono generalmente più sensibili al rischio di squilibri finanziari generati dai ritardi nell’erogazione dei supporti alle attività di R&S. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 101 Box 4. La storia di Blackshape: idee che incontrano capitali e intuito imprenditoriale L’idea - di un giovane pugliese con un amico ingegnere – è quella di progettare, produrre e commercializzare aerei “low wing” (superleggeri) in fibra di carbonio. L’idea “incontra” una misura regionale per promuovere progetti giovanili (Bando Principi Attivi; contributo pari a 25mila euro) e nasce la società Blackshape. La società coglie una seconda occasione, un altro bando regionale che stanzia quattrocentomila euro per ognuna delle imprese innovative vincitrici. Lo vincono, ma il regolamento prevede una fideiussione pari al cinquanta per cento dell'importo. L’ostacolo finanziario viene superato dall’incontro con la Angelo Investments (di Vito Pertosa, il patron della Mer Mec, l'azienda leader mondiale nei treni diagnostici) che acquisisce il 55 per cento della Blackshape, la cui quota di minoranza viene suddivisa tra i due giovani fondatori. Nel 2010 l'azienda vende diciassette modelli del suo aereo in fibra di carbonio chiamato Millennium Master, che attira l'attenzione della rivista francese Volez!. La start-up con la voglia di volare è un esempio di innovazione in Puglia. Ci sono due ragazzi di talento, c'è un imprenditore-investitore, c'è il distretto dell'aerospazio in seno al quale la nuova azienda crescerà. E c'è infine un supporto pubblico – necessario ma non sufficiente nella fase critica iniziale per dare all’idea gambe sulle quali fondare un’impresa di successo. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 102 Fonti principali Intesa San Paolo – Servizio Studi e Ricerche , Monitor dei Distretti – Dicembre 2011 DTA s.c.a.r.l. (2011) Studio di fattibilità per il riconoscimento del Distretto Tecnologico Aerospaziale Pugliese; Database ORBIS – Amadeus (dati di bilancio); Database COEWEB – ISTAT; Database Factiva – notizie di stampa su quotidiani nazionali ed internazionali (dal 1/1/2007 al 29/2/2012); La Filiera Aerospaziale in Puglia, ARTI – Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione, Diembre 2007; Methorios, Lo space manufacturing italiano ed europeo, Settembre 2011; Appendice. Lista delle interviste effettuate 1. Distretto Aerospaziale Pugliese DAP Scarl - Dott. G. Acierno (Presidente) ; 2. Prof. Ficarella – Preside della facoltà di Ingegneria – Università del Salento; 3. Prof. Maffezzoli – Professore ordinario del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione – Università del Salento; 4. Alenia Aermacchi – Ing. Ludovica Schneider; 5. International Aviation Supply srl (Brindisi). Ing. Ruggero – Responsabile R&S; 6. International Aviation Supply srl (Brindisi). Dr. Stefano Grasso (Amministratore Delegato) 7. Enginsoft (Mesagne, BR) – Ing. Vito Primavera (R&D); 8. ITS Aerospazio E. Fermi di Francavilla Fontana (Br.) – Dott. G. Semeraro (Dirigente scolastico) 9. Xenia Materials – Brindisi. Dott.ssa Lunardon (responsabile R&S) 10. SSI - Space Software Italia S.p.A.. Dott. Di Ninno 11. RAV srl. (Brindisi) – Intervistato: Luigi Renna (proprietario); Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 103 Capitolo 4 Il Sistema dell’aerospazio in Campania Pierfelice Rosato Università del Salento e Cerpem Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 104 Premessa La presente analisi mira a ricostruire la situazione strutturale, le dinamiche recenti, le prospettive e la domanda di politica industriale del sistema produttivo dell’Aerospazio in Campania, condotta nell’ambito del progetto CERPEM sui sistemi produttivi del Mezzogiorno. Il settore ricomprende in prevalenza il comparto manifatturiero dell’aeronautica (“Fabbricazione di aeromobili, di veicoli spaziali e dei relativi dispositivi”, divisione 30.30 della classificazione ATECO 2007) nonché alcune imprese orientate prevalentemente a produzioni di beni e servizi per l’industria dello spazio (con produzioni principali classificate nella divisione 27 “apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche”, divisione 61 “servizi delle telecomunicazioni”, divisione 62 “produzione di software, consulenza informatica e attività connesse” e divisione 63 relativa ai “servizi d’informazione e altri servizi informatici”). Il rapporto si basa sull’analisi desk dei documenti e dei dati disponibili e sulle risultanze emerse da talune interlocuzioni dirette (interviste) condotte nei mesi di marzo e aprile 2012 a differenti e qualificati stakeholders21 (imprenditori, manager, ricercatori, rappresentanti delle Istituzioni) del sistema dell’Aerospazio campano. La nota è organizzata nel seguente modo. Il paragrafo 1 descrive sinteticamente le origini storiche del sistema produttivo. Il paragrafo 2 e 3 delineano rispettivamente le caratteristiche, le dinamiche globali e l’assetto attuale dell’industria aerospaziale italiana. Il paragrafo 4 fornisce un’analisi delle caratteristiche e delle recenti dinamiche del sistema dell’aerospazio campano. Viene, inoltre, fornita una descrizione delle principali imprese, delle loro attuali prospettive di sviluppo e delle dinamiche relazionali attuali tra le differenti realtà del territorio e con i principali mercati di sbocco. Il paragrafo 5 fornisce una rappresentazione delle relazioni esistenti tra le imprese del settore, le Università e i centri di ricerca del territorio con significative conseguenza in termini di creazione di capitale umano specializzato e qualificato e la presenza di progetti di ricerca di significativa rilevanza. 21 Si ringraziano per la disponibilità l’Ing. De Feo (VulcanAir), l’Ing. Fogliano (Tecnam), l’Ing. Bellamia (Dema), l’ing. Ferrara (Aerospazio Campania;); il dott. Mazzarella (Assessorato Regionale attività produttive – Regione Campania); l’Ing De Bisio (CDM S.p.A.); L’ing Russo (CIRA); il dott. Brancato (Fiom – Cgil). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 105 Il paragrafo 6 fornisce un quadro sintetico delle politiche pubbliche a supporto del settore realizzate negli ultimi anni. Nel paragrafo 7 sono sviluppate alcune riflessioni di sintesi sulle prospettive di sviluppo del sistema locale nel prossimo futuro con uno specifico richiamo alle domande di politica industriale emersa dall’analisi “field” effettuata. 1. Le origini storiche dell’aerospazio campano. L’industria aeronautica in Campania ha origini antiche che è possibile far risalire alla prima guerra mondiale allorquando le prime imprese campane iniziarono a lavorare per l’approvvigionamento bellico. In quegli anni nascono le OFM (Officine Ferroviarie Meridionali) che iniziarono le prime costruzioni aeronautiche e le riparazioni dei biplani, il gruppo IAM (Industrie Aeronautiche Meridionali) per la produzione su licenza di idrovolanti e la IAR (Industrie Aeronautiche Romeo) per la costruzione e riparazione di motori aeronautici. Tuttavia, la nascita dell’aerospazio in Campania può essere fatta coincidere con il progetto avviato nel 1939 ad opera dell’IRI della costruzione dello stabilimento di Pomigliano affidato all’Alfa Romeo nell’ambito del complessivo processo di industrializzazione di aree del Mezzogiorno. Nel 1940 lo stabilimento Alfa di Pomigliano impiegava 6.000 operai e 700 tecnici e produceva motori Alfa AR 115. Il sito di Pomigliano venne distrutto dai tedeschi sul finire della seconda guerra mondiale al momento della ritirata per essere poi ricostruito dopo la fine della guerra. Nel 1948 l’IRI istituì la Finmeccanica e nel vecchio centro aeronautico di Pomigliano insediò le Officine di Pomigliano per le Costruzioni Aeronautiche e Ferroviarie (Aerfer) e l’Alfa Romeo. Con l’Aerfer l’industria aeronautica campana ebbe un primo impulso significativo. Nel 1969 dalla fusione dell’Aerfer con Fiat Aviazione e Filotecnica Salmoiraghi del Gruppo Finmeccanica nasce l’Aeritalia. L’azienda impiegava circa 2.800 dipendenti negli stabilimenti campani (Pomigliano e Capodichino) in cui si iniziarono a produrre i pannelli del DC e, successivamente, del DC10. In pochi anni gli stabilimenti campani crebbero fino ad impiegare 7.600 dipendenti. L’Aeritalia ha avuto il merito di consentire l’emersione di un sistema produttivo locale aeronautico. Si consideri che soltanto nel quinquennio 1980 – 1985 gli stabilimenti di Pomigliano hanno affidato all’esterno circa 4,5 milioni di ore di manodopera diretta, il 75% delle quali assorbite da imprese campane. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 106 Passaggio chiave per la storia dell’aeronautica campana è la scelta dell’Aeritalia di avviare nel 1982 una collaborazione con la francese Aerospatiale di Tolosa per la produzione di un velivolo regionale, il primo modello di ATR con la produzione di significativi componenti strutturali realizzati a Pomigliano. Il progetto ha avuto un grande successo commerciale ed ha consentito di consolidare la presenza aeronautica in Campania e soprattutto di creare un vero sistema produttivo locale. La pressoché totalità delle imprese dell’attuale indotto Alenia hanno collaborato al progetto ATR. Nel 1990 l’IRI decise di fondere la Aeritalia con la Selenia dando vita ad un’ impresa (Alenia) che nasceva con 30.000 dipendenti. Il periodo tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 si rivela molto complesso per l’industria aeronautica italiana con la perdita di 15.000 posti di lavoro di cui molti in Campania. Dalle difficoltà dei primi anni 90 la via d’uscita è rappresentata, in un contesto aerospaziale in cambiamento con l’affacciarsi di pochi grandi players in qualità di system Integratos, dalla capacità dell’Alenia di entrare con ruoli di responsabilità (fornitore di primo livello) nei grandi programmi internazionali. Con l’apertura dello stabilimento di Nola si apre la stagione della produzione di aerostrutture per i grandi committenti internazionali (Aerbus e Boeing) e per i propri programmi C27-J e ATR. A metà degli anni ’90 si consolida la presenza di un numero crescente di imprese locali di medie dimensioni – si pensi alla Dema - che sapranno consolidarsi quali attori chiave per lo sviluppo dell’aerospazio in Campania. Sebbene la specializzazione produttiva principale del settore aeronautico campano è rappresentato dalla produzione di aerostrutture per l’aviazione civile, l’attività motoristica vanta un’antica e consolidata tradizione in ragione della presenza dell’Avio, la più importante realtà motoristica aeronautica della Campania. L’Avio raccoglie l’eredità dell’Alfa Romeo, dell’Alfa Avio e poi della Fiat Avio per rappresentare ad oggi una realtà produttiva consolidata e di eccellenza a Pomigliano per la produzione di sistemi di combustione con circa 1.200 dipendenti. Discorso a parte merita il segmento dell’aviazione generale che nasce in Campania per merito dell’attività pioneristica dei fratelli Pascale che fondarono nel 1949 la Partenavia. Nel 1969 con la trasformazione dell’azienda in S.p.A. e l’ingresso di nuovi soci fu possibile investire nello sviluppo del P68. La realizzazione del P68, bimotore italiano di aviazione generale di eccellenza ha consentito di consolidare in Campania la presenza di un segmento aeronautico di grandissima tradizione. Si consideri che il Prof. Luigi Pascale, tutt’ora impegnato nella sua attività di progettazione di aeroplani nella sua attuale azienda (Tecnam), rappresenta una Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 107 figura chiave per l’intera aeronautica civile campana ed italiana in quanto nella sua attività accademica ha prima fondato l’Istituto di Progetti Velivoli negli anni 60 e, successivamente, il Dipartimento di Progettazione Aeronautica dell’Università Federico II di Napoli di cui è stato direttore per lunghi anni. Nella duplice veste di ricercatore ed imprenditoriale ha avuto ruolo centrale nel processo di sviluppo dell’aeronautica civile campana. 2. Il sistema aerospaziale campano. Struttura e dinamica recente. La Campania ospita uno dei principali poli aerospaziali a livello nazionale con un incidenza sul fatturato nazionale complessivo di circa il 23%. In particolare, il polo aerospaziale campano è il primo nel mezzogiorno d’Italia ed ha una rilevanza paragonabile al polo lombardo e al polo piemontese. In Italia gli altri poli aerospaziali sono localizzati in Puglia, nel Lazio e, con dimensioni e significatività inferiore, in Toscana e Umbria. Il settore aerospaziale campano si compone di circa 30 imprese “core” che si caratterizzano per un’elevata specializzazione nella progettazione e nella realizzazione di differenti produzioni per il settore e sono rappresentate dai prime contractor delle grandi multinazionali e dai loro prime partners. Le imprese di maggiori dimensioni di tale cluster (poco oltre la decina) impiegano circa 8.000 addetti e sviluppano un fatturato di circa 1.3 Miliardi di €. Alle imprese aerospaziali “core”, in un’interpretazione estensiva dei confini del settore aerospaziale regionale, si aggiungono un centinaio di piccole e medie imprese che lavorano per le imprese aerospaziali “core” in qualità di subfornitori di secondo e terzo livello (officine meccaniche, progettazione, elettronica, informatica, etc.) che impiegano circa 2.000 addetti e sviluppano un fatturato di poco inferiore agli 800 milioni di €. Nel 2011 il polo aeronautico campano ha fatto registrare esportazioni per un valore di 750 milioni di euro. Tale valore rappresenta il 19% circa dell’export complessivo dei poli tecnologici dell’aerospazio e la terza migliore performance dopo il distretto lombardo (1,3 miliardi di €) e il distretto piemontese (1,05 miliardi di €). La rilevanza del settore aerospazio in Campania trova conferma nella significativa rilevanza che le esportazioni del settore rappresentano, nel 2011, il 14% delle complessive esportazioni della Provincia di Napoli. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 108 Le esportazioni del comparto aeronautico campano hanno, tuttavia, fatto registrare una flessione nel 2011 rispetto al 2010 del 6,2%22 in chiara controtendenza rispetto al complesso dei principali poli aeronautici italiani (+0,5%) e, soprattutto, rispetto alla positiva performance del polo pugliese che ha fatto registrare un incremento delle esportazioni nell’ultimo anno (2011 su 2010 del 41,3%). La tabella 1. presenta l’andamento del settore aerospazio in provincia di Napoli ed in Italia negli anni 2007-2011. Variazioni % 2007/2008 Variazioni % 2008/2009 Variazioni % 2009/2010 Variazioni % 2010/2011 Italia + 23,6 -4,6 + 7,2 + 1,4 Provincia di Napoli + 31,4 -15,7 +31,1 -6,1 Di seguito si riporta l’andamento delle esportazioni del settore aerospaziale in Provincia di Napoli nel periodo 2007 – 2011 con specifica evidenza del peso che le esportazioni aerospaziali campani assumono sul totale aerospazio Italia. 22 La fonte è il monitor dei distretti – aprile 2012 (Intesa – San Paolo) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 109 Tabella 2. Peso percentuale delle esportazioni della provincia di Napoli sul totale delle esportazioni mondiali del settore in Italia (“Costruzioni di aeromobili e veicoli spaziali” (Ateco 2007) valori espressi in milioni di €) 2007 2008 2009 2010 2011 valore esportazioni Italia 3.474 4.295 4.095 4.393 4.458 valore esportazioni provincia di Napoli 550 723 609 799 750 peso % della provincia 15,8 16,8 14,8 18,1 16,8 fonte: ns. elaborazioni su dati Istat (www.coeweb.istat.it) L’87,2 % delle esportazioni del polo aerospaziale campano si concentra negli Stati Uniti (51,6%) ed in Francia (35,6%). Nel periodo 2007/2011 le esportazioni verso la Francia sono cresciute del 76% mentre verso gli Stati Uniti sono aumentate del 46%. Nel periodo Con riferimento ai principali mercati di sbocco il polo campano sembra risentire per il secondo anno consecutivo di un calo delle esportazioni verso il mercato USA mentre ha fatto registrare buoni risultati verso Germania e Francia. Il sistema è costituito da un significativo e qualificato insieme di prime contractor a livello mondiale (Alenia Aeronautica, Alenia Aeronavali, Avio, Selex Sistemi Integrati, Piaggio Aeroindustries, Agusta, Carlo Gavazzi Space, Telespazio). Di tali realtà aziendali, soltanto Avio, Piaggio Aeroindustries e Carlo Gavazzi Space non appartengono alla “galassia Finmeccanica”23 a dimostrazione della rilevanza che Finmeccanica tutt’ora assume nei percorsi di sviluppo del sistema aerospaziale campano. Tali imprese lavorano in una logica di prime partner con aziende campane di dimensioni medie e medio – piccole specializzate nella produzione di parti, componenti o interi gruppi funzionali (Magnaghi, Dema, Oma Sud, CMD, Geven, Ompm, La Gatta) e da un insieme cospicuo di aziende di piccola dimensione 23 Si consideri, tuttavia, che Finmeccanica detiene il 12% della Avio. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 110 (in massima parte officine meccaniche) che, pur non lavorando in via esclusiva per il settore, sono fornitori di terzo livello in quanto dispongono di tecnologie e processi produttivi di livello compatibile con gli standard di qualità, precisione e capacità di trattare materiali richieste dalle industrie aerospaziali e che operano su disegni e specifiche dei committenti. A tali imprese si aggiungono talune realtà di medie dimensioni che producono aerei leggeri ed ultraleggeri (Tecnam, VulcaAir, Oma Sud) ed operano nella nicchia dell’aviazione generale con un prodotto a marchio proprio. Le imprese aerospaziali campane si concentrano per il 70% nell’area metropolitana di Napoli e, per la restante parte, nell’area di Caserta e di Benevento. Elemento caratterizzante del polo campano dell’aerospazio è, come avremo modo di evidenziare nel paragrafo successivo, la presenza di un numero significativo e qualificato di centri di ricerca a supporto delle attività di R&S in ambito aerospaziale. Nello specifico, oltre alle sedi universitarie in cui un ruolo determinante lo svolgono le Facoltà di Ingegneria (Università Federico II e Seconda Università di Napoli) si contano circa 10 centri di ricerca differentemente in grado di supportare il sistema aerospaziale campano in cui lavorano circa 700 ricercatori. Tra questi i più significativi sono il CIRA (Centro Italiano di Ricerca Aerospaziale), l’IMAST (Distretto Tecnologico sull’Ingegneria dei Materiali Polimerici e Compositi e Strutture) e il MARS Center. Su tali premesse, l’analisi dell’assetto strutturale e delle dinamiche recenti del sistema aerospaziale regionale può essere utilmente condotta attraverso la sua suddivisione nei 4 differenti e specifici comparti produttivi che lo compongono: 1. Aviazione Civile e militare. 2. Aviazione Generale. 3. Manutenzione. 4. Spazio. Il comparto dell’aviazione civile e militare è riconducibile, in massima parte, alla progettazione e produzione di componenti strutturali di velivoli per aviazione civile e militare (aerei ed elicotteri). Il polo aeronautico campano è specializzato nella progettazione e costruzione delle componenti complesse del velivolo (cellule e propulsori), nella subfornitura specializzata di parti e componenti e nella lavorazione e attrezzature. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 111 Tale comparto ruota in massima parte attorno alla significativa presenza dell’Alenia Aermacchi (Gruppo Finmeccanica) in Campania. L’Alenia occupa in Campania 4.377 dipendenti negli stabilimenti di Pomigliano d’Arco (2541), Casoria (441), Nola (879) a cui si aggiungono i 516 dipendenti impegnati nell’area di Capodichino. La significatività dell’Alenia in Campania è riconducibile alla rilevanza delle attività che svolge con riferimento ai differenti programmi produttivi nei quali è coinvolta in qualità di Prime Contractor e/o di fornitore di primo livello. Nello specifico, Alenia in Campania assume il ruolo di Prime Contractor nella realizzazione del C27-J (aereo tattico militare) per il quale svolge l’assemblaggio della fusoliera nell’area di Capodichino. Svolge, inoltre, attività di Prime Contractor nel programma ATR che viene sviluppato attraverso la realizzazione di componenti strutturali (cellula) nello stabilimento di Pomigliano d’Arco. Inoltre, l’Alenia è “risk partner sharing”, in qualità di fornitore di primo livello di Boeing nel programma 787, 777,767 per il quale svolge attività di realizzazione di componenti strutturali ed è fornitore di primo livello di Aerbus per i programmi A380 e A321 per i quali produce in entrambi i casi una sezione di fusoliera (pari a circa il 5% dell’intera cellula). La presenza dell’Alenia ha favorito negli anni la nascita ed il consolidamento di un indotto di primo livello fortemente specializzato di imprese aeronautiche e il proliferare di differenti imprese di minori dimensioni a loro volta capaci di lavorare per il settore aeronautico. Nello specifico, la struttura produttiva del polo produttivo aerospaziale campano può essere analizzata attraverso differenti “piramidi produttive” (vedi fig.1) capaci di spiegare la varietà del contributo e della specifica suddivisione del lavoro tra le imprese del sistema locale e i grandi System Integrators internazionali con riferimento ai differenti programmi in cui il sistema produttivo campano è coinvolto. In tale prospettiva, Alenia assume alternativamente il ruolo di co-System Integrator (ATR e C27-J) e di fornitore di primo livello (Boeing e Airbus). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 112 Fig.1 La piramide produttiva nell’impresa aerospaziale Fonte: Schiavone F., (2008), Conoscenza, imprenditorialità, reti, Cedam, Padova Negli anni, in considerazione della presenza significativa sul territorio regionale del soggetto leader dell’aeronautica nazionale coinvolta nei principali programmi produttivi, è cresciuto e si è consolidato un tessuto di imprese ad oggi di medie dimensioni capace di porsi quali fornitori di prodotti complessi. Tali aziende rappresentano l’elemento di maggiore vitalità del sistema produttivo campano in quanto, pur in una situazione ambientale complessa soprattutto in ragione delle dinamiche attuali di Alenia, sono impegnate in un ambizioso progetto di upgrading tecnologico e di posizionamento competitivo. L’obiettivo strategico che perseguono consiste nel consolidarsi quali aziende aeronautiche capaci di progettare e realizzare sistemi complessi per l’aviazione civile. Tale aspetto diviene centrale per poter divenire a loro volta partner di riferimento per i principali System Integrators dell’Aeronautica mondiale senza dover necessariamente “passare” dal mondo Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 113 Alenia. L’obiettivo è, pur continuando a lavorare in stretta partnership con Alenia, divenire essi stessi fornitori di primo livello per i principali players internazionali per la produzione di specifici sub-sistemi. In tal modo potranno ulteriormente consolidare il proprio ruolo quali soggetti leader nell’organizzazione di specifici indotti “verticalizzati” di imprese di minori dimensioni coinvolte nella complessiva “supply chain” di uno specifico sub sistema. Il consolidamento di filiere verticali di imprese impegnate nella produzione di sub – sistemi complessi coordinate da una media impresa locale che sappia rapportarsi direttamente anche con i principali System Integrators internazionali rappresenta, con ogni probabilità, uno degli elementi centrali in tema di prospettive di sviluppo per il polo aeronautico campano. Peraltro, la possibilità che le più strutturate imprese aeronautiche dell’indotto campano di Alenia possano lavorare direttamente con i grandi players è vista come un’opportunità interessante dalla stessa Alenia in quanto contribuisce a deresponsabilizzare l’impresa rispetto ad una politica di “allevamento” del complessivo indotto e le consente di beneficiare delle tecnologie e delle logiche gestionali che tali imprese sono nelle condizioni di acquisire attraverso un rapporto di collaborazione che preveda anche attività di progettazione e co-progettazione con i grandi players internazionali. In tale prospettiva la Dema S.p.A. sembra rappresentare un perfetto esempio di impresa medio – grande capace di perseguire una strategia di upgrading tecnologico e di posizionamento competitivo. La Dema è nata nel 1986 ed è cresciuta in maniera continuativa negli anni fino a conseguire nel 2011 un fatturato di oltre 52 milioni di € con 750 dipendenti suddivisi tra i due stabilimenti produttivi campani (Pomigliano d’Arco e Somma Vesuviana), il recente stabilimento di Brindisi, gli stabilimenti di Piacenza, Tunisi e Montreal. La Dema ha saputo affiancare al consolidato rapporto di partnership con l’Alenia un significativo rapporto di collaborazione in qualità di fornitore di primo livello con Bombardier in ragione della specifica capacità di porsi quale azienda aeronautica in grado di svolgere attività di progettazione su larga scala e con competenze specifiche. Nel sistema locale campano operano altre imprese di medie dimensioni che producono alternativamente un semi-lavorato ovvero uno specifico sub-sistema che hanno le potenzialità per porsi quale nodo centrale di una verticalizzazione sul “prodotto” che consenta di lavorare direttamente con i grandi system Integrator internazionali. Si pensi a Magnaghi Aeronautica, specializzata nella progettazione, sviluppo, realizzazione e certificazione di carrelli di atterraggio; alla Costruzioni Motori Diesel S.p.A. impresa impegnata nella produzione di un Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 114 motore diesel per aeroplani che potrebbe rivoluzionare il comparto e consentire di produrre un aeroplano interamente in Campania; alla Geven, azienda specializzata nella fabbricazione delle poltrone e interni per aerei che negli ultimi anni ha saputo ottenere importanti commesse da Airbus, per il quale ha realizzato l’isolamento termoacustico dell’A380, e da Boeing, con il quale ha lavorato sugli interni del B767; alla Foxbit che opera nel campo della progettazione e ingegnerizzazione, offrendo sistemi avanzati di ingegneria anche per il comparto aeronautico. La crescita di tali aziende di medie dimensioni potrebbe consentire di muovere il sistema della fornitura di secondo e terzo livello verso processi di crescita nelle competenze e nelle specializzazioni produttive. Ad oggi, si palesa un basso grado di completezza e di integrazione dell’apparato produttivo, in una situazione di eccessivo distacco tra il tessuto produttivo locale costituito da un insieme di piccole imprese e l’impresa leader, le cui relazioni tendono ad esaurirsi nei semplici termini del rapporto di fornitura. Il consolidamento di filiere specializzate di fornitura potrebbe consentire di razionalizzare e qualificare il complessivo sistema delle piccole imprese e facilitare un processo di upgrading delle realtà più dinamiche e maggiormente orientate al settore aeronautico. Le prospettive future per il comparto dell’aviazione civile e militare del sistema aerospaziale campano dipendono in maniera evidente dalle traiettorie di sviluppo di Alenia Aermacchi in quanto allo stato attuale il complessivo sistema delle piccole e medie imprese locali è fortemente dipendente dalle commesse provenienti dall’Alenia. Si stima che oltre il 75% del complessivo fatturato del sistema produttivo locale oggetto d’indagine dipenda dalle realtà produttive della galassia Finmeccanica (Alenia in primis). Tale elemento di criticità si palesa in tutta evidenza in relazione alle attuali difficoltà in cui appare versare l’Alenia. In particolare, con riferimento al segmento dell’aviazione militare (realizzazione della cellula del C27-J) si registra la conclusione del programma americano in virtù della scelta dell’Amministrazione Obama di ridurre gli investimenti militari. Ciò determinerebbe la chiusura della produzione al termine della consegna dei due lotti pattuiti per complessivi 38 velivoli. In tal senso appare di straordinaria rilevanza la notizia dell’acquisizione da parte di Alenia di una commessa per la vendita al Governo Australiano di 10 C- 27J per un valore complessivo di 1,4 miliardi di dollari australiani. Inoltre, il sistema della subfornitura Alenia impegnata sul programma 787 della Boeing è in difficoltà a causa dei ritardi e delle difficoltà del programma. Infatti, soltanto nel corso del 2010 il 787 ha fatto registrare 41 cancellazioni a fronte di 37 vendite realizzate. La subfornitura rischia di veder sovradimensionati gli investimenti realizzati e veder Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 115 compromesso il proprio equilibrio finanziario dai ritardi del programma e, di conseguenza, dei pagamenti. Tuttavia, con riferimento all’aviazione civile il nodo principale attorno a cui probabilmente dipende il futuro del sistema campano – per lo meno nella sua configurazione attuale - è riconducibile al programma ATR. L’ATR è il consorzio italo – francese per la produzione di un velivolo regionale realizzato nelle componenti strutturali (cellula) in Campania ed assemblato a Tolosa. L’attuale sistema della subfornitura aeronautica “core” e “correlata” di Alenia è cresciuta e si è consolidata con il programma ATR. Allo stato attuale l’ATR rappresenta un prodotto maturo che, a partire dal 2008, ha riscontrato evidenti difficoltà di mercato. Tuttavia, il 2011 ha fatto registrare un picco nelle vendite in quanto l’ATR costando e consumando poco rispetto ai jet viene preferito dalle compagnie aeree nei periodi di crisi (prodotto “anticiclico”). Cruciale appare, pertanto, la possibilità di dare avvio in termini brevi al progetto (già allo studio ed in fase di valutazione congiunta Finmeccanica – EADS che dovrebbe chiudersi entro fine 2012) per un nuovo prodotto ATR da 92 posti che potrebbe contare, allo stato attuale, su un mercato potenziale di sostituzione di circa 300 velivoli. Si tratta di un progetto ambizioso di cui l’intero sistema locale sente forte la necessità per dare una prospettiva di sviluppo al sistema produttivo locale. Si consideri, peraltro, che il costo di sviluppo complessivo ammonta a circa 2 miliardi di € e garantirebbe per almeno 15 anni una prospettiva di sviluppo al sistema locale. Peraltro, l’Alenia ha avviato una partnership con il costruttore russo Sukhoi per la realizzazione di nuovo bi-jet regionale da 100 posti SSJ100. Tale progetto sembra in antitesi alla scelta di procedere con un nuovo modello di ATR (i due velivoli coprono l’identico segmento di mercato). Pertanto, sembra evidente che Finmeccanica dovrà decidere, in tempi brevi, su quale progetto puntare. I differenti soggetti intervistati propendono in maniera chiara per il nuovo ATR per una serie di ragioni addotte: 1. sarebbe ipotizzabile che per il nuovo ATR la linea finale di produzione venga realizzata a Pomigliano e non a Tolosa con straordinarie ricadute occupazionali, imprenditoriali e tecnologiche per il sistema campano; 2. il bi-jet regionale russo avrebbe probabilmente maggiori difficoltà di penetrazione commerciale sul mercato occidentale laddove l’ATR può contare su di un generale apprezzamento e, come evidenziato precedentemente, su un mercato di sostituzione quantificabile in 300 velivoli; 3. in considerazione delle dinamiche del costo del lavoro in Italia e in Russia è elevato il rischio che nel processo di divisione del lavoro le attività Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 116 manifatturiere a più elevata intensità di lavoro vengano allocata in Russia determinando un minor impatto occupazionale sul territorio campano. Nella percezione dei soggetti intervistati l’Alenia sembra attraversare una sorta di “crisi d’identità”. Stretta tra la necessità di entrare nei nuovi programmi dei principali costruttori di aerei del mondo in maniera significativa e la necessità di definire a breve il proprio posizionamento competitivo nella progettazione di un proprio velivolo nel segmento dell’aviazione regionale, sia pure attraverso un rapporto di partnership con un soggetto terzo (nuovo ATR, bi-jet con russi). Inoltre, le prospettive in Campania appaiono nebulose in ragione, in primo luogo, della scelta effettuata di chiudere lo stabilimento di Casoria impegnato nella realizzazione di lamiere al di sotto dei 15 metri a fine 2012 con conseguente riallocazione negli altri siti campani dei 441 dipendenti entro marzo 2013 e, in secondo luogo, in ragione dell’avvio di un complesso accordo sindacale che prevede l’accompagnamento alla pensione attraverso differenti specifici strumenti di un numero complessivo di 1.400 dipendenti su base nazionale. Le prospettive future dello specifico comparto saranno, peraltro, fortemente influenzate dalle scelte di localizzazione che saranno effettuate dalle imprese della galassia Finmeccanica (in primis Alenia) e che, allo stato attuale, fanno temere una diminuzione del peso delle attività in Campania rispetto alla Lombardia (chiusura dello stabilimento Alenia di Casoria e spostamento della sede legale di Alenia da Pomigliano d’Arco a Venegono (Varese) con rischio di riallocazione futura delle commesse verso gli stabilimenti lombardi). In particolare, sembra paventarsi il rischio che nei mesi passati logiche non strettamente riconducibili a scelte di politica industriale abbiano intravisto la possibilità di incrementare il peso del segmento dell’aviazione civile in Lombardia in relazione alle migliori prospettive di sviluppo industriale rispetto alla componente militare (tradizionale specializzazione del sistema produttivo lombardo). Il rischio che si paventa è che questa fase di difficoltà possa determinare una maggiore 'marginalizzazione', sia qualitativa che quantitativa per gli stabilimenti campani di Finmeccanica e della filiera dei subfornitori e quindi dell'intero comparto. Il comparto dell’aviazione generale è composto delle imprese che producono, assemblano e commercializzano aerei leggeri (certificati) e ultraleggeri. Si tratta di imprese capaci di arrivare alla produzione di un prodotto finiti (velivolo) che viene interamente realizzato in Campania per la componente strutturale mentre i motori e l’avionica Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 117 provengono, in massima parte, dagli Stati Uniti. L’aereo viene, quindi, assemblato in loco e venduto nel mondo a marchio proprio. Tale nicchia, per quanto ad oggi pesi per non oltre il 5% dell’intero fatturato aeronautico campano (in valore assoluto poco meno di 100 milioni di €), appare molto interessante in ragione delle prevedibili dinamiche di sviluppo della domanda mondiale nel segmento dell’aeronautica generale. Inoltre, un suo sviluppo – in termini di iniziative imprenditoriali e di crescita delle aziende allo stato in esso impegnate - potrebbe consentire di limitare, nel prossimo futuro, la dipendenza delle piccole imprese campane del settore dalle scelte dell’Alenia. Il comparto in Campania ruota attorno alla presenza di tre aziende principali con una consolidata presenza sul mercato (Tecnam, Vulcan Air, Oma Sud) e di 2 ulteriori aziende che in tale segmento si stanno recentemente affacciando con specifici progetti industriali (la Magnaghi Aeronautica e la K4A). La Tecnam rappresenta una realtà di eccellenza per l’intero comparto aeronautico nazionale. Opera nella produzione di ultraleggeri e velivoli certificati per l’aviazione generale. Ha una flotta viaggiante di 3.200 velivoli nel mondo con un portafoglio prodotti che attualmente conta 20 differenti tipologie di velivolo. Impiega 150 dipendenti con un fatturato di circa 25 milioni e produce circa 250 velivoli all’anno. Negli ultimi anni è cresciuta in maniera significativa con incrementi del fatturato a due cifre ed attualmente vive una fase di assestamento in ragione della necessità di continuare a trovare le risorse finanziarie per crescere. Per la prima volta negli ultimi 20 anni il fatturato (previsione 2012) non crescerà rispetto all’anno precedente. Ha in essere un rapporto di collaborazione con un’impresa spagnola per la realizzazione e commercializzazione di un velivolo che possa trasferire a terra dati per la sorveglianza delle coste. Nel 2011 ha avviato un significativo progetto di sviluppo. Un importante operatore statunitense che possiede una flotta molto ampia ha chiesto alla Tecnam di collaborare allo sviluppo di uno specifico velivolo di piccola e media tratta regionale che potesse sostituire la loro attuale flotta. In tale nicchia, stimata in circa 2000 velivoli nei prossimi 5 anni, esiste un buco d’offerta. La Tecnam ha avviato la collaborazione scientifica per il progetto, è arrivata alla realizzazione del prototipo ma allo stato attuale non dispone di risorse finanziarie interne per finanziare la produzione. La Vulcan Air progetta, realizza ed assembla velivoli per l’aviazione generale. Nello specifico, produce aerei bimotori a pistoni. Ha una capacità produttiva e commerciale di circa Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 118 1 aeroplano al mese che produce su commessa per clienti privati e professionali con un tempo di attraversamento complessivo (dalla ricezione dell’ordine alla consegna) di circa un anno. Ha un fatturato 2011 di circa 9 milioni di € ed impiega circa 65 dipendenti diretti. Di recente ha venduto il primo aereo alla polizia tedesca ed ha nel proprio portafoglio clienti 12 differenti Stati negli USA. L’azienda ha di recente ampliato il proprio portafoglio prodotti attraverso la messa in produzione del Turboprop che consente di allargare in maniera significativa il complessivo mercato di riferimento e contrastare le recenti difficoltà di mercato che incontrano gli aerei bimotori a pistoni. La Oma Sud nasce su iniziativa di un ex dirigente Alenia che decide di uscire da Alenia e dar vita ad uno spin-off imprenditoriale iniziando a lavorare come sub – fornitore Alenia. Successivamente ha scelto di operare nel segmento dell’aviazione generale attraverso la progettazione e realizzazione di un specifico velivolo particolarmente innovativo (Sky Car). Allo stato attuale la Oma Sud può contare su ordinativi per 180 velivoli. La Magnaghi Aeronautica è una storica e consolidata impresa aeronautica campana che opera nel segmento dell’aeronautica civile ed è specializzata nella progettazione, sviluppo, realizzazione e certificazione di carrelli di atterraggio, componenti idraulici e serbatoi. Di recente ha inteso diversificare la produzione scegliendo di entrare nel segmento dell’aviazione generale. Nello specifico, ha rilevato la “Iniziative industriali italiane”, azienda di Monterotondo (in provincia di Roma) che produce tutta la gamma dei piccoli aerei per uso sportivo, idrovolanti e velivoli da due o quattro posti. La K4A è una start – up imprenditoriale attualmente impegnata nella realizzazione di un elicottero leggero altamente innovativo. Tuttavia, allo stato attuale non è stata ancora avviata la commercializzazione. Le tre imprese finali del segmento hanno sviluppato un proprio indotto di piccole e medio – piccole aziende specializzate nella subfornitura di parti dei componenti strutturali del velivolo. Nello specifico, la Tecnam ha creato un proprio indotto che si compone di circa 50 piccole e piccolissime aziende localizzate nella stragrande maggioranza dei casi in Campania (soltanto alcune localizzate in Piemonte e Lombardia). Con una decina di tali imprese i rapporti di collaborazione sono maggiormente strutturati e possono prevedere un coinvolgimento del subfornitore anche nella fase di ricerca e progettazione. Taluni di loro, anche grazie Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 119 all’esperienza maturata nell’aviazione generale, stanno iniziando ad entrare nella subfornitura Alenia. Vulcan Air ha perseguito una strategia simile per quanto il volume d’affari sia inferiore. In tal caso l’indotto è formato da una decina di imprese anch’esse operanti nella lavorazione delle componenti strutturali del velivoli su progetti e stampi forniti dall’azienda. La Vulcan Air svolge, pertanto, in prevalenza attività di progettazione e assemblaggio finale del velivolo. Vulcan Air e Tecnam condividono buona parte dei subfornitori ma non hanno nessuna forma di relazione tra loro (tecnologica, produttiva, di mercato). Operano come piccoli system integrator autonomi che contribuiscono a far crescere e consolidare uno specifico indotto di realtà produttive e di ingegneria specializzate nella progettazione e nella produzione dei componenti strutturali del velivolo nel segmento dell’aviazione generale. Le ragioni di una totale assenza di strategie di collaborazione tra le principali imprese dello specifico segmento attiene in massima parte alle differenti specializzazioni produttive in cui le aziende sono impegnate. La scelta di ognuno dei principali players consiste nell’ampliare quanto più possibile la propria gamma di modelli di proprietà e, soprattutto nel business degli ultraleggeri (in cui il costo medio unitario del prodotto è piuttosto basso e il margine di contribuzione esiguo), cercare di sviluppare nuovi prodotti in tempi brevi in quanto il ciclo di vita di un modello di velivolo ultraleggero è molto ridotto. Le principali imprese del segmento sono, pertanto, impegnate in assoluta autonomia ovvero con imprese di altre parti del mondo (ad esempio la Tecnam ha in piedi due differenti progetti per la costruzione di nuovi modelli di velivoli con partner austriaci e spagnoli) a sviluppare nuovi progetti industriali anche attraverso un significativo reinvestimento in R&S del fatturato conseguito (a livello aggregato di segmento in una misura pari a circa il 20-25%). Il segmento dell’aviazione generale campano si caratterizza per la presenza di imprese aeronautiche di medie dimensioni che, in ragione di specifiche e consolidate competenze nelle fasi di progettazione, ingegnerizzazione, produzione e commercializzazione sui mercati finali internazionali sono in grado di sostenere la più agguerrita competizione internazionale. Tali aziende vendono in misura prevalente all’estero (circa l’80% delle loro vendite sono effettuate su mercati esteri) e realizzano il prodotto quasi intermante in Campania con il contributo di un indotto che negli anni si è sempre più specializzato. Le prospettive per il segmento dell’aviazione generale in Campania sono potenzialmente buone in ragione di una prevedibile domanda mondiale in espansione e delle consolidate capacità dimostrate dalle imprese locali nel leggere le trasformazioni in atto nel settore e Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 120 muovere verso nuove ed innovative scelte di posizionamento competitivo. Tuttavia, le potenzialità di sviluppo del segmento per essere colte necessitano di una inversione di rotta nelle politiche di sostegno al segmento. Appare indispensabile, in primo luogo, riconoscere le specificità di tale segmento, in termini di esigenze di politica industriale, rispetto al più ampio comparto dell’aviazione civile. Le poche realtà di eccellenza del comparto necessitano di essere sostenute attraverso politiche che riconoscano un valore nei progetti industriali specifici individuati e che possono consentire di coinvolgere, per la loro realizzazione, un indotto di piccole e medie imprese locali capaci di beneficiare di tali “mini – programmi industriali”. La non dipendenza dalla galassia Finmeccanica deve, pertanto, essere valorizzato quale elemento di forza potenziale e non continuare ad essere – per lo meno nella percezione diffusa degli operatori – la ragione di una scarsa visibilità nelle scelte di politica industriale. Il settore della manutenzione aeronautica, della costruzione di parti di ricambio rappresenta uno degli ambiti strategici in cui si compone il complessivo sistema produttivo aerospaziale della Regione Campania. Nel recente passato Lazio e Campania, rispettivamente con 5.000 e 1.500 addetti sono stati i principali poli nazionali per lo specifico segmento. A seguito della recente dismissione delle attività di manutenzione pesante ad opera di Alitalia, la Campania rimane l’unica Regione italiana con un significativo di livello di concentrazione di risorse umane specializzate in tale ambito. Tale aspetto rappresenta, pertanto, un’ulteriore opportunità di sviluppo per il sistema locale. Le attività manutentive in campo aeronautico pesano per circa il 10% sul fatturato del complessivo sistema aerospaziale campano ed impiegano circa 1.000 addetti. Sul territorio campano le quattro principali aziende presenti nel settore manutentivo aeronautico sono OAN (Modification), Atitech (Aircraft Heavy Maintenance e Line Maintenance), Avio (Engine Overhaul) e Magnaghi (Components). Inoltre, si segnala la presenza di un significativo gruppo di piccole imprese subfornitrici specializzate in attività che riguardano la costruzione di attrezzature, la formazione e la logistica. Il sistema produttivo campano può vantare una lunga tradizione in tale comparto e, aspetto ancora più rilevante, anche una serie di aziende che complessivamente possiedono competenze, assets ed aree di eccellenza con capacità di progettazione e realizzazione tali da poter conseguire importanti posizioni sul mercato italiano ed estero. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 121 Tuttavia, le piccole e medie imprese del comparto sono orientate in via prevalente alla manifattura ed alla produzione di parti di veicoli aeronautici ed aerospaziali mentre sono soltanto marginalmente orientate ai fabbisogni specifici del settore manutentivo. Ciò ha determinato una presenza di imprese manutentive “core” per il settore aerospaziale inferiore alle potenzialità complessive del sistema produttivo locale. Tra i motivi di questa potenziale limitazione allo sviluppo dello specifico comparto si segnala l’assenza di specifiche forme di sostegno nel supportare le fasi iniziali di ampliamento della tipologia dei servizi offerti dal sistema delle piccole e medie imprese. Lo sviluppo delle attività di manutenzione sul territorio ha, infatti, sofferto principalmente per la difficoltà nel realizzare economie di scala sui servizi offerti in un mercato internazionale governato principalmente dalle strategie delle grandi compagnie aeree. Il segmento “spazio” pesa per un 10% circa del fatturato complessivo espresso dal sistema aerospaziale campano ed è localizzato in misura prevalente nelle provincie di Napoli e Benevento. Il segmento è composto da imprese di maggiori dimensioni quali MARS-Telespazio, MBDA, la sede campana della Carlo Gavazzi Space (azienda lombarda) e Selex Sistemi Integrati. Si registra, inoltre, la presenza di un consorzio (Antares) e di un numero ridotto ma comunque degno di nota di piccole e medie imprese locali orientate al mercato spaziale (Technosystem, Euro.Soft, Merlino Technology, ITS, Marotta AT, Geosystem). Inoltre, un ruolo significativo viene svolto dal Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, il più importante centro di ricerca nazionale specializzato in campo aerospaziale. Infatti, il CIRA sviluppa progetti anche in ambito spaziale e, in tal modo, negli ultimi anni con alcuni programmi ha assunto il ruolo di catalizzatore per le PMI che hanno attivato anche una domanda regionale di tecnologie e servizi nel settore spazio. Il polo beneventano (Carlo Gavazzi Space, SAB, ANTARES, MARSec) negli anni scorsi si è concentrato sui servizi connessi alla progettazione ed integrazione di mini/micro satelliti. Con riferimento alla domanda, il mercato è generato dai programmi nazionali ed internazionali delle agenzie spaziali (ASI e ESA). Il ruolo della grande e media impresa nel settore spazio è spesso quello di “partner tecnologico” per alcune piccole e piccolissime imprese campane, che riescono pertanto a partecipare attivamente ai Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 122 programmi spaziali, offrendo servizi altamente specializzati ed apportando un reale contributo innovativo. In altri casi la grande e media azienda “spaziale” richiede servizi di consulenza specialistica offerta da alcune delle aziende con sede in Campania (ITS, INTECS, ALTRAN, ecc.). La Carlo Gavazzi Space, azienda milanese che ha una sede secondaria a Benevento, svolge il ruolo di system integrator sul territorio. L’azienda realizza piccoli satelliti e partecipa a numerosi programmi delle agenzie spaziali. Per quanto concerne i servizi, una piccola parte di attività è affidata a fornitori sul territorio regionale. Alcune piccole aziende, in particolare quelle legate da rapporti consortili a CGS (SAB, Merlino, Technosystem) collaborano soprattutto su attività di tipo ingegneristico (progettazione di apparati elettronici e SW) e per servizi legati al testing. 3. Il sistema della ricerca e della formazione nell’ambito del sistema aerospaziale campano Il settore aerospaziale si caratterizza per la necessità di un’elevata scala di investimenti in ricerca e sviluppo e per l’elevata qualificazione della forza lavoro necessaria. Pertanto, condizioni indispensabili per un suo sviluppo duraturo sono la presenza di un sistema della ricerca in grado di sostenerne le dinamiche evolutive attraverso attività di ricerca di base, ricerca industriale e sviluppo sperimentale. E’, pertanto, prioritario incentivare e sostenere relazioni di collaborazione tra il sistema della ricerca e il sistema delle imprese finalizzate ad attivare processi di trasferimento tecnologico e gestione dell’innovazione di prodotto e di processo. Inoltre, appare determinante per le imprese aerospaziali la contestuale possibilità di accedere a risorse umane altamente qualificate e specializzate che possano sostenerne i processi d’innovazione aziendale funzionali a mantenere il complessivo sistema in linea con le mutevoli esigenze del mercato. L’esistenza di una rete di università e centri di ricerca di eccellenza rappresenta, pertanto, elemento centrale per garantire al sistema locale aeronautico prospettive di sopravvivenza nel lungo periodo. In tal senso la Campania si connota per la qualità e la credibilità internazionale delle infrastrutture di ricerca sia pubbliche che private e per un sistema di formazione universitaria a supporto del sistema aerospaziale particolarmente rilevante e qualificato. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 123 Con riferimento alle attività del sistema della ricerca regionale si rileva che le stesse sono incentrate su discipline scientifiche e tecnologiche di base, riguardano gli ambiti più significativi per il settore aeronautico e spaziale e, aspetto di particolare rilevanza, sono generalmente svolte attraverso collaborazioni con le principali realtà produttive locali e nazionali e con le più importanti Università e centri di ricerca internazionali che lavorano in ambito aerospaziale. La presenza di un siffatto sistema regionale della ricerca in ambito aerospaziale ha consentito che i progetti di ricerca nascessero attraverso la creazione di reti di collaborazione che coinvolgono Università, Centri di Ricerca altamente specializzati e le imprese di grandi dimensioni e di dimensioni medio – piccole. L’obiettivo è creare una interconnessione tra il sistema della ricerca e il sistema delle imprese che possa consolidare pratiche e modalità di networking per lo sviluppo di progetti innovativi. A titolo esemplificativo, si consideri un progetto di ricerca del CIRA a cui collabora la Tecnam per la realizzazione di una macchina che possa volare in assenza del pilota. Il sistema della ricerca in Campania ha nel Centro Ricerche Aerospaziali Italiano il key-player e comprende il Consorzio Technapoli (Parco Scientifico e Tecnologico), l‟INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica presso l Osservatorio Astronomico di Capodimonte), l IMAST, l ENEA, il CNR, i Centri Regionali di Competenza (Trasporti, AMRA, CERICT, Nuove Tecnologie) e società private di ricerca quali: ELASIS, MARS (Centro di Microgravità) e MARSec. Di seguito un dettaglio di tali centri di ricerca con le principali aree di ricerca e di attività. