Capitolo 6 - Ateneonline

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Linguistica generale
Giovanni Gobber, Moreno Morani
Copyright © 2010 – The McGraw-Hill Companies srl
Risposte alle domande del Capitolo 6
1. Come si individuano i costituenti?
Si può impiegare un criterio basato sulla sostituzione. Un elemento A che può sostituire l’elemento
B nella medesima posizione X è un costituente della struttura complessa nella quale compare X. La
sostituzione è resa possibile dal fatto che A e B svolgono una stessa funzione sintattica. Se A è un
elemento complesso e B è un elemento semplice, la sostituzione è ammessa a patto che vi sia
identità funzionale tra A e B.
2. Chiarire la differenza fra costituenti immediati e costituenti.
Dopo ogni segmentazione binaria di una “stringa” (cioè successione ben formata) di elementi si
hanno due costituenti immediati. Un costituente immediato può, a sua volta, essere segmentato in
due costituenti immediati, e così in seguito. Tutti i costituenti immediati così ottenuti sono
costituenti della stringa di partenza. P.es. la stringa Luigi saluta Pietro ha due costituenti immediati:
Luigi e saluta Pietro. A sua volta, la stringa saluta Pietro ha due costituenti immediati: saluta e
Pietro. Si può dire che Luigi, saluta Pietro, saluta e Pietro sono quattro costituenti della stringa
Luigi saluta Pietro.
3. Perché l’analisi basata sui costituenti non è sufficiente per descrivere la struttura sintattica?
In generale, l’analisi per costituenti serve per mettere in luce i rapporti tra le parti e l’intero in cui
compaiono, ma non fa emergere le relazioni di dipendenza tra un elemento e un altro.
4. Perché il modello delle dipendenze non è sufficiente per descrivere la differenza tra soggetto ed
oggetto di una frase?
Il modello delle dipendenze non esplicita la differenza fra i due rapporti che il verbo intrattiene,
rispettivamente, con il soggetto e con l’oggetto. Entrambi sono considerati dipendenze dello stesso
tipo. Una semplice analisi per costituenti immediati, invece, non riesce a esplicitare l’asimmetria dei
ruoli fra l’elemento dominante e l’elemento dominato (p.es. tra il verbo e il complemento oggetto).
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Risposte alle domande del Capitolo 6
5. Si descriva la struttura interna di un sintagma.
Ogni sintagma è endocentrico: vi è un nucleo, che è necessario per stabilire la categoria del
sintagma. Vi compaiono poi modificatori ed eventuali specificatori (o determinanti). Uno
specificatore ha nel suo dominio sia il nucleo sia il modificatore. Il nucleo (che è obbligatorio)
introduce sia informazioni lessicali sia informazioni categoriali (sulla morfologia flessionale, sul
tipo di sintagma). Queste ultime sono imposte a tutto il sintagma.
6. Che cos’è la valenza? In che senso la valenza ha radici nella semantica?
La valenza è il completamento richiesto da un verbo (ma anche da un nome o da un aggettivo). Essa
è depositata nel lessema e si manifesta nella struttura sintattica. La valenza è la manifestazione
sintattica di una struttura semantica predicativo-argomentale.
7. In che senso il verbo è sia vertice sintattico sia vertice semantico della frase? Chiarire la
differenza tra sintagma verbale e predicato semantico.
Un predicato semantico è uno “schema di evento” (azione, processo, stato), che manifesta uno o più
posti argomentali. Gli argomenti sono gli oggetti semantici (entità in senso generico) che possono
comparire in un dato posto argomentale perché soddisfano le condizioni poste dal predicato. Un
sintagma verbale è la manifestazione tipica di un predicato e gli attanti sono i sintagmi che
manifestano tipicamente gli argomenti.
8. Quali caratteristiche consentono di distinguere tre tipi di dipendenza sintattica?
La coordinazione lega tra loro sintagmi omogenei (che hanno la medesima funzione sintattica).
