RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA Come

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RELAZIONE TECNICA DESCRITTIVA
Come relazionato nel preliminare, in questi mesi il Comune di Tula, tramite una ditta esterna,
vincitrice di bando, sta procedendo al taglio della pineta composta prevalentemente da Pinus
radiata, con la presenza di esemplari di halepensis . L’obbiettivo dell’amministrazione è quello di
rinaturalizzare il sito con la realizzazione di un rimboschimento di Quescus Suber, Quercus Ilex,
Quercus pubenscens, già presenti ma in modo occasionale. In questi anni si è proceduto con
interventi di piantumazione di queste essenze utilizzando il sistema di tutoraggio con shelter, per
verificare la possibilità reale di impiantare le stesse su una superficie significativa.
1. RIFERIMENTI CATASTALI:
Superficie catastale
ha
Comune
PROPRIETA’
Foglio 10 Mappale 27
40.17.33
Erula
Comune di Tula
Foglio 10 Mappale 29
117.38.31
Erula
Comune di Tula
Foto 1- Bosco presente di Pinus radiata
1
Foto 2- area da rinaturalizzare dopo taglio del Pinus
2. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
L’area è compresa all’interno della Sezione I- Tula del Foglio 460 della Carta Topografica d’Italia
1:25.000 e nella sezione 460040 della Carta Tecnica Regionale, ricadendo all’interno del comune di
Erula, anche se di proprietà di diritto e di fatto del Comune di Tula.
Nella corografia allegata è possibile individuare anche i limiti catastali, i confini comunali, ma
anche dove sono ubicati i singoli interventi .
L’area è facilmente raggiungibile attraverso la strada comunale per Erula, affiancando per lungo
tratto il limite del Complesso Forestale Coghinas, interamente compreso nel Comune di Tula.
Raggiunto il primo bivio si svolta a sinistra e percorsi circa 250 m si arriva all’area in oggetto,
facilmente riconoscibile per la presenza di un ampio rimboschimento a Pinus radiata.
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3. INQUADRAMENTO PEDOLOGICO
L’inquadramento pedologico dell’area tiene conto delle caratteristiche generali, senza tener
conto degli effetti determinati dagli interventi di rimboschimento, che hanno apportato profonde
modifiche non solo nel profilo, ma anche nelle caratteristiche fisico-chimiche, pietrosità, capacità
di campo, idromorfia, etc.
Il sito è caratterizzato dalla presenza di tre grandi unità fisiografiche :

Paesaggi su metamorfici (scisti e argilloscisti) del Paleozoico e relativi depositi di versante;

Paesaggi su rocce effusive acide (andesiti, rioliti, riodaciti) e intermedie (fonoliti) del
Cenozoico e loro depostiti di versante;

