La rilevazione delle impronte di precisione Principi operativi - parte seconda - HI-LUX LABORATORIO ODONTOTECNICO di Martello Francesco Via Modena, 191/A – 44122 Ferrara – Italy – Tel 0532771296 – Cell 3483919876 www.hiluxsoluzionidentali.it - [email protected] CCIAA 36269 – REA 131569 – R.I. FE53469 – INPS 18888681YK – INAIL 1879690/40 P.IVA 01101830386 – C.F. MRTFNC64T15E974I – REG.MIN.SALUTE ITCA01026556 HI-LUX Pagina 1 14/05/2012 Fattori di successo: controllo dei materiali • • • • • CONTROLLO DEI MATERIALI Composizione Spessore Miscelazione Rispetto delle proporzioni Tempo di lavoro Fig.1) Un’impronta di buona qualità dipende… CONTROLLO DEL CAMPO OPERATORIO • Posizionamento del margine • Accessibilità dei margini • Assenza di inquinanti biologici • Assenza di inquinanti chimici Fig.2) …sia da un corretto svolgimento delle fasi operatorie… Fig.3) …sia da un buon controllo dei materiali. Controllo dei materiali La gestione clinica dei materiali da impronta è influenzata da alcuni fattori che devono essere adeguatamente valutati: • composizione; • spessore; • miscelazione; • rispetto delle proporzioni; • tempo di lavoro; • tempo di presa. Composizione Come si evince dal capitolo che tratta dei requisiti dei materiali per impronta, i materiali che garantiscono le migliori prestazioni cliniche nell’ambito della protesi fissa sono rappresentati dagli idrocolloidi reversibili, dai siliconi per addizione e dai polieteri (fig. da n.4 a n.6). Fig.4) Sia l’idrocolloide reversibile… HI-LUX Fig.5) …che i materiali elastomerici se ben utilizzati… Pagina 2 14/05/2012 Fig.6) …garantiscono impronte di ottima qualità. IDROCOLLOIDI REVERSIBILI Questi materiali sono composti da un gel reversibile di agar. Vantaggi: garantiscono risultati clinici ottimali ed una notevole facilità di utilizzo (fig. da n.7 a n.9). Svantaggi: necessitano di un maggiore spessore di materiale attorno ai margini cervicali delle preparazioni e questo fattore comporta una preparazione gengivale energica, certamente non favorevole in aree dove i tessuti sono sottili e le richieste estetiche dei pazienti pressanti. Fig.7) L’idrocolloide reversibile se ben utilizzato… Fig.8) …permette di ottenere modelli… Fig.9) …di assoluta qualità. POLIETERI Sviluppati in Germania a cavallo degli anni ’60, questi materiali sono rimasti pressochè invariati per quanto riguarda la formulazione chimica, mentre sono state introdotte numerose modifiche per quanto riguarda la consistenza. Chimicamente è un polimero a base di polietere, vulcanizzato tramite reazione di anelli iziridinici. Vantaggi: • buona resistenza allo strappo (fig. n.10); • stabilità volumetrica: i polieteri presentano un’ottima stabilità dimensionale ed è pertanto possibile differire la colata (fig. n.11 e n.12); • accuratezza volumetrica; • tissotropia: i polieteri sono dotati di una buona scorrevolezza e pertanto garantiscono una procedura clinica relativamente semplice (fig. n.13); • comportamento idrofilo: bisogna assolutamente ricordare che anche se da un punto di vista chimico i polieteri possono interagire con l’acqua, come tutti gli elastomeri, la presenza di umidità a livello del solco gengivale non garantisce risultati di eccellenza; si possono inoltre verificare delle distorsioni del materiale a causa della liberazione di plastificati idrosolubili; • bagnabilità: i polieteri presentano una buona bagnabilità delle superfici da parte dei materiali gessosi e quindi il processo di colatura risulta relativamente semplice. HI-LUX Pagina 3 14/05/2012 Fig.10) L’ottima resistenza allo strappo permette di ottenere una corretta riproduzione dei margini posizionati in sede intracrevicolare. Fig.11) I polieteri garantiscono un’ottima resistenza allo strappo ed un’elevata staabilità dimensionale, fattori molto favorevoli… Fig.12) …nella rilevazione di impronte complesse. Fig.13) L’ottima scorrevolezza può essere sfruttata per riprodurre particolari molto sottili. Svantaggi: • comportamento idrofilo: dato che possono interagire con l’acqua, i polimeri devono essere conservati dopo la rilevazione delle impronte in un ambiente privo di umidità; ideali sono dei sacchetti di plastica contenenti bustine di gel di silice. È altresì rischioso realizzare modelli eseguiti con la tecnica dell’argentatura elettrolitica che prevede l’immersione dell’impronta in un bagno galvanico con conseguenti possibili distorsioni; • rigidità: i polieteri sono molto rigidi, è quindi facile danneggiare i modelli durante la rimozione delle impronte; • sensibilità alla temperatura: i polieteri presentano un marcato aumento della viscosità nel caso in cui la massa da impronta venga portata a bassa temperatura in modo da allungare i tempi di lavoro; il processo di refrigerazione del materiale risulta pertanto estremamente delicato; • sensibilità agli inquinanti: i polieteri, come tutti gli elastomeri, necessitano di un campo operatorio assolutamente controllato. SILICONI PER ADDIZIONE Sono materiali introdotti sul mercato verso la fine degli anni ’70 e sottoposti ad un continuo affinamento da un punto di vista chimico al fine di migliorare costantemente le caratteristiche merceologiche. Allo stato attuale rappresentano la scelta clinica maggiormente vantaggiosa sia per l’eccellente grado di precisione che permettono di raggiungere, sia per l’ottima versatilità operativa. Da un punto di vista chimico è un silossano con gruppi vinilici terminali che viene reticolato da gruppi silinaci attivati da un catalizzatore a sali di platino attraverso una reazione di addizione. La formulazione del materiale originale, che già garantiva ottime prestazioni, è stata recentemente migliorata grazie all’utilizzo di resine quadrifunzionali (fig. n.26 pag.10) che ne esaltano decisamente le caratteristiche meccaniche (fig. da n.14 a n.20). HI-LUX Pagina 4 14/05/2012 Fig.14) Il rispetto delle strutture parodontali è fondamentale in situazioni in cui le problematiche operatorie siano complesse. In questo caso, ad esempio, un paziente presenta una frattura a carico di un incisivo centrale precedentemente protesizzato. Fig.15) Come si può notare la rima di frattura… Fig.16) …si approfondisce a livello del solco gengivale interessando le strutture di attacco parodontale. Fig.17) Sfruttando un approccio combinato ortodontico e parodontale è stato possibile ricostruire adeguatamente l’elemento dentale senza alterare la morfologia dei tessuti gengivali. Dopo aver finalizzato la preparazione… Fig.18) …è stato eseguito il condizionamento dei tessuti necessario alla rilevazione di un’impronta di precisione. Fig.19) I polivinilsilossani di ultima generazione assicurano, a tale proposito, prestazioni cliniche eccellenti. Fig.20) Un’impronta di qualità permette di ottenere manufatti protesici biologicamente ben integrati. Vantaggi: • ottima accuratezza dimensionale: i modelli ottenuti risultano estremamente precisi (fig. n.21 e n.22); • ottima stabilità dimensionale: la colata dell’impronta può essere differita; • eccellente resistenza allo strappo: proprietà molto apprezzata in condizioni in cui il rispetto dei tessuti parodontali debba essere