Le dipendenze bilaterali e unilaterali connettono invece sintagmi eterogenei. Sarà poi
bilaterale il nesso tra elementi che si implicano a vicenda (A esige B e B esige A); se invece A
implica B, ma non vale l’inverso, si tratta di un nesso unilaterale.
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9. Quali sono le principali strategie di manifestazione delle dipendenze sintattiche?
Sono la concordanza, la reggenza e la giustapposizione. Le prime due si avvalgono della morfologia
flessionale: nella concordanza, A trasferisce la flessione a B (in italiano, i morfemi estrinseci o
contestuali dell’aggettivo sono scelti dal nome modificato dall’aggettivo stesso: gatto Æ nero, ma
tigre Æ bianca).
10. Si classifichino le frasi subordinate in base alla loro struttura interna e alla loro funzione
sintattica.
Per la struttura interna, si distinguono frasi subordinate con verbi di modo finito oppure indefinito.
Le frasi con verbo finito sono introdotte da congiunzioni, da pronomi relativi o da pronomi
interrogativi.
Nelle frasi con verbo indefinito, il verbo può avere forma di infinito o di participio.
Per la funzione sintattica, le frasi subordinate possono funzionare in vario modo.
1. Possono essere argomenti (attanti) di un verbo. Sono connesse alla frase dominante da una
dipendenza bilaterale. La dominante solo impropriamente può dirsi “principale” perché non
può sussistere senza la subordinata: *Il ministro ha dichiarato (segue una frase oggettiva).
2. Possono funzionare come modificatori in un sintagma nominale e sono per lo più frasi
relative (restrittive o non restrittive). Tra il nucleo e la subordinata vi è una dipendenza
unilaterale.
3. Una subordinata può anche servire per collocare l’evento descritto nella frase dominante. In
questo caso, la frase può essere sostituita da un argomento non obbligatorio (detto
circostante, mentre un attante è obbligatorio).
La classificazione si può basare sulla semantica della congiunzione che manifesta la
subordinazione. Si distinguono frasi
temporali
causali
ipotetiche
finali
concessive
consecutive
modali.
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11. Quali sono le due valenze della grammatica secondo il programma generativo?
La grammatica è sia l’organo mentale predisposto all’acquisizione di una lingua sia il modello
costruito dallo studioso per rappresentare il funzionamento di organo mentale.
12. Come si possono distinguere i principî dai parametri? Indicare un esempio di principio e un
esempio di parametro e descriverne le caratteristiche.
Un principio è un requisito obbligatorio che ogni lingua deve soddisfare: per esempio, il principio di
endocentricità è universale. In base a tale principio, “ogni sintagma SX deve avere una testa X dello
stesso tipo”. In simboli: XP Æ …X…, dove X è un elemento dell’insieme formato da N, V, P ed
eventuali altri simboli, che stanno ciascuno per una categoria lessicale.
Un parametro è invece una grandezza che riceve valori diversi da lingua a lingua. Un
esempio semplice è il cosiddetto “Pro-drop”, ossia “caduta del pronome” soggetto. In francese,
inglese e tedesco tale parametro riceve un valore negativo: il pronome soggetto è obbligatoriamente
manifestato. Altre lingue, come l’italiano, l’ungherese, il russo consentono invece il “Pro-drop”.
13. A che cosa si riferiscono i termini forma fonetica e forma logica nella grammatica generativa?
In entrambi i casi si tratta di livelli che si interfacciano con moduli esterni alla grammatica: la forma
fonetica è l’interfaccia con il suono, cioè permette di interpretare un fenomeno fisico-acustico come
una struttura fonologica che realizza morfemi (in termini non rigorosi: fa “capire” che un certo
suono corrisponde a una combinazione di elementi linguistici); la forma logica è l’interfaccia con il
sistema logico-concettuale (e permette di risolvere eventuali ambiguità, per esempio individuando
due descrizioni strutturali distinte per l’unica “stringa” Luigi colpisce il ladro con la pistola) . Solo
la sintassi è priva di interfacce: è la mediazione tra le due forme (fonetica e logica) e per questo è il
solo livello interno che non non si pone in rapporto con moduli esterni alla grammatica.
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