Un`introduzione alla Teologia della liberazione (tdl)

Un’introduzione alla Teologia della liberazione (tdl) e al rapporto con la teologia di Bergoglio Alcuni elementi sono emersi nell’incontro precedente: *la verità in senso pastorale *la riflessione sulla realtà e la storia *la teologia del popolo *la collegialità come struttura trasversale *un modo specifico di leggere il ministero ordinato, in particolare quello del Vescovo *la predilezione, a più dimensioni, per i poveri *il senso dell’evangelizzazione alle frontiere *un forte senso dell’inculturazione con il rispetto e l’assunzione in profondità della cultura ambiente *una presenza profetica alla storia e ai conflitti (cf. Skorka) ↓ Tre tappe: *un’introduzione e una piccola storia della teologia della liberazione con attenzione agli sviluppi argentini *un esempio eloquente: la teologia/cristologia di O. Romero ed I. Ellacuria *note sulla riflessione di Scannone sulla ‘teologia del popolo’ in Argentina Introduzione ad una storia della teologia della liberazione Problema complesso e che ha molti fattori: Un movimento Non solo i teologi, ma anche le comunità I contesti Non può essere separata dal suo contesto vitale: humus sociale ed ecclesiale • Pone questioni di metodo alla teologia e alla vita della Chiesa molto rilevanti simboleggiate nel passaggio da Extra ecclesia nulla salus a Extra pauperes nulla salus •
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C. Boff: “è pertanto dal di dentro del processo, fatto di sofferenza e speranza, che si fa e si capisce la teologia della liberazione. Dall’alto e dal di fuori essa risulta incomprensibile. Direi provocatoriamente che comprendono la tdl solo due tipi di persone: i poveri e coloro che lottano per la giustizia. Ovvero coloro che hanno fame di pane e coloro che hanno fame di giustizia (e si fanno solidali con i primi)” ↓ La tdl nasce da un’esperienza spirituale vissuta all’interno di un vita collocata in un conflitto sociale e in solidarietà con le vittime del conflitto, tale esperienza ha due poli: la povertà dei molti e la fede La fede conduce a scoprire nella condizione di povertà il volto di Cristo inteso come il servo sofferente di Dio e accettare la sfida che questa identificazione comporta Vi è un circolo: la tdl trova la sua sorgente nella fede che vuole misurarsi con l’ingiustizia fatta ai poveri e nello stesso tempo l’esperienza della povertà rende possibile leggere in modo nuovo la parola di Dio Si ha quindi una situazione ed un giudizio la situazione di povertà diventa il luogo nel quale e a partire dal quale (dalla prassi di liberazione) si legge e si comprende come si ama Dio e il prossimo Ci sono tre elementi: la scoperta della povertà la conversione ad un Dio diverso un amore concreto per i poveri ovvero una prassi tendente alla liberazione ↓ Prassi che ha una dimensione di cambiamento e sovversivo in quanto si tratta degli impobrecidos, coloro che sono resi poveri da un sistema ingiusto ↘ Obiettivo della tdl non è solo comprendere, ma agire È una spiritualità liberatrice. J. Sobrino: “Esiste una correlazione trascendentale tra rivelazione di Dio e grido dei poveri; perciò sebbene la rivelazione di Dio non si riduca a rispondere al clamore dei poveri, senza introdurre essenzialmente questa risposta [di misericordia] nella rivelazione, crediamo che non la si comprenda” ↓ Da tutto questo deriva una comprensione dell’identità e della funzione di Gesù Cristo, del contenuto del Regno di Dio che sta al centro della predicazione e della prassi dello stesso Gesù: senza negare la dimensione divina e trascendente sia di Gesù sia del Regno di Dio, è la dimensione storica e quindi sociale e politica che continuamente viene sottolineata Attenzione! È un problema non solo storico o teologico
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W. Kasper Un concilio ancora in cammino in
Osservatore Romano 12 aprile 2013 “[…]
Seconda sfida: Nell’era postmoderna, è
quella che viene non solo dal nostro
mondo
occidentale
secolarizzato
e
relativista ma dall’emisfero Sud, cioè la
sfida
della
povertà
della
grande
maggioranza
degli
uomini.
Papa
Francesco con la sua opzione per una
Chiesa povera per i poveri lo ha ricordato.
Lo ha fatto in continuità con il Vaticano II,
che nella Lumen gentium in una sezione
spesso dimenticata parla della sequela del
Gesù diventato per noi povero e della
povertà e semplicità apostolica della
Chiesa. In questo senso Papa Francesco sin
dal primo giorno del suo pontificato ha
dato la sua interpretazione direi profetica
del concilio e ha dato avvio a una nuova
fase della sua recezione. Lui ha cambiato
l’agenda: in testa adesso ci sono i problemi
dell’emisfero Sud”.
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P. Bovati, Parole di libertà, Bologna 2012:
“Abbiamo bisogno di parole per essere
svegliati dal torpore di una vita chiusa in
se stessa, per essere educati alla libertà e al
rispetto dell’altro. Non è vero che le parole
sono chiacchiere, e ciò che conta sono i
fatti. […] certo le parole devono essere
vere per nutrire il cuore, e proprio per
questo abbiamo bisogno di ascoltare
qualcuno che ci parla in verità. Leggendo
la Scrittura possiamo accogliere le parole
stesse di Dio rivolte a noi come figli. Sono
parole affidabili, perché pronunciate da
chi è veritiero e fedele, sono parole
penetranti ed efficaci […]. Noi dunque
abbiamo la possibilità, il privilegio e la
gioia di ascoltare parole di libertà, che
nascono dall’amore gratuito come da fonte
incontaminata; e queste parole benefiche
suscitano la nostra libertà, perché la verità
rende liberi […]”.