assoluto (fig. n.23 e n.24); HI-LUX Pagina 5 14/05/2012 • • • ridotta sensibilità alla temperatura: i siliconi non presentano una variazione apprezzabile della scorrevolezza anche se vengono mantenuti a bassa temperatura; elasticità: la maggiore elasticità dei siliconi rispetto ai polieteri rende meno stressanti ed indaginosa le manovre di rimozione del modello dall’impronta; versatilità: permettono di sviluppare i modelli anche utilizzando la tecnica dell’argentatura elettronica. Fig.21) Un’impronta di buona qualità permette di onere dei modelli che… Fig.22) …riproducono fedelmente la morfologia delle prestazioni. Fig.23) Un’ottima resistenza allo strappo permette di riprodurre fedelmente i limiti della preparazione… Fig.24) …pur limitando le manovre di retrazione gengivale. Svantaggi: • sensibilità agli agenti inquinanti: come tutti gli elastomeri, necessitano di un ottimo controllo del campo operatorio. Spessore Sia gli idrocolloidi reversibili sia gli elastomeri durante il passaggio dalla fase plastica a quella elastica subiscono una variazione dimensionale determinata dal: • coefficiente di espansione termica; • tipo di reazione di presa; • volumi del materiale impiegata. Gli idrocolloidi migliorano le prestazioni cliniche se vengono veicolati all’interno del cavo orale con un portaimpronte che garantisce la presenza di una grossa quantità di materiale attorno alla preparazione; per quanto riguarda gli elastomeri, invece, minore è il volume, e quindi lo spessore di materiale utilizzato, minore risulta la contrazione volumetrica con conseguente accuratezza dimensionale maggiore. Inoltre, ridotti spessori di materiale limitano le variazioni dimensionali che si instaurano dopo la rimozione dell’impronta dal cavo orale. In condizioni ideali di laboratorio la possibilità di utilizzare gli elastomeri i quantità estremamente limitate garantisce risultati ottimali. Durante l’uso clinico, tuttavia, bisogna valutare attentamente gli stress che il materiale subisce dopo la reazione di presa all’atto della rimozione dal cavo orale. Spessori molto ridotti di materiale possono incorrere in fenomeni di distorsione determinati dal superamento del relativo limite elastico; al contrario, come osservato da numerosi Autori, la contrazione legata alla reazione di presa provoca nelle procedure odontoiatriche imprecisioni clinicamente impercettibili. HI-LUX Pagina 6 14/05/2012 È indispensabile, pertanto, che gli elastomeri da impronta dispongano di uno spazio adeguato tra la preparazione e il portaimpronte affinchè il materiale possa superare le zone di sottosquadro senza incorrere in deformazioni permanenti (fig. da n.25 a n.27). Fig.25) Corretta preparazione dei denti pilastro… Fig.26) …buona definizione dei margini… Fig.27) …e riproduzione di elevata qualità sono indispensabili per sviluppare in modo efficiente le fasi cliniche. La disponibilità di uno spessore adeguato di materiale attorno alle preparazioni si dimostra di fondamentale importanza. Dalla letteratura si evince che le migliori prestazioni cliniche si ottengono mantenendo lo spessore dei materiali entro i 2-4 mm. Maggiore è lo stress elastico a cui il materiale sarà sottoposto, maggiore dovrà essere lo spessore del materiale in grado di sviluppare deformazioni elastiche: • • maggiore rigidità del materiale, maggiore spessore; maggiore entità del sottosquadro, maggiore spessore. Da quanto sopra, deriva che il portaimpronte svolge un ruolo di fondamentale importanza in tutte le procedure finalizzate alla rilevazione di un’impronta di precisione. Il portaimpronte deve garantire: • spazio sufficiente rapportato al tipo di materiale utilizzato; • spazio uniforme attorno agli elementi dentali; • notevole rigidità in modo da sostenere il materiale e resistere alle forze di trazione e compressione esercitate su di esso senza deformarsi; • presenza di stop occlusali in modo da evitare movimenti del cucchiaio durante la rilevazione delle impronte; • la ricopertura di tutte le superfici anatomiche di cui si deve rilevare l’impronta ed il sostegno del materiale a livello della parte distale dell’ultimo elemento dell’arcata; • la stabilizzazione del materiale in prossimità dei limiti della preparazione al fine di evitare distorsioni dell’impronta nella zona del margine (fig. n.28). Fig.28) Il portaimpronte deve sostenere il materiale per impronta soprattutto in corrispondenza dei margini protesici. Il clinico dispone di un’ampia gamma di portaimpronte che possono essere classificati in: raffreddanti: utilizzati in associazione all’idrocolloide reversibile; non raffreddanti: utilizzati sia con gli elastomeri che con gli idrocolloidi reversibili. I portaimpronta non raffreddanti possono essere classificati in base al materiale di costruzione in: • • HI-LUX Pagina 7 14/05/2012 • metallici; • non metallici; in base al tipo di ritenzione che offrono al materiale: • forati; • non forati; in base al tipo di costruzione: • standard; • individuali; • semi-individuali. PORTAIMPRONTE STANDARD È costituito generalmente in acciaio oppure in ottone nichelato. Garantisce un adattamento molto approssimativo alle arcate dentarie, è da considerare come cucchiaio da utilità per rilevare impronte con idrocolloidi irreversibili o con la tecnica Putty Wash. A tale proposito è buona norma utilizzare portaimpronte non forati costituiti con leghe di tipo accidioso che ne terminano un’elevata rigidità. Nella protesi fissa i portaimpronte che garantiscono i risultati clinici migliori sono i cucchiai individuali o individualizzati ed i semi-individuali costruiti su disegno del Professor Scheinemakers. PORTAIMPRONTE INDIVIDUALE Viene costruito su modelli in gesso dell’arcata del paziente, ottenuto da un’impronta in alginato, con resine acriliche auto o fotopolimerizzabili o con materiali termoplastici con la tecnica dello stampaggio. Il materiale con cui è costruito influenza i tempi entro i quali il cucchiaio deve essere utilizzato. Infatti, mentre i materiali termoplastici dopo il raffreddamento risultano stabili da un punto di vista dimensionale, le resine con polimerizzazione chimica subiscono variazioni dimensionali per un lasso di tempo compreso tra le 24 e le 48 ore. Si dovrà pertanto avere l’accortezza di costruire il portaimpronte almeno 48 ore prima del suo utilizzo. La rigidità è determinata dall’utilizzo di fogli di resina dello spessore di circa 2 mm. Il portaimpronte deve essere dotato di zone di stop in moda da garantire la stabilità del cucchiaio durante la rilevazione delle impronte. Gli stop devono garantire una stabilizzazione a tripode e possono essere posizionati a livelli delle superfici degli elementi dentali che non influenzano i rapporti occlusali, oppure a livello delle superfici mucose, quali il palato duro nel superiore ed eventuali zone edentule distali all’ultimo pilastro nell’arcata inferiore. COSTRUZIONE DEL PORTAIMPRONTE INDIVIDUALE Certamente gli stop posizionati sulle superfici dentali garantiscono una maggiore stabilità del cucchiaio. Il portaimpronte individuale offre l’indubbio vantaggio di poter valutare con attenzione l’entità dei