MINISTERO DELLA SALUTE Direzione Generale della Prevenzione Ufficio X° (Genetica e Biotecnologie) BIOTECNOLOGIE Conoscere per decidere Dr. Fabrizio OLEARI – Direttore Generale Dr. Giuseppe BATTAGLINO – Direttore Ufficio X° 1 INTRODUZIONE MODIFICAZIONE GENETICA Un organismo è un’entità biologica in grado di replicarsi o di trasferire materiale genetico. La biotecnologia rappresenta un mezzo per utilizzare organismi per scopi specifici come, ad esempio, la produzione di farmaci, di alimenti o la coltivazione di piante. I procedimenti biotecnologici convenzionali sono stati utilizzati costantemente e con successo per centinaia di anni nell’industria della birra, del vino, nella produzione di pane e di formaggi. La riproduzione di animali e piante con lo scopo di migliorarne le caratteristiche rappresenta anch’esso un procedimento biotecnologico. Queste applicazioni sono comunemente indicate come biotecnologie tradizionali. Le modificazioni genetiche (spesso indicate con il termine di ingegneria genetica) utilizzano una serie di tecnologie che permettono alle proprietà genetiche di microrganismi viventi (batteri, funghi e virus) e di organismi (piante e animali) di subire modificazioni mediante una via che non è presente in natura. Le tecniche richieste per modificare le proprietà genetiche di un organismo in modo preciso e controllato sono state messe a punto soltanto negli ultimi 25 anni e sono tuttora in una fase di sviluppo continuo. Ne deriva che i processi che coinvolgono le modificazioni genetiche sono spesso indicati con il termine di biotecnologie moderne. Le tecniche di modificazione genetica hanno permesso di ottenere nuove possibilità di crescita in settori quali l’agricoltura e l’industria ed hanno contribuito sensibilmente ad una moderna protezione della salute. Lo scopo di modificare da un punto di vista genetico le proprietà di un qualsiasi organismo è quello di metterlo in condizione di produrre nuove sostanze o di sviluppare nuove funzioni. Ad esempio esistono già delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie per produrre piante quali barbabietola da zucchero, soia e mais con resistenza a specifici erbicidi ed infestanti. Queste piante sono commercializzate sulla base dei supposti benefici per l’uomo e per l’ambiente legati alla possibilità di una riduzione dell’impiego di sostanze chimiche nei campi di coltivazione. Gli organismi geneticamente modificati (OGM) e le 2 modificazioni genetiche sono largamente impiegati nell’industria farmaceutica e chimica, ivi compresa la produzione di medicinali quali l’insulina umana per i diabetici. La modificazione genetica è altresì importante per lo sviluppo dei nuovi trattamenti di terapia genica per combattere affezioni gravi e disabilitanti. Di tutto questo l’opinione pubblica ha una conoscenza sempre più chiara, ma a volte confusa; fa fatica a seguire il progresso della scienza, pur comprendendo che la scoperta del patrimonio genetico umano costituisce un’acquisizione fondamentale alla conoscenza; rigetta un abuso delle manipolazioni irresponsabili. Allo stesso tempo, però, ripone molte speranze nella terapia genica o nella messa a punto di vaccini derivanti dall’ingegneria genetica contro malattie gravi, quali alcune forme tumorali. Da molte parti, ormai, si tende a volere, in qualche modo, quantificare ed incardinare l’importanza delle motivazioni etiche e politiche legate allo sviluppo tanto rapido delle biotecnologie. Nel campo della salute, ad esempio, la protezione dei ricercatori dai rischi relativi alla loro attività o la sperimentazione sull’uomo, hanno richiesto tutta una serie di misure protettive ed una specifica regolamentazione; tuttavia il potere quasi illimitato che sembra fornire l’ingegneria genetica conferisce agli interrogativi etici una nuova intensità, senza precedenti, ad esempio nel caso dei dibattiti attuali sulla clonazione. Le preoccupazioni di ordine etico rappresentano anche un fattore aggiuntivo al legittimo desiderio di protezione dell’ambiente presente nel campo delle biotecnologie applicate all’agricoltura. CELLULE E MOLECOLE DI NATURA BIOLOGICA Le cellule rappresentano le strutture di base di qualsiasi organismo, dal più semplice, quale un lievito, costituito da un’unica cellula, ai più complessi , quali le piante, gli animali e l’uomo. Ciascuna cellula ha un compito ben preciso. Malgrado la straordinaria diversificazione degli organismi, tutte le cellule sono essenzialmente costituite dalla medesima tipologia di molecole biologiche. Le più utilizzate, nel caso delle biotecnologie, sono la molecola dell’acido desossiribonucleico (DNA) e quelle delle proteine. In pratica, tutti gli organismi viventi contengono, come materiale genetico, il DNA, che ha il compito di fornire le opportune istruzioni per la formazione di altre cellule e l’attuazione dei loro “compiti”. Il DNA contiene le informazioni, ma le proteine costituiscono “il materiale da costruzione” per formare nuove cellule ed anche “la forza lavoro” per adempiere agli “ordini” impartiti dal DNA. Ciascuna cellula, in qualsiasi organismo vivente, contiene “una forza lavoro” di migliaia di differenti tipi di proteine alle quali sono assegnati specifici compiti. Le cellule e le molecole di natura biologica presentano delle straordinarie specificità nelle loro interazioni e, per questo motivo, gli strumenti e le tecniche in campo biotecnologico sono estremamente precisi e fatti su misura per operare in maniera esatta e facilmente prevedibile. Come risultato, i prodotti biotecnologici risultano meglio orientati a risolvere problemi specifici, provocando minori o meno dannosi effetti collaterali ed un minor numero di conseguenze inattese. I tre termini che, oggi meglio descrivono la moderna biotecnologia sono, di conseguenza, specificità, precisione, prevedibilità. 3 LE TAPPE DELLA BIOTECNOLOGIA 8000 a.C. - L’uomo comincia a rendere commestibili le colture e ad addomesticare il bestiame. - Le patate vengono per la prima volta utilizzate per l’alimentazione. 4000-2000 a.C. - Processi biotecnologici sono utilizzati per la prima volta per far fermentare il pane e la birra, utilizzando il lievito (Egitto) - Inizia la produzione del formaggio e fermentazione del vino (Sumeria, Cina ed Egitto) - I Babilonesi controllano la coltivazione della palma da dattero impollinando selettivamente le piante femmina con polline di alcune piante maschio. 500 a.C. - Il primo antibiotico: grumi ammuffiti di semi di soia utilizzati per il trattamento di vesciche e foruncoli (Cina). A.D. 100 - Il primo insetticida: crisantemo polverizzato (Cina) 1322 - Un capo tribù arabo utilizza per la prima volta l’inseminazione artificiale per produrre cavalli di qualità superiore. 1590-1865 Occorrono poco meno di 300 anni per scoprire e cercare di capire la funzione delle cellule: - 1590 - Janssen inventa il microscopio - 1663 - Hooke scopre l’esistenza delle cellule - 1675 - Leeuwenhoek scopre i batteri 4 - - 1761 - Koelreuter riesce a far crescere piante incrociando colture di specie differenti 1797 - Jenner inietta ad un bambino un vaccino virale per proteggerlo dal vaiolo 1830 - Scoperta delle proteine 1833 - Scoperta ed isolamento del primo enzima 1835-1855 - Scheiden e Schwann dichiarano che tutti gli organismi sono costituiti da cellule, e Viichow che “ogni cellula deriva da una cellula” 1857 - Pasteur dichiara che i microorganismi sono la causa delle fermentazioni. 1859 - Charles Darwin pubblica la sua teoria dell’evoluzione per selezione naturale. Il concetto della selezione parentale e della progenie influisce enormemente sul comportamento degli allevatori e degli agricoltori negli ultimi decenni dell’’800, malgrado la loro ignoranza in materia di genetica. 1865 - Inizia l’era della genetica: un monaco austriaco, Gregor Mendel, scopre che i tratti genetici sono trasmessi dai genitori alla progenie in modo prevedibile: la legge dell’ereditarietà 1870 – 1890 - Utilizzando la teoria di Darwin, alcuni riproduttori di piante incrociano piante di cotone, ottenendo centinaia di varietà di qualità superiore. - Agricoltori, per la prima volta inoculano con batteri in grado di fissare l’azoto i loro campi per aumentarne la resa - William James Beal produce in laboratorio il primo ibrido sperimentale di mais - 1877 - Koch sviluppa una tecnica per colorare ed identificare i batteri - 1878 - Laval sviluppa la prima centrifuga - 1879 - Fleming scopre la cromatina, le strutture a bastoncelli all’interno del nucleo della cellula che successivamente saranno chiamati cromosomi. 1900 - La Drosophila (un insetto della frutta) viene impiegata nei primi studi sui geni 1902 - Appare, per la prima volta, il termine “immunologia” 1906 - Viene coniato il termine “genetica” 1911 - Rous scopre il primo virus responsabile del cancro 1914 - I batteri vengono impiegati per la prima volta in Manchester (U.K.)per concimare campi 1915 - Sono scoperti i fagi o virus batterici 1919 - In una stampa viene utilizzato, per la prima volta il termine “biotecnologia” 1920 5 - Evans e Long scoprono l’ormone umano della crescita 1928 - Alexander Fleming scopre le caratteristiche antibiotiche della penicillina - Iniziano in Europa tests su piccola scala dell’impiego di formulati a base di Bacillus thuringiensis (Bt) per il controllo del corn borer. La commercializzazione di questo biopesticida inizia in Francia nel 1938 - Karpechenko incrocia ravanelli e cavoli, creando fertili progenie tra piante di generi diversi - Laibach, per primo, utilizza residui di embrioni per ottenere ibridi da incroci ampi di colture; la tecnica è oggi nota come ibridizzazione 1933 - Viene commercializzato mais ibrido, sviluppato da Henry Wallace nel 1920. La coltivazione di mais ibrido elimina la necessità di conservare i semi in quanto la considerevole resa supera l’aumento dei costi per l’acquisto annuale dei semi. 1938 - Viene coniato il termine “biologia molecolare” 1941 - Viene impiegato per la prima volta il termine “ingegneria genetica” dal microbiologo danese A. Jost nel corso di una conferenza sulla riproduzione nei lieviti all’Istituto tecnico di Lwow in Polonia. 1942 - Viene impiegato il microscopio elettronico per identificare e caratterizzare un batteriofago, un virus che infetta i batteri - La penicillina viene prodotta dai microbi 1944 - Si scopre che il materiale genetico proveniente da virus differenti può essere combinato per formare un nuovo tipo di virus; è un esempio di ricombinazione genetica 1947 - McClintock scopre nel mais elementi transponibili o “jumping genes” 1949 - Pauling dimostra che l’anemia drepanocitica è un’affezione molecolare derivante da una mutazione nella parte proteica della molecola dell’emoglobina 1951 - Viene tentata con successo l’inseminazione artificiale di bestiame utilizzando seme congelato 1953 - La rivista scientifica Nature pubblica il lavoro di James Watson e Francis Cricks che descrive la struttura a doppia elica del DNA, dando così inizio all’era della moderna genetica 6 1954 - Vengono sviluppate tecniche di coltura cellulare 1955 - Per la prima volta viene isolato un enzima coinvolto nella sintesi degli acidi nucleici 1956 - Il processo di fermentazione viene perfezionato in Giappone - Kornberg scopre l’enzima DNA-polimerasi I, che permette di capire in quale modo avviene la replicazione del DNA 1958 - Viene dimostrato che l’anemia drepanocitica deriva dalla variazione di un solo aminoacido nella parte proteica della molecola dell’emoglobina - Il DNA viene prodotto in vitro per la prima volta 1959 - Vengono prodotti i primi fungicidi per uso sistemico. - Si cominciano a delineare i vari passaggi della biosintesi delle proteine 1960 - Viene scoperto l’RNA messaggero - Vengono prodotte molecole ibride DNA-RNA 1961 - Viene registrato negli USA il primo biopesticida: il Bacillus thuringiensis o Bt 1964 - L’International Rice Research Institute nelle Filippine inizia la “Rivoluzione verde” con nuove varietà di riso che duplicano la resa rispetto alle varietà precedenti se trattati con quantità sufficienti di fertilizzanti 1965 - Harrys e Watkins effettuano con successo la prima fusione di cellule umane con cellule di ratto 1966 - Il codice genetico viene aperto dimostrando che una sequenza di tre basi nucleotidiche (un codone) determina ciascuno dei 20 aminoacidi 1967 - Viene perfezionato il primo autoanalizzatore per le proteine 1969 - Un enzima viene sintetizzato “in vitro” per la prima volta 1970 7 - Sono identificate specifiche nucleasi di restrizione, aprendo la via alla clonazione dei geni Vengono scoperti enzimi di restrizione che possono tagliare e ricombinare materiale genetico 1971 - Per la prima volta viene effettuata la sintesi completa di un gene 1972 - Si scopre che la composizione del DNA umano è, al 99%, simile a quello degli scimpanzé e dei gorilla - Inizianto gli esperimenti di trasferimento di embrioni 1973 - Stanley Cohen e Herbert Boyer perfezionano le tecniche di ingegneria genetica per tagliare e ricombinare DNA (usando enzimi di restrizione e ligasi) e riproducono il nuovo DNA nei batteri 1975 - In California viene prodotto il primo anticorpo monoclonale 1976 - La tecnica del DNA ricombinante è applicata per la prima volta nell’uomo in una malattia ereditaria - L’ibridizzazione molecolare è utilizzata per la diagnosi prenatale di alfa-talassemia - Geni del lievito sono espressi in E. coli - Per la prima volta sono determinate le sequenze delle coppie di basi per uno specifico gene (A, C, T, G) 1977 - Avviene la prima espressione di un gene umano nei batteri 1978 - Viene identificata la struttura fine dei virus - Viene prodotta per la prima volta l’insulina umana ricombinante - Viene dimostrata la possibilità di introdurre nel DNA specifiche mutazioni in specifici siti. 1979 - Viene sintetizzato per la prima volta l’ormone umano della crescita 1980 - Viene sviluppata la prima apparecchiatura per la sintesi di un gene - Per la prima volta un gene umano, che codifica per la proteina interferone, viene introdotto in un battere 1981 - All’Università dell’Ohio vengono prodotti, per la prima volta, animali transgenici, trasferendo geni da altri animali in topi. - La Cina inizia, per la prima volta, a clonare pesci (una carpa dorata) 8 1982 - Viene sviluppato il primo vaccino da DNA ricombinante per uso animale - Avviene la prima trasformazione genetica di una cellula vegetale utilizzando la petunia 1983 - Viene ideata la tecnica PCR (Polymerase Chain Reaction) che impiega il calore e gli enzimi per produrre una serie illimitata di copie di geni o frammenti di geni; diventerà il principale strumento nella ricerca biotecnologica e nello sviluppo dei prodotti - Viene effettuata la prima trasformazione genetica di cellule vegetali utilizzando plasmidi TI - Viene sintetizzato il primo cromosoma artificiale - Sono scoperti i primi markers genetici per specifiche malattie ereditarie - Viene coltivata la prima pianta derivante da tecniche biotecnologiche: la petunia - Viene accertato per la prima volta, nella petunia, che piante modificate geneticamente trasmettono i nuovi tratti alla progenie 1984 - Viene sviluppata la tecnica dell’impronta digitale del DNA - Viene clonato e sequenziato l’intero genoma del virus dell’immunodeficienza dell’uomo 1985 - Vengono scoperti i markers per l’insufficienza renale e la fibrosi cistica - Per la prima volta vengono sperimentate piante resistenti agli insetti, ai virus ed ai batteri 1986 - Viene prodotto il primo vaccino derivante da ingegneria genetica: il vaccino dell’epatite B - Viene prodotto il primo farmaco anticancro derivante da procedimenti biotrecnologici: l’interferone - Ricercatori dell’Universita di Berkley (California) descrivono per la prima volta come combinare anticorpi ed enzimi per produrre farmaci - Sono condotte le prime sperimentazioni in campo di piante ingegnerizzate (tabacco) 1987 - Sono condotte le prime sperimentazioni in campo per piante utilizzate nell’alimentazione umana (pomodoro) - Frostban, un battere geneticamente modificato che inibisce il congelamento delle colture, viene sperimentato su piante di fragola e su patate 1988 - Viene rilasciato, negli USA, il primo brevetto per un animale transgenico (topo) 1989 - Prima sperimentazione in campo del cotone Bt 1990 9 - - Viene introdotto sul mercato “Chy-Max” una forma dell’enzima chimosina prodotto artificialmente ed utilizzato per la produzione di formaggio. Si tratta del primo prodotto derivante da tecnologia del DNA ricombinante utilizzato nella catena alimentare Iniziano le applicazioni della biotecnologia in terapia genica Viene avviata la prima produzione di proteine del latte umano per le formulazioni destinate ai bambini Viene prodotto il primo mais resistente agli