La storia La preistoria: B. de Las Casas e movimenti degli anni ’20 e ’30 – A. Hurtado s.j nel 1941 scrive Es Chile um país católico? = come poteva essere cattolico un paese che lasciava tutte le masse popolari di contadini e di operai nella più estrema miseria? Il Vaticano II: * il senso della storia: non più solo a partire da verità eterne, ma valorizzando l’incarnazione la teologia si sporge sugli avvenimenti storici per cogliervi i segni dell’azione di Dio * il senso della povertà ↓ La Chiesa dei poveri – Giovanni XXIII / P. Gauthier, Jésus, l’église et les pauvres. Réflexions nazaréennes pour le concile / Il gruppo del collegio belga / Lercaro e Dossetti Congar nel suo diario del Concilio: “Questi uomini sostengono la più santa delle cause, e forse la più importante” ↙ Lercaro 6/12/1962 prima sessione del Concilio: “al Concilio sinora è mancato qualcosa” “ […] Dove cercheremo questo impulso vitale, questa anima, diciamo veramente questa pienezza dello Spirito? Se non proprio in questo: in un atto di sovrannaturale docilità di ciascuno di noi e del concilio tutto all’indicazione che sembra farsi sempre più chiara e imperativa: questa è l’ora dei poveri, dei milioni di poveri che sono su tutta la terra, questa è l’ora del mistero della chiesa madre dei poveri, questa è l’ora del mistero di Cristo soprattutto nel povero […] Ma lo scopo più proprio di questo mio intervento è di richiamare l’attenzione ancor più di quanto non sia già stato fatto, su un aspetto di questo mistero di Cristo nella chiesa che mi sembra non solo perennemente essenziale ma anche di suprema attualità storica. Intendo dire: il mistero di Cristo nella chiesa sempre è stato ed è, ma oggi è particolarmente il mistero di Cristo nei poveri: in quanto la chiesa, come ha detto il santo padre Giovanni XXIII, se è la chiesa di tutti, oggi è specialmente «la chiesa dei poveri» […] tutti gli argomenti che sono stati proposti, o che saranno proposti, al nostro esame e alla nostra discussione, non sembrano avere tenuto conto — nel modo cosciente ed esplicito e nella misura storicamente proporzionata che sarebbe stata necessaria — di questo aspetto essenziale e primario del mistero di Cristo: aspetto preannunciato già dai profeti come segno inconfondibile della consacrazione e missione messianica di Cristo; aspetto magnificato dalla stessa madre del Salvatore al momento della incarnazione del Verbo; aspetto promulgato dalla nascita, dall’infanzia, dalla vita nascosta e dall’insegnamento pubblico di Gesù; aspetto che costituisce la legge costituzionale del regno di Dio; aspetto che condiziona tutto il flusso della grazia e della vita della chiesa, dalla comunità apostolica sino a tutte le grandi ore di maggior e miglior rinnovamento interno e di conquista esterna della stessa chiesa; aspetto finalmente che sarà sanzionato per l’eternità, con il premio o il castigo, nel secondo e glorioso avvento del Figlio di Dio alla fine del tempo e della storia […]” “come il Cristo non può salvare se non quello che assume, cioè non può salvare prima di tutto i poveri se non assume la povertà” ↓ LG 8 GS 1 ↓ Il patto delle catacombe della Chiesa serva e povera firmato il 16 novembre 1965 da 60 vescovi alle catacombe di Santa Domitilla che indica come il lavoro del Vaticano II sulla povertà della Chiesa è appena cominciato ↓ Populorum progressio di Paolo VI ↓ Tutti questi fattori mostrano come la situazione in America Latina diviene luogo di ricezione creativa e non meccanica del Vaticano II (cf. M. Antonelli) ↓ Vi era stato un pre-­‐avvio della tdl a Petropolis in Brasile nel 1964: l’esame dal punto di vista teologico della problematica latino – americana, tra i partecipanti c’erano: L. Gera, G. Gutierrez, J. L. Segundo Un avvio della tdl (1968-­‐1971) Infatti nel 1968 a Chimbote ad un incontro pastorale: G. Gutierrez ‘Hacia una teología de la liberación’ Relazione tra la liberazione dell’uomo e la salvezza cristiana: si tratta del significato di Lc 4, 18 Le fonti: la Sacra Scrittura Marx criticato per sottolineare la necessità di un impegno dei cristiani nella trasformazione della storia La teologia come atto secondo riflessione sulla fede che veniva dopo l’azione a fianco dei poveri Critica della teoria dello sviluppo in base alla teoria della dipendenza e critica al sistema capitalistico Il binomio non è più sottosviluppo -­‐ sviluppo ma dipendenza -­‐ liberazione Questo si colloca in un quadro di grande sommovimento e violenza: dittature militari, oligarchie, moti rivoluzionari, interpretazioni in chiave sovversiva e socialista del messaggio evangelico = la figura storica di Gesù nel suo contesto politico = problema che si vede ad esempio nelle estremizzazioni del movimento dei ‘sacerdoti per il terzo mondo’ o nei ‘cristiani