Paesaggi dei depositi alluvionali recenti, delle aree interne, quindi non salse, di diversa
dimensione e struttura.
In queste condizioni è possibile ritrovare suoli profondamente diversi , che esprimono una Capacità
d’uso alquanto diversa.
Come detto il substrato è caratterizzato da metamorfiti (scisti, argilloscisti, ecc.) del Paleozoico e
relativi depositi di versante, con forme che variano da aspre a sub-pianeggianti, limitatamente alla
fascia altitudinale di 0-800/1000 s.l.m., utilizzate come pascolo naturale, pascolo arborato con
quercia da sughero roverella, a tratti seminativi (erbai), qui coinvolte in un rimboschimento a Pinus
radiata la cui purezza dovrebbe essere meglio determinata.
Dal punto di vista tassonomico inquadriamo questi suoli tra Typic, Dystric e Lithic Xerorthens; Typic,
Dystric e Lithic Xerochrepts e solo in maniera subordinata riconosciamo pedotipi riferibili ai
Palexeralfs, Haploxeralfs, roccia affiorante (associata) e Xerofluvents.
Generalmente si presentano, da poco a mediamente profondi, con tessitura da franco-sabbiosa a
franco-argillosa e una struttura poliedrica sub-angolare
e grumosa, mentre la permeabilità è
buona ma con locali idromorfie, spesso di tipo stagionale. Presentano un elevata erodibilità, una
reazione sub-acida (l’assenza di carbonati, ovvio), con un contenuto di sostanza organica che
varia a seconda degli eventi ed uso del suolo (incendi ciclici, pascolo, rimboschimento, lavorazioni,
etc.); pertanto la capacità di scambio cationica
varia da media a bassa e il complesso di
scambio risulta parzialmente desaturato.
Le limitazioni d’uso sono determinate alla rocciosità e pietrosità elevate, scarsa profondità,
eccesso di scheletro e forte pericolo di erosione. Sono da destinare alla conservazione e ripristino
della vegetazione naturale; riduzione graduale del pascolamento; a tratti colture agrarie, la loro
classe di capacità d’uso è la VII (VI). Per lo sfruttamento prevalentemente zootecnico del suolo
che ha permesso negli anni il diffondersi di incendi dando origine a fenomeni di erosione e per la
natura dei substrati e per gli aspetti geomorfologici, il profilo è di tipo A-C, A-Bw-C e A-Bt-C.
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Sulle quarziti la massima evoluzione è data da un profilo A-C, mentre su substrati più teneri il profilo,
in condizioni naturali, è di tipo A-Bw-C.
Sui depositi di versante si può riscontrare un profilo di tipo A-Bt-C. In questi casi, nonostante la
pendenza, i suoli sono talvolta sottoposti a coltivazione o per la costituzione di pseudo-pascoli o
per l’impianto di colture da legno.
Le formazioni di rocce effusive acide (rioliti e riodaciti) del Cenozoico e i relativi depositi di
versante, caratterizzate da forme aspre sino a sub-pianeggianti, anche nelle condizioni di modesti
affioramenti, messi in luce dall’attività erosiva passata e/o presente, rappresentano una unità
pedologica caratteristica e costante.
Il loro uso è spesso quello del pascolo naturale, limitatissimi sono gli usi agricoli più intensivi, anche e
soprattutto a causa delle limitazioni presenti in questi suoli.
Sono
inquadrati
all’interno
delle
unità
di
roccia
affiorante
e
Lithic
Xerorthens,
solo
subordinatamente vengono inclusi degli Xerochrepts.
In generale presentano una scarsa profondità, che localmente può essere accentuata da
accumulo per presenza di suolo alloctono, e per sistemazioni e miglioramenti (a sacrificio di altre
aree limitrofe). La tessitura varia da sabbioso-franca a franco-argillosa, con una struttura poliedrica
sub-angolare. Sono suoli permeabili e mediamente permeabili, ad alta erodibilità.
La reazione è neutra, sono assenti i carbonati e il contenuto di sostanza organica rientra nella
media. La capacità di scambio cationico varia da bassa a media anche se saturo in basi.
Le principali limitazioni nell’uso di questa unità derivano dall’elevata pietrosità e rocciosità, che si
affiancano all’eccesso di scheletro, la scarsa profondità e un drenaggio che risulta nei momenti di
intensa precipitazione piovosa estremamente lento. Questo induce ad un forte pericolo di
erosione.
Il profilo è di tipo A-C ed A-R, di debole spessore e sono in associazione ad ampi tratti roccia
