Applications Ambiente di apprendimento con elementi di artificial intelligence1 Pier Giuseppe Rossi Università degli Studi di Macerata [email protected] Parole chiave: LMS, AI, KM, apprendimento, insegnamento. Abstract L’articolo presenta un approccio innovativo per implementare, su piattaforme LMS esistenti, funzionalità per l’e-learning basate sull’intelligenza artificiale (AI). Si descrive le caratteristiche dei Learning Management System (LMS) in cui è possibile collocare tale intervento, il contributo del KM e il ruolo dell’AI. Inoltre verranno individuati quei dispositivi che intervengono nella progettazione (strumenti di authoring), nella costruzione di conoscenza e nel monitoraggio per supportare il lavoro del team di progetto e l’attività delle Learning Entities2 (LE). L’aspetto innovativo consiste nel fatto che l’architettura e le funzionalità dell’AI sono finalizzate non a sostituirsi, ma a supportare il docente/tutor nella progettazione, nel monitoraggio e nella riprogettazione di percorsi mirati ad un apprendimento consapevole. Inoltre il modello presentato non è subject oriented e può essere utilizzato in differenti campi disciplinari. 1 2 Il termine “learning entity” definisce un singolo studente o un gruppo di lavoro. Il testo riprende e approfondisce la parte didattica del contributo del testo «Intelligent learning environment», presentato al convegno SIE-L 2009 di Trento. Je-LKS Journal of e-Learning and Knowledge Society — Vol. 5, n. 1, febbraio 2009 (pp. 67 - 75) Je-LKS — Applications - Vol. 5, n. 1, febbraio 2009 1 Introduzione: dal e-l 1.0 all’e-l 3.0 Nell’e-l di prima generazione, il così detto e-l 1.0, era prevalente un approccio erogativo o positivista (Guba, Lincoln, 1994). Materiali e valutazione sono nella maggioranza dei casi inglobati in Learning Object (LO). Si integra facilmente con lo standard SCORM e ne possiede pregi e difetti. Adatto per percorsi istruttivisti, risulta troppo rigido per processi mirati ad un apprendimento collettivo, consapevole e significativo. Le esperienze basate su un approccio socio-costruttivista hanno, in alcuni casi, ottenuto risultati significativi sul piano della costruzione della conoscenza e della comunità e sulla peer to peer review. In esse i tutor hanno un ruolo centrale e la buona riuscita dei processi dipende dalla qualità e quantità del loro lavoro. Date le funzioni del docente/tutor, i profili richiesti sono di eccellenza e prevedono il possesso di competenze didattiche, relazionali ed epistemologiche. Gli ambienti che si richiamano un approccio socio-costruttivista, hanno utilizzato tool per la comunicazioni già presenti nel web (e-mail, forum, chat), ma non hanno promosso, se non in rari casi, una ricerca mirata a creare appositi dispositivi che potessero agevolare le attività del tutor e dello studente. Dall’inizio del nuovo millennio, il web 2.0 segna un passaggio dal web sintattico al web semantico. Dal punto di vista tecnologico, il web 2.0 utilizza una serie di utility, già presenti, per valorizzare la comunicazione, l’aggregazione dei materiali e l’interazione degli utenti. Tali dispositivi hanno modificato le modalità stesse della comunicazione. È possibile pensare che, da una costola del web 2.0, scaturisca l’e-l 2.0 e che Internet divenga, esso stesso, un ambiente di apprendimento? Blog, wiki, PLE favoriscono l’emergere dell’informale (Attwell, 2007), ma come integrarli in percorsi in cui il soggetto possa acquisire consapevolezza ed essere avviato alla zona di Sviluppo Prossimale? È possibile pensare la formazione senza un ambiente appositamente predisposto che espliciti, organizzi e mappi il percorso formativo? L’ipotesi, da cui parte il contributo, è quella della necessità di un ambiente formale che sappia anche valorizzare l’educazione informale. Nasce dunque l’esigenza di modelli di ambiente di apprendimento che, da un lato, facciano tesoro delle esperienze passate, in particolare del web 2.0, e, dall’altro, grazie anche all’apporto del KM, siano flessibili e superino i limiti dell’EL 1.0. (Lytras, 2006) Gli strumenti del KM sono finalizzati all’analisi semantica dei testi, ad una monitoraggio puntuale e su più livelli dei learner, alla visualizzazione efficace, immediata e puntuale dei dati. Per manipolare tali informazioni e suggerire soluzione in base ad esse, nasce l’esigenza di un motore di intelligenza artificiale (AI). Definiamo e-l 3.0 un processo formativo in cui il KM e l’AI abbiano un ruolo significativo. 