LA FEMME FATALE – SALOME DI RICHARD STRAUSS A cura di: Sara Pacher, Chiara Salafia, Valeria Dandrea, Eleonora Zuin, Elisabetta Brigo La Femme Fatale è l’archetipo della donna che rende schiavo l'uomo e lo distrugge grazie alle sue capacità seduttive. Questa figura è presente nella letteratura fin dall'età arcaica. I primi riferimenti risalgono all’Odissea, nella quale l’eroe Ulisse incontra la maga Circe, una donna pericolosa e irresistibile, “fatale”. A causa delle sue arti magiche e del suo fascino sarà necessario l’intervento dei compagni dell’eroe greco perché questi si allontani dall’isola della maga, con la quale, nell’anno trascorso con lei, aveva anche avuto un figlio. Eva costituisce un altro esempio di Femme Fatale, questa volta tratto dalla Bibbia. Eva riesce a convincere Adamo a mangiare del frutto proibito, nonostante inizialmente l'uomo resista alla tentazione. Con questo episodio si evidenzia come la figura della Femme Fatale fosse presente già dalle origini dell'umanità. Anche nella letteratura latina abbiamo traccia di questa figura femminile: il poeta Catullo, per esempio, canta nei suoi Carmina della sua storia d’amore con Lesbia, donna di facili costumi, abituata ad avere numerosi amanti e per questo causa del suo soffrire. Nel corso della storia la Femme Fatale si è evoluta dalla figura della dama, nel Medioevo, a quella della cortigiana, nel Rinascimento. Durante il Decandentismo lo scrittore Oscar Wilde pubblica il dramma teatrale Salome, prendendo spunto da una vicenda biblica. Salomè era, infatti, una donna giovane e seducente, che, grazie alla sua danza, era riuscita ad ottenere da Erode la promessa di un qualsiasi dono a sua scelta. Dopo essersi consultata con la madre, Erodiade, su suo consiglio aveva chiesto al re la testa di Giovanni Battista. Illustrazioni di Aubrey Beardsley, tratte dalla prima edizione della Salomè di Oscar Wilde (1894). Nel dramma di Wilde, scritto in francese, questa macabra richiesta viene spontaneamente da Salomè, innamorata di San Giovanni, ma non corrisposta. Quindici anni più tardi, nel 1906, Richard Strauss decide di mettere in scena la storia narrata da Wilde, traducendola in tedesco. L’opera è divisa in quattro scene ed è ambientata nella reggia di Erode a Gerusalemme. Giovanni Battista è imprigionato in una cisterna e continua comunque ad invocare il nome del Messia. La sua voce viene sentita da Salomè, che ordina alle guardie di liberarlo. Una volta uscito dalla prigione, il profeta condanna Erode ed Erodiade e scaccia la giovane Salomè. La fanciulla è attratta da lui e vorrebbe baciarlo; Giovanni, però, la rifiuta e ritorna nella sua cella. Mentre si tiene un banchetto, il re Erode chiede alla principessa di danzare per lui promettendole in cambio qualsiasi cosa. Questa scena, in particolare, ha riscosso un grandissimo successo grazie alla seducente “danza dei sette veli”. La danza dei sette veli Salome', finito di ballare, domanda al re la testa del Battista su un piatto d'argento. Erode, dopo un'inziale titubanza, decide di concedergliela. Una volta ottenuto il macabro dono, la giovane donna ne bacia la bocca coperta di sangue e il re, inorridito da tale visione, ordina di ucciderla. Salomè bacia la testa di San Giovanni Illustrazione 1: Salomè e la madre Erodiade