per il socialismo’ -­‐ 1972 S. Allende -­‐ critiche nel 1974 di B. Sorge ↙ “la fede non consisteva più [nei cristiani per il socialismo] nella adesione ad una parola che viene dall’alto, ma a una rivelazione che si fa dal basso; non è anteriore all’impegno del cristiano nel mondo, ma nasce e si scopre nell’impegno stesso della liberazione dell’uomo” Vi è una scelta ufficiale della teologia della liberazione legata al Celam che si raduna all’importante assemblea di Medellin nel 1969 -­‐ L. Gera è uno degli esperti, lo è stato al Vaticano II e lo sarà a Puebla nel 1979 -­‐ in cui sotto il titolo ‘La Chiesa nell’attuale trasformazione dell’America Latina alla luce del Concilio’ si esprimono alcune convinzioni: Vi è una situazione di ingiustizia istituzionalizzata Che produce la povertà di larghissime fasce della popolazione Vi è una dipendenza che crea un sistema ingiusto e impoverente Liberazione come liberazione a più aspetti: dal peccato e liberazione dall’ingiustizia e dalla povertà Vi sono sezioni del documento -­‐ oltre all’introduzione programmatica -­‐ molto penetranti dedicate alla giustizia, alla pace, alla povertà della Chiesa A Medellin -­‐ assemblea che viene aperta da Paolo VI -­‐ i vescovi applicano il metodo conciliare alla situazione dell’America latina nella convinzione che occorre leggere la realtà nella quale ci si trova alla luce della parola di Dio per indicare un cammino comune alle Chiese del continente: vedere, giudicare, agire la Chiesa viene descritta e auspicata come: “autenticamente povera, missionaria e pasquale, slegata da ogni potere temporale e coraggiosamente impegnata nella liberazione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” Prima e dopo Medellin vi sono importanti figure di teologi (G. Gutierrez, C. e L. Boff, Dussel, J. Comblin. S. Galilea, L. Gera) di pensatori (I. Illich, P. Freire), di vescovi (S. Mendez Arceo, L. Pronao, S. Ruiz, E. Pironio, A. Lorscheider, P. E. Arns, J. Gerardi e soprattutto H. Camara e M. Larrain) e molteplici esperienze di Chiesa. Di grande rilievo e l’impulso contestuale ad una forte prassi di collegialità con l’avvio del Celam e l’apporto determinante di H. Camara [in questo fu importante l’allora Montini: forse non è un caso che il testo distribuito da Bergoglio alla CEI sia di Paolo VI] Nel 1966 si stabilisce una commissione (in cui c’è R. Tello, L. Gera, Mons. Angelelli) anche in Argentina in cui nasce e matura la cosiddetta ‘Teologia del popolo’ che si può vedere già nella dichiarazione di San Miguel nel 1969 in cui si applica Medellin alla pastorale popolare argentina. Nasce anche un movimento -­‐ interno ed esterno [Stati Uniti e dittature militari] alla Chiesa -­‐ che lotta contro Medellin e il tipo di Chiesa lì tratteggiato con diverse accuse: le comunità di base, il tipo di lettura della Bibbia, la politicizzazione della Chiesa, una Chiesa troppo popolare, una cristologia troppo concentrata sull’umanità di Gesù con la negazione della divinità di Gesù, la vicinanza al mondo marxista e comunista Alcune tappe ed esperienze: Primo simposio della teologia della liberazione a Bogotà negli anni ’70 (c’è il vescovo L. Pronao e P. Arrupe s.j.) in cui avviene l’opzione per la liberazione della Chiesa latinoamericana ↓ Scelta del povero visto anche nell’aspetto strutturale di classi sfruttate e popoli oppressi Le scienze sociali L’orientamento verso trasformazioni radicali nella società e nella Chiesa Una visione della salvezza cristiana e della missione della Chiesa nel mondo come liberazione integrale La lettura politica del tema biblico dell’esodo e della liberazione Un metodo vedere – giudicare -­‐ agire Tutto ciò confluisce nel testo programmatico che da l’avvio ufficiale alla tdl ↓ 1971 G. Gutierrez, Teologia della liberazione Atto secondo Non si limita a pensare il mondo, ma si pone come nel mondo come un processo attraverso il quale è trasformato Superare la concezione dualistica della realtà basata sulla separazione tra storia della salvezza e storia umana La salvezza investe tutto l’uomo e tutta la storia umana In quanto tutto è stato assunto da Cristo L’impegno nella e per la liberazione intesa come partecipazione alla lotta dei poveri contro lo sfruttamento e per la costruzione di una società più giusta La prassi liberatrice è considerata già opera della salvezza La liberazione avviene su tre livelli: • Il piano socio – politico della liberazione • Il piano dell’emancipazione • Liberazione dal peccato, liberazione dalla radice di ogni male Un periodo di crescita della tdl (1972-­‐1979) 1972 L. Boff, Jesus Cristo Libertador. Ensajo de Cristologia critica para o nosso tempo Al centro non la Chiesa, ma l’uomo La prospettiva utopica del vangelo aperta sul futuro verso un mondo umano e