affiorante. Anche se la fertilità generale è molto bassa e debole risulta la capacità di trattenuta
per l’acqua è un terreno che si presta ad alcuni interventi di miglioramento per il pascolo, se
regimato e controllato.
Ultima unità è quella delle alluvioni dell’Olocene, a granulometria fine, con morfologie
pianeggianti o leggermente depresse, utilizzate per usi agricoli intensivi e specialistici, con notevoli
investimenti fondiari.
Le unità pedologiche rilevate sono inquadrabili all’interno dei Typic Pelloxererts, Typic
Chromoxerets, ed in maniera subordinata Xerofluovents.
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Sono suoli profondi, con tessitura da argillosa a franco argillosa, struttura tipicamente poliedrica
angolare in superficie, prismatica o poliedrica in profondità. La permeabilità varia da media a
scarsa, con bassa erodibilità. La reazione è neutra o sub-alcalina, mentre i carbonati variano da
assenti ad elevati, con complesso di basi saturo.
Sono suoli caratteristici per la presenza di argille a reticolo espandibile, di aree pianeggianti, talora
depresse, paludose in passato. Il profilo di tipo A-C, con tessitura fine, profondi e con caratteri
vertici, ovvero con spaccature profonde nel periodo arido. Talvolta è possibile ritrovare accumulo
di carbonati negli strati profondi.
Sono i suoli di maggiore interesse agronomico, adatti all’irrigazione e alle lavorazioni, spesso si
presentano come sacche in limitate superfici.
4. INQUADRAMENTO GEOLOGICO E IDROGEOLOGICO
Dal punto di vista geologico, l’area è ai margini di un articolato sistema di litotipi, di diversa origine,
spesso in contatto, variamente stratificati, intercalati e con elementi trasgressivi.
La morfologia varia da sub-pianeggiante, tipica delle aree di cresta, in contatto con le formazioni
diffuse acide, complicate dalla presenza di tufi e depositi dell’attività vulcanica dei vicini centri
effusivi ancora ben evidenti. Ma gran parte della superficie è compresa tra le morfologie aspre
delle aree di frattura e di intensa attività effusiva, i cui limiti sono spesso indicati dai corsi d’acqua,
alimentati dai singoli acquiferi, con caratteristiche individuate anche nella toponomastica locale
(Fonte Sa Ruinosa), fortemente condizionate nel contenuto in metalli, ma di discreta continuità di
portata.
È possibile riferire della notevole presenza di rocce metamorfiche del Paleozoico, scistose, spesso
alternate a filoni quarziferi, determinano la presenza di superfici aspre, anche con notevole
pendenza, causa di un sistema soggetto a microfrane, e una modesta instabilità dei versanti.
I contatti sono determinati dalla presenza di rocce effusive acide, rioliti e riodaciti del Cenozoico,
con in relativi depositi di versante, che determinano la presenza di aree sub-pianeggianti e rilievi
aspri a torre dei centri di effusione, tipicamente disposti a torre.
Non mancano le alluvioni recenti del quaternario, segno spesso di fratture, faglie e contatti tra le
diverse formazioni. Spesso segnano una recente evoluzione determinata dalla modifica del
soprassuolo e da evidenti fenomeni di trasporto, non solo della frazione fine del suolo, ma anche
dello scheletro anche più grossolano.
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5. VEGETAZIONE E FITOCLIMA
Dal punto di vista della vegetazione e del fitoclima è possibile ricondurre la vegetazione potenziale
dell’area alla serie acidofila del settore termo mediterraneo, caratterizzate dalla presenza di
querce caducifoglie e in maniera subordinata della sughera, favorita dall’attività antropica.
Infatti, la testa di serie appare il bosco di querce cuducifoglie a Quercus pubescens (= Quercus
humilis), da inserire all’interno dei Quercetalia pubescentis attraverso i Quercion pubescentis e
Quercion suberis.
Dai rilievi effettuati in aree limitrofe, si è potuto rilevare come la presenza della roverella nel
sottobosco sia costante e addirittura, questa risulta essere la rinnovazione più abbondante, anche
della stessa sughera, che in realtà appare come specie dominante.
Inoltre, tutti gli stadi dinamici sono da ricondurre ai boschi di caducifolglie e/o alle sugherete, in