sottosquadri determinati dalle strutture anatomiche e di prevedere l’eventuale utilizzo di spessori differenziati allo scopo di aumentare la quantità di elastomero a livello delle zone in cui si prevede che saranno concentrati gli stress elastici (fig. da n.29 a n.40). Fig.29) Su di un modello ottenuto da una impronta in alginato si determinano a livello dei denti che non contraggono rapporti occlusali con l’arcata antagonista le zone a livello delle quali… HI-LUX Fig.30) …verranno posizionati gli stop occlusali. Con cera calibrata le superfici del modello corrispondenti ai tessuti molli… Pagina 8 14/05/2012 Fig.31) …ed ai fornici in modo da garantire un deflusso controllato e non vorticoso del materiale ad elevata viscosità. Fig. 32) Con grande attenzione si scaricano le superfici delle preparazioni… Fig.33) …fino a determinare che lo spessore di materiale che circonderà le preparazioni sia… Fig.34) …corrispondente alle indicazioni del clinico. Fig.35) La costruzione viene eseguita con resina autopolimerizzante. È buona norma dotare il portaimpronte di un manico… Fig.36) …e di due ali laterali in modo da facilitare la disinserzione. Fig.37) Dopo la rimozione dal modello si procede alla rifinitura. Fig.38) Si noti come gli stop siano ben riprodotti… HI-LUX Pagina 9 14/05/2012 Fig.39) …lo spazio programmato per il materiale per impronta sia accuratamente rispettato e… Fig.40) …disponendo di un modello con preparazioni già sgrossate si ottengono condizioni di eccellente uniformità di spessore. COSTRUZIONE DI UN PORTAIMPRONTE INDIVIDUALIZZATO CON L’UTILIZZO DI MATERIALI DI SUPPORTO AD ELEVATA DUREZZA – TECNICA PUTTY WASH L’esigenza di poter disporre di un portaimpronte individuale senza dover ricorrere alle fasi di laboratorio necessarie per eseguirne la costruzione in resina auto o fotopolimerizzante, ha portato alla messa a punto della tecnica che prende il nome di Putty Wash. Si tratta di adattare in modo molto preciso all’arcata dentaria un portaimpronte standard attraverso l’uso di un materiale, solitamente siliconico, ad elevata densità detto Putty (fig. da n.41 a n.48). Fig.41) Materiale siliconico ad elevata densità utilizzato per la tecnica Putty Wash. Fig.42) Dopo aver terminato la preparazione dei denti pilastro nel caso si desideri utilizzare per la rilevazione dell’impronta la tecnica Putty Wash… Fig.43) …è possibile ottenere uno spazio ben calibrato per il materiale ribasante, adattando sulle preparazioni un foglio di cera calibrata. Fig.44) Dopo l’estrazione dal cavo orale… Fig.45) …sarà sufficiente rimuovere la cera calibrata… Fig.46) …eliminare con un bisturi le zone corrispondenti alle strutture anatomiche che possono interferire con il riposizionamento del portaimpronte, quali i setti interdentali, i fornici e la sommità della volta palatina… HI-LUX Pagina 10 14/05/2012 Fig.47) …ed irruvidire leggermente la zona dello scarico con una fresa, ottenendo in tal modo un portaimpronte Individuale… Fig.48) …che potrà essere ribasato o con una tecnica che prevede l’uso di materiali a differente viscosità o con un materiale light non eccesivamente fluido come ad esempio Aquasil Ultra LV®. La tecnica classica prevede di creare, una volta indurito il materiale, uno scarico con delle frese all’interno del cucchiaio in modo da determinare uno spazio di circa 1 o 2 mm per il materiale ribasante. Si ottiene quindi un portaimpronte individuale altamente preciso, che tuttavia presenta un grosso svantaggio: l’elasticità. Lo scarico ottenuto con la fresa, inoltre, è difficilmente omogeneo e controllato. Si possono tuttavia adottare alcuni accorgimenti per migliorare la precisione della tecnica: 1. utilizzare per lo scarico un foglio di cera calibrata adattato direttamente agli elementi dentali preparati, così da ottenere uno spazio ben controllato ed uniforme; 2. rilevare l’impronta durante la sgrossatura delle preparazioni che di solito precede di alcuni giorni la fase di rifinitura, definizione del margine e rilevazione dell’impronta definitiva, in modo da poter disporre di un materiale assolutamente stabile da un punto di vista volumetrico; 3. utilizzare un apposito adesivo per migliorare la ritenzione esercitata dal cucchiaio sul materiale Putty; 4. utilizzare durante la ribasatura del cucchiaio un’associazione di materiali quali ad esempio un Light Body come Aquasil Ultra LV® da veicolare con la siringa e Aquasil Monofase® all’interno del portaimpronte in modo da garantire un adeguato supporto al materiale fluido che verrà laminato in spessore sottile; 5. verificare che il portaimpronte si inserisca in modo assolutamente passivo; 6. eliminare con una lama da bisturi le parti di silicone che fuoriescono dal cucchiaio e, nell’arcata superiore, scaricare una buona parte della volta palatina; 7. irruvidire con una fresa in modo estremamente superficiale la zona corrispondente allo scarico in cera, in modo da migliorare l’adesione del materiale ribasante; 8. evitare in modo assoluto di esercitare pressioni sul cucchiaio durante la rilevazione dell’impronta; 9. rimuovere l’impronta con un colpo deciso rompendo il vuoto in modo da sottoporre il materiale al minor stress elastico. A causa dell’inclinazione che presentano i denti sull’arcata, si eserciterà la trazione: • nell’arcata superiore a livello delle tuberosità dei mascellari dalla parte opposta dei denti preparati se l’impronta coinvolge molari e premolari; rompendo il vuoto a livello di entrambi i tuber, se l’impronta coinvolge gli elementi frontali; • nell’arcata inferiore, a livello del recesso vestibolare (zona corrispondente ai primi e secondi premolari) dalla stessa parte dei denti preparai, se l’impronta coinvolge molari e premolari. Si romperà il vuoto con una presa bilaterale nel caso di dente anteriori. PORTAIMPRONTE SEMI-INDIVIDUALI È stata messa a punto, dal Professor Scheinemakers, una serie di portaimpronta che presentano un’ampia gamma di misure e che riproducono vari tipi di morfologia anatomica delle arcate dentarie. Sono caratterizzati da: • versatilità: nella pratica clinica dell’Autore possono essere utilizzati nel 98% dei casi; • rigidità ideale HI-LUX Pagina 11 14/05/2012 • ottima ritenzione del materiale per impronta anche se comunque necessitano dell’utilizzo di adesivi specifici; • economicità d’uso: non richiedono la costruzione da parte del laboratorio odontotecnico; • uniformità di spessore del materiale: garantiscono spessori corretti ed uniformi di materiale per impronta attorno alle preparazioni se selezionati con accuratezza, con l’utilizzo degli appositi calibri, o meglio provandoli direttamente su di un modello di studio; • facilità di sterilizzazione: possono essere autoclavati e quindi riutilizzati in assoluta sicurezza. Garantiscono risultati clinici assolutamente sovrapponibili ai portaimpronte individuali. Essendo costruiti con metallo o nella versione più recente con Ryton®, una resina a base di polifenilene, assicurano una rigidità superiore ai portaimpronte individuali in resina acrilica ed, essendo più sottili, risultano molto meno voluminosi (fig. n.49 e n.50). Fig.49 Fig.50 Miscelazione Per