riconciliato Dimensione liberatrici in collegamento con la società sudamericana Gesù Cristo liberatore letto attraverso le esperienze ecclesiali con i poveri Liberatore non è rivoluzionario: è di più, più integrale Intanto lo sviluppo storico si fa molto complesso e violento, in Cile nel 1973 il colpo di Stato, in Brasile vi è il colpo di stato militare nel 1964 con un peggioramento delle condizioni tra il ’66 e il ’69, l’influenza nord americana delle politiche Nixon e Ford: cf. R. Nocera, Stati Uniti e America Latina dal 1823 ad oggi Nel 1976 J. Sobrino Cristologia desde América Latina. Esbozo a partir del seguimento del Jesus historico Cristologia della liberazione con carattere ecclesiale e storico Una riflessione sul Cristo del Nuovo Testamento A partire (desde) dall’impegno delle Chiese in America Latina Aspetti storici della vita di Cristo Prassi concreta del Gesù storico In relazione al Regno di Dio Cristologia che fonda / è compresa attraverso una prassi di liberazione e redenzione Nel 1977 L. Boff parla di una ecclesiogenesi – il ripartire da piccole comunità paritarie raccolte intorno alla Bibbia e tra i poveri cambierebbe molte cose nelle impostazioni della Chiesa – come poi avviene nel saggio teologico del 1981 Carisma e potere. Tutto ciò muove una serie di osservazioni critiche! ↓ Nel 1977 CTI, Dichiarazione sula promozione umana e la salvezza cristiana Critiche -­‐ aperte al dialogo: riduzione della fede a prassi storica l’assolutizzazione di teorie sociologiche negazione pluralismo politico dei cristiani enfasi sulle dimensioni sociali del peccato critiche riprese e approfondite (inasprite) nelle riflessioni successive ↓ Un periodo di consolidamento e di maturazione in mezzo a vari conflitti (1979-­‐1992) Nel 1979 rivoluzione sandinista in Nicaragua fino al 1990: rivoluzione popolare, libertaria, nella quale la fede cristiana aveva giocato un ruolo importante Ma nel gennaio 1979 Discorso di Giovanni Paolo II a Puebla che ha come titolo ‘Evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina’: “E come Pastori avete la piena consapevolezza che il vostro principale
dovere è quello di essere Maestri della Verità. Non di una verità umana e
razionale, ma della Verità che viene da Dio; che porta con sé il principio
dell’autentica liberazione dell’uomo: “conoscerete la verità e la verità vi
farà liberi” (Gv 8,32); quella verità che è l’unica ad offrire una base solida
per una “prassi” adeguata.
Vigilare per la purezza della dottrina, base nell’edificazione della comunità
cristiana, è, infatti, insieme con l’annunzio del Vangelo, il primo e insostituibile dovere del Pastore, del Maestro della fede […]. Ebbene, esistono oggi da molte parti – il fenomeno non è nuovo – “riletture” del Vangelo, che sono risultato di speculazioni teoriche ben più che di autentica meditazione della parola di Dio e di un vero impegno evangelico. Esse causano confusione, se si allontanano dai criteri centrali della fede della Chiesa e si cade nella temerarietà di comunicarle, come catechesi, alle comunità cristiane. In alcuni casi, o si tace la divinità di Cristo, o si incorre di fatto in forme di interpretazione contrarie alla fede della Chiesa. Cristo sarebbe solamente un “profeta”, un annunciatore del Regno e dell’amore di Dio, ma non il vero Figlio di Dio, e non sarebbe pertanto il centro e l’oggetto dello stesso messaggio evangelico. In altri casi, si pretende di mostrare Gesù come impegnato politicamente, come uno che combatte contro la dominazione romana e contro i potenti, anzi implicato in una lotta di classe. Questa concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazaret, non si compagina con la catechesi della Chiesa. Confondendo l’insidioso pretesto degli accusatori di Gesù con l’atteggiamento – ben diverso – dello stesso Gesù, si adduce come causa della sua morte la soluzione di un conflitto politico e si passa sotto silenzio la sua volontà di consegnarsi e perfino la coscienza della sua missione redentrice. I Vangeli indicano chiaramente come per Gesù si trattò di una tentazione, che avrebbe alterato la sua missione di Servo di Jahvè (Mt 4,8; Lc 4,5). Egli non accetta la posizione di quanti mescolavano le cose di Dio con atteggiamenti meramente politici (Mt 22,21; Mc 12,17; Gv 18,36). Rifiuta inequivocabilmente il ricorso alla violenza. Offre il suo messaggio di conversione a tutti, senza escludere gli stessi pubblicani. La prospettiva della sua missione è assai più profonda. Consiste nella salvezza integrale per mezzo di un amore trasformante, pacificatore, di perdono e di riconciliazione. Nessun dubbio, d’altronde, che tutto ciò è assai esigente per l’atteggiamento del cristiano, che desidera servire veramente i fratelli più piccoli, i poveri, i bisognosi, gli emarginati in una parola, tutti coloro che riflettono nei propri il volto sofferente del Signore (LG 8). 