base alle locali condizioni edafiche, determinate, da pendenza, esposizione ed uso del suolo.
All’interno del perimetro in esame sono presenti inoltre isolati individui di Quercus suber di notevoli
dimensioni, il cui sughero non viene estratto da diversi anni, circa 20. Questi testimoniano la
necessità di un intervento mirato alla valorizzazione di queste superfici e la loro vocazione
sughericola.
Attualmente l’area è quasi del tutto ricoperta da Pinus radiata, folta e fitta, in cattivo stato,
fitosanitario, qualitativo e produttivo.
Seppur non interessata da incendi in tempi recenti, attacchi funginei e di coleotteri xilofagi, che
hanno gravemente danneggiato le molte piante.
Lungo le vecchie fasce parafuoco e i viali è possibile ritrovare la vegetazione spontanea che con il
tempo ha recuperato i propri ambiti, ricoprendo con Cistus monspeliensis, C. salvifolius, Olea
oleaster, Phillyrea angustifolia ed altre specie della macchia gran parte delle superfici.
In qualche caso si è mantenuta pressoché inalterata la fascia o il viale, questo grazie alla povertà
del substrato e dal fatto che questo è percorso da animali selvatici e/o domestici al pascolo.
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6. DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERVENTO E SITUAZIONE ATTUALE
Attualmente l’area di intervento è sottoposta ad operazione di disboscamento per una superficie
complessiva di ha 80.00.
Foto 3- area da rinaturalizzare
La messa a dimora delle piante, avvenuta negli anni 70, è stata eseguita successivamente ad un
intervento di scasso del suolo e alla sua sistemazione in alcuni casi in gradonature, quando le
condizioni di pendenza lo richiedevano. Le opere sussidiarie presenti sono limitate ed insufficienti
ad una corretta gestione della superficie forestale.
Infatti, seppur circondata e parcellizzata da un sistema di viali parafuoco realizzati quasi sempre
con mezzi meccanici, questi non sono dotati di una sede percorribile interna, anche quando
possibile con limitatissimi costi, o ancora in alcuni casi era necessario realizzare alcuni interventi per
limitare gli impatti derivanti dall’attività di ripristino meccanico delle fasce, cunette, o altre opere
necessarie alla razionalizzazione della raccolta delle acque.
Lo stato di manutenzione di tutte le opere è in generale precario.
La recinzione si presenta in uno stato precaria manutenzione.
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Il bosco si presenta estremamente fitto, con individui coetanei sfilati e spesso con una struttura
compromessa e uno stato fitosanitario pessimo. Da alcune trivellazioni effettuate per valutare la
qualità del legno e le condizioni di sviluppo si rilevano anelli ravvicinati, spesso doppi, a causa delle
condizioni di aridità dell’area.
7. LE OPERE PRESENTI
Le opere sussidiarie presenti nell’area ex Marsilva, sono da ricondurre a necessari interventi per la
delimitazione, il transito dei mezzi, in particolar modo durante il lavoro di impianto e la realizzazione
di viali parafuoco.
Tutte queste opere presentano evidenti limiti già dalla loro creazione, a cui si aggiunge l’assenza di
manutenzione, che aumenta la velocità di degrado. L’apparente buon stato di conservazione
delle piste forestali e degli strabelli di servizio è determinato dallo scarso scarico e dalla buona
volontà di pochi che approfittano per accedere più velocemente ad alcune aree; ma in molti
tratti sono caratterizzati da un fondo irregolare in cui affiora il substrato, cunette pressoché
inesistenti e diversi punti di erosione per incanalamento delle acque. Qualche volta la vegetazione
naturale ha occupato la nuova superficie, rappresentando oggi un limite per gli autoveicoli.
I viali parafuco pur mantenendo la loro riconoscibilità si presentano ridotti nella loro larghezza, per
l’assenza di manutenzione, talvolta completamente occupati da vegetazione erbacea, che
annulla del tutto la loro funzione.
Spesso il fondo si presenta eroso, con profondi canali, segno di un poco attento lavoro e
dell’assenza di ogni tipo di intervento in tempi successivi.
8. INTERVENTI IN PROGETTO
8.1 . RIMBOSCHIMENTO SU UNA SUPERFICIE DI HA 50.00.00 circa