quanto riguarda la preparazione del materiale vi è una notevole differenza tra il materiale su base gommosa e gli idrocolloidi reversibili. La miscelazione costituisce un momento di fondamentale importanza: se eseguita in modo scorretto, da un lato non permetterà ai materiali di sviluppare appieno le proprie caratteristiche merceologiche, dall’altro nella massa per impronta porterà all’incorporazione di bolle d’aria che potrebbero venire a contatto con le preparazioni, causando un’incompleta leggibilità del margine. IDROCOLLOIDI Vengono forniti in tubi o tubofiale e vengono resi fluidi con un processo di ebollizione in un’apposita pentola dotata di tre bagni termostatati. Non necessitano quindi di essere manipolati ed impastati e pertanto non vi è la possibilità di introdurre da parte del clinico variabili nella procedura. ELASTOMERI Per quanto riguarda i materiali a polimerizzazione chimica, la tecnica di spatolamento che garantisce i migliori risultati è quella che prevede una spatolazione per stiramento che consiste nel miscelare la pasta base con il catalizzatore mediante movimenti orizzontali e lineari della spatola, stirando il materiale, raccogliendo poi completamente sulla spatola e stirandolo di nuovo fino ad ottenere un impasto omogeneo. Estremamente comode si sono rivelate delle piastre di vetro di grandi dimensioni che rimangono assolutamente stabili durante la miscelazione, e delle spatole di materiale plastico per gesso con cui si ottiene un ottimo risultato con uno sforzo molto ridotto (fig. n.51). Tuttavia, al fine di limitare la possibilità di errori, soprattutto per quanto riguarda l’eventualità di incorporare bolle d’aria nell’impasto, sono stati messi a punto miscelatori di tipo meccanico. L’unica avvertenza che bisogna osservare è rappresentata dal fatto che se i rubi di ricarica sono nuovi è necessario estrudere una buona quantità di materiale in modo da bilanciare meccanicamente il sistema (fig. n.52). È altresì importante rilevare che i materiali utilizzati con i miscelatori meccanici presentano una resistenza allo strappo di poco inferiore rispetto ai materiali utilizzati con la tecnica della spatolazione manuale. Tuttavia i vantaggi clinici compensano decisamente la limitata perdita di resistenza alla strappo. Il riempimento sia del portaimpronte che della siringa è un momento critico della fase preliminare alla rilevazione dell’impronta di precisione. HI-LUX Pagina 12 14/05/2012 Fig.51) Le spatole per gesso permettono di ottenere un’ottima miscelazione dei materiali per impronta. Fig.52) Dopo la sostituzione dei tubi è buona norma estrudere del materiale in modo da bilanciare la meccanica della macchine miscelatrici. CARICAMENTO DEL PORTAIMPRONTE È necessario che il cucchiaio sia riempito partendo dal fondo, mantenendo l’estremità del puntale sempre immersa nel materiale durante l’estrusione, in modo da evitare di incorporare bolle d’aria all’interno della massa (fig. n.53 e n.54). Fig.53) Il caricamento del portaimpronte viene eseguito partendo dal fondo… Fig.54) …mantenendo il puntale sempre immerso nella massa per impronta. CARICAMENTO DELLA SIRINGA È indispensabile utilizzare per l’iniezione del materiale Light Body la pistola miscelatrice con il puntale dotato di beccuccio, in quanto è troppo ingombrante e di difficile manipolazione. Si utilizzano pertanto siringhe appositamente studiate che vengono caricate di volta in volta. È consigliabile riempire completamente con il materiale per impronta la parte terminale della siringa in modo che il foro di entrata risulti totalmente pieno, evitando in tal modo che il posizionamento dello stantuffo possa iniettare una colonna d’aria all’interno del materiale per impronta. Un caricamento scorretto della siringa è facilmente individuabile, in quanto durante l’estrusione si può udire lo scoppiettio delle bolle d’aria che escono dal puntale (fig. da n.55 a n.59). Fig.55) Il caricamento della siringa si esegue inserendo la punta miscelatrice… HI-LUX Fig.56) …all’interno del corpo della siringa… Pagina 13 14/05/2012 Fig.57) … e procedendo al caricamento… Fig.58) …retraendo il puntale… Fig.60) …con l’accortezza di riempire completamente la parte posteriore. Rispetto delle proporzioni Il rapporto base-catalizzatore è calibrato dai produttori con assoluta meticolosità. L’utilizzo dei miscelatori meccanici ha permesso di limitare in modo decisamente favorevole gli errori determinati da un’alterazione delle quantità relative di base e catalizzatore. Rispetto dei tempi di lavoro e di presa La rilevazione di un’impronta di precisione prevede la conoscenza dei tempi di lavoro e di presa dei materiali. È importante ce il clinico segua con attenzione le raccomandazioni del produttore. Ci si deve però porre una domanda: se diamo per scontato che durante la rilevazione di un’impronta il campo operatorio debba essere mantenuto assolutamente decontaminato, di quanto personale avremmo bisogno per poter svolgere le nostre operazioni rimanendo all’interno dei tempi indicati? La risposta dipende da quali difficoltà si devono affrontare: • arcata su cui ci si trova ad operare; • posizione dei denti preparati; • complessità delle preparazioni; • emotività del paziente. Maggiori sono le difficoltà, maggiore è il numero dei collaboratori coinvolti nella fase operatoria. In casi molto complessi in cui l’operatore possa avvalersi dell’aiuto di una sola assistente o in casi in cui l’operatore si trovi a dover operare senza l’aiuto di personale ausiliario, la tecnica Putty Wash risulta meno incalzante in quanto non è indispensabile miscelare contemporaneamente i materiali a bassa ed elevata velocità. Certamente se il professionista non dispone di un team, si può trovare in difficoltà ad eseguire un numero elevato di operazioni in tempi relativamente ridotti. È importante in questi casi aumentare i tempi di lavoro dei materiali elastomerici abbassandone la temperatura. In questi casi i polivinilsilossani sono decisamente più versatili in quanto no subiscono mercati aumenti di viscosità. In casi molto complessi in cui l’operatore dispone di un’unica assistente, l’uso dell’idrocolloide reversibile garantisce una procedura decisamente meno stressante. È importante ricordare che mediamente occorrono: HI-LUX Pagina 14 14/05/2012 • • • • • • caricamento portaimpronta superiore: 30 secondi; caricamento portaimpronta inferiore: 25 secondi; caricamento siringa: 20 secondi; rimozione fili più asciugatura per elemento: 5 secondi; iniezione materiale per elemento: 5-10 secondi; in casi estesi i tempi aumentano di circa il 15%. Strategia operativa: gestione di casi molto complessi Operatore Assistente 1 Assistente 2 Assistente 3 Controlla il campo operatorio e continua a controllarlo durante tutta la procedura Quando l’operatore è pronto da il via Toglie i fili detrattori secondari ed asciuga le preparazioni con la siringa aria-acqua Riceve la siringa ed inizia ad iniettare il materiale fluido partendo dalla superficie distale dell’ultimo pilastro, mantenendo la punta dell’ago sempre all’interno del materiale estruso Miscela materiale light, carica la