5. In opposizione a tali “riletture” e alle ipotesi, brillanti forse, ma fragili e inconsistenti, che ne derivano, “l’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina” non può cessare di affermare la fede della Chiesa: Gesù Cristo, Verbo e Figlio di Dio, si fece uomo per avvicinarsi all’uomo e offrirgli, con la forza del suo mistero, la salvezza, grande dono di Dio […] Qualunque silenzio, dimenticanza, mutilazione o inadeguata accentuazione dell’integrità del mistero di Gesù Cristo, che si allontani dalla fede della Chiesa, non può costituire valido contenuto dell’evangelizzazione […] Non c’è garanzia di un’azione evangelizzatrice seria e vigorosa, se manca un’ecclesiologia ben fondata. Innanzitutto perché evangelizzare è la missione essenziale, la vocazione propria, l’identità più profonda della Chiesa, a sua volta evangelizzata (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 14-­‐15; Lumen Gentium, 5). Inviata dal Signore, essa invia a sua volta gli evangelizzatori a predicare “non le proprie persone o idee personali, bensì un Vangelo di cui, né, essi, né la Chiesa sono padroni e proprietari assoluti per disporne a loro arbitrio” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 15). Poi, perché “evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale, un atto della Chiesa” (Ivi, 60), che non è soggetto al potere discrezionale di criteri e prospettive individualistiche, ma alla comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori (Ivi). Una visione corretta della Chiesa è dunque base indispensabile per una giusta visione dell’evangelizzazione. Come potrebbe esserci un’evangelizzazione autentica, se mancasse un’adesione pronta e sincera al sacro Magistero, con la chiara coscienza che sottomettendosi ad esso il Popolo di Dio accoglie non una parola di uomini, ma la vera parola di Dio (cf. 1Ts 2,13; Lumen Gentium, 12)? “Bisogna tener conto dell’importanza “oggettiva” di questo Magistero e inoltre difenderlo dalle insidie che, qua e là, si tendono contro alcune ferme verità della nostra fede cattolica” (Giovanni Paolo II, Sermo in universum terrarum orbem diffusus, 17 ottobre 1978; AAS 70 [1978] 924). Conosco bene la vostra adesione e disponibilità verso la Cattedra di Pietro e l’amore che sempre le avete dimostrato. Vi ringrazio di cuore, nel nome del Signore, per la profonda attitudine ecclesiale che ciò implica, e desidero che voi pure abbiate la consolazione che meritate con l’adesione leale dei vostri fedeli. 8. Nell’ampia documentazione, con la quale avete preparato questa Conferenza, particolarmente nei contributi di numerose Chiese, si avverte talvolta un certo malessere rispetto all’interpretazione stessa della natura e della missione della Chiesa. Si allude per esempio alla separazione, che alcuni stabiliscono, fra Chiesa e Regno di Dio. Questo, svuotato del suo contenuto totale, viene inteso in senso assai secolarizzato: al Regno non si arriverebbe mediante la fede e l’appartenenza alla Chiesa, ma attraverso un mero cambio strutturale e l’impegno socio-­‐politico. Laddove vi è un certo tipo di impegno e di prassi per la giustizia, qui sarebbe presente il Regno. Si dimentica in tal modo che “la Chiesa... riceve la missione di annunziare e di instaurare in tutte le genti il Regno di Cristo e di Dio, e di questo Regno costituisce in terra il germe e l’inizio” (Lumen Gentium, 5). *seri problemi per molti teologi *‘ripulitura’ dei seminari e delle facoltà di teologia *nomine ‘ad hoc’ dei vescovi 1980 uccisione di O. Romero 1982 Dieci osservazioni sulla teologia di Gustavo Gutierrez della CDF 1984 Istruzione su alcuni aspetti della teologia della liberazione 1986 Libertà cristiana e liberazione 1986 Giovanni Paolo II lettera ai vescovi brasiliani più positiva: “Nella misura in cu si impegna a trovare risposte giuste – penetrate di comprensione nei confronti della ricca esperienza della Chiesa in questo paese, tanto efficaci e per quanto possibile costruttive e, alo stesso tempo, consonanti e coerenti con l’insegnamento del Vangelo, della Tradizione viva e del perenne magistero della Chiesa – siamo convinti, noi e voi, che la teologia della liberazione non è solo opportuna, ma utile e necessaria” 1989 Uccisione dei gesuiti della UCA tra cui il rettore I. Ellacuria per la funzione di coscientizzazione critica svolta dall’università 1992 a Santo Domingo vi è un ‘riaggiustamento’: sul versante interno si sottolinea di più la Chiesa gerarchia indebolendo la Chiesa popolo di Dio e sul versante esterno si enfatizzerebbe la dimensione religiosa e missionaria relativizzando la sua missione sociale C. Boff: “Santo Domingo è musica latinoamericana