insetti: il mais Bt Nel Regno Unito viene approvato il primo prodotto derivante da modificazione genetica: il lievito Iniziano le prime sperimentazioni di modificazione genetica su un vertebrato (trota) L’Unione Europea emana la direttiva 90/220/CEE che detta regole per l’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati (OGM) e la direttiva 90/219/CEE che riguarda l’impiego confinato di microorganismi geneticamente modificati (MOGM) 1992 - Scienziati americani e britannici mettono a punto una tecnica in vitro per rilevare malformazioni genetiche, quali fibrosi cistica ed emofilia, negli embrioni 1993 - La FDA (Food and Drug Administration) dichiara che gli alimenti geneticamente modificati non risultano pericolosi e non richiedono una regolamentazione specifica - L’Italia, con i decreti legislativi n. 91 e n. 92 del 3 marzo 1993, recepisce rispettivamente le direttive 90/219/CEE e 90/220/CEE. 1994 - Viene scoperto il primo gene responsabile del cancro polmonare 1995 - Viene effettuato il primo trapianto di midollo osseo dal babbuino all’uomo in un paziente affetto da AIDS - Viene determinata per la prima volta la sequenza completa di un gene di un organismo vivente diverso da un virus, il battere Hemophilus influenzae - La terapia genica, la modulazione del sistema immunitario e gli anticorpi geneticamente ingegnerizzati entrano a far parte dell’armamentario terapeutico per la guerra contro il cancro 1997 - Viene clonato il primo animale partendo da una cellula di adulto: la pecora Dolly in Scozia - Sono commercializzati i primi prodotti transgenici resistenti agli insetti ed alle erbe infestanti: soia RR (Roundup Ready) e cotone Bollgard resistente agli insetti - Dati OECD rilevano che nel modo sono circa 5 milioni gli ettari coltivati a prodotti transgenici; la maggior parte in USA, Argentina, Australia, Canada, Cina e Messico - Viene annunciata la clonazione di due scimmie Rhesus da ricercatori dell’Oregon - Viene messa a punto una nuova tecnica per la ricerca dei geni responsabili di provocare malattie genetiche; tale tecnica combina PCR, DNA chips e programmi computerizzati 1998 10 - Scienziati giapponesi della Kinki University dichiarano di aver clonato nove vitelli identici utilizzando cellule provenienti da una sola mucca Cellule embrionali staminali vengono utilizzate per rigenerare tessuti Una prima mappa del genoma umano mostra la disposizione di più di 30.000 geni Cinque Paesi del sud-est asiatico formano un consorzio per produrre papaya resistente alle malattie 2000 - Viene sviluppata la prima mappa completa del genoma di una pianta:; Arabidopsis thaliana - Circa 110 milioni di acri sono coltivati con colture transgeniche in 13 Paesi del mondo - Viene annunciata la sperimentazione del “golden rice” la cui tecnologia sarà resa disponibile ai Paesi in via di sviluppo nella speranza di migliorare la nutrizione dei relativi abitanti e prevenire alcune forme di cecità - Prima sperimentazione di coltura transgenica in Kenya: patata dolce resistente ai virus 2001 - Completata la prima mappatura completa del genoma di una pianta utilizzata nell’alimentazione: il riso - Viene pubblicata la mappatura completa della sequenza del genoma umano. 11 APPLICAZIONI DELLA MODERNA BIOTECNOLOGIA 1. Tecnologia degli anticorpi monoclonali Questo tipo di tecnologia utilizza cellule del sistema immunitario per formare proteine chiamate anticorpi, dotate di estrema specificità, tanto che, ad esempio, quelle che proteggono dal virus dell’influenza in un certo inverno, non hanno efficacia nei confronti di piccole variazioni del virus nell’inverno successivo. La specificità degli anticorpi fa sì che essi rappresentino degli strumenti efficaci per localizzare ed analizzare con estrema accuratezza sostanze presenti in minima quantità. Il loro impiego, ad esempio, si rivela importante per: - 2. distinguere cellule cancerogene da cellule normali; individuare inquinanti ambientali; diagnosticare malattie infettive nell’uomo, negli animali e nelle piante in maniera più rapida e più accurata che con i metodi tradizionali. Tecnologia delle colture cellulari Per questo tipo di tecnologia si impiegano cellule fatte sviluppare al di fuori degli organismi viventi. Con una coltura di cellule di mammifero, i tests che utilizzano animali possono essere sostituiti con tests cellulari al fine di valutare la sicurezza e l’efficacia dei medicamenti; inoltre sono in fase di sviluppo anche sostanze terapeutiche cellulari. Cellule nuove e sane, prodotte da colture di cellule staminali, possono sostituire cellule malfunzionanti in soggetti affetti dal morbo di Parkinson e ripristinare la funzionalità organica in soggetti colpiti da infarto o attacchi cardiaci. 12 Colture cellulari di piante hanno fornito l’opportunità economicamente vantaggiosa e ambientalmente corretta di ottenere prodotti naturali dotati di valore terapeutico, quali, ad esempio il principio attivo paclitaxel. Utilizzando colture cellulari per la crescita di microorganismi in grado di infettare insetti, si sarà in grado di uccidere selettivamente insetti infestanti, quali zanzare, bruchi, ecc. senza danneggiare quelli ritenuti utili, quali le api da miele. 3. Tecnologia della clonazione La clonazione permette di generare una serie di molecole, cellule, piante o animali geneticamente identici. Nella clonazione molecolare il termine “clone” si riferisce ad un gene o ad un frammento di DNA ed anche ad una collezione di cellule o organismi, quali i batteri, contenenti il frammento di DNA clonato. La clonazione cellulare, un tipo di coltura cellulare, produce “linee cellulari” di cellule identiche. Nella tecnologia degli anticorpi monoclonali, si isola una cellula da un insieme di cellule produttrici di anticorpi e, quindi, si genera una linea cellulare da questa cellula. Si possono produrre cloni di piante piantando piccole parti di piante completamente sviluppate, ma la clonazione animale richiede cellule specializzate per la riproduzione, uova o cellule embrionali, nei primi stadi dello sviluppo. Sebbene il debutto della pecora clonata Dolly nel 1997 abbia messo in luce la clonazione animale, i biologi clonarono i primi animali nel 1952 trasferendo materiale genetico dal nucleo di cellule embrionali di rana a uova di rana che poi si svilupparono in girini geneticamente identici. Utilizzando una tecnica simile di trasferimento nucleare, gli scienziati clonarono per la prima volta animali nella metà degli anni ’80 e hanno, a tutt’oggi, prodotto centinaia di animali, ovini e giovani embrioni che sono stati portati a termine da femmine delegate. Dolly è stata considerata una forzatura scientifica non perché rappresentava un clone, ma perché la sorgente del suo materiale genetico erano cellule di un animale adulto e non embrionali. Prima di Dolly, gli scienziati pensavano che il materiale genetico derivante da cellule di un animale adulto non potesse essere utilizzato per lo sviluppo completo di un animale perché le cellule cominciavano a diventare specializzate in certe tipologie e non potevano “ricordare” in che modo dar luogo ad un organismo completo. Poiché la tecnologia della clonazione può essere utilizzata per produrre molecole, piante, alcuni animali e embrioni di mammifero, le sue applicazioni sono enormemente ampie. La clonazione molecolare fornisce le basi della rivoluzione della biologia molecolare ed è uno strumento fondamentale ed essenziale della ricerca, dello sviluppo e della commercializzazione in campo biotecnologico. Virtualmente, tutte le applicazioni della tecnologia da DNA ricombinante, dalla ricerca di base alla produzione farmaceutica, dipendono dalla clonazione molecolare, terminologia ormai talmente utilizzata che nella comunità scientifica “clonare” è diventato sinonimo di inserzione di un frammento di DNA in una molecola esistente di DNA. Anche l’identificazione e la mappatura dei geni dipende dalla clonazione molecolare; e, ancora una volta, “clonare” può significare identificare e mappare un gene, indicando 13 così l’importanza della clonazione molecolare per queste applicazioni. Sia l’ampia definizione di clone che il ruolo essenziale che la clonazione molecolare gioca nella ricerca e produzione biotecnologica necessitano che leggi e regolamenti che coprano altri tipi di clonazione siano attentamente prodotte. Anche la clonazione cellulare rappresenta un altro strumento fondamentale della ricerca, sviluppo e commercializzazione in campo biotecnologico. Tutte le applicazioni di anticorpi monoclonali, la riproduzione di piante transgeniche da singole cellule, i prodotti farmaceutici derivanti da colture cellulari di mammifero e la generazione di cellule e tessuti terapeutici dipendono dalla clonazione molecolare. Queste ed altre potenziali applicazioni devono anche tener conto di qualsiasi normativa regolamentare della clonazione. La clonazione animale ci ha aiutato a migliorare rapidamente nell’ambito della crescita del bestiame per due decadi ed è stata un importante strumento per le ricerche scientifiche a partire dagli anni ’50. L’ingegneria genetica, insieme alla clonazione animale, sta fornendo eccellenti modelli animali per lo studio delle malattie genetiche, della vecchiaia e del cancro e, in futuro, aiuterà a scoprire farmaci e valutare altre forme di terapia, quali la terapia genica e cellulare. Da ultimo, la clonazione animale potrà rappresentare in futuro uno strumento particolarmente utile per la salvaguardia di specie animali in via di estinzione. 4. Tecnologia della modificazione genetica Questo tipo di tecnologia, spesso indicata come tecnologia del DNA ricombinante, si esplica, sia in natura che per opera dell’uomo, combinando materiale genetico proveniente da due diverse fonti. L’uomo ha iniziato a combinare materiale genetico di piante commestibili e di animali migliaia di anni fa mediante selezione di ciò che voleva riprodurre. Riproducendo selettivamente entità con tratti genetici di valore, escludendone altri dalla riproduzione, si è in grado di modificare la costituzione delle piante e degli animali domestici. Tecniche per effettuare riproduzioni selettive maggiormente prevedibili e precise sono in continua evoluzione, specialmente dopo la scoperta delle basi genetiche dell’ereditarietà agli inizi del novecento. Attualmente, oltre ad utilizzare la riproduzione selettiva per combinare materiale genetico di valore da diversi organismi, si è in grado di combinare geni a livello molecolare utilizzando le tecniche di modificazione genetica più aggiornate. La riproduzione selettiva e la modificazione genetica sembrano, fondamentalmente identificarsi l’una con l’altra, ma in effetti vi sono importanti differenze. Nella modificazione genetica, si trasferiscono singoli geni le cui funzioni sono note da un organismo ad un altro; nella riproduzione selettiva viene, invece, trasferita un’ampia serie di geni, le cui funzioni sono, per lo più, sconosciute. Rendendo le manipolazioni più precise ed i risultati più certi, si fa diminuire il rischio di produrre organismi con tratti inattesi e si evita la perdita di tempo legata alla “sperimentazione per vedere cosa succede” della riproduzione selettiva. Oggi, si sta utilizzando la tecnologia della modificazione genetica per: 14 - produrre di nuove medicine e vaccini più sicuri; trattare di alcune malattie genetiche, intensificare l’impiego di agenti di biocontrollo in agricoltura, aumentare le rese in agricoltura e diminuire i costi di produzione, ridurre la comparsa di caratteristiche allergologiche di alcuni alimenti, migliorare il valore nutrizionale degli alimenti, sviluppare materie plastiche biodegradabili, diminuire l’inquinamento dell’aria e delle acque. Un tipo particolare di tecnologia di modificazione genetica è rappresentato dalla tecnologia antisenso che utilizza acidi nucleici a catena corta per bloccare la produzione di proteine di geni specifici. Questa tecnologia è impiegata, attualmente, per: - 5. rallentare il deterioramento degli alimenti, controllo delle malattie virali, inibizione delle infiammazioni. Tecnologia delle proteine ingegnerizzate Questo tipo di tecnologia è spesso impiegata congiuntamente a quella della modificazione genetica per migliorare le proteine esistenti, di norma enzimi, e creare proteine non riscontrate in natura. Queste nuove e migliori proteine favoriscono lo sviluppo di processi industriali ecologicamente sostenibili poiché rappresentano risorse biodegradabili rinnovabili. Contrariamente ad altri catalizzatori utilizzati nei processi di fabbricazione a livello industriale, gli enzimi, quali biocatalizzatori, si dissolvono in acqua e operano meglio ad un pH neutro e a temperature relativamente basse. Poiché i biocatalizzatori sono più specifici dei catalizzatori chimici, essi sono in grado anche di produrre una quantità inferiore di impurezze non volute. Le industrie chimica, tessile, farmaceutica, cartaria, dell’alimentazione umana ed animale, dell’energia, sono favorite da una produzione più pulita e maggiormente efficiente resa possibile dall’utilizzazione di biocatalizzatori nel corso dei processi produttivi. I tratti che rendono i biocatalizzatori vantaggiosi sotto l’aspetto ambientale possono, tuttavia, non essere validi in alcune tipologie di processi industriali. La maggior parte degli enzimi, infatti, non è attiva a temperature superiori a 40°C; gli scienziati stanno cercando di ovviare questo inconveniente utilizzando proteine ingegnerizzate per aumentare la stabilità degli enzimi in condizioni drastiche di produzione. 6. Tecnologie ibride Le tecnologie sopra descritte, che si basano quasi esclusivamente sul bagaglio di conoscenze inerenti cellule e molecole biologiche, hanno fornito un’ampia serie di 15 nuove opzioni. Oggi si stanno anche combinando le conoscenze dei processi biologici con i progressi della scienza e le innovazioni tecnologiche in altre discipline, che stanno portando alla creazione di una serie di nuove e sinergiche tecnologie. Tecnologia dei biosensori Questa tecnologia accoppia le conoscenze in campo biologico con i progressi della microelettronica. Un biosensore è costituito da un componente biologico, come una cellula o un anticorpo, legato ad un minuscolo trasduttore. I biosensori controllano congegni che si basano sulla specificità di cellule e molecole per identificare e determinare sostanze in concentrazioni estremamente basse. Quando la sostanza che interessa collide con il componente biologico, il trasduttore produce un segnale elettronico digitale proporzionale alla concentrazione della sostanza. I biosensori possono: - misurare il valore nutrizionale, la freschezza e la sicurezza degli alimenti, fornire le camere ospedaliere di emergenza di strumentazione atta alla valutazione dei componenti vitali del sangue, localizzare e determinare gli inquinanti ambientali. Tecnologia dei chips di DNA Deriva da un connubio tra l’industria di produzione dei semiconduttori e genetica molecolare; essa trasformerà l’analisi genetica poiché permetterà analizzare decine di migliaia di geni contemporaneamente in un singolo chip. processo di fabbricazione dei microchips e dei chips di DNA è simile, in linea principio, ma, invece di utilizzare raggi luminosi per incidere i circuiti al silicone, apparecchiature automatiche di fabbricazione dei chips di DNA operano attraverso deposizione di un insieme di frammenti di DNA su un vetrino. la di Il di le la La tecnologia del chip di DNA viene impiegata per: - rilevare mutazioni nei geni responsabili di malattie; monitorare l’attività di un gene; diagnosticare malattie infettive ed identificare il miglior trattamento antibiotico; identificare geni importanti per la produzione di colture; migliorare lo screening per i microorganismi utilizzati per la bonifica biologica dei siti inquinati. La tecnologia del chip di DNA risulterà fondamentale per convertire dati genetici grezzi ottenuti dal progetto sul genoma umano in prodotti utili. La sequenza del genoma umano, mentre rappresenta un rimarchevole risultato, fornisce solo la prima pietra miliare di una prossima rivoluzione in campo medico. La sequenza genica e la mappatura dei dati rappresentano un piccolo mezzo finché non si riuscirà a determinare l’attività dei vari geni. Questo campo di studio, noto come genomica funzionale, aiuta a tradurre i dati sull’identificazione dei geni e sulla sequenza del DNA in funzioni biologiche. 