NEWS IN PEDIATRIC GASTROENTEROLOGY PHARMACOLOGY a cura di Monica Paci Gemelli diversi? I farmaci biosimilari nelle malattie infiammatorie croniche intestinali del bambino Different twins? Use of biosimilars in paediatric inflammatory bowel disease Paolo Lionetti (foto) Silvia Ghione Monica Paci Dipartimento Neurofarba, Università di Firenze - SOD Gastroenterologia, Ospedale Pediatrico Meyer, Firenze Key words *OnBNNBUPSZCPXFMEJTFBTFøt #JPTJNJMBSTt#JPMPHJDPt Infliximab Abstract Recently, with the expiration of patents for biopharmaceutical monoclonal antibodies, biosimilars are coming to the market. It is likely a substantial decrease of costs of these expensive therapies. Evidence of their effectiveness and safety has been obtained from studies in adults with rheumatological disease. Extrapolation of safety and efficacy to children with IBD should be done with caution. Comparative paediatric trials and post-marketing studies of surveillance are needed. Indirizzo per la corrispondenza Paolo Lionetti viale Pieraccini 24, 50139 Firenze E-mail: [email protected] 36 Introduzione I farmaci biosimilari hanno origine biotecnologica e sono simili in termini di qualità, sicurezza ed efficacia al farmaco di riferimento biologico originale già registrato 1. Il loro utilizzo è regolato dagli organismi preposti per l’autorizzazione all’immissione in commercio dopo la scadenza del brevetto del farmaco originale (European Medicine Agency, EMA in Europa e Food and Drug Administration, FDA negli Stati Uniti). La loro commercializzazione è subordinata alla dimostrazione di pari efficacia e sicurezza nel corso di test clinici comparativi rispetto al farmaco originale, ma non è necessario che la dimostrazione di efficacia venga ottenuta per tutte le indicazioni del farmaco originale 2. I farmaci biologici sono prodotti terapeutici il cui principio attivo è derivato da un organismo vivente (es. colture cellulari) e si caratterizzano per la complessa struttura proteica ad elevato peso molecolare, significativamente superiore rispetto ai farmaci tradizionali derivati da sintesi chimica 3. Nel trattamento dei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) l’uso dei farmaci biologici, in particolare degli anticorpi monoclonali rivolti contro il tumor necrosis factor alpha (TNF-α) (infliximab, IFX e adalimumab, ADA), ha permesso di stabilire e raggiungere obiettivi terapeutici molto più ambiziosi rispetto al passato. Il loro uso, negli ultimi anni, è andato sempre più aumentando, in particolare in ambito pediatrico, in cui l’espressività clinica di queste malattie è spesso più aggressiva. L’uso dei farmaci monoclonali non è scevro da rischi, ed il loro utilizzo ha determinato un incremento rilevante dei costi medici per la cura di questi pazienti. La scadenza del brevetto per l’IFX in Europa è prevista nel triennio 2013-2015 (in base alla Nazione considerata) e nel settembre 2013 l’EMA ha approvato per la prima volta due farmaci biosimilari Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2015;VII:36-39 NEWS IN PEDIATRIC dell’IFX (Inflectra e Remsima). Sebbene l’uso dei farmaci biosimilari possa ridurre i costi delle terapie dei pazienti (giacché il processo di approvazione di questi farmaci è più rapido), esistono ancora numerose domande aperte rispetto alla loro introduzione al posto del farmaco originale. L’autorizzazione all’uso dei farmaci biosimilari per il trattamento nei pazienti con MICI, infatti, deriva da studi clinici condotti su pazienti con malattie autoimmuni diverse dalle MICI (spondilite anchilosante, artrite reumatoide). Differenze tra farmaci biosimilari e farmaci biologici Il farmaco biosimilare deve essere simile in termini di qualità, sicurezza ed efficacia a un farmaco già registrato. Nel