suonata con chitarra romana” ↓ Si giunge ad Aparecida nel 2007 (Bergoglio ha un ruolo centrale nel dibattito e nella redazione finale) è caratterizzata da una forte partecipazione, da una larga sinodalità, dal contatto con il popolo, dalla consapevolezza della storia dell’America Latina, da alcune contraddizioni non risolte, registra la crisi portata dalla globalizzazione e dalla crisi di senso che questa comporta a più livelli, si sottolinea la cultura dello scarto, il luogo di oppressione e sottomissione in cui sono collocati i molti. Vi è anche un gruppo di teologi di Amerindia ossia la rete continentale dei teologi della liberazione Subito dopo Aparecida nasce un aspro (e interessante) dibattito nella tdl sul tema del metodo della teologia ↓ No bilancio, però: una teologia storica intrecciata con molteplici fattori che rischia una presa di posizione nella storia quindi non perfetta, ma che parte da una duplice istanza: ‘dove andranno a dormire i poveri?’ (J. Sobrino) e la combina con il significato della sequela di Gesù nel tempo. ↙ Tale domanda che a due dimensioni -­‐ e si chiede come interpretare Lc 4, 18 -­‐ ha animato cammini e vicende di testimonianza e martirio ↓ La riflessione – in particolare cristologica -­‐ di O. Romero e I. Ellacuria ↙ Gesù di Nazareth il liberatore a partire da tre idee di fondo della TdL che è
stata una forma complessa di ricezione del Vaticano II nell’America Latina
*L’oggetto centrale è il regno di Dio
*la finalità è, insieme, la liberazione dal peccato, dalla povertà e
dall’ingiustizia
Ellacuria “se per politica si intende incarnare il messaggio evangelico nei
processi storici e stimolare le lotte popolari purché siano giuste, la Chiesa di
El Salvador si è coinvolta nella politica; se per politica si intende denunciare
gli oppressori, i violentatori del popolo, chiamare peccato ciò che è peccato e
grazia ciò che è grazia allora la Chiesa fa politica”
+
Romero omelia del 23/3/1980: “Come è facile denunciare la ingiustizia
strutturale, la violenza istituzionalizzata, il peccato sociale! Tutto ciò è
indiscutibile, ma dove sono le origini del peccato sociale? Nel cuore di ogni
uomo. La società attuale è come una specie di società anonima in cui nessuno
vuole assumere la colpa e tutti siamo responsabili. Tutti siamo peccatori e
tutti abbiamo posto il nostro granello di sabbia in questa mole di crimini e di
violenza nella nostra patria…Perciò la salvezza incomincia dall’uomo, dalla
dignità dell’uomo, dallo sradicamento del peccato da ogni uomo”
*essa si sviluppa da un luogo determinato: i poveri di questo mondo
↘
Ellacuria, Il vero popolo di Dio, secondo
monsignor Romero
“gli è stata sommamente a cuore che la
Chiesa si costituisse come vero popolo di
Dio e, a poco a poco, si rese conto che,
incarnandosi in esso, nei suoi dolori e nelle
sue lotte, nelle sue allegrie …, solo
divenendo vero popolo di Dio, la Chiesa
sarebbe potuta essere il corpo di Cristo
nella storia”
+
“la Chiesa come popolo di Dio ha
anch’essa certe esigenze molto rigorose, di
modo che, se non le attua, cessa di essere la
Chiesa santa – e in questo senso la Chiesa
vera – quale deve essere se intende porsi
come continuatrice e lontana seguace della
persona, della vita e della missione di
Gesù”
↓ L’opzione preferenziale per i poveri come
caratteristica del vero popolo di Dio
L’incarnazione storica nelle lotte del
popolo per la giustizia e la liberazione,
caratteristica del vero popolo di Dio
L’introduzione del lievito cristiano nelle
lotte per la giustizia, caratteristica del vero
popolo di Dio
La persecuzione a causa del Regno di Dio
nella lotta per la giustizia, caratteristica del
vero popolo di Dio
+
Romero:
America
“i poveri rappresentano in
Latina un segnale…hanno
segnato il vero cammino della Chiesa: una
Chiesa che non si unisca ai poveri per
denunciare le ingiustizie commesse contro
di loro, non è la vera Chiesa di Gesù
Cristo”
+
Romero: “Cristo ci invita a non temere la
persecuzione perché, o fratelli, chi si
impegna per i poveri deve condividere lo
stesso destino dei poveri. E in El Salvador
già sappiamo che cosa significa il destino
dei poveri: essere deportati, essere
torturati, riapparire cadaveri”
↙
La questione di Gesù Cristo e quella teologica è centrale: Gloria Dei pauper
vivens
Romero: “Mi consolo solo che Cristo, che volle comunicare questa grande
verità, fu tanto incompreso da essere ritenuto un rivoluzionario (Lc 23, 2) e
condannato a morte e in egual maniera io stesso sono stato minacciato in
questi giorni”
↘
Ellacuria: “Mons Romero si chiedeva: avrebbe fatto diversamente
Gesù?”
Il punto di partenza di una cristologia così è Gesù di Nazareth nelle sue
relazioni (Padre, Spirito, uomini, il popolo dei poveri) e “tensioni verso”
fondamentali (Regno di Dio).