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 124 Tabella 1a. I Key-players del sistema della ricerca aerospaziale in Campania Nome ALI S.car.l Localizzazione Napoli Centro Ricerche Portici ENEA CIRA SCpA Capua (CE) CNR - Istituto di Pozzuoli Chimica e Tecnologia dei Polimeri CNR – IMM Napoli (Istituto per la Microelettronica e Microsistemi) CNR - Istituto di Pozzuoli Cibernetica “E. Caianiello” CNR – IM Napoli (Istituto Motori) Aree di ricerca/attività Progettazione, prototipazzione e realizzazione di componentistica aerospaziale Innovativa. Energia, Ambiente, Nuove Tecnologie Aerodinamica, Tecnologie del Ghiaccio, Strutture e Materiali, Vibrazioni ed Acustica, Tecnologie UAV, Crashworthiness, Spazio Sintesi di polimeri e progettazione di sistemi polimerici innovativi ad elevate prestazioni per lo sviluppo ecosostenibile Correlazioni struttura – proprietà e metodologie innovative per la caratterizzazione dei materiali polimerici;Sviluppo e caratterizzazione di materiali polimerici biodegradabili di origine sintetica e naturale Materiali e Processi per la Microelettronica Microsistemi e Microsensori Intelligenti Optoelettronica e Fotovoltaico Sviluppo di Tecniche di Caratterizzazione Fisica e tecnologia dei sistemi coerenti. Visione naturale e artificiale, modelli neurali e cognitivi, sistemi intelligenti. Sistemi informativi cooperanti. Neurobiologia Sistemi di combustione Combustibili; Veicolo ambiente Celle a combustibile Componentistica, Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft Natura Consorzio privato Centro ricerca pubblici Centro ricerche pubblico - privato Istituto del CNR Istituto del CNR Istituto del CNR Istituto del CNR 125 Nome Localizzazione CNR – ICAR Napoli (Istituto di Calcolo e Reti ad alte Prestazioni) Consorzio Technapoli Napoli CORISTA Napoli CRdC – AMRA Napoli (Analysis and Monitoring of Environmental Risk) CRdC - CERICT Napoli Scrl CRdC - Nuove Napoli Tecnologie ELASIS SCpA Pomigliano d’Arco (Na) Aree di ricerca/attività Natura Diagnostica ottica; Materiali, Vibroacustica Analisi chimiche Sistemi di realtà virtuale Istituto del CNR altamente immersivi ed algoritmi evoluti per l‟analisi di immagini e griglie computazionali pervasive per il calcolo scientifico ad alte prestazioni. Erogazione di servizi telematici; Redazione e gestione di progetti di ricerca, innovazione, formazione e trasferimento tecnologico, nonché di piani di sviluppo industriale; Promozione dell'aggregazione di imprese. Telerilevamento, radar, elettro-ottica Parco Scientifico e Tecnologico Consorzio di ricerca Thales Alenia Space Italia Spa e SUN Early warning e rischio Società pubblica sismico - rischio da attività no-profit antropica Homeland security Vulnerabilità del sistema marino costiero; Rischio idrogeologico ICT avanzate Società consortile a responsabilità limitata Servizi tecnico-scientifici Trasferimento tecnologico Progettazione integrata nei settori: Materiali Polimerici, Energia, Elettronica, Biomateriali,Ingegneria. Ricerca di base & Advanced Centro di ricerca engineering; privato Progettazione/Prototipazione ; Sperimentazione virtuale e fisica; PLM/CAx, realtà virtuale e metodologie; Sistemi elettrici ed elettronici Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 126 Nome IMAST Scarl Localizzazione Portici (Na) INAF - OAC Napoli MARS S.r.l. Napoli MARSec S.p.A Benevento Aree di ricerca/attività Materiali polimerici e compositi e strutture Fisica del Sole; Fisica cosmica e planetologia; Fisica delle stelle e del mezzo interstellare; Tecnologia per l'astronomia da Terra; Tecnologia per l'astronomia spaziale; Fisica delle galassie e cosmologia Operazioni a bordo di Piattaforme Spaziali ed Aeree; R&S in Informatica Avanzata che comprende. Banca dati satellitare Change detection Monitoraggio mare Pansharpening. Natura Distretto tecnologico Centro di ricerca pubblico Centro di ricerca privato (100% Fimeccanica) Società pubblica A completare il quadro dei centri di ricerca pubblici e privati che operano a supporto del sistema aerospaziale campano, si segnala la presenza delle Facoltà e dei Dipartimenti degli Atenei campani che hanno maturato specifiche competenze e specializzazioni di ricerca funzionali al comparto aerospaziale quali la Facoltà di Ingegneria Aerospaziale della Seconda Università di Napoli; la Facoltà di Ingegneria Aerospaziale dell’Università degli Studi Federico II; il Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e delle Produzioni dell’Università degli Studi Federico II; le facoltà di Ingegneria dell’Università di salerno e della Parthenope. Il sistema aerospaziale campano può contare, come richiamato in precedenza, su un sistema formativo universitario che ha costruito specifici percorsi di laurea per supportarne le esigenze del sistema produttivo in termini di risorse umane qualificate e specializzate. Nello specifico, di seguito si presenta un dettaglio dei corsi di laurea promossi dalle Università Campane a supporto dello specifico settore: Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 127 Tabella 2a Corsi di laurea in ambito aerospazio promossi dalle Università della Campania. Corso di laurea Ingegneria Aerospaziale Ingegneria Aerospaziale Ingegneria Aerospaziale Ingegneria Aerospaziale Aeronautica Livello I Livello II X X X e X Università Università degli Studi di Napoli “Federico II” Seconda Università degli Studi di Napoli Seconda Università degli Studi di Napoli Università degli Studi di Napoli “Federico II” Di seguito si presenta l’andamento delle iscrizione ai quattro corsi di laurea riconducibili in ingegneria aerospaziale nel periodo 2006 – 2011. Tabella 3 Andamento degli iscritti ai corsi di laurea triennale in Ingegneria Aerospaziale della Federico II e della Seconda Università di Napoli nel periodo 2006/2011. a.a. 2006/07 Università degli Studi Federico II Seconda Università di Napoli a.a. 2007/08 a.a. 2008/09 a.a. 2009/10 a.a. 2010/11 1031 988 969 986 903 158 159 143 307 406 Fonte: Nostra elaborazione su dati MIUR. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 128 Tabella 4 Andamento degli iscritti ai corsi di laurea specialistica in Ingegneria Aerospaziale della Federico II e della Seconda Università di Napoli nel periodo 2006/2011. a.a. 2006/07 Università degli Studi Federico II Seconda Università di Napoli a.a. 2007/08 a.a. 2008/09 a.a. 2009/10 a.a. 2010/11 160 240 271 257 353 23 38 43 42 51 Fonte: Nostra elaborazione su dati MIUR. Come si evince dalla lettura delle tabelle, i corsi di laurea in Ingegneria aerospaziale hanno evidenziato un complessivo trend positivo nelle iscrizioni. In particolare, si segnala la crescita costante nelle immatricolazioni alle specialistiche e gli ottimi risultati – in termini d’immatricolazione - della specialistica della Seconda Università di Napoli. Dalla lettura dei dati Almalaurea 2011 riferibili al corso di laurea specialistica della Seconda Università di Napoli si evince come ad un anno dalla laurea la quota dei laureati in ingegneria aerospaziale (LM-20) che trovano occupazione si attesta all'80% e l'ingresso nel mercato del lavoro avviene, mediamente, dopo 4 mesi dal conseguimento della laurea. Con riferimento al corso triennale in Ingegneria Aerospaziale, la quasi totalità degli studenti laureati si iscrive ad un corso di laurea specialistica. Ad un anno dal conseguimento della laurea, il tasso di occupazione si attesta al 20%; di questi, l’87% frequenta, contemporaneamente all'attività lavorativa, un corso di laurea specialistica. Oltre ai corsi di laurea in Ingegneria Aerospaziale, il sistema universitario campano promuove 6 corsi laurea in Ingegneria elettronica (3 di primo livello e 3 di secondo livello), 5 corsi di laurea in Ingegneria Meccanica (3 di primo livello e 3 di secondo livello), 2 corsi di laurea di secondo livello in Ingegneria dell’Automazione, un corso di laurea di secondo livelli in Ingegneria meccanica per la progettazione e la produzione, un corso di laurea di primo livello in Ingegneria Gestionale della Logistica e della Produzione, un corso di laurea di primo livello in Scienza e Ingegneria dei Materiali, un corso di laurea di secondo livello in Ingegneria dei Materiali; un corso di laurea di primo livello in Logistica e Trasporti e, infine, un corso di laurea di secondo livello in Ingegneria dei Sistemi Idraulici e di Trasporto. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 129 Tali corsi di laurea, in particolar modo quelli in ingegneria meccanica ed elettronica, pur non essendo costruiti in via esclusiva per l’industria aerospaziale svolgono un ruolo particolarmente rilevante nel fornire alle imprese aeronautiche “core” e soprattutto alle imprese non strettamente aeronautiche che lavorano per il settore (imprese meccaniche ed elettroniche) risorse umane adeguatamente formate. Dall’analisi effettuata attraverso le interviste è emerso che la quasi totalità degli ingegneri che lavorano per le imprese del settore provengono dalle Università campane. Pertanto, la capacità del sistema universitario di costruire un offerta formativa qualificata ed in linea con le esigenze del sistema produttivo ha consentito di garantire opportunità occupazionali sul territorio a giovani altamente specializzati. Si consideri che la Dema nel suo stabilimento di Somma Vesuviana ha realizzato una intera palazzina di quattro piani adibita a centro di progettazione per i sistemi complessi che progetta e realizza per Bombardier ed Alenia e che conta circa 100 ingegneri. Peraltro, si segnala come i giovani ingegneri che provengono dalle Università campane siano sempre più ottimi ingegneri “strutturalisti” in ragione della chiara specializzazione del comparto aeronautico campano nella produzione di componenti strutturali (cellule) del velivolo laddove sembra essere meno coltivata la specializzazione in progettazione aeronautica, funzionale alla progettazione di nuovi velivoli. Tale aspetto, rilevato in massima parte dalle imprese impegnate nell’aviazione generale, stride, per certi versi, con le antiche e consolidate competenze universitarie campane in tema di aerospazio che affondano le proprie radici proprio nella progettazione aeronautica. In Campania, nell’ultimo periodo, sono state promosse differenti iniziative formative per figure tecniche “intermedie” in ambito aerospaziale. Tali iniziative nascono su collaborazioni tra Istituti Tecnici Industriali, Università ed imprese locali di grande e media dimensione e prevedono una parte di formazione teorica in aula ed un tirocinio formativo di natura pratica presso l’azienda partner. Nello specifico si segnalano in seguenti corsi: (a) Disegnatore progettista strutturale aeronautico, promosso dall’Istituto Tecnico Industriale Statale Galileo Ferraris"di Napoli con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale, Università Federico II e della Piaggio Aeroindustries; (b) Tecnico per la produzione aeronautica, promosso dall’ Istituto Professionale per l'Industria e l'Artigianato “Ambrogio Leone” con la collaborazione dell’Università Federico II, della Alenia Aeronautica e del Consorzio GESFOR; (c) Tecnico Superiore per disegno e progettazione industriale, promosso dall’Istituto Tecnico Industriale Statale “Eugenio Barsanti” con la collaborazione del Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 130 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale della Federico II, del Centro di Ricerca IMAST e di Alenia Aeronautica. 4. Le politiche pubbliche Allo stato attuale non esiste un Distretto dell’Aerospazio Campano riconosciuto. Nel 2009 è stata approvata una delibera regionale (DGR n° 618 del 27.03.2009) che istituiva un “Comitato Regionale” a cui è assegnato il compito di realizzare, con il supporto del “Tavolo tecnico per il distretto Aerospaziale” (organismo istituito con la stessa deliberazione), un accordo consensuale tra le istituzioni pubbliche ed i soggetti collettivi coinvolti nel settore aerospaziale, per la definizione, e successiva realizzazione, di un concreto programma di iniziative preposte al riconoscimento del Distretto Aerospaziale Campano nei termini e nei modi stabiliti dalla normativa di merito. A tre anni di distanza il progetto è fermo per l’oggettiva impossibilità di trovare un accordo di sistema sulla configurazione, la mission, le concrete strategie da perseguire nell’ambito di un distretto produttivo dell’aerospazio in Campania. Soltanto all’inizio del 2012, su iniziativa dell’Assessorato Regionale alla Ricerca ed in ragione dell’opportunità offerta dal bando PON “Ricerca e Competitività” è stato presentato al MIUR lo Studio di Fattibilità per il riconoscimento del Distretto Tecnologico dell’Aerospazio campano. Il progetto del DAC è attualmente in fase di valutazione presso il MIUR. Il progetto del DAC (Distretto Aeronautico Campano) riunisce 10 grandi imprese, fra cui Alenia Aermacchi, Avio, Mbda, 13 PMI, un investitore finanziario e 11 fra università e centri di ricerca, fra cui il Cira, l'Enea e il Cnr. Lo studio prevede 11 grandi progetti di ricerca per un ammontare di 145 milioni di investimento funzionali al complessivo rilancio del comparto. La nascita di un distretto tecnologico viene percepita dagli operatori imprenditoriali come una straordinaria opportunità per finanziare progetti di ricerca di rilevanza strategica per i differenti comparti dell’aerospazio campano (aviazione civile e generale, spazio, attività di manutenzione) ma non sufficiente nel supportare il rilancio del sistema produttivo campano aerospaziale. Viene percepita l’evidente occasione persa in ragione dell’incapacità di allineare la visione regionale in merito ai processi di sviluppo del comparto con le esigenze – non sempre tra loro Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 131 riconducibili ad una visione unitaria – delle grandi imprese (galassia Finmeccanica in primis) delle piccole e medie imprese locali che operano nel settore e delle medie imprese del comparto dell’aviazione generale. Il giudizio espresso dai soggetti intervistati sull’operato della Regione appare critico. Viene percepita una scarsa capacità del Governo Regionale nel trovare una sintesi adeguata tra le differenti anime ed esigenze del comparto aeronautico campano. Il paradosso evidenziato è che l’aerospazio campano pur potendo contare su un sistema della ricerca qualificato e consolidato e su una buona dinamicità imprenditoriale nelle differenti anime che lo compongono sconta – allo stato attuale – la mancanza di centri di iniziativa e di vera “promozione dello sviluppo industriale” sia nell’apparato istituzionale (che pure si è spesso proposto di averli) sia (e questo è forse ancor più grave) nel mondo della stessa industria interessata. Il Governo Regionale viene percepito incapace – allo stato attuale – di definire strategie ed interventi di sistema che possano, in una logica industriale e non soltanto riconducibili alle attività di ricerca, sostenere le prospettive di sviluppo del comparto. Si rileva che non è stata ancora approvata la Delibera che sblocca i fondi per i primi 12 Contratti di Programma Regionali che risalgono al 2008. Tra questi soltanto uno interessa il settore Aerospaziale. Si tratta di un progetto presentato dal Consorzio Aeronautico Caltec di Benevento che prevede un investimento di 22 milioni di € con una previsione di 140 nuovi occupati. Nel 2008 sono stati presentati e ritenuti ammissibili 5 contratti di programma presentati da soggetti riconducibili al sistema aerospaziale campano. Allo stato non risulta chiaro se ed in quale misura i diversi contratti di programma presentati e ritenuti ammissibili saranno finanziati. Tale aspetto viene ritenuto dagli attori imprenditoriali del territorio come un evidente elemento di criticità soprattutto considerando i già lunghi tempi per un ritorno degli investimenti nel settore aerospaziale e quanto sia reale il rischio di veder approvati progetti d’investimenti nel frattempo quasi obsoleti. Il risultato è che talune aziende che avevano presentato progetti per avviare la fase di produzione dopo aver beneficiato di finanziamenti per le attività di ricerca, proto tipizzazione e ingegnerizzazione di produzione hanno i progetti fermi non potendo contare sulle risorse finanziare necessarie a procedere con la messa in produzione con il rischio di disperdere i benefici associati al finanziamento delle fasi propedeutiche alla produzione. Con riferimento ai più recenti interventi si segnala il contratto di programma sottoscritto dal Ministero dello Sviluppo Economico con i rappresentati del consorzio “SAM II” di Napoli Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 132 (Società Aerospaziale Mediterranea) un contratto di programma che prevede la realizzazione di un articolato piano di investimenti nei settori ad alta tecnologia di carattere strategico dell’industria aeronautica e aerospaziale. Il piano industriale coinvolge nove imprese delle province di Napoli e Caserta per un investimento complessivo previsto di oltre 46 milioni di €, con una partecipazione della finanza pubblica di oltre 16 milioni di euro (equamente ripartiti tra lo Stato e la Regione Campania). Risale al 2007 l’accordo di programma Regionale con il CIRA (Centro di Ricerche Italiano Aerospaziali) per lo sviluppo e la promozione del settore industriale e della ricerca in campo aerospaziale in Campania per un importo di 8 Milioni di €. Con tale accordo di programma è stato creato campaniaerospace, un network che riunisce le oltre 100 imprese e i centri ricerca impegnati nel settore aerospazio in Campania. Campaniaerospace è tra i soci fondatori dell’European Aerospace Cluster Partnership (EACP). Le aziende dell’aerospazio dimostrano una buona propensione nel ricercare nuove opportunità di business sui mercati internazionali. A tal proposito, si segnala la significativa adesione di imprese dell’aerospazio campano (15 aziende) alla missione prevista a maggio 2012 in Brasile nell’ambito di ''Missione di Sistema Governo/Regioni/Sistema Camerale in Brasile'', prevista nella settimana compresa tra il 21 e il 25 maggio 2012, a cui partecipano 17 Regioni. La Campania è la Regione d’Italia che porterà il maggior numero di imprese dell’aerospazio tra tutte le Regioni italiane. Inoltre, si è registrata una significativa presenza delle imprese dell’aerospazio campano alla terza edizione (2011) del 'Aerospace and Defense Meeting che si è tenuto a Torino ed ha ospitato oltre 60 aziende espositrici e accolto un migliaio di partecipanti tra buyer, trader e operatori dei settori aerospazio e difesa, per circa la metà provenienti da paesi esteri. In tema di formazione e Risorse Umane, la Regione Campania con un investimento di 2,5 Milioni di € ha promosso la costituzione del Centro sperimentale di sviluppo delle competenze nel settore dell'aerospazio (Cssc). L’iniziativa, presenta a fine gennaio 2012, può contare su diversi partner di progetto, quali Alenia Aermacchi, Magnaghi Aeronautica, le Universita' Federico II, Seconda Universita' e Parthenope, gli Itis 'Barsanti' di Pomigliano d'Arco, il 'Fermi' di Napoli e il 'Villaggio dei ragazzi' di Maddaloni, i centri di formazione Sto a', il Consaer e l'Elea. Nella percezione dei soggetti intervistati il sostanziale immobilismo della Regione Campania stride con il dinamismo percepito del Governo regionale della Puglia. Si consideri che taluni Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 133 imprenditori napoletani del settore operano anche in Puglia (ad esempio Dema e CMD Costruzioni Motori Diesel) ed evidenziano come abbiano lavorato alla nascita del Distretto Pugliese (l’ing. Ballamia della Dema è componente del comitato strategico del distretto pugliese) senza, tuttavia, riuscire a replicarne l’esperienza in Campania. 5. Le prospettive future Le prospettive dell’aerospazio campano appaiono incerte e fortemente dipendenti dalle scelte di politica industriale che dovranno essere assunte nel prossimo futuro ai vari livelli di responsabilità (nazionale e regionale). In particolare, sembra emergere dal sistema imprenditoriale la richiesta di scelte tempestive e chiare sul futuro dell’aerospazio campano che sappiano definire una traiettoria evolutiva per il comparto. Il settore appare al momento stretto tra la dipendenza dalla galassia Finmeccanica e il tentativo di far crescere un numero significativo di imprese medie e medio – grandi dimensioni che possano contribuire ad affrancare il sistema nel suo complesso dalla mono committenza Alenia in ragione della capacità di operare quali piccoli system Integrators nell’aviazione generale ovvero di stabilire relazioni dirette con i grandi produttori internazionali impegnati nell’aviazione civile. In un simile contesto sembrano emergere tre elementi sui quali riflettere in chiave di prospettive di sviluppo 1. Il ruolo dell’Alenia in Campania; 2. Il processo di “upgrading” tecnologico e di posizionamento competitivo delle imprese dell’indotto; 3. Le strategie di crescita dei piccoli System Integrator dell’aviazione generale. Con riferimento al punto 1 sembra emergere in maniera evidente che il sistema produttivo locale non possa prescindere da una forte e qualificata presenza dell’Alenia in Campania. Pertanto, è indispensabile che l’Alenia possa superare in tempi brevissimi l’attuale fase d’impasse strategico – produttiva attraverso scelte chiare che valorizzino la Campania. In particolare, è indispensabile definire una strategia chiara per garantirsi la presenza in qualità di co-produttore di un velivolo regionale (ATR ovvero bi-jet italo-russo). Il vecchio ATR è Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 134 oramai un prodotto maturo e questo è il momento migliore – in termini di mercato - per lanciare la nuova versione a 92 posti che, possibilmente preveda, la linea finale a Pomigliano e non più in Francia. L’avvio di un simile programma garantirebbe al sistema locale un flusso di attività per almeno 15 anni con la conseguente possibilità di sviluppare ulteriori investimenti produttivi e tecnologici. Inoltre, è indispensabile che Alenia sappia rafforzare il proprio ruolo quale prime- contractor di Boeing e Airbus. In tale “mercato” la concorrenza cresce e all’allorquando andranno in esaurimento le attuali commesse sarà indispensabile essere percepiti competitivi per consolidare i rapporti di collaborazione allo stato in essere. Peraltro, sarà indispensabile capire come Finmeccanica intenderà allocare i programmi in cui sarà coinvolta e le conseguenti produzioni tra i diversi sistemi produttivi locali (Piemonte, Lombardia, Campania, Puglia). In tal senso tali scelte – tradizionalmente fortemente intermediate dalla politica e non sempre rispondenti a logiche di politica industriale – si ritiene debbano derivare da un disegno di politica industriale nazionale e non “ridotte” a competizioni tra sistemi politici regionali. Per quanto appaia evidente l’impossibilità di prevedere uno sviluppo del settore a prescindere dall’Alenia, una seconda direttrice di politica industriale è rappresentata dalla necessità di prevedere strumenti e programmi specifici per far emergere reti di pmi impegnate nelle differenti filiere specialistiche dell’aviazione civile. L’idea è riconoscere nelle medie imprese in posizione intermedia tra l’Alenia e le pmi dell’indotto l’elemento centrale del processo di crescita del complessivo sistema locale in quanto possono svolgere quel ruolo di “allevamento” del sistema in virtù di un evidente dinamismo imprenditoriale. L’idea è consolidare attorno a tali medie imprese filiere produttive e tecnologiche fortemente verticalizzate e specializzate – a regime - nella produzione di sub-sistemi per l’aviazione civile. Tale scelta potrebbe consentire un complessivo processo di upgrading dell’intero sistema della sub-fornitura consentendo alle realtà più piccole e dinamiche di crescere. Tale processo di sviluppo permetterebbe alle differenti filiere di presentarsi, in maniera strutturata, quale partner di primo livello per i grandi player internazionali consolidando quanto talune di queste medie imprese stanno facendo in quest’ultimo periodo in quanto capaci di lavorare in maniera specialistica su tutte le fase della produzione aeronautica (dalla progettazione alla realizzazione). Infine, si rende indispensabile sostenere, con programmi mirati, i processi di sviluppo produttivo e non soltanto di ricerca, delle medie imprese che lavorano nell’aviazione generale. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 135 Tali imprese necessitano di essere riconosciute nella propria specificità (system integratori di piccole dimensioni con un proprio indotto che lavorano sui mercati internazionali) attraverso programmi industriali che garantiscano fondi e tempi certi in ragione dell’elevata rischiosità e della rapida obsolescenza dei programmi nell’aviazione generale. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 136 Capitolo 5 Il sistema produttivo della meccatronica in Puglia Francesco Prota Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e CERPEM, Bari Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 137 Premessa La presente nota è stata redatta nell’ambito del progetto di ricerca realizzato dal Cerpem sulle trasformazioni recenti in sei sistemi produttivi territoriali del Mezzogiorno e le loro prospettive di sviluppo. Essa ha come obiettivo l’analisi del sistema produttivo della meccatronica pugliese e si basa sia su un’attività di elaborazione e studio dei dati e dei documenti disponibili sia su una serie di interviste, condotte tra marzo e aprile 2012, ad alcuni dei soggetti chiave di questo polo produttivo24. Prima di passare all’analisi del sistema produttivo della meccatronica pugliese, due cose appaiono fondamentali: (1) chiarire cosa si intende con il termine “meccatronica” e (2) richiamare, seppur sinteticamente, alcuni elementi generali di contesto, indispensabili per interpretare al meglio le performance recenti e le prospettive future del sistema produttivo oggetto della presente analisi. La meccatronica, termine coniato in Giappone negli anni sessanta, rappresenta l’incontro fra aspetti meccanici, elettrici ed informatici che vengono considerati congiuntamente e contemporaneamente (e non separatamente e sequenzialmente). Le soluzioni meccatroniche trovano applicazioni sia nell’automazione industriale che nei comparti dell’automotive e dell’aerospace, interessando le filiere produttive più avanzate della meccanica. Si tratta, dunque, di un insieme di tecnologie abilitanti che aggiungono valore a prodotti e processi, contribuendo ad aumentarne la competitività sui mercati internazionali. Per interpretare l’andamento di un sistema produttivo specializzato nella meccatronica occorre, dunque, guardare principalmente a cosa succede nell’ambito dei settori della meccanica e dell’automotive. Come ampiamente noto, l’industria europea sta attraversando un momento di fortissima crisi che coinvolge tutti i settori produttivi anche se con intensità diversa. Particolarmente severe sono proprio le difficoltà della meccanica, in quanto si tratta di un settore che risente molto delle fluttuazioni di mercato e delle conseguenti decisioni di investimento delle imprese che acquistano macchinari. Ugualmente, si registra una forte caduta nella produzione nell’industria automobilistica, un settore cruciale per i Paesi 24 Elenco degli intervistati: Vito Albino (Politecnico di Bari; Consigliere di amministrazione del MEDIS), Fabio Barsotti (Direttore di stabilimento della Magneti Marelli), Vittorio Colangiuli (Vice direttore di Confindustria Bari-BAT), Corrado Laforgia (Direttore Area Freni della Bosch Tecnologie Diesel e Sistemi Frenanti), Tina Luciano (Presidente sezione meccanica Confindustria Bari-BAT; Presidente del distretto produttivo della meccanica), Mario Ricco (Vice presidente del MEDIS; esperto indipendente), Gaetano Scamarcio (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”; Presidente del MEDIS), Michele Vinci (Presidente di Confindustria Bari-BAT; MASMEC). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 138 dell’Unione Europea sia per il suo peso in termini di occupazione e di contributo al PIL europeo sia perché in essa si effettuano i maggiori investimenti privati nel settore della ricerca e sviluppo a livello continentale. L’impatto della crisi economica internazionale si sta rivelando particolarmente negativo per i Paesi a forte vocazione manifatturiera ed elevata propensione all’export, come l’Italia. La disaggregazione settoriale evidenzia i segni profondi lasciati dalla recessione sull’industria italiana. Inoltre, il mancato recupero di produzione in alcuni importanti settori si sovrappone a un marcato aumento della penetrazione delle importazioni, che sono andate a sostituire l’attività domestica25. Fino a marzo 2011 nessun settore aveva colmato le perdite accumulate. “Mezzi di trasporto” e “macchinari e apparecchiature” sono stati i comparti più dinamici anche se restano lontani dal pieno recupero delle perdite (graf. 1). Di questa situazione di generale difficoltà, il sistema produttivo della meccatronica pugliese, ovviamente, non poteva non risentirne, anche se, come vedremo, si assiste ad una sua sostanziale tenuta (anche grazie al cospicuo sostegno pubblico). Fare delle previsioni sulle prospettive future dei settori della meccanica e dell’automotive non appare semplice essendo, come già ricordato, due settori fortemente legati all’andamento del ciclo economico, il primo con particolare riferimento alle decisioni di investimento degli altri settori produttivi ed il secondo all’andamento della domanda di beni di consumo. È, però, facile attendersi che se l’attuale situazione di crisi dovesse perdurare ancora a lungo (ed i segnali provenienti dall’industria automobilistica in questo senso sono molto preoccupanti), il sistema produttivo della meccatronica pugliese rischia di essere messo definitivamente in ginocchio. La notevole rilevanza per il polo della meccatronica pugliese dell’andamento a livello mondiale del settore automotive deriva dal fatto che, come vedremo, al suo interno giocano un ruolo di primo piano alcune imprese multinazionali (fra queste, principalmente, Bosch, Getrag, Magneti Marelli) operanti in questo settore che intorno al capoluogo regionale hanno importanti stabilimenti produttivi (con anche una piccola componente di attività di ricerca e sviluppo) con un rilevante impatto occupazionale sul territorio. 25 Centro Studi Confindustria, Effetti della crisi, materie prime e rilancio manifatturiero. Le strategie di sviluppo delle imprese italiane, Scenari industriali n. 2, giugno 2011. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 139 Grafico 1 - Produzione: recupero difficile per molti settori (Italia, dati destagionalizzati, riferimento: marzo 2011) Caduta: var. % dal picco del ciclo precedente al minimo settoriale; distanza dal picco: var. % nel marzo 2011 rispetto al massimo del ciclo precedente. Fonte: elaborazioni CSC su dati ISTAT (graf. B in Scenari industriali n. 2, 2011) È, dunque, opportuno che vi sia grande attenzione dei policy makers, sia a livello nazionale che regionale, verso questo polo produttivo e che accanto agli interventi messi finora in atto, complessivamente positivi ma di natura prevalentemente “difensiva”, si implementino nuove misure volte a favorire l’ispessimento del tessuto produttivo attraverso la nascita e/o l’attrazione di imprese innovative (su questo punto si tornerà più diffusamente in seguito). La figura seguente illustra la collocazione geografica del polo produttivo pugliese all’interno del complessivo sistema della meccatronica in Italia, che annovera altri importanti poli, in particolare, in Emilia Romagna (sede di un distretto tecnologico per la meccanica avanzata), Veneto e Piemonte (come nel caso pugliese si tratta di un polo fortemente legato all’automotive). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 140 Figura 1 – Il sistema della meccatronica in Italia Fonte: Confindustria, Mappa delle competenze delle imprese in Ricerca & Innovazione, gennaio 2012 Il lavoro è organizzato nel modo seguente. Il § 2 delinea i confini geografici del sistema produttivo e ne ricostruisce brevemente la genesi. Il § 3 ed il § 4 sono dedicati alla descrizione, rispettivamente, delle imprese principali (oltre che del Distretto della Meccatronica) e del mondo della ricerca. Il § 5 presenta un’analisi dell’evoluzione recente del polo produttivo della meccatronica pugliese alla luce della crisi economica internazionale. Nel § 6 si discute del ruolo svolto dalle politiche pubbliche nella nascita e nella tenuta nel tempo del sistema produttivo. Segue un paragrafo finale in cui l’analisi si focalizza sulle criticità e sulle potenzialità del sistema produttivo della meccatronica e sulla “domanda” di politiche pubbliche. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 141 1. Geografia e storia del sistema produttivo della meccatronica in Puglia Alla luce della definizione di meccatronica richiamata nel paragrafo precedente, è evidente che nel descrivere il polo produttivo pugliese non possiamo prescindere da costanti richiami ai settori della meccanica e della componentistica auto26. Il sistema produttivo della meccatronica pugliese (e, più in generale, i settori della meccanica e della componentistica auto) è fortemente concentrato da un punto di vista geografico: le imprese principali sono localizzate nella provincia di Bari; in particolare, i grandi stabilimenti a capitale esterno operanti nel comparto dell’automotive sono situati attorno al capoluogo regionale27. Nel solo Sistema Locale del Lavoro (SLL) di Bari si contano, nel 2009, 7.000 addetti, pari al 38% del totale degli addetti regionali nei comparti della meccanica e della fabbricazione di mezzi di trasporto (tab. 1). Le unità locali, sempre nel 2009, sono 184 (tab. 2). 26 È utile ricordare che nel quadro europeo l’Italia riveste un ruolo di primo piano nel settore della meccanica: è seconda solo alla Germania in termini di quota di addetti sul totale manifatturiero (rispettivamente, 16,8% e 12,5%). Vi è, però, un deciso dualismo territoriale: nel Nord-Est e nel Nord-Ovest la quota di addetti di tale settore è notevolmente più alta che nel Centro ed è più che doppia rispetto al Mezzogiorno, con la parziale eccezione della Puglia. 27 La meccanica e la componentistica auto sono due dei principali settori industriali della Puglia: nel 2009, essi hanno generato un valore aggiunto leggermente superiore a 1,1 miliardi di euro, pari a poco più del 17% del valore aggiunto prodotto dal settore manifatturiero nel suo complesso. Sempre al 2009, gli occupati ammontavano a 25.200, il 14% degli occupati totali nell’industria manifatturiera. Seppur rilevante, il peso in termini di occupati è inferiore al dato medio nazionale (in questo caso la percentuale è di poco superiore al 24%). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 142 Tabella 1 - Addetti alle unità locali delle imprese per sottosezione di attività economica e sistema locale del lavoro (valori assoluti) Fabbricaz. di macchine e apparecchi meccanici 2005 Altamura Bari Barletta Bisceglie Corato Gioia del Colle Monopoli Putignano Rutigliano 2009 480 4,108 553 452 153 129 258 325 60 2005 ∆ 233 2,885 286 351 151 114 131 171 70 Fabbricaz. di mezzi di trasporto -51.4% -29.8% -48.2% -22.3% -1.2% -12.0% -49.3% -47.3% 16.2% 2009 28 4,194 61 64 24 273 154 - ∆ 8 4,112 66 17 47 74 362 83 - -70.0% -2.0% 7.6% -73.6% 96.0% 32.4% -46.0% - Fonte: elaborazioni dell'autore su dati Istat Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 143 Tabella 2 - Unità locali delle imprese per sottosezione di attività economica e sistema locale del lavoro (valori assoluti) Fabbricaz. di macchine e apparecchi meccanici 2005 Altamura Bari Barletta Bisceglie Corato Gioia del Colle Monopoli Putignano Rutigliano 2009 118 402 147 75 32 36 34 67 16 2005 ∆ 34 139 45 42 17 22 18 18 9 Fabbricaz. di mezzi di trasporto -71.2% -65.4% -69.4% -44.0% -46.9% -38.9% -47.1% -73.1% -43.8% 2009 6 56 15 17 8 14 5 - ∆ 4 45 11 6 8 4 15 5 - -33.3% -19.6% -26.7% -64.7% 0.0% 7.1% 0.0% - Fonte: elaborazioni dell'autore su dati Istat Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 144 Guardando brevemente alla storia del polo produttivo, dobbiamo dire che il settore della meccanica barese è cresciuto particolarmente fra la metà degli anni sessanta e la metà degli anni settanta in virtù di cospicui flussi di investimento delle Partecipazioni Statali e di imprese private, italiane e straniere28. Grazie alla preesistente cultura meccanica dell’area, e a partire da questi insediamenti (sia per processi di spin-off sia per il crescere di un mercato locale delle forniture, anche di qualità), si è sviluppato un interessante tessuto di imprese locali. Nei primi anni novanta i processi di privatizzazione delle Partecipazioni Statali sono stati particolarmente rilevanti e si sono accompagnati a importanti ristrutturazioni; come conseguenza i grandi insediamenti hanno subito una fortissima contrazione occupazionale. Ciò nonostante, nuovi rilevanti investimenti si sono avuti intorno alla metà degli anni novanta, specie nella componentistica auto. Si è trattato sia di investimenti greenfield che di acquisizioni di imprese insediate nell’area del capoluogo regionale da diversi decenni. Da importanti insediamenti della Fiat a Bari, dell’inizio degli anni settanta, ad esempio, originano le attuali presenze della Magneti Marelli e della Bosch. Particolarmente interessante è la vicenda della localizzazione della multinazionale tedesca nell’area industriale di Modugno che si spiega con le acquisizioni effettuate dal gruppo a metà degli anni novanta: nel 1994, rileva i diritti per l’industrializzazione del sistema Common Rail, che era stato sviluppato a Bari in un centro di ricerca della Fiat (a tal fine viene creata la Tecnologie Diesel Italia, allora una joint venture tra Bosch e Magneti Marelli, oggi appartenente integralmente alla multinazionale tedesca)29; nel 1996, acquista la Allied Signal (sistemi frenanti) che aveva tre stabilimenti in Italia di cui uno a Bari. Il consolidamento della presenza della Bosch in quest’area passa anche dalla sottoscrizione, all’inizio del decennio successivo, di un Contratto di Programma per la realizzazione di due progetti industriali e di un progetto di ricerca nel campo della evoluzione dei sistemi frenanti30. Alla metà degli anni novanta risale anche l’insediamento dello stabilimento del Gruppo Getrag. La storia di questo investimento inizia nel 1995 quando la multinazionale tedesca vince un appalto della General Motors Europe per la produzione di un nuovo cambio manuale 28 Un importante investimento greenfield degli anni settanta, tuttora presente a Bari, è quello della SKF Industrie (allora RIVSKF). Nello stabilimento pugliese, uno dei cinque stabilimenti della Industrial Division, il secondo nell’Italia centromeridionale dopo quello di Cassino, si producono cuscinetti radiali rigidi a sfera, destinati a quasi tutti i segmenti di mercato, da quello automobilistico a quello della meccanica generale. Attualmente lo stabilimento occupa circa 430 addetti. 29 Il sistema Common Rail è stato sviluppato da Mario Ricco, considerato il padre di questa tecnologia, un fisico laureatosi nell’Università di Bari che nel 1989 è assunto al Centro di ricerca Elasis di Modugno (Gruppo Fiat) dove nel giro di qualche anno sono brevettati un pacchetto di componenti che passeranno allo storia dell’industria meccanica ed elettronica appunto con il nome di Common Rail System. 30 La delibera CIPE di approvazione del Contratto di Programma è del 4 agosto 2000. La stipula del Contratto è del febbraio 2002. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 145 a cinque marce; la commessa è vincolata alla condizione che la produzione avvenga nell’Est Europa o in Italia. Il gruppo tedesco inizia, dunque, un esame delle diverse possibili localizzazioni e alla fine la scelta ricade sull’Italia. A determinare la decisione della dirigenza tedesca concorrono diversi fattori. Un primo elemento rilevante è, sicuramente, l’opportunità di poter accedere a contributi pubblici31. Vi è, poi, la tradizione del nostro Paese nel settore meccanico e il ruolo svolto dalla Fiat32. Si tenga anche presente che, alla metà degli anni novanta, il potenziale attrattivo dei Paesi dell’Europa dell’Est era sicuramente più basso di quello che hanno oggi, che, fra l’altro, sono membri dell’Unione Europea. Deciso che l’investimento si sarebbe fatto in Italia, la dirigenza della Getrag prende in considerazione diverse ipotesi: Piemonte, Veneto, Campania, Puglia. La scelta finale di investire in provincia di Bari, è determinata dalla presenza di un contesto favorevole: una buona dotazione di infrastrutture primarie (in particolare, la vicinanza ad un aeroporto internazionale e al porto) e infrastrutture secondarie (all’epoca dell’investimento Bari è fra le prime città in Italia ad essere cablata); un’ampia disponibilità di manodopera qualificata e a basso costo33; la preesistenza di imprese tedesche localizzate nell’area (effetto “reputazione”). È interessante sottolineare come sia l’insediamento della Bosch che quello della Getrag siano stati accompagnati da accordi con i sindacati per un’organizzazione del lavoro assolutamente innovativi per quegli anni, in grado di garantire flessibilità alle imprese. In sintesi, è possibile dire che l’attuale presenza intorno al capoluogo regionale di diverse imprese di grandi dimensioni, italiane ed estere, operanti nel comparto dei mezzi di trasporto, si spiega principalmente con ragioni storiche. In diversi casi gli attuali stabilimenti derivano da preesistenti realtà produttive risalenti alla fine degli anni sessanta che sono, poi, state interessate da diversi passaggi societari. “History matters”, come ben noto in letteratura i processi di crescita delle regioni dipendono in maniera rilevante dalla loro storia precedente34. Inoltre, è stata sicuramente favorita dall’affinità tecnologica degli insediamenti, dalla comune origine nazionale di diverse imprese (la presenza tedesca non è limitata solo alla Bosch ed alla 31 Per la realizzazione dell’investimento la Getrag beneficia di un Contratto di Programma (cfr. § 6). Il gruppo torinese aveva, in quel periodo, contatti sia con la General Motors che con la Getrag e sostenne attivamente la “candidatura” del nostro Paese. È noto che la presenza di grandi imprese in un Paese è un fattore importante per attrarre aziende estere anche in virtù dei rapporti che spesso intercorrono fra queste. 33 Oltre alla qualità e al basso costo, in particolare degli ingegneri, un altro aspetto giudicato rilevante dall’impresa tedesca è rappresentato dalla “fedeltà” della forza lavoro, che contribuisce ad abbassarne ulteriormente il costo, in quanto, una volta formati, gli addetti rimangono in azienda per un periodo di tempo lungo. Questo significa che l’impresa non deve sostenere ripetutamente i costi di formazione del personale, cosa che, invece, avverrebbe in caso di forte turnover. 34 Il riferimento classico è Arthur W.B., Increasing returns and Path Dependence in the Economy, Ann Arbor, University of Michigan Press, 1994. 32 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 146 Getrag, ricordiamo solo la Osram) e, quindi, dalla creazione di una cultura locale favorevole che ha promosso la crescita di una positiva reputazione regionale. Come ricordato, nel corso del tempo intorno alle grandi imprese e in virtù di una forte cultura industriale si è, poi, andato consolidando un ampio tessuto di medie imprese locali, attive in molti comparti della meccanica strumentale e specializzata, anche avanzata, e nella relativa componentistica. Fra di essi particolarmente interessanti sono i comparti dell’automazione industriale, dei macchinari oleodinamici da perforazione, dei dispositivi di controllo delle reti ferroviarie. In termini generali si tratta di un sistema che potremmo definire a “media tecnologia”, con una collocazione “intermedia” fra una meccanica tecnologicamente più avanzata, come quella tedesca, ed una meno sofisticata ma a minor costo, come quella dei Paesi dell’Europa orientale. Vedremo nel paragrafo successivo come una parte di questo sistema abbia, nel corso degli ultimi anni, intrapreso la strada di una evoluzione del modello di specializzazione finalizzato ad innalzare il livello tecnologico delle produzioni. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 147 2. Le imprese del sistema produttivo della meccatronica in Puglia Oggi il polo barese della meccanica e della componentistica auto si caratterizza per la presenza di un tessuto diversificato di grandi e piccole imprese, esterne e locali, con un rilevante peso in termini occupazionali, e per l’elevato livello tecnologico di alcune produzioni. In particolare, come già ricordato, nel comparto dell’automotive sono presenti aziende di primaria importanza internazionale. La tabella 3 contiene i dati relativi al fatturato ed al numero di addetti delle principali imprese del sistema produttivo della meccatronica pugliese. Nel 2010 il fatturato complessivo è di circa 650 milioni di euro, mentre gli addetti superano le 4.300 unità. Il complesso produttivo della Bosch Tecnologie Diesel e Sistemi Frenanti, nel quale attualmente lavorano 2.000 persone (prevalentemente personale diplomato), è composto da due divisioni produttive in cui si producono pompe ad alta pressione per il sistema diesel Common Rail e componenti per sistemi frenanti per autoveicoli. Bisogna, poi, considerare i circa 160 dipendenti (di cui il 60% è costituito da ingegneri) del Centro Studi Componenti per Veicoli, in cui si svolge attività di ricerca e applicazione per sistemi Common Rail su motore e su veicolo. Lo stabilimento della Getrag impiega poco più di 700 persone e produce, come abbiamo già ricordato, cambi per automobili di nuova generazione a secco. Sempre presso lo stabilimento di Modugno si svolgono anche attività di ricerca e sviluppo (a questo scopo sono impiegate circa 30 unità fra ingegneri e tecnici). È interessante sottolineare che l’attività condotta sin dall’inizio dal team di Modugno ha prodotto risultati (con riferimento ad un problema specifico che affligge le trasmissioni meccaniche) giudicati molto interessanti dalla multinazionale tedesca tanto da portare a numerosi brevetti e alla decisione di proseguire il lavoro in sinergia con due team di ricerca in Germania. Anche la Magneti Marelli è attiva nel campo della componentistica auto; in particolare, la produzione riguarda iniettori per applicazioni benzina, collettori di aspirazione e dispositivi di robotizzazione cambio. Attualmente i dipendenti sono circa 1.000. Sempre interno al Gruppo Fiat è il CRF – Centro Ricerche Fiat, nella cui sede di Valenzano lavorano 15 ricercatori (la maggior parte dei quali laureati in fisica ed ingegneria meccanica ed elettronica) e in cui si sviluppano sistemi avanzati di iniezione per motori diesel per migliorare le prestazioni e ridurre le emissioni nocive. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 148 Tabella 3 - Fatturato e addetti di alcune delle principali imprese del sistema produttivo della meccatronica pugliese - 2010 Fatturato (migliaia di euro) Addetti Bosch Tecnologie Diesel e Sistemi Frenanti 2,096 325,237 Bosch Centro Studi Componenti per Veicoli 163 15,075 Getrag 711 54,671 1,000 170,000 MASMEC 100 6,079 MERMEC** 250 70,000 62 7,951 Magneti Marelli* ITEL Telecomunicazioni * Dati relativi al 2011; addetti: 130 sono indiretti ** I dati sul numero di addetti si riferiscono al 2007 Fonte: elaborazioni dell'autore su dati AIDA e indagine diretta Un elemento da sottolineare con riferimento alle produzioni realizzate negli stabilimenti di queste tre multinazionali è il loro elevato contenuto tecnologico. Si tratta, infatti, di uno dei fattori cruciali per spiegare la sopravvivenza di questi investimenti sul territorio pugliese e la circostanza che queste produzioni non siano state delocalizzate in Paesi con un più basso costo del lavoro. La loro complessità in termini di tecnologia impiegata fa sì che i costi di trasferirle in altri Paesi siano molto elevati (agiscono cioè come una “barriera all’ingresso”), tanto da non poter essere compensati dai risparmi che si otterrebbero in termini di minore costo del lavoro. Questo vantaggio non rappresenta, però, una garanzia per sempre. Per mantenerlo e, quindi, evitare la delocalizzazione occorre continuamente alzare il livello tecnologico delle produzioni realizzate in questi stabilimenti. Questo anche alla luce della considerazione che la prospettiva di crescita nei prossimi anni dei volumi di vendita nelle economie emergenti, in primis, ovviamente, la Cina, farà sì che i costi di trasporto diverranno una variabile non trascurabile e, quindi, ci potrà essere convenienza da parte delle multinazionali ad avvicinare la produzione ai clienti localizzati in quelle aree. È noto, inoltre, come nel contesto internazionale attuale vi sia una forte competizione fra stabilimenti produttivi appartenenti ad una medesima multinazionale localizzati in Paesi diversi. Naturalmente le scelte sulla localizzazione delle diverse produzioni rispondono a Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 149 logiche aziendali che si basano, fra l’altro, su giudizi sulla produttività dei diversi stabilimenti. È, dunque, fondamentale garantire nel tempo un’elevata produttività degli stabilimenti pugliesi in modo da attirare le produzioni con maggiori potenzialità di mercato. In questo senso un ruolo fondamentale è giocato dall’organizzazione del lavoro (non a caso abbiamo ricordato come gli insediamenti della Bosch e della Getrag siano stati accompagnati da accordi con i sindacati che garantivano un’elevata flessibilità alle imprese), ma anche dalla disponibilità di manodopera altamente qualificata. Sempre nell’ambito di questa competizione interna alle multinazionali, un elemento di vantaggio, da non trascurare, può essere rappresentato dalla presenza di management locale all’interno degli stabilimenti che, in virtù della propria origine, possa avere maggiori motivazioni nel lavorare per trattenere sul territorio le produzioni35. Abbiamo appena detto dell’elevato contenuto tecnologico delle produzioni delle multinazionali localizzate attorno al capoluogo regionale. Proprio questo elemento contribuirebbe a spiegare anche la circostanza che la presenza di queste grandi imprese non abbia contribuito all’ispessimento del tessuto produttivo locale attraverso relazioni di subfornitura, in quanto non vi sarebbero imprese locali in grado di inserirsi nella supply chain di queste multinazionali proprio per l’esistenza di un notevole gap tecnologico36. Si tratta di un elemento difficile da valutare in modo univoco. Dalle testimonianze dei vari stakeholders intervistati sembrerebbe, comunque, trovare conferma questo elemento: le imprese multinazionali non hanno sviluppato un ampio indotto di qualità, non si è cioè creata una rete di fornitori locali di primo livello37. Alcune eccezioni riguardano le relazioni che si sono instaurate fra alcune di queste multinazionali e un esiguo numero di imprese della provincia di Bari attive nel campo dell’automazione. 35 A dimostrazione dell’importanza di questo elemento possiamo fare riferimento a quanto successo nel caso della Bosch: fra i fattori che hanno contribuito a trasferire nello stabilimento barese una nuova produzione, importante nelle strategie complessive del gruppo industriale, vi è stato il forte impegno dei manager locali. 36 L’assenza di queste relazioni è un elemento fortemente critico, in quanto la letteratura economica ha evidenziato come uno dei canali attraverso i quali avverrebbero i cosiddetti spillover tecnologici sia proprio attraverso i rapporti delle imprese multinazionali con i fornitori locali, ossia attraverso i cosiddetti backward linkages. La velocità e l’estensione della diffusione degli spillover tecnologici è direttamente e positivamente correlata con il livello di pervasività delle attività delle multinazionali nel tessuto economico locale. Se le imprese estere stabiliscono rapporti economici con le imprese locali, i trasferimenti tecnologici saranno più rapidi come risultato del fatto che queste ultime, coinvolte nella supply chain delle multinazionali, sono esposte, e acquisiscono familiarità, alle nuove tecnologie, il che, ovviamente, ne favorisce l’adozione e la diffusione. 37 Su questo aspetto si veda anche Prota F. e Rosato P., La presenza nel contesto economico della Puglia delle imprese multinazionali: il caso del polo della componentistica per auto di Modugno e di quello della chimica di Brindisi, in SRM e Istituto Affari Internazionali, L’economia pugliese e le nuove sfide dell’internazionalizzazione produttiva, Giannini, Napoli, 2007. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 150 Accanto alle presenze nell’automotive, troviamo imprese a capitale locale leader in alcuni comparti ad elevata specializzazione. Fra queste segnaliamo, in particolare, le seguenti aziende. La MASMEC, dal 1979, realizza e produce macchinari e sistemi complessi automatizzati per montaggi di precisione, prove funzionali e controlli sulla produzione. Essa lavora sia per grandi gruppi multinazionali che per piccole e medie aziende in diversi ambiti di produzione, quali il settore automotive, l’idraulica, l’industria farmaceutica. È un’impresa molto attiva nel campo della ricerca e sviluppo, a cui destina ogni anno più del 15% del fatturato; il suo laboratorio di ricerca è certificato dal MIUR. Ha frequenti collaborazioni con Università, Politecnico ed enti scientifici nazionali ed internazionali. I ricercatori MASMEC sono impegnati principalmente nei settori dell’automotive e del biomedicale, due aree diverse tra loro ma che condividono alcune tecnologie come la meccatronica38. La MERMEC è una media impresa, leader di mercato per lo sviluppo di sistemi di monitoraggio e diagnostica delle infrastrutture ferroviarie, nonché delle nuove generazioni di sistemi per il segnalamento ferroviario. Si tratta di un gruppo la cui capofila è a Monopoli, con filiali in Italia (TECNOGAMMA), Stati Uniti, Francia, Turchia e Cina. È un’impresa impegnata in attività di ricerca e sviluppo, attività nelle quali investe annualmente l’8% del fatturato; il suo laboratorio di ricerca è certificato dal MIUR. Nel campo della meccatronica le competenze specifiche dell’impresa riguardano: la progettazione e realizzazione di componenti meccanici ed elettronici integrati attraverso software di controllo; la programmazione orientata agli oggetti e alle metodologie UML per il settore del controllo industriale; la progettazione e realizzazione di circuiti analogici e digitali basati su microprocessori, microcontrollori e DSP; lo sviluppo di sistemi a microprocessori; il controllo real-time; il controllo del movimento attraverso sensori, attuatori e azionamenti. La ITEL Telecomunicazioni ha iniziato la propria attività nel 1982 nel settore delle telecomunicazioni. È tra le prime realtà a livello internazionale nell’utilizzo, controllo, protezione e misurazione dei campi elettromagnetici e magnetici. L’azienda ha, poi, ampliato il proprio mercato nel settore medicale, radiofarmaceutico e della compatibilità elettromagnetica diversificando progressivamente l’attività con prodotti e servizi accomunati dalla applicazione delle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. In particolare, nel 1997 è stata creata la divisione Ricerca, Sviluppo ed Engineering per la messa a punto di tecnologie elettromagnetiche e meccatroniche per applicazioni medicali; nel 2000 avvia la divisione 38 Nel campo del medicale e del biomedicale ha ottenuto due brevetti. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 151 Progettazione Medicale per la progettazione di strutture sanitarie complesse; e nel 2009 avvia la divisione ITELPHARMA per la produzione di radiofarmaci e la fornitura di servizi per la medicina nucleare. La ITEL collabora con istituti di ricerca pubblici come il CNR, l’ENEA, l’ISS, l’Istituto Nazionale Regina Elena-IFO e con università come l’Università degli Studi di Bari, il Politecnico di Bari, l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Università Politecnica delle Marche, l’Università degli Studi di Lecce, l’Università degli Studi dell’Aquila. Vi è, poi, un tessuto ampio di imprese meccaniche caratterizzate da apprezzabili competenze tecniche e, quindi, buona qualità delle produzioni, ma che nella maggior parte dei casi non vanno sul mercato con un prodotto finale, ma piuttosto lavorano come contoterzisti, in molti casi per imprese centro-settentrionali. Una forte concentrazione di queste imprese è nell’area di Molfetta (un comune del Nord barese). Nel corso degli ultimi anni accanto alle (e a partire dalle) tradizionali specializzazioni meccaniche, si assiste ad un tentativo di evoluzione del modello di specializzazione del sistema produttivo finalizzato ad innalzare il livello tecnologico dell’offerta. La strada intrapresa è quella di focalizzarsi sulla meccatronica che, come abbiamo già ricordato nell’introduzione, è alla base di due dei più importanti mercati a media e alta tecnologia: l’automotive e i sistemi di produzione, e che, in Puglia, può contare oltre che su di un interessante tessuto imprenditoriale, che abbiamo appena descritto, anche su una buona disponibilità di manodopera qualificata e su potenzialità di collaborazione con il sistema della ricerca pubblico e privato che presenta significative competenze scientifiche e tecnologiche nell’ambito della meccatronica. Tali competenze si ritrovano, in primis, all’interno del Politecnico di Bari, che è da tempo attivo in numerosi progetti di collaborazione con le imprese, ma anche nell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e nell’Università del Salento (cfr. § 4). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 152 2.1. Il distretto della Meccatronica La scelta di puntare sulla meccatronica si è concretizzata nella decisione di costituire un distretto tecnologico39. Nasce così, nell’ottobre 2007, il Distretto della Meccatronica (MEDIS), promosso dall’ARTI (Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione) a da Confindustria Bari. Il MEDIS è una società consortile a responsabilità limitata in cui ritroviamo tutti gli attori principali del sistema produttivo che abbiamo elencato nel paragrafo precedente: le principali realtà industriali multinazionali dell’automotive, le imprese locali con produzioni con forte contenuto meccatronico, leader in specifici segmenti di mercato, il mondo della ricerca pubblica e privata (il capitale sociale è detenuto per il 51% dai soci pubblici)40 (fig. 2). Gli obiettivi del Distretto possono essere così sintetizzati: - aumentare la competitività delle imprese fondatrici; - creare le condizioni per attirare a Bari e in Puglia nuovi investimenti in ricerca, sviluppo e produzione basati sulle tecnologie meccatroniche, sia esogeni che endogeni; - potenziare e accrescere le competenze scientifiche e tecnologiche nella meccatronica del sistema della ricerca pugliese; - sostenere la crescita delle PMI della meccanica pugliese attraverso lo sviluppo di prodotti ad alto valore aggiunto basati su tecnologie meccatroniche; - creare un’ “eccellenza di rete” che sia aggiuntiva rispetto alle eccellenze dei singoli attori del distretto in senso qualitativo e quantitativo; - implementare l’interazione tra ricerca, ricerca applicata, trasferimento tecnologico; - attrarre risorse nazionali e comunitarie per lo sviluppo di programmi di ricerca, ricerca applicata, trasferimento tecnologico. 39 Ricordiamo che il Programma Nazionale della Ricerca 2005-2007 individuava nei distretti tecnologici il principale strumento di collaborazione tra il Governo nazionale e le Regioni per uno sviluppo del territorio basato sull’economia della conoscenza. Essi tendono ad accelerare la collaborazione scientifico-tecnologica tra imprese leader e attori pubblici che hanno raggiunto posizioni di eccellenza in un particolare dominio tecnologico. L’attivazione dei distretti tecnologici in Puglia scaturisce dalla sottoscrizione di uno specifico Accordo di Programma Quadro tra la Regione Puglia ed il Ministero dell’Università e della Ricerca avvenuta il 28 maggio del 2005, che prevede tra l’altro la costituzione di un distretto della meccatronica. 40 Sono in corso dei contatti per l’ingresso nella compagine societaria anche del CNR. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 153 Figura 2 – I soci del MEDIS Il Distretto della meccatronica nasce, dunque, non tanto per “fotografare” una realtà esistente ampia e consolidata, quanto per indicare una possibile “direzione di marcia”, una evoluzione per il complessivo sistema regionale della meccanica. La scelta, poi, di costituire un distretto tecnologico individua chiaramente nella creazione di una filiera high-tech l’unica soluzione che può assicurare in un’ottica di medio-lungo periodo uno sviluppo sostenibile del settore della meccanica in Puglia attraverso una riqualificazione del suo tessuto imprenditoriale e uno sviluppo di un manifatturiero ad alto valore aggiunto, basato su R&S e competenze avanzate, per transitare da una competizione basata sul puro costo a quella fondata, prevalentemente, sul valore. È questa l’unica strada in grado di consentire alle imprese pugliesi di sopravvivere nella competizione globale. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 154 Figura 2 - Quadro complessivo della strategia di intervento del distretto meccatronico Fonte: figura 11 in ARTI, Il Distretto pugliese della Meccatronica. MEDIS, Quaderno 2, giugno 2007 A testimoniare della specializzazione del territorio e della percezione che la meccatronica possa essere la strada da percorrere ricordiamo altre due iniziative. La prima è la costituzione del Consorzio MOLMEC (Consorzio Nord Barese della Meccatronica), nato dall’iniziativa di un gruppo di PMI a imprenditoria e capitale locale, operanti nei settori della meccanica, elettronica e informatica41. La seconda riguarda il distretto produttivo della meccanica pugliese che è stato riconosciuto dalla Regione Puglia. In entrambi i casi, però, si 41 Attualmente il Consorzio è formato da 12 aziende che appartengono a settori diversi, ma complementari tra loro (progettazione e realizzazione di sistemi per l’automazione; servizi di ingegneria integrata; produzioni meccaniche e meccanica di precisione; studio dei materiali). Esse sono: A&D (Molfetta); ALFA ENGINEERING (Terlizzi); BELLINO (Modugno); GERMINARIO (Molfetta); INDECO (Bari); MASTERMECH (Molfetta); MBL SOLUTIONS (Corato); MECTRONIK (Molfetta); MIT CONSULTING (Molfetta); PROMOVE (Molfetta); SITEC (Molfetta); TECNODEMA (Molfetta). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 155 tratta di iniziative che potremmo definire al momento in stand by e che finora non hanno prodotto alcun risultato concreto42. 3. Università e centri di ricerca: creazione di conoscenze e formazione di capitale umano Le principali Università regionali possono vantare competenze significative in diverse aree disciplinari centrali per il settore della meccatronica43. Questo vale in primis per il Politecnico di Bari come si evince dall’analisi delle principali attività svolte in alcuni dei suoi Dipartimenti (vedi Box 1). Da sottolineare, poi, l’attività del Dipartimento Interateneo di Fisica (Università degli Studi di Bari e Politecnico). Fra le tematiche di ricerca condotte sono incluse quelle in fisica della materia condensata ed ottica quantistica, fisica dei dispositivi elettronici ed optoelettronici, fisica dei laser, fisica teorica e computazionale, fisica planetaria con tecniche spaziali, fisica sperimentale delle particelle elementari, agli acceleratori e con radiazione di origine cosmica, fisica nucleare, tecniche strumentali funzionali ai vari settori della fisica, didattica della fisica. Il Dipartimento dispone di 7 laboratori direttamente collegati alle problematiche della meccatronica: il laboratorio regionale INFM-CNR “LIT3”, “Laser Innovation Technology Transfer and Training”, il laboratorio di sensoristica interferometrica laser, il laboratorio di taglio e saldatura laser, il laboratorio metallografico, il laboratorio di sensoristica optoacustica, il laboratorio di fabbricazione fotolitografia di micro-dispositivi laser, il laboratorio informatico e reti di calcolo distribuito e parallelo. All’interno dell’Università del Salento è principalmente il Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione a svolgere un’intensa attività nel settore della meccatronica. Oltre alle istituzioni universitarie, vi sono le strutture del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Le competenze tecnico-scientifiche del CNR, in Puglia, relative alle discipline della meccatronica appartengono, in particolare, alle seguenti strutture: Istituto di Tecnologie Industriali e Automazione, ITIA Sezione Bari; Istituto di Studi sui Sistemi Intelligenti per 42 Sulla base di alcune interviste, con riferimento a queste due esperienze sembra confermarsi una delle storiche criticità dell’imprenditoria meridionale e cioè la difficoltà di aggregazione. Alla luce di queste considerazioni è da chiedersi se non occorra guardare ad altri strumenti per facilitare il dialogo e la collaborazione fra le imprese. Da questo punto di vista uno strumento che potrebbe aiutare a superare questa barriera è il contratto di rete, in quanto punta ad aggregare un numero ristretto di soggetti su obiettivi ben definiti (cfr. § 7). 43 Si veda ARTI, Il Distretto pugliese della Meccatronica. MEDIS, Quaderno 2, giugno 2007. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 156 l’Automazione, ISSIA; Istituto per la Microelettronica e Microsistemi – IMM Sezione di Lecce. Box 1 – Le principali attività di ricerca dei Dipartimenti del Politecnico di Bari Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Gestionale Le principali competenze scientifiche e tecniche riguardano le seguenti aree: fluidodinamica numerica e sperimentale, termodinamica applicata ed energetica, macchine termiche ed idrauliche, sistemi per l’energia e l’ambiente, sistemi oleodinamici e pneumatici, misure meccaniche e termiche, meccanica teorica ed applicata, robotica, progettazione meccanica e costruzione di macchine, analisi di sollecitazioni con metodi numerici, meccanica sperimentale e diagnostica strutturale, sistemi di realtà virtuale, tecnologie e sistemi di lavorazione, sistemi di qualità, sistemi di produzione ed impiantistici, gestione ed organizzazione dei sistemi di produzione e di impresa, economia ed organizzazione dei processi di innovazione. Il dipartimento è sede, tra l’altro, del centro di eccellenza di meccanica computazionale, della Sezione Automazione della Associazione Nazionale Impiantistica Industriale (ANIMP), della Sezione Puglia e Lucania della Associazione Tecnica dell’Automobile (ATA) e dell’Associazione Termotecnica Italiana (ATI), nonché di un Polo Tecnologico per la Teledidattica. Presso il dipartimento sono attivi i seguenti dottorati di ricerca: ingegneria delle macchine, sistemi avanzati di produzione, progettazione meccanica e biomeccanica. Dipartimento di Elettrotecnica ed Elettronica Le attività di ricerca investono tutti e tre i livelli gerarchici della meccatronica: i componenti (progettazione e realizzazione di prototipi, attuatori elettromeccanici e applicazioni dei sensori nell’automazione industriale), i dispositivi (sistemi di movimentazione e di assemblaggio con microcomponenti di precisione, ad es. assi robotici modulari, per sistemi multi-asse riconfigurabili, potenzialmente utilizzabili nei processi di assemblaggio dei sistemi di iniezione per motorizzazioni di ultima generazione, o nella movimentazione robotizzata per stazioni di diagnostica medica; modellistica e controllo degli apparati di Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 157 iniezione; la ricerca sulle metodologie avanzate di controllo può vantare una esperienza consolidata sia nel controllo del moto sia in quello dei dispositivi di iniezione) e i sistemi (modellistica, simulazione e controllo di sistemi flessibili di produzione FMS, soprattutto in riferimento ai processi di integrazione delle diverse funzioni manifatturiere, con interessi di ricerca sui problemi del controllo decentrato: utilizzo di reti di sensori, metodi per il coordinamento di dati eterogenei, utilizzazione di informazioni di diversa complessità, architetture di rete per la comunicazione dei dati). Nel Dipartimento di Elettrotecnica ed Elettronica è anche attiva una rete di laboratori nelle discipline di interesse della meccatronica, uno dei quali (automazione e robotica) ha ottenuto un finanziamento nell’ambito di un PON (Progetto LISAR). Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale Le principali linee di ricerca di particolare interesse per il settore della meccatronica riguardano gli aspetti teorici di fondamento e di modellazione, quelli numerici, computazionali, tecnologici e sperimentali della scienza dei materiali e delle strutture. Il dipartimento è sede, tra l’altro, di un laboratorio prove ufficiali sui materiali, di un laboratorio prove non distruttive e di un laboratorio di tecnologia dei materiali. Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente e per lo Sviluppo Sostenibile Le principali competenze scientifiche nel settore riguardano il controllo “real time” di impianti a gas, impianti eolici ed impianti di potenza in generale, le strategie di controllo nei sistemi elettrici di potenza a larga scala, lo sviluppo di sensori di nuova concezione per la misura di grandezze fisiche non elettriche, le misure ambientali ed il telerilevamento, la strumentazione intelligente per misure su componenti e sistemi, la meccanica del contatto, lo studio di componenti e sistemi oleodinamici e pneumatici finalizzati alla realizzazione di nuove schede elettroniche “low cost” per il controllo degli stessi, la modellistica, simulazione e controllo di sistemi dinamici ad eventi discreti, le metodologie di modellistica e controllo di sistemi manifatturieri tramite grafi e/o reti di Petri, l’ottimizzazione delle prestazioni e la ricerca di soluzioni innovative relativamente agli organi di presa a vuoto per l’automazione industriale, la gestione e l’organizzazione dei sistemi di produzione e di impresa, l’organizzazione dei processi di innovazione. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 158 Un elemento emerso da tutte le interviste realizzate riguarda la qualità delle competenze professionali, soprattutto ingegneri, disponibili all’interno del polo produttivo barese (oltre che relativamente a basso costo se confrontate, ad esempio, con la Germania). Si tratta sicuramente di uno dei fattori (insieme a quelli ricordati in precedenza) che contribuiscono a spiegare la persistenza nel territorio provinciale di un nucleo importante di grandi imprese44. È un circolo virtuoso in quanto queste imprese garantiscono un’occupazione qualificata: tecnici specializzati ed ingegneri rappresentano una quota elevata della loro forza lavoro complessiva. Un ruolo rilevante nel processo di formazione delle competenze necessarie allo sviluppo del sistema produttivo della meccatronica lo svolge il Politecnico di Bari. Informazioni su questo aspetto le si possono ricavare dalle statistiche disponibili sugli studenti e sui laureati sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) (http://anagrafe.miur.it/index.php). Innanzi tutto, è possibile guardare all’offerta formativa recente ed al numero di laureati nei diversi corsi di laurea. Nell’anno accademico 2009/2010 i laureati presso la Facoltà di Ingegneria sono 1.220, un numero che si è raddoppiato rispetto all’anno accademico 2004/2005 (tab. 4). Poco più di ¼ dei laureati proviene dal corso di laurea in Ingegneria industriale. Interessante è anche guardare all’evoluzione del numero degli iscritti del Politecnico in comparazione con l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” e con il totale nazionale per vedere se vi è un trend diverso. Dal grafico 2 emerge che il Politecnico fino all’anno accademico 2009/2010 ha visto una crescita degli iscritti superiore all’Università e al totale nazionale per, poi, segnare in linea con l’andamento medio italiano una contrazione negli ultimi due anni. Alcune informazioni sull’inserimento lavorativo dei laureati del Politecnico di Bari ci vengono dall’indagine di Alma Laurea sulla condizione occupazionale dei laureati negli atenei italiani. Per il Politecnico sono disponibili solo i dati dell’ultima indagine e, quindi, solo con riferimento alla condizione occupazionale ad un anno dalla laurea. La percentuale di laureati che lavora, sul totale analizzato nell’indagine, è di circa il 43%. Per un semplice confronto la percentuale di laureati che lavora (ad un anno dalla laurea) è di circa il 49% nel 44 Il capitale umano, come ampiamente noto, rappresenta un fattore di sviluppo fondamentale per ogni territorio. È opinione largamente condivisa che la possibilità di perseguire una “via alta allo sviluppo”, basata su innovazione e ricerca, dipenda dalla disponibilità di risorse umane altamente qualificate ed in particolare dalla loro capacità di diffondere e trasferire conoscenza al sistema produttivo di società sempre più knowledge based. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 159 caso del Politecnico di Torino. Guardando al settore di attività dei laureati del Politecnico barese, l’11% degli occupati lavora nel settore “metalmeccanica e meccanica di precisione” (più in generale, il 26% è occupato nell’industria manifatturiera). Accanto alla presenza di ingegneri, presto saranno disponibili figure tecniche “intermedie” altamente specializzate. Dall’anno scolastico 2011/12 è, infatti, partito l’Istituto Tecnico Superiore per la Meccanica e la Meccatronica, ITS Cuccovillo di Bari45. La costituzione di questo istituto è evidentemente riconducibile alla presenza del polo produttivo della meccatronica. Due i percorsi di studio biennali: tecnico superiore per la produzione (è una figura che opera nell’ambito delle attività di fabbricazione e realizzazione del prodotto, in qualità di responsabile tecnico e gestore del processo produttivo); tecnico superiore di automazione integrata e meccatronica (è una figura che opera come specialista delle tecnologie per i sistemi di automazione e di esperto delle tecnologie di processo). I corsi sono a numero chiuso (20 corsisti) e si articolano su 4 semestri per un totale di 2000 ore di formazione (impartite per un 50% da docenti esterni provenienti dal mondo delle imprese). È previsto un periodo di stage in azienda di circa 800 ore. Le imprese del settore e il Distretto Aerospaziale Pugliese sono state coinvolte in tutte le fasi dell’attività dell’ITS (a partire dalla pianificazione dei profili formativi). 45 Gli Istituti Tecnici Superiori offrono corsi professionalizzanti di alta specializzazione tecnica; si tratta di un’offerta formativa post-secondaria che si caratterizza per l’integrazione fra istruzione, formazione e lavoro. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 160 Tabella 4 - Laureati presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari per corso di laurea Ingegneria civile e ambientale 2004/2005 2005/2006 89 116 2006/2007 119 2007/2008 137 2008/2009 162 2009/2010 157 Ingegneria dell'informazione 195 167 200 180 143 149 Ingegneria industriale 315 314 346 301 351 327 Scienze dell'architettura e dell'ingegneria edile 6 23 31 69 64 73 Specialistiche in architettura e ingegneria edile 5 16 24 54 58 101 Specialistiche in ingegneria civile - 17 30 33 41 65 Specialistiche in ingegneria dell'automazione - - 11 12 17 14 Specialistiche in ingegneria delle telecomunicazioni - 6 22 18 25 25 Specialistiche in ingegneria elettrica - - 3 20 31 29 Specialistiche in ingegneria elettronica - 22 33 23 37 29 Specialistiche in ingegneria gestionale - 50 65 83 99 100 Specialistiche in ingegneria informatica - 16 20 32 40 44 Specialistiche in ingegneria meccanica - 19 41 75 67 79 Specialistiche in ingegneria per l'ambiente e il territorio - 8 16 19 20 28 610 776 961 1,056 1,155 1,220 Totale Fonte: elaborazioni dell'autore su dati MIUR Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 161 Grafico 2 - Numero di iscritti al Politecnico di Bari e all'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" (valori assoluti, asse sx; 2004/2005 = 1, asse dx) 60,000 1.7 1.6 50,000 1.5 40,000 1.4 30,000 1.3 20,000 1.2 10,000 1.1 0 1.0 2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 Università di Bari Università di Bari Totale nazionale 2008/2009 2009/2010 2010/2011 2011/2012 Politecnico di Bari Politecnico di Bari Fonte: elaborazioni dell'autore su dati MIUR 4. Tendenze recenti del sistema produttivo La grande crisi economica internazionale, partita nel 2008, ha, ovviamente, interessato anche le imprese della meccanica e dei mezzi di trasporto localizzate nella provincia di Bari, come testimonia la sensibile flessione delle esportazioni, la cui intensità è spiegata anche dalla natura di questi settori che risentono molto dell’andamento del ciclo economico. Nei due anni precedenti il deflagrare della crisi, il valore delle esportazioni era stato pressoché costante nel caso del settore meccanico e in crescita in quello dei mezzi di trasporto (in questo caso anche il 2008 aveva fatto segnare un segno positivo) (graf. 3). Il 2009 ha fatto registrare un crollo: -18%, rispetto all’anno precedente, per la meccanica e addirittura -51% per i mezzi di trasporto. Dopo questo picco negativo si è, però, registrata una ripresa nell’ultimo biennio. Questo andamento si riflette anche nel peso detenuto dal polo barese sul totale nazionale (graf. 4). In particolare, è da segnale come, a fronte di una leggera ma costante crescita del peso della provincia di Bari sul totale delle attività manifatturiere, vi sia stata una pressoché continua erosione della quota nel caso della meccanica. Il peso dei mezzi di trasporto, invece, nell’ultimo biennio è aumentato, raggiungendo nel 2011 il valore più alto del periodo considerato. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 162 Per il 2007 disponiamo anche di dati relativi all’export per sistema locale del lavoro e settore. È interessante notare che il SLL di Bari occupa la 43° posizione nella graduatoria dei sistemi locali del lavoro secondo il valore delle esportazioni di macchinari e la 31° se guardiamo ai mezzi di trasporto (tab. 5). Ugualmente da notare è la prevalenza dei mercati dell’Unione Europea come destinazione dell’export, il cui peso nel SLL di Bari è superiore alla media nazionale. Questo è particolarmente vero per i prodotti meccanici. Con riferimento al periodo più recente 2009-2011 abbiamo, invece, solo dati sull’export complessivo del SLL di Bari (per gli ultimi due anni i dati sono provvisori). Il trend del triennio è positivo, con una crescita sia delle esportazioni destinate al mercato europeo che di quelle verso i mercati al di fuori dell’Unione Europea. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 163 Grafico 3 - Export dei settori "macchine" e "mezzi di trasporto della provincia di Bari* 450 400 350 300 Milioni di euro 250 200 150 100 50 0 2006 2007 2008 CK - Macchinari * 2009 2010 2011 CL - Mezzi di trasporto Dal 2010 include i dati relativi alla Provincia Barletta-Andria-Trani Fonte: elaborazioni dell'autore su dati Istat Grafico 4 - Quota sul totale nazionale dell'export della provincia di Bari per settore* 1,1% 0,8% 0,6% 0,4% 0,2% 0,0% 2006 2007 CK - Macchinari * 2008 2009 CL - Mezzi di trasporto 2010 2011 Attività manifatturiere Dal 2010 include i dati relativi alla Provincia Barletta-Andria-Trani Fonte: elaborazioni dell'autore su dati Istat Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 164 Tabella 5 - Graduatoria dei sistemi locali del lavoro secondo il valore delle esportazioni (valori in migliaia di euro) Posizione SLL Macchinari ed apparecchi n.c.a. Mondo Ue27 Posizione Mezzi di trasporto SLL Extra-Ue27 Mondo Ue27 Extra-Ue27 1 Milano 7,202,292 2,651,590 4,550,702 1 Torino 6,165,120 4,107,570 2,057,551 2 Bologna 3,338,192 1,602,011 1,736,182 2 Atessa 2,671,332 2,576,295 95,037 3 Torino 2,675,280 1,598,299 1,076,981 3 Napoli 1,812,653 1,138,167 674,486 4 Bergamo 2,263,474 1,224,330 1,039,144 4 Venezia 1,384,454 195,191 1,189,263 5 Reggio Emilia 1,826,126 993,929 832,196 5 Melfi 1,299,175 1,168,079 131,096 43 Bari 396,513 296,251 100,262 31 Bari 262,417 205,588 56,829 68,775,641 34,262,119 34,513,522 39,962,440 27,154,889 12,807,551 Totale Totale Fonte: elaborazioni dell'autore su dati Istat Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 165 Ampliando lo sguardo a livello regionale, il settore della meccanica è stato anche uno di quelli più colpiti, tra il 2008 ed il 2010, in termini di riduzione del fatturato e della redditività46. La tabella 6 riporta una serie di indici di redditività e di produttività calcolati per imprese della provincia di Bari operanti in alcuni comparti produttivi rilevanti per la nostra analisi. Anche in questo caso per diversi indici di redditività vi è stato un peggioramento fra il 2008 ed il 2010. Altri due elementi confermano le difficoltà. Il primo è che in questi ultimi anni vi sono stati casi di chiusura di imprese così come permangono casi di aziende in grosse difficoltà a causa del calo delle commesse47. È da sottolineare che ad essere colpite non sono solo le imprese contoterziste (subfornitrici in molti casi di imprese localizzate nel Centro-Nord, come già ricordato), ma anche quelle che hanno un prodotto proprio. Il secondo è rappresentato dal notevole aumento nel ricorso alla Cassa integrazione guadagni (CIG) sia ordinaria che straordinaria. Tale incremento è stato particolarmente consistente fra il 2008 ed il 2009, dovuto principalmente alla componente ordinaria, mentre fra il 2009 ed il 2010 sono aumentate le prestazioni straordinarie e in deroga nonostante la riduzione della componente ordinaria, il che riflette il protrarsi dello stato di crisi di alcune aziende oltre i limiti di erogazione delle prestazioni ordinarie (tab. 5). In particolare, il sistema produttivo barese ha risentito del fatto che fra i settori industriali maggiormente colpiti a livello internazionale dalla crisi economica vi sia quello dell’automotive. Ovviamente, le imprese multinazionali localizzate in prossimità del capoluogo regionale operanti in questo settore hanno subito forti ripercussioni negative da questa situazione, tanto che, tra il 2008 ed il 2009, vi è stato il concreto pericolo che le due multinazionali tedesche (Bosch e Getrag) trasferissero i loro stabilimenti produttivi lontano dalla Puglia, fuori dai confini nazionali. 46 Si veda The European House-Ambrosetti, Osservatorio Puglia. Le leve dello sviluppo del sistema economico e industriale della Puglia, dicembre 2011. 47 Un caso particolarmente negativo è rappresentato dalla OM Carrelli Elevatori che trasferirà la produzione in Germania. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 166 Tabella 6 - Indici di Redditività e di Produttività (dati aggregati) Fabbricaz. di computer e prodotti di elettron. e ottica; apparecchi elettromedicali; apparecchi di misurazione e orologi 2010 2008 2006 Fabbricaz. di macchinari e apparecchiature n.c.a. 2010 2008 Fabbricazione di altri mezzi di trasporto Fabbricazioni di autoveicoli 2006 2010 2008 2006 2010 2008 2006 Indici di Redditività EBITDA EBITDA/Vendite (%) Redditività del totale attivo (ROA) (%) Redditività di tutto il capitale investito (ROI) (%) Redditività delle venditite (ROS) (%) Redditività del capitale proprio (ROE) (%) Incid. oneri/Proventi extrag. (%) 22,339 13.35 4.54 7.59 8.54 0.54 0.04 25,902 14.49 6.48 10.23 10.58 8.89 0.45 12,525 10.01 4.04 6.98 5.73 4.35 0.33 16,681 5.89 1.98 3.98 2.67 -0.86 -0.12 21,217 6.13 1.82 3.73 2.28 -2.82 -0.4 24,439 8.16 3.94 8.17 4.66 3.16 0.21 38,078 7.68 0.15 0.32 0.15 5.12 n.s. 23,359 3.96 -4.1 -7.87 -3.45 -24.18 n.s. 81,735 12.09 3.77 6.38 3.26 19.09 2.02 729 1.3 -0.1 -0.28 -0.06 -4.15 n.s. 12,958 17.84 5.66 9.59 11.49 10.43 0.5 15,919 26.65 8.93 12.51 15.43 8.41 0.32 1,620 103 60 45 2.28 1,759 102 56 41 2.49 915 137 63 49 2.77 1,297 218 68 55 4 1,628 213 64 51 4.15 1,507 199 64 48 4.17 3,222 154 54 41 3.76 3,515 168 51 41 4.11 3,320 204 69 42 4.86 77 729 59 50 14.64 322 226 82 40 5.64 285 210 108 50 4.2 Indici di Produttività Numero dipendenti Ricavi pro capite (migl./dip.) Valore aggiunto pro capite (migl./dip.) Costo lavoro pro capite (migl./dip.) Rendimento dipendenti Fonte: elaborazioni dell'autore su dati AIDA Tabella 7 - Ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni nel settore meccanico in Puglia (migliaia di ore) 2008 Interventi oridnari Totale 2009 2010 818 10,376 5,878 1,916 12,248 16,710 Fonte: INPS Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 167 Nonostante le grosse difficoltà appena ricordate è, però, possibile affermare che i settori della meccanica e della componentistica auto, complessivamente, abbiano tenuto. La crisi non sembra aver disgregato il sistema produttivo esistente. Innanzi tutto, la produzione delle multinazionali non è stata delocalizzata. Si tratta di un risultato non di poco conto. Inoltre, come sempre avviene durante le crisi economiche, vi è stato un processo di selezione naturale, per cui a fronte della chiusura di alcune imprese, alcune fra quelle rimaste, evidentemente le più solide e competitive, hanno visto anche migliorare le loro performance. Ovviamente, la tempesta non è passata. Permangono problemi legati alla contrazione dei margini di redditività, a cui si aggiungono difficoltà di accesso al credito, il che contribuisce a mantenere bassa la fiducia degli imprenditori con ovvie ripercussioni sui progetti di investimento futuri. Inoltre, l’elemento tempo è cruciale, se la situazione di crisi dovesse perdurare ancora a lungo, il sistema produttivo rischierebbe di essere messo definitivamente in ginocchio. Vi sono, comunque, alcune indicazioni positive per il futuro. Le principali vengono dalla risoluzione delle vicende legate alla Bosch e alla Getrag. Entrambe le multinazionali tedesche hanno intrapreso progetti di consolidamento: la Bosch ha avviato una nuova produzione, quella della pompa a bassa pressione Zp (un componente del Common Rail), trasferendola dall’Austria, e la Getrag farà salire la sua produzione di cambi di nuova generazione a secco da settantamila a cinquecentomila, grazie alle nuove commesse con Ford e Mercedes. Il risultato di tali progetti è il mantenimento dei livelli occupazionali con prospettive anche di un loro (leggero) incremento. Anche le performance delle principali imprese della meccatronica a capitale locale (MASMEC, MERMEC, ITEL Telecomunicazioni) continuano ad essere positive. Particolarmente interessante è il caso di ITEL per i progetti assolutamente all’avanguardia che ha nel comparto del biomedicale, comparto nel quale si sta affacciando anche la MASMEC. Altre realtà imprenditoriali dinamiche ed interessanti, anche se non riconducibili necessariamente all’interno del campo della meccatronica, sono la EMITECH (azienda specializzata nell’ambito delle schermature elettromagnetiche per usi industriali, militari e civili), la D.A.I. OPTICAL (azienda specializzata in attività di ricerca e sviluppo su lenti oftalmiche di piccole dimensioni) e la SITEC (azienda impegnata nella progettazione, produzione e commercializzazione di prodotti ottici, elettronici e meccanici destinati ai campi dell’ottica, medicina e industria) nell’area di Molfetta, e la ICAM di Putignano che progetta e produce magazzini e archivi automatici (ed è dotata di un piccolo centro di ricerca interno). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 168 4.1. Il Distretto della Meccatronica durante la crisi A distanza di cinque anni dalla costituzione del MEDIS provare a fare un bilancio della sua attività non appare facile. Il primo ovvio elemento da considerare è che questi anni hanno coinciso con una crisi economica profondissima, a cui abbiamo più volte fanno cenno, e che naturalmente non poteva non avere un impatto anche sul Distretto. I giudizi che di seguito verranno formulati dovranno, dunque, essere sempre letti e “pesati” tenendo conto delle sfavorevoli condizioni di contesto. La scelta fatta nel 2007 di puntare sulla meccatronica appare indubbiamente fondata, per le ragioni che abbiamo già richiamato in questo testo, e tuttora condivisibile. Si deve, però, tenere presente la considerazione fatta nel paragrafo precedente e cioè che il Distretto della meccatronica più che fotografare una situazione esistente rappresentava e rappresenta l’indicazione di una direzione, di una strada da seguire. Sono, infatti, poche le imprese baresi che possono essere accumunate da questa etichetta. Ugualmente corretta e condivisibile appare la scelta dello “strumento”, il distretto tecnologico, attraverso il quale attuare un upgrading tecnologico e produttivo. Il passaggio dalla meccanica alla meccatronica richiede, infatti, una forte iniezione di ricerca e sviluppo, per cui la costituzione di un distretto tecnologico quale strumento per portare imprese e mondo della ricerca pubblica e privata a cooperare appare, almeno sulla carta, convincente. Non si tratta solo di favorire l’irrobustimento di rapporti di collaborazione e/o subfornitura fra le imprese, ma di spingerle a sviluppare progetti di ricerca in grado di aiutare il riposizionamento verso l’alto delle loro produzioni. Ancora, la coesistenza fra imprese a capitale esterno e capitale locale appare un fattore positivo. Allo stesso tempo, però, è indubbio che la presenza di grandi imprese, in alcuni casi competitori sullo stesso mercato, rende non semplice lo stabilirsi di relazioni per la conduzione di progetti di ricerca (vi sono, infatti, problemi di notevole complessità in termini di proprietà intellettuale)48. Finora l’azione del MEDIS si è concretizzata nell’individuazione di alcune aree di intervento e nella predisposizione di progetti di ricerca presentati a valere sulle risorse del PON Ricerca e Innovazione 2007-2013. Il primo progetto di ricerca riferito all’Asse 01, dal titolo “Elettronica di controllo, sistema d’iniezione, strategie di combustione, sensoristica 48 La soluzione adottata per superare questo ostacolo nel caso dei progetti finora preparati è stata quella di puntare su progetti che potremmo quasi definire di ricerca “pura”, lontani cioè dalla fase di applicazione. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 169 avanzata e tecnologie di processo innovativi per motori diesel a basse emissioni inquinanti”, è stato ammesso a finanziamento, ma alcuni intoppi burocratici hanno impedito l’erogazione della prima tranche di finanziamento e, quindi, la partenza delle attività. Altri tre progetti sono riferiti all’Asse 02: “AMIDERHA - Sistemi avanzati mini-invasivi di diagnosi e radioterapia” (il progetto mira a studiare e sviluppare nuove tecnologie nell’ambito della strumentazione medicale dedicata alla diagnosi e alla radioterapia); “MASSIME - Sistemi di sicurezza meccatronici innovativi (cablati e wireless) per applicazioni ferroviarie, aerospaziali e robotiche” (il progetto si propone di sviluppare sistemi di sicurezza meccatronici innovativi (cablati e wireless) per applicazioni ferroviarie, aerospaziali e robotiche, costituiti da combinazioni di sensori e tecnologie microelettroniche e supportate da un’adeguata infrastruttura software); “INNOVHEAD - Tecnologie innovative per riduzione emissioni, consumi e costi operativi di motori Heavy Duty” (il progetto ha l’obiettivo di sviluppare tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni inquinanti, dei consumi e dei costi operativi dei motori a combustione interna utilizzati nelle applicazioni Heavy Duty sia “OnRoad” che “Off Road”). Per questi tre progetti l’iter valutativo è ancora in corso. La limitatezza delle azioni messe in campo dagli attori del MEDIS fa emergere qualche perplessità sul ruolo propulsivo svolto finora dal Distretto. Non è facile capire fino a che punto le imprese aderenti “credano” nello strumento. È un fatto che, al di là di quelli presentati sui PON, non siano stati portati avanti altri progetti: i soci non hanno avviato alcuna altra concreta azione né investendo risorse proprie (cosa, ovviamente, improbabile in una fase di crisi) né provando ad intercettare altre risorse pubbliche (magari a livello europeo). È verosimile, comunque, che questa prima fase sia servita a creare “capitale sociale”, ad accrescere la conoscenza e la fiducia fra i vari attori49. Un elemento fondamentale e che richiede tempo. Ora, però, è necessario fare un passo in avanti (e qualche segnale in questo senso sembra emergere) e far sì che il Distretto sia un effettivo veicolo di trasferimento tecnologico verso le imprese del territorio. È fondamentale che crei legami con realtà imprenditoriali esterne e che vada anche verso un allargamento della compagnie societaria50. Il Distretto, infine, non ha rappresentato un fattore di attrazione per nuovi investimenti dall’esterno. Se, infatti, è vero che non si sono registrate delocalizzazioni (un elemento, 49 È un elemento enfatizzato soprattutto da uno degli intervistati. A questo proposito è comunque doveroso evidenziare che nel Distretto sono presenti soggetti in grado di interagire ad un livello elevato di competenza e conoscenza e che gli attori (ci riferiamo soprattutto alle imprese) sul territorio in grado di poter avere questo tipo di interazione non sono molti. 50 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 170 comunque, non trascurabile nell’attuale fase) è anche vero che non si sono registrati nuovi investimenti così come non si sono sviluppate nuove realtà locali significative. 5. Il ruolo svolto dalle politiche pubbliche Le politiche pubbliche hanno, sicuramente, giocato un ruolo decisivo nella tenuta nel tempo del sistema produttivo della meccatronica pugliese51; in particolare, importante è stato lo strumento del Contratto di Programma sia nella versione gestita a livello centrale che in quella gestita dalla Regione Puglia nell’ambito della programmazione dei fondi comunitari52. Il primo caso è quello della Getrag il cui insediamento a Modugno risale al 1996. Per la realizzazione dell’investimento, infatti, la multinazionale tedesca ha beneficiato di un Contratto di Programma53. Nel decreto di concessione definitiva, del gennaio 2004, si legge che “sono stati raggiunti gli obiettivi generali del Contratto di programma che ha comportato investimenti complessivi per 187.773.475,06 Euro ed una occupazione di 824 unità nuove assunte [al gennaio 2004]”. A fronte di questi risultati, il contributo in conto capitale concesso, come definitivamente ricalcolato sugli investimenti ammissibili, ammonta a 98,6 milioni di euro (tab. 8). Sempre la Getrag, che nell’agosto del 2005 aveva messo in cassa integrazione (a turno) 750 lavoratori (vale a dire la maggior parte del personale dell’impresa) a causa di una forte diminuzione degli ordini, ha firmato un Contratto di Programma con la Regione Puglia nell’ambito del POR Puglia 2000-2006 (Misura 4.18). La trattativa ha avuto come risultato il mantenimento dei livelli occupazionale ed il rilancio della produzione nello stabilimento barese. Il contributo pubblico ammonta a circa 12,6 milioni di euro per la parte di investimento industriale e a 4,6 milioni per la parte di investimento in ricerca e sviluppo (tav. 9). La Magneti Marelli ha beneficiato di un Contratto di Programma sia nell’ambito del POR Puglia 2000-2006 che del P.O. Puglia 2007-2013. Nel primo caso il contributo pubblico 51 Scopo di questo paragrafo non è ricostruire nel dettaglio l’insieme degli interventi pubblici di cui ha beneficiato il sistema produttivo della meccatronica pugliese, ma di richiamare semplicemente gli interventi più significativi. 52 Il POR Puglia 2000-2006 è stato il primo documento di programmazione regionale in Italia ad aver previsto l’utilizzo di un regime di aiuto nell’ambito della programmazione negoziata, tra quelli di competenza nazionale, per il sostegno allo sviluppo e l’attrazione di investimenti. In tal modo, per la prima volta l’attuazione dei Contratti di Programma si è realizzata attraverso una collaborazione istituzionale con l’impegno congiunto di risorse finanziarie nazionali, regionali e comunitarie e con il coinvolgimento della Regione nella gestione delle diverse fasi del procedimento. 53 La delibera CIPE di approvazione del Contratto di Programma è del 27 novembre 1996. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 171 ammonta complessivamente a circa 28,5 milioni di euro (tav. 9), mentre nel secondo a 10,2 milioni. La Bosch ha beneficiato, prima, di un Contratto di Programma siglato, nel febbraio 2002, con il Ministero delle Attività Produttive (e finalizzato alla realizzazione di un piano di investimenti industriali e di ricerca nei sistemi di alimentazione dei motori diesel) e, successivamente, nel dicembre 2007, di un Contratto di localizzazione sottoscritto con il Ministero dello Sviluppo Economico, l’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa e la Regione Puglia. Il contributo pubblico per il primo intervento è pari a circa 91 milioni di euro (tab. 10), mentre per il secondo a poco meno di 14 milioni (tab. 11). Il Contratto di programma non è comunque l’unico strumento utilizzato. Le imprese del polo produttivo della meccatronica si sono dimostrate in grado di intercettare risorse pubbliche anche attraverso altri canali. Diversi sono i soggetti che risultano beneficiari del PON Ricerca e Competitività 2007-2013: Centro Studi Componenti per Veicoli (Bosch); MASMEC; MERMEC; ITEL Telecomunicazioni; Sintesi; oltre all’Università degli Studi di Bari e al Politecnico di Bari. Un ultimo elemento di carattere più generale da segnalare riguarda la composizione degli aiuti per finalità di politica industriale erogati in Puglia: confrontando la distribuzione per obiettivo delle risorse erogate nel biennio 2002-2003 e in quello 2009-2010 è possibile osservare un calo molto accentuato delle erogazioni “generaliste”, volte cioè al mero sostegno degli investimenti senza particolari qualificazioni, a favore di un incremento molto accentuato del sostegno alla ricerca e all’innovazione e di quello rivolto alla nascita di nuove imprese. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 172 Tabella 8 - Erogazione annuale dei contributi pubblici (milioni di euro) 31/12/1996 31/12/1997 31/12/1998 31/12/1999 31/12/2000 31/12/2001 31/12/2002 31/12/2003 31/12/2004 31/12/2005 Totale Contributi statali - 23,39 23,39 23,39 - 12,30 - - 16,11 - 98,58 Contributi Regione Puglia - 2,23 6,12 2,80 6,22 1,66 - - - - 19,03 Contributi totali - 25,62 29,51 26,19 6,22 13,96 - - 16,11 - 117,61 Fonte: Getrag s.p.a. (Tab. 3 in Prota 2008) Tabella 9 - Contratti di Programma sottoscritti nell'ambito del POR Puglia 2000-2006 (Misura 4.18) Industriale SOGGETTO PROPONENTE Ricerca e Sviluppo BENEFICIARIO Programma Ammesso Contributo Risorse Misura 4.18 Programma Ammesso Finanziamento Contributo Cofinanziamento Ministero dello sviluppo economico Risorse Misura 4.18 Finanziamento Contributo Magneti Marelli Powertrain S.p.A. Magneti Marelli Powertrain S.p.A. 49.605.000,00 23.884.348,26 23.884.348,26 11.501.300 6.900.800 4.600.500 Getrag S.p.A. Getrag S.p.A. 25.547.422,00 12.581.130,20 12.581.130,20 11.622.700 6.974.000 4.633.270 1.608.603,00 936.639,51 936.639,51 2.156.000 1.293.600 862.400 1.293.600 862.400 Centro Laser s.c.a.r.l. 433.516,00 261.348,68 261.348,68 413.000 247.800 165.200 247.800 165.200 Planetek Italia s.r.l. 263.603,00 157.735,32 157.735,32 1.355.000 801.000 519.500 801.000 519.500 Icam s.r.l. 1.744.294,00 1.115.858,22 1.115.858,22 1.689.980 1.014.000 573.800 1.014.000 573.800 Totale 4.049.516,00 2.471.581,73 2.471.581,73 5.613.980 3.356.400 2.120.900 3.356.400 2.120.900 Mer Mec S.p.A. Consorzio Sud Space 6.900.800 4.600.500 6.974.000 4.633.270 Fonte: Regione Puglia Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 173 Tabella 10 - CONTRATTI DI PROGRAMMA, STATO DI ATTUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2010 (valori finanziari in milioni di euro) Data Delibera Data stipula Cipe contratto Investimenti Contributo Stato Contributo Regione 198,3 90,7 - Totale Incremento Erogazio Erogazio Erogazio Erogazio Erogazio Erogazio Erogazio Erogazioni al Erogazioni al contributo Occupazione ni nel ni nel ni nel ni nel ni nel ni nel ni nel In APQ 31/12/2003 31/12/2010 pubblico previsto 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 REGIME DI AIUTO 2000-2006 - Bosch 04/08/00 13/02/02 90,7 390 39,5 - 23,8 17,1 0,0 6,2 0,0 - 86,7 SI Fonte: MiSE - Direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali, ex-Istituto per la Promozione Industriale e Promuovi Italia Tabella 11 - CONTRATTI DI LOCALIZZAZIONE, STATO DI ATTUAZIONE AL 31 DICEMBRE 2010 (valori finanziari in milioni di euro) APQ Iniziativa Data stipula Contratto di programma Valore dell'investimento complessivo Contributo Stato Data stipula Contributo Stato Erogazioni nel 2006 Erogazioni nel 2007 Erogazioni nel 2008 Erogazioni nel 2009 Erogazioni Erogazioni al nel 2010 31/12/2010 Risorse private Tecnologie diesel e sistemi frenanti S.p.A. TDIT (Gruppo Bosch) 1, 2 27/12/2007 89,4 29,1 27/12/2007 13,8 29,5 - - - - 12,5 12,5 Centro studi componenti per veicoli S.p.A. CVIT (Gruppo Bosch) 2,3 27/12/2007 27,5 11,4 27/12/2007 11,4 16,1 - - - - - - 1 L'APQ non prevede la realizzazione di opere pubbliche complementari. Il totale dell'investimento corrisponde quindi al solo Contratto di programma collegato alla iniziativa di localizzazione. 2 A seguito della rimodulazione del programma l'investimento totale si è ridotto a 43,3 milioni di euro; di conseguenza l'importo dell'agevolazione è stato rideterminato in 13,8 milioni di euro. 3 Il contributo è stato revocato a seguito di rinuncia da parte della società beneficiaria. Fonte: MiSE-Direzione generale per l'incentivazione delle attività imprenditoriali, Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A. e Promuovi Italia Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 174 6. Criticità e potenzialità del sistema produttivo della meccatronica e “domanda” di politiche pubbliche Anche se il sistema produttivo della meccatronica pugliese ha, sostanzialmente, resistito ai colpi dell’attuale crisi economica internazionale, permangono incertezze sul suo futuro. Le principali criticità possono così essere sintetizzate: - forte dipendenza dalla presenza di stabilimenti di multinazionali estere i cui centri decisionali sono lontani dall’Italia e la cui presenza nel corso degli anni è stata garantita anche (seppur non solo) da forti contributi pubblici sia nazionali che regionali; - prevalente specializzazione nell’automotive che può rappresentare un problema alla luce delle difficoltà a livello mondiale di questo comparto produttivo; - necessità di un ulteriore upgrading tecnologico delle principali imprese a capitale locale: seppur ad elevato contenuto tecnologico si trovano ad operare in ambiti in cui molto forte è la concorrenza e con conoscenze tecnologiche “contendibili”; con riferimento a questo aspetto è molto interessante il tentativo della ITEL Telecomunicazioni di spostarsi nel settore biomedicale; - scarsa capacità di attrazione di nuovi players internazionali. A fronte di questi elementi di criticità, il sistema produttivo della meccatronica presenta delle notevoli potenzialità di sviluppo. La prima riguarda sicuramente la presenza di un Distretto tecnologico con un buon potenziale di ricerca dei suoi attori (imprese, Università e centri di ricerca), testimoniato dalla qualità dei progetti di ricerca presentati a valere sui PON. L’idea di puntare sulla costituzione di un distretto come elemento trainante del consolidamento e del rafforzamento del sistema produttivo della meccanica e dell’automotive pugliese appare corretta, nonostante i risultati finora siano stati modesti. Ci si deve, però, interrogare su come rendere efficace questo strumento. Quello che appare indispensabile è, innanzi tutto, potenziare la strategia messa in campo. Il MEDIS deve valorizzare il suo ruolo all’interno del sistema innovativo regionale e connotarsi maggiormente come uno strumento di trasferimento delle conoscenze meccatroniche al più vasto comparto della meccanica che può contare, come già detto, su un buon numero di imprese interessanti. Devono, inoltre, essere sfruttate le possibilità di collaborazione con altri distretti regionali; in particolare, aree di ricerca comune si possono intravedere con il Distretto Tecnologico Pugliese High-Tech, ma anche con il Distretto dell’aerospazio. Un altro elemento di sviluppo può essere dato dall’affacciarsi su nuovi ambiti per la meccatronica; due esempi interessanti sono: bio inspired design (trasferimento in ambito meccatronico di conoscenze biologiche) e nano materiali. È soprattutto con riferimento all’individuazione di nuovi ambiti applicativi che i rapporti fra mondo della ricerca e mondo dell’industria devono ulteriormente infittirsi54. Alla luce dell’analisi fin qui presentata, la “domanda” di politiche pubbliche di sostegno allo sviluppo del sistema produttivo della meccatronica può essere così schematicamente formulata: da una parte, strumenti finalizzati ad ampliare il numero degli attori; dall’altra, strumenti finalizzati ad aumentare il contenuto tecnologico e la capacità competitiva delle imprese locali. L’elemento che appare assolutamente cruciale è l’ispessimento del tessuto produttivo con l’attrazione e la nascita di imprese innovative operanti in nuovi ambiti di sviluppo per la meccatronica. Si deve cioè favorire la creazione di una massa critica rilevante. Finora le strategie messe in campo dalla Regione Puglia sono state “difensive”, si è cioè puntato ad evitare la chiusura di importanti stabilimenti e, quindi, a mantenere importanti livelli occupazionali. Un passo assolutamente necessario. Occorre, però, farne uno successivo nella direzione di ampliare la platea degli attori. Si tratta di definire, in primis, una strategia di attrazione mirata alle imprese che operano nel settore della meccatronica55. Elemento centrale di tale strategia, in quanto particolarmente attrattivo per i potenziali investitori, deve essere l’ampia dotazione di capitale umano di buon livello e a relativo basso costo: ingegneri e figure tecniche “intermedie” altamente specializzate. Un ruolo centrale, naturalmente, dovrà essere 54 A questo proposito bisogna dire che in Italia vi sono molteplici strumenti di programmazione e di intervento per favorire la collaborazione tra la ricerca pubblica e il settore privato. Manca, però, una sistematica valutazione della loro efficacia. Un rapporto del DPS del 2009 “Migliorare le politiche di Ricerca e Innovazione per le Regioni. Contenuti e processi di policy” suggerisce l’esigenza di una razionalizzazione e di puntare su soggetti in grado di mettere in relazione le imprese che manifestano specifici bisogni con i ricercatori o con le altre imprese in grado di fornire una risposta (una sorta di “intermediari della conoscenza”). In questa attività di diffusione della conoscenza, un ruolo importante potrebbe essere svolto dalle Regioni, in quanto un’azione a livello locale potrebbe avere il vantaggio di sfruttare conoscenze dirette del contesto. 