16 Qualsiasi studio sulla funzione dei geni è, in definitiva, uno studio di proteine. Ciascuna cellula produce migliaia di proteine, ognuna con una funzione specifica. Questa collezione di proteine in una cellula è nota come proteoma e, diversamente dal genoma, che è sempre lo stesso, indipendentemente dal tipo di cellula, il proteoma varia da un tipo di cellula al successivo. La scienza del proteoma tenta di identificare il profilo proteico di ciascuna cellula tipo, di determinare le differenze delle proteine tra cellule sane e malate e di scoprire non solo le funzioni specifiche delle proteine ma anche come queste interagiscono con altre proteine. Né la genomica funzionale, né la proteomica rappresentano un punto di arrivo per sé stesse. Il loro valore in campo medico risulterà nell’identificare obiettivi terapeutici specifici e fornire un aiuto a comprendere la complessa biochimica dei processi delle malattie. Tecnologia della bioinformatica Utilizza strumenti informatici forniti dalla rivoluzione tecnologica dell’informazione, quali software statistici, simulazioni grafiche e gestione di banche dati per organizzare ed analizzare informazioni sui sistemi biologici che, in campo biotecnologico, sono rappresentate da informazioni sulle cellule e sulle molecole biologiche. Utilizzando un altro prodotto della rivoluzione dell’informazione, Internet, si possono trasmettere queste informazioni in tutto il mondo. Le tecnologie descritte prima, da quella degli anticorpi monoclonali a quella dei chips di DNA, forniscono una quantità massiccia di informazioni, oltre a prodotti utili. Senza metodi per organizzare ed analizzare i dati grezzi, tuttavia, non saremmo in grado di trasformarli in conoscenze, di comprenderli e, da ultimo, di trasformarli in prodotti. La tecnologia bioinformatica fornisce questi strumenti e i metodi per organizzare, accedere, processare ed integrare i dati provenienti da fonti diverse, in maniera consistente. Questa uniformità, unita al linguaggio universale della vita a livello molecolare, favorisce la collaborazione internazionale tra scienziati che studiano piante, animali o microorganismi. La tecnologia bioinformatica ci aiuta a: - effettuare la mappatura del genoma ed identificare i geni; determinare la struttura delle proteine e simulare interazioni proteiche; scoprire nuovi obiettivi terapeutici e formulare medicine per detti obiettivi; valutare gli effetti di mutazioni virtuali nelle funzioni di un gene 17 TUTELA DELLA SALUTE Il settore della tutela della salute è anche quello che ha conosciuto le prime applicazioni e nel quale le biotecnologie hanno offerto, ad oggi, il contributo più significativo in termini di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Le biotecnologie, in questo ambito, utilizzano sostanze proprie del corpo umano, quali proteine, enzimi, anticorpi ed altre sostanze prodotte naturalmente per combattere infezioni e malattie; esse impiegano anche altri organismi viventi – cellule di piante e animali, virus e lieviti – per la produzione su larga scala di medicine per uso umano. Il settore della tutela della salute è anche quello che ha conosciuto le prime applicazioni e nel quale le biotecnologie hanno offerto, ad oggi, il contributo più significativo in termini di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. L’utilizzo delle biotecnologie, applicate alla ricerca su gravi e diffuse patologie, ha consentito non solo di creare nuove sostanze farmacologiche, ma anche di sviluppare nuove terapie e nuovi metodi diagnostici. La ricerca biotecnologica ha portato, infatti, all’identificazione di classi completamente nuove di farmaci, basati sulla comprensione della struttura e della funzione di geni e proteine. Vi sono quattro aree in campo medico in cui la biotecnologia viene utilizzata: farmaci, vaccini, diagnostici e terapia genica. 1. Farmaci Attualmente sono disponibili diversi farmaci biotecnologici per il trattamento di diverse affezioni, tra le quali anemia, diabete, fibrosi cistica, deficienze nella crescita, emofilia, epatite, rigetto nei trapianti, leucemia ed altri tipi di affezioni tumorali In campo oncologico la ricerca è stata indirizzata verso sostanze con una citotossicità (capacità di distruggere cellule) maggiore per le cellule tumorali che per le altre. 18 2. Vaccini Fino agli anni ’70 per la produzione di vaccini si utilizzavano forme attenuate o uccise di virus o batteri per introdurre antigeni nel corpo umano. Gli antigeni sono proteine situate sulla superficie dei virus che il sistema immunitario utilizza per identificare il patogeno. Il corpo umano, quindi, produce anticorpi che presentano resistenza alla malattia. Un vaccino biotecnologico consiste, invece, solamente dell’antigene e non del patogeno intero. Isolando gli antigeni e producendoli in laboratorio è possibile, poi, produrre vaccini più sicuri, con un maggior grado di purezza, esenti da contaminazioni con altri patogeni. 3. Diagnostici Si utilizzano anticorpi monoclonali che riconoscono in modo specifico le sostanze antigeniche (immunodiagnostica), sonde nucleotidiche in grado di riconoscere delle specifiche sequenze di DNA e l’”impronta molecolare” basata sull’identificazione di un quadro di parecchie frazioni di DNA ottenute con adatti trattamenti enzimatici 4. Terapia genica La terapia genica utilizza i geni stessi per trattare le malattie genetiche ereditarie. Nella terapia sostitutiva, un gene mancante o difettoso, può essere sostituito per compensare la causa genetica dell’affezione; alcune volte, invece, le cellule sono rimosse dal paziente, modificate per opporsi all’affezione e reinserite nel corpo; in altri casi, nuove cellule sono introdotte per produrre un necessario fattore cellulare di crescita o per attivare una benefica funzione cellulare. 5. Sviluppi futuri Senza dubbio la biotecnologia ha già ottenuto un significativo impatto nei confronti della diagnosi, della prevenzione e del trattamento delle malattie, ma, forse, il meglio deve ancora venire. Si sta entrando in una nuova era per le ricerche in campo medico e vi saranno nuovi progressi nella tutela della salute resi possibili dall’aumento esponenziale delle conoscenze sulla struttura e le funzioni dei geni. I progressi nelle conoscenze scientifiche porteranno sicuramente a nuovi e radicali approcci alla tutela della salute e la pratica medica subirà profondi cambiamenti, divenendo più comprensibile ed integrata, altamente individualizzata e più preventiva che curativa. Progressi rivoluzionari nella ricerca medica, nello sviluppo di prodotti e nella gestione delle affezioni saranno orientate dal rapido e correlato evolversi di discipline scientifiche quali la genomica e la proteomica. Queste aree di studio stanno mettendo in luce il preciso meccanismo che guida e dirige i processi biologici e stanno fornendo dettagliate informazioni sulle basi molecolari di complesse affezioni. Le conoscenze fornite da queste due aree possono servire come fondamenti per: 19 - tests predittivi per prevenire affezioni che richiedono specifici interventi; modifiche sostanziali nei processi per la scoperta, il controllo e lo sviluppo di nuovi farmaci; terapie che orientano e spesso correggono le cause biochimiche che sono alla base di una affezione piuttosto che alleviarne semplicemente i sintomi. Genomica La genomica rappresenta lo studio scientifico del genoma e del ruolo dei geni, individuali o collettivi, nel determinare la struttura, orientare lo sviluppo e controllare le funzioni biologiche. Può essere suddivisa in due branche, una strutturale e una funzionale. La genomica strutturale focalizza gli aspetti fisici del genoma e comprende la costruzione e lo studio di vari tipi di mappe del genoma e il sequenziamento su larga scala del DNA. Il Progetto sul Genoma Umano, avviato nel 1990 con lo scopo primario di determinare le sequenze del genoma umano, rappresenta una ricerca su grande scala nell’ambito della genomica strutturale. Altri progetti di genomica strutturale hanno permesso di avere la mappatura del genoma e la completa sequenza del DNA per molti microbi causa di malattie infettive. Oltre alla mappatura ed al sequenziamento genomico, l’obiettivo delle ricerche nell’ambito della genomica strutturale è rappresentato dalla scoperta, isolamento, localizzazione e caratterizzazione dei geni. Conoscendo l’identità, la locazione e la sequenza di certi geni, si possono ottenere prodotti utili per la diagnosi, il trattamento e la prevenzione di malattie, anche se precisi dettagli sulla funzione del gene restano sconosciuti. Ad esempio, i dati sulla sequenza possono rappresentare una base utile per sviluppare tests diagnostici per infezioni microbiche, malattie ereditarie e suscettibilità a sostanze tossiche presenti nell’ambiente. Inoltre, alcuni interventi terapeutici, quali la terapia genica e l’inibizione genetica antisenso, dipendono dalla identificazione del gene e dai dati sulla sequenza forniti dagli studi di genomica strutturale. Le sequenze microbiche del DNA possono anche essere usate per produrre vaccini DNA Tuttavia, l’enorme quantità di informazioni, così come i nuovi tests diagnostici, i farmaci e i vaccini ottenuti dalla genomica strutturale, rappresentano solo la punta di un iceberg nella tutela della salute. Le informazioni sulla sequenza genica dicono poco o nulla sul ruolo che il gene gioca per la salute e nella malattia e, molto raramente, l’identificazione del gene si traduce direttamente nell’identificazione di nuovi strumenti terapeutici. Per comprendere appieno un gene è necessario investigare la sua funzione: i tratti o le caratteristiche su cui influisce, le interazioni con altri geni, lo spettro di attività in condizioni diverse e cosa succede se non funziona. E’ questo il campo d’azione della genomica funzionale. Alcuni studi di questa area sono orientati sui tratti visibili e determinabili conferiti ad un organismo da un determinato gene. Speciali tecniche cancellano selettivamente geni individuali o ne sopprimono l’attività, e quindi si osservano gli effetti. Altri studi sono, invece, orientati sulle variazioni delle attività di un gene. 20 Ricerche si stanno effettuando sulla funzione delle cellule utilizzando chips con DNA per monitorare l’attività fluttuante dei geni, a differenti stadi di sviluppo e in differenti condizioni ambientali. Vengono utilizzate le medesime tecniche per identificare geni la cui attività è modificata in tessuti malati e investigare come nuovi farmaci possono intervenire sull’attività del gene. Per esempio, la valutazione delle modificazioni nell’attività di un gene, che si verificano quando le cellule cancerogene iniziano a proliferare, rivela i geni che stimolano la proliferazione cellulare e fornisce obiettivi chiari per l’intervento terapeutico. Sono anche state utilizzate informazioni sull’attività genetica di cellule sane per localizzare ed isolare geni in grado di produrre proteine di valore terapeutico. Proteomica La genomica funzionale viene impiegata per rispondere ad alcune domande in merito al ruolo dei geni, nel soggetto sano o malato, senza andare ad indagare nel mondo delle proteine. Tuttavia, il sentiero che porta dal gene alla malattia è pavimentato con proteine e, quindi, in ultima analisi, è necessario combinare la genomica funzionale con la proteomica per capire a fondo il meccanismo molecolare di una malattia. Inoltre, ciascuna proteina del sentiero è un potenziale obiettivo per interventi terapeutici così come un potenziale marker per diagnosticare una malattia a vari stadi del suo sviluppo. Il proteoma rappresenta la totalità delle proteine e la proteomica è indirizzata verso: - la catalogazione delle proteine prodotte da differenti tipi di cellule, in tempi diversi e sotto differenti condizioni (es.: soggetto sano o malato); la determinazione della sequenza aminoacidica delle proteine e di altri aspetti della composizione chimica che possono influire sulla sua funzione; la determinazione della funzione della proteina e della sua struttura tridimensionale; la valutazione di come una proteina interagisce con altre proteine, in caso di soggetto sano o di soggetto malato. La proteomica, inoltre, può essere utile nel settore dei farmaci in quanto: - è orientata strategicamente verso molecole specifiche per la scoperta, e sviluppo di farmaci; identifica farmaci sicuri ed efficaci ad uno stadio precoce del processo di ricerca; sviluppa tests di rilevazione per markers molecolari che indicano la comparsa di una malattia prima che cellule visibili subiscano modificazioni o appaiano i sintomi; identifica potenziali effetti collaterali di nuovi farmaci o di quelli esistenti; identifica il farmaco migliore per il tratta mento di una malattia all’interno di un sottogruppo di pazienti, permettendo, in questo modo, di individualizzare il trattamento. 21 FARMACI AUTORIZZATI OTTENUTI TRAMITE PROCEDIMENTI PROCEDIMENTI BIOTECNOLOGICI PINCIPIO ATTIVO HTLV-I/HTLVII EIA IMPIEGO TERAPEUTICO Rilevazione degli anticorpi HTLVI/HTLVII nel siero o plasma DATA DI AUTORIZZAZIONE Agosto 1997 Amphotericin B (complesso Trattamento delle infezioni fungine invasive i pazienti refrattari Novembre 1995 lipidico iniettabile o intolleranti alla Amphotericin B convenzionale Docosanol Trattamento topico delle infezioni recidive da herpes simplex Argatroban Anticoagulante per la profilassi o trattamento di trombosi in Luglio 2000 pazienti con trombocitopenia indotta da eparina Interferon gamma-1b Trattamento di granulomatosi cronica Dicembre 1990 Trattamento di gravi forme di osteopetrosi Febbraio 2000 Trattamento dell’infarto miocardico acuto Novembre 1987 Trattamento dell’embolia polmonare acuta massiva Giugno 1990 Alteplase ricombinante Luglio 2000 Trattamento di fatto ischemico acuto entro 3 ore dalla Giugno 1996 comparsa Adenosina deaminasi Trattamento di gravi affezioni combinate da immunodeficienza Marzo 1990 Albumina umana Trattamento dello shock ipovolemico; additivo in emodialisi; Gennaio 1986 impiego nelle procedure di bypass cardipolmonare Doxorubicina cloridrato in Terapia secondaria del sarcoma di Kaposi in pazienti affetti da Novembre 1995 formulazione liposomiale AIDS; Giugno 1999 Carcinoma metastatico delle ovaie in pazienti con affezioni refrattarie sia al paclitaxel che ai regimi chemioterapici a base di platino Etanercept Trattamento di moderata/media artrite reumatoide in pazienti Novembre 1998 non rispondenti o con risposta inadeguata ad uno o più antireumatici Trattamento della fase giovanile poliarticolare dell’artrite Maggio 1999 reumatoide Trattamento primario di moderata/media artrite reumatoide Giugno 2000 22 Vaccino ricombinante contro l’epatite B Trattamento dell’epatite B Settembre 1989 Trattamento di pazienti adulti con infezione cronica da epatite Agosto 1998 C Eritropoietina alfa Trattamento dell’anemia associata con insufficienza renale e Giugno 1989 dell'anemia in pazienti affetti da AIDS e trattati con Retrovir Utilizzazione anche in pediatria Fertinex Luglio 1999 Trattamento dell’infertilità femminile per stimolare l’ovulazione Agosto 1996 in donne con disturbi dell’ovulazione e in donne sottoposte a tecniche di fecondazione assistita Follitropina beta (ormone Trattamento dell’infertilità follicolo-stimolante ricombinante) Settembre 1997 Sermorelin Trattamento delle carenze di ormone della crescita nei Agosto 1995 bambini Novembre 1997 Trattamento delle carenze di ormone della crescita negli adulti Follitropina alfa Trattamento dell’infertilità non dovuta ad insufficienza ovarica Settembre 1998 primaria Trattamento dell’infertilità nell’uomo Giugno 2000 Fattore antiemofilico ricombinante (Fattore VIII) Trattamento dell’emofilia A Febbraio 1994 Trastuzumab Trattamento di pazienti con tumore metastatico al seno con Settembre 1998 abnorme produzione di proteina HER2 Hetastarch Sostituto volemico del plasma nel corso di operazioni Marzo 1999 chirurgiche Insulina umana ricombinante Trattamento del diabete Ottobre 1982 Fattore antiemofilico umano Trattamento e prevenzione degli episodi di sanguinamento in Aprile 1999 pazienti adulti con emofilia A; episodi spontanei o traumatici di (complesso) sanguinamento in casi gravi di sindrome di Willebrand in pazienti adulti e pediatrici e in casi moderati della stessa sindrome quando il trattamento con desmopressina risulta inadeguato Somatotropina ricombinante Trattamento delle carenze di ormone della crescita nei Agosto 1996 bambini Marzo 1997 Trattamento delle sindromi da deficienza di somatotropina negli adulti 23 Interferone alfa 1 Trattamento dell’epatite (HCV) in pazienti adulti con Ottobre 1997 insufficienza epatica compensata e che prersentano anticorpi anti-HCV nel siero e/o HCV RNA Trattamento successivo di pazienti con infezione da HCV e Dicembre 1999 che hanno tollerato una fase iniziale di terapia con interferone Eptifibatide iniettabile Trattamento di pazienti con sindrome coronarica acuta e Maggio 1998 angioplastica Insulina glargina Trattamento di pazienti adulti e pediatrici affetti da diabete di