Però prima di studiare questo bisogna riflettere sulle radici teologiche,
spirituali e, soprattutto, filosofiche di Ellacuria
Un filosofo: X. Zubiri, un teologo: K. Rahner, una spiritualità: S. Ignazio e gli
esercizi spirituali, una spiritualità nella storia: P. Arrupe e la 32°
congregazione generale dei gesuiti [Bergoglio, Chi sono i gesuiti], l’influsso
determinante di Mons. Romero: Con monseñor Romero, Dios pasó por El
Salvador
Per Ellacuria la filosofica ha una funzione liberatrice e de-ideologizzante
↘
Nel 1985 Función liberdadora de la filosofia
Bisogna partire dalla sua idea di realtà storica – realidad historìca
↓ Ci soffermiamo più sul filosofo, ma gli altri aspetti sono impliciti
Zubiri cerca una via media tra idealismo e materialismo che sono riduttivi
Cerca di tenere insieme l’assoluta aseità delle cose reali
La loro rilevanza che è quella di essere in un’intelligenza che sente
L’unità di intelligenza e sensorialità è l’atto mediante cui le cose reali
mostrano il loro carattere di realtà
Il carattere di realtà è il loro essere da sé, al loro essere prima
dell’intelligenza, l’intelligenza comprendendo questo si fa
Quindi il problema è la relazione tra realtà e un’intelligenza che sente
↓ Si tratta di lasciar essere e capire/sentire la realtà nella sua alterità - farsi
carico della realtà
Di farsi carico eticamente della realtà nella sua alterità, ossia di muoversi
verso di essa - accollarsi la realtà
Di scegliere nella realtà perché vi sono possibilità aperte – l’incaricarsi della
realtà
↓ La storicità è proprio in questa apertura: la storia procede per ‘invenzione’
non per schemi fissi o per limiti immutabili
La caratteristica della possibilità storica è che il soggetto che vi si rapporta
non solo ha la facoltà di fare qualcosa, ma che è l’incontro con qualcosa di
estraneo a lui che gli permette di poterlo fare
La storia non è dunque svelamento di qualcosa che già c’è, ma produzione
rischiosa di qualcosa di nuovo, di qualcosa che realmente ancora non c’era; è
la creazione di nuove possibilità, di nuovi modi di stare nella realtà
Attualizzare una possibilità è rendere reale ciò che prima non lo era, ma
significa anche arricchire lo stesso processo storico. Ciò implica che la storia
assume una dimensione progressiva e creativa, in cui la tradizione come
trasmissione non è mai semplice ripetizione, ma sempre pro-seguimento
↓ La realtà storica è la realtà aperta e innovativa per il suo carattere prassico –
fare cose nuove: la realtà storica è un processo sempre aperto
↓ La comprensione della verità si fa più piena nella prassi: la realtà storica è
accessibile solo nella ‘contemplazione agente’ e che viceversa l’azione
mantiene sempre in sé il momento della contemplazione.
↓ Farsi carico della realtà: stare nella realtà delle cose e non meramente di
fronte all’idea delle cose, di stare cioè dentro tutte le mediazioni in cui la
realtà emerge: realize the weight of reality
Accollarsi la realtà: eticità dell’intelligenza che non è data all’auomo per
evadere dalla realtà ma per accollarsi su di sé ciò che le cose realmente sono e
ciò che esse esigono: shoulder the weight of reality
L’incaricarsi della realtà: è il carattere di prassi dell’intelligenza, per cui essa
si compie, comprende profondamente ciò che le cose sono nella loro realtà,
solo quando si fa carico di un agire reale: take charge of the weight of reality
↓ In tal senso si comprende come per Ellacuria la realtà è una missione: la realtà
è ciò che spinge l’uomo a realizzarsi non solo nella realtà ma attraverso di
essa. L’impellenza della realtà come fondamento è ciò che fa sì che la persona
si realizzi in quanto essere personale è che rende la vita non un semplice
factum ma una missione
Per incontrare Dio non si deve uscire dall’uomo, ma ci si deve sprofondare in
esso. Abbandonarsi a Dio nella fede è abbandonarsi al proprio fondo
trascendente e allo stesso tempo la fede nella trascendenza personale è la fede
in Dio. Il livello più profondo della realtà è la storia, è nella storia ove accade
il darsi pieno di Dio come elemento più intimo di essa e allo stesso tempo sua
misteriosa alterità
↓ Dio e storia
Dio e uomo
Gesù Cristo: vero Dio, vero uomo
↓ No solo Dio
No solo uomo
Nemmeno Dio e l’uomo
↓ In Gesù:
Dio nell’uomo
L’uomo in Dio
Unità del divino e dell’umano nella storia: duplice natura di Gesù Cristo
La trascendenza di Dio non si coglie fuori dall’umanità di Gesù
Ma nell’umanità storica di Gesù
↓ La cristologia a partire dalla figura storica di Gesù
↓ Dio è colui che salva ma lo fa attraverso un inviato storico e delle azioni
storiche
Gesù è il criterio definitivo della azione salvifica di Dio
Gesù di Nazareth è la via per andare a Dio
↓ La divinità di Gesù non risiede dunque a lato della sua umanità, ma è nella
sua umanità che si rende trasparente la sua divinità
La vita storica di Gesù è la rivelazione più piena del Dio cristiano
Quindi li capendo come Gesù prende in mano la realtà e agisce si capisce Dio
¿Por qué muere Jesùs y por qué le matan?
Gesù mori per i nostri peccati e per la salvezza dell’uomo
ma anche
Lo uccisero per la vita che condusse – Gesù fu ucciso per la vita che fece
Egli era infatti cosciente della pericolosità della sua vita
Spesa per il Regno di Dio tra gli uomini a cui si opposero
Anche la resurrezione è la resurrezione di Gesù morto in quel modo e per
quel motivo
↓ Se la divinità di Gesù si dà nella sua umanità storica
La sua umanità storica proprio perché realtà storica intesa come processo
sempre aperto
Va sempre riattualizzata di fronte alle nuove possibilità che la realtà pone di
fronte
Attualizzazione = sequela ↘
no ripetizione
ma pro-seguimento
Gesù si presenta come un principio aperto e
storico
L’unicità di Gesù come Figlio emerge nella
vicenda storica di Gesù che in quanto realtà
storica può essere riattualizzata da altre
mediazioni
Il cammino di Dio agli uomini è Gesù di Nazareth
Il cammino dell’uomo verso Dio è la sequela del medesimo Gesù di Nazareth
Il cammino della rivelazione del Padre passa per la vita di Gesù
Ma solo conducendo la vita di Gesù si può raggiungere il Padre e lo si può
testimoniare nella storia
La sequela di questa vita comporta il suo pro-seguimento in direzione di
coloro che egli ha amato
Ma qual è il cammino di Gesù?