55 Tale strategia dovrà tenere conto di tutte le altre misure di policy a livello regionale che possono essere rilevanti per il perseguimento dell’obiettivo, a partire, naturalmente, dalle politiche di accumulazione di capitale umano (su questo si veda Coniglio N., Mariano E., Prota F., Capitale umano, mobilità geografica e sviluppo economico. Analisi e politiche per la Puglia, Manni, San Cesario di Lecce). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 176 pensato per il MEDIS; così come dovranno essere valorizzate per i potenziali investitori le possibili economie di agglomerazione56. Accanto all’attrazione di imprese esterne, occorrerà favorire la nascita, ma soprattutto il consolidamento di nuove imprese innovative (in particolare, spin off universitari). Si tratta di intervenire con strumenti di innovazione finanziaria. Per rompere l’equilibrio inefficiente nel mercato del venture capital, è necessario operare da diversi fronti con misure sistematiche e coordinate. Una parte essenziale di questi interventi consiste nel creare un ampio mercato di seed capital. In questo ambito vi sono significativi fallimenti di mercato che giustificano ampiamente l’intervento pubblico (anche a scala regionale). Su questo punto occorre spendere qualche parola sul tema più generale degli incentivi alle imprese. Nel caso delle imprese innovative sarebbe preferibile puntare su strumenti selettivi che, se ben gestiti, segnalano agli investitori privati la bontà dei progetti delle imprese finanziate. Le piccole imprese innovative soffrono di elevate asimmetrie informative nel mercato dei capitali che rendono problematico il finanziamento esterno. Finanziamenti di carattere selettivo, se la competizione tra i progetti di ricerca è elevata e se la loro selezione è affidata a organismi competenti e indipendenti, generano un effetto di “segnalazione” della qualità delle imprese. Il segnale riduce le asimmetrie informative (che sono tanto più elevate per le imprese di nuova creazione e per i progetti di ricerca e sviluppo) e rende più facile per le imprese l’accesso a capitali privati. Gli strumenti selettivi hanno, dunque, un effetto positivo “indiretto” che gli strumenti automatici non possono avere57. Con riferimento agli strumenti volti ad aumentare il contenuto tecnologico e più in generale la capacità competitiva delle imprese locali, ci limitiamo a richiamare l’attenzione sulle potenzialità di un nuovo strumento di policy: il contratto di rete. Si tratta di uno strumento con cui più imprese regolano l’esercizio in comune di una o più attività rientranti nel proprio oggetto sociale, con l’obiettivo di accrescere stabilmente il coordinamento tra imprese e, per questa via, la loro capacità innovativa e competitiva sul mercato. Il contratto di rete potrebbe rappresentare uno strumento efficace per spingere le 56 La teoria economica ha riconosciuto da tempo che le economie di agglomerazione sono in grado di migliorare la produttività delle imprese e favorire processi di concentrazione territoriale dell’attività produttiva. In particolare, esistono economie di agglomerazione legate non al numero generico di impianti esistenti, ma al numero di stabilimenti di proprietà straniera operanti nella stessa area geografica. 57 Su questo aspetto si vedano i seguenti lavori: Lerner J. (1999) The government as venture capitalist: the long-run impact of the SBIR program, Journal of Business 72, 285-318; Colombo M. G., Grilli L., Murtinu S. (2011) R&D Subsidies and the Performance of High-Tech Start-Ups, Economics Letters 112, 97-99; Colombo M. G., Giannangeli S., Grilli L. (2011) Public subsidies and the growth of high-tech start-ups: Assessing the impact of selective and automatic support schemes, Working paper, Politecnico di Milano. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 177 imprese meccaniche locali a superare alcuni dei loro limiti storici: l’assenza di un prodotto proprio sul quale affacciarsi sul mercato (abbiamo ricordato più volte come molte siano imprese contoterziste) e la scarsa presenza all’interno delle aziende di figure manageriali (è possibile che le imprese, generalmente restie a superare una gestione manageriale molto incentrata sulla famiglia, siano maggiormente disposte ad utilizzare manager esterni per la gestione delle funzioni individuate nel contratto di rete). Inoltre, grazie a questo strumento potrebbe essere favorita la collaborazione con le grandi imprese, e per questa via agevolare il trasferimento tecnologico. Un cenno, infine, merita l’aspetto della tempistica delle politiche. Con riferimento ai progetti di ricerca presentati a valere sul PON Ricerca e Competitività, diversi intervistati hanno lamentato forti ritardi nelle procedure. Si tratta di un elemento particolarmente critico proprio per le politiche di innovazione, in quanto vi è il rischio di finanziamento di idee ormai “fuori mercato” e di scoraggiare le imprese di medie dimensioni che sono generalmente più sensibili al rischio di squilibri finanziari generati dai ritardi nell’erogazione dei supporti alle attività di R&S. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 178 Capitolo 6 Il sistema produttivo dell’elettronica di Catania Maurizio Avola Università di Catania Alberto Gherardini Università di Firenze Rosanna Nisticò Università della Calabria Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 179 Premessa Il sistema produttivo dell’elettronica di Catania è senza dubbio il più importante polo manifatturiero della Sicilia e uno dei principali del Mezzogiorno: comunemente noto come Etna Valley, conta circa 5.000 addetti diretti. E’ un polo che ruota prevalentemente attorno ad un big player, l’unità catanese della multinazionale italo-francese dei semiconduttori STMicroelectronics che da sola assorbe circa l’80% di questi lavoratori. Solo di recente, ma sempre per dinamiche strettamente connesse a STM, è arrivata sul territorio l’americana Micron, anch’essa tra le aziende leader a livello mondiale del settore e già presente in Italia ad Avezzano (dove aveva rilevato in precedenza le attività di Texas Instruments), ed è sorta 3Sun, azienda attiva nella produzione di pannelli fotovoltaici a film sottile. In effetti, il sistema produttivo territoriale (SPT) dell’elettronica catanese va ben al di là delle imprese attive nel comparto in senso stretto, considerato che molte realtà produttive che hanno rapporti più o meno stabili di subfornitura con STM fanno parte di settori diversi, in particolare quello della meccanica, occupando un numero di addetti che per lungo tempo è stato quantificato in misura equivalente a quella dell’unità locale di STM (Baglieri, Leonardi, 2003). Il rapporto si articolerà in nove parti. Partiremo con un paragrafo su Inquadramento e dinamiche del settore di riferimento, in cui verranno presentate le caratteristiche produttive del settore, il ruolo che assume all’interno della catena globale del valore, per arrivare poi a definire le trasformazioni recenti sul piano internazionale. Il secondo paragrafo, Origini ed evoluzione del sistema produttivo catanese, ripercorrerà la storia del polo, concentrandosi in particolare sul passaggio dalla fase dell’effervescenza degli anni novanta, quella che ha contribuito all’ascesa del mito di Etna Valley, alle tendenze attuali che evidenziano, da una parte, gli effetti della crisi internazionale e della perdita di centralità dell’Europa nel settore e, dall’altra, l’attivarsi di un processo di parziale riconversione produttiva del polo stesso. Seguirà, quindi, un paragrafo dedicato all’Analisi delle principali variabili economiche che fornirà riscontri empirici sullo stato di salute del polo catanese in un’ottica comparata in grado di evidenziare analogie e specificità del caso in esame a livello nazionale. Nel quarto paragrafo, invece, si proporrà un approfondimento su Le realtà imprenditoriali del sistema catanese. Sulla base delle interviste in profondità realizzate, dei documenti e dei dati raccolti, si cercherà di presentare un affresco di Etna Valley che vada oltre i confini di STM, evidenziando la diversificazione degli attori in Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 180 campo, dalle nuove realtà dell’elettronica, Micron e 3 Sun, alle imprese dell’indotto, “esterne” ed “interne” all’area catanese, tentando di qualificare i mercati di sbocco, le relazioni di subfornitura, i processi di internazionalizzazione e/o delocalizzazione, i principali competitors. Il quinto paragrafo, Le relazioni tra imprese, università e centri di ricerca e l’importanza del capitale umano, sarà dedicato ad un tema di particolare rilevanza nella definizione dei distretti high-tech ed in particolare delle economie esterne che ne favoriscono il radicamento territoriale (Trigilia, 2009). Nel sesto paragrafo tracceremo una ricostruzione de Le politiche industriali e dell’innovazione. Il settimo paragrafo è dedicato al Il rapporto con le istituzioni locali e la Pubblica Amministrazione per evidenziare il modo in cui le imprese vivono nel territorio di insediamento e la qualità delle relazioni con l’amministrazione locale. Considerate le finalità del rapporto, l’ottava parte sarà focalizzata alla ricostruzione de La domanda di politiche individuate dagli stakeholder locali per il supporto della competitività del SPT dell’elettronica catanese. Infine, il rapporto si chiude con alcune Considerazioni conclusive e indicazioni di policy. 1. Inquadramento e dinamiche del settore di riferimento Il settore di riferimento del sistema produttivo dell’elettronica catanese è quello dei componenti microelettronici, basato sull’uso del silicio, il materiale principe dei semiconduttori. Il settore industriale per tali ragioni viene comunemente individuato come industria dei semiconduttori. Si tratta, quindi, di un’industria che realizza microcomponenti che hanno un vastissimo ambito di applicazioni sui sistemi elettronici finiti58. Per comprendere la crescente importanza che tale settore produttivo ha assunto nell’ambito dell’economia mondiale contemporanea basta fare riferimento a due processi strettamente interconnessi che ne accrescono il peso all’interno della value chain: da un lato, la crescente pervasività che la micro componentistica elettronica ha assunto all’interno dei sistemi elettronici finiti, passando da un valore del 6-7% negli anni 58 Nel 2010 il mercato mondiale dei componenti microelettronici per ambito di applicazione era rappresentato per il 41% da computer e strumenti da ufficio (mainframe, attrezzature da ufficio, periferiche e personal computer), 21% strumenti per la comunicazione (wired e wireless, portatili, attrezzature tradizionali per la comunicazione, apparecchiature informatiche per la casa collegabili in rete, ecc.); per il 18% prodotti per l’elettronica di consumo (intrattenimento, TV, radio, VCR, macchine fotografiche e cineprese, giochi, ecc.); per l’11% strumentistica e apparecchiature per l’industria (lab, test, controllo e misurazione); per l’8% automotive (powertrain, gestione sicurezza, controllo motore, intrattenimento, ecc.); per l’1% acquisti militari e del governo (fonte: WSTS). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 181 sessanta, a circa il 24-25% attuale59; dall’altro, il processo di progressiva diversificazione delle applicazioni microelettroniche che trovano crescente spazio all’interno di sistemi elettronici finiti nuovi o che comunque rappresentano un’evoluzione di sistemi precedenti, a partire dai beni di largo consumo (smart phone, tablet, fotocamere e videocamere digitali, ecc.), ma che riguardano altresì settori che prima erano coinvolti in modo marginale o nullo, come l’energia, la salute, lo sport, la cosmetica, la farmaceutica. In definitiva, quindi, ci troviamo di fronte ad un settore le cui possibilità di implementazione sono vastissime e in parte ancora sconosciute o quanto meno tendenzialmente in crescita. Inoltre, l’importanza che il settore riveste all’interno del sistema economico è testimoniato tanto dalla capacità di generare un vasto indotto altamente specifico (attrezzature, impiantistica, materie prime, semilavorati, ecc.), quanto di impiegare risorse umane ad elevata qualificazione e di generare elevati livelli di investimenti in ricerca e sviluppo60. La Figura 1 illustra l’incidenza del valore della produzione del settore dei sistemi elettronici finiti sul PIL modiale (2,2%) e il peso che nell’ambito di quest’ultimo assume l’industria dei semiconduttori (19%)61. Fig. 1 – Catena del valore dei semiconduttori, 2010 Equipment 39 Mld Materials 47 Mld $ Fonte: ESIA, Semiconductor Europe Newsletter, November 2011 59 Cfr. intervista STM. In Europa si tratta del settore con la più elevata intensità di investimenti in ricerca e sviluppo calcolata sulle vendite nette (14,8% nel 2010), seguito dal farmaceutico (14,1%), software (14,0) e telecomunicazioni (13,0%) (cfr. Commissione Europea). 61 Questo dato evidenzia un’incidenza più contenuta rispetto a quanto riportato precedentemente sulla base dei riscontri forniti dai nostri interlocutori di STM. Tuttavia, come si avrà modo di vedere più avanti, si tratta di un dato che non tiene conto di una porzione importante di fatturato generato dai processi di outsourcing, come quello prodotto dalle cosiddette foundries. 60 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 182 Fig. 2 – Fatturato mondiale dell’industria dei semiconduttori (miliardi di dollari) Tasso medio di crescita annua 2001-2011: 8,3% Fonte: iSuppli, anni vari L’importanza e le potenzialità di crescita del settore convivono tuttavia con una certa instabilità, tanto sul piano globale dell’andamento del mercato dei semiconduttori, quanto sul versante delle dinamiche regionali e aziendali. Dal primo punto di vista la fig. 2 mostra come nell’ultimo decennio il settore è stato protagonista di una crescita considerevole, ma allo stesso tempo ha vissuto due picchi negativi significativi nel 2001 (-31,7%) e nel biennio 2008-2009 (rispettivamente -3,9 e -11,0%). Tale andamento va interpretato tenendo in considerazione le specificità del settore e le tendenze di lungo periodo: Essendo un’industria delle industrie è un settore altamente ciclico, perché fornendo componenti che vengono utilizzati da altre industrie noi siamo i primi a sentire la crisi, a rallentare la corsa, così come siamo i primi a ripartire. Se noi analizziamo l’andamento del mercato nel nostro settore con quello del GDP possiamo vedere che i livelli di crescita sono maggiori nel primo che nel secondo. […] In un arco temporale abbastanza significativo, dagli anni Ottanta al 2011, mentre il tasso annuo composto medio di crescita dell’industria dei semiconduttori è stato del 15%, quello dei sistemi elettronici finiti che noi serviamo è cresciuto del 9%. Poi però c’è l’andamento ciclico con le grandi crisi degli anni 2000, dove Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 183 l’andamento del settore dei semiconduttori è stato peggiore rispetto a quello dell’economia mondiale [Intervista STM]. Il secondo elemento di instabilità che ha caratterizzato negli anni recenti il settore dei microcomponenti elettronici riguarda i mutamenti sullo scenario globale delle gerarchie tra le principali macro-aree produttive. Tutti i nostri interlocutori, infatti, hanno sottolineato come nell’ultima decade si sia registrata nel mercato dei semiconduttori una significativa perdita di importanza soprattutto dell’Europa, ma anche degli Usa e del Giappone, a tutto vantaggio della Cina, della Corea del Sud e dei paesi del Sud-Est asiatico. I tassi di crescita rilevati nel settore, quindi, sono stati particolarmente differenziati da un’area all’altra, e l’Europa è passata da una quota di mercato del 22% nel 2001 al 13% nel 201062. Una debacle che evidenzierebbe una perdita di competitività del Vecchio Continente, come ci racconta un manager di una delle prime dieci multinazionali del settore: L’Europa sta oramai sistematicamente perdendo competitività rispetto alle altre aree geografiche, in particolare rispetto all’Asia. Nel rapporto del 2005 [ESIA - European Semiconductor Industry Association] abbiamo dimostrato come se una compagnia avesse deciso di fare uno start up di uno stabilimento in Germania, che è considerata l’area più produttiva d’Europa, negli Stati Uniti oppure in Asia, lo stabilimento in Germania avrebbe comunque nel tempo perso competitività rispetto allo stabilimento asiatico di un buon 20%. Le ragioni che vi sono dietro sono molteplici. Il dato di fatto è che nel tempo l’Europa è andata sempre più perdendo terreno: oggi a fronte di un fabbisogno di circa il 18% dei dispositivi prodotti nel mondo, in realtà solo un 10-12% viene prodotto in Europa. Ovvero, l’Europa è un importatore netto [Intervista Micron]. Nel primo decennio del nuovo secolo, quindi, si sposta ad Est la produzione (tanto per effetto della crisi e/o delle delocalizzazioni delle grandi multinazionali americane ed europee, quanto per crescita endogena di vecchie e nuove realtà produttive asiatiche); si 62 Nello stesso periodo l’area delle Americhe è scesa dal 26% al 18%, il Giappone dal 24% al 16%, mentre l’area Asiatica è salita dal 29% al 54% (fonte: WSTS). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 184 spostano di conseguenza i mercati di approvvigionamento, ma allo stesso tempo anche i mercati di sbocco: la domanda “asiatica” di microcomponenti, infatti, cresce significativamente63. Come ricordato in precedenza, l’effervescenza e l’instabilità che caratterizzano questo settore possono essere evidenziate anche a livello più strettamente aziendale. Trattandosi di un settore che necessita elevati livelli di investimenti in R&S e fortemente competitivo sul piano tecnologico, i rischi sono molto elevati. Le fortune o i disastri delle corporations dipendono dal buon esito dei prodotti realizzati e dalla loro appetibilità sul mercato, ma essendo un’industria che fornisce altre industrie gli esiti finali sono altresì condizionati dalle performance dei settori e dei partner di riferimento. E’ un settore che richiede anche una dimensione minima elevata delle imprese, se verticalmente integrate, e investimenti consistenti sia relativi agli impianti di produzione che alle attività di ricerca: Il processo di concentrazione economico e geografico è dovuto essenzialmente all’evoluzione del costo per bit per memoria che è in continua discesa e a volte una discesa che è un precipizio. Non è del tutto anormale che in un certo periodo, magari nel giro di tre o quattro mesi si verifichi una riduzione dei prezzi del 30-40%. Tutto questo va unito al fatto che se si vuole restare leader nel settore gli investimenti sono molto elevati. Per dare un’idea, oggi un sito produttivo di ultima generazione, quindi stiamo parlando di un 300 millimetri, ovvero 12 pollici, che voglia lavorare sulle memorie, avendo un’economia di scala che permetta di stare sul mercato ha un costo iniziale di investimento che si può aggirare tra i tre e i cinque miliardi di dollari. I costi di ricerca e sviluppo di un’azienda di questo tipo sono sempre intorno al 20% del fatturato. Quindi, da una parte sono necessarie economie di scala molto forti; dall’altra sono necessari investimenti consistenti e i trend di mercato sono sempre molto sfidanti [intervista Micron]. Il dinamismo del settore risulta particolarmente evidente dalla variabilità delle performance annuali dei maggiori produttori mondiali e dai molteplici processi di fusione, acquisizione, cessione di ramo d’azienda, ecc., che hanno coinvolto negli ultimi anni 63 Si tratta di dinamiche strettamente interconnesse che si alimentano reciprocamente. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 185 molte aziende del settore, in alcuni casi stravolgendo le gerarchie nella distribuzione delle quote di mercato: Nel settore delle memorie dal 1980 ad oggi vi è stata una concentrazione di soggetti che sono rimasti nel mercato e tantissimi altri che ne sono usciti. Se si osserva la percentuale di produttori di memorie per area geografica, partendo dal 1980 e variando di cinque anni in cinque anni si vede chiaramente che non solo vi sono delle aziende che decidono di uscire dal settore delle memorie, ma che vi è proprio uno shift di area geografica: dagli Stati Uniti pian piano si passa in Asia e nella stessa Asia gradualmente si passa da una predominanza giapponese a quella che è oggi una predominanza coreana. Questo a livello di macrofenomeno. A livello di aziende succede sostanzialmente che le americane e le europee tendono a uscire da questo ramo di mercato. L’unica americana che rimane nel settore delle memorie è per l’appunto Micron. […] Tenete conto che Sumsung più Hynix più Elpida Memory Inc. fanno l’80% del mercato. Dunque vi è stato un processo di concentrazione tanto geografica quanto aziendale. Dentro questo processo vi sono stati processi di merger acquisition dovuti al fatto che quando un’azienda usciva dal ramo ce n’era un’altra che andava ad occupare lo spazio lasciato [Intervista Micron]. Infine, la vivacità del settore può essere ulteriormente specificata facendo riferimento ad un graduale processo di diversificazione sul piano organizzativo, con particolare riferimento alla dicotomia organizzazione interna/organizzazione esterna. Attualmente, il settore dei semiconduttori è composto da tre principali tipi di organizzazioni: IDMs (Integrated Device Manufacturers), fabless e foundries. Le IDMs rappresentano quelle realtà aziendali che realizzano per intero il ciclo di trasformazione dei semiconduttori, integrando le varie funzioni, da quelle di progettazione, a quelle di produzione, sino a quelle commerciali. Si tratta della formula organizzativa più importante e diffusa sin dalle origini (anni sessanta) e che ancora oggi raccoglie le aziende leader del settore (Intel, Samsumg, Texas Instruments, Toshiba, STM, etc.). Più di recente, in particolare dagli anni ottanta, si sono andate diffondendo le fabless (attualmente la più importante è l’americana Qualcomm, sesta realtà mondiale per fatturato del settore, cui seguono altre tre Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 186 statunitensi, Broadcom, AMD e NVIDIA), aziende senza capacità produttiva che esternalizzano interamente le attività manifatturiere alle foundries. Queste ultime (pureplay) sono essenzialmente delle fabbriche “make-to-order” (MTO) che realizzano prodotti progettati dai committenti. Le foundries, quindi, “offrono” i loro fab per l’attività produttiva sia delle fabless che delle più tradizionali IDMs64. Dato che in periodi di bassa domanda le commesse MTO potrebbero lasciare inutilizzata parte della capacità produttiva, inducendo ingenti perdite finanziarie in un settore che è molto capitaleintensive, in alcuni casi si realizza il sistema di produzione ibrido chiamato MTO/MTS (make-to-stock) per accrescere l’utilizzazione della capacità produttiva dei fab (WU, Jiang, Chang 2007; Chang et al. 2003). Entrate nella scena mondiale alla fine degli anni ottanta, le foundries rappresentano oggi una realtà organizzativa rilevante e in crescita nel settore dei semiconduttori65, che nel corso del tempo ha anche incrementato il suo peso sul piano dello sviluppo e del trasferimento tecnologico del settore (Li, Huang, Chen, 2011). L’emergere delle foundries, da un lato, e delle fabless, dall’altro, ha dato luogo, dal punto di vista organizzativo, a un intenso processo di disintegrazione verticale nell’industria dei semiconduttori, che tuttavia convive con la presenza di grandi imprese integrate che internalizzano le diverse fasi: dal design dei circuiti integrati, alla fabbricazione al packaging, ai tests e al collaudo (Hung, Yang, Lee 2004)66. Il caso della TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) è esemplificativo dell’importanza assunta dal foundry model. Nata nel 1987, questa azienda è pioniera delle foundries dei semiconduttori ed è l’esempio più noto del successo che questo modello organizzativo pure-play ha riscontrato nel panorama internazionale (Wu, 2001; Hung, Yang, Lee 2004)67. La crescita dell’azienda è stata costante e ha subito una drastica accelerazione dalla fine degli anni novanta; oggi è assoluta leader mondiale con circa il 45% della quota di mercato di riferimento. Con i suoi tre siti a 12 pollici, quattro siti a 8 pollici e un sito a 6 pollici (ai quali bisogna aggiungere siti all’estero, negli Usa, in Cina e a Singapore in 64 A tal proposito si parla di forme ibride o di “fablite model” (Wu, 2003; Hurtarte, Wolsheimer, Tafoya, 2007). I dati riportati nelle figg. 1 e 2 non contemplano le foundries, il cui fatturato globale vale nel 2010 circa 30 miliardi di dollari (da questo punto di vista, quindi, il peso dell’industria dei semiconduttori nella catena del valore dell’elettronica risulterebbe ulteriormente accresciuto). 66 Come evidenziato per altre grandi aziende dell’elettronica in senso più ampio, si tratta di dinamiche di diversificazione delle strategie competitive all’interno dello stesso settore dipendenti da una pluralità di fattori, in cui accanto ai fattori macro riferibili ai contesti istituzionali, assumono grande rilevanza quelli micro che chiamano in causa direttamente le aziende (Gereffi, 2005; Gereffi, Humphrey, Sturgeon, 2005; Berger, 2006). 67 “Pure-play” è una terminologia usata nell’industria dei semiconduttori per indicare che le foundries, prive della fase di design dei circuiti, si dedicano a realizzare soltanto quello che i loro committenti desiderano. Le foundries rappresentano un’ importante leva di competitività anche per le IDMs che per particolari componenti non devono dotarsi di propri laboratori di fabbrica, che implicano investimenti ad alta intensità di capitale e sono soggetti a rapida obsolescenza tecnologica (Hung, Yang, Lee 2004). 65 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 187 joint-venture con altre società) serve 450 clienti con una varietà di circa 8300 prodotti68. Nel 2011 ha chiuso con un fatturato di oltre 14 milioni di dollari (rispetto alle aziende di semiconduttori non foundry solo Intel e Samsung fanno meglio) e un numero di dipendenti superiore alle 33.000 unità. Accanto a TSMC nel corso degli anni sono cresciute altre importanti realtà produttive taiwanesi (UMC su tutte) e cinesi (in particolare SMIC) che confermano ancora una volta lo spostamento del baricentro mondiale dell’industria dei semiconduttori verso il Sud-Est asiatico. Tale processo è riconosciuto da tutti i nostri interlocutori, che da diverse prospettive indirizzano accorati j’accuse alla capacità di visione strategica dell’Europa: Una delle problematiche che noi abbiamo sempre cercato di confutare alla Comunità Europea è che ci sono delle politiche di concorrenza molto forti all’interno dell’Unione Europea in modo da far sì che non vi sia distorsione della concorrenza, ma questo si scontra con il fatto che l’Europa come area geografica perde competitività verso l’esterno.[…] Singapore e gli Stati Uniti sono aree molto più competitive [intervista Micron]. Dal punto di vista delle aziende, al di là delle dinamiche di mercato che hanno visto mutare anche la geografia dei mercati di sbocco, le maggiori responsabilità vanno individuate sul piano politico: dall’assenza di una politica industriale europea al sostegno debole all’attività di ricerca, dalla rigidità della politica della concorrenza interna e dei regimi di aiuto che hanno finito per generare effetti perversi e frenare la competitività dell’Europa verso l’esterno. Da parte sindacale, invece, si individuano delle responsabilità più strettamente connesse alle strategie aziendali: La storia di TSMC è esemplificativa dell’errore strategico che ha fatto l’Europa. All’interno di questa fabbrica, tutte le grandi aziende europee, STM, Infineon [derivata di Siemens], NXP [derivata di Philips] ed altre 68 Nell’ambito dei semiconduttori i pollici individuano la misura delle fette di silicio sulle quali vengono realizzati i componenti microelettronici. L’evoluzione tecnologica del settore, quindi, è stata caratterizzata, da un lato, dalla progressiva miniaturizzazione dei componenti (la cosiddetta legge di Moore) e, dall’altro, dall’ ampliamento del diametro delle fette (questi due processi hanno moltiplicato il numero di componenti contenuti in una fetta di silicio). Attualmente il limite è rappresentato dal 12 pollici (il passaggio a 18 è ormai prossimo), anche se sono ancora presenti numerosi impianti che realizzano wafer da 4, 6 e 8 pollici. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 188 aziende, cos’hanno fatto: per ridurre i costi hanno preso la loro tecnologia e l’hanno data a questa azienda taiwanese, con capitale cinese; loro hanno sviluppato know how ottimizzando le varie tecnologie, però una cosa è se tu la tecnologia la sviluppi al livello di R&S e quindi hai dei costi strutturali per arrivare alla produzione, altra cosa è se io prendo il meglio da tutti quanti abbassando il mio costo di R&S. Quindi, per farla breve, l’Europa, ma da questo punto di vista anche gli Stati Uniti hanno forse fatto peggio, ha pagato, quindi tutti noi abbiamo pagato, un R&S che poi i signori cinesi, e questo non è colpa loro, hanno preso [Intervista Fiom-Cgil]. In ogni caso, comunque, ciò che appare evidente è un progressivo processo di risalita a monte della catena del valore (Gereffi, 2005; Gereffi, Humphrey, Sturgeon, 2005) che ha permesso a “Davide di crescere all’ombra di Golia” (Ernst, 2000). In definitiva, quindi, i processi reciprocamente connessi di crescente differenziazione e complessità organizzativa del settore e quello di un suo progressivo spostamento verso oriente (Ernst, 2005) rappresentano un imprescindibile scenario all’interno del quale collocare e interpretare le dinamiche locali recenti che hanno interessato il sistema produttivo dell’elettronica catanese. 2. Origini ed evoluzione del sistema produttivo catanese La formazione del sistema produttivo dell’elettronica di Catania è un esempio di virtuosa complementarità tra leadership imprenditoriale, azione istituzionale, capitale sociale e investimenti in capitale umano. Il sistema territoriale STMicroelectronics, ha origine multinazionale e si sviluppa italo-francese attorno produttrice all’impresa di leader componenti microelettronici presente a Catania sin dagli anni Sessanta69. Tuttavia, il punto di svolta in cui si innesca il consolidamento del SPT si realizza a partire dalla fine degli anni Ottanta, e soprattutto negli anni Novanta, quando si intersecano diversi fattori di crescita. 69 In origine a Catania nasce la ATES, controllata dalla STET, che nel 1972 diventerà SGS ATES a seguito della fusione con la SGS Fairchild. Il connubio italo-francese viene siglato nel 1987 a seguito della fusione con Thomson Semiconducteurs, da cui il nome SGS Thomson (divenuto nel 1998 STM). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 189 Il primo fattore di crescita è costituito dall’azione istituzionale che, attraverso le consistenti agevolazioni pubbliche (tra cui il Contratto di programma siglato con STM nel 1996) contribuisce a determinare importanti elementi di attrazione del contesto locale70. La compresenza di progetti industriali e di ricerca prevista dallo strumento dei contratti di programma ha un’importanza fondamentale nel piano di sviluppo del sito. La svolta consiste, infatti, nell’opportunità di trasformare l’unità di Catania da stabilimento dedicato alla produzione di componenti a basso valore aggiunto e tecnologico a sito per la realizzazione di fasi di produzione e di attività di ricerca strategiche nel piano di sviluppo del gruppo (Evangelista, 2008)71. Il secondo fattore funzionale alla crescita del SPT è la “costruzione” di capitale sociale, di un insieme di relazioni tra mondo della produzione e mondo della ricerca il cui obiettivo è quello di fare incontrare e interagire enti di ricerca e imprese accomunate dall’interesse di progettare e sviluppare programmi di ricerca scientifica. Le realtà nelle quali tali relazioni trovano spazio e opportunità di intensificazione sono diverse: la creazione del Consorzio Catania Ricerche (CCR) e del Consorzio per la Ricerca sulla Microelettronica nel Mezzogiorno (Co.Ri.M.Me) alla fine degli anni ottanta, del quale STM è stato cofondatore con l’Università di Catania; il CNR e altri partner istituzionali, le collaborazioni con l’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi (IMM), rappresentano l’occasione per intrecciare e alimentare un insieme di relazioni che costituiscono il capitale sociale in grado di fluidificare il trasferimento e la diffusione dell’innovazione alla base della formazione dell’Etna Valley (Gherardini, 2010b)72. Il terzo fattore di crescita è l’investimento in capitale umano specifico. La presenza di STM e, più in generale, il progressivo consolidarsi dell’Etna Valley incoraggia le decisioni di investimento in formazione universitaria in materie scientifiche e in particolare in Ingegneria elettronica, in Informatica e in Fisica73. La gran parte dei dottori di ricerca e dei laureati in queste materie svolge in quegli anni stage o tesi di laurea in imprese del SPT catanese, in primis presso la stessa STM, con buone prospettive di essere successivamente 70 Oltre al contratto di programma del 1996, il sito STM catanese ha beneficiato in quella fase o in ogni caso a cavallo tra gli anni novanta e duemila di altre linee di finanziamento pubblico (credito di imposta per gli investimenti, finanziamenti del PON ricerca, etc.). Non bisogna dimenticare, inoltre, il ruolo giocato in quegli anni dalle politiche di incentivazione dell’occupazione nel Mezzogiorno che hanno reso il costo del lavoro particolarmente competitivo rispetto ad altre realtà nazionali ed estere in cui la multinazionale era già presente. 71 Per approfondimenti su questo punto si veda il paragrafo 6. 72 Per approfondimenti su questo punto e sul successivo si veda il paragrafo 5. 73 Sull’andamento delle immatricolazioni nell’Ateneo di Catania si veda la fig. 7 e il relativo commento nel paragrafo 5. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 190 assunti. Più in generale, la disponibilità di capitale umano specifico con forte radicamento nel territorio è un punto di forza del sistema produttivo dell’elettronica di Catania: A Catania l’azienda ha trovato persone che sanno fare il loro mestiere. Anche se le ragioni per cui l’azienda è arrivata a Catania sono altre, la ragione per cui ci rimane e ci rimane in maniera piuttosto soddisfacente è perché ci sono persone che sanno fare il loro lavoro. Ci sono gruppi che sono riusciti a inserirsi in gruppi corporate e questo non è facilissimo. Abbiamo un gruppo corporate R&S che tra le altre cose fa analisi sul materiale e abbiamo deciso, che ricordi io per la prima volta nella storia di Micron, di dire che una parte di quest’analisi viene fatta in un laboratorio che sta a Catania. Quindi ci sono sette o otto colleghi che lavorano direttamente con il corporate di Boise [Intervista Micron]. Non trascurabile nella formazione del SPT è la leadership di alcuni attori istituzionali, tra cui in primo piano occorre indiscutibilmente collocare l’ingegnere Pasquale Pistorio, manager siciliano che dal 1980 al 2005, in qualità di amministratore delegato di STM, guida l’unità di Catania nella svolta della sua mission da sito di mero assemblaggio a nuovo punto di riferimento per produzioni ad alto contenuto tecnologico e di ricerca: è lui il vero protagonista della realizzazione di un ingente piano di investimenti e un considerevole programma di assunzioni di personale qualificato. Le testimonianze raccolte sul ruolo decisivo di questa figura carismatica sono molteplici e superano tutte le tradizionali o nuove divisioni che connotano le relazioni tra gli stakeholder locali: Etna Valley è nata per un uomo: Pasquale Pistorio. Tutto questo è nato dalla specifica caratteristica di Pasquale Pistorio, un grande comunicatore e un ottimo manager. Etna Valley è nata da questa voglia di quest’uomo di comunicare e di coinvolgere [Intervista Apindustrie]. Come già evidenziato, per comprendere l’espansione del sistema dell’elettronica catanese occorre ricordare che il progetto di Pistorio, e ciò che ne è seguito, è stato sostenuto a livello locale tanto dal sistema universitario e della ricerca quanto dalle istituzioni politiche. Tra le altre figure istituzionali all’epoca protagoniste del decollo del SPT Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 191 dell’elettronica di Catania, dunque, un ruolo di primo piano occupano certamente il prof. Enrico Rizzarelli, rettore dell’università di Catania, e il sindaco della città, Enzo Bianco. In questo scenario di virtuose sinergie, quindi, tra il 1994 e il 2001 vengono assorbiti da STM circa 3500 lavoratori (Baglieri, Leonardi, 2003), in particolare giovani diplomati che provengono dagli istituti tecnici locali e laureati dell’Università di Catania, ma in parte da altri atenei del Mezzogiorno per far fronte addirittura ad una sovrabbondanza di domanda rispetto all’offerta locale. È la fase che ha portato alla nascita del mito dell’Etna Valley, all’interno del quale STM ha svolto un ruolo di grande attrattore di imprese esterne e di stimolo allo sviluppo dell’imprenditorialità locale sia nell’ambito dell’elettronica stessa (principalmente subfornitori), sia nell’high tech in senso più ampio. Sul primo versante (l’elettronica), il processo di sviluppo di STM necessita di supporto sia per la realizzazione di nuovi impianti (in particolare il modulo M5) che di ammodernamento e ampliamento di quelli esistenti: un’occasione per i fornitori di attrezzature, gas e fluidi ultra puri, prodotti chimici, etc., che servono STM anche presso altri siti produttivi della multinazionale, di posizionarsi o di rafforzare la loro presenza a Catania. In uno studio condotto alla fine degli anni novanta da Schillaci, Di Gesù e Di Guardo (2001) vengono individuate 23 multinazionali le cui filiali sono collocate nei pressi del sito catanese di STM (talvolta al suo stesso interno). A queste, inoltre, sempre sulla base dei risultati di questo studio, si aggiungerebbero oltre 200 fornitori locali. Si tratta di realtà molto eterogenee tra loro, attive tanto nell’ambito dei servizi generici (pulizie, sicurezza, mensa, logistica, etc.), quanto nell’ambito dell’hook up e fit up dei macchinari, manutenzione degli impianti, servizi connessi agli ambienti “puri” (clean room) tipici della lavorazione di semiconduttori. Si tratta in parte di nuove iniziative imprenditoriali, in parte di imprese pre-esistenti che grazie alla presenza di STM hanno vissuto un processo di rapido sviluppo. In ogni caso, i rapporti con il big player hanno consentito a queste realtà di crescere in termini di fatturato e di addetti. In questo modo, quindi, il nascente proto-distretto catanese dell’elettronica si alimenterebbe di imprese di altri settori produttivi, a partire da quello meccanico, generando un impatto occupazionale secondo un rapporto quasi paritario tra STM e indotto (Baglieri, Leonardi, 2003)74. 74 La letteratura scientifica attorno allo sviluppo di Etna Valley in questa fase è copiosa. Questi studi, oltre a ricostruire i passaggi fondamentali della rivoluzione degli anni Novanta e le connessioni con il sistema universitario e della ricerca, da un lato, e le politiche, dall’altro, sottolineano l’esistenza, ma allo stesso tempo la debolezza, di quelle relazioni e di Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 192 La presenza di STM, l’effervescenza di iniziative esterne e locali da essa generate, avrebbe avuto un impatto sulle strategie di localizzazione di imprese esterne e di start up di iniziative imprenditoriali locali non per il loro legame con STM, bensì per sfruttare un contesto che diventava via via più favorevole75. Catania ha così vissuto una significativa espansione di esperienze innovative nella produzione di beni e servizi high tech (Arcidiacono, Avola, in corso di stampa), a partire dall’informatica (IT) e dalle telecomunicazioni (TLC), con punte d’eccellenza rappresentate, ad esempio, dai centri di progettazione di multinazionali del calibro di Nokia e IBM. Questa “fertilità territoriale” si è trasformata quindi in vantaggio competitivo del sistema territoriale, contribuendo ad alimentare nel tempo il “circolo dell’imprenditorialità” (Schillaci, Virgillito, 2004). L’onda lunga di questa fase di grande espansione si estende fino alla metà degli anni duemila: nonostante la grave crisi mondiale del mercato dei semiconduttori del 2001 e l’accelerazione dei processi di trasformazione di cui si è riferito nel paragrafo precedente, nel polo catanese si registra una sostanziale tenuta (o crescita comunque più limitata che negli anni passati) dell’occupazione, e alti e bassi dal punto di vista del fatturato e delle esportazioni. Sul piano interno al SPT si determina una crisi di leadership, suggellata dall’abbandono, nel 2005, della guida di STM da parte di Pistorio “per sopraggiunti limiti di età” e la precedente conclusione dei mandati, rispettivamente, di Rizzarelli e Bianco. Anche sul piano delle politiche nazionali inizia una fase di rallentamento delle iniziative di sostegno allo sviluppo, mentre sul versante locale l’importante azione di marketing territoriale svolta fino a quel momento da InvestiaCatania76 non trova più adeguato sostegno. Sono tuttavia anche gli anni in cui matura il progetto di investimento più complesso del sito catanese di STM: il modulo M6, destinato alla produzione fully automated di memorie flash di 12 pollici77. Anche se è inopportuno individuare in M6 l’unica causa delle attuali difficoltà del SPT dell’elettronica catanese, la storia di questo progetto condizionerà le strategie e le dinamiche recenti del settore dell’elettronica a Catania (Avola, in corso di stampa). quei fattori identitari e comunitari tipici delle realtà distrettuali (Schillaci, Di Gesù, Di Guardo, 2001; Caristo, Ciaccio, 2002; Torrisi, 2002; Di Guardo, Schillaci, 2003; Buttà, Schillaci, 2003; Santangelo, 2005). 75 STM avrebbe assunto in questo caso un ruolo di “diffusore di fiducia” (Azzolina, De Luca, 2005, p. 171). 76 Nata nel 1996 su iniziativa del Comune e di altri attori pubblici e privati locali come sportello unico per la promozione e l’assistenza di nuovi investimenti, InvestiaCatania ha altresì svolto il ruolo di coordinamento del Patto Territoriale per l’Occupazione Catania Sud. Oggi risulta in corso di dismissione perché ritenuta non strategica. 77 M5 a Catania lavora sugli 8 pollici, mentre nel resto del sito catanese sono operativi moduli sui 6 pollici. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 193 In quel periodo, il mercato delle memorie è in espansione e si prevedono importanti prospettive di crescita78. Il passaggio ai 12 pollici, inoltre, avrebbe avuto un significativo impatto sulla capacità produttiva del sito catanese, decretandone il ruolo chiave all’interno delle strategie della multinazionale italo-francese (STM infatti non ha ancora un sito a 12 pollici). Inoltre, trattandosi di un investimento di quasi due miliardi di euro, sarebbe stata una nuova importante occasione per il sistema locale nel suo insieme consolidando, quindi, quei rapporti di collaborazione tra STM e le imprese dell’indotto, esterne ed interne all’area. La realizzazione del sito parte nel 2001 e fino al 2006 l’azienda investe circa 300 milioni di euro, per i quali ottiene un credito d’imposta del 26%: vengono realizzati l’area uffici, la parte di fabbricati da dedicare all’attività più strettamente manifatturiera, tutta la parte di impiantistica legata alle facilities con una centrale di trigenerazione che serve per rendere lo stabilimento in parte autonomo per la produzione di acqua calda, acqua fredda, gas ed energia elettrica. Inoltre, un centinaio di lavoratori di STM Catania iniziano a lavorare al progetto M6 per dedicarsi allo start up. Non era stata, invece, realizzatala parte dell’investimento più specifica dei semiconduttori che riguarda le clean room. Il progetto però inizia a rallentare nel 2006, anno in cui non potendo più utilizzare il credito d’imposta per incompatibilità con i regimi d’aiuto comunitari viene siglato un contratto di programma che integra e sostituisce le agevolazioni precedenti: a fronte di un investimento previsto di 1.700 milioni di euro, l’azienda otterrà alla fine un finanziamento pubblico di 446 milioni. Ma il progetto è ormai in fase di stallo. Il mercato delle memorie crolla e l’investimento inizia a diventare insostenibile79. In questo scenario, STM ha avviato un complicato processo di exit, prima, e di riconversione, poi, del progetto M6 che ha comportato anche una ridefinizione dei finanziamenti ottenuti dal contratto di programma del 2006 e non utilizzati. Nel 2007 STM effettua una cessione di ramo d’azienda che vede il passaggio ad una Newco del Flash Memories Group, cui vengono conferiti la parte già realizzata di M6 e il personale della divisione, che solo a Catania conta circa 550 dipendenti (cui si aggiungono gli addetti del gruppo operanti ad Agrate, Arzano e Palermo). Si tratta di un passaggio intermedio che sarà completato con la creazione di Numonyx (società costituita da STM insieme a Intel e 78 Si tratta di componenti per la conservazione delle informazioni anche in assenza di alimentazione che hanno una vasta applicazione, dall’automotive ai beni di largo consumo. 79 Quando si parla di crollo del mercato delle memorie non si fa riferimento esclusivamente ad un calo della domanda. L’affollamento di competitors sullo scenario internazionale ha infatti anche contribuito ad abbattere i margini di profitto e alcune aziende che avevano investito sullo sviluppo di tali tecnologie hanno intrapreso processi di cessione di rami d’azienda a favore di altri soggetti più specializzati che potevano contare su maggiori economie di scala. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 194 Francisco Partners) che acquisisce le attività della Newco. Completato il passaggio nel 2008, ben presto anche la nuova realtà deve fare i conti con l’instabilità del mercato delle memorie e diviene evidente che il completamento dell’investimento sarebbe stato problematico nonostante il contratto di programma. A questo punto, il modulo M6 diventerà nel 2010 la casa condivisa di due nuove realtà. Numonyx, di fatto, non avvierà mai le proprie attività produttive in M6 e cederà il proprio pacchetto (e la parte dello stabilimento occupato per attività di R&S) a Micron Technology, azienda americana leader del settore memorie80. Micron rileva da Numonyx tutta la divisione memorie (oltre a quella presente nel sito di Catania, acquisisce anche quelli di Agrate e Arzano). A Catania ciò significa 350 addetti in attività di progettazione e un laboratorio di analisi e di misura (nel contempo gli altri dipendenti di Numonyx tornano in STM). Inoltre, il secondo attore che interviene nella ridefinizione dell’operazione M6 è la 3Sun, nata da una joint venture del 2010 tra STM, Enel Green Power e Sharp per la produzione di moduli fotovoltaici a film sottile e che diventa operativa dalla fine del 2011 e attualmente conta poco meno di 300 dipendenti. Una vicenda complessa, quindi, che ha in parte irrigidito le relazioni tra azienda e contesto (mondo politico, organizzazioni sindacali, partner locali e non), ma che di certo non esaurisce le problematiche vissute da STM nella sua storia recente a Catania. Il caso in questione evidenzia altresì le difficoltà di ricondurre gli esiti degli investimenti produttivi in settori ad alta tecnologia esclusivamente alla bontà dei progetti originari, essendo fortemente dipendenti tanto dall’evoluzione del mercato dei beni di largo consumo cui sono destinati (in rapidissimo mutamento), quanto dalle dinamiche competitive internazionali che negli anni recenti sono state interessate dall’emergere di nuove realtà produttive e da processi di specializzazione che hanno ridefinito gli equilibri globali. In definitiva, se da un lato occorre ribadire che il mancato completamento del progetto originario e i vari passaggi societari non hanno condotto ad alcun licenziamento81, dall’altro è pur vero che le previsioni in termini di occupazione aggiuntiva prevista dall’investimento originario sono svaniti82, così come la prospettiva che il sito catanese di 80 Micron Technology è già presente in Italia con un proprio stabilimento localizzato ad Avezzano (L’Aquila). Anche in quel caso, l’arrivo di Micron (1998) è avvenuto in seguito alla cessione delle attività di un’altra multinazionale, la Texas Instruments, il cui insediamento in Italia aveva usufruito di un cospicuo contratto di programma nel 1989. 81 Nel 2005 STM contava a Catania 4667 addetti. Allo stato attuale i dipendenti sono scesi a 3953, cui vanno aggiunti i 350 transitati a Micron e 37 transitati a 3Sun (che in totale tuttavia conta 285 dipendenti). Il saldo negativo è di fatto costituito da pensionamenti e dimissioni volontarie. 82 Nel contratto di programma originario del 2006 era previsto un ritorno in termini occupazionali di 1150 ULA, di cui 500 nuovi occupati e 650 salvaguardati. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 195 STM rafforzasse la sua posizione strategica all’interno del gruppo. Il mancato completamento dell’investimento ha deluso anche le aspettative di chi ne individuava una nuova opportunità di consolidamento dell’indotto, come in passato era avvenuto con M5. Da questo punto di vista, infatti, la mancanza di investimenti limita il ricorso a tutte quelle attività che sono strettamente connesse: la realizzazione di un nuovo impianto significa nuove attrezzature, hook up e fit up, contratti di manutenzione, etc. Si tratta di attività che quindi fisiologicamente calano o che quando possibile vengono internalizzate. Tuttavia, lo scenario attuale è stato reso problematico anche dalla crisi internazionale del biennio 2008-2009 nei confronti della quale STM non è certo immune. Sul fronte interno, l’azienda si vede costretta a ricorrere nel 2009 e poi nel 2011, per la prima volta dagli anni Ottanta, alla cassa integrazione. Si tratta di una cassa integrazione “light” (9 giorni in un trimestre per 2200 lavoratori) rispetto a quanto avvenuto in altri settori e in altri contesti, ma che certamente ha destato qualche preoccupazione. Sul fronte esterno, invece, si deve segnalare la stretta sull’indotto che riguarda tanto il volume delle commesse, quanto i contenuti economici degli accordi, come lo stesso management dell’azienda evidenzia: Se devi affrontare la crisi con una politica di riduzione dei costi, questo ha un impatto a 360°, di riduzione verso l’interno e verso l’esterno. Gli investimenti continuano ma non con una logica incrementarle come era invece prima. Questo significa che pur mantenendo un rapporto etico con le aziende esterne, che è fondamentale per STM, cerchi di trovare una soluzione di ottimizzazione dei costi. Prima, quando le cose andavano alla grande, questo non c’era. Comunque è vero, le commesse sono diminuite. Cosa avviene nelle aziende dell’indotto? Se STM si prende dei tempi un po’ più comodi per pagare i fornitori esterni, invece che a 30 giorni a 60 giorni, il fornitore che nel tempo grazie al rapporto con STM ha consolidato la sua situazione finanziaria riesce a reggere questi cambiamenti, quelli deboli finanziariamente si indeboliscono e questo è dovuto al fatto che non erano riusciti a raggiungere quella solidità, quella massa critica, per poter resistere [Intervista STM]. L’indotto ha subito una drastica riduzione, anche di personale, dovuta alla strategia di contenimento dei costi di STM. In particolare, i servizi di Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 196 pulizie, vigilanza, servizi mensa. La SAT [Società Automazione e Tranciatura83] è un’azienda che ha chiuso e che lavorava pesantemente con STM sulle frame dei package (la scatola che contiene i chip). SAT è arrivata ad oltre 200 dipendenti; è stata in cassa integrazione fino a sei mesi fa. In questo periodo, mentre STM ha mantenuto la sua dimensione in termini di addetti, ha molto ridotto il ricorso all’esterno, l’indotto è crollato. Si sono ridotti i volumi domandati di tutti i servizi (pulizie, vigilanza, mensa,ecc.) [Intervista Fim-Cisl]. Si tratta, comunque, di esiti selettivi e differenziati, che proveremo con qualche esemplificazione a esplicitare in modo più approfondito nel paragrafo 4. In sintesi, qui possiamo in ogni caso affermare che le relazioni di collaborazione e subfornitura tra STM e imprese dell’indotto ci sono ancora, sono cospicue e continuano a generare un impatto occupazionale significativo. Le aziende fornitrici in maggiore difficoltà sono certamente quelle più piccole e soprattutto quelle “monocommittenti” di STM o quasi. Le aziende di maggiori dimensioni o quelle che comunque hanno maggiormente diversificato le proprie attività operando in altri contesti e/o settori riescono ad affrontare meglio questa fase. In definitiva, in questo momento si possono dare due interpretazioni sullo stato di salute e le prospettive future dell’Etna Valley e che sintetizzano altresì due diversi stati d’animo che sembrano convivere tra gli stakeholder locali. Da un lato, nonostante la crisi internazionale e le vicissitudini locali degli anni recenti il SPT dell’elettronica catanese sembra continuare a resistere (infra paragrafo 3). L’area continuerebbe ad essere attrattiva ed anzi l’arrivo di Micron, la nascita di 3Sun, il consolidamento di imprese come Meridionale Impianti ridimensionerebbero quello che storicamente è stato individuato come un limite dell’Etna Vally, di essere cioè troppo “STM-centrico”. Le due nuove realtà hanno certamente dimensioni e impatto più ridotti rispetto ad STM ma potrebbero rappresentare due tasselli importanti nelle prospettive di sviluppo future. Micron come alternativa tutta interna nell’ambito della produzione di microcomponenti elettronici, 3Sun come primo parziale esperimento di diversificazione delle specificità produttive del polo dell’elettronica o di un suo riposizionamento strategico (Schillaci, Leonardi, 2010); Meridionale Impianti come esempio di impresa a radicamento locale in continua espansione (ha sedi oltre che a Catania, a Milano, Roma, in 83 Si tratta di un’azienda diversa dalla SAT (Siciliana Articoli Tecnici) di cui si parlerà più avanti. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 197 Francia, Marocco, Singapore, Stati uniti e Cina, con oltre 400 addetti worldwide), specializzata nell’impiantistica industriale high tech e nella produzione di prodotti e servizi nei settori industriali della microelettronica, del farmaceutico, delle fibre ottiche, oltre che nel settore energia. Dall’altro lato, invece, le turbolenze recenti e la configurazione attuale di Etna Valley alimenterebbero dei forti dubbi sulla sua capacità di competere sullo scenario internazionale e continuare a giocare un ruolo di primo piano come principale volano di sviluppo del contesto locale. Chi sostiene questa posizione evidenzia come le imprese che durante la fase dell’effervescenza di Etna Valley avevano avviato progetti di investimento nell’area si siano ritirate o ne abbiano ridotto la portata (Nokia, Magneti Marelli, IBM, ecc.); argomenta che STM Catania abbia esaurito la sua fase d’oro (anche a causa dell’uscita di scena di Pistorio) e non abbia nuovi progetti di investimento che possano far sperare in una ripresa della sua capacità di assorbimento della forza lavoro e di catalizzatore dello sviluppo locale. Quanto ai nuovi arrivati, invece, Micron rappresenterebbe un rischio, perché opera in un mercato, quello delle memorie, molto volatile, ma soprattutto perché non è radicata nel territorio e non ha progetti manifatturieri, condizioni che potrebbero indurla ad abbandonare Catania alle prime difficoltà: Ma Micron Catania cos’è? Nulla, più o meno. Non ha sviluppo, non ha strategia, non ha visione, non ha contatto con la città [Intervista Apindustrie]. [sulla presenza di Micron a Catania] Però resta un problema. In una visione finanziaria e non più manifatturiera, nel caso in cui dovesse crollare il mercato e si dovesse utilizzare una logica di tagli è chiaro che una corporation va a tagliare laddove perde meno o laddove non ha investimenti grossi o non abbia un impatto molto forte sul territorio. A Catania noi siamo 350 persone e finora gli investimenti dell’azienda sono 350 scrivanie e un laboratorio. Oggi c’è e domani puoi fare lo switch off e non c’è più e alternative da questo punto di vista non ne vedremmo [Intervista FiomCgil]. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 198 Poi c’è 3Sun verso la quale le maggiori diffidenze sono legate ai contenuti tecnologici del progetto e alla sua capacità competitiva. Restando così com’è oggi per alcuni sarebbe una semplice fabbrica di pannelli fotovoltaici, il cui impatto sull’economia e sul mercato del lavoro locale, così come sul piano dell’alimentazione del sapere, non potrà mai rappresentare un’alternativa a STM. Inoltre, opererebbe in un mercato in cui la competizione internazionale la vedrebbe soccombere di fronte ai produttori a basso costo in primo luogo cinesi. 3. Analisi delle principali variabili economiche E’ già stato descritto come la crisi internazionale degli ultimi e la ricombinazione della catena del valore del settore elettronico abbiano avuto un riflesso negativo su STM e, a cascata, sul sistema produttivo dell’elettronica catanese. Per quanto lo stabilimento STM di Catania non si stato interessato da piani di licenziamento massicci, negli ultimi anni si sono infatti manifestati segnali di contenimento delle attività come l’uso, ancorché selettivo, della cassa integrazione e la riduzione significativa delle commesse esterne ai subfornitori locali. La crisi o, secondo alcuni commentatori locali, la fine di Etna Valley, deve però essere ridimensionata e ricondotta all’interno di uno scenario di mutamenti ben più ampio (Avola, in corso di stampa). Nel corso degli ultimi trent’anni, infatti, il settore dell’elettronica italiano ha subito profondi cambiamenti84. L’effetto combinato di globalizzazione economica, di scelte industriali non all’altezza del cambiamento tecnologico e della mutazione della domanda hanno, infatti, portato a una forte contrazione nel numero degli occupati. All’inizio degli anni Ottanta, in Italia il settore contava circa 520 mila addetti mentre nel 2009 il numero di occupati era sceso a circa 285 mila unità (-45,2%). A livello italiano, tale emorragia è stata forte e costante fino al 2000 e si è accentuata ulteriormente nel decennio successivo. La contrazione non ha però riguardato tutte le città italiane allo stesso modo. Nell’ultimo trentennio, le tre capitali italiane dell’elettronica (Milano, Torino e Roma) hanno perso, in media, il 69% dei propri addetti al settore mentre, tra le altre 23 città che nel 1981 contavano almeno 3.000 addetti, 84 Per elettronica qui si fa riferimento alla “fabbricazione di computer, apparecchi elettronici e ottici” (Cod. Ateco 2007 C26) e alla “fabbricazione di apparecchi elettrici” (Cod. Ateco 2007 C27). I dati precedenti al 2007 sono riferiti al settore Ateco 2002 DL “Fabbricazione di macchine elettriche, apparecchiature elettriche, elettroniche e ottiche”. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 199 la decrescita media è stata più contenuta, anche se altrettanto intensa (46,2%). Tra queste, soltanto due hanno manifestato un trend positivo: si tratta di Pordenone (+1.817 addetti, ovvero +56,6%) e Catania (+482 addetti, +10,5%). Come nelle altre città, anche in questi ultimi due casi la crescita degli addetti è avvenuta prevalentemente negli anni Novanta (periodo in cui Catania registra l’incremento più elevato tra i principali sistemi produttivi dell’elettronica), con una stabilizzazione dell’occupazione nel decennio successivo. Il numero degli addetti catanesi all’elettronica era già elevato nel 1981, ma in virtù della crescita vissuta fino alla metà degli anni Duemila, il settore ha notoriamente acquistato una sempre maggiore rilevanza nell’economia locale. Dal 2006, l’elettronica catanese inizia però a manifestare segnali di progressivo indebolimento che sono ben rappresentati dalla contrazione nel numero degli addetti alle imprese che, nel triennio 2007-2009, ha riguardato 300 unità di personale (-5,7%). La diminuzione nel numero degli addetti non deve tuttavia portare a giudicare in maniera affrettata la performance economica della città etnea. Se confrontiamo quanto succede a Catania con le dinamiche occupazionali delle altre città italiane con un elevato numero di addetti all’elettronica, possiamo infatti notare che nella città etnea la perdita di addetti è inferiore a quella che si verifica altrove (con l’unica eccezione di Bologna) (Tab. 1). Tab. 1 - Addetti alle unità locali nel settore dell’elettronica (Sistemi locali del lavoro, Ateco 2007 C26 e C27) 2007 2009 Var % 2007-2009 Milano 42.021 37.770 -10,12 Torino 13.781 12.605 -8,54 Bergamo 11.122 9.582 -13,84 Roma 9.750 9.044 -7,24 Bologna 7.980 7.711 -3,37 Napoli 4.872 5.629 15,53 Padova 5.679 5.280 -7,02 Firenze 5.905 5.179 -12,30 Catania 5.390 5.082 -5,71 Pordenone 6.079 4.916 -19,13 33.584 29.776 -11,34 314.949 285.116 -9,47 Mezzogiorno Italia Fonte: Istat-Asia Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 200 I dati sul valore delle esportazioni di “componenti elettronici e schede elettroniche” (la prima delle merci esportate a Catania) possono aiutare a comprendere meglio l’andamento recente del settore dei micro-processori. L’export catanese ha avuto un primo picco nel 2000 per poi assestarsi su livelli più bassi tra il 2001 e il 2004. Dal 2004 in poi le esportazioni sono andate via via calando, specialmente tra il 2006 e il 2009. Sembra pertanto che la crisi economico-finanziaria abbia accelerato un riassetto strutturale già precedentemente avviato. D’altra parte, il valore delle esportazioni registrato nel 2011 sembra indicare una possibile ripresa del settore, anche se a livelli ancora inferiori rispetto al 2006 (Fig. 3). Si deve pertanto ribadire che la crisi catanese è specchio della crisi italiana del settore e, soprattutto, che il sistema dell’elettroinica etneo si configura come una delle realtà produttive italiane che meglio hanno tenuto il passo con i cambiamenti nella distriubuizione geografica della catena globale del valore . Fig. 3 - Esportazioni di componenti e schede elettroniche 1998-2011 (province, prezzi costanti, milioni di euro 2011) Fonte: nostre elaborazioni su dati Istat-Coeweb La valutazione sulla competitività del sistema appare più ottimistica se si prende in considerazione anche l’andamento di altri settori tecnologicamente avanzati. Nei settori caratterizzati da minori barriere all’ingresso, come l’IT e le Telecomunicazioni, si nota Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 201 una certa vivacità imprenditoriale meno dipendente dall’intervento esterno di grandi multinazionali ma più legata all’impegno di giovani imprenditori altamente qualificati formatisi nell’Università locale (Arcidiacono, Avola, in corso di stampa). Tra il 2007 e il 2009, gli addetti catanesi alle unità locali riconducibili all’ICT85 sono infatti cresciuti del +24,8%, passando dal 2,1% al 2,6% del totale degli occupati del sistema locale del lavoro. Si tratta di un balzo ragguardevole, che risalta ulteriormente se confrontato con l’andamento nazionale degli addetti al settore che, nel triennio considerato, fa registrate un aumentato del 6,4%. Altri due settori dell’alta tecnologia che hanno manifestato una crescita consistente, almeno per valore delle merci esportate, sono gli “articoli farmaceutici, chimicomedicinali e botanici” (Ateco C20 e C21) e gli “attrezzi e le apparecchiature per la fotografia, l’ottica e gli orologi “ (CTCI 88). Nel primo settore la quota catanese di esportazioni sul totale nazionale è passata dal 1,2% nel 2000 all’1,8% nel 2007, per poi subire un drastica riduzione in seguito alla crisi economica (Fig. 4). Fig. 4 – Esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, 2000-2011 (Catania, prezzi costanti, 2000=100) Al contrario, il meno robusto settore degli strumenti di precisione – tra cui anche quelli medicali tipicamente prodotti da un’importante impresa catanese, la Sifi – fa registrare una crescita delle esportazioni perdurante. Tra il 2006 e il 2011 le esportazioni sono infatti aumentate del 161%, a fronte di una crescita nazionale che si è attestata attorno al 5,3%86. 85 Ci riferiamo ai settori con i seguenti codici Ateco 2007: J61 “Telecomunicazioni”, J62 “Produzione software, consulenza informatica e attività connesse”, e J63 “Attività dei servizi di informazione e altri servizi informatici”. 86 Tale crescita ha fatto sì che la quota nazionale di esportazioni di queste apparecchiature passasse dallo 0,3% del 2006 allo 0,8% del 2011. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 202 4. Le realtà imprenditoriali Come ampiamente sottolineato in premessa e nel paragrafo 2 il SPT dell’elettronica catanese non coinvolge esclusivamente realtà operanti in questo settore in senso stretto. Allo stesso modo, moltissime delle piccole unità locali del SLL che secondo le codifiche Istat operano nell’ambito della “fabbricazione di computer, apparecchi elettronici ed ottici” non hanno nulla a che vedere con Etna Valley. Pur non essendo in grado in questa sede di ricostruire esaustivamente le realtà produttive che da monte a valle possono essere ricomprese nel SPT in questione, in questo paragrafo cercheremo di rappresentare sinteticamente una tipologia di attori facendo riferimento altresì ad alcuni profili esemplificativi dei diversi tipi che abbiamo incontrato nel corso delle interviste realizzate. a) Il big player storico – STM Sulla storia della localizzazione di STM a Catania si è già ampiamente trattato nel paragrafo 2. Sul piano del profilo aziendale in senso più ampio, possiamo ricordare che la multinazionale italo-francese è la più importante impresa europea di semiconduttori e con quasi 10 milioni di dollari di fatturato nel 2011 si attesta al settimo posto mondiale87. Con i suoi 12 siti produttivi, decine di centri di progettazione e uffici vendite è presente in tutto il mondo occupando circa 50.000 addetti, 12.000 dei quali attivi in attività di R&S. La presenza più consistente è in Asia (Cina e Singapore in particolare) con 24.000 dipendenti, ma il quartier generale e siti più strategici sono certamente in Francia (Crolles, Rousset e Tours) e in Italia (Agrate Brianza e Catania), che occupano rispettivamente 11.000 e 8.500 dipendenti (in totale in Europa la presenza ammonta a circa 22.000 addetti). Importante anche la presenza a Malta e in Marocco (4.500 addetti) e negli Stati Uniti (1.500). Nell’ambito della produzione di componenti microelettronici, STM è attiva su un’ampia gamma di prodotti che si distribuiscono tra strumenti per la comunicazione (27%), automotive (18%), computer e periferiche (14%), elettronica di consumo (10%), strumentistica e apparecchiature per l’industria (9%) cui si aggiungono componenti vari che rientrano nella categoria “distribution” (23%). Rispetto alla distribuzione del mercato 87 Per lungo tempo è rimasta tra le prime cinque (dopo Intel, Samsung, Toshiba e Texas Instruments), ma anche in ragione delle fusioni, acquisizioni, cessioni di ramo d’azienda, ecc. che hanno coinvolto negli ultimi anni molte aziende del settore (compresa la stessa STM con il passaggio Numonyx-Micron) è stata scavalcata di recente da Renesas e Qualcomm. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 203 mondiale spicca certamente il ruolo di primo piano nei dispositivi dell’ambito degli strumenti per la comunicazione (in cui di fatto STM occupa la terza posizione mondiale ed è leader sui MEMS) e automotive (leader in Cina e terza al mondo). Con i suoi 3.953 addetti, dei quali circa 1.000 attivi in attività di R&S, attività produttive su piattaforme a 6 e 8 pollici, relazioni ramificate con i centri di ricerca locali, il sito catanese riveste certamente un ruolo di primo piano nell’orbita STM. b) Il nuovo “competitor” - Micron Come ricordato in precedenza la statunitense Micron Technology Inc. arriva a Catania nel 2010 con la cessione di Numonyx. Nono produttore mondiale di semiconduttori, dopo Samsung è leader mondiale nell’ambito delle memorie nel quale opera anche con le controllate Crucial e Lexar. Con 20.000 dipendenti circa è presente in numerosi paesi e giunge in Italia nel 1998 rilevando le attività di Texas Instruments ad Avezzano (oggi è presente anche ad Agrate, Arzano e Padova). Come ricordato in precedenza a Catania conta 350 dipendenti e un laboratorio di analisi e misura, ma ci arriva nell’ambito di uno dei molteplici processi di merger che hanno interessato il settore delle memorie a livello mondiale (la stessa cosa era avvenuta con Texas Instruments ad Avezzano, della quale Micron aveva acquisito proprio il ramo memorie). Tuttavia, nonostante l’arrivo non sia frutto di strategie di investimento dirette in senso stretto e inizialmente l’azienda trovi un clima agitato soprattutto sul piano delle relazioni industriali, emerge chiaramente dalle parole del site manager intervistato l’apprezzamento per il capitale umano (diplomati e laureati in ingegneria informatica, elettronica, delle telecomunicazioni, in fisica, in chimica, in scienze informatiche, gran parte dei quali provengono dall’università di Catania o da altri atenei del Mezzogiorno), una di quelle risorse tipiche dei distretti hightech. Il profilo dell’investimento di Micron a Catania è tuttavia completamente diverso rispetto a quello di STM o a quello del sito di Avezzano della stessa multinazionale statunitense: Padova, Arzano e Catania non hanno lavorazione diretta di silicio, ma se volete, lavorano sulla produzione intellettuale o sul controllo, poi, dei processi perché comunque qui ci sono dei gruppi che tra le altre cose aiutano le fabbriche dove vengono prodotti i dispositivi di interesse delle varie business unit; aiutano nel controllo di processo sia dal punto di vista Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 204 dell’analisi dei dati che dal punto di vista del controllo di qualità. Ci sono altri gruppi che invece lavorano direttamente con la ricerca e sviluppo tecnologico ma fanno sostanzialmente analisi sulle caratteristiche di alcune cose particolari tipo caratteristiche degli ossidi di silicio che vengono deposti e altro. Poi ci sono altri gruppi che lavorano invece più sul lato del controllo della supply chain. Abbiamo poi un forte gruppo (circa 50 persone) che lavorano sulla parte di Information Tecnology e anche lì sono divisi in due parti: persone che collaborano con progetti di tipo “corporate” che non hanno necessariamente un’implementazione locale e invece un’altra parte che dà supporto ai siti produttivi [Intervista Micron]. c) “L’esploratore” della riconversione – 3Sun 3Sun nasce originariamente nel 2009 come una società costituita da STM come unico socio, anche se c’era già l’impegno di Sharp ed Enel Green Power di entrare nell’azionariato. Tale impegno si concretizza nel luglio 2010 quando viene perfezionata la joint-venture (paritaria al 33,3%) tra i tre soci. Inaugurata a luglio 2011, avvia la produzione di pannelli fotovoltaici a film sottile alla fine dello stesso anno. In effetti, STM si inserisce in un dialogo già avviato tra Enel e Sharp che erano alla ricerca di un sito in Italia o comunque in Europa dove realizzare un investimento. Catania vince la concorrenza di altri candidati, sia per la posizione geografica al centro del Mediterraneo, sia per la presenza di uno stabilimento già pronto e per la possibilità di attivare un finanziamento pubblico. La storia di 3Sun, infatti, è strettamente connessa a quella del modulo M6 e del contratto di programma del 2006. A seguito della complicazione dell’investimento STM/Numonyx, STM propone al CIPE la suddivisione in due parti del contratto di programma: 3Sun con STM, Enel e Sharp, manteneva l’impegno a portare avanti l’investimento manifatturiero accompagnato da un programma di ricerche e sviluppo sempre nel settore del fotovoltaico; Numonyx manteneva l’impegno di continuare a investire nell’ambito della ricerca e sviluppo in Sicilia per lo sviluppo di nuovi dispositivi, di nuove memorie. In particolare il progetto proposto da 3Sun prevedeva la realizzazione di un investimento produttivo per 1GW, da realizzarsi per 480MW in M6 e per il resto in un altro stabilimento da realizzare sempre a Catania; l’altra parte della proposta riguardava la realizzazione, sempre a Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 205 Catania, di una parte di ricerca e sviluppo che doveva supportare l’ottimizzazione delle tecnologie fotovoltaiche per garantire ulteriori sviluppi (l’idea degli azionisti, infatti, era di esplorare campi diversi dalle tecnologie usate da Sharp in modo da garantirsi una certa autonomia). Tuttavia, dei 446 milioni originariamente destinati al contratto di programma del 2006 ne furono “racimolati” 49 milioni che potevano finanziare solo una parte dell’investimento previsto, vale a dire tre linee di produzione da 80MW (per un totale di 240) da realizzarsi in M6: salta metà del progetto di M6 (originariamente 480MW), l’altro stabilimento da realizzare a Catania per arrivare ad 1 GW e tutta la parte di R&S. Attualmente 3Sun ha attivato due terzi dell’investimento ovvero ha realizzato due delle tre linee da 80MW previste. Secondo il contratto di programma la terza linea dovrebbe essere completata entro il 2012, ma sarà complicato rispettare i tempi previsti perché il mercato è in un momento difficile, aggredito dai produttori a basso costo cinesi. Allo stato attuale, 3Sun occupa 285 addetti: 37 sono ex-dipendenti STM e 248 nuovi occupati (di cui 99 interinali); 194 sono operai, 87 impiegati e 4 dirigenti88. Sul piano dell’indotto, dall’azienda stimano un impatto più che doppio rispetto all’occupazione diretta, anche se solo una parte ha un impatto sul piano locale (diversi fornitori di materiali operano all’estero). Si tratta di un’azienda giovane che sta ancora attraversando un processo di “emancipazione” dalle controllanti. La sfida più importante si gioca sul versante della tecnologia. L’azienda punterebbe molto sulle sinergie che STM e Sharp potrebbero sviluppare sul piano tecnologico, ognuno per le proprie competenze. In STM è attiva anche una linea di ricerca sul fotovoltaico e c’è know how soprattutto sull’elettronica di conversione. Tuttavia, 3Sun non ha ancora la massa critica per poter investire autonomamente su questi sviluppi e insiste molto sulla necessità di avere risorse dagli azionisti e finanziamenti pubblici per sviluppare l’attività di ricerca89. Probabilmente sarebbe l’unico modo per intraprendere un percorso di “autonomizzazione” dalla dipendenza tecnologica da Sharp, forse il punto più debole della sostenibilità nel lungo periodo di questo investimento: 88 Sul versante occupazione, il contratto di programma prevedeva un totale di 319 unità, di cui 76 nuove ULA e 243 addetti salvaguardati da STM. 89 Le potenzialità di sviluppo delle energie alternative, connesse anche all’insediamento di 3Sun nel territorio, hanno probabilmente orientato l’azione del Distretto tecnologico i cui progetti presentati per il nuovo PON riguardano proprio questo settore. Per approfondimenti si veda il paragrafo 6. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 206 La strategia è quella di sviluppare l’attività di ricerca e sviluppo per raggiungere quelle economie di scala che ci permetterebbero di produrre a prezzi competitivi in Sicilia e quindi in Italia. Quindi da un lato accrescere i volumi di produzione e dall’altro accompagnarla con una road map tecnologica importante che può essere sostenuta sia attraverso i progressi che porta Sharp in quanto partner tecnologico, creando però una propria strategia di ricerca e sviluppo da parte di 3Sun. […] Oggi quindi manca quell’addizionalità di risorse finanziarie che potrebbe segnare una svolta in questo processo e portare un’importante massa critica in termini di risorse finanziarie sul territorio, perché se ci fosse un incentivo pubblico Sharp sarebbe interessata a mettere anche la sua parte [Intervista 3Sun]. d) La grande azienda esterna dell’indotto Come ampiamente già descritto da Schillaci, Di Gesù e Di Guardo (2001), per azienda esterna si fa riferimento ad un’impresa multinazionale specializzata nelle forniture di attrezzature, materiali, fluidi, realizzazione e manutenzione impianti, ecc. che hanno stabilito rapporti “idiosincratici” con STM anche presso altri siti produttivi e che in virtù degli investimenti realizzati negli anni novanta (e in parte per quelli avviati per M6) hanno collocato le loro attività specifiche a Catania. Nonostante quanto riferito nel paragrafo 2 rispetto al ridimensionamento delle relazioni e in alcuni casi anche della presenza di questi soggetti, il loro ruolo appare ancora importante sul piano degli effetti occupazionali e del potenziale attrattivo del SPT catanese. Non è un caso che i due main contractor impegnati nella realizzazione di 3Sun, Meissner e Air Liquide, fossero partner storici di STM Catania, già “radicati” nel territorio, come riferisce il responsabile del contratto di programma 3Sun: 3Sun utilizza due importantissimi fornitori. Uno M+W [ex Meissner] che si è occupato di tutta la parte impiantistica e realizzativa di questo stabilimento, quindi tutte le opere murarie e gli impianti per il fotovoltaico. Loro hanno una sede a Catania e una sede a Milano e utilizzano per la parte delle opere murarie manodopera locale subappaltandone la realizzazione a maestranze locali. L’altro contratto importante è quello dei gas che riguarda Air Liquide, un nostro partner già in STM. Per loro questo Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 207 progetto di investimento rappresenta una grande opportunità di crescita nel territorio, perché non solo sono interessati dalla fase realizzativa dell’impiantistica dello stabilimento, ma a seguito della realizzazione degli impianti hanno ottenuto un contratto per la gestione degli stessi che significa manodopera permanente. Loro lavorano anche per STM con una fornitura di gas che arriva direttamente da Priolo e poi con una sede qui alla zona industriale. Qui in 3Sun sono stati realizzati degli impianti per la produzione di gas in stabilimento e poi c’è un contratto per la manutenzione di questi impianti con personale di Air Liquide che sta qui stabilmente su tre turni. In più c’è tutta la fase di approvvigionamento del gas che serve allo stabilimento il che significa che per questo suo fornitore questo impianto ha un grande impatto dal punto di vista occupazionale. e) – Le realtà locali dell’indotto “emancipate” - Meridionale Impianti Il processo di sviluppo che ha coinvolto STM a Catania a partire dagli anni novanta ha rappresentato una grande opportunità di sviluppo anche per alcune realtà imprenditoriali locali. Non tutte però hanno beneficiato allo stesso modo e/o sono state in grado di intraprendere percorsi virtuosi di crescita. Un esempio “vincente” è senza dubbio quello di Meridionale Impianti, nata negli anni ottanta a Catania ed attiva nell’hook up di impianti. La storia di questa impresa, del suo rapporto con STM e del suo processo di espansione è efficacemente sintetizzata da alcuni nostri testimoni privilegiati: Prendiamo il caso di Meridionali Impianti che si occupa della facilitisation degli impianti, cioè creare le facilities; se a casa per la lavatrice sono l’acqua, l’energia elettrica e lo scarico, per un’industria di semiconduttori sono gas, gas speciali, energia elettrica, acqua, ecc. Questo processo si chiama hook up dell’attrezzatura. Quindi, il produttore ti manda il disegno e tu devi realizzare tutti i collegamenti alle facilities. Meridionale Impianti si è specializzata in questo e si è specializzata a Catania. A proposito di ciò racconto una chicca: le saldature orbitali. I gas ultrapuri che si utilizzano nella microelettronica e sono molto simili a quelli che si utilizzano nelle industrie farmaceutiche, sono gas ultrapuri con 0,001 ppm (parti per Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 208 milioni) di impurità consentite. Questo significa che gli impianti devono essere realizzati con saldature orbitali, cioè quando tu saldi dei tubi non lo fai come siamo abituati convenzionalmente a fare ma attraverso delle tecniche che ti permettono che nessuna impurità resti all’interno o possa entrare. La Meridionale Impianti che iniziò la sua attività qui con M5, non aveva questo know how, allora si rivolse alla KSI, un’azienda scozzese leader in questo campo. I tecnici di Meridionale Impianti impararono da loro e si sono specializzati in quest’ambito. STM commissionò a Meridionale Impianti; Meridionale Impianti si fece carico dell’appalto e nel frattempo contattò KSI, li fece arrivare qui, perché era logico che altri siti gemelli o comunque con le stesse logiche di M5 c’erano oltralpe o oltre oceano. Però, per fare copy and paste devi mettere in campo delle competenze altamente qualificate. […] In questo modo Meridionale Impianti si è fortemente rafforzata e consolidata in questo tipo di attività. Da quell’esperienza di M5, Meridionale Impianti crea una sorta di galassia di aziende sue infinite e qualsiasi attrezzatura, dalla macchinetta del caffè all’impianto di non so cosa, era Meridionale Impianti che installava tutto, a Catania, così come in Italia, così come in Francia, così come a Singapore. […] Nel frattempo Meridionale Impianti è stata brava a formare bene le persone e ad utilizzarle come ha voluto, attraverso contratti, aziende diverse. Sono sparsi dappertutto, ma non solo legati a STM, perché nel frattempo Meridionali Impianti, avendo acquisito il know how, la capacità di realizzare impianti, è stata contattata da Micron e lavora ad Avezzano con loro, a Crolles [sede di un sito STM, anche se per la verità sono molti altri i siti STM che si servono dei servizi di Meridionale Impianti], a Dresda in Germania per AMD. Hanno lavorato dappertutto e continuano ancora a lavorare dappertutto, pur se in questo contesto anche loro risentono un po’ della pressione del mercato e della pressione dei Fabless, perché ovviamente i coreani o le foundries del Far East non si rivolgono a Meridionale Impianti [Intervista Fiom-Cgil]. Una società come Meridionale Impianti grazie al nuovo investimento [M5] ha cominciato a rapportarsi con una realtà industriale su scala Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 209 internazionale e ha fatto determinati investimenti per rispondere a quella che in quel momento era l’esigenza dell’azienda. Se l’imprenditore ha colto quest’occasione e non si è limitato a ciò che gli veniva chiesto in quel momento e cercava di capire cosa poteva servire all’azienda, succede quello che è successo a loro: dal servire il loro cliente a Catania, ora hanno una loro sede in Francia, una sede in Marocco, una Singapore e non si sono limitati qui. Ora fanno i pannelli, ora fanno le camere bianche. Loro all’inizio facevano solo esclusivamente impiantistica: hook up e fit up delle attrezzature, cioè agganciavano l’attrezzatura produttiva a quelle che erano le reti di distribuzione delle facilities (acqua, gas, etc.). Hanno ragionato in un’ottica di investimento. Quelle aziende invece che si sono occupate soltanto di fare quello che dovevano fare in quel momento e non hanno avuto una visione prospettica alla fine non aveva più senso che continuassero il rapporto con la grande azienda una volta che l’investimento era finito [Intervista STM]. f) Le realtà locali dell’indotto “in crisi” – SAT (Siciliana Articoli Tecnici) Naturalmente quello di Meridionale Impianti è un caso abbastanza isolato, almeno nelle proporzioni. Non tutti i numerosi partner locali entrati nell’orbita di STM Catania hanno avuto la visione prospettica o la capacità di approfittare della presenza e del rapporto con la grande impresa per avviare processi di specializzazione e allo stesso tempo di diversificazione dei clienti (e dei rischi). La realtà è fatta di casi molto differenziati tra loro a seconda del tipo e del grado di specificità dei beni e servizi oggetto della relazione, della natura della relazione (legata alla realizzazione di nuovi investimenti o a forniture che alimentano l’ordinario processo produttivo), della loro sostituibilità interna ed esterna. Un caso particolarmente interessante ed esemplificativo delle realtà locali oggi in crisi che abbiamo approfondito nel corso delle nostre interviste è quello di SAT (Siciliana Articoli Tecnici). Avviata nel 1987 da un ex agente nella distribuzione di articoli tecnici industriali, diventa distributrice nell’ambito dello stesso settore. Tra il 1992 e il 1994 ha la possibilità di entrare in contatto con STM Catania per una fornitura di attrezzature americane di cui era distributrice. Intravista l’opportunità l’azienda intraprende un percorso di specializzazione nella fornitura di prodotti specifici per l’industria dei semiconduttori. La specificità del servizio, se da un lato assicurava una relazione specifica Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 210 con STM, dall’altro creava una condizione di eccessiva dipendenza dal committente. A questo punto, come ci racconta il titolare: Ho fatto un’analisi di benchmarking e ho avuto modo di verificare che esisteva la possibilità di fare produzione qui a Catania e ho presentato nel 1998 un progetto di finanziamento con la vecchia 488. Questo progetto prevedeva la costruzione di un sito, quello dove ci troviamo adesso, per la produzione di componenti meccanici ultra puri ricavati da lavorazione meccanica per asportazione da truciolo ed estrusione di fluoro polimeri. Le posso dire che l’idea fu decisamente vincente, perché in quel periodo storico STM continuava ad investire, il periodo in cui si faceva ancora qualcosa anche a M5 e gli altri impianti erano tutti in espansione. L’azienda nell’arco di un anno si ritrovò con 12 dipendenti, mentre prima eravamo in due persone, io e un collaboratore. Il processo di crescita continua negli anni successivi ed è legato ad una progressiva specializzazione nella produzione di componenti all’interno di clean room. L’azienda continua a crescere incrementando negli anni il fatturato e arrivando nel 2007 ad avere 25 dipendenti, operai e tecnici e qualche laureato nell’area commerciale. I rapporti con STM infatti si intensificano, ma diventano quasi esclusivi: STM è stata la molla, ma questo ha avviato un processo di ricerca di altri clienti all’interno di questo settore o in questo momento si è creato un legame solo con il sito catanese di STM? Lei ha toccato una nota dolente. Purtroppo, non si possono servire due padroni. Lo sforzo che noi abbiamo dovuto fare per passare dal commerciale alla produzione ha richiesto delle energie e delle risorse umane per cui non abbiamo avuto più la possibilità di immaginare e abbiamo avuto la difficoltà di continuare a gestire il contatto con i vecchi clienti. Nel momento in cui fai una scelta e hai davanti un progetto, un finanziamento, a quel punto devi raggiungere l’obiettivo. Questa cosa, quindi, ci ha un po’ allontanato da quello che era il normale iter lavorativo dell’azienda [Intervista SAT]. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 211 A quel punto, il calo di commesse all’inizio della crisi ha esiti disastrosi: Fino al 2007 abbiamo fatto il massimo del fatturato. Il problema lo abbiamo subito nel 2008, perché abbiamo avuto un portafoglio ordini fino a tutto il 2007, con qualche commessa rimasta per i primi tre mesi del 2008. Ci siamo ritrovati nel 2008 con una marea di dipendenti e un portafoglio ordini ormai quasi vicino allo zero. E lì è stato il dramma! [Intervista SAT]. Dopo pochi anni l’azienda si trova nuovamente con soli due dipendenti ed ha ricominciato ad attivarsi con grande difficoltà alla ricerca di nuovi clienti. Il know how sviluppato potrebbe consentire di ricominciare ma il percorso di specializzazione nell’ambito dei semiconduttori esclude che in assenza di STM si possa operare nel contesto locale o nazionale: le uniche proposte di collaborazione e le poche commesse recuperate arrivano infatti dagli Stati Uniti e da Taiwan, ma per una piccola realtà, che tra l’altro sconta il credit crunch, non è facile proiettarsi su mercati così lontani. Pur non arrendendosi, il nostro interlocutore non nasconde di pensare in estrema ratio di spostare l’attività e gli impianti proprio negli USA. g) Le piccole e medie imprese locali attive Seppure sia difficile, come si è già detto, ricostruire con precisione l’effettiva consistenza del tessuto imprenditoriale che opera nel settore dell’elettronica o in stretta connessione con esso, nel Comune di Catania hanno attualmente sede legale circa un centinaio di imprese nel solo settore della “fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi” (codice C26 Ateco 2007). A queste si aggiungono 24 unità locali di imprese esterne con sede a Catania, di cui sei operano in modo prevalente in questo settore. Tra queste figurano due imprese nel comparto di “fabbricazione di componenti elettronici e schede elettroniche” (codice Ateco 26.1), che sono Micron e STM. Tra le imprese “locali”, ovvero quelle con sede legale nel Comune di Catania, circa un quinto operano nello stesso comparto di Micron ed STM, mentre un terzo ha come attività specifica la “fabbricazione di computer e unità periferiche” (codice 26.2 Ateco); un altro 20% fabbrica “strumenti per irradiazione, apparecchiature elettromedicali ed elettroterapeutiche” (codice 26.6). Le rimanenti si distribuiscono tra i comparti della Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 212 “fabbricazione di apparecchiature per le telecomunicazioni” (7 imprese); la “fabbricazione di strumenti ottici e attrezzature fotografiche” (9 imprese); la “fabbricazione di strumenti e apparecchi di misurazione” (8 imprese). Tra le unità locali di imprese esterne, ve ne sono tre, oltre le due note già citate, che hanno dichiarato come settore prevalente quello della “fabbricazione di computer”, e una che opera nella “fabbricazione di apparecchiature per le telecomunicazioni”; le rimanenti 18 imprese indicano il settore dell’elettronica come secondario (Fig. 5). Si noti che questi dati sottostimano la consistenza del SPT perché considerano solo le imprese attive che operano nel territorio del Comune di Catania: un insieme di altre imprese connesse con tale sistema potrebbe avere sede in comuni limitrofi e non rientrare nelle statistiche presentate. In maniera approssimata, possiamo dire che per ogni unità locale di impresa esterna vi sono a Catania quattro imprese locali nel settore della fabbricazione dei computer e di prodotti dell’elettronica. Fig. 5 - Imprese attive con sede nel comune di Catania per comparto - Settore della fabbricazione di componenti elettronici e schede elettroniche (Ateco C26) Fonte: Infocamere Sarebbe, tuttavia, fuorviante circoscrivere il sistema produttivo dell’elettronica di Catania unicamente a questo settore: un insieme di imprese che opera in settori diversi sia del manifatturiero (come ad esempio alcune produzioni meccaniche o elettriche) che dei servizi (come il settore delle telecomunicazioni e quello della produzione di software e consulenza informatica) sono parte integrante di questo sistema produttivo. Per una valutazione più esaustiva, seppure imprecisa, abbiamo considerato, relativamente alla Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 213 manifattura, anche il settore della “fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche” (codice C27 Ateco 2007), dove sono attive nel comune di Catania 85 imprese “locali” e 16 unità locali di imprese esterne, di cui 7 che operano in questo settore come prevalente. Tra le imprese “locali” un numero più consistente (30) si concentra nel comparto della “fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici” (codice 27.1); 20 nella “fabbricazione di altre apparecchiature elettriche” (codice 27.9); 19 imprese sono attive in quello della “fabbricazione di apparecchiature per l’illuminazione” (codice 27.4) e 12 nel comparto di “fabbricazione di cablaggi a apparecchiature di cablaggio” (codice 27.3), (Fig. 6). Fig. 6 - Imprese attive nel comune di Catania per comparto - Settore fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche Fonte: Infocamere Tra le attività di servizio ve ne sono due che sono maggiormente affini al settore dell’elettronica, ovvero le “telecomunicazioni” (codice Ateco 61) e, in misura maggiore, la “produzione di software, consulenza informatica e attività connesse” (codice 62). Nel primo settore operano 147 imprese locali, ma soltanto 6 nelle telecomunicazioni fisse e 1 in quelle mobili, mentre la grandissima parte (140 imprese) operano nelle “altre attività di comunicazione”, di cui oltre la metà sono “posto telefonico pubblico ed internet point” (codice 61902). A queste si aggiungono 22 imprese esterne. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 214 Nel settore della produzione di software, consulenza informatica e attività connesse operano 347 imprese “locali” e 60 unità locali di imprese “esterne”. Tra le imprese locali, 36 sono attive nella classe della “consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica” e 86 alla classe “altre attività dei servizi connessi alle tecnologie dell’informatica”; la gran parte (265 imprese) appartiene, tuttavia, alla classe della “produzione di software non connesso all’edizione”. 5. Le relazioni tra imprese, università e centri di ricerca e l’importanza del capitale umano Tra i principali vantaggi competitivi per l’elettronica catanese si deve sicuramente annoverare la presenza nel sistema produttivo di un insieme di università e centri di ricerca pubblici. Oltre ad ospitare l’Università, Catania è sede prestigiosa del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il CNR è rappresentato dall’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi (IMM), nonché da altre sei sue sezioni, tra cui quella di Chimica e Tecnologia dei Polimeri, quella di Chimica biomolecolare e quella di Biostrutture e Bioimmagini. L’INFN ha invece dislocato nella città etnea i suoi Laboratori Nazionali del Sud. Nel complesso, i ricercatori e i docenti incardinati nell’Università sono oggi 1433, di cui oltre il 66% afferisce a discipline tecnico-scientifiche. Il CNR può invece contare su un personale di 83 unità tra ricercatori e tecnologi. Questi numeri rendono Catania l’undicesima città in Italia, e la quarta nel Mezzogiorno, per numero di ricercatori90. Tale densità di istituzioni di ricerca genera esternalità positive per il sistema produttivo sia in termini di risorse umane qualificate che di competenze scientifiche utili al processo innovativo delle imprese. Sul primo versante, i laureati dell’Università di Catania in materie ingegneristiche, chimiche e fisiche sono stati per lunghi anni contesi dalle imprese locali e, in particolare, da STM. Nella fase di maggiore sviluppo di Etna Valley, la domanda di lavoro qualificato era tanto superiore all’offerta che STM fu costretta a stringere nuove relazioni con altre 90 Per un esercizio di benchmark sulla dotazione di conoscenze scientifiche nelle città italiane, in cui oltre alla quantità dei ricercatori si stima anche la qualità della ricerca, si veda Casavola e Trigilia (in corso di stampa). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 215 università del Mezzogiorno (Palermo, Napoli e Lecce) pur di trovare laureati in ingegneria elettronica: Nella fase di massima espansione di STM ci furono delle difficoltà nel reperire laureati in ingegneria elettronica e, per coprire il nostro fabbisogno, per cogliere altri bacini di laureati in quel periodo nacquero anche collaborazioni con le sedi Palermo e Napoli [Intervista 3Sun]. La consistente capacità di matching tra domanda e offerta di lavoro tra gli ingegneri è segnalata anche dalle rilevazioni di Almalaurea: nel 1998 il 57,9% dei laureati in ingegneria risultava occupato entro un anno dalla laurea, mentre il 90,2% riusciva a trovare lavoro entro l’anno successivo. La loro occupabilità è cresciuta fino alla crisi economica, dopo la quale il tempo di ricerca della prima occupazione si è allungato, basti pensare che solo il 37,1% dei laureati del 2008 si era inserito nel mercato del lavoro l’anno successivo. La domanda di lavoro per i laureati in discipline fisiche e chimiche è invece più ridotta e dà vita ad una maggiore mobilità extraregionale. La relazione tra il sistema produttivo e le risorse umane formate nell’Università locale è tanto stretta da condizionare l’andamento delle immatricolazioni alla Facoltà di Ingegneria. Al decollo del settore microelettronico negli anni Novanta è corrisposto un aumento repentino delle immatricolazioni ai corsi di elettronica e di informatica della Facoltà di Ingegneria (Azzolina De Luca 2005). Nel decennio successivo, invece, le iscrizioni si sono stabilizzate e, al contempo, diversificate. Per quanto il numero degli immatricolati sia oscillato in maniera piuttosto elastica rispetto al ciclo produttivo, esso non è mai sceso al di sotto dei mille aspiranti ingegneri l’anno. D’altra parte, la progressiva diversificazione della domanda ha ridotto il peso del percorso formativo in “elettronica” a vantaggio di altri corsi di laurea formativi, come quello “informatico”91. Recentemente si è invece assistito a una drastica riduzione del numero di iscritti alla Facoltà di Ingegneria (-35,7%) perfino superiore alla più generale e preoccupante contrazione degli iscritti all’Ateneo catanese (-25,9%) (Fig. 7). 91 Se nel 1998 la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Catania laureava prevalentemente ingegneri civili (45,1%) ed elettronici (33,3%), nel 2009 la quota dei secondi è scesa all’11,6% del totale dei laureati ed è stata superata sia dai laureati in ingegneria informatica (21,5%) che da quelli in ingegneria gestionale (18,7%). Ancora più significativo appare il calo degli immatricolati e dei laureati al corso biennale di secondo livello in Ingegneria elettronica che attualmente è sotto i limiti minimi e rischia di essere soppresso. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 216 Fig. 7 - Immatricolati alle Facoltà di Ingegneria e di Scienze Matematiche, Fisiche e Nucleari (asse principale) e all’Università di Catania (asse secondario). Anni accademici 1998/1999 – 2011/2012. Fonte: Miur In ogni caso, dalle interviste effettuate risulta che il capitale umano continua a costituire un punto di forza del sistema produttivo catanese e una risorsa per i suoi adattamenti futuri. Tra le criticità, si è riscontrata una recente difficoltà da parte delle imprese nello stabilire convenzioni per stage e tirocini con l’Università. Ciò non deve tuttavia far pensare che l’Ateneo etneo non sia attivo su questo versante: infatti, anche se dal 2006 ad oggi il numero degli stage e dei tirocini formativi di universitari catanesi sono diminuiti del 26%, quasi un laureato su due svolge o ha svolto un tirocinio o uno stage presso imprese o studi professionali locali. Il secondo tipo di economie esterne connesse alla ricerca pubblica riguarda le collaborazioni scientifiche tra enti di ricerca e industria. Già Di Guardo e Schillaci (2003) hanno messo in evidenza la progressiva evoluzione e istituzionalizzazione di queste collaborazioni che, a loro avviso, ha seguito quattro fasi: la fase di “avvio”, che si innesca fin dagli anni Settanta, si caratterizzava per collaborazioni informali tra imprese e le Facoltà di Matematica e di Fisica limitate a ricerche sulla fisica e sulla chimica dei semiconduttori; nella fase della “crescita”, i rapporti si formalizzarono anche pur rimanendo prevalentemente nella forma di relazioni dirette tra singoli gruppi di ricerca e imprese. La terza fase, quella dello “sviluppo”, ha preso corso dalla fine degli anni Ottanta, e si caratterizzò per la costituzione di organizzazioni intermediarie, composte da Università, CNR e imprese (prevalentemente STM), che avevano l’obiettivo di svolgere progetti di ricerca congiunti e di creare facilities di ricerca comuni. E’ in questo periodo che è stato infatti fondato il Consorzio per la ricerca sulla microelettronica nel Mezzogiorno (Co.Ri.M.Me.), il Consorzio Catania Ricerche e che, nell’ambito delle loto Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 217 attività, sono stati istituiti due laboratori di ricerca pubblici all’interno di STM (il Suberlab e l’Imitem). La quarta fase è quella del “consolidamento” delle relazioni: le collaborazioni si fanno via via più strette e si moltiplicano, coinvolgendo anche altri centri di ricerca non siciliani. Allo stesso tempo, sono avviati percorsi di alta formazione per studenti e si infittisce lo scambio di ricercatori tra enti di ricerca pubblici e imprese92. Un ruolo centrale in queste collaborazioni è giocato dall’Istituto per la microelettronica e i micro-sistemi (IMM) del CNR93. La mission dell’IMM è al contempo quella di studiare le proprietà dei materiali a livello atomico e quella di produrre avanzamenti tecnologici da trasferire al sistema produttivo. L’effettiva saldatura tra ricerca di base e trasferimento tecnologico operata all’interno dell’IMM è ben enfatizzata dal direttore dell’Istituto: Quando organizziamo un’attività di ricerca per noi è fondamentale arrivare a un prototipo […]. [A Catania] al momento siamo impegnati in un’attività di ricerca che ha come obiettivo la dimostrazione in concreto delle proprietà innovative di questo nanomateriale per cui hanno dato recentemente il premio nobel per la fisica: il grafene. Tanti gruppi di ricerca le potranno raccontare le proprietà […] di questo materiale, che è il materiale del futuro. L’obiettivo dell’IMM di Catania è stato sin dall’inizio quello di affrontare le problematiche della comprensione dei principi base di funzionamento del materiale […], ma allo stesso tempo di cosa vogliamo farne, di come possiamo utilizzarlo. Quindi siamo andati molto avanti rispetto ad altri gruppi a livello europeo nella sintesi del materiale su substrati di largo diametro. In poche parole, siamo passati da una ricerca sul cosiddetto “pezzettino” di grafene […] al tentativo di sintetizzare, peraltro riuscito con successo, film di grafene di ottima qualità e uniformità di interi wafer che usano come substrato il carburo di silicio, che tra l’altro è un altro materiale innovativo per la microelettronica. Nei fatti quando poi siamo andati ad interloquire con ST […] abbiamo mostrato che, in fondo, 92 Il meccanismo di scambio personale assume particolare rilevanza nella misura in cui i ricercatori che rimangono nelle imprese assumono spesso il ruolo di gatekeeper tra la ricerca pubblica e quella privata. Un esempio di questa figura è quello di un ex-ricercatore dell’IMM-CNR, oggi influente manager di una delle divisioni di R&S di STM. 93 L’IMM ha le sue sedi principali a Catania, una all’interno di STM e una presso il Dipartimento di Fisica dell’Università. Sezioni dell’IMM sono presenti anche ad Agrate Brianza, Bologna, Roma, Napoli e Lecce. IMM è uno dei principali istituti del CNR, almeno per personale impiegato. Nel complesso dispone 241 unità di personale, di cui 61 attive nelle unità catanesi. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 218 presso l’IMM c’è già il materiale pronto per provarci dei dispositivi. Questo è l’IMM [Intervista IMM]. Gli avanzamenti scientifici di IMM sul grafene succedono a quelli sul carburo di silicio. Anche in questo caso, lo studio e la prototipizzazione di applicazioni del materiale hanno preceduto di 5-6 anni la scelta di STM di industrializzare dei dispositivi basati su tale materiale. Solo dopo qualche anno siamo riusciti a convincere ST che si trattava di un filone di ricerca che era maturo e vicino all’applicazione, proprio per il principio nostro di lavorare con i dimostratori. La cosa coincise con l’avvio di una forte competizione industriale a livello internazionale su questi prodotti, in particolare Infine in Germania lanciò un’azione di questo genere, per cui ST non fece altro che recepire … di saltare sulle nostre spalle e acquisire posizioni competitive nei confronti di questi colossi di livello europeo [Intervista IMM]. L’eccellenza dell’IMM e il suo contributo alla competitività del sistema produttivo catanese è resa possibile da una commistione di finanziamenti pubblici e privati che permette un continuo ammodernamento della strumentazione di ricerca. In 10 anni, IMM ha ricevuto finanziamenti per circa 10 milioni di euro, distribuiti tra PON (3,2 milioni), imprese private (2,7 milioni), progetti europei (2 milioni), Regione Sicilia (1,5 milioni) e altri progetti Miur (0,5 milioni)94. A questi finanziamenti straordinari si deve poi aggiungere lo stanziamento ordinario con cui STM sostiene i costi di gestione della clean room “classe 10” di IMM, unica nel panorama nazionale e strategicamente compatibile con quella presente in STM. Se si volesse aggiornare la periodizzazione della collaborazione tra centri di ricerca e industria proposta da Di Guardo e Schillaci rispetto a quanto avvenuto negli ultimi 10 anni si dovrebbe probabilmente ricorrere al concetto di “scollamento” del sistema. Ciò non è però soltanto dovuto alla contrazione delle attività di STM, alla mancata trasformazione del proto-distretto Etna Valley in distretto vero e proprio e nemmeno alla sola abdicazione 94 A breve IMM riceverà un cospicuo finanziamento finanziato dal terzo asse del PON 2007-13 che servirà ad acquistare un microscopio elettronico di scansione-trasmissione di ultima generazione in grado di fare imaging atomico con una risoluzione di mezzo angstrom. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 219 da parte delle autorità locali di un ruolo pro-attivo sulla scena dello sviluppo economico, quanto anche al progressivo disimpegno dell’Università di Catania dal sostegno istituzionale alle relazioni università-industria. A differenza di quanto fatto prima del 2006, l’attuale governo dell’ateneo sembra infatti essersi ritirato su più fronti: su quello del sostegno all’imprenditorialità accademica, sul contributo istituzionale al Consorzio Catania Ricerche e sul supporto all’esperienza del Distretto Tecnologico Sicilia Micro e Nano Sistemi. Si tratta di una scelta sicuramente in contro-tendenza rispetto agli orientamenti delle principali università nazionali che è imputabile a precisi orientamenti del governo dell’ateneo deciso a segnare una discontinuità con le gestioni precedenti95. La ritirata degli organi di governo dalla cosiddetta “terza funzione” dell’università ha sicuramente indebolito la governance del sistema dell’innovazione locale, specialmente per quanto riguarda la collaborazione con imprese di minore dimensione, attivamente sostenute sul piano tecnologico e dell’internazionalizzazione dal Consorzio Catania Ricerche. Allo stesso tempo, l’Ateneo non ha assicurato continuità alle attività di promozione dell’imprenditorialità accademica e di valorizzazione delle competenze scientifiche prodotte nell’ateneo (Gherardini, 2010a). Scollamento del sistema non significa tuttavia perdita di centralità della ricerca nel supporto al distretto microelettronico, ma piuttosto un ritorno a una configurazione dei rapporti con l’università simile a quella che caratterizzava la fase precedente al “consolidamento”. A Catania, le collaborazioni tra gruppi di ricerca e imprese sono consistenti e consolidate, anche se risultano più frammentate che in passato perché più appartate, ovvero prevalentemente basate su relazioni personali tra singoli docenti e imprese96. 95 I testimoni privilegiati ascoltati associano il grado di impegno (o disimpegno) dell’Università di Catania nelle attività di trasferimento delle conoscenze a precisi orientamenti dei rettori che si sono alternati alla guida Ateneo: “C’è una nuova visione dell’università da parte del nostro Rettore che è quella della torre burnea. […] Lui vuole fare dell’università una torre burnea cercando di chiudere tutti i rapporti con fuori” [intervista CCR]. “Se, come dice lei, abbiamo avuto il periodo d’oro dell’Etna Valley ora noi viviamo nel periodo bronzeo. Potrebbe tornare un periodo buono, dopo le elezioni del nuovo Rettore, tra un anno e mezzo […]. Deve però considerare che anche quando venne il Ministro Moratti per firmare il protocollo d’intesa per il Distretto [Tecnologico], nel 2003, l’Università di Catania non aveva presentato nemmeno un finanziamento, ma a quell’epoca c’era Latteri, buonanima. Non è che era contro, ma aveva altri pensieri. Rizzarelli aveva invece un’altra marcia, era un uomo estremamente attento a queste cose. Poi lui aveva rappresentato una cesura rispetto al precedente rettore, Rodolico, che era stato in carica 21 anni, era un chirurgo che però aveva fondato il Co.Ri.M.Me., il primo consorzio tra Università e STM in Sicilia” [intervista DT]. 96 Nel 2009, la città di Catania era l’undicesima in Italia e la seconda nel Mezzogiorno (dopo Napoli), per valore dei finanziamenti che Università e Cnr ricevevano da attori non pubblici. Diversamente da quanto ci si potrebbe attendere, il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e dei Sistemi (DIEES) non risultava il primo dipartimento per commesse ricevute; con i suoi circa 700mila euro seguiva infatti un dipartimento della Facoltà di Medicina e il Dipartimenti di Ingegneria Civile e Ambientale. Sebbene la quantità di risorse che l’Ateneo riceve da commesse “contoterzi” sia ancora molto elevata, soprattutto se comparate con la media del Mezzogiorno, dal 2008 si assiste ad una Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 220 Si deve inoltre segnalare un indebolimento della base conoscitiva presente nell’Università di Catania, il quale non è solo imputabile alla riduzione dell’organico di ricerca, inevitabilmente prodottosi negli ultimi anni come conseguenza del taglio dei finanziamenti pubblici, quanto piuttosto alla mancata capacità di rinnovare le specializzazioni scientifiche dei gruppi di ricerca nonché alla incapacità di estendere creare collaborazioni interdisciplinari. D’altra parte, un ente con una mission più focalizzata, come l’IMM-CNR, è riuscito a non rimanere imprigionato nel meccanismo di lock-in sopra descritto, riuscendo ad autoriformarsi: Il periodo della crisi [di STM] è stato sfruttato per diversificare i campi d’azione. […]. L’IMM ha dovuto mettere in atto […] una notevole trasformazione delle attività di ricerca in corso che ci hanno costretto a pluri-disciplinarizzarci. Mentre negli anni ‘90 eravamo i figli dell’impiantazione ionica […] in questi anni il nostro linguaggio è molto simile a quello di un ingegnerie elettronico, di un biologo, di un chimico, di un fisico, perché per trovare nuove possibilità applicative, che hanno impatto non soltanto sull’Ict, ma anche sul fotovoltaico o sulla sensoristica delle applicazioni nel campo della salute, abbiamo dovuto assolutamente acquisire competenze molto diversificate e prevedere anche l’interazione con discipline che non sono strettamente nell’ambito della fisica, che è la nostra disciplina di riferimento. La crisi da noi è stata affrontata con questa spinta alla diversificazione, nell’attività di ricerca e nelle competenze, non abbiamo mai smesso di investire e crescere [Intervista IMM]. Infine, allo scollamento istituzionale del sistema produttivo ha sicuramente contribuito l’eccessiva durata della gestazione del nuovo strumento di governance del settore microelettronico: il Distretto Tecnologico Sicilia Micro e Nano Sistemi, del quale ci occuperemo nel prossimo paragrafo. progressiva diminuzione dei finanziamenti privati che risulta più consistente a Catania rispetto ad altre università di simile dimensione. Lo stesso DIEES è tra i dipartimenti che più hanno ridotto le loro commesse esterne. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 221 6. Le politiche industriali e dell’innovazione Le politiche industriali e dell’innovazione hanno avuto un ruolo centrale nella genesi e nella crescita del sistema produttivo dell’elettronica di Catania. Basti pensare che ai due contratti di programma di cui ha tratto beneficio il sito siciliano di STM sono state destinate il 12,1% delle risorse pubbliche impegnate per tutti i contratti di programma deliberati dal CIPE fino al 200797 (DPS, 2007). Alle risorse utilizzate con questo strumento, i cui effetti sono stati ampiamente descritti nei paragrafi precedenti, se ne sono aggiunte altre stanziate direttamente alle imprese dell’elettronica o a loro partenariati, più o meno formalizzati. In particolare, ci riferiamo ai finanziamenti concessi per promuovere l’attività di ricerca e sviluppo nell’ambito del Programma PON Ricerca, prima, e del PON Ricerca e Competitività, poi. In Sicilia, le risorse del PON Ricerca 2000-2006 hanno avvantaggiato prevalentemente le imprese di dimensione medio-grande98; tra queste, le uniche due presenti nel distretto della microelettronica catanese sono state STM e la Epitaxial Technology Center (E.T.C. Srl). La seconda ha ricevuto un unico finanziamento (3,6 milioni di euro) per realizzare macchine per la crescita di strati semiconduttori, mentre, STM ha visto l’approvazione di 10 suoi progetti che, nel complesso, hanno attivato risorse per circa 48,5 milioni di euro (Cutrona, 2010). Gli interventi finanziati hanno prevalentemente riguardato attività di ricerca industriale intra-muros, anche se si annoverano alcuni progetti svolti in partenariato tra STM e altri enti, tra cui enti pubblici di ricerca (INFN, ENEA), università (Università di Catania e Politecnico di Torino), centri di ricerca privati (Centro Ricerche Fiat) e imprese (come ad esempio la Temix, giovane azienda catanese attiva nel settore delle infrastrutture di telecomunicazione satellitare). Se l’oggetto dei finanziamenti PON 2000-2006 riguardava prevalentemente l’avanzamento tecnologico in ambito microelettronico e sensoristico, i pochi progetti di 97 Come è stato ampiamente descritto nel secondo paragrafo, allo sviluppo del sito siciliano di STM sono stati destinati due contratti di programma. Con il primo (deliberato dal CIPE nel 1996) sono stati stanziati all’allora SGS Thomson 172,2 milioni di euro, mentre il finanziamento pubblico impegnato per il secondo, la cui firma risale al luglio 2007, è stato di 446,3 milioni di euro. In entrambi i casi, si tratta degli interventi più finanziati entro i rispettivi cicli di regime di aiuto (DPS, 2007). 98 Sul tema delle politiche di ricerca e innovazione, le PMI hanno potuto beneficiare di finanziamenti specifici promossi dal POR Sicilia (misure 3.14 e 3.15). Il confronto tra le regioni del Mezzogiorno sull’impegno nel campo della Ricerca e Innovazione mette in luce che la programmazione siciliana 2000-2006 ha destinato a questo ambito una quota di budget più contenuta (1,9% del Por Sicilia) in confronto a quanto invece fatto da altre regioni del Mezzogiorno come, per esempio, la Campania (5,1% del Por Campania). Il PO Sicilia 2007-2013 ha accresciuto l’impegno su queste misure (5,5% del PO) anche se, come nella programmazione precedente, l’impegno previsto è inferiore a quello di altre regioni dell’area convergenza. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 222 ricerca della nuova programmazione che sono stati già assegnati a STM sottolineano la volontà della multinazionale italo-francese di diversificare la propria attività verso le tecnologie fotovoltaiche e i dispositivi medici99. A dispetto di quanto avvenuto per i finanziamenti PON 2000-2006, le esperienze dei distretti tecnologici del Miur e gli interventi finanziati con il PO Sicilia 2007-2013, tra cui quelli destinati ai distretti produttivi siciliani, si sono distinti per un approccio più sistemico allo sviluppo e alla promozione dell’innovazione100. La politica dei distretti tecnologici è stata promossa su iniziativa del MIUR e finanziata con fondi FAS per il periodo 2000-2006 e con fondi PON nel settennato in corso. Diversamente da quanto avvenuto in altre regioni italiane, in Sicilia il tentativo di costruire concentrazioni territoriali in comparti ad alta tecnologia è stato lungo e farraginoso. Tutto ha avuto inizio intorno al 2003, con la definizione da parte del MIUR dell’Accordo di Programma Quadro (APQ) Ricerca e Innovazione, all’interno del quale erano previsti fondi per la costituzione di alcuni distretti tecnologici. A questa mossa del regolatore nazionale seguì una contromossa del regolatore regionale e degli attori locali: a distanza di pochi mesi dalla discussione in sede di APQ, la Regione Sicilia emise un avviso pubblico per manifestazione di interesse sul tema dei distretti tecnologi a cui, sul versante catanese, rispose una compagine determinata a non perdere questa occasione, ma che fin da subito apparse scarsamente omogenea. In primo luogo, all’interno del distretto erano infatti rappresentate imprese che afferivano a settori produttivi diversi, come la microelettronica (STM), l’informatica e telecomunicazione (Ibm, Italtel, Engineering, Infracom) e il biomedicale (Sifi). In secondo luogo, nonostante la filosofia del distretto prevedesse la concentrazione territoriale delle attività come base per la creazione di knowledge spillover, il Distretto si strutturò attorno a due poli geograficamente delimitati. Al polo catanese, connotato per una spiccata vocazione manifatturiera (sia microelettronica che biomedicale) e per una cospicua dotazioni di conoscenze scientifiche, si contrappose il 99 In particolare, facciamo riferimento a due progetti in cui STM risulta capofila: a) al progetto “nuove tecnologie fotovoltaiche per sistemi intelligenti integrati in edifici” che prevede attività di ricerca per circa 12,9 milioni di euro e che è stato presentato da una partnership estesa (STM, ENEA, CNR, Università di Catania, Università di Messina, Università di Palermo, High Technology Systems Hts S.R.L. (Rc), OPTO MATERIALS SRL (Og), Enel Ingegneria e Innovazione S.p.A.); b) e al progetto “DNA-Microarray integrato su silicio per la determinazione attiva dell`espressione genetica ad uso clinico diagnostico”, promosso insieme a CNR e al Consorzio Interuniversitario biotecnologie (costo ammesso 6,5 milioni di euro). 100 Un terzo esempio è quello dei laboratori pubblico-privati volti alla costruzione di una filiera di eccellenza scientificotecnologica settoriale. Attualmente a Catania sono stati attivati due laboratori: quello per lo “sviluppo di tecnologie di processo e dimostratori di circuiti elettronici” a cui partecipa STM, il CNR-IMM, il Consorzio Catania Ricerche, e l’Università di Catania, e quello per la “produzione di wafer di carburo di silicio” promosso da Epitaxial Technology Center, CNR-IMM e l’Università di Roma “La Sapienza”. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 223 polo baricentrato su Palermo, legato maggiormente alle telecomunicazioni e all’informatica. Ma il motivo per cui si è creduto a lungo che l’esperienza del Distretto potesse rappresentare l’ennesima scatola vuota, incapace di innescare effetti sistemici, è che, diversamente da quanto prescritto dal MIUR, fino al 2008 non è stata costituita alcuna struttura formale per la governance del Distretto. Nonostante ciò la Regione ottenne le risorse che l’APQ aveva previsto per i distretti tecnologici, ma anziché promuovere politiche sistemiche le distribuì ai soggetti che avevano partecipato al bando di un’altra misura del POR Sicilia 2000-2006, riguardante il potenziamento di infrastrutture e laboratori di ricerca già esistenti (Cutrona, 2011)101. I soldi che in Veneto sono stati utilizzati per Veneto Nanotech in Sicilia sono stati usati per finanziare circa 40 progetti, quindi dispersi sul territorio [Intervista CCR]. Il processo costitutivo del Distretto, intramezzato da lunghe negoziazioni tra i partner del distretto, e tra questi e la Regione Sicilia, è proseguito per cinque anni. “Nel 2008, siccome si iniziò a ventilare l’ipotesi che iniziassero a uscire i bandi riservati ai distretti, e solo ai distretti, il processo ha subito un’accelerazione”102 che ha portato alla costituzione della Società consortile a responsabilità limitata “Distretto Sicilia Mirco e Nano Sistemi”103. Tra il 2008 e oggi, il Distretto si è prevalentemente occupato della predisposizione dei progetti da candidare al finanziamento PON R&C. La strategia che sottende la nuova richiesta di soldi pubblici è il frutto di un piano condiviso dai quattro principali attori del Distretto: STM, Sifi, IMM-CNR e Università di Catania. Contrariamente a quanto richiesto dai soci di minoranza, dalle associazioni di piccola impresa e dalle grandi imprese del software, prevalentemente palermitane, la strategia adottata prevede infatti 101 L’aggiramento dell’Accordo di Programma Quadro ha riguardato tutti i tre distretti tecnologici siciliani ed ha interessato un paniere di risorse pari a 33,6 milioni di euro, che sono state destinate allo svolgimento di 23 progetti promossi prevalentemente da università ed enti pubblici di ricerca. 102 Intervista DT. 103 La Scarl è costituita il 1° agosto 2008. Il capitale sociale è per il 61% pubblico (Università di Catania, Palermo, Messina, Cnr, Inaf, Regione Sicilia), il 24% appartiene a 7 grandi imprese, mentre il restante 15% è diviso tra una molteplicità di consorzi di piccole imprese (es. Consorzio Etna High-tech, Consorzio HBS network), organizzazioni intermediarie (Consorzio Catania Ricerche, Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia) e associazioni di categoria (come le federazione catanesi di Confindustria e Apindustria). Il CdA della società consortile è composto da 7 membri, tre dei quali rappresentanti degli interessi privati e 4 di quelli pubblici. Il presidente è espressione della componente pubblica, mentre l’amministratore delegato è indicato dai partner privati. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 224 l’individuazione di soli tre progetti focalizzati per la gran parte sulle imprese manifatturiere catanesi. I tre anni sono stati intensi. Siamo partiti dal discorso: quali progetti finanziamo? Perché la logica a cui eravamo abituai era: c’è un contenitore, fai il vagoncino e ci carichi i progetti dei tuoi iscritti e li presenti. […] Noi abbiamo spiegato che non era così e abbiamo raccolto invece idee progettuali. Sulle idee progettuali, predisposte dal consiglio tecnico scientifico […] interdisciplinare […] abbiamo selezionato tre progetti. […]La battaglia è stata questa: all’inizio sono arrivati questi informatici dicendo che avevano la quota di capitale sociale e volevano finanziati i loro progetti di telerilevamento e di trasmissione dati. Noi li abbiamo bocciati e abbiamo spiegato che potevano intervenire nella misura in cui erano compatibili con i temi intriseci alla strategia del progetto [Intervista DT]. I tre progetti selezionati da questo lungo e complesso processo decisionale, tutto interno al Distretto, riguardano tre ambiti di ricerca distinti: quello energetico, quello biomedicale e quello della micro-elettronica su materiali plastici104. Come si può notare, anche se nella programmazione dei progetti è stato trovato lo spazio di azione per buona parte dei soci del Distretto, si tratta di tre progetti estremamente focalizzati sulla strategia di diversificazione di STM sia verso il comparto energetico che verso quello biomedicale. Sembra dunque che il Distretto stia riuscendo sia a resistere a logiche spartitorie, sia a sfruttare al meglio le diversità settoriali che caratterizzano la compagine consortile, specialmente nella commistione tra micro-elettronica e i settori biomedicale e fotovoltaico. 104 Il costo complessivo previsto per i tre progetti presentati, ma ancora da approvare, è di circa 65 milioni di euro, compreso il cofinanziamento PON. La ripartizione “è grossomodo paritaria, una ventina sul progetto Energetics sul fotovoltaico, che è il progetto più grosso; Hippocrates, che è quello più numeroso, sta sui diciotto; per Plast_ICs le risorse richieste sono invece inferiori. Poi si deve tener di conto che all’interno dei costi è compreso un 10% per le formazioni” [Intervista DT]. Il progetto “Tecnologie per l’Energia e l’Efficienza Energetica (Energetic)” si focalizza su quattro ambiti applicativi: tecnologie innovative per la generazione dell’energia per via fotovoltaica; nuovi processi ed architetture per transistor di potenza; sistemi hardware per l’efficienza energetica; sistemi software per la gestione dell’efficienza energetica in building e campus, e per la modellizzazione dell’operazione di reti locali in isola energeticamente autosufficiente. Il progetto “Sviluppo di Micro e Nano-tecnologie e Sistemi Avanzati per la salute dell’uomo (Hippocrates)” indirizza invece le seguenti linee di ricerca: sviluppo di biosensori di marker diagnostici/prognostici basati su acidi nucleici e proteine, sviluppo di metodologie di drug delivery per rendere più efficace e mirate le terapie farmacologiche riducendo la tossicità del farmaco; messa a punto di tecnologie integrate e complete di soluzioni informatiche che rappresentano il primo passo nella direzione di cominciare a costruire l’approccio di “paziente-centrico”. Il terzo progetto riguarda invece la costituzione di un laboratorio pubblico-privato per lo sviluppo di tecnologie di processo e dimostratori di circuiti elettronici ad alte prestazioni e basso costo di fabbricazione realizzati su substrati plastici (Plast_ICs). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 225 Posso dire che [grazie al Distretto] si creano delle sinergie che prima non esistevano, nonostante noi siamo una grande impresa e abbiamo tante relazioni sul territorio, grazie al distretto abbiamo sviluppato delle idee progettuali con Sifi [azienda farmaceutica] piuttosto che con Ismet [centro di cura e ricerca oncologica] che fuori dal distretto non avremmo realizzato [Intervista 3Sun]. Inoltre, il Distretto rappresenta oggi uno dei pochi luoghi di coordinamento degli attori individuali e collettivi del sistema produttivo catanese in cui è possibile discutere di strategie di sviluppo per il futuro. Dovendo il distretto fare delle scelte, guardando a quella che era l’evoluzione del territorio, con i tassi di crescita presentati in alcuni mercati, si è puntato proprio sul tema dell’energia oltre quello della salute e dell’elettronica su plastica e su materiali flessibili e che possono avere applicazioni sia in ambito salute che in ambito energia [Intervista 3Sun]. Una valutazione tanto ottimistica non può essere invece espressa per l’esperienza del Distretto Produttivo “Etna Valley”. Come nel caso del Distretti Tecnologici, anche la genesi del Distretto Produttivo scaturisce più dalla necessità di imprese e attori collettivi di adattarsi al cambiamento degli schemi di finanziamento pubblici che non a un processo di mobilitazione bottom-up teso ad innescare percorsi di sviluppo locale (Trigilia, 2005). Il carattere adattivo nella costituzione dei distretti è sottolineato anche da un nostro intervistato: I distretti sono delle novità volute dalla legge. Non sono venute dal basso, questo è il quadro della situazione. Lo Stato, da una parte, la Regione dall’altra, sta dicendo scordati i contributi a pioggia, raggruppati e fai questa cosa e io ti darò questi soldi. Ci sarà un imbuto verso questa direzione. Si è dunque costretti a farlo [Intervista CCR]. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 226 L’innesco dell’esperienza può essere fatto risalire al dicembre 2004, quando la Regione Sicilia iniziò a individuare i criteri per il riconoscimento di distretti produttivi e, al contempo, a paventare la possibilità che tali cluster potessero divenire i referenti prioritari delle politiche di programmazione e sviluppo dalla Regione105. Già nel 2005, 136 imprese catanesi e 27 enti (tra cui università, enti di ricerca, consorzi privati, associazioni di categoria, ecc.), mostrando una sorprendente reattività, risposero a questa iniziativa sottoscrivendo il Patto per lo sviluppo per il Distretto Produttivo “Etna Valley”. Tra le poche attività intraprese dopo il suo riconoscimento formale dalla Regione, nel 2007, il Distretto ha presentato (e ottenuto) richiesta di finanziamento per due progetti nell’ambito del primo bando che la Regione ha specificamente destinato ai distretti produttivi (le risorse sono quelle del PO FESR 2007-2013). Il primo dei due è il progetto MyEnergy (600 mila euro di costi ammessi di cui circa 222mila pubblici) che prevede la costruzione di un centro servizi pilota che realizzi interventi mirati al risparmio energetico e all’utilizzo di energia pulita nelle imprese del Distretto. Il secondo finanziamento (335 mila euro stanziati per un costo complessivo di 895 mila euro) ha invece premiato un’iniziativa volta a costruire una piattaforma di collaborazione virtuale su base semantica destinata specificamente a consorzi e imprese del distretto per supportarne la condivisione di informazioni, la comunicazione e la cooperazione. L’ambizioso piano strategico del Distretto “Etna Valley”, sottoscritto nel 2005 in occasione del Patto per lo Sviluppo, è tuttavia sostanzialmente rimasto disatteso. 7. Il rapporto con le istituzioni locali e la Pubblica Amministrazione Le imprese subiscono le ripercussioni negative di una scarsa attenzione delle istituzioni locali alle esigenze dell’attività imprenditoriale e della lentezza della pubblica amministrazione. La scarsa attenzione dell’amministrazione locale riguarda innanzitutto un vistoso deficit nella fornitura di servizi di base e nella manutenzione e potenziamento delle infrastrutture per la produzione. Numerose sono le testimonianze di un’ imbarazzante ripercussione negativa del basso livello qualitativo dei servizi pubblici nella duplice forma di erosione delle potenzialità attrattive del territorio nei confronti di investitori esteri che di vero e 105 Per un approfondimento critico dell’esperienze dei distretti produttivi in Sicilia si veda Schilirò (2010). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 227 proprio ostacolo alla produzione e alla competitività. L’area industriale che ospita la gran parte delle imprese del polo produttivo catanese è stata interessata di recente, in seguito a precipitazioni piovose, da allagamenti riconducibili a una inappropriata manutenzione delle vie di accesso ai capannoni industriali, e che hanno avuto come conseguenza l’interruzione dell’attività produttiva. Non meno preoccupanti risultano essere i black-out di energia elettrica che interessano talvolta l’area industriale: C’è un certo disagio a pensare ad aziende che devono investire molti soldi a Catania e poi ritrovarsi con pozzanghere in cui nuotano i pesci dopo una settimana di pioggia, oppure un black out. Investimenti così grandi in un posto dove i servizi essenziali non funzionano… E’ triste che un’azienda così importante che ha attrezzature all’avanguardia e personale che sa quello che fa, si trovi a non poter competere per cose elementari, per problemi di buche nelle strade, o per mancanza di illuminazione, o per i cani randagi nei parcheggi. Questo vuol dire che c’è una totale assenza delle istituzioni che rimangono sorde alle segnalazioni del disagio. L’azienda svolge un ruolo importante nel territorio, ma le istituzioni devono fare la propria parte [Intervista Fim-Cisl]. Oggi è una bella giornata. Se voi foste venuti due o tre settimane fa era tutto allagato, proprio qui, all’ingresso. L’ASI, l’ente che ha in gestione questa zona, ha fatto grandi promesse, ormai da qualche anno, ma non si vede granché. Quest’anno abbiamo già perso tre o quattro giornate di lavoro perché le persone non sono riuscite ad entrare nello stabilimento. Dallo stradone nuovo fino a tutta l’area dei parcheggi era letteralmente allagato. Le altre imprese ubicate nella zona hanno avuto grosse difficoltà, ad esempio 3Sun che deve fare entrare grossi camion perché si deve approvvigionare di materiale, mentre noi di Micron no perché non abbiamo lavorazione come dicevamo [Intervista Micron]. La lentezza della pubblica amministrazione viene ravvisata in relazione alle lungaggini burocratiche che caratterizzano le erogazioni di fondi a fronte di bandi pubblici espletati. La preoccupazione di imprenditori e associazioni di categoria riguarda il mancato avvio di Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 228 iniziative che, ideate sulla base di buoni progetti e di situazioni di mercato favorevoli, ritardando la partenza si ritrovano a raggiungere il mercato in condizioni di contesto ampiamente mutate (cfr. intervista Apindustrie). L’insofferenza per le politiche regionali è un atteggiamento comune a molti beneficiari delle politiche pubbliche siciliane, i quali condannano diffusamente la sclerotizzazione dei processi decisionali chiedendo una semplificazione delle procedure: Se un’azienda decide di fare dell’attività di ricerca avanzata su un sito, deve essere sempre accompagnata nella scelta da uno strumento [di policy] forte, agile, di facile implementazione, con tempi di implementazione certi. Altrimenti l’effetto si dissolve nel tempo. Uno strumento buono che arriva in tempi lunghi, alla fine dell’investimento, è peggio di un cattivo strumento. Piuttosto che una lungaggine dei processi di valutazione a monte, forse bisogna demandare molto ai controlli in itinere o addirittura ex post, perché è pesantissima tutta questa fase ex ante di procedura [Intervista STM]. La crisi attuale si accompagna dunque a iniziative istituzionali piuttosto deboli e sconta l’assenza di una chiara ed effettiva programmazione, soprattutto su base locale/regionale. Inoltre, gli attori ascoltati avanzano due tipi di critiche alle politiche industriali e per l’innovazione: da un lato, lamentano la riduzione nel tempo della quantità dei finanziamenti, dall’altro, biasimano la lentezza e l’incertezza del processo decisionale pubblico periferico, che allunga a dismisura i tempi per l’attuazione dei progetti: La dinamica di scollamento è stata legata all’inaridimento e al rallentamento degli strumenti dal livello centrale. […] Poi si è incominciato a parlare di cabina di regia regionale, di programmazione regionale coordinata con quella nazionale, e c’è stato anche il braccio di ferro tra le regioni e il MIUR sull’autonomia per la ricerca… è chiaro che in questa dinamica tutti gli attori ne hanno risentito, e nel frattempo però i budget dedicati alla ricerca ci sono sempre più inariditi [Intervista STM]. Esiste, in sintesi, una domanda diffusa di beni collettivi locali per la competitività che spaziano dall’esigenza di investimenti in infrastrutture logistiche (interporto, migliore Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 229 collegamento tra porto e aeroporto), alla riqualificazione delle zone industriali, soggette ad allagamenti e ad interruzioni di elettricità. Desta stupore, inoltre, la disattenzione mostrata di recente da un’istituzione locale che ha finora svolto un ruolo di assoluto protagonismo nell’accompagnare e favorire il decollo del sistema produttivo catanese: l’Università. Anche in questo caso lungaggini e appesantimenti burocratici sono all’origine di mancati adempimenti formali che potrebbero tuttavia rinvigorire il rapporto di virtuosa collaborazione tra università e imprese nella formazione di capitale umano specifico. Ritardi nella firma di convenzioni tra imprese e università impediscono, di fatto, di avviare tesi di laurea all’interno di laboratori di impresa con un evidente spreco di occasioni formative altamente professionalizzanti: Mi farebbe piacere se ci fosse un sistema formativo che in qualche maniera tenesse in considerazione la presenza di determinate realtà. In verità parzialmente c’è, ma mi hanno spiegato che negli ultimi anni è andata un po’ calando la domanda di formazione in questi settori da parte degli studenti, forse perché hanno visto un po’ la crisi di questo settore, anche qui sul luogo. Tuttavia, c’è, ad esempio, una nostra proposta di convenzione con l’Università di Catania per svolgere attività di tesi e di tirocinio che è ferma da nove mesi. Noi abbiamo riattivato fin da subito le collaborazioni tra questo sito, quando è subentrata Micron, e l’Università. Siamo andati noi a fare dei workshop all’interno delle Università, soprattutto a Ingegneria e qualcosa anche a Fisica. […] Noi saremmo interessati, abbiamo anche fatto fare delle visite ai nostri laboratori. Lo step ulteriore sarebbe quello di dire che possiamo ospitare degli studenti per fare dei progetti di tesi. Naturalmente, venire a sviluppare una tesi da noi non significa avere poi un posto di lavoro. Però, se la persona è interessata al settore, indipendentemente dal fatto che qui poi possa avere un’opportunità o meno, comunque ha l’opportunità di sviluppare un lavoro in un’azienda leader. Dopodiché, magari non troverà occupazione qui, ma la trova in Germania o in un altro posto, ma se è interessata al settore ha comunque questa opportunità. Per fare tutto questo, però, serve una convenzione, come voi sapete molto bene [Intervista Micron]. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 230 Non ultimo, tramontata la fase dell’animazione territoriale esercitata dalla leadership locale di Pistorio e sfumato il ruolo di strumento di aggregazione e di relazioni imprenditoriali del distretto produttivo, è avvertita l’esigenza di beni collettivi in grado di stimolare confronti e capitale sociale tra le imprese del territorio, sulla scia di esperienze in corso altrove: Noi stiamo facendo un’esperienza in Abruzzo che stiamo vedendo comincia ad essere interessante. Abbiamo costituito, tramite una società da noi controllata, un polo di innovazione al quale oggi partecipano più di 50 piccole e medie imprese abruzzesi. Abbiamo visto che già solo il fatto di riuscire a metterli attorno a un tavolo genera idee e possibilità di business tra di loro. Noi come Micron ad oggi non ne abbiamo un soldo di guadagno: noi siamo un gigante in mezzo a tanti topolini che, per quanto si sforzino, non riescono a generare un progetto per noi interessante. Tuttavia, il fatto che queste piccole e medie imprese comincino a dialogare tra di loro significa che pian pianino c’è la possibilità di pensare che nel caso specifico il settore dell’ICT in Abruzzo possa essere sviluppato in una certa maniera, che si possa creare anche imprenditorialità. Questo noi pensiamo che a lungo termine possa portare dei vantaggi anche a noi che siamo i giganti e non abbiamo una necessità oggi impellente di sviluppare un progetto con la piccola azienda locale. Tuttavia possiamo avere un beneficio dovuto al fatto che il territorio locale diventa più attrattivo e si cominciano a sviluppare certe cose e ad attivare l’interesse ad agire in questa zona qualcuno che oggi non è presente e che magari un domani potrebbe essere interessante anche per noi. Sono tutti benefici che possono derivare dal permettere e incentivare forme di relazioni tra le imprese esistenti [Intervista Micron]. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 231 8. La domanda di politiche La domanda di politiche che emerge dagli attori intervistati è indirizzata a vari livelli di governo. Su un piano sovranazionale, si richiama l’attenzione sul carattere globale dell’orizzonte competitivo delle imprese che operano nel settore dell’elettronica, in particolare nel comparto delle memorie e in quello dei semiconduttori. Si auspica una politica europea più equilibrata tra la tensione a salvaguardare la concorrenza e la coesione sociale all’interno dell’Unione Europea e la necessità di arginare l’erosione di competitività delle produzioni europee, spiazzate da quelle provenienti dall’Asia. In particolare, è avvertita l’esigenza di rendere più attrattivo il territorio con nuove politiche che incoraggino le decisioni di investimento delle imprese, che oggi, invece, si sentono abbandonate al loro destino: Per la verità però, bisogna dire che sul territorio oggi c'è STM, ci sono Micron e 3Sun che nascono da dinamiche interne ad STM, quello che è mancato è stata quella capacità di attrazione del territorio per altre aziende che non hanno trovato modo di insediarsi. Un dato è innegabile, lo sappiamo e ce lo diciamo da tantissimi anni, STM c'era e c'è, Micron c’è, 3Sun è operativa, l’indotto, pur con tutte le considerazioni del caso, c’è, mentre è mancata la capacità di fare del territorio da catalizzatore per altri attori, e questo non può essere imputato ad STM. L'elemento discriminante bisogna andare a prenderlo su quel versante lì e non sempre fare lo spot illuminante su STM, come se STM dovesse sostituirsi a dinamiche di politica industriale sul territorio che non ci competono. Già per noi è difficile mantenere la sfida a livello mondiale [Intervista STM]. In relazione alle politiche nazionali e locali viene sottolineata l’importanza di potenziare l’investimento in capitale umano e l’adeguamento delle strutture entro cui l’attività di ricerca è materialmente svolta. In particolare, le imprese avvertono l’esigenza di un meccanismo istituzionale in grado di “catturare” i fabbisogni formativi delle aziende presenti sul territorio e di indirizzare in maniera efficace le strutture preposte alla Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 232 formazione (scuole, università, centri di formazione). Dunque politiche mirate di formazione del capitale umano (cfr. Intervista Micron). Altrettanto forte è la domanda delle imprese di sostenere fortemente con strumenti di politica pubblica (aiuti di Stato) i processi di ricerca, sviluppo e innovazione all’interno delle aziende, un tipo di politica auspicata dalle grandi imprese per creare una leva competitiva e indispensabile alle piccole e medie aziende, che spesso non hanno sufficienti risorse finanziarie per sviluppare in maniera autonoma la ricerca e le innovazioni che permettono loro di rimanere attive sul mercato (ibidem). Accanto a queste, come si è già detto, la domanda di politiche è indirizzata sia al potenziamento delle infrastrutture di trasporto che di quelle per la produzione. La dipendenza da molti fornitori esteri, in particolare asiatici, rende indispensabile il miglioramento dell’efficienza nella connessione con il porto e l’aeroporto. Di estrema importanza è anche l’innalzamento qualitativo della fornitura di energia elettrica: le imprese che operano nel settore sono energy intensive e richiedono una qualità di erogazione in grado di eliminare completamente anche le microinterruzioni. Meno rilevanti per le decisioni di investimento e per la competitività complessiva dei site sono le questioni del costo del lavoro e dei differenziali salariali: Le decisioni di investimento oggi dipendono sia dalla presenza di incentivi, sia da quello che già offre il territorio di insediamento e in particolare le infrastrutture esistenti per le imprese, meno dalla questione dei salari bassi. Le infrastrutture sono importantissime per gli approvvigionamenti. […] La questione del costo del lavoro è interessante. Innanzitutto dovete considerare che il costo del lavoro è un costo “residuale”: all’inizio, quando c’è un forte investimento, non ha molta incidenza. Se si deve investire un miliardo di dollari per costruire uno stabilimento, finché lo stabilimento non sarà ammortizzato, sicuramente il costo dell’ammortamento sarà molto più incidente rispetto al costo del personale. Nel momento in cui il costo dello stabilimento è ammortizzato, il costo del personale diventa molto più importante. Fatta questa distinzione, bisogna considerare che rispetto ad altre aree geografiche da noi un laureato costa poco. […] Ritengo, tuttavia, di poter dire che non è il costo del lavoro la variabile principale che viene presa Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 233 in considerazione nel momento in cui si decide di fare un investimento delle cifre che abbiamo menzionato poco fa [Intervista Micron]. 9. Considerazioni conclusive e indicazioni di policy I punti di forza del sistema produttivo dell’elettronica di Catania sono attualmente due: la presenza della grande impresa multinazionale e la disponibilità di capitale umano specifico. La grande impresa continua a rappresentare per il territorio di Catania una realtà caratterizzante dell’economia locale, un bacino di accumulazione e trasferimento di knowhow produttivo e organizzativo, e un elemento di positiva valutazione nelle decisioni di localizzazione di attività da parte di altre imprese esterne. In un settore che ha dimostrato nel corso degli anni di essere coinvolto in complesse dinamiche evolutive a livello globale, il SPT di Catania ha ampiamente resistito sul piano delle realtà aziendali esistenti (STM non ha smobilitato e sono arrivate due nuove realtà come Micron e 3Sun). Certo, le imprese che sono nate come realtà di supporto alla produzione della grande impresa o per decentramento di funzioni e fasi produttive e che oggi continuano a operare sul territorio e ad espandersi all’esterno, non sono molte, ma non sono del tutto assenti (Meridionale Impianti ne è un esempio). Le imprese locali fornitrici di prodotti o servizi per la grande impresa sono state in alcuni casi schiacciate da relazioni specifiche che hanno determinato effetti di lock-in talmente forti che una volta interrottasi la relazione con la grande impresa è stato difficile riconvertire o riadattare processi produttivi e skills a imprese/settori diversi. Le imprese risucchiate in una relazione altamente specifica hanno finito, nelle fasi di calo della domanda, per soccombere alla crisi. Altre imprese, invece, hanno adottato una strategia che sembra essere stata vincente: un mix di specializzazione che crea i vantaggi di una relazione specifica insieme alla diversificazione in più settori o con più committenti, in modo da evitare gli svantaggi della dipendenza eccessiva. Il nucleo di grandi imprese che insistono sul territorio di Catania garantisce sull’esistenza di un insieme di infrastrutture di base, di servizi essenziali, di relazioni e di capitale umano per la fabbricazione di componenti elettronici che agli occhi di investitori esterni può rappresentare un fattore di attrazione localizzativa non secondario. Questo è un patrimonio attrattivo del territorio che non dovrebbe essere disperso. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 234 La grande impresa ha certamente ridotto nell’ultimo quinquennio la domanda di servizi e l’esternalizzazione di attività verso il tessuto locale e ha interrotto l’assorbimento di forza lavoro. Tuttavia, in un periodo di difficoltà e di turbolenza sui mercati internazionali, la base occupazionale è stata salvaguardata e il ricorso alla cassa integrazione è stato minimo. Sul piano dell’occupazione l’elettronica ha contenuto le perdite e settori affini come IT e TLC registrano performance positive; l’indotto probabilmente ha pagato un prezzo più elevato. Il secondo punto di forza del SPT di Catania è un patrimonio in termini di risorse umane, risorse relazionali tra mondo della formazione di base, altre strutture di ricerca e mondo della produzione. L’alta percentuale di giovani laureati in discipline tecnico-scientifiche è il punto di forza per eccellenza. Come è emerso dalle interviste agli imprenditori e ai testimoni privilegiati, questa risorsa è il motivo più importante per il quale rimanere a Catania “e rimanere in modo abbastanza soddisfacente” (cfr. Intervista Micron). Si tratta di giovani con una buona formazione di base che hanno investito in istruzione specifica, orientata, spinti dall’affermarsi del settore dell’elettronica ma anche dalle occasioni di contatto diretto con i temi e le aree di ricerca finalizzata alla produzione: sono giovani che “sanno fare il loro mestiere”. E non è tutto. Sono giovani vincenti in termini di vantaggi comparati: sono bravi e, in termini relativi, costano poco. Il costo di un laureato italiano a confronto con un laureato americano è molto più basso e questa considerazione, unita alla qualità elevata del capitale umano, si traduce in un considerevole fattore di attrazione in un settore dove l’innovazione e la ricerca rappresenta un elemento imprescindibile di tenuta del mercato. Probabilmente in questi anni le relazioni istituzionali tra università/centri di ricerca/impresa si sono andate allentando, non sono strutturate come nel passato, ma sono richieste e possono essere rinsaldate. Questo è un patrimonio che non deve essere deteriorato. La politica e le politiche giocano un ruolo di primo piano nel tutelare questi due punti di forza del SPT e nel rilanciare fiducia nella crescita del tessuto imprenditoriale in questo settore. La domanda di policy specifiche e di beni pubblici collettivi è forte ed è rivolta ai diversi livelli di governo. Al livello locale si chiede di riprendere una politica strategica di marketing territoriale e di intervenire sul piano della realizzazione e della gestione delle infrastrutture “ordinarie” indispensabili al normale svolgimento delle attività produttive: dalla percorribilità alla sicurezza della zona industriale, dai collegamenti con gli snodi Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 235 strategici (porto e aeroporto) all’accesso e al funzionamento delle facilities (energia su tutte). Al livello regionale è avvertita l’esigenza di riavviare una programmazione dei fondi negli ultimi anni bloccata e di ridurre gli appesantimenti burocratici che accompagnano il finanziamento delle iniziative produttive. Al livello nazionale, invece, è emersa la necessità di ridisegnare una politica industriale in grado di rafforzare gli strumenti di intervento basati sul collegamento tra ricerca, innovazione e sistema produttivo, tenendo conto degli insegnamenti che derivano dalle esperienze che hanno caratterizzato la stagione passata degli aiuti di Stato al SPT. Come è stato ricostruito nel rapporto, l’intervento pubblico è stato determinante nel creare le condizioni affinché il sito STM di Catania divenisse centro di produzione e di ricerca e si evolvesse al punto da creare un vero e proprio polo dell’elettronica sia in termini di addetti che di attività produttive coinvolte. In particolare sono stati decisivi i Contratti di programma: il primo che determina il rafforzamento della localizzazione a Catania di SGS Thomson, successivamente divenuta STM, con cui viene siglato un nuovo importante contratto di programma nel 1996 e il terzo che riguarda la costruzione del modulo M6 e che tuttavia ha subito continue modifiche e ridimensionamenti. In particolare, è importante riflettere sulla sostanziale inefficacia di quest’ultimo intervento in termini sia di creazione di nuova occupazione che di nuova capacità produttiva in grado di rilanciare l’azienda. Nonostante gli addetti siano stati salvaguardati, il modulo M6 progettato e finanziato per permettere un nuovo salto qualitativo al sito STM di Catania con la produzione di memorie a 12 pollici, attualmente ospita al suo interno delle aziende interessanti e dinamiche, ma che probabilmente non avrebbero necessitato della creazione di un investimento così imponente per la localizzazione di un loro sito a Catania: 3Sun produce pannelli fotovoltaici, un ambito ben lontano da quello del progetto originario che giustificava la costruzione del modulo M6, e Micron non ha la produzione di memorie in Sicilia ma solo Ricerca e Design, un’attività per la quale l’ubicazione nello stabilimento che avrebbe dovuto ospitare anche la produzione di memorie è sproporzionato. Seppure, dunque, l’occupazione è stata salvaguardata, queste modifiche e ridimensionamenti hanno determinato inevitabilmente sunk costs, anche pubblici, e, dunque, inefficienza e inefficacia. Le dinamiche di questa esperienza probabilmente dovrebbero essere meglio esplorate per correggere i malfunzionamenti dello strumento di intervento. Da un lato, infatti, va riconosciuta tutta Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 236 l’addizionalità dello strumento del contratto di programma, almeno fino all’ultima occasione, e l’ideale impostazione della misura di intervento che obbligava a pensare progetti integrati di investimento industriale, di ricerca e di formazione che è proprio quello di cui il SPT sente ancora oggi il bisogno; dall’altro, va riconosciuto il completo stravolgimento del progetto originario dell’ultimo contratto di programma al quale i finanziamenti pubblici avrebbero dovuto essere destinati. A livello europeo, infine, l’esigenza è quella di ripensare a politiche in grado di conciliare la corretta salvaguardia della concorrenza e della coesione sociale all’interno della Comunità Europea attraverso l’attuale sistema di vincoli ai regimi di aiuto, con la necessità di esercitare una maggiore attenzione alle dinamiche e alle spinte competitive che provengono dal resto del mondo. In particolare i Paesi asiatici, ma anche gli Stati Uniti, secondo gli intervistati, stanno mostrando una maggiore competitività anche sul piano della possibilità da parte delle aziende di ottenere finanziamenti con vincoli molto meno stringenti dal punto di vista della localizzazione dei site e della dimensione dell’investimento. Non ultima è la questione della percezione diffusa della mancanza di una nuova leadership, di un collante di esperienze e di relazioni tra imprese e attori dello sviluppo. Tale ruolo di attivazione di capitale sociale non viene individuato tra le attività svolte dal distretto produttivo, mentre sono assenti altri momenti istituzionali di confronto e/o di costruzione di beni collettivi, quantunque alcuni intervistati ne abbiano sottolineato l’importanza ai fini dello sviluppo del tessuto locale. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 237 Riferimenti bibliografici Arcidiacono D., Avola M. (in corso di stampa), Apprendere per competere. Le carriere nell’ICT. Avola M. (in corso di stampa), Saper fare diffuso – Catania, in Casavola P., Trigilia C., La nuova occasione. Città e risorse locali in Sicilia e nel Mezzogiorno, Donzelli, Roma. Azzolina L., De Luca D. (2005), I distretti tecnologici di Genova e di Catania, in Sviluppo locale, n. 26. Baglieri D., Leonardi A. 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Primo sindacato metalmeccanico in STM. Ha recentemente assunto una posizione di contrasto sia sui piani industriali dell’azienda che sulle dinamiche contrattuali. Fiom-Cgil Fim-Cisl Sindacato metalmeccanico che maggiormente si è attestato su posizioni più morbide, siglando accordi separati sia in STM che 3Sun. Associazione locale di PMI che raccoglie molte imprese dell’indotto del polo dell’elettronica. Apindustrie Distretto tecnologico Sicilia micro nano sistemi Unità locale della multinazionale italo-francese leader europeo nella produzione di semiconduttori. e Rientra nei 25 distretti promossi dal Miur, ha tra i suoi soci: Regione Siciliana, i tre atenei pubblici siciliani, 5 enti pubblici di ricerca, 4 consorzi pubblicoprivati e 8 grandi imprese Intervistato/i e ruolo/i ricoperti - Cosimo Musca (Italy R&D and Innovation Programs Manager); - Cristina Di Gesù (R&D and Innovation Programs Manager Catania). - Fabrizio Famà (Genaral Affairs Manager Italy e site manager temporaneo di Catania). Anna Leonardi (Responsabile contratto di programma 3Sun e Cooperative Programs Manager Industrial & Multisegment Sector Group R&D in STM). Aldo Di Leo (Fondatore e Titolare). Data intervista 02.04.12 Durata intervista 2h03m 29.03.12 2h30 06.04.12 1h31m 03.04.12 1h29m Stefano Materia (Segretario Provinciale); - Boris Di Natale (RSU STM); - Francesco Furnari (RSU Micron); - Rosy Scollo (RSU STM). Pietro Nicastro (Componente segreteria provinciale); - Giuseppe Pappalardo (RSU STM). - Carlo Campisano (Vice Presidente e delegato per la ricerca); Augusto Bricola (consigliere ed exdipendente di STM dove è stato il responsabile del Consorzio Co.Ri.M.Me – Consorzio per la Ricerca sulla Microelettronica nel Mezzogiorno). - Giovanni Marletta (Presidente). 