siringa e passa la siringa all’operatore Prepara un’altra siringa con il materiale light e la passa all’operatore Inizia il caricamento del portaimpronte nel momento in cui la prima siringa è vuota Continua ad iniettare il materiale light Al termine del caricamento passa il portaimpronte all’operatore Riceve il portaimpronte e lo inserisce nel cavo orale Punta il timer con il tempo programmato Si possono definire come casi molto complessi tutte le situazioni cliniche in cui si debba rilevare l’impronta di molte preparazione, operando in posizioni nel cavo orale che non permettono un facile accesso nel campo operatorio, oppure quando si debba operare su un paziente no collaborativi. In questi casi poter disporre di un gruppo molto affiatato di collaboratori è estremamente vantaggioso. HI-LUX Pagina 15 14/05/2012 Strategia operativa: gestione di casi semplici o di media complessità Operatore Assistente L’operatore da il via Toglie i fili detrattori ed asciuga le preparazioni con la siringa aria-acqua Carica la siringa e la passa all’operatore Inietta il materiale Carica il portaimpronte e lo passa all’operatore Inserisce il portaimpronte nel cavo orale Fa partire il timer Caso in cui l’operatore è in grado di mantenere da solo il campo operatorio assolutamente decontaminato. Operatore Assistente Inizia a riempire il portaimpronte; quando è circa a metà della procedura dà il via all’assistente Continua il caricamento del portaimpronte Riempie la siringa con il materiale fluido Dispone il cucchiaio sul petto del paziente Dispone la siringa sul petto del paziente Rimuove i fili detrattori ed asciuga le preparazioni Controlla il campo operatorio Raccoglie la siringa sul petto del paziente ed inietta il materiale light Continua a controllare il campo operatorio Raccoglie il portaimpronte sul petto del paziente; posiziona il cucchiaio Punta il timer Fattori di successo: controllo del campo operatorio Posizionamento del margine Il posizionamento del margine è determinante sia per la salute delle strutture parodontali sia per la rilevazione delle impronte. Se il clinico deve posizionare il margine all’interno del solco gengivale per motivi estetici, di ipersensibilità dentinale, o per presenza di carie radicolari, dovrà considerare che un tessuto con un biotipo sottile e festonato è più sensibile alle manovre terapeutiche di un tessuto con biotipo spesso. L’utilizzo di un filo detrattore prima della definizione del margine permette di ottenere una migrazione in senso apicale delle strutture gengivali, garantendo l’accesso alle superfici dentali che, in condizioni normali, si trovano all’interno del solco gengivale. È però importante rilevare che l’entità della retrazione gengivale ottenibile posizionando un unico filo detrattore varia a seconda del biotipo tissutale: un biotipo sottile subisce uno spostamento decisamente maggiore di un biotipo spesso. Qualora l’entità di retrazione gengivale ottenuta mediante il posizionamento di un filo risulti modesta, si potrà utilizzare una spatola o uno strumento appositamente progettato al fine di garantirsi un maggior grado di dislocamento tissutale e quindi la possibilità di definire un margine senza causare lesioni alle strutture parodontali. HI-LUX Pagina 16 14/05/2012 È inoltre importante in questa fase mantenere un controllo visivo costante della linea di finitura (fig. da n. 1 a n.4). Fig.1) L’utilizzo di uno strumento manuale… Fig.2) …permette di aumentare la retrazione tessutale ottenuta posizionando all’interno del solco un filo detrattore… Fig.3) …pur garantendo un elevato rispetto tissutale. Fig.4) Un buon controllo del margine è fondamentale per poter rilevare impronte di buona qualità. Accessibilità dei margini Raramente il clinico ottiene impronte di cattiva qualità in casi in cui i margini siano posizionati al di fuori del solco gengivale (fig. n.5). Il posizionamento dei margini in sede intracrevicolare, al contrario, rende necessaria una serie di manovre che permettono la dilatazione del solco gengivale e rendono possibile al materiale per impronta sia di rilevare con precisione i bordi delle preparazioni, sia di disporre di uno spessore di circa 0,5mm in modo da sviluppare caratteristiche meccaniche sufficienti a garantire l’accuratezza dimensionale (fig. n.6). Fig.5) E’ facile rilevare buone impronte nei casi in cui le linee di finitura delle preparazioni non interferiscono con le strutture parodontali. Fig.6) Quando i margini sono posizionati in sede intracrevicolare è necessario eseguire una corretta retrazione gengivale. TECNICHE DI RETRAZIONE Le manovre effettuate dal clinico per ottenere un’adeguata e sufficiente dilazione del solco gengivale, prendono il nome di “tecniche di retrazione”. La retrazione del margine gengivale si può ottenere utilizzando varie procedure che possono essere schematicamente rappresentate in: • tecniche meccaniche; • tecniche meccanico-chimiche; HI-LUX Pagina 17 14/05/2012 • tecniche chirurgiche eseguite con strumenti rotanti o elettrobisturi. Qualsiasi tecnica presenta precise indicazioni associata a vantaggi ed aspetti sfavorevoli, verranno pertanto descritte le metodiche che permettono di ottenere risultati clinici ottimali limitando al contempo i rischi per le strutture parodontali. TECNICHE MECCANICHE Queste metodiche prevedono l’uso di materiali come fili di seta o cotone non impregnati da sostanze chimiche, con lo scopo di determinare un dislocamento del margine gengivale in virtù della pressione meccanica che viene esercitata all’interno del solco. Sono indicati nei casi in cui i tessuti marginali rientrino nel quadro di un biotipo sottile per cui si renda necessaria una procedura estremamente rispettosa nei confronti delle strutture parodontali. Se da un lato l’utilizzo di tecniche di retrazione meccanica presenta il grosso vantaggio di limitare al massimo i danni alle strutture parodontali, dall’altro lato non permette di ottenere con costanza una dilazione del solco gengivale in grado di garantire ai materiali per impronta uno spessore a livello cervicale sufficiente ad evitare distorsioni. Trovano pertanto indicazione elettiva come ausilio alle manovre di definizione e posizionamento del margine protesico durante la rifinitura delle preparazioni. TECNICHE MECCANICO-CHIMICHE La tecnica meccanico-chimica prevede di potenziare l’azione meccanica esercitata dai fili per retrazione con un’azione di tipo chimico espletata da sostanze emostatiche o astringenti. Garantisce risultati decisamente soddisfacenti pur mantenendo ad un livello estremamente basso il rischio di causare danni alle strutture parodontali. Per eseguire correttamente la procedura è necessario, pertanto, conoscere le caratteristiche salienti sia delle fibre da retrazione, sia delle sostanze chimiche con cui vengono impregnate. Fili retrattori Esistono vari tipi di fibre per retrazione che per semplicità possono essere classificate in: • fili attorcigliati, che la letteratura anglosassone indica come “twisted”; sono i primi fili apparsi sul mercato allo scopo di garantire un’adeguata retrazione gengivale. • fili intrecciati, che la