caso dei farmaci biologici le difficoltà a creare un farmaco biosimilare con queste caratteristiche sono numerose per diverse ragioni. Il farmaco originale è una proteina complessa ed eterogenea essendo un prodotto ad alto peso molecolare con una struttura primaria, secondaria e terziaria articolata. Inoltre il farmaco biologico è prodotto da colture cellulari sensibili a cambiamenti ambientali a carico del terreno di coltura, dei processi di purificazione o di conservazione 4 e, nonostante sia in scadenza il brevetto del prodotto originale, il processo di produzione nei suoi precisi passaggi (vettore, sistema cellulare, procedura di espansione cellulare, processo di puri- ficazione) rimane coperto dal segreto industriale. Bisogna inoltre considerare che, per i motivi appena citati, anche il prodotto originale negli anni può essere andato incontro a cambiamenti nel processo di produzione. Allo scopo di disciplinare la sintesi di farmaci così complessi, nel 2012 l’EMA ha fornito linee guida specifiche per i biosimilari di farmaci monoclonali, in accordo con le linee guida della FDA. Le linee guida stabiliscono che gli studi in vitro sono necessari per provare la biosimilarità in termini di qualità tra i due farmaci (biosimilare e originale) basandosi sulla comparazione di test che studiano il legame e la funzione della proteina. Gli studi in vivo possono essere richiesti laddove persistano dubbi dagli studi in vitro (alterazione nel legame al recettore, stabilità della proteina) che potenzialmente potrebbero inficiare la sicurezza e l’efficacia del farmaco. Gli studi clinici sono invece alla base della valutazione di farmacocinetica, farmacodinamica, efficacia e sicurezza. I farmaci biosimilari in commercio per il trattamento delle MICI Dati sull’efficacia A oggi non esistono ancora nella letteratura scientifica studi clinici randomizzati controllati (RCT) sull’uso di biosimilari dell’IFX (o di altri agenti anti TNF-α) nel trattamento di pazienti con MICI. Gli unici dati clinici disponibili provengono da due studi GASTROENTEROLOGY PHARMACOLOGY I farmaci biosimilari nelle IBD RCT condotti su pazienti adulti affetti da spondilite anchilosante (PLANETAS) e da artrite reumatoide (PLANETRA) trattati con CT-P13 (Immunoglobulina chimerica umana-murina IgG1, biosimilare dell’IFX) 5, 6. È necessaria estrema cautela nell’estensione dell’uso di questi farmaci ai bambini e ai ragazzi affetti da MICI. In entrambi gli studi citati (PLANETAS: 250 pazienti trattati per un periodo di 30 settimane, esteso poi a 88 settimane; PLANETRA: 494 pazienti trattati per un periodo di 30 settimane, esteso poi a 78 settimane) le valutazioni di farmacocinetica, farmacodinamica e di efficacia non sono risultate significativamente diverse tra i due farmaci. Sebbene quindi nel trattamento di spondilite anchilosante e artrite reumatoide IFX e CTP13 siano risultati comparabili, l’estrapolazione di questi dati al trattamento dei pazienti affetti da MICI solleva qualche perplessità. In primo luogo MICI e spondilite anchilosante/ artrite reumatoide hanno diversa patogenesi e numerosi sono gli esempi di farmaci attivi nelle malattie reumatologiche che risultano invece non efficaci o addirittura dannosi nelle MICI. La seconda considerazione riguarda la dose poiché questa è diversa nel trattamento dell’artrite reumatoide (3 mg/kg) rispetto a quella adottata nello schema dei pazienti con MICI (5 mg/kg). Infine bisogna considerare che i bambini in trattamento con IFX di solito non assumono altri trattamenti immunosoppressivi (monoterapia), diversamente dai pazienti 37 P. Lionetti et al. inclusi nello studio PLANETRA che assumevano methotrexate in concomitanza al farmaco biologico. L’assunzione di un immunosoppressore può condizionare