68 Pier Giuseppe Rossi - Ambiente di apprendimento con elementi di artificial intelligence 2 Intelligenza artificiale (AI) L’AI di prima generazione si basava sul principio di razionalità scientifica e sulla connessione tra conoscenza e obiettivo (Newel, 1982). Ma già negli anni novanta Clancey (1993) sostiene che «knowledge base is not a repository of knowledge extracted from one expert’s mind (as in the transfer view), but the result of a modeling activity». Oggi, nella formazione, la dipendenza meccanica dell’apprendimento dall’insegnamento è messa in discussione e prevale il concetto di mediazione. Anche nella modalità di svolgere la funzione di Tutor Intelligente (ITS) si evidenzia un cambiamento. La tecnologia usata inizialmente analizzava la risposta finale dello studente e forniva un feedback e suggerimenti in base ai suoi comportamenti (Dick, Carey, 1990). La modalità successiva consiste invece nel seguire lo studente nell’esecuzione del compito e nel fornire ad ogni step un feedback e un adeguato scaffolding. (Beck, Stern, 1996; Shute, Psotka, 1996). Si basava su un articolato e complesso dominio di conoscenza disciplinare. Tra le implementazioni di sistemi intelligenti realizzati ricordiamo MyClass, un ambiente per la formazione dei manager, creato da IPS1, ANDES (VanLehn etr al., 2005), un ambiente che supporta gli studenti nell’apprendimento della fisica, Baghera, un ambiente di apprendimento per la Geometria. (Webber et al., 2002, 2004). Le implementazioni menzionate sono subject matter oriented, ovvero vincolate ad uno specifico contenuto e costruite appositamente per uno scopo specifico. L’implementazione di una base di conoscenza richiede molto tempo ed energie e non può essere usata in un diverso campo disciplinare. Il dibattito su come superare questo problema è ampio. VanLehn, ad esempio, ha sperimentato sistemi realizzati per la fisica nella statistica (VanLehn, Chi, 2007) e ne ha evidenziato i problemi. Per superare tale problema l’approccio proposto nel presente articolo è differente. L’obiettivo è quello di costruire un sistema supportato da AI ma indipendente dal contenuto o, meglio, adatto ad una ampia gamma di subject. Per tal fine sono stati imposti due vincoli progettuali: • assegnare maggior peso al dominio pedagogico-didattico; • assegnare al sistema ITS la funzione non di sostituire, ma di interagire con il docente e il tutor nella progettazione iniziale e soprattutto nella gestione in itinere del corso. La finalità è quella di valorizzare il ruolo del tutor e del docente, i quali possono delegare alla macchina attività ripetitive e prevedibili, ma possono anche interrogarla e dialogare con lei per ricevere informazioni in base a cui effettuare interventi diretti e intervenire in modo significativo nei momenti critici delle relazioni e dell’apprendimento. 1 L’IPS è una ditta di online learning (http://www.ipslearning.com) specializzata nel settore aziendale. 69 Je-LKS — Applications - Vol. 5, n. 1, febbraio 2009 Da sistemi prescrittivi, si passa a sistemi che valorizzino la creatività e la professionalità del docente. Se nell’AI di prima generazione e nei modelli dell’Instructional Design degli anni ottanta e novanta del secolo scorso, l’obiettivo era quello di predisporre un processo efficace per molti studenti, relegando il ruolo del docente a quello di un esecutore di processi stabiliti e di erogatore di materiali predisposti, l’attenzione verso l’approccio teorico definito «Pensiero degli insegnanti» (Shulman, 1987) ha ribaltato questa impostazione e ha individuato nell’insegnante professionista riflessivo la risorsa principale per un apprendimento significativo. Come affermano Gordon e Zemke (2000), in relazione all’Instructional Design classico, «it may have been a viable model for developing formulaic training programs that several thousand minimally skilled instructors could use to teach a million draftees how to disassemble, clean and reassemble an M-16 rifle». Nella ricerca pedagogica attuale si assegna un ruolo cruciale alla consapevolezza e alla presenza creativa del docente nel progettare e modellizzare, prima, e nel gestire, poi, l’attività didattica. Superando il modello diadico, sistema di apprendimentostudente, proposto nell’introduzione di SCORM (2001), il progetto propone un modello triadico docente-learning entity-ambiente intelligente. 3 L’ipotesi di ricerca L’ipotesi di ricerca diviene, dunque: realizzare un sistema di AI che interagisca con l’LMS per supportare l’attività del docente e del tutor e della learning entity (LE). Il sistema proposto prevede tre elementi: • un LMS open source con specifiche caratteristiche; • la presenza di oggetti, appositamente costruiti e suggeriti dal KM, per l’analisi semantica, il monitoraggio, la visualizzazione e l’aggregazione dei dati integrabili nell’LMS; • un sistema di AI che analizzi i dati forniti dagli oggetti precedenti, interagisca con l’LMS e dialoghi con il docente e il tutor. 