Inizialmente, su una superficie di ha 10, si provvederà al decespugliamento manuale
e meccanico del terreno, mediante estirpazione della vegetazione cespugliosa
esistente, (limitatamente al cisto e alla macchia degradata), allontanamento e
ammucchiamento del materiale di risulta, nelle aree non interessate dalla
lavorazione (tare e fasce salde)

Successivamente si provvederà, tenendo conto che si tratta di terreni con forti
difficoltà e notevole pendenza, alla lavorazione localizzata del terreno da eseguire
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con escavatore tipo "ragno" munito di benna/ripper. La lavorazione sarà fatta ad
una profondità di circa cm 80 su un area minima di 1mtx1mt.

Una volta finito di preparare il terreno, si metteranno a dimora, utilizzando un sesto
4x4, circa 28.500 piante in fitocella di essenze prescelte del genere Quercus.
Foto 4- area da rinaturalizzare con Quercus suber
Foto 5 – visuale piantumazione fitocelle di Quercus suber
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Foto 6- area da rinaturalizzare con Quercus suber
Foto 7- area da rinaturalizzare con Quercus suber
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Foto 8- area rinaturalizzata con fitocella di Quercus suber
Foto 9- area rinaturalizzata con fitocella di Quercus ilex e pubescens
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8.2 . REALIZZAZIONE DI FASCE FRANGIFUOCO

Si provvederà all’apertura , con mezzi meccanici, di viali parafuoco della larghezza
media di m. 10 mediante estirpazione ed allontanamento della vegetazione
esistente nonché livellamento superficiale del terreno per agevolare le successive
operazioni di ripulitura. La superficie interessata sarà di circa 7.000 mq

Si provvederà anche al ripristino delle fasce esistenti
8.3 . SISTEMAZIONE RECINZIONE PERIMETRALE

La recinzione prevista solo perimetralmente sarà costituita da rete metallica tipo
pesante a maglia quadrata altezza 1,00, sorretta da paletti a "T" in ferro zincato mm
30x30x3,8 e altezza mt 1,75, conficcati nel terreno, posti alla distanza di mt 3,00, oltre
a un filo di ferro spinato del nr 14 (spinetto) o liscio del nr. 16, il tutto per un'altezza
complessiva fuori terra di mt 1,20-1,30 circa e ove necessario saranno previsti dadi in
calcestruzzo. La superficie interessata sarà di circa 4.000 ml.
9. Spese in progetto
Come riportato nel quadro economico la spesa totale a carico del’amministrazione è di
€
210.000,00
compresivi
di
lavori
a
base
d’asta
più
somme
a
disposizione
dell’amministrazione cosi riportate:
€ 188.063,00 totale lavori comprensivi di iva e oneri sicurezza
€ 21.937,00 somme a disposizione dell’amministrazione
€ 210.000,00 Totale lavori a base d’asta più somme a disposizione dell’amministrazione
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10. Conclusioni
L’amministrazione comunale, con questo intervento, mira a riqualificare dal punto di vista
ambientale e vegetazionale,
un’area
che
negli
anni
passati
è stata
completamente
abbandonata. Infatti il bosco di conifera, attualmente l’area è quasi del tutto ricoperta da Pinus
radiata e halepensis, folta e fitta, in cattivo stato, fitosanitario, qualitativo e produttivo, si trova in
stato di abbandono e quindi di scarsa manutenzione. Per questo si sta provvedendo
all’estirpazione dell’intera piantagione. All’interno del perimetro in esame sono presenti inoltre
isolati individui di Quercus suber, Quercus ilex, Quercus pubescens
di notevoli dimensioni che
hanno dato l’input all’amministrazione di rinaturalizzare l’area con le stesse essenze presenti.
Solo negli ultimi anni si sono individuate alcune aree interne dove si è provveduto, tramite aree di
saggio, all’inserimento di alcune essenze arboree del Genere Quercus, in particolare il Quercus
suber , Quercus Ilex e pubescens, utilizzando dei supporti denominati shelter. Il risultato ottenuto è
statoimportante in quanto tutte le essenze piantumate si sono sviluppate senza alcun problema.
Per questo motivo, si è convinti che l’intervento in programma, possa avere dei risultati
soddisfacenti, in termini di attecchimento e sviluppo vegetazionale. In questo modo l’intera area
rimboschita, potrà integrarsi totalmente con la vegetazione circostante ed essere fonte di reddito,
sia per il taglio della legna di notevole pregio che per l’estrazione del sughero.
Sassari
Il Tecnico
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