Aprile 2000 tipo 2 Cladribina Trattamento primario della tricoleucemia Marzo 1993 Betametasone Trattamento antinfiammatorio delle dermatosi Febbraio 1999 Gemtuzumab ozogamicina Trattamento della leucemia mieloide positiva acuta in pazienti Maggio 2000 con oltre 60 anni che non possono essere assoggettati a trattamento citotossico Tossina botulinica di tipo B Trattamento della distonia cervicale Oprelvekin Prevenzione della trombocitopenia grave chemioterapia in pazienti affetti da tumore Filgrastim Trattamento della neutropenia indotta da chemioterapia Dicembre 2000 indotta da Novembre 1997 Febbraio 1991 Trattamento della neutropenia a seguito di trapianto di midollo Giugno 1994 osseo Trattamento della neutropenia cronica grave Trattamento in caso di fallimento di midollo osseo Dicembre 1994 trapianto omologo di Dicembre 1995 Mobilizzazione di PBPCs a seguito di chemioterapia Aprile 1998 Trattamento della leucemia non linfocitica acuta Dicembre 1987 Trattamento del cancro della prostata refrattario agli ormoni Novembre 1996 Trattamento della sclerosi multipla secondaria progressiva Febbraio 2000 Clobetasol propionato (schiuma allo 0,5%) Trattamento a breve termine delle dermatosi cutanee moderate o di media gravità Maggio 2000 PEG-L-asparaginasi Trattamento della leucemia linfoblastica acuta in pazienti Febbraio 1999 sensibili alla L-asparaginasi Mitoxantrone cloridrato 24 Denileukina diftitox Trattamento di pazienti con persistenti o ricorrenti linfomi Febbraio 1999 cutanei delle cellule T, la cui parte maligna esprime il componente CD25 del recettore dell’interleukina 2 Muromonab-CD3 Trattamento del rigetto nei trapianti di rene Giugno 1986 Gonadotropina corionica umana ricombinante Trattamento dell’infertilità femminile Settembre 2000 Alitretinoin Trattamento topico di lesioni cutanee in pazienti con sarcoma Febbraio 1999 di Kaposi correlato ad AIDS Porfimer sodico Trattamento palliativo del cancro esofageo parzialmente o Novembre 1995 totalmente ostruttivo Repaglinide Trattamento del diabete di tipo 2 Diphteria CRM 197 protein Vaccino per bambini di 12-15 mesi per la prevenzione della Febbraio 2000 difterite Aldesleukin Trattamento del carcinoma renale Maggio 1992 Trattamento del melanoma metastatico Gennaio 1998 Dicembre 1997 Somatrem Trattamento della carenza di ormone della crescita nei Ottobre 1985 bambini Modafinil Per migliorare l’attenzione in pazienti sonnolenza diurna associata a narcolessia Dornase alfa ricombinante Trattamento della fibrosi cistica lieve o moderata Dicembre 1993 Trattamento della fibrosi cistica in fase avanzata Dicembre 1996 Trattamento pediatrico in bambini dai 3 mesi ai quattro anni Marzo 1998 con eccessiva Dicembre 1998 Lepirudin (rDNA) Trattamento anticoagulante in pazienti con trombocitopenia Marzo 1998 indotta da eparina associata ad affezioni tromboemboliche Becaplermin gel Fattore di crescita delle piastrine per il trattamento delle ulcere Dicembre 1997 diabetiche ai piedi Infliximab Trattamento a breve termine delle forme moderate o gravi del Agosto 1998 morbo di Crohn Trattamento dei pazienti rispondenti al metrotrexato con artrite reumatoide non Novembre 1999 25 Rituximab Trattamento di alcuni tipi di linfomi non Hodgkin Novembre 1997 Sevelamer cloridrato Riduzione del fosforo serico in pazienti con insufficienza Novembre 1998 renale all’ultimo stadio Riduzione del fosforo serico in pazienti emodialitici con Luglio 2000 insufficienza renale all’ultimo stadio Abciximab Riduzione delle complicazioni ematiche acute dovute a Dicembre 1994 coaguli in pazienti con angioplastica ad alto rischio Riduzione delle complicazioni ematiche acute dovute a Dicembre 1997 coaguli in pazienti da sottoporre ad intervento coronarico Immunoglobulina arricchita Prevenzione contro il virus respiratorio sinciziale in bambini al Gennaio 1996 in anticorpi contro il virus di sotto dei due anni con displasia broncopolmonare o respiratio sinciziale prematuri Trattamento della tricoleucemia Giugno 1986 Trattamento del sarcoma di Kaposi correlato all’AIDS Novembre 1988 Epatite C Novembre 1995 Fluoxetina cloridrato Trattamento delle turbe premestruali Luglio 2000 Basiliximab Prevenzione degli episodi acuti di rigetto nei soggetti Maggio 1998 sottoposti a trapianto di rene Palivizumab Prevenzione di gravi affezioni del tratto inferiore dell’apparato Giugno 1998 respiratorio causate dal virus respiratorio sinciziale in pazienti a rischio in età pediatrica Oseltamivir fosfato Trattamento dei più comuni ceppi di virus influenzali Ottobre 1999 nell’adulto Novembre 2000 Prevenzione dell’influenza negli adulti e nei ragazzi Dicembre 2000 Trattamento degli attacchi acuti di influenza in bambini con età superiore ad 1 anno Bexarotene Trattamento topico di lesioni cutanee in pazienti con linfoma Giugno 2000 cutaneo agli stadi iniziali Tenecteplase Trattamento dell’infarto miocardico acuto Giugno 2000 Arsenico triossido Trattamento della leucemia promielocitica acuta Settembre 2000 Interferone alfa-2a 26 Cidofovir iniettabile Trattamento delle retiniti da citomegalovirus in pazienti affetti Giugno 1996 da AIDS Verteporfin Aprile 2000 Trattamento delle forme umide della degenerazione maculare in pazienti anziani Fomivirsen sodico iniettabile Trattamento delle retiniti da citomegalovirus in pazienti con Agosto 1998 AIDS Colesevelam iniettabile Riduzione dei livelli di colesterolo LDL da solo o associato Maggio 2000 all’inibitore della HMG-CoA reduttasi in pazienti ipercolesterolemici Daclizumab Prevenzione del rigetto nel trapianto di reni Zonisamide Terapia coadiuvante nel trattamento delle crisi parziali di Marzo 2000 epilessia negli adulti Dicembre 1997 27 AGRICOLTURA In agricoltura il ricorso alle moderne biotecnologie permette di inserire nelle piante caratteristiche in grado di incrementare sensibilmente la produttività delle colture, di migliorare la qualità dei raccolti e le proprietà nutrizionali dei prodotti e di ridurre anche l’impatto ambientale dell’attività agricola. Gli agricoltori nel corso dei secoli hanno lavorato al miglioramento delle colture attraverso incroci e innesti e selezionando e seminando semi con caratteristiche sempre migliori, sia in termini di resa che di proprietà intrinseche e di resistenza alle malattie. Con queste tecniche e procedure essi hanno modificato il patrimonio genetico delle loro colture molto prima dell’avvento della moderna genetica. Gli strumenti a disposizione oggi permettono di selezionare i geni che producono determinati tratti e spostare questi ultimi da una pianta all’altra con un procedimento che risulta più preciso e selettivo di quello tradizionale. Il problema della fame nel modo Nel 1900 la popolazione mondiale era di circa 1,6 miliardi; oggi, all’inizio del nuovo secolo il numero è cresciuto fino a 6 miliardi e si stima che si arriverà a circa 10 miliardi entro il 2030. Attualmente il 70% della popolazione coltiva ciò che basta per la propria alimentazione, mentre si prevede che entro il 2025 la metà della popolazione vivrà in grandi città e si affiderà, per la propria alimentazione, alla rete di distribuzione commerciale. Alcune stime indicano che la quantità mondiale di alimenti dovrà raddoppiare nei prossimi 30 anni se si vuole tenere il passo con l’aumento della popolazione. Mentre i Paesi industrializzati producono un surplus di generi di prima necessità, come riso, mais e cereali, molti altri Paesi non sono autosufficienti spesso a causa di condizioni 28 climatiche e ambientali estremamente sfavorevoli che rendono difficile la coltivazione di colture tradizionali. I procedimenti biotecnologici possono rendere possibile l’acclimatazione del patrimonio genetico di una pianta in modo che essa possa crescere in aree con climi eccezionalmente caldi o freddi, secchi o umidi, con ciò rendendo autosufficienti, da un punto di vista dell’alimentazione, le popolazioni che vivono in tali aree. Se le aspettative verranno mantenute, l’impiego delle biotecnologie in agricoltura potrebbe portare ad un aumento delle rese, ad una notevole flessibilità nelle condizioni ambientali di crescita, ad un minor impiego di pesticidi e ad un miglioramento delle qualità nutrizionali degli alimenti derivati. Il problema ambientale Al di là di eventuali benefici sia di tipo agricolo che economico, le biotecnologie rappresentano una grande promessa nella potenziale capacità di aumentare la resa delle colture senza l’utilizzo di maggori quantità di pesticidi. Ad esempio, proteine che sono tossiche solo per alcuni insetti e prive di pericoli per altri tipi di animali o per l’uomo, sono prodotte dal Bacillus thuringiensis, o Bt, un organismo che si trova comunemente nel suolo. Trasferendo i geni che producono queste proteine in una pianta, si può rendere la pianta tossica per quegli insetti che normalmente si nutrono con essa. Questo fatto porta ad una riduzione dell’impiego di pesticidi. Altri prodotti derivati dalla moderna biotecologia, quali, ad esempio, la pasta di legno modificata impiegata nella produzione della carta, richiedono l’utilizzazione di minori quantitativi di acqua o di altre risorse naturali e producono meno rifiuti nel corso del ciclo produttivo, ottenendo, poi, un materiale di qualità migliore Gli incroci e le ibridizzazioni L’agricoltura tradizionale, per secoli, ha impiegato queste due tecniche per cercare di migliorare la qualità e la resa delle colture e per superare gli ostacoli naturali posti dai virus e dalle infestazioni. Le due tecniche comportano la riproduzione controllata delle piante con le caratteristiche desiderate (o con assenza di caratteristiche indesiderati) per produrre generazioni successive che presentino i tratti migliori degli organismi progenitori. Nel mondo d’oggi, praticamente tutte le piante (e anche gli animali) prodotte per l’impiego in alimentazione derivano da incroci e ibridizzazioni; sfortunatamente queste tecniche sono spesso costose, richiedono molto tempo, risultano poco efficienti e sono soggette a delle limitazioni pratiche. Ad esempio, produrre mais con resistenza naturale a certi insetti può comportare, nel caso sia possibile, dozzine di generazioni da incroci tradizionali. Inoltre, alcuni degli altri metodi per poter ottenere una crescita normale di una pianta (controllo dei virus, degli insetti, delle infestanti, ecc.)possono essere adottati solo utilizzando pesticidi chimici che possono provocare danni all’ambiente circostante. Utilizzando le biotecnologie si può seguire un’altra via: prendere il gene responsabile della produzione di una sostanza che produce un battere specificatamente tossico per certi 29 insetti e trasferirlo su una pianta. Le cellule della pianta acquisiscono la nuova informazione genetica come propria e producono, a loro volta, la proteina che protegge la pianta dall’insetto senza la necessità dell’impiego di pesticidi chimici. Biopesticidi I biopesticidi si basano sull’impiego di agenti naturali come microorganismi e composti a base di acidi grassi. Essi sono tossici per specifici infestanti ma non per l’uomo, gli animali, i pesci, gli uccelli o insetti benefici; inoltre, possono controllare anche infestanti che abbiano sviluppato resistenza a pesticidi convenzionali. Uno dei più comuni microorganismi utilizzati come biopesticidi è il Bt. Diverse proteine del Bt sono letali per alcune specie di insetti e, pertanto, utilizzando il Bt nelle formulazioni di pesticidi si possono eliminare insetti bersaglio senza l’impiego di pesticidi chimici. E’ anche possibile utilizzare i ferormoni, sostanze naturali che gli insetti producono per attrarre l'altro sesso. Nell’impiego come pesticidi i ferormoni sono utilizzati per attrarre gli insetti lontano dalle piante. Tolleranza agli erbicidi Le condizioni di coltivazione buone per determinate colture possono anche favorire lo sviluppo di erbe infestanti che possono ridurre la resa della coltura ed è per questo motivo che sulla coltura vengono irrorati erbicidi, spesso più volte durante il ciclo di crescita, con costi elevati e possibili problemi per l’ambiente, oltreché con diminuzione della resa del prodotto.. Utilizzando le biotecnologie è possibile rendere la coltura resistente ad uno specifico erbicida (ad esempio glifosate o glufosinate) in modo che spruzzandolo esso possa uccidere solo le erbe infestanti, ma non avere effetti sulla coltura. Resistenza agli insetti Siamo in condizioni, oggi di trasferire le informazioni genetiche di un dato battere, quale ad esempio il Bt, letale solo per uno specifico insetto, ma non per l’uomo o gli animali, in piante sulle quali l’insetto si alimenta. Pertanto, la pianta che una volta era fonte di alimentazione per l’insetto, diventa il suo assassino. Questo processo, che non comporta problemi per l’uomo, riduce la necessità di irrorare le colture con pesticidi chimici per controllare le infestazioni. Sono anche allo studio prodotti in grado di controllare gli insetti al pari dei comuni insetticidi chimici, riducendo, quindi, l’impiego di questi ultimi. La regolamentazione 30 Unione Europea Poiché combinando specifici geni dal donatore alla pianta ospite non si altera la struttura di base della pianta ospite, il risultato della modificazione genetica è prevedibile e può essere attentamente controllata. La politica regolatoria in questa materia, che negli Stati Uniti d’America si è andata sviluppando a partire dal 1986, in Europa ha preso l’avvio nel 1990 con la direttiva 90/220/CEE sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati (OGM). Tale direttiva sarà sostituita dalla direttiva 2001/18/CE del 12 marzo 2001 che entrerà in vigore dal 18 ottobre 2002 e che risulta più aderente alle attuali conoscenze scientifiche ed al progresso tecnologico Secondo la direttiva 90/220/CEE, il termine “rilascio deliberato” copre sia i rilasci di OGM a scopo di ricerca e sviluppo che l’immissione sul mercato nel territorio dell’U.E. di prodotti contenenti o costituiti da OGM. Con il termine “immissione sul mercato” si intende, invece, la messa a disposizione del prodotto per la vendita o per l’impiego da parte di terzi. La direttiva prevede che siano presentate domande separate e che si attuino procedure diverse per il rilascio delle autorizzazioni a scopo di ricerca e sviluppo o per l’immissione sul mercato. Le emissioni a scopo di ricerca e sviluppo avvengono, di solito, su piccola scala e rappresentano una fase essenziale nello sviluppo di un nuovo prodotto poiché i tests preliminari in laboratorio o in serre non sono adeguati a valutare le caratteristiche dei prodotti in rapporto al loro impatto ambientale. I rilasci proposti sono valutati individualmente e lo sviluppo del prodotto stesso deve procedere per fasi successive, ad esempio attraverso un parere positivo per ciascuna fase per quanto attiene la protezione della salute e dell’ambiente. Inoltre, la direttiva è stata emanata anche con lo scopo di armonizzare la legislazione, i regolamenti e le procedure amministrative nei singoli Stati membri dell’U.E .in modo da dare piena attuazione ai requisiti per il mercato interno. Italia La direttiva 90/220/CEE è stata recepita nell’ordinamento legislativo nazionale con il decreto legislativo 3 marzo 1993, n. 92, e il Ministero della salute rappresenta l’Autorità competente per la materia, cioè l’Autorità responsabile per l’attuazione amministrativa della legislazione a livello nazionale e per i rapporti con l’Unione Europea. Tuttavia, alcune funzioni della direttiva sono riferite a fattispecie che, da ultimo, richiedono decisioni da adottare a livello del Consiglio dei Ministri dell’ambiente, quali, ad esempio, i casi in cui le Autorità competenti degli Stati membri non raggiungono l’accordo per l’immissione sul mercato di OGM La legislazione nazionale, inter alia: 31 - traspone i requisiti della direttiva nella legislazione nazionale designa il Ministero della salute come Autorità competente introduce un sistema di controllo per i rilasci deliberati a scopo di ricerca e svilupp introduce procedure per la valutazione delle notifiche per il rilascio dell’autorizzazione all’immissione sul mercato di prodotti GM stabilisce delle sanzioni per coloro che non ottemperano alle condizioni previste dalla normativa vigente dà mandato al Ministero della salute di istituire una Commissione interministeriale per la valutazione delle notifiche. Sulla base della normativa vigente nessun rilascio deliberato di OGM può essere attuato in Italia senza che sia stato emanata la relativa autorizzazione da parte del Ministero della salute, sulla base dei requisiti sottospecificati: - - in caso di rilascio a scopo di ricerca e sviluppo devono essere seguite le procedure previste nel titolo II del decreto egislativo 3 marzo 1993, n. 92, in caso di richiesta di immissione sul mercato di un prodotto contenente OGM (ad esclusione dei prodotti per l’alimentazione umana) devono essere seguite le procedure previste dal Titolo III del decreto legislativo 3 marzo 1993, n. 92, o della parte C della direttiva 90/220/CEE a seconda che l’Italia rappresenti il Paese rapporteur o meno, in caso di prodotti destinati all’alimentazione umana contenenti OGM o fabbricati utilizzando tecniche di modificazione genetica, il relativo assenso può essere ottenuto seguendo le procedure previste dal Regolamento (CE) 258/97 sui nuovi alimenti e per il quale è sempre il Ministero della salute a rappresentare l’Autorità competente. L’autorizzazione all’immissione sul mercato di un prodotto a base di o contenente OGM può essere rilasciata, ai sensi del D.L.vo 3 marzo 1993, n. 92, o della direttiva 90/220/CEE, solo dopo che sia stata completata con esito favorevole la fase di ricerca e sviluppo e sia stata condotta una valutazione del rischio secondo quanto previsto dal medesimo D.L.vo. Le procedure per la commercializzazione dei prodotti si sviluppano sia a livello comunitario che a livello nazionale, dal momento che l’autorizzazione rilasciata dall’Autorità competente in uno Stato membro è valida per l’intera U. E. previa conferma da parte delle Autorità competenti di tutti gli altri Stati membri; in caso contrario deve essere applicata la procedura che coinvolge, da ultimo, il Consiglio dei Ministri dell’U.E. Valutazione del rischio Tutti i requisiti regolatori relativi al rilascio di OGM sono basati sulla valutazione del rischio ad esso correlato. Tale valutazione è obbligatoria, deve essere condotta dal notificante e prendere in considerazione gli eventuali effetti per la salute umana e per l’ambiente. I dati presentati, la loro valutazione e la valutazione della bibliografia internazionale al riguardo da parte dell’Autorità competente rappresentano gli elementi fondamentali di giudizio, da un punto di vista della sicurezza, di una notifica di rilascio deliberato. La valutazione del rischio, di solito, procede attraverso le seguenti fasi: 32 1. 