Il significato del cammino di Gesù si comprende entrando nella logica del
cammino del Regno di Dio che è il centro del suo annuncio
Cos’è il regno di Dio? L’ultima volontà di Dio su questo mondo
Il suo cammino è il cammino per l’instaurazione del Regno che presuppone
dei destinatari e delle azioni storiche = Il Regno e la scelta dei poveri
Gesù si fece carico della realtà dei poveri, si accollò la loro realtà e si incaricò
della loro realtà
Si fece carico: annunciò il Regno che proprio in quanto non solo ultraterreno
si scontra con un mondo strutturato dal potere del peccato e vede e capisce
questo
Si accollò la realtà dei poveri: Gesù comprende il proprio annuncio anche in
relazione alla realtà dei poveri da cui si lasciò interpellare in qaunto si è
avvicinato ad essi
Si incaricò: in una prassi di liberazione volta ad instaurare il Regno e per
questo fu ucciso: ¿Por qué muere Jesùs y por qué le matan?
↓ Seguire Gesù significa pro-seguirne l’atto di servizio storico verso i poveri e
così entrare sempre di più nella relazione che egli ebbe con il Padre – i poveri
hanno una rilevanza cristologica in quanto la causa dei poveri e la causa del
Regno di Dio sono collegate (Mt 25, 31-46)
↓ Questione trinitaria …
↓ Quindi proseguire significa l’impegno per la realizzazione del regno di Dio
nella storia in quanto oggetto fondamentale della missione di Gesù che è il
Regno stesso e i poveri che ne sono i destinatari principali
Oggi porsi alla sua sequela significa farsi carico della causa del Regno –
ovvero della realtà storica dei poveri – accollarsela ed incaricarsene.
Farsi carico: vedere e capire in profondità
Accollarsela: l’azione etica di andare verso i poveri perché essi possano
rialzarsi come uomini liberi
Incaricarsi: mettere in atto processi di liberazione dei poveri che voglia
liberare dal peccato del mondo: la salvezza non è dalla storia, ma nella storia;
la trascendenza si dà in quei processi storici che cercano una storia sempre
più umana e sempre più aperta
Questo non significa che la salvezza di Dio sia ridotta a salvezza solo intrastorica, né che l’agente della salvezza sia più Dio ma l’uomo con i suoi sforzi
Ellacuria: è a partire da come Dio conduce la salvezza nella storia nel Figlio
che impariamo e nello Spirito siamo animati nella medesima direzione
↓ Lo Spirito è il principio di
storicizzazione della sequela. Lo
Spirito è lo Spirito di Cristo che lo
guidò nella sua vicenda e che Cristo
dona ai suoi e storicizza la sequela di
Gesù
in
un
proseguimento
costantemente
aperto
di
prolungamento dell’opera di Gesù:
La Iglesia que nace del pueblo por el
Espíritu
Una sintesi bella e che rilancia le questioni in: El pueblo crucificado. Ensayo de
sotrériologia historíca
Significativo che la teologia di Ellacuria lo porta al martirio (muore nel
novembre 1989) che è un altro tema centrale nello sviluppo della tdl: cf. F. de
Aquino Junior, Sobre o método da teologia de libertaçào nos 20 anos do mártirio de
Ignacio Ellacuria, in Perspectiva Teològica 41 (2009), 395 - 412
↓ le radici e l’humus quindi della riflessione di Bergoglio: va aggiunta una parola sulla ‘teologia del popolo’ ↓ C. M. Galli, La recepción latinoamericana de la teológia del Pueblo de
Dios, in Medellin 86 (1996), 69 – 119.
↓ L. Gera - e J. C. Scannone - teologia del pueblo, corrente argentina
della galassia della teologia della liberazione - c’è anche La Filosofia
della liberazione, cf. Civ. Catt. 3920 (2013), 105-120, ma è soprattutto
interessante il legame tra la teologia di Francesco e quella del
popolo Papa Francesco e la Teologia del Popolo cf., Civ. Catt. 3930
(2014), 571 – 590 - che ha messo in primo piano la religiosità
popolare e l’attenzione pastorale; questa corrente rifiuta la lettura
della società in chiave marxista e soprattutto prende le distanze
dalla lotta di classe, ma la valorizzazione del ruolo storico e
culturale del popolo è netta, così come il richiamo al ruolo del
laicato nella vita della Chiesa e alla lotta in quanto consapevolezza
della tensione agonistica che deve caratterizzare la partecipazione
del cristiano alla vita sociale. In particolare sembra che Bergoglio
sottolinei tre dimensioni: quella del popolo fedele, del rapporto tra
il popolo di Dio e i popoli della terra, nella costituzione storico –
culturale dei popoli
↓ Una buona sintesi può essere l’omelia con cui Bergoglio nel 2006
ricorda Mons Enrique Angelelli ucciso nel 1976 durante l’inizio
della dittatura a La Rioja