26.03.12 2h07m 29.03.12 1h19m 29.03.12 1h51m 27.03.12 1h14m Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 241 Azienda / Organizzazione CNR-IMM CCR Descrizione sintetica localizzate in Sicilia, tra cui STM, Engineering, IBM,Italtel, e Ismett. Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi del CNR, a Catania ha la sua sede principale con 41 ricercatori e collabora con STM e con Micron. Consorzio Catania Ricerche nasce nel 1987 e vede tra le sue fila l’Università di Catania, le sezioni locali del CNR e dell’INFN, la Camera di Commercio, alcune imprese (STM, Sifi, ecc.); è un punto d’incontro tra ricerca universitaria e industriale e si occupa anche del trasferimento della conoscenza, formazione avanzata, ecc. Intervistato/i e ruolo/i ricoperti Data intervista Durata intervista Corrado (Direttore) Spinella 27.03.12 1h12m Orazio (Presidente). Puglisi 27.03.12 0h53m Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 242 Capitolo 7 Il sistema dell’ICT a Cagliari Dolores Deidda Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 243 Presentazione Il presente studio di caso ha inteso dar conto della traiettoria evolutiva del SPL ICT di Cagliari al fine di verificarne la capacità di tenuta in un mercato dove la competizione è sempre più globale e in un periodo temporale segnato da una crisi economica che ha visto imprese e sistemi produttivi reagire diversamente e differenziare le proprie strategie. Il percorso intrapreso per compiere tale verifica è stato articolato nelle seguenti tappe: 1. Ricostruzione, attraverso la storia “locale” del settore ICT, delle condizioni che ne hanno assicurato la nascita ed il successo a livello internazionale. Viene evidenziato il circolo virtuoso creatosi tra un istituto di eccellenza quale il CRS4 e un' impresa, Tiscali che si candida e riesce a tradurre il prodotto della ricerca in un progetto imprenditoriale anticipatore dell'onda tecnologica creata dal web in Europa. (Cap.1) 2. Analisi dell'attuale panorama imprenditoriale che vede ancora Tiscali come grande impresa, insieme alla crescita di medie imprese con competenze specialistiche (caso Akela), il consolidamento di piccole imprese innovative (caso Abbeynet), il successo di nuove imprese (start up e spin off) di cui si forniscono brevi profili. (Cap.2 3. Identificazione, attraverso dati quantitativi, delle continuità/discontinuità del periodo più recente rispetto al periodo che ha registrato la più intensa ed accelerata crescita dell' ICT nell'area considerata. (Cap.3) 4. Breve ricostruzione delle politiche pubbliche per la ricerca e l'innovazione messe in campo dalla Regione Sardegna e dell'attenzione da esse riservata al settore ICT. In questa parte vengono anche riportate le linee di riforma annunciate e identificate le questioni aperte sul ruolo dei tre pilastri del sistema regionale per la ricerca e l'innovazione: Parco Scientifico e Tecnologico, CSR4 e Università con particolare riferimento alla formazione del capitale umano. (Cap.4) 5. Conclusioni e indicazioni di policy rivolte ad affrontare le criticità rilevate e a valorizzare i potenziali esistenti.(Cap.5) Lo studio è stato realizzato avvalendosi di informazioni e di dati quantitativi e attraverso interviste (8) ad imprenditori, ricercatori, responsabili tecnici di Sardegna Ricerche e del Centro di Programmazione della Regione Sardegna.(Allegato 1) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 244 1. Storia dell' ICT di Cagliari 1.2 Nasce il CSR4 e la Sardegna diventa high tech Tutto nasce dall'idea di un Assessore regionale (F. Mannoni) di costituire a Cagliari un grande centro di calcolo. Per questo si guarda al CERM, l'istituto di ricerca svizzero dove è nato il web, e nel 1991 si costituisce il CSR4 di cui il premio Nobel Rubbia diventa presidente. Con lui arrivano in Sardegna anche i ricercatori che daranno avvio alla fase pionieristica, quella che porterà a costituire il primo sito web in Italia (www.crs4.it). Si richiamano giovani sardi appena laureati a Pisa in informatica e selezionate risorse con alte competenze per dirigerli. Un informatico olandese viene chiamato dall'imprenditore Nicola Grauso per cambiare il sistema editoriale dell' Unione Sarda. Si sperimenta a Cagliari il sistema per pubblicare il giornale sul web. L'Unione Sarda è uno dei primi giornali al mondo on line. L'entusiasmo per il nuovo mezzo conquista l'editore che fonda Video On Line - con una visione lungimirante dove TV, Radio e Internet possono essere private - che diviene uno dei primi IP commerciali in Italia. Video On Line è il risultato di un classico intervento di trasferimento tecnologico. Ma l'imprenditore non possiede tutte le competenze e le risorse finanziarie per strutturare il prodotto innovativo in una vincente strategia d'impresa. Video On Line confluisce in Telecom nel 1996 ma R. Soru ne eredita il know how e fonda Czech On Line che diventa il primo internet provider nella Repubblica Ceca. 1.2 Tiscali è leader in Europa Nel frattempo (1998) si affaccia sul mercato Tiscali, un'impresa di telefonia che, volendo esplorare nuovi orizzonti tecnologici, riesce ad attrarre i ricercatori del CRS4 transitati per l'esperienza di Video On Line. Si viene così a costituire quella massa critica di competenze eccellenti che assicurerà alla nuova impresa di diventare, in pochi anni, leader a livello europeo nel settore delle telecomunicazioni. Il clima di quel periodo è caratterizzato da un forte entusiasmo, dal senso di un'avventura collettiva che si trasforma in un progetto industriale di successo capace di rimuove i condizionamenti dell'insularità grazie all'innovazione tecnologica. Il successo di Tiscali nasce da una “buona politica pubblica”. Contrariamente a quanto è avvenuto in altre aree del Mezzogiorno (Napoli e Catania) l'ICT dell'area di Cagliari è nato e si è affermato senza l'intervento di investitori esterni e senza interventi pubblici di tipo Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 245 finanziario (Contratti di programma o altro tipo di incentivi finanziari). L'impresa che ha avviato il processo e scommesso su un futuro tecnologico della regione è un'impresa locale. Il suo successo è dovuto alla scelta che ha portato nell'isola un Centro di ricerca di eccellenza ed è alla base del circuito virtuoso dell'ICT di Cagliari che generato un humus favorevole alla creazione di piccole imprese locali. Nella visione imprenditoriale di R. Soru, il fondatore di Tiscali , la nuova impresa ha l'ambizione di trinare un nuovo modello di sviluppo. Per questo si caratterizza subito come impresa “politica”, con obiettivi sociali e non solo aziendali, vuole creare ricchezza e occupazione nel territorio. A seguito della liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, nel 1988, è il primo operatore a promuovere il free Internet in Italia. La fase ascendente dura fino al 2002 e viene ricordata dai protagonisti come un'esperienza entusiasmante ed appassionante, condotta con risorse umane altamente qualificate e motivate, meno di 100 ingegneri, il cui successo è rilevato anche dal valore crescente del fatturato. Con la crisi della new economy agli inizi degli anni duemila il successo iniziale di Tiscali sembra non più riproducibile. Lo spirito emulativo che alla fine degli anni '90 ha portato nuovi imprenditori locali sul mercato ICT, vede un arretramento. Da qui la decisione della Regione Sardegna di adottare un strategia per attrarre nuove imprese dall'esterno, con elevata competenza tecnologica, e nuovi centri di ricerca, candidando il Parco scientifico e tecnologico Polaris a sostenere i processi innovativi, interfacciando il mondo della ricerca e quello delle imprese per accrescere l'impatto dell'innovazione sul sistema produttivo regionale. 1.3 Il settore ICT cresce e si qualifica Gli studi dei primi anni 2000 osservano gli effetti indotti dalla presenza di una impresa locale capace di competere a livello internazionale e di conquistare il vantaggio di first mover 106. La crescita impetuosa del settore avviene tra il 1996 e il 2000, le imprese ICT dell'area crescono complessivamente del 64%; la loro consistenza sul totale delle imprese aumenta da 1,71 a 1,90. Nel 2001 si stima che su circa 1000 imprese ICT siano 280 quelle con competenze specialistiche e con capacità di individuare opportunità di mercato innovative. Numeri questi che pongono la provincia di Cagliari al 3° posto in una classifica delle 32 106 Banco di Sardegna (2001); Ferrucci e Porcheddu (2004) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 246 province meridionali per presenza di imprese con competenze specialistiche ICT e contribuiscono alla positiva posizione (11° posto) che la Sardegna occupa nella graduatoria nazionale per quanto riguarda le imprese che offrono prestazioni ad alto valore aggiunto. Il peso relativo del settore ICT Sardegna sul totale dell'Italia rimane assai modesto (2% per le unità locali e 1,3% degli addetti) ma acquista importanza nell'economia regionale. Nel 2002 l'Istat stima che in Sardegna circa il 3% del prodotto del comparto Industria e Servizi sia attribuibile all' ICT. La tabella che segue (tab.1) fotografa la situazione esistente nel 2001 per imprese e addetti ICT in Sardegna e nella provincia di Cagliari. TAB.1. Imprese e addetti ICT in Sardegna e nella provincia di Cagliari - valori assoluti e percentuali anno 2001 Totale imprese Sardegna 2477 100 Totale imprese provincia CA 1584 53,3 Totale addetti Sardegna 9942 100 Totale addetti provincia CA 5381 59,1 Fonte Osservatorio economico regionale Le attività sono concentrate (53,3%) nella provincia di Cagliari con 1584 imprese su 2477 e così pure gli addetti (59,1%) con 5381 unità su 9942. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 247 2. La nuova realtà imprenditoriale delI'ICT di Cagliari 2.1 Nascono e si affermano nuove imprese A distanza di oltre un decennio (avendo preso a riferimento il 2001) l' ICT di Cagliari continua ad essere, in un contesto completamente mutato, una realtà imprenditoriale importante, concentrata territorialmente, con una componente altamente innovativa specializzata nello sviluppo di software, oltre 2200 imprese107, molte delle quali giovani (per età degli imprenditori e per anno di costituzione delle aziende), addensate nei Servizi di informazione e comunicazione (rappresentano il 13,79% delle imprese attive nei servizi della provincia) e un'occupazione stimata di oltre 10 mila unità. Il SPL ICT, con una popolazione di 377.0063 abitanti (2010), è quasi per intero racchiuso nel perimetro che comprende il comune capoluogo, 9 comuni della sua area metropolitana e l'Università. Fuori da questa area, nel comune di Pula, sono insediati l'Ente regionale Sardegna Ricerche che gestisce il Parco Scientifico e Tecnologico Polaris, il Centro di ricerca CSR4, il Distretto ICT con 9 Laboratori e 21 imprese. Oggi si presenta con le caratteristiche ed i vantaggi di un “cluster tecnologico urbano”: • la dimensione urbana/metropolitana che assicura il vantaggio competitivo costituito dalla vicinanza ai clienti in un mercato locale che, per quanto piccolo, genera un' apprezzabile domanda di beni e servizi tecnologici in un contesto fortemente terziarizzato e con una forte presenza di realtà produttive importanti; • la disponibilità di capitale umano altamente formato (non tutti i casi di successo sono comunque attribuibili all'alta formazione) nelle discipline tecnico-scientifiche più prossime alle professioni ICT; • il costo relativamente basso delle figure professionali più richiesta dal mercato ICT e la loro scarsa mobilità; • la reputazione delle imprese che operano nel luogo dove ha preso avvio l'ICT; • la presenza di infrastrutture informatiche, telematiche e di trasporto (in particolare l'aeroporto internazionale) che assicurano il networking tecnologico e la mobilità di lungo raggio. L'impresa che ha fatto nascere il settore, Tiscali, è ancora la sola grande impresa, sia pure ridimensionata e nazionalizzata. Altre imprese sono nel frattempo cresciute. Akhela, ex 107 Ufficio studi Camera di Commercio di Cagliari (2011) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 248 Gruppo Saras Moratti oggi Solgenia, è sicuramente quella che spicca tra le imprese innovative di medie dimensioni. Akhela non ha relazioni con Tiscali ma ha rapporti di collaborazione con l'Università e con piccole imprese altamente specializzate. Il suo amministratore delegato, P. Ravasio, ne ha assicurato lo sviluppo in ambiti tecnologici del futuro (sviluppo di software, embedded processes, high performance computing) investendo in R&S e in progettazione europea. Anche un certo numero di piccole imprese nate agli inizi degli anni 2000 si mostra capace di produrre innovazione e di competere sui mercati extraregionali. Tra queste, Abbeynet vanta una specializzazione nelle TLC che le ha fatto guadagnare importanti riconoscimenti internazionali. Ma il dato che si impone all'attenzione è la numerosità delle giovani imprese, la fabbrica delle App, delle multinazionali tascabili, di start up e di spin off, che costituiscono la Cagliari Valley e che hanno tanta voglia di farcela scommettendo sulla propria capacità di produrre, prima e meglio di altri, ciò che il mercato chiede. Nell'insieme prevale la piccola dimensione, il settore è altamente segmentato e non si intravvedono soggetti e consistenti processi di aggregazione, i percorsi imprenditoriali sono raramente incrociati ma le eccellenze ci sono e sono numerose. Nei paragrafi che seguono si approfondiscono i casi di Tiscali, Akhela e Abbeynet grazie alle informazioni direttamente fornite dagli intervistati e si riportano alcuni esempi di start up di successo il cui profilo è stato anch'esso tratteggiato nel corso delle interviste. 2.2 Tiscali è più italiana Contrariamente ad altre grandi imprese di Telecomunicazioni che sono state cancellate dalla crisi della new economy, Tiscali riesce a riorganizzarsi per affrontare, nei primi anni 2000, il passaggio alla net economy ma il percorso si presenta assai travagliato e complesso. La strategia che aveva portato l'impresa ad estendersi in Europa e nel mondo non è più sostenibile. L'accesso alla rete si rivela non adeguato, disponendo di poche forze in troppi Paesi come viene rappresentato nella fig. 1. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 249 Figura 1 Il network di Tiscali Nel 2004 si avvia la fase delle dismissioni delle controllate estere ma R. Soru non è più alla guida dell'impresa. Dal 2004 al 2009 sarà Presidente della Regione Sardegna. In questo periodo si avvicendano diversi AD ma problemi di natura interna contribuiscono ad accrescere le difficoltà dell'azienda: La tempesta in cui l'impresa viene a trovarsi porta, nel 2008, a considerare l'ipotesi della vendita ma, quando ormai sembra cosa fatta, la firma del contratto con Telecom, viene bloccata. Prosegue la fase delle dismissioni di quasi tutte le società costituite o acquisite dopo la quotazione in borsa. Nel 2009 intraprende una severa ristrutturazione per superare la grave crisi finanziaria che l'ha portata ad una situazione di defoult. Vende Tiscali Uk (che produceva il 69% dei ricavi del gruppo) a Carphone House Group, e Tiscali International Network (che assicurava la rete di interconnessione europea) a SB Private Equity, cede i suoi 380 mila clienti consumer alla tedesca Freenet. Operazioni Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 250 queste che si rivelano un ottimo investimento per gli acquirenti108. Tale operazione, insieme ad un piano di riduzione dei costi, consentirà in ogni caso di riportare l'azienda a condizioni di sostenibilità finanziaria, riportando il debito ad un rapporto equilibrato con gli utili. Nel 2011 il fatturato consolidato è di oltre 267 milioni di euro e i dipendenti a tempo indeterminato sono 950 compresi i 200 dipendenti di Omnia la società che operava in outsourcing. Per i lavoratori di altri outsourcer, su sollecitazione dei sindacati, l'azienda assicura la disponibilità a creare un bacino preferenziale per le future assunzioni. Difendere il lavoro e le competenze interne, facendo ricorso anche ai contratti di solidarietà, diventa obiettivo primario così come salvare l'indipendenza ed il tratto identitario dell'azienda. A fine 2010 i clienti di Tiscali sono oltre 722 mila di cui 572 mila ADSL, questi ultimi si riducono a 494 mila nel 2011. Gli investimenti nel biennio 2009-2010 ammontano a 76,5 milioni di euro. Pur ridimensionata e nazionalizzata, Tiscali è ancora una grande impresa che scommette su nuovi mercati e nuovi modelli di business. Per le imprese locali rimane un esempio da imitare perché ha cambiato il clima culturale della regione, ha trainato la propensione ad intraprendere in un settore d'avanguardia, ha dimostrato che si possono fare imprese vincenti nel mercato globale partendo da un contesto locale arretrato. L'idea originaria di fare un'industria che fosse un nuovo modello di sviluppo, viene confermata. Il mercato ICT è molto cambiato negli ultimi anni, è diventato molto più duro, ma si deve ancora scommettere sulla possibilità che in Sardegna non si produca solo per i mercati locali, peraltro troppo piccoli. Il mondo digitale si svolge in rete e la rete è ubiquitaria anche se non totalmente indifferente al contesto in cui l'attività si svolge. L'obiettivo perseguito è quello di spostarsi su “mercati più piccoli, più snelli, più puliti, più economici, più parsimoniosi” (quota del 5% del mercato digitale). L'avventura della ADSL è finita. Le telecomunicazioni mobili sono chiuse. L'accesso alla rete è prerogativa di grosse società di capitali. Non si può scommettere su questo. La rete c'è, è di buona qualità, bisogna solo investire per potenziare la capacità di connessione. La scommessa va fatta sui servizi. Nei servizi è ancora tutto da fare, ci sono grandi opportunità. Il mondo del social network è esploso ma non c'è un solo servizio italiano o europeo che sia entrato in questo mercato. Il futuro di Tiscali si gioca su questo terreno. 108 Nell'intervista rilasciata il presidente Renato Soru più che di vendita ha parlato di svendita per entrambe le operazioni che avrebbero triplicato il loro valore a distanza di pochi mesi a tutto vantaggio degli acquirenti. Le notizie riportate dalla stampa quantificano in 45 milioni di euro il fatturato ricavato dalle attività cedute Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 251 Per il prossimo futuro l'azienda di Renato Soru ha in cantiere un nuovo motore di ricerca sulla lingua italiana che si annuncia come un fatto nazionale importante. Del resto il fondatore di Tiscali guarda con soddisfazione a Volunia, un progetto visionario, che attirò anche l'attenzione di Nicholas Negroponte, direttore del MediaLab al Mit di Boston, e che oggi è diventato il motore di ricerca italiano di terza generazione, frutto dell'omonima start up fondata nel 2008 da Massimo Marchiori (inventore italiano dell'algoritmo di Google) e da Mariano Pireddu, imprenditore sardo che fu AD dell'internet provider Czech On Line Oggi Tiscali punta a posizionarsi sulla nuova onda tecnologica provocata dalla rivoluzione dei social media e dalla pervasività delle ICT. Rivoluzione che si traduce in soluzioni tecnologiche avanzate per sviluppare interazione, offrire servizi personalizzati, servizi over the top109. Il modello di business dell'azienda si sposta verso prodotti innovativi e competitivi (INDOONA e Streamago 110 ) ad alto valore aggiunto nel mercato del social networking. 2.2.1. Diversifica ed amplia i servizi offerti Senza ridimensionare i servizi di connessione a banda larga (ADSL) parte fondamentale del core business aziendale, di telefonia mobile (Tiscali Mobile) e di telefonia su internet (VOIP), Tiscali fornisce oggi servizi per la comunicazione digitale integrata. La strategia dell' azienda continua a puntare sul mercato consumer ma è anche rivolta ad una maggiore penetrazione nel mercato dei servizi per le PP.AA. ed al rafforzamento del segmento business dove ha acquisito importanti clienti nel settore della grande distribuzione energetica e delle banche, immettendo sul mercato nuovi prodotti ad alto valore aggiunto, a costi competitivi, differenziandosi dai concorrenti di telefonia fissa e mobile, espandendo e potenziando la propria rete (unbundling), che conta oltre 700 punti di presenza in Italia. A questo fine ha investito sull'offerta di soluzioni create con le tecnologie Cloud attraverso cui è possibile accedere ad infrastrutture e ad applicazioni IT non più sostenendone i costi dell'acquisto e della manutenzione ma pagando solo i servizi effettivamente utilizzati 109 I servizi over the top nascono negli Usa ma tendono ad espandersi anche in Europa. Si tratta di nuovi service provider non associati a nessun operatore di rete mobile. Sotto la sigla NUVO forniscono servizi di voce, sms, mms, Tv 110 Indoona è un social network, con servizio di microbloggin, chat, pubblicazione video life, condivisione di contenuti, è l'evoluzione in chiave social dei nuovi servizi di telecomunicazione. Consente, utilizzando la connessione internet, sia in mobilità (wi-fi e 3G) che da casa, di chiamare, videochiamare, inviare messaggi di testo e multimediali, tramite smartphone, tablet e PC. Compete con Skype nel mercato Voip. Attivo da. pochi mesi in nove lingue ha già raggiunto oltre 700 mila utenti. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 252 (offerta di seconda generazione). I principali servizi e prodotti innovativi sono indicati nel sottostante riquadro. TISCALI - Tipologia di servizi e prodotti Tipologia di servizi Prodotti Servizi Multimediali, Tiscali.it, portale web ricchissimo di attualità, intrattenimento, servizi, prodotti e assistenza Tiscali Social news per integrare i contenuti prodotti dagli utenti con il mondo dei Social Media Videomaker.tiscali.it destinato alla raccolta di contenuti audiovisivi all'interno del portale Servizi business Virtual Private Networks (VNP) per migliorare comunicazione tra le diverse sedi di un'azienda Servizi di Cloud Computing per imprese Tiscali Cloud, gamma completa di servizi e soluzioni per le imprese: Claud storage, Virtual server, Managed Mail, Billing as a Service e Disaster Recovery Servizi di Cloud Computing per PA Net-Cloud che consente di usufruire delle più avanzate infrastrutture offrendo la rete “as a service” la Servizi a valore aggiunto (VAS) e per la Streamago, nuovo servizio di live streaming sul web per comunicazione digitale integrata (telefono, video trasmettere video in diretta anche da smartphone chiamate, messaggi) INDOONA, social media con servizio di microbloggin, chat, pubblicazione video life, condivisione di contenuti 2.2.2. Tiscali preferisce le reti lunghe Tiscali ha ricevuto critiche - e le riceve tuttora - per la sua presunta assenza di volontà a “fare sistema” locale. Di fatto in passato il mercato locale non disponeva delle competenze necessarie per un'impresa che poneva le basi in 15 paesi del mondo e che potevano essere acquisite solo da fornitori esterni. Il recente riorientamento di Tiscali verso l'offerta di servizi ha creato un nuovo interesse per il know how di imprese locali che nel corso di questi anni si sono specializzate nello sviluppo di software e nella produzione di contenuti per il web. I rapporti commerciali con alcune di esse sono ancora limitati a poche esperienze (Softfobia, AXIS, Abbeynet)111 per limitati contratti di fornitura. I fornitori di web applications rimangono grandi società come Accenture e Engeneering, mentre per le forniture di hardware l'accordo è con un il Gruppo ZTE, leader cinese di telecomunicazioni e servizi di rete, coinvolto anche per il progetto della banda ultra larga nell'area di Cagliari, progetto bloccato dalla decisione della Regione Sardegna di realizzare direttamente l'intervento. 111 Un breve profilo di queste società è riportato più avanti (Cap.2, paragrafi 2.4 e 2.5) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 253 Tiscali intrattiene rapporti privilegiati con l'Istituto Italiano di Informatica e l'Università di Pisa per la parte R&S e con l'Università di Cagliari, Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica, per collaborazioni nell'ambito delle attività didattiche. 2.2.3. Nuove sfide, nuovi concorrenti I principali competitors di Tiscali rimangono i gestori nazionali di telefonia fissa e mobile per l'accesso ad internet a banda larga (Telecom, Wind, Infostrada, Fastweb, Vodafone), per la telefonia mobile si aggiungono Coop e Poste Mobile. La sfida si alza rispetto ai servizi over the top con cui l'azienda intende riqualificare la propria offerta. La prevista attivazione di un nuovo motore di ricerca si prevede aprirà la competizione con Google ed altri grandi operatori internazionali. Sui servizi per la comunicazione digitale integrata la competizione è aperta con Skype. 2.3 Ackhela passa da Saras a Solgenia 2.3.1 Le performance a seguito della ristrutturazione La fondazione di Akhela da parte del Gruppo Saras Moratti, risale al 2004. L'obiettivo è quello di disporre di una qualificata struttura per la sicurezza dello stabilimento petrolchimico di Sarroch ma sopratutto di diversificare le proprie attività per creare nuove opportunità di occupazione ed accedere alle agevolazioni dei CdP 112 . In questo quadro nasce “Città dell’Innovazione”, una sorta di distretto attivo in comparti ad alto contenuto tecnologico che contempla la costituzione di otto nuove società, una delle quali (Atlantis) in posizione di holding. Saras controlla l’intero pacchetto azionario della holding ed è socio di maggioranza di tutte le altre società coinvolte “Città dell’innovazione” prevede un costo complessivo di 57,5 milioni di Euro, il 64% dei quali di agevolazione pubblica. Ma il progetto non decolla. In poco tempo si rende necessaria la rivisitazione dell’intero CdP. Atlantis cede a Saras il ramo di impresa relativo all'ICT e diventa titolare di un CdP 112 Dal 1995 al 2004, Saras ha beneficiato di ben tre CCdPP consecutivi, unico caso nella “storia” dello strumento. cfr. Silvestri F. (2008). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 254 autonomo (Atlantis-Sviluppo del territorio)113. Saras avvia la ristrutturazione interna portando a confluire in Akhela, la good company, le società costituite da Atlantis. A seguito della ristrutturazione Akhela registra tassi di crescita elevati ed un aumento significativo del numero degli occupati. Nel 2011 occupa circa 200 addetti (erano 170 nel 2007) nella sede legale e operativa di Cagliari, di cui il 50% ingegneri, quasi tutti provenienti dall'Università di Cagliari (altri 120 nelle sedi di Milano, Torino, Roma, Maranello) con un fatturato di circa 26 milioni di euro (raddoppiato nell'ultimo quadriennio). Il mercato di sbocco dei servizi della società è nazionale. Sul mercato regionale realizza solo un intervento per la sicurezza della rete del Comune di Cagliari (meno dell' 1% fatturato). I suoi principali clienti sono grandi e prestigiose imprese: Ferrari, Maserati, Magneti Marelli, Enel, Eldor, Telecom, Poste Italiane, Finmeccanica, Heineken, BNL, Bticino, Honeywell, Alitalia, Banca del Libano. Al Dipartimento di Ricerca e Sviluppo, creato nel 2009, presso cui opera il laboratorio (Akhela Lab), lavorano 20 persone, con l'obiettivo di intravvedere le opportunità esistenti a livello europeo e di costruire i partenariati adeguati per concorrere. Il progetto europeo più consistente (23 milioni di euro) è in fase di conclusione e vede il coinvolgimento del DIEE (Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica) con cui da tempo l'azienda collabora. Altri partner sono: Thales, Volvo, Philips olandese, Vitrociset, multinazionale già presente in Sardegna, Comune di Roma. 2.3.2. Il passaggio da Saras a Solgenia Recentemente, marzo 2012, Saras cede Akhela a Solgenia (ex Olivetti). Solgenia è presente in diversi ambiti nazionali e possiede delle controllate anche in USA, Canada e Messico. Il suo fatturato è di 50 mila euro, i dipendenti sono 500 e 3000 i clienti. Oltre agli azionisti di maggioranza, i Solgenia Founders, gli azionisti sono Zernike Meta Ventures Spa, B Group Spa e Tamburi Investment Spa. L'impresa nasce come start up a Spoleto nel 1994. A partire dal 2002 avvia una strategia di acquisizioni di società con competenze specialistiche per diventare Gruppo leader nel mercato delle soluzioni e servizi applicativi nell'area della gestione aziendale. Costruisce 113 Il CdP intestato ad Atlantis si basa sulla realizzazione di un laboratorio avanzato che avrebbe dovuto sviluppare soluzioni, tecnologie e servizi per il territorio; attraverso una rete di Centri Servizi Territoriali. Atlantis Spa, fallisce dopo aver beneficiato di finanziamenti pubblici rilevanti (Contratto di Programma, MIUR, POR FERS e POR FSE), e i suoi amministratori finiscono sotto accusa per truffa aggravata a carico della PA. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 255 alleanze strategiche con primarie società (Microsoft, IBM, Telecom, Oracle, SAP, hp). I suoi prodotti vanno su diversi mercati (aziende manifatturiere, PA, Services, Utilities, banche, TLC). Tra i suoi clienti i Ministeri dell'Interno, della Difesa, della Giustizia, INPS, INAIL, ENEL, Telecom, Wind, Automobili Lamborghini, Panaria Group, Dolce e Gabbana. L'AD di Solgenia, R. Bonifazi, spiega che la decisione di puntare su soluzioni software ad alto valore aggiunto “è basata sulla convinzione, supportata da numerose ricerche e analisi di settore, che sia proprio il software il principale elemento che permetterà alle aziende che operano nell’ Information Technology di ottenere margini significativi”. Per questo Solgenia punta a sviluppare una offerta altamente differenziata e competitiva negli ambiti di cloud computing, software applicativo e piattaforme per soluzioni in mobilità. Solgenia S.p.A. persegue l'obiettivo di diventare una delle prime 25 aziende italiane di ICT passando attraverso la realizzazione di significative sinergie industriali per l'offerta di prodotti, per la copertura di mercato e per le competenze. I vertici di Akhela considerano molto positivo il passaggio a questa società e ritengono di portare in dote assets di grande importanza, quali un portafogli di contratti consolidati pluriennali di circa 90 milioni di euro e tra questi un contratto pluriennale di servizi ICT per Saras; un Centro di competenza per lo sviluppo di software embedded e per dispositivi mobili; un Data Center di proprietà. In più Akhela è già ben posizionata, ricoprendo l'82° posto nella classifica nazionale delle società ICT. Dopo il passaggio a Solgenia la società manterrà la propria identità ed il posizionamento acquisito sul mercato. Il nuovo azionista conferma l'attuale AD, Piercarlo Ravasio, per assicurare il consolidamento della crescita degli ultimi anni e puntare al massimo livello di qualità i servizi offerti. 2.3.3. Le reti di Akhela sono lunghe ma anche corte La visione dell'azienda coerentemente con il suo nome africano (che significa “costruire un nido per se stessi e per qualche altro”) è molto orientata al fare rete quale condizione per lavorare commesse importanti che richiedono competenze specialistiche di cui le imprese locali sono dotate. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 256 Per questo ha intrapreso una serie di collaborazioni con svariate imprese locali(quali Xorovo, Agilteck, Prossima Isola)114 con elevata competenza in ambiti tecnologici di primaria importanza e condivide la logistica con Stream, l'impresa che fornisce servizi di call center a DELL e Amazon che occupano complessivamente 248 persone, laureati e diplomati. Con Tiscali invece le relazioni sono limitate a qualche contatto per ricerca e sviluppo e ad acquisti di banda, collaborazioni più intense tra le due aziende sono ritenute possibili per le complementarità esistenti che, se sviluppate, potrebbero rivelarsi proficue per entrambe e per il territorio. Più in generale Akhela punta su collaborazioni con Università e centri di ricerca a livello regionale, nazionale e internazionale e con diverse realtà istituzionali: • condivide progetti di ricerca importanti con l'Università di Cagliari (DIEE) con cui ha frequenti scambi di docenza, stage e tirocini, partecipa al Laboratorio fotovoltaico - che lavora su progetti di mobilità elettrica d'interesse per il Mediterraneo (smart grid integrato con mobilità) di Sardegna Ricerche, intrattiene collaborazioni informali con il CRS4; • ha attivato scambi e collaborazioni importanti con il Politecnico di Torino, la Regione Piemonte, l'Università dell'Aquila, l'Università Bicocca di Milano; • ha stabilito uno stretto rapporto di partnership con TNO, corrispettivo olandese di CNR, rafforzando l' apertura internazionale; • partecipa a 9 importanti progetti europei nell'ambito della piattaforma ARTEMIS che sviluppa tecnologie per i sistemi embedded. 2.3.4. I concorrenti di Akhela Considerati gli standard di qualità, le competenze e le infrastrutture di cui dispone Akhela non si intravvedono competitors a livello regionale. Dopo il passaggio a Solgenia che ha reso pubblici i suoi obiettivi di crescita nel settore ICT c'è da aspettarsi che la competizione si rafforzi sul mercato nazionale nei segmenti dove l'impresa è attualmente presente (Enterprise e Large Account). 114 Un breve profilo di tali imprese viene delineato nel paragrafo 3.5 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 257 2.3.5. Aree di attività, servizi e prodotti Akhela è focalizzata su due aree di attività: 1. Sviluppo e gestione di servizi ICT che comprende servizi di sicurezza (fisica e logica) e gestione ottimizzata di infrastrutture complesse; 2. Sistemi Embedded, i cui servizi sono focalizzati sul mondo automotive e principalmente dedicati ai fornitori delle case automobilistiche La scheda sottostante ricostruisce i principali servizi e i prodotti offerti. AKHELA – Aree di attività, tipologia di servizi e prodotti Area di attività Sistemi embedded Servizi Consulenza Progettazione di architetture hardware e software (Linux, Open Source) Design e sviluppo del prodotto finale Soluzioni rivolte ai settori automotivee transportation, Telco e automazione industriale Proprietà intellettuale Soluzioni industriali accessibili Multimedia e infotainment Sviluppo e gestione di servizi ICT Prodotti Servizi per la sicurezza Sistemi per l'utilizzo integato di dispositivi multimediali sia nel settore automotive che nella domotica Sistemi di sicurezza fisica (sopratutto di impianti industriali) Servizi di progettazione e gestione di Sistemi di sicurezza logica infrastrutture IT complesse (Sistemi per la protezione di reti informatiche e securizzazione delle applicazioni) Datacenter Automation Servizi di supporto a sistemi di Soluzioni di Business intelligence CRM/call center e application management Servizi per cluster e sistemi di calcolo Servizi on site, sviluppo e HPC (High Performance Computing) integrazione di soluzioni, HPC infrastructure as a service Servizi di integrazione e sviluppo di Soluzioni personalizzate di software, gestione e aggiornamento di applicazioni basate su Open applicazioni Source Servizi di mobile applications Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft Soluzioni per piattaforme la gestione 258 di 2.4 Abbeynet si riorganizza Abbeynet115 nasce a Cagliari nel 2000 come impresa di telecomunicazioni con 15 dipendenti, per iniziativa di G. Dettori che resterà socio unico. Nel 2001 viene trattata la sua incorporazione in Tiscali ma la decisione finale la porta a restare indipendente. Il fatturato è andato crescendo fino a 3 milioni di euro negli anni in cui l'azienda opera in gran parte su commesse Telecom e così pure i dipendenti che nel 2006 sono circa 70. Attualmente gli occupati sono 30 a tempo indeterminato, l' amministrazione è gestita con consulenti, R&S, marketing e business development sono presidiati da risorse strategiche interne. Dopo la crisi nel settore delle Telecomunicazioni ed il blocco delle commesse Telecom, l'azienda si focalizza su prodotti tecnologici sviluppati all'interno dei suoi laboratori di Ricerca. Abbeynet è oggi tra i più importanti operatori nazionali di telefonia VoIP (Voice-overInternet Protocol), tecnologia su cui l'azienda ha costruito la propria specializzazione, offrendo sul mercato nazionale prodotti all'avanguardia (Chocophone, Abbeyfone e Sitofono) prima che Skipe costruisse il suo successo su di essa. La sua offerta si caratterizza per le soluzioni avanzate, rivolte ad integrare la comunicazione in rete. La piattaforma “Click to call” (che attraverso l'attivazione di un bottone all'interno di un sito web consente di parlare gratis con l'azienda, supportando le attività commerciali via web) rappresenta la base su cui Abbeynet ha sviluppato soluzioni altamente personalizzabili, rivolte ad operatori di telecomunicazioni, system integrator, directory, pubbliche amministrazioni, catene alberghiere, gruppi editoriali, piccole medie imprese e banche. L'azienda ha rapporti di collaborazione con l'Università di Cagliari e con il Politecnico di Milano. Ha marginali rapporti con Tiscali cui fornisce tecnologia (1% del fatturato). Dopo sette anni di presenza sul mercato per 2 anni consecutivi (2006-2007) ottiene il prestigioso riconoscimento Pulver 100 assegnato alle 100 aziende ICT più innovative al mondo. Le tappe fondamentali del percorso aziendale sono: 2000 lancio di Chocophone uno dei primi servizi di telefonia Voip al mondo, interamente gratuito, si finanzia con la pubblicità; 2001 rilascio di EVT (Enterprise Video Telephony), piattaforma/softphone 115 Il caso Abbeynet è stato selezionato come esempio di piccola impresa consolidata del SPL ICT che ha saputo qualificarsi in tecnologie d'avanguardia. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 259 VoIP pensata per le imprese; 2002 rilascio della piattaforma VoIP EPM (operatore telefonico colombiano), offerta triple play integrata con softswitch Italtel e gateways Cisco; 2003 rilascio di WTS – Web Telephony Platform, una piattaforma/softphone Voip, distribuita, attraverso Italtel, a svariati operatori di telecomunicazioni in tutto il mondo; 2004 lancio di Abbeyphone, il primo portale europeo di telefonia VoIP in modalità prepagata, dedicato al mercato consumer; 2005 primi rilasci della piattaforma VoIP basata su tecnologia Abbeyphone, Repubblica, Telecom Italia e Wind sono tra i primi clienti; 2006 lancio di Sitòfono, il click to call dedicato alle PMI; 2007 lancio di Hictu!, strumento innovativo, primo al mondo, per comunicare in rete e rilascio di “Chiama gratis”, piattaforma click to call basata su Sitòfono, sviluppata per il gruppo Seat-Pagine Gialle. Il prodotto più recente (2011) sviluppato dall'AD di Abbeynet è Twimbow un'applicazione nata per risolvere problemi nell'utilizzo di Twitter, uno strumento innovativo che consente di integrare tutte le funzionalità necessarie per l'utilizzo di questo social media, facilitando il consumo di contenuti116 . 116 Twimbow anticipa inoltre quello che si potrà fare con l' “internet delle cose”, consentendo agli utenti di inviare tweet che possono cambiare i colori. La sperimentazione è stata fatta in un albergo di Cagliari, il THotel, dove sono stati fissati dei pannelli il cui colore può essere cambiato semplicemente inviando un messaggio a Twimbow. che oggi è anche una start up americana con sede a San Francisco.. Dal luglio 2011 a febbraio 2012 ha acquisito 25.000 utenti in tutto il mondo. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 260 2.4.1 Servizi e prodotti offerti Il riquadro sottostante richiama in sintesi i principali servizi e prodotti offerti da Abbeynet. ABBEYNET - TIPOLOGIA DI SERVIZI E PRODOTTI Servizi Servizi di nuova generazione per utenza consumer Prodotti Abbeyphone primo portale europeo di telefonia VoIP in modalità prepagata, dedicato al mercato consumer. Hictu! Nuovo modo di comunicare (video, audio, microblogging) Servizi di nuova generazione per piccole e medie Sitofono sistema che permette di ottimizzare il imprese business on line delle aziende basato su click to call arricchito di nuove funzionalità Servizi di nuova generazione per grandi imprese Chiama gratis, sviluppato su piattaforma click to call per Seat Pagine gialle 2.5 Le start up avanzano 2.5.1 Le imprese di cui si parla e le loro strategie L'humus digitale creato nell'area di Cagliari dall' ICT storico (CRS4, Video on line, Tiscali) ha continuato ad alimentare la creazione di imprese che trova sostegno nella strategia della Regione Sardegna rivolta ad incrementare il numero e la qualità di spin off e imprese innovative117. L'area è diventata un'officina di sperimentazione di idee dove giovani sardi si esercitano ed inventano nuovi prodotti, talvolta dopo aver fatto studi ed esperienza all'estero. L'indagine di campo ha consentito di rilevare un fermento crescente intorno al fenomeno delle start up innovative che si sono imposte all'attenzione grazie anche al successo che alcune di esse stanno avendo a livello internazionale per lo sviluppo di prodotti competitivi ed appetibili anche per grandi players mondiali. I dati e le osservazioni dei testimoni privilegiati portano ad affermare che una nuova generazione imprenditoriale, “cresciuta a pane ed Internet”, nativa digitale, sembra essere capace di inserirsi con successo nella nuova ondata tecnologica, creando in loco nuove opportunità di occupazione altamente qualificata, in grado di produrre cultura innovativa in 117 POR FERS 2007-2013 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 261 controtendenza rispetto ad un contesto arretrato come ancora si presenta il sistema produttivo regionale e locale. Più volte nel corso delle interviste sono state richiamate le caratteristiche delle seguenti esperienze (molto più alto è il numero di quelle citate), alcune delle quali localizzate nel Parco Polaris: • Karalit, un' impresa di successo, nata da uno spin off del CSR4, che sviluppa e produce un software “rivoluzionario” nel settore della fluidodinamica computazionale (CFD) destinato alla comunità aerospaziale. Il successo di Karalit è confermato dall'invito a presentare il proprio prodotto all'Aerospace Science Meeting nel gennaio 2012. • Paperlit, start up che sta avendo grande successo grazie al software che consente di portare in formato digitale per iPad, smartphones e tablets quotidiani e periodici. Ha già conquistato numerose e prestigiose testate in Italia e all'estero. • Xorovo, spin off universitario, recentemente incorporato in Applix, sviluppa e industrializza tecnologie e servizi web innovativi orientati al mercato del social networking online e dei servizi web di gestione dei rapporti con l'utenza per le piccole e micro imprese. Sviluppa anche tecnologie software per sistemi embedded e system integration ad alto contenuto tecnologico. Cagliari Cult è un esempio di coproduzione tra Xorovo e il Consorzio Camù di Cagliari specializzato in contenuti culturali, • Applix, Apps Enabler Company, impresa che sta avendo un'espansione rapidissima e che dalla Lombardia è arrivata a Cagliari, potendo investire solo nel Sud in quanto finanziata dal fondo Principia, perché ricerca competenze elevate per lo sviluppo di applicazioni in cui è specializzata. • Agiletec progetta e sviluppa soluzioni software per aziende e PA basate su componenti Open Source e Metodologie Agili. Opera anche nello sviluppo di soluzioni software accessibili che consentono di abbattere le barriere informatiche sulla Rete. Offre, inoltre, soluzioni su misura in ambiti specifici come portali internet e intranet, GIS, mobile, cooperazione applicativa per PA. • Entando è un'impresa, costituita da Agiletec, per la realizzazione di Portali Internet e Intranet di tipo informativo, collaborativo e di servizi, progettata e realizzata per soddisfare le esigenze di aziende pubbliche e private, su piattaforma Open Source. Ha aperto una sede in Irlanda e prossimamente varcherà l'oceano. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 262 • Apps Builder, attraverso una piattaforma avanzata, dà la possibilità, in modo facile ed intuitivo, di creare e condividere un numero illimitato di applicazioni per dispositivi mobile di ultima generazione. In meno di un anno ha prodotto 20 mila applicazioni che sono state scaricate oltre un milione di volte. • ReiLabs è una spin-off della società milanese Reitek spa, attiva nei settori delle TIC e delle TLC, ricerca e sviluppa piattaforme tecnologiche all’avanguardia nel settore delle video-telecomunicazioni. Opera principalmente nel settore delle tecnologie software per le telecomunicazioni multimediali. • Prossima Isola, impresa nata a Sassari con un finanziamento di Sardegna Ricerche, attiva a Cagliari, fornisce servizi Internet ad alto contenuto innovativo con l'ambizione di diventare il primo partner tecnologico in Sardegna. Con il progetto Were is Now è arrivata finalista nella competizione del 2009 organizzata da Mind the Bridge (vedi paragrafo 3.5.1). • Sardegna.com, partecipata da Axis Strategic Vision, è un portale multilingue progettato per la vendita online della destinazione Sardegna. Si distingue per la ricchezza dei contenuti unitamente ad un sistema tecnologicamente avanzato di ricerca e booking on line. Nel 2011 Sardegna.com ha realizzato un fatturato di 2 mln di €, con una crescita del 441% rispetto al 2008. • Porcovino, start up che, selezionando i migliori prodotti dell'agroalimentare italiano, produce una bottega virtuale del Wine&Food Made in Italy, offrendo una dimensione sociale e narrativa dell'e-commerce. I suoi principali mercati di sbocco sono Giappone e USA. Anch'essa finalista nella competizione organizzata da Mind the Bridge. • Sardex, nata dall'idea di creare una rete di imprese che si finanziano reciprocamente a tasso zero e che utilizzano negli scambi una moneta complementare (Sardex) fondata sulla fiducia, una moneta che non viene stampata ma che consente contrattazioni e pagamenti attraverso operazioni contabili su internet. In pochi mesi al circuito di credito reciproco hanno già aderito più 500 imprese. Imprese giovani ma più consolidate anche a seguito di recenti riorganizzazioni interne sono: • Softfobia, una Internet Business Solution che vanta competenze specialistiche, offre prodotti destinati al web 2.0 e sistemi per la creazione di social network, Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 263 community, blog, CMS. Tra i suoi clienti: Tiscali e Aruba, Mondadori e Condè Nast, Radio 105 e Virgin Radio, SKY e il gruppo Finelco • Axis Strategic Vision, da web agency specializzata nello sviluppo di interfacce web usabili, è evoluta in una knowledge company focalizzata in applicazioni avanzate per il web. La società è insediata presso il Parco Scientifico e Tecnologico Polaris, ha collaborazioni con l'Università ed i centri di ricerca locali, i suoi clienti, piccole e medie imprese ed enti pubblici, sono distribuiti sul territorio nazionale. La strategia di tali imprese sembra essere orientata, in alcuni casi, ad assicurare che i nuovi prodotti conquistino una certa quota di mercato in tempi molto rapidi affinché le imprese possano essere comprate da grandi gruppi nazionali o internazionali, senza rinunciare al radicamento territoriale. 2.5.2 I soggetti che le accompagnano Sardegna Ricerche, l'Ente che gestisce il Parco Polaris, negli ultimi anni ha accompagnato circa 50 di queste esperienze di cui un terzo sono ICT, utilizzando uno specifico Programma di aiuti118 . L'intervento é articolato in tre fasi: • selezione delle migliori idee ed accompagnamento alla predisposizione del business plan; • selezione dei migliori business plan e assegnazione del contributo finanziario alla realizzazione del piano di sviluppo aziendale; • accompagnamento allo start up. IL Programma intende “forzare” la costituzione di imprese innovative che possono nascere dai prodotti della ricerca o da percorsi di auto imprenditorialità. L'incentivo per la prima fase di vita dell'impresa è di 100 mila euro. Il tasso di cofinanziamento è dell' 85% considerato il livello di rischio e l'innovazione richiesta. Nel 2011 sono state ammesse all'accompagnamento 25 proponenti di nuove idee d'impresa. Molte delle start up finanziate negli anni scorsi stanno ora affrontando la difficile fase di consolidamento. E' interessante notare che l'alto tasso di fallimento (in media 7 su 10) non sembra scoraggiare la nascita di nuove esperienze. 118 Programma “Aiuti alle start up innovative” (POR 2007-2013) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 264 Questa politica pubblica è giustificata dall'assenza di operatori privati disponibili a sostenere un rischio così elevato. Ma la domanda di sostegno è cresciuta tanto da attivare un business angel privato che è anche venture capitalist, The Net Value, che ha cominciato ad operare nel 2009. Il suo fondatore, Mario Mariani, possiede competenze maturate in 15 anni di esperienza come manager aziendale prima in Video On Line e successivamente in Tiscali. The Net Value seleziona imprese con idee innovative e acquista quote di partecipazione di quelle più promettenti. Al suo attivo segna l'accompagnamento di decine di start up di cui due stanno avendo uno sviluppo interessante, Paperlit e App Builder. (vedi paragrafo 3.5.1) Un ruolo importante nell'azione di stimolo alle start up cagliaritane viene giocato dalla fondazione non-profit Mind the Bridge. L’idea è venuta a M. Marinucci, manager di Google, nel 2007, per supportare la creazione e lo sviluppo di idee innovative ed originali, mettendo in contatto imprenditori italiani meritevoli con la Silicon Valley ed il suo tessuto imprenditoriale Ogni anno Mind the Bridge organizza un evento, la “Business Plan Competition” che permette di identificare i progetti di business più innovativi, offrendo così agli imprenditori più talentuosi la possibilità di partecipare al “MtB Venture Camp” di Milano da cui poi, le start up selezionate, partiranno per il “Mind the Bridge Gym”, un programma di formazione, coaching e mentoring, in Silicon Valley. I casi di successo non oscurano le fragilità di queste nuove esperienze (vulnerabilità dei prodotti, difficile protezione della proprietà, carenze manageriali, organizzative, finanziarie), né la loro eccessiva segmentazione, ma la febbre è alta e contagiosa. Cagliari Valley esprime l'orgoglio di produrre una “tecnologia made in Sardinia” interessante per il resto del mondo. 2.5.3 La specializzazione delle nuove imprese Nell'ambito dei servizi ICT lo sviluppo del software propriamente detto119 è individuato come quello più promettente per il futuro, rispetto al quale le imprese locali innovative, ritengono di disporre di (o di saper produrre) capacità tecnologica adeguata per competere sui diversi mercati. 119 Lo sviluppo del software propriamente detto è ricompreso nella componente “Software e Servizi” relativo al comparto IT così come definito dall'Istat. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 265 Questa informazione è confermata da una recente indagine campionaria dove il segmento più rappresentativo del campione120 è costituito da imprese che operano nello “sviluppo del software” (45%), seguito dal segmento “realizzazione di siti, applicazioni e grafica” (31%). Il totale dei due segmenti (86%) indica l'assoluta prevalenza di “Servizi e sviluppo di software” in coerenza con le tendenze generali del settore ICT. Lo sviluppo del software, nell'area di Cagliari come altrove, è trainato da due processi in piena espansione: • il primo è quello della “rivoluzione del mobile”, che ha comportato la moltiplicazione ed il continuo evolvere dei dispositivi (cellulari, smartphone, tablet, smart device) per accedere alla rete Internet; • il secondo è quello dei sistemi di software che caratterizzano il nuovo web (web 2.0) interattivo, alimentano i social media, aggiornano di continuo le applicazioni, sviluppano nuove metodologie. Il software applicativo risulta nettamente prevalente nell'offerta delle piccole e medie imprese innovative del SPL.121 La stampa specializzata122 parla di una vera e propria APP economy che a Cagliari sorprende per la sua vivacità e consistenza, per la sua capacità di inventare nuovi prodotti di nicchia ad alto potenziale. 