2. 3. 4. 5. identificazione dei rischi correlati con l’OGM valutazione dell’ambiente in cui verrà rilasciato l’OGM e condizioni previste per il rilascio; stima della probabilità che ciascun tipo di pericolo sia attuale e delle relative conseguenze; utilizzazione dei dati della fase 2 per valutare il rischio associato a ciascuna situazione di pericolo valutazione delle situazioni di pericolo che possono causare un rischio; se quest’ultimo non è ad un livello accettabile, modificazione del suo impatto agendo sulle condizioni di rilascio dell’OGM e ripetizione delle fasi di cui ai punti2 e 3. considerazione del rischio di ciascuna fase e valutazione del rischio complessivo per la salute umana e per l’ambiente. Qualora si evinca uno specifico rischio o un grado di incertezza, dovranno essere attuate appropriate procedure di gestione del rischio per prevenire effetti dannosi per la popolazione o per l’ambiente. Nel caso in cui le procedure di gestione del rischio non risultino in grado di proteggere la salute umana e l'ambiente, l'Autorità competente dovrà negare l’autorizzazione al rilascio. La modifica della direttiva 90/220/CEE, attuata con la direttiva 2001/18/CE, comprende delle misure per rafforzare notevolmente il processo di valutazione del rischio prevedendo espliciti requisiti per un approccio comune da seguire in ciascun caso; questo approccio è contenuto in un allegato che riflette le linee guida internazionali correlate al problema della sicurezza in campo biotecnologico. Argomentazioni pubblica tecnico-scientifiche correlate alle preoccupazioni dell’opinione Sulla base dell’esperienza maturata dalla pratica applicazione della normativa vigente, sono stati identificati alcuni punti chiave, di ordine tecnico-scientifico, che sono di corrente preoccupazione per l’opinione pubblica in rapporto al rilascio deliberato nell’ambiente di OGM: (a) impiego di geni resistenti agli antibiotici come markers per identificare organismi geneticamente modificati; le preoccupazioni sono correlate con: - possibilità di interferenza con l’impiego di antibiotici utilizzati in medicina umana o veterinaria, ad es. l’ampicillina - possibilità teorica del trasferimento dei geni antibiotico-resistenti dalle piante geneticamente modificate ai microorganismi del suolo, aumentando in tal modo, nell’ambiente, il numero di microorganismi resistenti agli antibiotici, e possibilità di trasferimento dei geni antibioticoresistenti ad altri organismi (non del suolo) inclusi i microorganismi - possibilità che geni antibiotico-resistenti siano trasferiti (accidentalmente o in altro modo) in organismi che risultano patogeni per l’uomo, per gli animali o per le piante, il che potrebbe compromettere gli effetti di una terapia antibiotica 33 - (b) (c) (d) reale necessità dell’impiego di tali geni e, in caso essi siano impiegati, possibilità di eliminarli una volta che abbiano esplicato la loro funzione primaria. rilascio di piante che sono state geneticamente modificate per renderle resistenti ad uno specifico erbicida: le preoccupazioni sono correlate con - la possibilità che i semi dispersi durante il raccolto possano crescere come erbe infestanti in futuri raccolti e che, al di là di rappresentare una seccatura, potrebbero essere difficili da controllare. Il problema si esacerberebbe se un susseguente raccolto presentasse la resistenza allo stesso erbicida (es.: attraverso modificazione genetica) sebbene ciò si possa ridurre mediante rotazione delle coltivazioni; - la possibilità che colture resistenti all’erbicida possano portare alla disseminazione della resistenza ad altre colture e/o a erbe infestanti di specie correlate o selvagge, o che il trasferimento di gene tra piante con resistenza a differenti erbicidi possa portare a piante, incluse le erbacce, che sviluppano resistenza multipla creando così serie difficoltà per il controllo; − una commercializzazione di colture resistenti all’erbicida che possa portare ad un incremento e/o ad un maggior uso indiscriminato di specifici erbicidi con associati rischi ambientali; − la possibilità di creare nuovi metaboliti e residui; − le implicazioni derivanti dalla resistenza a specifici erbicidi per gli erbicidi utili normalmente disponibili; − la possibilità che questo settore possa contribuire potenzialmente ad un continuo impiego e ad una dipendenza dai prodotti chimici per il controllo delle erbe infestanti. rilascio di piante con inserito il gene della tossina Bt con lo scopo di renderle resistenti a specifici insetti: le preoccupazioni sono correlate con: − la possibilità dello sviluppo di resistenza al gene della tossina Bt in specie bersaglio da raccolti geneticamente modificati ed il conseguente mancato utilizzo di validi pesticidi naturali; − il possibile effetto correlato all’espressione delle tossine Bt in tutte le parti delle piante geneticamente modificate. preoccupazioni di tipo tossicologico e allergenico che comprendono: − la possibilità che i geni introdotti possano avere proprietà tossiche o possano portare alla produzione di tossine nell’OGM; − l’involontaria riattivazione di vie metaboliche inattive per le sostanze tossiche nella pianta; 34 − la possibilità che il o i geni introdotti possano modificare le proprietà allergeniche di piante coltivate destinate ad usi alimentari in campo umano o veterinario, o di sostanze naturali quale il polline. 35 PRODOTTI TRANSGENICI AUTORIZZATI NEL TERRITORIO DELL’UNIONE EUROPEA PRODOTTO Tabacco CARATTERISTICA INSERITA Tolleranza agli erbicidi IMPIEGHI AUTORIZZATI Immissione sul mercato DATA DI AUTORIZZAZIONE Giugno 1994 Colza semi maschio Tolleranza agli erbicidi sterili Febbraio 1996 Coltivazione per ottenere semi No in alimentazione umana o veterinaria Soia semi Tolleranza agli erbicidi Manipolazione nell’ambiente Aprile 1996 durante l’importazione nonché prima e durante la trasformazione in frazioni non vitali Cicoria maschio sterile Tolleranza agli erbicidi Scopi riproduttivi Mais Bt-176 Tolleranza agli erbicidi e Immissione in commercio, in Gennaio 1997 particolare per alimentazione resistenza agli insetti umana ed animale Colza semi maschio Tolleranza agli erbicidi sterili Maggio 1996 Coltivazione e manipolazione Giugno 1997 nell’ambiente prima e durante la trasformazione in frazioni non vitali Garofano Introduzione dei geni dfr Immissione in commercio e hfl al fine di modificare la colorazione dei fiori Colza primaverile semi Tolleranza agli erbicidi Manipolazione nell’ambiente Aprile 1998 durante l’importazione nonché prima e durante l’immagazzinamento e la trasformazione Mais T-25 Tolleranza agli erbicidi Immissione in commercio Aprile 1998 Mais MON-810 Resistenza agli insetti Immissione in commercio Aprile 1998 Dicembre 1997 36 Mais Bt-11 Tolleranza agli erbicidi e Importazione e trasformazione con Aprile 1998 resistenza agli insetti esclusione della coltivazione Garofano Inserimento del gene acc Immissione in commercio al fine di aumentare la durata della fioritura nei vasi Ottobre 1998 Garofano Inserimento dei geni dfr e Immissione in commercio bp40 al fine di modificare la colorazione dei fiori Ottobre 1998 37 PODOTTI TRANSGENICI IN FASE DI SPERIMENTAZIONE A LIVELLO MONDIALE PRODOTTO CARATTERISTICHE IN STUDIO Cotone Tolleranza agli erbicidi; resistenza agli insetti Patata Modifica del contenuto in amido; resistenza agli insetti; tolleranza agli erbicidi Mela Resistenza agli insetti Banana Resistenza agli attacchi fungini Riso Tolleranza agli erbicidi; aumento del contenuto in vitamina A e vitamina E Fragola Tolleranza agli erbicidi; resistenza agli attacchi fungini Lattuga Tolleranza agli erbicidi Barbabietola da zucchero Tolleranza agli erbicidi Grano Tolleranza agli erbicidi Pomodoro Miglioramento della conservabilità (da 10 a 40 giorni) e delle caratteristiche organolettiche Girasole Produzione di olio con minor contenuto di acidi grassi e miglioramento della stabilità in rapporto alla temperatura di conservazione Arachidi Produzione di frutti con elevato contenuto di acido oleico e, quindi, migliore conservabilità dei prodotti derivati 38 DATI STATISTICI SULLE COLTIVAZIONI TRANSGENICHE A LIVELLO MONDIALE (Rif.: Clive James: “Global Review of Commercialized Transgenic Crops: 2001” ISAAA Brief N° 24-2001 Ithaca, N.Y.) Area globale coltivata (in milioni di ettari)nei Paesi industrializzati ed in quelli in via di sviluppo tra il 1996 e il 2001 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Paesi industrializzati 2 9,5 23 32,4 34,1 37,9 Paesi in via di sviluppo 0,5 1,5 4,5 7,5 10,1 14,7 Area globale coltivata (in milioni di ettari) tra il 1997 ed il 2001 in rapporto ai principali tipi di coltura COLTURA 1997 1998 1999 2000 2001 Soia semi 5,2 14,5 21,6 25,8 33,3 Mais 4,0 7,9 11,1 10,3 9,8 Cotone 2,0 2,5 3,7 5,3 6,8 Colza 1,9 2,6 3,4 2,8 5,7 39 Area globale coltivata (in milioni di ettari) suddivisa per Paesi nel triennio 1999-2001 PAESE 1999 % 2000 % 2001 % USA 28,7 72 30,3 68 35,7 68 Argentina 6,7 17 10.0 23 11,8 23 Canada 4,0 10 3,0 7 3,2 6 Cina 0,3 1 0,5 1 1,5 3 Sud Africa 0,1 <1 0,2 <1 0,2 <1 Australia 0,1 <1 0,2 <1 0,2 <1 Romania <0,1 <1 <0,1 <1 <0,1 <1 Messico <0,1 <1 <0,1 <1 <0,1 <1 Bulgaria -- -- <0,1 <1 <0,1 <1 Spagna <0,1 <1 <0,1 <1 <0,1 <1 Germania -- -- <0,1 <1 <0,1 <1 Francia <0,1 <1 <0,1 <1 -- <1 Portogallo <0,1 <1 -- -- -- -- Ukraina <0,1 <1 -- -- -- -- Uruguay -- -- <0,1 <1 <0,1 <1 TOTALE 39,9 100 44,2 100 52,6 100 40 Area globale coltivata (in milioni di ettari) suddivisa per coltura nel triennio 1999-2001 COLTURA 1999 % 2000 % 2001 % Soia semi 21,6 54 25,8 58 33,3 63 Mais 11,1 28 10,3 23 9,8 19 Cotone 3,7 9 5,3 12 6,8 13 Colza 3,4 9 2,8 7 2,7 5 Patata <0,1 <1 <0,1 <1 <0,1 <1 Zucchino <0,1 <1 <0,1 <1 <0,1 <1 Papaya <0,1 <1 <0,1 <1 <0,1 <1 TOTALE 39,9 100 44,2 100 52,6 100 Area globale coltivata (in milioni di ettari) tra il 1995 ed il 2001 in rapporto ai tratti inseriti TRATTO INSERITO 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 Tolleranza agli erbicidi 0,3 1,3 6,5 20 28,1 32,7 43,6 Resistenza agli insetti 0,2 1,2 4,5 7 8,9 8,3 7,8 Tolleranza agli erbicidi e resistenza agli insetti 0 0 0 0,5 2,9 3,2 4,2 41 Area globale coltivata (in milioni di ettari) suddivisa per tratti inseriti nel triennio 1999-2001 TRATTO INSERITO 1999 % 2000 % 2001 % Tolleranza agli erbicidi 28,1 71 32,7 74 40,6 77 Resistenza agli insetti 8,9 22 8,3 19 7,8 15 Tolleranza agli erbicidi e resistenza agli insetti 2,9 7 3,2 7 4,2 8 Resistenza ai virus /Altro <0,1 <1 <0,1 <1 <0,1 <1 TOTALE 39,9 100 44,2 100 52,6 100 Percentuale di area coltivata con colture transgeniche rispetto all’area globale coltivata (in milioni di ettari) con le principali colture COLTURA AREA GLOBALE COLTIVATA AREA TRANSGENICA COLTIVATA PERCENTUALE DI AREA TRANSGENICA Soia semi 72 33,3 46 Cotone 34 6,8 20 Colza 25 2,8 11 Mais 140 9,7 7 TOTALE 271 56,2 20 42 APPLICAZIONI INDUSTRIALI Le tecniche della moderna biologia molecolare vengono utilizzate, a livello industriale, per ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi e per rendere questi ultimi più efficienti, specialmente nei settori della detergenza, del tessile e della carta. E’ prevedibile che la biotecnologia sarà in grado di trasformare il settore industriale in maniera altrettanto significativa quanto quello farmaceutico, contribuendo, con ciò, all’attuazione di una sostenibilità ambientale, cioè all’utilizzo di tecnologie pulite al fine di ridurre i livelli di inquinamento dell’ambiente e di spreco delle risorse naturali. Negli ultimi anni i responsabili delle politiche di settore, i privati cittadini e gli altri attori interessati hanno mostrato una sempre maggiore attenzione alla problematica dello sviluppo sostenibile e questo fatto ha portato allo sviluppo di tecnologie biologiche che hanno permesso la sostituzione, nei processi produttivi, di sostanze chimiche pericolose per la salute e per l’ambiente con altre sostanze biodegradabili, favorendo in tal modo anche il successivo smaltimento dei rifiuti (ad esempio, gli enzimi proteasici possono sostituire i fosfati nei prodotti detergenti). Ogni modifica dei processi produttivi volta ad una produzione “più pulita” e “più efficiente” rappresenta un passo avanti verso la sostenibilità. In parole povere, la sostenibilità, a livello industriale, sta ad indicare l’utilizzazione, nei processi produttivi, di tecnologie e know-how atti a ridurre i materiali e l’energia necessari, ad ottimizzare le risorse rinnovabili, a minimizzare i rifiuti inquinanti o, comunque, tossici, a produrre manufatti riciclabili o biodegradabili. Per decenni una delle più importanti fonti di energia e di materie prime per i processi produttivi è stato il petrolio; però esso rappresenta una fonte non rinnovabile e produce inquinamento e rifiuti solidi. Le biotecnologie, oggi, indicano una via da seguire per ridurre questo fenomeno; infatti, attraverso esse l’impiego di rifiuti solidi rinnovabili, basati sull’impiego di biomasse, 43 potrà aumentare, comportando due notevoli vantaggi per l’ambiente, rispetto all’impiego di processi produttivi che utilizzino il petrolio: maggiore “pulizia” e minore quantità di rifiuti. Le biotecnologie potranno avere anche un impatto su due risorse energetiche utilizzate nei processi produttivi: i combustibili fossili e quelli derivati dall’impiego di biomasse. Nel caso dei combustibili fossili potrà essere ridotto il contenuto in zolfo, riducendo in tal modo il potenziale inquinante, mentre, per i combustibili da biomasse i vantaggi per l’ambiente sono quelli già detti prima. Biocatalizzatori Molti dei processi industriali utilizzano catalizzatori (di norma sono metalli o leghe o, in qualche caso, particolari composti chimici) per favorire il verificarsi di opportune reazioni chimiche. I biocatalizzatori hanno la stessa funzione e, per lo più, sono rappresentati da enzimi. Attraverso procedimenti biotecnologici, gli enzimi necessari possono essere prodotti in quantità industriali mediante fermentazione o utilizzando microorganismi geneticamente modificati. Gli enzimi sono individuati mediante la o le sostanze su cui agiscono; ad esempio, le proteasi agiscono, scindendole, sulle proteine, le lipasi agiscono sugli acidi grassi o sugli oli, le amilasi riducono gli amidi in zuccheri. Attraverso procedimenti di tipo biotecnologico è possibile modificare la specificità del substrato degli enzimi, aumentarne le proprietà catalitiche o ampliare la gamma di condizioni entro le quali essi possono esplicare la loro azione al fine di renderli maggiormente compatibili con i processi su cui devono intervenire. Le biotecnologie offrono anche la prospettiva di sostituire i polimeri derivati dal petrolio con polimeri di natura biologica. Il cotone geneticamente modificato attraverso un gene batterico produce una sostanza poliestere-simile che risulta biodegradabile e ha la medesima trama del cotone naturale, ma risulta più caldo; attraverso modificazioni genetiche sia di piante che di microorganismi è possibile produrre il poliidrossibutirrato, una materia prima per la produzione di materiali plastici biodegradabili.. 