“Mi hai tessuto con fili di vita” Sintesi della meditazione guidata dal Gruppo Shekinah Il concerto-meditazione è iniziato con un inno di ringraziamento a Dio, creatore dell’universo e della vita: “Sorge dal buio l’aurora di luce, principio del tempo. Sale dal fango il volto dell’uomo plasmato da Dio” (canto “A sua immagine”). Un Dio che ha creato l’uomo e l’ha amato fino a redimerlo con l’immolazione del Figlio sulla Croce. E il ringraziamento diventa espressione della fede, abbandono tra le braccia di Dio: “Mi chiedo chi sono quando ho paura, ti rendo grazie perché m’hai creato, tu m’hai tessuto con fili di vita, mi sveglio al mattino, ti sento vicino […] tu m’hai promesso un disegno eterno, guidami tu sulla via della vita” (canto “Mi hai fatto meraviglia”). “Un grande miracolo”, brano di B. Uberti, ci ha guidato nel ricordo e nella celebrazione della nascita del Messia. Con la nascita del Bambino, il Figlio di Dio, la vita nascente viene elevata a dignità divina; anche il dolore del parto si trasfigura: “Il dolore si fece preghiera. Si fece salvezza feconda”. Anche le parole di padre D.M. Turoldo magnificano la purezza della vita attraverso l’esaltazione del Salvatore: “Sia sempre un bimbo il centro del mondo, voi stessi abbiate un cuore fanciullo. […] Mentre il silenzio fasciava la terra […] Tu sei disceso, Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio. […] E pure noi, noi facciamo silenzio, più che parole il silenzio lo canti, […] a Te l'amore che canta in silenzio. A Te l'amore che canta… Mentre il silenzio…” (canto “Mentre il silenzio”). Così il Dio fatto uomo esalta l’immenso valore della vita, di ogni vita umana; diventa stella di riferimento: “Ora la barca dei pescatori di stelle naviga verso l’isola della pace. La tua parola sia una rotta di luce e dalla tua croce fiorisca il coraggio” (canto “Pescatori di stelle”). La vita è celebrata come fede nel Signore: “Tu sei Signore che dà vita buona. Oggi domandi ancora mi ami? Mi ami tu? Signore tu sai che ti voglio bene…” (canto “Sul lago di Pasqua”). Un altro brano di lettura, “Alla frontiera di Elim” di B. Uberti, ci ha ricordato la fuga in Egitto di Maria e Giuseppe con il Bambino, “profughi clandestini” per sfuggire al re Erode. È un richiamo al diritto alla vita dei tanti profughi che, oggi, fuggono dalla guerra e dalla fame. Tra le tante difficoltà e illusioni, riscopriamo ancora che il vero approdo è sempre Dio: “ Ti ho cercato lontano da me e tu stavi nel mio cuore inquieto […]. Ti ho amato tardi sai e credevo fossi tu a nasconderti…” (canto “Tardi ti ho amato”). “Hai creato tu questo mondo, l’hai amato fino in fondo…” (canto “L’anima del mondo”). A Lui va la nostra gratitudine, a Lui ci affidiamo totalmente: “Contemplerò, contemplerò il tuo arco sulle nubi: dammi il respiro che sfiora l’eterno. Adorerò la tua croce sul mondo: dammi l’amore che scioglie il conflitto. Ascolterò la tua voce nel tempo, inseguirò le tue orme nel vento: dammi la forza accanto a chi è solo, fammi leggero sorriso di grazia (canto “Spirito di luce”). Il simpatico “apologo” finale ci ha riportato alla vita nascente. “Nel grembo di una donna incinta si trovavano due gemellini. Dovendo far trascorrere i nove mesi d’attesa prima di nascere, chiacchierano tra loro. Uno dei due chiese all'altro: Tu credi nella vita dopo il parto? […] Sai?... Io penso che ci sia una vita vera che ci aspetta e che ora ci stiamo preparando per essa...”. È una esaltazione della maternità, ma anche un richiamo alla fede nella promessa della Vita eterna dopo l’esistenza terrena. La meditazione si è conclusa con un inno di ringraziamento al Signore: “Acclamate al Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza” (“Sing for joy”, canto dal Salmo 100).