la produzione di anticorpi diretti contro il farmaco biologico (riducendone la produzione) potendo così migliorare l’efficacia e riducendo la possibilità di reazioni avverse all’infusione del farmaco. L’estrapolazione dei dati di efficacia e d’immunogenicità di questo studio è quindi difficilmente estendibile ai bambini con MICI. Dati sulla sicurezza Anche per quanto riguarda la sicurezza, i dati provengono dagli studi già citati, PLANETAS e PLANETRA. In entrambi gli studi non sono state riportate significative differenze tra i due gruppi di trattamento (CT-P13 o IFX) sia per quanto riguarda le reazioni avverse all’infusione (PLANETAS 3,9% vs 4,9% e PLANETRA 6,6% vs 8,3%) che per quanto riguarda il rilievo di anticorpi rivolti contro il farmaco (PLANETAS 27,4% vs 22,5%; PLANETRA 48,4% vs 48,2%). Nello studio PLANETRA inoltre sono state valutate le possibili reazioni avverse legate al trattamento e anche in questo caso non sono state notate differenze significative tra i due gruppi di pazienti (35,3% vs 35,9%). In entrambi gli studi la maggioranza delle reazioni avverse era d’intensità leggera/moderata (elevazione transaminasi, tubercolosi latente, infezioni vie urinarie, cefalea) e non è stato registrato nessun caso di morte. Sicuramente sarà necessa- 38 rio estendere nel lungo periodo la farmacovigilanza per valutare la sicurezza a lungo termine di questi farmaci, considerando in particolar modo l’immunogenicità: ad oggi non sono ancora stati pubblicati dati sulla sicurezza dopo la loro immissione in commercio. Immunogenicità L’immunogenicità è la capacità posseduta da una sostanza di indurre una risposta immunitaria studiata valutando la formazione di anticorpi neutralizzanti diretti contro la sostanza in esame ed è una caratteristica molto importante nell’utilizzo dei farmaci biologici poiché può condizionarne l’efficacia. I dati posseduti finora sull’immunogenicità dei farmaci biosimilari dell’eritropoietina e dei fattori di crescita, oggi ampiamente utilizzati, sono confortanti 7. I biosimilari di anticorpi monoclonali anti-TNF sono tuttavia proteine più complesse rispetto, per esempio, all’eritropoietina (148.000 daltons vs 18.464 daltons). I dati che possediamo sulla cross reattività degli anticorpi diretti contro Remicade® e contro il biosimilare Remsima®, valutati recentemente da BenHorin et al. (pubblicati come abstract), sono rassicuranti. I pazienti con anticorpi contro Remicade® sono anche positivi per Remsima® e lo studio sull’inibizione funzionale rispetto alla capacità di legare il TNF-α è risultato anch’esso simile. Questi dati suggeriscono quindi che esiste una “forte somiglianza”, anche in termini d’immunogenicità, tra farmaco originale e biosimilare 8. È importante sottolineare che i dati discussi finora riguardano solo pazienti adulti: non ci sono dati ad oggi disponibili in età pediatrica. Inoltre, nei bambini, il rischio di sviluppare anticorpi neutralizzanti nei confronti dei farmaci biologici è più elevato rispetto agli adulti poiché in età pediatrica le MICI hanno spesso una maggiore aggressività clinica con necessità di un trattamento prolungato con il farmaco biologico. Aspetti importanti per la ricerca L’effettuazione di nuovi studi clinici nei pazienti con MICI sicuramente risolverà alcune delle perplessità esposte. Sarà necessario stabilire con attenzione l’ampiezza del campione in esame per evitare errori di valutazione nell’effetto terapeutico (gli studi di “non inferiorità” nella comparazione di due farmaci richiedono un numero di pazienti molto elevato). Sarà importante inoltre valutare se i biosimilari hanno azione simile all’originale anche nel mantenimento della remissione oltre che nell’induzione. Fondamentale sarà poi la sorveglianza successiva