44 ESEMPI DI APPLICAZIONI INDUSTRIALI DEGLI ENZIMI ENZIMA ORIGINE CAMPO DI APPLICAZIONE Carboidrasi α-amilasi α-amilasi batterica (es. Bacillus Industria tessile, detergenti per subtilis), α-amilasi fungina (es. biancheria e stoviglie, sciroppi a Aspergillus niger), α-amilasi alcalina base di amido, alimentazione animale, industria della carta β-amilasi Da alcuni ceppi di Bacillus Glucoamilasi Aspergillus Endomyces β-gluconasi eso-β-1,4-gluconasi endo-β-1,4-gluconasi Destranasi Da diversi microorganismi Leuconostoc mesenteriodes Pullulanasi Klebsiella aerogenes, Bacillus Agente antimuffa per alimenti cotti acidipulllyticus, Bacillus subtilis Pentosanasi/Xilanasi Thermomyces lanuginosus, Penicillum simplicissimum Produzione di succhi di produzione di polpa di legno frutta, Lattasi Kluyveromyces lactis, Aspergillus Eliminazione del lattosio oryzae, alimenti lattiero-caseari dagli niger, Industria della birra, sciroppo di maltosio Rhizopus, Produzione di sciroppi di destrosio e fruttosio Industria della birra (es. Idrolisi dei destano polisaccaridi e del 45 Proteasi Proteasi alcalina Bacillus subtilis, licheniformis Bromelaina Stelo di ananas Industria alimentare Pepsina Stomaco dei bovini o dei porcini Produzione di formaggi Aminopeptidasi Lactococcus lactis Industria dell’alimentazione umana e animale Subtilisina Bacillus subtilis var. Bacillus licheniformis Bacillus Industria dei detergenti, del cuoio e delle pelli Peptidasi Carlsberg, Risoluzione delle chiralità Amidasi Glutaminasi Bacillus, Aspergillus Lisozima Albume d’uovo, Saccharomyces Germicida per l’industria casearia cerevisiae, Pichia pastoris Penicillinacilasi Bacillus coli Conversione glutamato della glutamina in megaterium, Escherichia Sintesi chimiche Ossidoreduttasi Alcool deidrogenasi Saccharomyces cerevisiae, Thermoanarobium brockii Sintesi chirali Aminoacidi ossidasi Reni di maiali, veleno di serpente Risoluzione chirali di racemiche di aminoacidi Cloroperossidasi Alghe, batteri, funghi, tessuti di Sintesi di steroidi mammiferi Perossidasi Rafano miscele Candeggiante per lavanderie nell’industria della cellulosa e 46 ALTRI IMPIEGHI DELLE BIOTECNOLOGIE AMBIENTE La maggior parte delle applicazioni ambientali delle biotecnologie richiede l’impiego di microorganismi (batteri, funghi, ecc.) che normalmente si trovano in natura e che permettono di identificare e degradare i rifiuti tossici dei processi produttivi prima della loro dispersione nell’ambiente. Alcuni sistemi avanzati che utilizzano microorganismi geneticamente modificati sono in fase di sperimentazione nei settori del trattamento dei rifiuti e della prevenzione dell’inquinamento soprattutto per eliminare materiali difficilmente biodegradabili, riducendo, in tal modo, il ricorso a metodi convenzionali, ma più inquinanti, quali l’incenerimento o l’utilizzo di discariche. Le principali metodologie su cui ci si basa sono di due tipi: l’aggiunta nelle discariche di “nutrienti” per stimolare l’attività dei batteri già presenti nel suolo o l’aggiunta di nuovi batteri. I batteri, quindi, attaccano i rifiuti tossici e li trasformano in sostanze non pericolose; dopo aver agito, essi si estinguono completamente, oppure ritornano ad un livello di popolazione normale per l’ambiente. Alcune volte può verificarsi che il prodotto derivato dall’azione batterica sia un prodotto utile; il metano, per esempio, può essere ottenuto da un tipo di battere che degrada i rifiuti liquidi contenenti zolfo derivanti dall’industria della carta. TUTELA DEGLI ANIMALI 47 In questo settore le biotecnologie sono utilizzate soprattutto per produrre nuovi medicamenti, inclusi i vaccini, per animali domestici e da compagnia. Altre utilizzazione comprendono mappature del DNA per lo studio delle affinità di specie e per valutare se popolazioni animali a rischio sono minacciate di estinzione da eccessivi incroci. Inoltre, il controllo del DNA di singoli animali può essere utile per determinare se gli essi costituiscono una specie distinta o una variazione geografica di un’altra specie.; ad esempio tale controllo è impiegato per monitorare la vendita, sul mercato internazionale, di caviale proveniente da specie di storioni in via di estinzione. AMBIENTE MARINO Utilizzando tecniche biotecnologiche , tra le quali l’ingegneria genetica o la biologia molecolare, è possibile studiare la crescita e lo sviluppo di pesci e di altri organismi acquatici e controllarne le caratteristiche quali la rapidità dello sviluppo, la resistenza alle malattie o a condizioni ambientali sfavorevoli. Le stesse tecniche possono anche essere impiegate per reintegrare specie in estinzione o per ridurre la crescita di organismi dannosi e limitare gli effetti di una sovrappopolazione di pesci con conseguente deterioramento dell’ambiente in cui vivono. Un’ulteriore applicazione, considerando che le acque coprono i tre quarti della superficie terrestre, riguarda lo sfruttamento del “potenziale” marino per la produzione di nuovi prodotti farmaceutici e diagnostici, nonché di prodotti industriali e processi produttivi maggiormente compatibili con l’ambiente. SPAZIO I programmi in questo settore si sono orientati, fondamentalmente, sull’applicazione dell’ingegneria e della tecnologia per condurre ricerche sulla materia vivente in condizioni di microgravità. Tre sono i filoni di ricerca su cui si sta operando, lo sviluppo della struttura cristallina delle proteine, la coltura di cellule di mammifero e la coltura di tessuti . Il corpo umano contiene più di 300.000 proteine che assicurano il corretto funzionamento delle funzioni essenziali per la vita. Poiché, però, si conosce l’esatta struttura solo per circa l’1% di esse, essere in grado di migliorare le conoscenze al riguardo significa poter intervenire sulle loro funzioni in modo da migliorare lo stato di salute degli esseri viventi. Poiché i cristalli delle proteine si sviluppano molto più facilmente e con minori difetti nello spazio, in condizioni di microgravità, piuttosto che sulla terra, lo studio della loro complicata struttura attraverso bombardamento con raggi X nel corso dei voli spaziali, dovrebbe permettere di evidenziare la posizione di ciascun atomo, facilitando, in tal modo, la progettazione di farmaci maggiormente orientati verso la cura di specifiche affezioni. Alcune delle proteine che si stanno studiando sono collegate ad affezioni quali AIDS, diabete, enfisema, schistosomiasi. Sono state effettuate ricerche anche sulla rigenerazione delle fibre nervose e si è potuta dimostrare una rigenerazione 100 volte superiore operando in condizioni di microgravità. Un’interessante ricerca è in atto presso il National Cancer Institute degli USA dove, attraverso il “Unconventional Innovations Program” partito nel 1999, si stanno sviluppando 48 biosensori di invasività minimale e strumenti bioinformatici che possano individuare segnali molecolari caratteristici dello sviluppo di cellule tumorali nel corpo unano. Anche la stessa NASA, nel settore della protezione della salute degli astronauti, sta sviluppando microscopici “nano-specilli” che, in assenza di un chirurgo o di un laboratorio di analisi come si verifica sugli shuttles, possano muoversi all’interno del corpo umano individuando e, se del caso, trattando specifiche affezioni. Ricerche sono state effettuate anche nel settore agricolo sulla crescita dei semi in condizioni di microgravità e si è potuto osservare, ad esempio, che il tempo medio di crescita dei semi di soia si riduce da 110 a 62 giorni. MISCELLANEA DNA fingerprint (impronta digitale) Tutti gli organismi viventi, persone, animali o piante, sono costituiti da cellule viventi contenenti DNA, costituito da una serie di basi chimiche individuate con le lettere A, C, G e T. Queste basi sono collegate per formare dei geni che determinano le caratteristiche di ciascun organismo. Ogni essere vivente (ad eccezione dei gemelli) presenta un’unica combinazione di geni che, quando mescolati con un campione di materiale genetico (fluidi corporei, pelle, capelli) sono riconosciuti da certi enzimi in funzione della specificità della combinazione delle lettere A, C, G e T. Questi enzimi “tagliano” il DNA dove incontrano tale combinazione. I frammenti della sequenza genetica tagliata formano un modello di DNA, o “impronta digitale”, unico per ciascun individuo. Confrontando le sequenze genetiche tagliate di due differenti campioni si ottiene una chiara dimostrazione della loro provenienza da una medesima fonte o da un medesimo individuo. Questo fatto viene, ad esempio, utilizzato nei laboratori della polizia criminale dove vengono effettuati confronti tra campioni di capelli, pelle o fluidi biologici, eventualmente ritrovati sulla scena di un delitto e campioni prelevati da soggetti sospettati di averlo commesso. Riconoscimento di paternità Il riconoscimento della paternità è possibile in quanto la tipologia del DNA di un bambino è ereditata metà dal padre e metà dalla madre. Per determinare la paternità, quindi, è sufficiente effettuare un confronto tra il DNA fingerprint della madre, del bambino e del presunto padre. Le sequenze genetiche della madre e del bambino vengono eliminate dal DNA fingerprint del bambino e ciò che rimane deriva dal padre biologico. La conferma o meno della paternità si ottiene confrontando queste sequenze genetiche con il DNA fingerprint del presunto padre. Ricerche archeologiche 49 Attraverso le biotecnologie è stato possibile assemblare le migliaia di frammenti ammassati dei Rotoli del Mar Morto. Prelevando ed analizzando campioni di DNA, è stato possibile separare le pergamene di pelle di pecora da quelle di pelle di capra, ricostruendo, in tal modo i rotoli nella forma originale in cui erano stati scritti. Esami del DNA sono anche utilizzati, nel caso di fossili, per determinare la loro provenienza sia in termini di area geografica che di era geologica. E’ stato così possibile far luce sulla storia dell’evoluzione dell’uomo e sul modo con cui i nostri antenati lasciarono l’Africa. 50 IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE Un certo numero di recenti avvenimenti ha mostrato che l’opinione pubblica percepisce con maggiore intensità i rischi cui sono potenzialmente esposte le popolazioni o il loro ambiente. Lo straordinario sviluppo dei mezzi di comunicazione ha favorito questa nuova capacità di cogliere l’emergere di nuovi rischi, prima che le ricerche scientifiche abbiano potuto fare piena luce sul problema. I responsabili politici debbono, quindi, attualmente, valutare l’opportunità di prendere in considerazione i timori collegati a tale percezione, adottando misure preventive per eliminare o, quanto meno, limitare il rischio ad un livello minimo accettabile. Il 13 aprile 1999 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una risoluzione che chiedeva alla Commissione, tra l’altro, “di essere in futuro ancora più determinata nel seguire il principio di precauzione preparando proposte legislative e, nelle altre attività nel settore della tutela dei consumatori, sviluppando in via prioritaria orientamenti chiari ed efficaci per l’applicazione di questo principio”. La dimensione del principio di precauzione supera le problematiche connesse con i rischi in un orizzonte di breve o medio termine; essa riguarda concetti la cui portata temporale è il lungo periodo e il benessere delle generazioni future. Decidere di adottare misure senza aspettare di disporre di tutte le conoscenze scientifiche necessarie rientra chiaramente in una strategia fondata sulla precauzione e, pertanto, coloro cui spetta la responsabilità della decisione debbono costantemente affrontare il dilemma di equilibrare le libertà e i diritti degli individui, delle industrie e delle organizzazioni con l’esigenza di ridurre o eliminare il rischio di effetti negativi per l’ambiente o per la salute. Trovare il giusto equilibrio, in modo tale da pervenire a decisioni proporzionate, non discriminatorie, trasparenti e coerenti, che siano inoltre in grado di garantire il livello di protezione prestabilito, richiede un processo decisionale strutturato, basato su informazioni particolareggiate e obiettive di carattere scientifico o di altro tipo. Tale struttura è fornita dai 51 tre elementi dell’analisi dei rischi: la valutazione del rischio, la scelta della strategia di gestione del rischio e la comunicazione del rischio. La valutazione del rischio si fonda, di norma, sull’esame di dati scientifici e statistici esistenti e la maggior parte delle decisioni è adottata in circostanze nelle quali sono disponibili informazioni sufficienti per attuare adeguate misure preventive; in altri casi, tuttavia, questi dati possono essere per molti aspetti incompleti. Il fatto di invocare o no il principio di precauzione è una decisione esercitata in condizioni in cui le informazioni scientifiche sono insufficienti, non conclusive o incerte e vi sono indicazioni che i possibili effetti sull’ambiente e sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante possono essere potenzialmente pericolosi e incompatibili con il livello di protezione prescelto, ma deve essere evitato un ingiustificato ricorso al principio di precauzione, che in alcuni casi potrebbe fungere da giustificazione per un protezionismo mascherato. Misure derivanti dal ricorso al principio di precauzione La decisione di agire o di non agire Di fronte alla situazione appena descritta, a volte su richiesta più o meno pressante di un’opinione pubblica inquieta, i responsabili politici debbono dare risposte. Dare risposte non significa tuttavia che debbano sempre essere adottate misure. Anche la decisione di non agire può costituire una risposta. La scelta della risposta da dare di fronte ad una certa situazione deriva quindi da una decisione eminentemente politica, funzione del livello del rischio “accettabile” dalla società che deve sopportarlo. Natura dell’azione eventualmente decisa La natura dell’atto adottato ha un’influenza sul tipo di controllo che può essere esercitato. Infatti, il ricorso al principio di precauzione non si traduce necessariamente nell’adozione di atti finali volti a produrre effetti giuridici, che sono suscettibili di controllo giurisdizionale. Una vasta gamma di azioni è a disposizione dei responsabili politici nel momento in cui decidono di fare ricorso al principio di precauzione. La decisione di finanziare un programma di ricerca o la decisione d’informare l’opinione pubblica sui possibili effetti negativi di un prodotto o di un procedimento possono costituire atti ispirati dal principio di precauzione. Le misure non possono, quindi, basarsi su elementi arbitrari. Il ricorso al principio di precauzione non si traduce necessariamente nell’adozione di atti finali volti a produrre effetti giuridici, suscettibili di controllo giurisdizionale. Linee direttrici per il ricorso al principio di precauzione 52 a) L’attuazione di una strategia basata sul principio di precauzione dovrebbe iniziare con una valutazione scientifica, quanto più possibile completa, identificando, ove possibile, in ciascuna fase il grado d’incertezza scientifica. b) La valutazione delle incertezze della valutazione scientifica e delle potenziali conseguenze dell’azione o dell’inazione dovrebbe essere compiuta dai responsabili al momento di decidere se intraprendere azioni basate sul principio di precauzione. c) Tutte le parti in causa dovrebbero essere coinvolte nel modo più completo possibile nello studio delle varie opzioni di gestione del rischio, una volta che i risultati della valutazione scientifica e/o della valutazione del rischio siano disponibili. La procedura dovrebbe essere quanto più possibile trasparente. I principi generali di applicazione Questi principi non sono, ovviamente, limitati all’applicazione del principio di precauzione. Essi risultano validi per qualunque misura di gestione dei rischi ed è opportuno sottolineare che una strategia basata sul principio di precauzione non dispensa dall’applicare, nella misura del possibile, questi criteri, generalmente utilizzati quando si può disporre di una valutazione completa del rischio. Invocare il principio di precauzione non deve consentire, quindi, di derogare ai principi generali di una buona gestione dei rischi. I principi generali comportano: a) la proporzionalità, b) la non discriminazione, c) la coerenza, d) l’esame dei vantaggi e degli oneri derivanti dall’azione o dalla mancanza di azione, e) l’esame dell’evoluzione scientifica. La proporzionalità Le misure previste devono consentire di raggiungere il livello di protezione adeguato. Le misure basate sul principio di precauzione non devono essere sproporzionate rispetto al livello di protezione ricercato, tentando di raggiungere un livello di rischio zero che, in pratica, non esiste. Tuttavia, in taluni casi, una stima incompleta del rischio può limitare notevolmente il numero di opzioni disponibili per coloro che devono gestire il rischio stesso. In alcuni casi, un divieto totale può non costituire una risposta proporzionale ad un rischio potenziale. In altri casi, può essere la sola risposta possibile ad un rischio dato. Misure di riduzione del rischio possono comportare alternative meno restrittive come, ad esempio, un trattamento adeguato, una riduzione dell’esposizione, un potenziamento dei controlli, la decisione di introdurre limiti provvisori, raccomandazioni rivolte alle popolazioni a rischio, ecc. Occorre inoltre tenere conto delle possibilità di sostituzione dei prodotti o dei procedimenti in questione con altri prodotti o procedimenti che presentano rischi minori. 