letteratura anglosassone indica come “braided”; si trovano in commercio in una variante sia piena che vuota all’interno. I fili pieni all’interno risultano più rigidi, garantiscono una retrazione tissutale maggiore, ma necessitano di una pressione elevata durante l’inserzione e quindi la manipolazione risulta complessa. I fili vuoti all’interno, essendo più morbidi, garantiscono una maggiore facilità di inserzione a fronte di una minore capacità di dislocamento tissutale. • fili uniti, che la letteratura anglosassone indica come “knitted”; rappresentano la scelta clinicamente più vantaggiosa. Le fibre che compongono il filo presentano un concatenamento che permette di mantenere il volume originario della struttura senza la necessità di una fibra centrale. Soluzioni chimiche impregnanti Si può ottenere un aumento moderato della retrazione gengivale ed un minor effetto di ritorno elastico dei tessuti dopo la rimozione delle fibre, associando alla compressione meccanica esercitata dai fili retrattori l’effetto astringente ed emostatico esercitato da alcune soluzioni chimiche, quali l’adrenalina, il cloruro d’alluminio, il solfato di alluminio ed il solfato ferrico. HI-LUX Pagina 18 14/05/2012 • • • • • • • • CRITERI DI VALUTAZIONE CLINICA DELLE FIBRE DA RETRAZIONE VANTAGGI SVANTAGGI Fili attorcigliati • Poco costosi • Durante l’inserimento le fibre possono dissociarsi • Assorbono bene le solu• Se utilizzati come ausilio zioni chimiche durante il posizionamento • Poco traumatici durante del margine tendono ad la rimozione in quanto si arrotolarsi sulla fresa sfilacciano con facilità Fili intrecciati • L’intreccio di fibre è “sta- • Presentano costi elevati bile” • La difficoltà di posiziona• La tendenza ad arrotolarsi mento clinico risulta magalla fresa è minima giore Fili uniti • Garantiscono un’ottima • Presentano costi decisafacilità di inserimento mente elevati • Presentano un’ottima ca- • Presentano minore capapacità di trattenere le socità di dislocamento tisluzioni chimiche sutale • Necessitano di una limitata compressione durante l’inserimento • Variano la propria sezione adattandosi alla forma del solco gengivale • Non si attorcigliano alle frese Adrenalina, è un ottimo ausilio per la retrazione gengivale. Cloruro di alluminio, generalmente viene utilizzato in soluzione al 14% in quanto, in concentrazioni più elevate risulta lesivo nei confronti dei tessuti. Oltre alla concentrazione della soluzione, l’operatore dovrà essere molto attento al lasso di tempo durante il quale il cloruro di alluminio rimane in contatto con i tessuti; un periodo di tempo superiore ai 10 minuti può infatti causare una necrosi tissutale con conseguente perdita di tessuto dopo la guarigione. Solfato di alluminio, così come il cloruro di alluminio, garantisce una buona retrazione gengivale ed un’efficiente emostasi; presenta tuttavia effetti negativi sulla polimerizzazione dei materiali elastici. CRITERI DI VALUTAZIONE CLINICA DELLE SOLUZIONI CLINICHE IMPREGNANTI VANTAGGI SVANTAGGI Adrenalina • Garantisce un’ottima re- • Può causare tachicardia ed un autrazione e un’ottima emomento pressorio anche in pazienti stasi grazie all’elevata vacon non presentano patologie a socostrizione; risulta alcarico dell’apparato cardiovascotresì rispettosa nei conlare. Deve essere pertanto utilizzata fronti dei tessuti con grande attenzione soprattutto in caso di presenza di aree tissutali abrase Cloruro di • L’effetto astringente ed • Inibisce la reazione di presa dei alluminio emostatico, seppur infemateriali elastomerici, in misura riore a quello dell’adrenamaggiore nei confronti dei polieteri lina, garantisce una ottima rispetto ai siliconi. È comunque operatività clinica indispensabile, per ottenere impronte con dettagli impeccabili, decontaminare adeguatamente le preparazioni HI-LUX Pagina 19 14/05/2012 • Solfato di alluminio • • Solfato ferrico • • È relativamente poco lesi- • vo nei confronti delle strutture parodontali a patto di controllare attentamente i tempi entro i quali il farmaco rimane a contatto con i tessuti gengivali; tempi superiori ai 510 minuti possono infatti causare sofferenza tissutale È altamente tollerato dalle • strutture tissutali e presenta un’eccellente azione emostatica La presenza di zolfo nella formulazione chimica ha effetti sfavorevoli nei confronti dei polivinilsilossani, mentre nei confronti dei materiali a base di polieteri, gli effetti negativi risultano meno evidenti Limitata azione astringente Sia che il clinico utilizzi per la retrazione gengivale il cloruro di alluminio che il solfato di alluminio, è indispensabile eseguire una buona detersione delle superfici dentali, con cui i liquidi per retrazione vengono a contatto. Solfato ferrico, presenta ottime qualità emostatiche ma un effetto astringente minore rispetto al solfato ed al cloruro di alluminio. Nella pratica clinica viene utilizzato per impregnare il filo primario nella tecnica del doppio filo in modo da eliminare qualsiasi gemizio di tipo ematico. POSIZIONAMENTO DEI FILI L’utilizzo poco accorto dei fili per retrazione impregnati di sostanze chimiche comporta inevitabilmente un certo grado di sofferenza tissutale. È assolutamente importante: • Posizionare i fili con manovre delicate evitando di lacerare le strutture parodontali. Risulta molto favorevole a tale proposito associare ad una spinta di tipo verticale un movimento che tenda a far traslare il filo in senso orizzontale. In questo modo si evita che il tessuto gengivale tenda ad invaginarsi verso l’interno a causa dell’attrito esercitato dalla fibra. • Controllare il temo di permanenza delle fibre con l’utilizzo di un timer. Nel caso di retrazioni multiple viene utilizzato un timer che permette di controllare le preparazioni protesiche che vengono monitorate suddividendole in tre gruppi. Bisogna tuttavia ricordare che in casi molto estesi i tempi di permanenza dei fili retrattori a livello delle prime preparazioni sono minori di quelli necessari per il posizionamento delle fibre a livello di tutti gli elementi dentali di cui dobbiamo rilevare l’impronta. dovremo pertanto rimuovere i fili secondari nei tempi consigliati, anche se non siamo riusciti, nel frattempo, a posizionarli su tutte le preparazioni. Praticamente si divide l’arcata in tre settori. 1. Dopo aver posizionato i fili secondari sul primo settore si coprono le preparazioni con una garza bagnata e si punta un timer a 5 minuti. 2. Senza interrompersi, si procede con il posizionamento dei fili nel secondo settore e si punta il timer. Solitamente la fine del posizionamento dei fili nel secondo settore corrisponde alla fine del periodo di permanenza delle fibre nel primo settore. Quindi: • si eliminano le fibre nel primo settore; • si detergono le preparazioni del primo settore con una spugnetta inumidita con del detergente; • si lavano copiosamente le preparazioni; • si riposizionano i fili secondari bagnati con acqua sulle preparazioni del primo settore, essi manterranno il solco dilatato con una semplice azione meccanica. Nel caso il timer del secondo settore suoni prima che l’operatore abbia terminato il riposizionamento dei fili retrattori a livello del primo settore, non si esiterà a rimuovere i fili HI-LUX Pagina 20 14/05/2012 secondari bagnati di astringente a livello del secondo settore al fine di limitare i rischi di danno tissutale. 