3. Il SPL raccontato dai dati 3.1 Unità Locali e addetti sono concentrati nell'area di Cagliari Le informazioni reperite tramite interviste - sulla consistenza dell' ICT di Cagliari e la sua attuale composizione - con molta difficoltà possono essere incrociate con informazioni quantitative, acquisite attraverso diverse fonti di dati. La discontinuità, segmentazione, scarsa confrontabilità dei dati (anche per le modifiche introdotte nella definizione del perimetro dell'ICT), non consentono di realizzare confronti approfonditi tra la realtà odierna e l'ICT storico. Qualche comparazione, con molta cautela, può essere, tuttavia, proposta. 120 121 122 METAGroup (2011) Il mercato del software si articola in tre componenti Applicativo, Middlware e Software di sistema Il Sole 24 ore, La fabbrica italiana delle “app”, 12 febbraio 2012 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 266 L'effetto di concentrazione di imprese e addetti nell'area del SPL123, rilevato agli inizi del decennio 2000, risulta confermato da diverse fonti. Dati di fonte Istat (tabb.2 e 3) consentono di ricavare il valore percentuale delle UL (43,39%) e degli addetti del SLL Cagliari (57,66%) sul totale Sardegna. Questi dati non sono molto dissimili da quelli rappresentati (vedi Cap. 1, tab.1) per l'anno 2001 (53,3% delle imprese e 59,1% degli addetti in provincia di Cagliari) Il peso relativo dell' ICT del SLL sul totale Italia rimane assai modesto (0,92% per le UL e 0,81% per gli addetti) ma il peso relativo della Sardegna cresce anche se di poco rispetto al 2001 (2,12% per le UL e 1,41% per gli addetti, rispetto al 2% e all'1,3%). TAB.2. Unità Locali ICT – Italia, Sardegna, SLL Cagliari – valori assoluti e percentuali - anni 20102011 Ambiti territoriali Comparti ICT Numero Unità Locali Italia Sardegna SLL Cagliari ICT manifatturiero 5419 ICT servizi 112679 Totale UL 118095 ICT manifatturiero 62 ICT servizi 2445 Totale UL 2507 ICT manifatturiero 34 ICT servizi 1054 Totale UL 1088 UL SLL Cagliari/ Italia 0,92 UL SLL Cagliari/ Sardegna 43,39 Fonte: Elaborazioni su dati Istat 123 Il SPL ICT comprende solo 10 comuni del SLL del lavoro di Cagliari ma l'indagine ha confermato che le attività ICT sono quasi per intero svolte nel perimetro del SPL e pertanto i dati riportati per il SLL sono da considerare coincidenti con quelli riferibili al SPL. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 267 TAB.3. Gli addetti ICT – Italia, Sardegna, SLL Cagliari e % SLL Cagliari su Italia e Sardegna – anno 2009 Ambiti territoriali Comparti ICT Numero Addetti Italia ICT manifatturiero ICT servizi 79473 Totale UL Sardegna SLL Cagliari 541.285 620.758 ICT manifatturiero 250 ICT servizi 8540 Totale UL 8790 ICT manifatturiero 175 ICT servizi 4894 Totale UL 5069 Addetti SLL Cagliari/ Italia 0,81 Addetti SLL Cagliari/ Sardegna 57,66 Fonte: Elaborazioni su dati Istat 3.2 I Servizi prevalgono nettamente Passando alla lettura dell' attuale composizione del settore ICT dell'area di Cagliari, il dato che sorprende maggiormente è quello relativo al peso degli addetti e delle UL nel comparto dei Servizi ICT (96,54%) rispetto agli addetti e alle UL totali del settore ICT nel SLL. Queste percentuali non lasciano dubbi sul valore residuale della componente manifatturiera dell' ICT di Cagliari a fronte di una nettissima caratterizzazione nell'ambito dei Servizi. I dati Movimprese 2009-2010 sulle imprese attive nei Servizi di Informazione e Comunicazione124 confermano la tendenza ad una concentrazione nella provincia di Cagliari delle attività connesse ai Servizi ICT. Essi evidenziano, inoltre, un incremento (tab. 4) nel 2009-2010 (gli anni in cui la crisi ha fatto registrare pesanti contrazioni in quasi tutti i settori di attività) del numero delle imprese attive ( +3,5%) nell'area di Cagliari, più consistente di quello registrato in Sardegna (+2.4%) e in Italia (+2,2%). 124 Le componenti principali dei Servizi di Informazione e Comunicazione sono le attività di editoria, inclusa l’edizione di software (divisione 58), le attività di produzione cinematografica e registrazioni musicali e sonore (divisione 59), le attività di programmazione e trasmissione radiofonica e televisiva (divisione 60), le telecomunicazioni (divisione 61), le attività delle tecnologie di informazione (divisione 62) e altre attività dei servizi di informazione (divisione 63). Ateco 2007 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 268 Il numero delle imprese attive nei Servizi nel 2010 (1547) risulta di poco inferiore a quello registrato nel 2001 per l'intero settore ICT (1584). TAB.4. Imprese attive nei Servizi di informazione e comunicazione Valori assoluti e percentuali - anni 2009-2010 Ateco 2007 Cagliari Sardegna Italia Imprese Attive Valori assoluti 2009 2010 2009 2010 2009 2010 1495 1547 2732 2798 106341 10869 Variazione % Fonte: Movimprese 3,5 2,4 2,2 I dati più recenti della Camera di Commercio, disponibili solo per la provincia di Cagliari, (tab.5) oltre che confermare la tendenza alla ulteriore crescita delle imprese nei Servizi, sia pur modesta in termini numerici (+ 4 imprese attive in un anno), confermano che l' ICT di Cagliari è in questo ambito di attività che continua a prevalere nettamente con quasi il 70% delle imprese attive. Nel 2001 i Servizi ICT erano presenti nell'area con il 72% delle imprese e il 75%.degli addetti125. TAB.5. Imprese ICT provincia di Cagliari - anno 2011 Imprese ICT Registrate Attive Servizi inf.ormazione e comunicazione 1654 1551 Attività manifatturiere 887 678 Totale imprese ICT 2541 2229 % Servizi su Totale imprese Font:. Camera di Commercio di Cagliari 65,09 69,58 3.3 La piccola impresa è meno piccola I dati Istat su UL e addetti consentono di ricavare il dato medio degli occupati per UL ICT nel SLL di Cagliari. Questo risulta risulta pari a 4,65 unità ed evidenzia sia una più contenuta segmentazione del tessuto imprenditoriale rispetto agli inizi del passato decennio (il dato medio del 2001 è 2,9), sia un rafforzamento rispetto alla regione Sardegna in cui le UL occupano mediamente 3,59 unità. Rispetto al dato medio dell'Italia (5,25 addetti per UL) l' ICT di Cagliari presenta, invece, una dimensione più ridotta. 125 Murroni C. (2004) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 269 3.4 Aumentano le società di capitali La ripartizione delle imprese ICT attive per forma giuridica elaborata su dati Movimprese126 (tab.6) per la provincia di Cagliari nel 2010 vede ancora la prevalenza delle imprese individuali (47,27%). Seguono le società di capitali (29,67%) e le società di persone (22,60%). Le società di capitali insieme alle società di persone costituiscono oltre il 52% del totale delle imprese ICT. Il confronto con il dato medio (17,6%) delle imprese cagliaritane aventi la forma giuridica di società di capitali evidenzia i maggiori progressi realizzati dalle imprese ICT nella strutturazione della forma societaria. TAB. 6. – Imprese ICT per forma giuridica Provincia di Cagliari – anno 2010 Società Registrate Attive Iscritte Cancellate Società di capitali 428 378 9 12 Società di persone 183 288 6 10 Società individuali 611 608 94 80 Totale imprese ICT 1347 Fonte: Elaborazioni su dati Movimprese 1274 3.5 Crescono i mercati di sbocco extraregionali I risultati di una recente indagine127 consentono di cogliere le variazioni intervenute nei mercati di sbocco delle imprese ICT di Cagliari: 43% degli intervistati realizza prodotti rivolti principalmente ad un mercato nazionale, il 31% affronta il mercato internazionale, il 26% opera sul mercato regionale. Questi dati vedono ancora consistente il mercato regionale ma in un quadro dove si accentua il peso dei mercati nazionale ed ester0 (74%), anche se una parte consistente delle imprese tende a posizionarsi su più mercati. La stessa indagine consente di rilevare i mercati di sbocco in relazione agli utilizzatori dei prodotti e servizi offerti. Le imprese e le strutture pubbliche sono i principali clienti delle 126 Il numero delle imprese ICT per forma giuridica è inferiore a quello che la stessa fonte (Movimprese) fornisce per le imprese attive nei Servizi di informazione e comunicazione. Ciò si spiega con l'alto numero di imprese non classificate (6230) nella ripartizione per forma giuridica. 127 METAGroup (2011) Del campione di 202 imprese ICT invitate a compilare il questionario on-line10 hanno risposto autonomamente. Per avere dati significativi ai fini statistici si è deciso di procedere attraverso interviste telefoniche, chiamando tutte le 202 imprese in elenco, per arrivare a collezionare 62 questionari con una risposta pari al 31%. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 270 imprese ICT ( rispettivamente 39% e 38%) mentre l'utente privato costituisce un segmento più limitato (8%). Il confronto con lo scorso decennio è reso possibile una indagine campionaria del 2004128 da cui si ricava che quasi il 50% delle imprese del campione (6 su 11) operano quasi esclusivamente sul mercato regionale, mentre la maggioranza (7 su 11) si rivolgono al mercato nazionale per almeno il 35% della loro produzione, ed in numero inferiore (4 su 11) si rivolgono per una quota del 15% al mercato estero. Se ne ricava una notevole crescita della capacità delle imprese del SPL ICT di accedere negli anni più recenti ai mercati extraregionali. 3.6 Crescono fatturato e Valore Aggiunto (2007-2008) Il fatturato del SPL ICT129 raggiunge nel 2008 oltre 548 milioni euro, pari all'1,91% del fatturato totale delle imprese Sardegna e superiore al 3% del fatturato totale delle imprese provincia di Cagliari. Il dato da evidenziare è quello relativo all'incremento di fatturato 2007-2008 (tab.7) delle imprese del SPL più che doppio rispetto all' incremento del totale imprese della provincia di Cagliari e quasi il triplo rispetto a quello conseguito dal totale imprese della Sardegna. TAB.7. Fatturato ICT SPL, provincia di Cagliari e Sardegna - Incrementi 2007-2008 Valori assoluti (migliaia di euro) e percentuali Imprese Fatturato 2008 Fatturato 2007 Incremento 2007-2008 % Incremento 2007-2008 Totale imprese SPL 548790 418751 130039 23,69 Totale imprese Provincia CA 17523650 15576864 1946786 11,1 Totale imprese 2574151 Sardegna 28583400 26009294 Fonte: Elaborazioni su dati Osservatorio economico regionale 2008 9 Le imprese dei Gruppi Tiscali e Saras (tab.8) contribuiscono per il 70% nel 2008 e per il 58,68% nel 2007 al totale del fatturato del SPL. 128 Ferrucci e Porcheddu (2004), cit. La fonte utilizzata è il NAB (Archivio dei bilanci della Direzione Generale della Programmazione Unitaria e della Statistica Regionale) – Osservatorio Economico su dati AIDA-Bureau VAN DUK. La copertura delle informazioni tratte dai bilanci delle imprese attive è intorno al 65%. 129 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 271 TAB. 8. Fatturato Imprese Gruppi Tiscali e Saras su fatturato totale SPL 2007-2008 Valori assoluti in migliaia di euro Imprese Fatturato 2008 Fatturato 2007 Tiscali Italia 316248 275363 Sartec (Saras) 27045 23898 Akhela srl 18789 15912 Tiscali Spa 17425 Non disponibile Tiscali International Net. 7505 6880 387012 322053 70,52 58,68 Totale Gruppi % Gruppi su fatturato SPL Fonte: Elaborazioni su dati Osservatorio economico regionale 2008 Come si può osservare dalla tabella che segue (tab.9) la produzione di VA delle imprese del SPL rappresenta nel 2008 poco meno del 70% del VA aggiunto del totale delle imprese ICT Sardegna. TAB. 9. Valore Aggiunto - Totale imprese ICT Sardegna e % SPL - Valori assoluti (in migliaia di euro) e percentuali - anno 2008 Totale imprese ICT Sardegna 231880 Totale imprese ICT SPL 160311 % SPL su totale imprese Sardegna 69,13 Fonte:Elaborazioni su dati Osservatorio economico regionale 2008 Analogo esercizio condotto per ricavare il VA del SPL rispetto al totale imprese ICT della provincia conferma che le attività del settore ICT sono racchiuse quasi per intero nel perimetro dell'area distrettuale (99,84%) . Passando all'analisi del contributo apportato dai singoli comparti ICT (tab.10) non si può non rilevare che il valore aggiunto delle attività di Telecomunicazioni è interamente prodotto dal SPL, che le Attività di Informatica si portano oltre il 50% mentre quelle dell'Elettronica rimangono di poco inferiori a tale valore. La media settoriale è di circa il 69%. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 272 TAB. 10 Valore Aggiunto ICT per comparti - Totale SPL e totale imprese Sardegna Valori assoluti e percentuali - anno 2008 Attività Informatica e Valore Aggiunto Telecomunicaz. Elettronica Totale ICT R&S Totale Distretto 73559 60453 26299 160311 Totale Sardegna 73675 104298 53907 231880 % SPL 99,94 57,96 48,78 68,89 Fonte: Elaborazioni su dati Osservatorio economico regionale 2008 In sintesi: i dati analizzati confermano ed accentuano l'importanza del SPL ICT di Cagliari nel contesto regionale, sopratutto per il peso dei due gruppi - Tiscali e Saras che incidono per oltre il 70% sul fatturato e per oltre il 60% del VA prodotto dalle imprese del SPL. Le altre imprese concorrono per il 30% al fatturato e per il 40% alla produzione di VA. 3.7 Fatturato e VA: non solo segno meno nell'anno della crisi (2009) I dati su fatturato e VA nel 2009 consentono di verificare se e quanto la crisi ha modificato le performance delle imprese del SPL ICT di Cagliari. Considerando l'aggregato delle imprese guida,130 quelle del SPL registrano un calo complessivo di fatturato del 5,89% di molto inferiore al calo (-18%) registrato dal totale delle imprese guida nella regione. Se si osservano le variazioni per singola impresa si vede, però, che la perdita è in gran parte attribuibile a Tiscali (-12,23%), a Sartec-Saras (12,77%) e ad un'impresa di call center Kistio (-13,63%). Tutte le altre registrano incrementi e tra queste anche Akhela (+9,10%). Sul VA sono interessanti i dati riferiti alla gran parte delle imprese indagate dal presente studio: Tiscali ha un incremento di oltre il 25%; Akhela del 4%, Abbeynet di oltre il 37%; Softfobia del 16%; Reilabs di quasi il 37%; Axis Strategic Vision di oltre il 30%. Solo Agiletec registra un decremento del 47%. Xorovo entra nella classifica 2009 con 157 mila euro di VA (non era presente nella classifica settoriale del 2008). 130 Le imprese guida sono le realtà del tessuto produttivo regionale che si collocano ai vertici delle classifiche regionali per fatturato e valore aggiunto prodotto in base alla classifica stilata dalla Regione Autonoma della Sardegna (2011 Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 273 4. Il sistema pubblico di sostegno alla ricerca e all'innovazione: l'investimento nelle ICT 4.1 Risultati della strategia della Regione Sardegna La Regione Sardegna ha intrapreso fin dalla metà degli anni 80 una politica di sostegno all'innovazione e alla società dell'informazione. Parco ST Polaris, Consorzio 21,131 CSR4, sono gli strumenti adottati prima che le tecnologie dell'informazione e comunicazione diventassero la base di un nuovo settore di attività economica. Successivamente ha proseguito gli investimenti in tali infrastrutture di supporto con l'obiettivo di assicurare l'eccellenza dei prodotti della ricerca e la formazione di un capitale umano altamente qualificato. Nel 2005 ha sottoscritto con il MIUR un APQ per il cofinanziamento del Distretto tecnologico inserito in una più ampia strategia regionale per l'innovazione e con l'obiettivo di rendere la Sardegna un modello di eccellenza nell'utilizzo delle ICT. Nel 2007 si è dotata di un quadro normativo (Legge Regionale 7/2007) finalizzato ad inquadrare unitariamente le attività di ricerca, a selezionare le priorità, ad indicare i criteri per assicurare la selettività delle iniziative da finanziare e gli indicatori per valutare i risultati delle politiche poste in essere. Il Piano Regionale per la Ricerca e lo Sviluppo Tecnologico (PRRST), predisposto in accordo con il MIUR, ha istituito la “Rete regionale per l'innovazione” con l'obiettivo di favorire forme stabili di potenziamento degli strumenti di interfaccia, il trasferimento tecnologico, la creazione di Piattaforme innovative, la formazione di agglomerazioni e di interconnessioni produttive di filiera, l'attrazione di eccellenze esterne, lo sviluppo di partnerschip strategiche a livello internazionale. Il bilancio complessivo di questa politica, nella visione dei diversi operatori intervistati non è soddisfacente, pur con la raccomandazione a non ignorare l'esistenza di specifici risultati positivi. Un recente studio del Nucleo Regionale di Valutazione132 valida la loro percezione. In estrema sintesi lo studio arriva alle seguenti conclusioni: • è mancato il monitoraggio degli obiettivi fissati in termini di realizzazione e di impatto; 131 Ente pubblico fondato con la Legge 21 del 1985 per gestire il Parco Polaris e assistere le PMI nei processi di innovazione. 132 Piano di valutazione della Politica Regionale Unitaria 2007-2013 (2011) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 274 • sono mancati gli indicatori di realizzazione e di impatto delle singole misure; • le procedure per l'attuazione dei singoli interventi non sono state trasparenti, efficienti ed efficaci; • è mancato il monitoraggio degli interventi delegati alle società/agenzie regionali; • non è stata indagata la domanda di innovazione delle imprese locali; • è mancata una comunicazione chiara rivolta ai beneficiari sulle opportunità offerte dalla politica; • sono state insufficienti le risorse destinate alla crescita delle competenze, al trasferimento tecnologico alle imprese, ad azioni di scouting rispetto agli incentivi finanziari all'investimento. 4.2 Le proposte per una politica pubblica più efficace Ristabilire l'unitarietà delle competenze in materia di ricerca scientifica e di innovazione tecnologica in capo all'Assessorato alla Programmazione e al CRP (Centro regionale di Programmazione), prevedendo l'istituzione di un Fondo Unico regionale (FUR), è l' obiettivo posto in premessa nei documenti di lavoro della Regione, ritenuto fondamentale per assicurare il coordinamento delle politiche e delle fonti di finanziamento. Altri sostanziali cambiamenti sono annunciati dal CRP che propone la condivisione, con il sistema delle università e con altri attori, del nuovo Piano regionale per la ricerca scientifica e l'innovazione tecnologica (PRRSIT): • Differenziare il ruolo della ricerca che si realizza nelle sedi scientifiche, in particolare nelle Università, da quella che si realizza in ambito aziendale o su commessa delle aziende. La prima dovrà essere svincolata da obiettivi direttamente produttivi per essere orientata alla qualità e potrà essere attivata sia con approccio bottom up (su iniziativa dei ricercatori), sia top down (nei settori strategici indicati dalla Regione), puntando sulle potenziali eccellenze e sulle possibili ricadute sul tessuto produttivo locale, utilizzando criteri selettivi definiti a livello internazionale. • Puntare al rafforzamento ed alla qualificazione della domanda delle imprese. Gli strumenti sono di due tipi: aiuti finanziari alle imprese per ricerca e innovazione; servizi riqualificati a sostegno delle imprese perché investano in R&S. Le linee su cui sviluppare i due tipi di ricerca sono trasversali e non si prevedono Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 275 modifiche rispetto a quanto indicato dal POR 2000-2006. “Informatica e Telecomunicazioni” si conferma, quindi, come linea prioritaria, da sostenere, sia mediante la messa a sistema delle infrastrutture di ricerca e la loro fruibilità, con procedure chiare e trasparenti, da parte di tutti i potenziali utenti, sia con progetti strategici condivisi dal mondo imprenditoriale e da quello della ricerca. L'approccio bottom up sarà sostenuto con iniziative di scouting e auditing tecnologico delle imprese nonché con la creazione di spin off o comunque di applicazioni produttive della ricerca. Gli strumenti di cui la regione intende avvalersi per realizzare tale Piano sono: il progetto INNOVA.RE, in fase di attuazione, e il Sistema regionale di valutazione della ricerca universitaria, in fase di definizione. Progetto INNOVA.RE. É gestito da un Gruppo di pilotaggio e coordinamento, cheaperto ad altri soggetti economici ed istituzionali (Camere di Commercio, Organizzazioni imprenditoriali, Enti Locali) ma non al sindacato. Il progetto è proposto come modello di cooperazione in rete tra soggetti impegnati nel favorire l'incontro tra offerta e domanda di innovazione, tra mondo della ricerca e imprese. Dal lato della domanda agisce coinvolgendo le imprese, individuandone le esigenze e le potenzialità innovative per indirizzarle alle competenze esistenti e tradurle in progetti di ricerca e innovazione. Dal lato dell' offerta supporta il mondo della ricerca a “porsi sul mercato” anche attraverso la creazione di nuove imprese innovative, come gli spin off, degli organismi di ricerca dei quali promuove l'aggregazione per ottimizzare competenze, risorse umane e strumentali qualificate. La riuscita di questo intervento vede come premessa il potenziamento del capitale umano coinvolto, l'inserimento di INNOVA.RE nei più importanti network nazionali ed internazionali per la ricerca e l'innovazione. Sistema regionale di valutazione della ricerca universitaria. É ancora da costruire (ma è già attiva l'Anagrafe della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica) e ne vengono indicati solo i riferimenti (Decisioni comunitarie per la realizzazione dello Spazio europeo della ricerca) e le attività da sottoporre a valutazione: • progetti di ricerca (fondamentale, applicata, di sviluppo precompetitivo), presentati da imprese e università, enti e centri di ricerca pubblica e privati e da loro consorzi o altre forme associative; • progetti di start up di giovani ricercatori; • programmi per il distacco temporaneo di ricercatori dalle università e dai centri Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 276 pubblici di ricerca presso le PA e le imprese e viceversa; • progetti di trasferimento tecnologico; • attività di ricerca dei Dipartimenti e centri di ricerca interdipartimentali; • attività di ricerca dei singoli ricercatori. Gli orientamenti della Regione rispetto ai pilastri del suo sistema d'intervento Parco ST Polaris, Distretto ICT (DistrICT) e CRS4 sembrano meno nettamente orientati. Nella deliberazione che approva e finanzia il programma di attività 2011 di Sardegna Ricerche, riconosce il “ruolo strategico di Sardegna Ricerche” e del Parco Scientifico e Tecnologico “che si è rivelato lo strumento essenziale per le iniziative della ricerca e dell'innovazione nell'isola” ma riconosce che si deve fare di più a sostegno dei programmi di sviluppo delle imprese e delle attività a valle della ricerca. Circa il ruolo dei Distretti Tecnologici regionali la Regione riconferma l'importanza nella sua strategia per l'innovazione sia del Distretto Biomedicina, sia di DistriICT. Di quest'ultimo, tuttavia, non coglie la sua dimensione territoriale, preoccupandosi di evidenziarne la “intelaiatura diffusa” in tutta la Regione. 4.3 Il Parco Scientifico e Tecnologico Polaris: in attesa di rilancio La presentazione ufficiale del Parco133 descrive una realtà senza ombre e criticità: • uno dei più importanti Parchi S&T in Italia; • 20 Laboratori tecnologici (ICT /Biomedicina /Fonti energetiche rinnovabili); • uno dei più potenti centri di calcolo in Italia: 47mila TFlops (miliardi di operazioni al secondo) e 1,5 PetaByte di spazio disco; • 66 imprese insediate (sedi di Pula e Alghero) e una comunità di 500 ricercatori/imprenditori; • uno dei sei Distretti Tecnologici italiani ufficialmente riconosciuti dal Ministero dell’Università e della Ricerca; • un distretto ICT (DistrICT) con 21 imprese insediate e 9 Laboratori Tecnologici (Medicina, Telemicroscopia, TV collaborativa, Open media center, Geo web, Modelli 3D, Open source, Contenuti digitali, Contenuti dell'ambiente) attivati. 133 M.P. Corona (2011) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 277 In particolare DistrICT è presentato come un sistema integrato e competitivo dove Centri di ricerca, università e imprese lavorano insieme per realizzare applicazioni, prodotti innovativi e progetti di R&ST sulla frontiera delle ICT e sulla loro applicazione in settori economici cruciali per la regione, quali turismo, beni culturali e ambientali, prodotti tipici e trasporti. Di fatto i testimoni privilegiati e gli imprenditori intervistati esprimono valutazioni assai critiche sul funzionamento di DistrICT e più in generale su come funziona (o non funziona) il sistema di intermediazione tra ricerca e imprese, sui temi e sulle tecnologie che caratterizzano le attività del Parco, percepiti come distanti dagli interessi delle imprese più avanzate. Le critiche ricorrenti riguardano: a) La location del Parco che si è dimostrata non idonea in quanto decentrata rispetto all'area urbana e suburbana in cui sono localizzate le imprese ICT e l'Università. La distanza geografica, che supera quella di prossimità, tra le imprese e le strutture preposte a sostenere la ricerca e l'innovazione, si palesa come una criticità che condiziona sia le relazioni interne all'area che quelle esterne (distanza dall'aeroporto, viabilità inadeguata, costi e tempi di trasferimento). b) La struttura di gestione, Sardegna Ricerche, che ha perso la carica propulsiva, dove hanno finito con il prevalere comportamenti routinari e una logica da Ente Pubblico in quadro offuscato delle responsabilità del management. c) La capacità attrattiva di imprese esterne all'area che è rimasta debolissima non assicurando la presenza di soggetti che avrebbero dovuto aprire verso la costituzione di partenariati internazionali; supportare la valorizzazione economica della ricerca prodotta localmente; veicolare nuove conoscenze scientifiche. d) La mancanza di progetti strategici e la carenza di quelli a titolo sperimentale intorno ai quali aggregare le migliori competenze e capacità. e) I tempi per l'assegnazione e l'erogazione degli aiuti, incompatibili con le esigenze di chi produce innovazione. Questo peggioramento è dovuto al fatto che Sardegna Ricerche è diventato Organismo Intermedio per gli aiuti alle imprese e deve sottostare a iter, procedure e controlli che sono quelli dei Fondi Strutturali. f) Il trasferimento tecnologico che non ha funzionato. Le iniziative di interfacciamento tra ricerca ed imprese hanno avuto scarsi esiti. I ricercatori sono rimasti troppo spesso invisibili per le imprese e la stessa figura (conoscenze e competenze) di esperto in Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 278 trasferimento tecnologico non è stata ben identificata. g) Lo stimolo della domanda di innovazione da parte delle imprese, che è stato assai debole perché è mancata un'analisi dei fabbisogni, non c'è stata attività di scouting per focalizzare su priorità effettive i servizi reali da erogare. h) Lo scarso interesse delle imprese a partecipare alle attività di Laboratorio per i temi trattati e per l'approccio, spesso accademico, dei ricercatori universitari. i) Il ruolo di indirizzo, monitoraggio e controllo da parte Regione che non è stato esercitato a garanzia della coerente attuazione della strategia adottata. Di recente il nuovo management di Sardegna Ricerche ha dato incarico ad una società esterna (METAGroup) di analizzare lo stato dell'arte e di progettare un piano d'azione per il rilancio di DistrICT, per invertire le tendenze in atto e riportare il sistema alle linee cui la Regione sta già lavorando anche in vista delle scadenze della riprogrammazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 ed in preparazione del nuovo ciclo di programmazione 20142020 4.4 Il CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna): l'eccellenza da riformare Il CSR4 è il centro di Ricerca e Sviluppo del Parco Tecnologico Polaris. Istituito nel 1990 come centro di ricerca interdisciplinare di eccellenza, competitivo su scala internazionale, per promuovere lo studio, lo sviluppo e l'applicazione di soluzioni innovative a problemi di natura ambientale, sociale e industriale, attraverso soluzioni applicative basate su un impiego intensivo delle Scienze e delle Tecnologie dell'Informazione e sul Calcolo Digitale ad alte prestazioni. Ha portato il web in Italia. Il suo paradigma originario “Ricerca Sviluppo Tecnologia Innovazione Impresa” è stato adottato da un numero crescente di Paesi. É dotato di uno dei più potenti centri di calcolo italiani, è impegnato nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni innovative nei settori della Biomedicina, delle Scienze della Vita, dell'ICT, dell' Energia e dell' Ambiente, con infrastrutture tecnologiche di prim’ordine. Il sistema delle collaborazioni è assai vasto: Università (Cagliari, Sassari, Oxford, Cambridge, Harvard, Michigan), Centri di Ricerca Europei (CERN, EMBL-EBI), Progetti UE (Elixir-Bioinformatica e FP7) Enti di Ricerca Nazionali (CNR, ENEA), Imprese hightech ( ENI, inPeco/TIH), PMI (Distretto ICT con Sardegna Ricerche).• Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 279 Come pure i progetti in corso: Sfruttamento dell’Energia Solare (termodinamico), Imaging geofisico (esplorazione di giacimenti petroliferi), Combustione pulita, Inquinamento (idrologico e ambientale), Bioinformatica, Cheminformatica, Genotyping + Large scale genomics (ricerche su Sclerosi Multipla e analisi di migliaia di genomi sardi per studiare le cause di malattie presenti in Sardegna). Al CRS4 lavorano 180 persone di cui 160 fra ricercatori e ingegneri per oltre il 70% sardi, risorse umane competenti e multidisciplinari che costituiscono senz'altro un suo punto di forza. Il ruolo fondamentale che il Centro ha svolto fungendo da volano scientifico e tecnologico per la nascita di una grande impresa come Tiscali (e prima ancora dell'iniziativa pionieristica di Video On Line) e lo sviluppo di un tessuto di piccole imprese ad alta tecnologia, è unanimemente riconosciuto. Numerosi ricercatori altamente qualificati hanno avuto un'esperienza diretta nel Centro e nelle sue attività ma gli spin off del Centro sono rari. I risultati complessivi, pur in presenza di competenze eccellenti, prodotti dal Centro non sembrano più giustificare ingenti investimenti pubblici e gli intervistati, a cominciare dal primo beneficiario (R. Soru) del sostegno del CRS4, ritengono che sia giunto il momento di prendere decisioni atte a risolvere problemi non più rinviabili: • l'insoddisfacente bilancio in termini di valorizzazione della ricerca. A fronte dell'eccellenza dei prodotti della ricerca, assai ridotta è stata la capacità di tradurli in prototipi trasformabili in progetti industriali sostenibili da imprese locali. Diverse sono state le opportunità perse per la mancata connessione con i soggetti dell'innovazione e modeste le ricadute dirette ed indirette sul territorio. A questo si aggiunge anche la difficile trasferibilità di prodotti di ricerca del Centro oggettivamente fuori dalla portata delle imprese locali. • il mancato coordinamento delle competenze interne che, in assenza di indirizzi e obiettivi definiti, hanno continuato ad operare nelle proprie nicchie rendendo invisibili alle imprese i loro prodotti. Processo questo accentuato dall'assenza per un anno e mezzo della figura del Direttore. L'opinione degli intervistati sul futuro del Centro è differenziata: alcuni ritengono che un circuito virtuoso, quale quello sperimentato alle origini, non sia più riattivabile. Le competenze interne, alcune delle quali di assoluta qualità, non sarebbero sufficienti in assenza di una “terapia d'urto”, terapia che, per alcuni, deve riguardare l'intero sistema Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 280 pubblico ed il suo modo di operare verso le imprese, stabilendo nuove regole e nuovi modi di operare. 4.5 L'Università: non bastano le buone pratiche per l'innovazione e la formazione del capitale umano 4.5.1 Sostegno all'innovazione Quasi tutti gli intervistati esprimono valutazioni critiche, sul ruolo svolto dall'Università “in quanto tale” pur apprezzando fatti e comportamenti che alcuni settori dell'Università hanno messo in essere (regolamento per gli spin off, istituzione di un ufficio di trasferimento tecnologico, costituzione del Liason Office, Centro di competenza costituito nell'ambito della rete MIUR). Ma sull'effettivo funzionamento di questi strumenti i giudizi rimangono sostanzialmente non positivi. Le ragioni dell'inefficienza sono da ricercare nel fatto che l'Università non possiede risorse adeguate. Gli sportelli per le imprese sono affidati a personale non formato alla mission ed al rapporto con chi opera nell'economia reale. Prevale una gestione di tipo burocraticoamministrativo e non c'è una effettiva responsabilizzazione dell'istituzione sui risultati da produrre in termini di innovazione e trasferimento tecnologico. Circa gli spin off universitari vengono segnalate criticità dovute alla loro permanenza presso gli uffici dei professori ed anche un certo uso improprio dello strumento per continuare ad assicurare ai laureati gli assegni di ricerca. Sollecitati ad indicare le esperienze che possano essere identificate come best practices dell'Università i nostri interlocutori tendono ad indicare come caso positivo il Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica (DIEE). Il DIEE è particolarmente attivo sia sul fronte dell'interazione con le aziende nella definizione dell'offerta informativa, sia sul fronte della ricerca congiunta con le imprese. In fase di completamento viene segnalato un grande progetto da 23 milioni di euro che insieme al DIEE e ad Ackela coinvolge la Philips olandese, la multinazionale Vitrociset già operante in Sardegna e il Comune di Roma. Non è un caso che alcuni imprenditori o figure chiave di imprese di successo provengano da questo ambiente universitario. L'AD di Abbeynet, L. Filigheddu, riconosce che il prodotto più innovativo cui ha lavorato, Sitofono (si veda Cap.2 paragrafo 2.4) è nato dal Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 281 confronto interno al DIEE e dal sostegno che il Dipartimento ha assicurato nella fase della sperimentazione del prodotto. Il DIEE si distingue anche sul fronte dell'innovazione didattica, sempre più orientata a percorsi professionalizzanti realizzati con il coinvolgimento delle più significative realtà imprenditoriali del SPL e con la recente apertura alle PA. Relativamente alla promozione di attività imprenditoriali, due sono le innovazioni maggiori (oltre alla pratica diffusa di stage in azienda per studenti, laureandi e laureati): la prima consiste nell'organizzazione di visite d'istruzione nei luoghi dove si trovano i grandi player ICT: in California dove gli studenti visitano aziende come Apple, Google, Cisco, HP e vengono a conoscenza della realtà accademica locale (Stanford, Berkeley, UCLA, Caltech), a New York (IBM e AT&T) e a Seattle (Microsoft). Per il futuro sono previste visite in Cina, il luogo emergente per l'innovazione ICT. L'obiettivo di queste visite è consentire agli studenti di toccare con mano il funzionamento e l'organizzazione di imprese di successo, fare vita nei campus, imparare cos'è una startup e visitare organizzazioni come Mind the Bridge che fanno incubazione d'impresa in California. La seconda iniziativa consiste nel portare le imprese nelle aule; vari corsi sono professati da professionisti aziendali e quasi settimanalmente le imprese locali sono invitate ad intervenire in aula per presentarsi, raccontare le proprie esperienze e discutere dei futuri sviluppi. Con il nuovo ordinamento il voto dei laureati è intorno a 105/110. L'occupabilità dei neo ingegneri è decisamente alta. I tempi di attesa d'impiego sono di qualche mese, ma spesso trovano lavoro anche prima di laurearsi; non sempre trovano impiego in Sardegna. 4.5.2 Formazione del capitale umano Relativamente alla formazione del capitale umano nelle discipline connesse con le ICT, il dato statistico non è confortante. Nelle università della Sardegna, nel 2007, i laureati in discipline tecnico-scientifiche sono solo 7,7 su mille abitanti. Ma la situazione più recente mostra segnali di cambiamento. Il trend degli iscritti ad Ingegneria, nel periodo 2006-2009 supera quello degli iscritti a Scienze della formazione sia pur in leggero calo nell'ultimo biennio considerato (20082009). Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 282 Fonte: Direzione Generale della Pubblica Istruzione I dati del MIUR sui laureati, disponibili per serie storica consentono un'analisi più approfondita circa l'adeguamento dell'offerta formativa universitaria alle opportunità offerte dal settore ICT nell'area di Cagliari.(tab.11) A questo fine sono stati selezionati i corsi di laurea di Ingegneria (Informazione, Elettronica, Telecomunicazioni) ed il corso di Informatica della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. da cui provengono le figure professionali altamente qualificate più richieste sul mercato del lavoro ICT. Ingegneria si conferma la facoltà con l'output universitario quantitativamente più rilevante rispetto agli sbocchi sul mercato del lavoro ICT e notevolmente in crescita nell'ultimo quinquennio. Nel periodo 2002-2005 i laureati nelle discipline del gruppo selezionato sono mediamente 111 all'anno. Nel periodo 2006-2010 sono 128 e presentano un incremento annuale di 17 laureati. Ma gli incrementi sono differenziati all'interno del gruppo. Più consistente è quello registrato da Ing. Elettronica (+30) e da Ing. delle Telecomunicazioni (+ 16,5) i cui corsi di laurea sono stati istituiti più recentemente, mentre è molto più contenuto quello di Ing. dell'Informazione (+3). Trend di segno opposto si osserva per i laureati in informatica che nel 2006-2010 sono solo poco più di 14, mentre nel periodo precedente la media annua è di 37 laureati. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 283 La possibile spiegazione di questa differenza sta probabilmente nel maggiore apprezzamento dell'offerta formativa della facoltà di Ingegneria ed in particolare del DIEE che, come si è visto, gode di buona reputazione sia per la preparazione tecnica degli studenti, sia per le facilitazioni offerte per trovare impiego o creare impresa. Tab. 11. Laureati in discipline scientifiche attinenti alle professioni ICT - Ateneo di Cagliari - anni 2002-2010 Ingegneria Ingegneria Ingegneria delle Anni Informatica Totale dell'informazione Elettronica Telecomunicazioni 2002 22 7 29 2003 63 31 94 2004 101 3 60 164 2005 83 24 50 157 269 27 148 444 2006 93 28 10 131 2007 91 50 6 147 2008 97 30 7 134 2009 88 34 13 26 161 2010 74 42 20 23 159 350 184 33 72 639 Totale 2005 Totale 2010 2002- 2006- Fonte Elaborazioni su dati MIUR Un confronto utile, per meglio comprendere la spendibilità delle lauree sul mercato del lavoro, può essere quello che consentono i dati di Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. Il confronto viene effettuato (tab.12) con riferimento al 2010 tra i laureati provenienti dal corso di laurea in Ingegneria Elettronica (flusso di laureati in crescita nell'ultimo quinquennio) e quelli provenienti da Informatica (flusso di laureati in regressione nello stesso periodo) a tre anni dalla laurea. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 284 Tab. 12. Condizione occupazionale dei laureati a 3 anni dalla laurea - Ingegneria Elettronica e Tecnologie Informatiche - Ateneo di Cagliari -anno d'indagine 2010 Condizione occupazionale Ingegneria Elettronica Tecnologie informatiche 50 6 Lavora 66,7 80 Non lavora ma è impegnato in corso univ. o 17,7 20 Tasso di occupazione 91,1 100 Tasso di disoccupazione 6,8 - Tempo dall'inizio della ricerca al reperimento del 2,9 7 Lavoro stabile (%) 60 50 Lavoro atipico (%) 33,3 50 Lavoro in settore pubblico 13,3 50 Lavoro in settore privato 86,7 50 Lavoro in ramo industria 30 25 Lavoro nei Servizi 70 75 1384 1375 Collettivo indagato praticantato 1° lavoro (mesi) Guadagno Fonte Elaborazioni su dati Almalaurea La condizione degli informatici, rispetto a quella degli ingegneri elettronici risulta più equamente distribuita tra settore pubblico e settore privato e più soddisfacente per il tasso di occupazione (100%), ma meno positiva per i tempi di attesa del reperimento del primo lavoro e per la più bassa percentuale di lavoro stabile cui si unisce anche un guadagno leggermente più basso. L'assorbimento totale nel mercato del lavoro di queste figure - ma il collettivo indagato è di ridotte dimensioni - potrebbe segnalare una situazione di skill shortage e, quindi, un'esigenza di rafforzamento dell'offerta formativa. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 285 5. Conclusioni e indicazioni di Policy 5.1 Possibili sviluppi positivi e rischi per il futuro Il concetto di bilico sembra quello più appropriato per la fase attuale del SPL ICT di Cagliari. Sviluppi positivi sono prevedibili in quanto: • Tiscali, l'impresa madre, ha tenuto; è stata risanata e scommette sul rilancio basato sull'offerta di servizi ad alto valore aggiunto e su un nuovo motore di ricerca; • una nuova impresa esterna, Solgenia, in fase espansiva e con obiettivi di ulteriore crescita, acquisisce un'impresa regionalizzata, Akhela, con competenze pregiate e caratterizzata da elevati tassi di crescita; • il tessuto delle piccole imprese locale vede crescere la componente innovativa e la sua capacità di networking internazionale; • le piccole imprese innovative consolidate sono generalmente sane, pagano gli stipendi e i fornitori; non licenziano; • una nuova generazione di sardi high tech si sta affacciando sul mercato con prodotti innovativi che anche i mercati internazionali cominciano a guardare con interesse. • Imprese esterne (USA) del settore ICT guardano con interesse al contesto cagliaritano per progetti di delocalizzazione. Per tutti questi motivi il potenziale di sviluppo appare elevato ma il circuito virtuoso delle origini non sembra trovare le condizioni per riattivarsi. • Il lavoro sul campo restituisce la mancata valorizzazione territoriale delle diverse componenti del SPL, organizzate su percorsi indipendenti e separati piuttosto che interconnesse da una strategia condivisa; • la capacità attrattiva del contesto locale e regionale appare molto debole ed è indice di bassi vantaggi competitivi; • l'ente di eccellenza, il CRS4, conosce difficoltà crescenti nella valorizzazione dei risultati della ricerca, nella capacità di collegarsi con le esigenze del territorio e di veicolare nuovi investimenti esterni; • l'offerta delle piccole imprese si presenta troppo frammentata, non strutturata secondo una logica di filiera e priva della massa critica necessaria per rendere durevoli ed accrescere i vantaggi acquisiti. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 286 5.2 Indicazioni di policy 5.2.1 Le indicazioni di policy degli intervistati Manca un'idea di futuro, questo è il punto sottolineato dal fondatore di Tiscali, a cui agganciare gli interventi della Regione, le strategie d'impresa e la mobilitazione delle collettività locali. “Riuscire a farcela da soli” è il messaggio ricorrente che denota scetticismo diffuso tra gli operatori sulla possibilità che la politica pubblica possa essere riformata. Il funzionamento della PA, i suoi tempi, le sue procedure, i suoi meccanismi di selezione hanno finito per stravolgere anche azioni e interventi ben disegnati. Per sostenere imprese che corrono occorre un' amministrazione pubblica che corra di più, che veda prima di tutti i problemi e anticipi le soluzioni necessarie, altrimenti non solo non aiuta ma produce danni e fa perdere opportunità. La politica pubblica serve solo se accelera le decisioni d' investimento, se riesce a dare una mano per fare prima e meglio. La domanda delle imprese locali, ad avviso degli intervistati, non è centrata sulle risorse finanziarie, che pure servono e sono assai scarse laddove servirebbero di più (capitali di rischio) ma è una domanda complessa che richiede interventi coerenti a più livelli negli ambiti dove la componente innovativa del sistema presenta maggiori carenze o fragilità: lo sviluppo di competenze non solo tecnologiche ma organizzative, manageriali e commerciali senza le quali le idee eccellenti non diventano progetti sostenibili e falliscono. In ogni caso la variabile tempo, se si tratta di aiuti, è cruciale, i ritardi possono decidere le sorti di un'azienda. Altra questione è quella della distinzione tra beneficiari che hanno esigenze ed orizzonti diversi. Questo vuol dire che bisogna tenere conto della composizione del settore ICT. Non tutto ciò che c'è dentro è high tech. Le politiche non possono essere indifferenziate e trattare allo stesso modo chi offre servizi obsoleti, standardizzati, senza investire in ricerca e sviluppo, rivolgendosi ad un mercato regionale e locale che non domanda innovazione e chi sta sulla frontiera tecnologica, sviluppa prodotti science based, e si confronta con l'innovazione non solo come una condizione per crescere e diventare più competitivi ma come la base stessa della sopravvivenza. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 287 La Regione dovrebbe fare scelte più coraggiose e decidere quali componenti dell'ICT sono veramente strategiche puntando su di esse e non disperdendo le risorse in mille rivoli. Altro intervento che si chiede alla Regione è di aiutare le imprese e il sistema della ricerca ad una maggiore protezione e sfruttamento della proprietà intellettuale, per la creazione di assets immateriali che possono essere sfruttati e utilizzati come dei veri e propri investimenti. Infine, prendendo atto che le imprese innovative dell' ICT hanno problemi non diversi da quelli delle altre imprese (capacità manageriali, organizzative, commerciali, capacità di internazionalizzazione), si richiedono incentivi diretti alla formazione imprenditoriale e percorsi universitari più professionalizzanti. Ciò che cambia veramente nelle imprese high tech è il rapporto tra ricerca e innovazione, come pure l'accelerazione con cui si svolge il loro ciclo di vita. Per accompagnare queste imprese le competenze ci sono, ma il sistema funziona lentamente e rigidamente per cui gli strumenti a disposizione, benché essenziali e di elevato contenuto tecnologico, rischiano di non essere pienamente sfruttati a causa della rigidità delle regole di accesso. “É come avere una Ferrari che va a quaranta all'ora quando potrebbe andare a 200”. Circa gli strumenti gli intervistati segnalano l'urgenza di adeguati servizi finanziari (quali i capitali di rischio), di servizi specializzati e organizzati in rete per l' accompagnamento alle start up innovative (business angel e incubatori), di“esperti di trasferimento tecnologico”, figure che devono essere ridefinite in termini di saperi e competenze. Altre indicazioni strutturate sono già nell'Agenda della Regione Sardegna e riguardano la riforma, in tempi rapidi, dell'intero sistema pubblico regionale (da rafforzare con un nuovo protocollo con il MIUR e da finanziare con risorse POR) avendo l'obiettivo di ricongiungere ricerca e innovazione per la promozione ed il sostegno alla qualificazione del sistema produttivo locale. Ciò dovrà comportare: • il superamento dell'autoreferenzialità delle istituzioni della ricerca (Università e CRS4), la riconduzione della ricerca applicata e precompetitiva alle priorità d'interesse regionale in un quadro di indirizzi e regole definiti e di piani di valutazione dei risultati tempestivamente predisposti; • la riorganizzazione dell'attività di trasferimento tecnologico (dell'Università, di Sardegna Ricerche, del BIC e di altri enti), partendo da una ricognizione capillare, porta a porta, della domanda delle imprese, assicurando la disponibilità di risorse Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 288 adeguatamente formate sotto il profilo di “esperto di trasferimento tecnologico”; • la predisposizione di nuovi strumenti integrati per le start up che investano in R&S, per sostenerle non solo nella fase iniziale ma anche in quella di sviluppo del prodotto e del salto produttivo e commerciale. 5.2.2 Proposte del ricercatore La prima proposta va a rafforzare e ad estendere alcune delle indicazioni contenute nel progetto INNOVA.RE della Regione Sardegna. Costituzione di un Sistema informativo sui settori ad alta tecnologia con focus su ICT, con il coinvolgimento pieno degli attori interessati, che risponda a due esigenze fondamentali: 1) conoscere e mappare le risorse presenti sul territorio, analizzarne le traiettorie tecnologiche, leggerne i fabbisogni, il potenziale di sviluppo e di capacità competitiva; 2) fornire agli operatori locali informazioni sui trend più generali del settore, sull' ICT del futuro, sui mercati emergenti, sulle innovazioni che si prospettano a scala europea e globale anche attraverso strumenti di foresight tecnologico. Il Sistema informativo potrebbe essere sperimentato in Sardegna ma disegnato come un sistema a rete tra le Regioni del Mezzogiorno avendo come obiettivo prioritario il supporto all'attuazione del processo di smart specialisation, definito in sede europea come prerequisito per l'accesso ai fondi europei 2014-2020. Esso costituirebbe anche un ambito di lavoro comune, idoneo a far nascere una comunità di innovatori (imprenditori e ricercatori e loro istituzioni), con risorse selezionate e rappresentative delle diverse realtà d'impresa, orientate alla costruzione di piattaforme territoriali disegnate sui vantaggi competitivi esistenti, ricercando sinergie e complementarità da porre a base di una rinnovata politica a sostegno dell'innovazione che privilegi progetti strategici e integrati con impatti misurabili sull'economia del territorio. Disegno e attivazione di un Programma integrato d'intervento a sostegno di start up innovative Il territorio del Sistema Produttivo Locale di Cagliari è stato identificato come un laboratorio in cui stanno crescendo diverse esperienze di giovani imprese dotate di competenze e di talenti, cui guardano con attenzione anche realtà esterne alla regione. Ma gli strumenti di sostegno sono ancora inadeguati, frammentati, non gestiti secondo una visione strategica. Un programma integrato e dimostrativo (supporto a R&S, venture Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 289 capital, servizi reali, formazione, sviluppo competenze, ecc.) gestito da attuatori competenti, svincolati dalle consuete procedure, potrebbe generare una best practice replicabile in altre realtà del Mezzogiorno. In questo disegno un ruolo importante potrebbe essere svolto dall' ICE nel supporto alle attività (ricerca di partenariati, penetrazione in nuovi mercati, presentazione di prodotti) volte a rendere più visibile il sistema tecnologico locale agli investitori esterni. Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 290 Bibliografia Banco di Sardegna (2001) L’economia della provincia di Cagliari -Consuntivi 2000 Tendenze 2001 Ferrucci L., Porcheddu D. (2004) La New Economy nel Mezzogiorno, Bologna, Il Mulino Murroni C. (2004) ICT local development: a case study of the metropolitan area of Cagliari in Crenos, Working Papers, 204/12 Silvestri F. (2008) Interesse privato e (scarsa) produzione di beni pubblici in Rivista di Economia e Statistica del Territorio, n. 3, Agenzia governativa Osservatorio Economico (2010) Imprese guida in Sardegna Graduatoria delle imprese guida nel 2008 Regione Autonoma della Sardegna (2011) Le imprese guida in Sardegna Corona M.P. (2011) Dove la ricerca diventa tecnologia, in II Conferenza sull'innovazione, Cagliari 12-13 settembre METAGroup (2012) Piano di sviluppo Sardegna District, Documento interno Piano di valutazione della Politica Regionale Unitaria 2007-2013 (2011) Gruppo di lavoro ricerca scientifica e innovazione tecnologica Gli indicatori dell’attività innovativa in Sardegna (1995-2008) Il Mezzogiorno tecnologico. Una ricognizione in sei distretti produttivi - Draft 291