all’immissione in commercio, in particolare per i bambini. A questo scopo la comunità pediatrica che si occupa del trattamento di bambini e ragazzi con IBD ha allestito nel settembre 2014 una piattaforma comune (PIBD-net) per condividere e monitorizzare le informazioni sulla sicurezza e l’efficacia delle attuali e future terapie nei bambini e nei ragazzi con MICI. NEWS IN PEDIATRIC Conclusioni L’immissione in commercio dei farmaci biosimilari apre sicuramente prospettive interessanti per il trattamento delle MICI, soprattutto in termini di riduzione dei costi sanitari. Rimangono però varie perplessità circa l’utilizzo di tali farmaci, in particolare in ambito pediatrico. I buoni risultati ottenuti in termini di efficacia, sicurezza e immunogenicità in ambito reumatologico, sono sicuramente elementi a favore di un’estensione del loro utilizzo in altre patologie. In mancanza però di dati clinici sui pazienti affetti da MICI (sia adulti che bambini) l’estensione del trattamento a questi pazienti impone di effettuare prima possibile studi clinici randomizzati controllati GASTROENTEROLOGY PHARMACOLOGY I farmaci biosimilari nelle IBD per supportare, anche in questo campo, l’efficacia e la sicurezza dei biosimilari monoclonali. netics, safety, and efficacy of biosimilar CT-P13 and innovator infliximab in patients with ankylosing spondylitis: the PLANETAS study. Ann Rheum Dis 2013;72:1605-12. 6 Yoo DH, Hrycaj P, Miranda P, et al. A randomised, double-blind, parallel-group study to demonstrate equivalence in efficacy and safety of CT-P13 compared with innovator infliximab when coadministered with methotrexate in patients with active rheumatoid arthritis: the PLANETRA study. Ann Rheum Dis 2013;72:1613-20. 7 Horl WH, Locatelli F, Haag-Weber M, et al., Prospective multicenter study of HX575 (biosimilar epoetin-alpha) in patients with chronic kidney disease applying a target hemoglobin of 10-12 g/dl. Clinical nephrology 2012;78:24-32. 8 Ben-Horin S, Yavzori M, Fudim E, et al. Cross-Immunogenicity: antibodies to infliximab in Remicadetreated IBD patients similarly recognize the bio-similar Remsima. EUG Journal 2014;2(supp. 1). Bibliografia 1 Weise M, Bielsky MC, De Smet K, et al. Biosimilars - why terminology matters. Nat Biotechnol 2011;29:690-3. 2 McCamish M, Woollett G. The state of the art in the development of biosimilars. Clin Pharmacol Ther 2012;91:405-17. 3 European Medicines Agency. Biosimilar medicines 2012. 4 Declerck PJ. Biosimilar monoclonal antibodies: a science-based regulatory challenge. Expert Opin Biol Ther 2013;13:153-6. 5 Park W, Hrycaj P, Jeka S, et al. A randomised, double-blind, multicentre, parallel-group, prospective study comparing the pharmacoki- t Nel settembre 2013 l’EMA ha approvato l’uso dei biosimilari dell’IFX in tutte le sue indicazioni, compresi i pazienti adulti e pediatrici affetti da MICI. t I due studi RCT condotti su pazienti adulti affetti da malattie reumatologiche (spondilite anchilosante e artrite reuma- toide) forniscono dati rassicuranti in termini di efficacia, sicurezza e immunogenicità tra IFX originale e biosimilare (CT-P13). t È necessario effettuare prima possibile studi clinici nei pazienti con MICI (in particolare nei bambini) per supportare i buoni risultati ottenuti in ambito reumatologico. t Nel bambino con MICI in trattamento con IFX in remissione, non è consigliato il passaggio al biosimilare finché non verranno condotti studi clinici in pazienti pediatrici con MICI che supportino la sicurezza e l’efficacia di questo cambiamento. t Data la provata cross-reattività degli anticorpi tra biosimilare (in particolare Remsima®) e IFX (Remicade®), i pazienti positivi per anticorpi neutralizzanti contro Remicade® non sono candidati a passare a Remsima®. 39