3. Le procedure di detersione e riposizionamento dei fili retrattori vengono ora terminate sul secondo settore. 4. come ultimo ci si concentra sul settore anteriore dove le strutture parodontali sono più delicate e quindi è più importante si controllo dei tessuti Alla fine della procedura otterremo che: • i fili retrattori impregnati sono rimasti a contatto dei tessuti esattamente per il tempo necessario ad ottenere il desiderato effetto astringente; • le linee di finitura ed i tessuti molli sono ben detersi e privi di inquinanti chimici; • è stata mantenuta un’adeguata dilatazione meccanica del solco gengivale. La procedura descritta se da un lato comporta un maggiore impegno preliminare, dall’altro lato permette di ottenere con costanza risultati di eccellenza. Controllo degli inquinanti biologici Come più volte accennato, il controllo del campo operatorio è un momento fondamentale durante la rilevazione di una impronta. l’utilizzo della diga di gomma permette, dove possibile, di poter disporre di un campo operatorio ideale, ma le situazioni cliniche che ne consento l’applicazione sono limitate. Si deve inoltre ricordare che qualora vengano usati materiali elastomerici, la diga dovrà essere del tipo priva di lattice (no Latex) e derivati solforosi (fig. n.7 e n.8). Fig.7) In situazioni cliniche ben selezionate, l’uso della diga di gomma… Fig.8) …garantisce un eccellente controllo del campo operatorio. Nei casi in cui la diga non possa essere utilizzata, le tecniche di retrazione gengivale, se correttamente eseguite, permettono l’accesso alle linee di finitura e limitano il gemizio gengivale rendendo molto ben controllabili le strutture dento-parodontali che potremmo definire come microcampo operatorio. Più complesso a volte risulta il controllo del macrocampo operatorio, ossia ottenere una buona divaricazione di lingua e guance ed un adeguato controllo della salivazione. Il controllo meccanico di guancia e lingua viene facilitato enormemente dall’utilizzo di un apribocca in metallo, del tipo utilizzato per eseguire interventi di implantologia, che permetta di ottenere un ottimale spostamento di labbra e guancia, consentendo un’adeguata visione del campo operatorio (fig. n.9). Fig.9) Un apribocca del tipo utilizzato durante gli interventi di chirurgia implantare fornisce un aiuto prezioso anche durante la fase di rilevazione delle impronte. Nell’arcata superiore basterà che durante le fasi di iniezione del materiale per impronta a livello dei margini delle preparazioni, l’assistente controlli la lingua con l’ausilio di uno specchietto, mentre le guance e le labbra verranno allontanate con l’ausilio dell’apribocca. Il controllo della salivazione nell’arcata superiore è un problema praticamente assente; un buon aiuto deriva dal HI-LUX Pagina 21 14/05/2012 posizionamento di garze asciutte sulle preparazioni, poco prima della rilevazione dell’impronta, in modo da assorbire l’umidità presente senza disidratare le strutture dentali (fig. da n.10 a n.12). Fig.10) Un’impronta di precisione è indispensabile anche per la realizzazione di un provvisorio di elevata qualità. Quindi dopo aver sgrossato le preparazioni… Fig.11) …ed aver posizionato le fibre per retrazione… Fig.12) …si mantiene decontaminato il campo operatorio posizionando sopra le preparazioni delle garze. Nell’arcata inferiore, soprattutto se la rilevazione dell’impronta coinvolge molte preparazioni, il controllo del campo operatorio risulta più complesso. Le guance e le labbra verranno dislocate utilizzando il retrattore da implantologia, mentre il controllo delle facce laterali della lingua verrà ottenuto con un tiralingua in metallo. In questo modo sarà possibile esercitare da un alto una certa pressione, così da diminuire il volume, e dall’altro lato mantenere una modesta compressione in modo da rendere accessibili le zone linguali delle strutture gengivali (fig. n.13). Fig.13) Un tiralingua in metallo garantisce un’ottima visibilità delle preparazioni a livello dell’arcata inferiore. Senza voler drammatizzare, questo tipo di manovre non incontra il favore dei pazienti e pertanto, trattando casi complessi, l’utilizzo di un farmaco ansiolitico può risultare vincente. CONTROLLO DELLA SALIVAZIONE La salivazione nella maggior parte dei casi viene ben controllata con l’utilizzo di un aspiratore ad alta velocità e di garze posizionate sulle preparazioni che risultano decisamente più efficaci e meno fastidiose per il paziente dei rulli di cotone. Nel caso in cui i pazienti presentino un flusso salivare estremamente abbondante ci si potrà avvalere di farmaci antiscialogoghi. Ottimi risultati si ottengono eseguendo un’iniezione sottomucosa di 20mg di Buscopan (Boehringer Ingelheim). L’iniezione viene praticata nella piega mucogengivale del mascellare, in corrispondenza del primo molare superiore. Naturalmente si dovrà prestare attenzione in casi di portatori di glaucoma ed ipertrofia prostatica. In conclusione bisogna notare come il controllo del campo operatorio risulti assolutamente determinante nella rilevazione di un’impronta di qualità. HI-LUX Pagina 22 14/05/2012 Controllo degli inquinanti chimici Una reazione chimica ottimale è fondamentale per permettere lo sviluppo di tutte le proprietà merceologiche e meccaniche dei materiali elastomerici. I materiali che sfruttano per l’indurimento fenomeni di tipo fisico, come l’idrocolloide reversibile, non sono influenzati dalle sostanze chimiche utilizzate per la retrazione gengivale, mentre i materiali che induriscono sfruttando una reazione chimica sono molto sensibili agli inquinanti chimici. Non è raro osservare che le porzioni di materiale che vengono in contatto con le aree di fine preparazione, se a un’analisi macroscopica possono risultare ben leggibili, a un’analisi microscopica presentano zone in cui il materiale non ha sviluppato una reazione chimica ottimale (fig. n.14). Fig.14) Un’incompleta detersione delle superfici dentali che vengano a contatto con i liquidi per retrazione comporta una polimerizzazione non ottimale dei materiali elastomerici. Nella pratica clinica dell’Autore la decontaminazione della linea di finitura con detergenti a base di saponi ha comportato la totale eliminazione dei problemi legati all’uso di sostanze chimiche nella fase di retrazione gengivale, qualunque esse siano. L’unico svantaggio è rappresentato dal fatto che, dovendo rilevare l’impronta di molte preparazioni, è necessario posizionare due volte i fili per retrazione secondar, in quanto i tempi di lavoro dei materiali elastomerici sono troppo brevi per completare nel rispetto dei tempi operatori: • rimozione dei fili; • detersione delle linee di finitura; • lavaggio accurato del solco gengivale; • asciugatura del solco gengivale di tutti i denti preparati. Inoltre i tessuti gengivali delle prime preparazioni a livello delle quali sono stati rimossi