53 La misura di riduzione dei rischi non deve limitarsi ai rischi immediati per i quali la proporzionalità dell’azione è più facile da valutare. È proprio nelle situazioni in cui gli effetti negativi si fanno sentire molto tempo dopo l’esposizione che i rapporti di causa/effetto sono più difficili da provare scientificamente e, pertanto, il principio di precauzione deve essere spesso utilizzato. In questo caso gli effetti potenziali a lungo termine devono essere presi in considerazione per valutare la proporzionalità delle misure che consistono nel realizzare azioni suscettibili di limitare o sopprimere un rischio, i cui effetti apparirebbero solo dopo dieci o venti anni o colpirebbero le generazioni future. Questo è vero soprattutto per gli effetti sugli ecosistemi. La non discriminazione Il principio di non discriminazione prevede che situazioni comparabili non siano trattate in modo diverso e che situazioni diverse non siano trattate in modo uguale, a meno che tale trattamento non sia obiettivamente giustificato. Le misure precauzionali adottate devono applicarsi in modo tale da raggiungere un livello di protezione equivalente, senza che l’origine geografica o la natura di una produzione possano essere invocate per applicare in modo arbitrario trattamenti diversi. La coerenza Le valutazioni di rischio comportano una serie di elementi da prendere in considerazione per una valutazione quanto più completa possibile. Questi elementi si propongono di identificare e di caratterizzare i pericoli, in particolare stabilendo un rapporto tra la dose e l’effetto e di apprezzare l’esposizione della popolazione colpita o dell’ambiente. Se la mancanza di alcuni dati scientifici non consente di caratterizzare il rischio, tenuto conto delle incertezze inerenti alla valutazione, le misure precauzionali adottate devono essere di portata e di natura comparabile con le misure già adottate in settori equivalenti, nei quali tutti i dati scientifici sono disponibili. L’esame dei vantaggi e degli oneri derivanti dall’azione o dall’inazione Occorre stabilire un confronto tra le conseguenze positive o negative più probabili dell’azione prevista e quelle dell’inazione in termini di costi globali per la comunità, sia a breve che a lungo termine. Le misure previste devono essere in grado di arrecare un beneficio globale in materia di riduzione del rischio ad un livello accettabile. L’esame dei vantaggi e degli oneri non può ridursi soltanto ad un’analisi economica costi/benefici. Tale analisi è più vasta nella sua portata e comprende anche considerazioni non economiche, quali, ad esempio, la tutela della salute L’esame dell’evoluzione scientifica Anche se di natura provvisoria, le misure adottate devono essere mantenute finché i dati scientifici rimangono incompleti, imprecisi o non concludenti e finché il rischio viene ritenuto sufficientemente importante per non accettare di farlo sostenere dalla società. Il loro mantenimento dipende dall’evoluzione delle conoscenze scientifiche, alla luce della quale devono essere sottoposte a nuova valutazione. Ciò implica che le ricerche scientifiche devono essere proseguite, al fine di disporre di dati più completi. Le misure basate sul 54 principio di precauzione devono essere riesaminate e, se necessario, modificate in funzione dei risultati della ricerca scientifica e del controllo del loro impatto. 55 BIOETICA Le biotecnologie pongono questioni etiche importanti e complesse inerenti alla natura stessa delle ricerche genetiche e delle loro applicazioni a tutto ciò che riguarda la salute umana. Grazie alle scoperte degli ultimi anni, le conoscenze scientifiche e le loro prime applicazioni stanno subendo un’accelerazione eccezionale, come risulta dalla corsa intrapresa per il raggiungimento del sequenziamento completo del genoma umano e dalla moltiplicazione dei tests clinici condotti tanto su molecole ottenute dall’ingegneria genetica quanto su bersagli identificati dalla genomica. Le questioni etiche sono rese più difficili da un insieme di vari fattori: la diversità di approccio etico tra un continente e l’altro, tra un Paese e l’altro e all’interno di uno stesso Paese; il peso della storia del nostro secolo in cui la tentazione eugenetica è realmente esistita e potrebbe riapparire; l’intensificazione della competizione scientifica e della corsa alle applicazioni, sottesa da interessi economici considerevoli, tra i laboratori delle grandi istituzioni, delle imprese “biotech” e dei grandi gruppi industriali In questo ambito, il termine bioetica fu coniato nel 1971 per sottolineare la relazione esistente tra le nuove conoscenze scientifiche in campo biologico e i valori etici dell’uomo. La sopravvivenza e, contemporaneamente, la ricerca di una migliore qualità della vita, sono tra gli obiettivi principali della bioetica, tuttavia l’enorme potenziale sviluppato dall’ingegneria genetica ha reso necessaria la definizione di norme volte a regolamentare i problemi posti dalle innovazioni scientifiche. In molti Paesi, tra cui l’Italia, sono sorti centri di bioetica dove scienziati, filosofi, politici e uomini religiosi si incontrano per discutere della liceità degli esperimenti biotecnologici . Coloro che si occupano di bioetica non bandiscono a priori il progresso legato alle biotecnologie, anzi sono d’accordo nel consentire la produzione di animali transgenici da utilizzare a scopo sperimentale per il trattamento di certe malattie, dal morbo di Alzheimer al cancro, o l’utilizzo di porzioni di patrimonio genetico per la cura di malattie mediante terapia genica, per la produzione farmaci e vaccini, per risanare l’ambiente o per ottenere, in agricoltura, piante più resistenti ai parassiti o agli erbicidi. 56 La raccomandazione del Consiglio d’Europa n. 1046 del 24 settembre 1986 ha, poi, chiesto ai Governi di proibire: - la creazione di embrioni umani con fertilizzazioni in vitro a scopo di ricerca; - la creazione di esseri umani identici mediante clonazione; - l’impianto di un embrione umano nell’utero di un animale o viceversa; - la fusione di embrioni o qualsiasi altra operazione che possa produrre chimere; - la creazione di gemelli identici da cellule riproduttive umane. L’industria biotecnologica europea, condividendo gli indirizzi definiti a livello del Consiglio d’Europa, li ha raccolti in un “codice” di valori approvato a Bruxelles nel 1998, impegnandosi a tradurre in scelte e comportamenti concreti le proprie responsabilità nei confronti della società, dei consumatori e dell’opinione pubblica. Tale codice prevede, fondamentalmente, una serie di principi generali ed altri specifici rivolti alla cura della salute e agli interventi in campo agricolo ed ambientale. Principi generali - impegno ad utilizzare il potenziale delle biotecnologie per migliorare la qualità della vita per l’uomo; - attenzione prioritaria nei confronti della salute umana e della sicurezza e protezione dell’ambiente nell’intraprendere attività di ricerca, di sviluppo, di produzione e di distribuzione di prodotti e servizi; - sviluppo ed utilizzo delle biotecnologie nel pieno rispetto della dignità e dei diritti dell’uomo; - comunicazione e diffusione delle informazioni sulle biotecnologie e sui prodotti/servizi da esse derivati in modo corretto, con pari considerazione per i rischi ed i benefici; - dialogo con quanti esprimono preoccupazioni di natura etica e sociale nei confronti delle biotecnologie; - trattamento corretto degli animali e, nei limiti del possibile, limitazioni nel loro impiego a fini sperimentali; - adozione di procedure e norme di livello elevato al fine di evitare sofferenze non necessarie agli animali nel corso delle ricerche e dei processi produttivi; - sostegno alla conservazione della diversità biologica; - impegno a non utilizzare le biotecnologie per la realizzazione di armi biologiche; - accettazione dello scambio di tecnologie biologiche tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo, con debita considerazione dei valori culturali di ogni Paese. Cura della salute 57 - rispetto dei codici etici della professione medica, sia in termini di diagnosi e cura delle malattie, che per quanto riguarda prescrizione, somministrazione ed impiego di prodotti biotecnologici; - mantenimento della confidenzialità delle informazioni di carattere sanitario, incluse quelle genetiche; - impegno a non utilizzare e diffondere informazioni di carattere sanitario senza il consenso informato; - assicurazione dell’ottenimento del consenso informato, in base alla normativa vigente, da parte di tutti i soggetti (o dei loro rappresentanti legali) che partecipano ai programmi di ricerca o che si sottopongono a tests genetici e/o trattamenti terapeutici; - divieto dell’impiego di tecniche di clonazione per riprodurre esseri umani; - nessun sostegno alla terapia genica germinale sugli esseri umani; - accessibilità dell’informazione in materia di tests genetici. Agricoltura, alimentazione ed ambiente - sostegno al miglioramento dei prodotti agricoli e della qualità degli alimenti, al fine di incrementare le risorse alimentari globali e, quindi, di migliorare la nutrizione umana ed animale; - promozione di un’agricoltura efficiente e sostenibile, perseguendo quegli sviluppi delle biotecnologie che offrono agli agricoltori ulteriori opportunità di protezione e miglioramento dei raccolti unitamente ad un uso più efficiente delle risorse naturali; - trasparenza dell’informazione sui prodotti al fine di promuovere la scelta informata dei consumatori; - sostegno all’impiego delle biotecnologie per la decontaminazione ambientale e per lo sviluppo di processi industriali ed urbani più puliti. D’altro canto, l’interpretazione di qualsiasi linea-guida riguardante principi etici non può essere lasciata solo alle parti che la devono applicare, quali l’industria “biotech”, l’autorità pubblica o gli scienziati; in una vera democrazia le decisioni riguardanti l’impiego dell’ingegneria genetica devono comportare un profondo rispetto di tutta la società ed essere parte di un ampio dibattito pubblico. Infatti, se l’ingegneria genetica deve essere accettata quale progresso scientifico, essa deve essere impiegata e sviluppata tenendo presenti alcuni principi inderogabili: a il benessere dell’uomo, della società, degli organismi viventi; 58 b il rispetto dell’autonomia e della dignità dell’uomo; c l’integrità della vita; d l’equita nel modo con cui i benefici e gli oneri sono distribuiti tra gli individui, e i diritti individuali della società alla autodeterminazione e alla libertà di scelta. Si deve anche considerare che l’ingegneria genetica non può sottoporre gli esseri umani a rischi inaccettabili e ad un deprezzamento della vita mediante a modifiche della costituzione genetica degli individui in modo tale da interessare le cellule germinali; b impiego in terapia per il trattamento di gravi affezioni a spese dell’attenzione psicologica e sociale per la dignità e l’integrità personale dei pazienti in modo che essi siano trattati come delle semplici apparecchiature non funzionanti (modello della “macchina difettosa); c esposizione di uno o più individui a pericoli sproporzionati rispetto ai possibili benefici che essi stessi sono in grado di guadagnare dalla tecnologia. In rapporto all’utilizzo negli animali l’ingegneria genetica deve essere impiegata solo: a per scopi di ricerca, a condizione che le ricerche servano a soddisfare bisogni essenziali quali ad esempio l’acquisizione di conoscenze che possano aiutare a prevenire o alleviare malattie degli esseri umani; b se gli animali non sono esposti a dolori o sofferenze intense; c se, nel caso di allevamenti di animali domestici, la manipolazione genetica non influisce negativamente o indebolisce gli animali; d se la manipolazione genetica non fa perdere agli animali le loro capacità o le forme di espressione; e se la manipolazione genetica può portare ad un miglioramento della qualità della vita degli animali (es. prevenendo affezioni) o ad un miglioramento della qualità dei prodotti da essi ottenuti (es. eliminando le sostanze patogene zoonotiche); Infine, nei confronti dell’ambiente l’ingegneria geneticanon deve rivelarsi dannosa o diminuire lo sviluppo sostenibile della natura: a influenzando l’equilibrio ecologico in modo da creare un pericolo per la salute umana e per la natura stessa; b causando considerevoli danni ad organismi non bersaglio (es. organismi non direttamente coinvolti); c contribuendo al deterioramento della biodiversità; 59 d contribuendo a determinare un deterioramento della diversità biologica in agricoltura; e contribuendo a modificare la trasformazione delle sostanze nutritive del terreno e dei processi geochimici o aggravando l’erosione del suolo; f contribuendo ad un incremento o ad un’utilizzazione non desiderata di agenti chimici in agricoltura. A conclusione di queste note non si può, quindi, fare a meno di rilevare che un dibattito democratico ed una decisione in merito all’impiego dell’ingegneria genetica devono (1) essere basati su visioni aperte a tutti i punti di vista prima dell’adozione di qualsiasi decisione ottenute mediante: a consultazione ed informazione continua del pubblico; b informazione obiettiva sulle possibili conseguenze; c indipendenza nei confronti di interessi volti al solo scopo di guadagno finanziario; d informazione costante ed obiettiva tra scienziati, compagnie interessate, poteri pubblici e cittadinanza; e discussioni scientifiche aperte tra i ricercatori. (1) rispettare il diritto degli individui all’autodeterminazione: a dando ai cittadini (consumatori, pazienti, ecc.) la possibilità di libera scelta e di fornire o rifiutare il loro consenso; b garantendo ai cittadini (consumatori, pazienti, ecc.) una influenza democratica sulla valutazione della soglia di rischio; c rispettando il più possibile il principio della sussidiarietà in modo che, ove tale principio, per evidenti ragioni, deve essere anteposto a decisioni superiori di cui tutti beneficino, le decisioni siano prese, quanto più possibile, dalle persone cui essi si riferiscono. (2) valutare ed attribuire una priorità alle tecnologie in modo tale che: a le decisioni riflettano le preoccupazioni ed i desiderata della popolazione; b l’attribuzione della responsabilità per l’adozione delle decisioni sia chiaramente definita; c siano previste delle alternative; d siano ridotti al minimo i possibili rischi; 60 e siano massimizzate la reversibilità e la flessibilità; f sia limitata la dipendenza da esse. 61 GLOSSARIO A Acclimatazione: adattamento di un organismo ad un nuovo ambiente Acido desossiribonucleico v. DNA Acido ribonucleico v. RNA Acquacoltura: coltivazione di piante utilizzando l’acqua come mezzo di supporto; può anche applicarsi all’allevamento di specie marine in condizioni controllate Aerobico: che necessita di ossigeno per svilupparsi Allele: ciascuna delle varie forme che può assumere un gene Aminoacido: Anaerobico: ciascuna delle 20 molecole che si combinano per formare una proteina, e cioè: acido aspartico, acido glutammico, alanina, arginina, asparagina, cisteina, fenilalanina, glutamina, glicina, isoleucina, istidina, leucina, lisina, metionina, prolina, serina, tiroxina, treonina, triptofano, valina in grado di svilupparsi in assenza di ossigeno Antibiotico: sostanza naturale o sintetica in grado di inibire la crescita o uccidere microorganismi Antibiotico-resistenza: capacità di un microrganismo di produrre una proteina che inattiva un antibiotico o che previene il suo trasferimento all’interno della cellula specifica tripletta di nucleotidi presente in ogni RNA transfer (tRNA) destinata a riconoscere una tripletta complementare Anticodone 62 (codone) presente sull’RNA messaggero (mRNA) durante la biosintesi delle proteine Anticorpo: proteina prodotta dal sistema immunitario dell’uomo o di animali superiori in grado di riconoscere, legare e neutralizzare una proteina estranea (antigene) penetrata nel circolo sanguigno Anticorpo monoclonale (mAB) anticorpo altamente specifico e purificato che deriva da un unico clone di una cellula e riconosce solo un antigene Antigene: proteina estranea che, penetrata nel circolo sanguigno, induce una risposta immunitaria da parte di uno specifico anticorpo Antisenso: una parte di DNA in grado di produrre un’immagine speculare dell’RNA messaggero la cui sequenza risulta opposta a quella responsabile della sintesi proteica Aptene porzione di un antigene che determina la propria specificità immunologica B Bacillus subtilis: battere comunemente impiegato come ospite nelle tecniche sperimentali con DNA ricombinante a causa della sua proprietà di secernere proteine Bacillus Thuringiensis detto anche Bt, è un battere ubiquitario del suolo in grado di produrre una proteina tossica per una varietà di insetti, ma privo di effetti tossici per l’uomo o per gli animali Background genetico: costituzione genetica complessiva di un individuo Base azotata una delle molecole, adenina (A), guanina (G), citosina (C), timidina (T) o uracile (U), che costituiscono parte delle strutture del DNA o dell’RNA. L’ordine delle basi in una molecola di DNA determina la struttura delle proteine per cui quella molecola codifica Battere: organismo microscopico con struttura cellulare estremamente semplice, in qualche caso unicellulare. Batteriofago: virus che infetta cellule batteriche. In biologia molecolare i batteriofagi vengono utilizzati come vettori di clonaggio 63 Biocatalizzatore: enzima che attiva o accelera una reazione biochimica Biocip: dispositivo elettronico che utilizza molecole organiche per formare un semiconduttore Bioconversione: ristrutturazione di una sostanza chimica utilizzando un biocatalizzatore Biodegradabile: in grado di trasformarsi in acqua e anidride carbonica per azione di microorganismi Bioetica: disciplina che raccoglie e dibatte le problematiche etiche e sociali che scaturiscono dall’applicazione delle moderne biotecnologie Bioinformatica: la scienza dell’informatica applicata alle ricerche biologiche utilizzando tecniche computerizzate d’avanguardia Biomassa: la totalità degli organismi viventi in una coltura; può essere utilizzata per ottenere energia combustibile, prodotti chimici, mangimi per animali. Biomateriali: molecole biologiche, quali proteine e zuccheri complessi, utilizzate per la produzione di dispositivi medici. Bioconversione: impiego di microorganismi per porre rimedio a problemi ambientali o per trasformare rifiuti tossici in materiale non tossico. Biosintesi: produzione di una sostanza chimica mediante organismi viventi C Cellula la più piccola unità strutturale di un organismo vivente in grado di svilupparsi e riprodursi indipendentemente Cellula staminale cellula primitiva, no differenziata, del midollo osseo in grado sia di replicarsi che di differenziarsi in specifiche cellule del sangue Citoplasma materiale interno di una cellula posto tra il nucleo e la membrana cellulare Clonaggio tecnica sperimentale di biologia molecolare per produrre copie identiche (cloni) di molecole, cellule o organismi 64 Clone popolazione di cellule o organismi aventi lo stesso genotipo, in quanto derivati da un unico progenitore. Codice genetico schema della corrispondenza fra triplette del DNA e singoli amminoacidi, mediante il quale le informazioni genetiche sono immagazzinate in un organismo vivente Codificante (regione) porzione del gene nella quale è codificata la sequenza aminoacidica della corrispondente catena proteica Coltura cellulare crescita di cellule in laboratorio o “in vitro” Codone unità del codice genetico costituita da una sequenza di tre nucleotidi adiacenti (tripletta) che, lungo una molecola di RNA messaggero, specifica un determinato aminoacido o un segnale di inizio o di terminazione. Esistono 64 codoni diversi, originati combinando i quattro nucleotidi tre a tre. Cromosoma piccola unità del genoma che si trova all’interno del nucleo di ogni cellula; contiene un filamento di DNA che porta centinaia o migliaia di geni Cultivar una varietà di pianta prodotta attraverso incroci selettivi dall’uomo e mantenuta mediante coltivazione D Delezione perdita di una porzione di genoma di dimensioni variabili: da un singolo nucleotide, ad uno o più geni, ad un segmento di cromosoma. DNA (acido desossiribonucleico) molecola che contiene le informazioni genetiche per la maggior parte degli organismi viventi. Consiste di quattro basi (adenina, citosina, guanina e timina) legate con zuccheri fosforilati e formanti due filamenti collegati fra loro a formare una struttura a doppia elica. DNA esogeno DNA che è stato introdotto in un organismo, ma che è stato prelavato al di fuori di detto organismo (es: materiale inserito in una cellula mediante un virus) DNA “fingerprint” (impronta digitale) profilo del materiale genetico di un organismo, costituito, di norma, da frammenti di DNA e utilizzato per valutare le differenze genetiche tra individui. DNA polimerasi l’enzima che catalizza la replicazione del DNA. Le DNA polimerasi di vari tipi di batteri vengono utilizzate 65 principalmente per l’amplificazione di frammenti genomici specifici per PCR DNA ricombinante una molecola di DNA avulsa artificialmente dal suo contesto naturale e posta vicina ad altre sequenze di DNA, anche di specie diverse. Duplicazione ripetizione di un gene o di una sua porzione, che si viene a trovare presente in più di una copia del patrimonio genetico. E Enzima catalizzatore proteico per specifiche reazioni chimiche o metaboliche Enzima di restrizione enzima di origine batterica capace di tagliare il DNA in punti specifici, in corrispondenza di un corto motivo nucleotidico, detto anche sito di riconoscimento; ogni enzima di restrizione possiede un proprio sito di riconoscimento Ereditarietà trasferimento di informazioni genetiche dalla cellula genitrice alla progenie Espressione processo consistente nella trascrizione della sequenza nucleotidica del DNA in quella dell’mRNA corrispondennte e nella traduzione di quest’ultima nella sequenza della proteina codificata dal gene stesso. F Fenotipo insieme delle caratteristiche morfologiche e funzionali di un organismo determinate dal suo genotipo e modulate dall’ambiente Fermentazione processo di crescita di microorganismi utilizzato per la produzione di sostanze chimiche o farmaceutiche; i microbi vengono incubati in determinate condizioni e in presenza di sostanze nutrienti in opportuni reattori (fermentatori) Flusso genico scambio graduale di materiale genetico tra popolazioni causato da dispersione di gameti o migrazione di individui Fungicida sostanza in grado di uccidere i funghi 66 Fusione unione delle membrane di due cellule per crearne un’altra che contiene il materiale genetico di entrambe le cellule di origine. G Gamete cellula riproduttiva adulta, di solito aploide, utile per la riproduzione Gene tratto di DNA che codifica una specifica proteina; è l’elemento del patrimonio genetico ereditato da una generazione all’altra Gene riparatore di DNA gene che codifica per una proteina in grado di correggere errori nella sequenza di DNA; allorché questi geni sono modificati, possono verificarsi accumuli di mutazioni nel genoma, portando, da ultimo, a malattie Gene soppressore gene in grado di invertire gli effetti di un danno al materiale genetico di un individuo, effetti che, di solito, portano ad una crescita incontrollata di cellule (es. in caso di tumori) Gene strutturale gene che codifica una proteina che non ha a sua volta funzioni di controllo Genetica molecolare studio delle modalità di funzionamento dei geni nel controllo delle attività cellulari Genoma sinonimo di patrimonio genetico, designa l’insieme di tutti i geni di un individuo Genomica studio dei geni e delle loro funzioni Genotipo costituzione genetica di un determinato individuo I Ibridazione associazione molecolare di due sequenze di DNA identiche, oppure di una sequenza di DNA e di una identica sequenza di RNA Immunità non sensibilità ad una malattia o a effetti tossici di materiale antigenico 67 Immunodeficienza condizione nella quale il sistema immunitario di un organismo risulta compromesso e diventa difettoso sia come risultato di un difetto genetico ereditario o dell’esposizione ad agenti immunosoppressori, utilizzati, ad esempio, per prevenire rigetti nel caso di trapianti Immunosoppressione riduzione o eliminazione della risposta immunitaria Immunosoppressore composto in grado di ridurre o modificare la risposta immunitaria Impollinazione crociata trasferimento di polline da un fiore di una pianta ad un fiore di un’altra pianta Inserzione presenza di un nucleotide soprannumerario all’interno della sequenza normale di un gene o di una regione genomica estranea all’interno di un gene Inversione alterazione dell’assetto di un cromosoma a causa della quale una regione più o meno estesa è orientata in direzione opposta rispetto a quella naturale L Legame peptidico particolare tipo di legame chimico che lega tra loro gli aminoacidi componenti una proteina Linea cellulare cellule che crescono e si replicano continuamente all’esterno di un organismo vivente Linfocita globulo bianco del sangue importante per la risposta immunitaria di un individuo LMO (living modified organism) un organismo vivente che presenta una nuova combinazione di materiale genetico ottenuta attraverso l’impiego della moderna biotecnologia M Malattia genetica malattia che si origina da modificazioni del materiale genetico Mappa cromosomica diagramma indicante i cromosomi di una specie con l’indicazione della localizzazione dei vari geni presenti 68 Mappa genetica localizzazione dei geni sui vari cromosomi di una data specie; in pratica, determinazione della posizione relativa di vari geni situati su un determinato cromosoma, ottenuta per via genetica classica, osservando, cioè, la frequenza degli eventi di ricombinazione intercorrenti fra i geni presi a coppie Marcatori genomici sequenze di DNA che possono agire come marcatori e che hanno una distribuzione diversa negli individui di una data popolazione Metabolismo l’insieme delle attività biochimiche condotte da un organismo per mantenersi in vita Modificazione genetica tecnica tramite la quale geni individuali possono essere copiati e trasferiti su un altro organismo vivente per alterarne il profilo genetico e quindi incorporare o cancellare specifiche caratteristiche all’interno dell’organismo Mutageno sostanza o agente fisico capace di aumentare la probabilità di una mutazione in una cellula o in un organismo Mutazione alterazione della sequenza nucleotidica di un gene; se è presente nelle cellule della linea germinale può venire ereditata dalla prole N Nucleotide componente elementare del DNA o dell’RNA; nel primo caso può essere A, G ,C o T, nel secondo caso A, G, C o U O Oncogene gene capace di condurre una cellula lungo la via di sviluppo di un tumore P PCR (polymerase chain reaction) serie di reazioni a catena che permettono di amplificare enormemente uno specifico frammento di DNA; l’enzima utilizzato è una DNA polimerasi 69 che serve alla cellula batterica per duplicare il proprio DNA. Il frammento da amplificare deve essere limitato da due corte sequenze nucleotidiche note Peptide due o più aminoacidi legati attraverso un legame detto peptidico Plasmide una piccola forma circolare di DNA che trasporta determinati geni ed è capace di replicarsi indipendentemente in una cellula ospite. Polimerasi termine generale per indicare gli enzimi che favoriscono la sintesi degli acidi nucleici Polipeptide lunga catena di aminoacidi legati con legami peptidici Predisposizione genetica suscettibilità a malattie correlate a mutazioni genetiche Promotore regione di DNA che si trova immediatamente a monte dell’inizio di trascrizione di un gene R Regione codificante porzione di gene che contiene l’informazione per la sintesi del corrispondente prodotto proteico Retrovirus virus che contiene l’enzima transcriptasi inversa; questo enzima converte l'RNA virale in DNA, che può combinarsi con il DNA della cellula ospite e produrre più particelle virali Ricombinazione processo che porta alla comparsa, nella progenie, di combinazioni di geni che non erano presenti in nessuno dei progenitori. Risposta immunitaria risposta fisiologica che si produce nell’uomo e negli animali superiori al fine di difendere l’organismo dall’introduzione di elementi estranei RNA (acido ribonucleico) lunga molecola costituita da quattro elementi costituenti detti basi o nucleotidi o ribonucleotidi: adenina (A), guanina (G), citosina (C) e uracile (U). RNA messaggero (mRNA) molecola lineare di RNA che rappresenta una copia conformme dell’informazione contenuta in un gene 70 RNA polimerasi l’enzima nucleare che catalizza la trascrizione, cioè il trasferimento del messaggio genetico contenuto in un gene dal DNA all’RNA messaggero corrispondente. RNA transfer piccola molecola di RNA che trasporta un determinato amioacido sull’RNA messaggero ancorato al ribosoma e lo localizza in corrispondenza della tripletta che lo codifica S Sequenziamento decodifica di un filamento di DNA nei suoi specifici nucleotidi: adenina, citosina, guanina e timina. Il sequenziamento di un gene può richiedere l’analisi di una media di 40.000 nucleotidi Sistema immunitario sistema di difesa biologico dei vertebrati per la difesa nei confronti di materiali estranei (polline, microorganismi invasivi, ecc.) T Terapia genica tecnologia mirante all’eliminazione di un difetto genico mediante intervento diretto sul DNA della cellula Transgene gene estraneo introdotto nel genoma di un animale o prodotto transgenico Transgenico un organismo formato dall’inserimento di materiale genetico estraneo nel genoma Trascrizione processo di trasferimento dell’informazione contenuta nel DNA in una sequenza complementare di RNA Traslazione trasposizione di un pezzo di cromosoma all’interno dello stesso cromosoma o, più spesso, su un cromosoma diverso da quello di partenza. Tripletta insieme di tre nucleotidi, sinonimo di codone. Ogni tripletta codifica un particolare aminoacido, ad eccezione delle tre triplette di terminazione che determinano la fine della catena proteica nascente Transposone segmento di DNA che può essere inserito in diverse posizioni del DNA batterico o in un fago, alterando il DNA ospite 71 V Vettore frammento di DNA capace di replicazione autonoma, utilizzato per veicolare altri frammenti di DNA generalmente inerti 72 PER SAPERNE DI PIU’ “Le biotecnologie: certezze ed interrogativi” a cura di M. Volpi Editrice il Mulino – 2001 “Organismi geneticamente modificati – storia di un dibattito truccato” di A. Meldolesi Einaudi - 2001 “The Biosafety of Genetically Modified Organisms” a cura di Agri-Food Canada C. Fairbairn, G. Scoles & A.McHughen Editors – 2000 “Agricultural biotechnology: the public policy challenges” a cura di A.M. Isserman Sage Publications, Inc. – 2000 « Biotecnologia animali e vegetali » G. Ancora et al. Libreria Editrice Vaticana – 1999 “La frontiera biotecnologia” VII rapporto Nomisma sull’agricoltura italiana Il Sole 24ORE - 1999 “Produzione agrarie e biotecnologie” a cura del Max-Plank Institut Ed agricole – 1998 “Le biotecnologie” di C. Serra Editori riuniti – 1998 “Biotecnologie: principi e applicazioni dell’ingegneria genetica” di G. Poli UTET – 1997 73 “Bioetica” di G. Milano Feltrinelli – 1997 “Nuova genetica – Nuove responsabilità” di A. Bompiani,, E. Brovedani e C. Cirotto Edizioni San Paolo – 1997 “Biotecnologie: l’evoluzione della biotecnologia, teoria e applicazioni” di M.C. Ferri S.E.I. – 1997 “Genetica umana” di L.L. Cavalli Sforza Est Mondatori – 1997 “Le Biotecnologie in Italia e nel mondo” di C. Spalla Federchimica Assobiotec – 1996 “Les plantes transgéniques en agricolture” a cura di A. Kahn JL Eurotext – 1996 “Correggere uil codice – le nuove terapie geniche” di L. Thompson Garzanti – 1996 “Genetica” di P.J. Russel Ed. SES – 1996 “DNA storia di una scoperta” di A. Falaschi Editoriale Scienza – 1995 “I geni ed il nostro futuro” – di R. Dulbecco Sperling & Kupfer Ed. – 1995 “Ingegneria genetica, nuova frontiera della biologia“ di G. Risulto CESI - 1994 74