i fili retrattori iniziano a subire una leggera contrazione; di conseguenza diminuisce lo spazio disponibile per il materiale per impronta a livello del solco gengivale. Tecniche e fasi cliniche per la rilevazione dell’impronta Per ottenere manufatti protesici di elevata qualità è fondamentale che le informazioni anatomiche vengano rilevate e trasferite in laboratorio con la massima precisione; a tale proposito la conoscenza delle caratteristiche merceologiche dei materiali e dei principi biologici deve essere confortata da un’adeguata capacità operativa. Tecniche Esistono varie tecniche di rilevazione dell’impronta che vengono classificate: 1. in base alla tempistica con cui i materiali vengono utilizzati • monofase, se le impronte vengono rilevate in un unico tempo, • bifase, se l’impronta prevede un primo tempo necessario a rilevare le componenti grossolane ed una successiva ribasatura con cui viene corretta la prima impronta rilevando i particolari più fini; 2. in base alle consistenze dei materiali nella procedura • monopasta, • bipasta, • multipasta. In realtà, se ricordiamo quanto esposto nel paragrafo relativo alla costruzione del portaimpronte, l’unica differenza tra impronta monofase o bifase è determinata dal tipo di portaimpronte utilizzato che, nel caso di tecnica bifase, è rappresentato da un portaimpronte individualizzato con materiali ad alata viscosità. HI-LUX Pagina 23 14/05/2012 Qualunque portaimpronte venga utilizzato, la metodica più favorevole è rappresentata dalla tecnica bipasta, la quale prevede l’utilizzo di un materiale Heavy o Regular Body nel portaimpronte ed un materiale Light Body nella siringa. Utilizzando un portaimpronte individualizzato, qualora, per ragioni pratiche, non si scelga di avvalersi di una tecnica bipasta nella fase di ribasatura, sarà vantaggioso utilizzare un materiale con maggiore viscosità (ad esempio Aquasil Ultra LV®) sia per il caricamento nella siringa che per il riempimento del portaimpronte. Fasi cliniche Fig.1) Un paziente di 35 anni presenta gli incisivi centrali trattati endodonticamente, con ampie ricostruzioni in materiale composito e problemi di discromia. Il piano di trattamento prevede… Fig.2) …un reinterventi sia endodontico che restaurativo, utilizzando delle corone integrali in ceramica. Dopo il ritrattamento endodontico si è provveduto allo sbiancamento delle strutre dentali e ad una ricostruzione preprotesica con tecniche di tipo adesivo. Fig.3) Terminato il pretrattamento sulla base degli spessori programmati in fase di ceratura diagnostica vengono eseguite le preparazioni. Fig.4) Con una spatola apposita si inseriscono all’interno del solco gengivale dei fili di piccolo diametro, in questo caso 2/0, impregnati di solfato ferrico. Tali fili definiti primari… Fig.5) …rimarranno all’interno del solco gengivale fino alla fine della procedura; verranno rimossi dopo la cementazione del provvisorio. Gli eccessi di filo vengono tagliati utilizzando forbici ben affilata; è frustrante quando forbici di cattiva qualità dislocano il filo anziché tagliarlo. Fig.6) Si finalizza ora l’inserimento del filo primario. HI-LUX Pagina 24 14/05/2012 Fig.7) Si perfeziona ulteriormente la retrazione gengivale posizionando ora un filo di diametro maggiore definito secondario che viene inumidito con un gel di solfato di allume. Fig.8) Dopo aver atteso 5 minuti l’operatore dà il “via”, rimuove i fili secondari… Fig.9) …con un detergente a base di sostanze saponificanti lava le preparazioni e le asciuga perfettamente; l’assistente nel frattempo carica la siringa con il materiale fluido, in questo caso Aquasil Ultra XLV®, la passa all’operatore… Fig.10) …che inizia ad iniettarlo sulle preparazioni mantenendo la punta dell’ago sempre all’interno della massa mentre controlla visivamente il fronte di avanzamento del materiale estruso. Fig.11) Le preparazioni vengono coperte in modo abbondante: usando infatti una massa raffreddata si evita in tal modo un veloce indurimento del materiale light. Nel frattempo l’assistente ha riempito il portaimpronte e lo passa all’operatore. Fig.12) Dopo aver inserito il cucchiaio, in questo caso caricato con Aquasil Ultra Monofase®, si attiva il timer che usando materiali viene tarato con un tempo più lungo di quello previsto, intorno ai 7 minuti. Fig.13) Una buona tecnica permette di ottenere con costanza dettagli… Fig.14) …assolutamente impeccabili. HI-LUX Pagina 25 14/05/2012 Disinfezione I problemi legati alla prevenzione delle infezioni crociate devono essere presi in massima considerazione durante la stesura dei protocolli operativi. L’impronta dopo l’estrazione dal cavo orale rappresenta un vero e proprio serbatoio di microrganismi variamente patogeni. È importante pertanto definire le linee guida da seguire per evitare l’insorgenza di infezioni crociate. Protocollo di decontaminazione Il protocollo di decontaminazione prevede i seguenti punti: 1. sciacquo preoperatorio del cavo orale con clorexidina allo 0,12% (Eburos®-Dentsply)per un minuto in modo da abbattere la carica batterica iniziale; 2. dopo la rilevazione delle impronte si procede ad una prima detersione sia delle zone venute a contatto con i tessuti del paziente, sia del dorso del portaimpronte, utilizzando un pennello con setole morbide ed una miscela di sapone liquido e gesso, che migliora notevolmente la rimozione dei residui organici. Il lavaggio dell’impronta avviene sotto acqua corrente avendo l’accortezza di rompere la colonna d’acqua interponendo un dito tra il rubinetto e l’impronta in modo da diminuire la forza del getto; 3. rimozione degli eventuali micro residui di sapone tramite un lavaggio eseguito con perossido d’idrogeno al 3% seguito da un abbondante risciacquo. Un corretto lavaggio permette di ridurre drasticamente la carica batterica. Protocollo di disinfezione La metodica di disinfezione per immersione è certamente la più versatile e semplice da eseguire. Molti tipi di disinfezione svolgono in modo efficace la propria funzione a patto di seguire scrupolosamente le istruzioni del produttore. Per quanto riguarda la sensibilità dei materiali ai disinfettanti, si deve rilevare che i siliconi idrofobi rispondono in modo ottimale a qualsiasi molecola venga utilizzata per la disinfezione. I siliconi idrofili ed i polieteri risultano maggiormente sensibili all’immersione nelle soluzioni disinfettanti soprattutto a base di etanolo per cui è necessario calibrare in modo preciso i tempi di immersione seguendo le istruzioni del produttore. Fase di lavaggio Dopo la disinfezione è buona norma lavare successivamente asciugarla con un leggero soffio d’aria. abbondantemente l’impronta e Conclusioni L’attenzione dei clinici è sempre più rivolta allo sviluppo di procedure odontoiatriche che permettano di ripristinare sia le funzioni biologiche che le caratteristiche estetiche nelle strutture dentali. In quest’ambito la collaborazione tra odontoiatra ed odontotecnico risulta fondamentale. Poter disporre di modelli che presentino informazioni anatomiche fedeli e dettagliate si dimostra pertanto di importanza decisiva. HI-LUX Pagina 26 14/05/2012