3.1 Il learning management system I limiti degli LMS di prima generazione erano la rigidità e la chiusura (Buonaiuti, 2006) ma tali limiti derivano dalla struttura didattica-tecnologica degli LMS e non sono intrinseci al concetto di LMS. Non crediamo infatti si possa eliminare il ruolo di orientamento e di supporto alla formazione che un ambiente di apprendimento on line può garantire. L’LMS fornisce al processo di apprendimento unitarietà, visualizza e mappa il percorso, fornisce una visione chiara del processo e favorisce la motivazione e l’orientamento dello 70 Pier Giuseppe Rossi - Ambiente di apprendimento con elementi di artificial intelligence studente. Emerge pertanto la necessità di un LMS flessibile, ecologico, autopoietico, enattivo. La flessibilità ha due facce. La prima permette al docente/tutor di modellare e rimodulare in itinere l’ambiente con sistemi autore che non richiedano nessuna competenza informatica. La seconda permette alle LE di personalizzare l’ambiente, in funzione dei propri profili e stili cognitivi. L’aspetto ecologico degli ambienti deriva dalla presenza di connessione tra le diverse sezioni del sistema. L’LMS può essere descritto come la sovrapposizione di tre reti: • • • la rete dei dispostivi. I dispositivi didattici non sono autonomi ma tra loro connessi e operano in alcuni casi in modalità diacronica, in altri sincronica; la rete delle scritture. Le scritture implementate in itinere dalle LE nei forum, nei blog, nei wiki, si connettono durante il processo tra loro e con i materiali forniti dai docenti anche grazie ai tag; la rete delle relazioni. Durante il processo si crea fra gli studenti e fra essi e i tutor, a causa delle interazioni, una connessione emotiva e cognitiva. Tale rete non è né statica, né scontata, ma si amplia durante il processo. Tali reti non possono nascere spontaneamente ma sono frutto di una progettazione iniziale e di una riprogettazione in itinere, sono reificate dalle interazioni del sistema e sono garantite dalla struttura frattale dell’LMS. Le tre reti evidenziano anche l’autopoieticità del sistema in quanto le connessioni tra scritture e relazioni si implementano in itinere e si arricchiscono di numero e di legami reciproci man mano che il processo avanza, grazie agli strumenti interni dell’LMS. Infine l’LMS è enattivo (Varela, 2007). In un LMS enattivo l’interazione tra tutti gli attori del sistema e di essi con l’ambiente contribuisce alla costruzione di significati. 4 Knowledge Management La costruzione delle tre reti è garantita dalla presenza di oggetti atti a far interagire i dati e i materiali provenienti dai differenti dispositivi dell’ambiente. Lo studio di ontologie e la loro integrazione, il semantic web, l’interoperabilità, il knowledge flow sono settori in cui e-l e km interagiscono (Lytras, 2006). Possimao identificare tre categorie di oggetti. Una prima categoria è finalizzata all’analisi semantica dei testi e alla loro etichettatura. Sono possibili tre strade: • processi top-down: si parte da un’ontologia e, in base ad essa, si mappano i contenuti (Pirrone et al., 2007) e si personalizzano i percorsi; 71 Je-LKS — Applications - Vol. 5, n. 1, febbraio 2009 • processi bottom-up con intervento del soggetto: il soggetto tagga i materiali e, in base ai tag, i testi vengono organizzati e recuperati (folksonomies); • processi bottom-up automatici: i testi sono filtrati con strumenti automatici che etichettano gli stessi e, in base all’etichettatura, i testi sono organizzati e recuperati (Rossi, 2007). La seconda categoria è funzionale all’aggregazione dei materiali, alla produzione multi-mentale, alle elaborazioni di gruppo. I tool sono finalizzati a costruire materiali caleidoscopici, ovvero frutto della integrazione di differenti frammenti, provenienti da materiali, presenti in differenti dispositivi. Sono sempre più frequenti in rete strumenti per le produzioni a più mani ma vanno potenziati. I Wiki ne sono un esempio. Nel modello predisposto è possibile recuperare frammenti, scrap, dai materiali dell’LMS e costruire “patch-work”. L’e-portfolio, se progettato come corpo organico e connesso (Ravet, 2007; Rossi, Giannandrea, 2006), può rientrare in questa categoria di oggetti. La terza categoria è legata al monitoraggio. Oggi la maggioranza degli LMS registra ogni click dell’utente e raccoglie un numero quasi infinito di dati. Inoltre dall’analisi semantica dei testi e dall’e-portfolio, provengono altri dati che, se esaminati e integrati, presentano un quadro ampio e dettagliato delle attività del soggetto. La quantità e disomogeneità dei dati pone l’esigenza di strumenti che analizzino i dati, li rielaborino e li visualizzino in modo da renderli immediatamente e velocemente fruibili per il monitoraggio (Rossi, 2007). In base a tali dati aggregati è possibile costruire il profilo delle LE, verificare processi dinamici, personalizzare le attività. Per l’analisi dei dati è possibile utilizzare, tra gli altri, gli algoritmi dell’SNA, per fornire informazioni sulle attività di gruppo, o l’LSA per comparare testi. 5 Il ruolo dell’AI Il modello, di cui ora descriviamo solo le principali caratteristiche pedagogicodidattiche, prevede la presenza di un framework di AI indipendente dall’LMS ma connesso alla piattaforma attraverso una specifica interfaccia. Il framework di AI supporta un sistema multiagente. Sono presenti i seguenti agenti: pedagogico, di dominio, delle LE, di comunicazione tra LMS e AI. Tale architettura non è di molto differente da quella presente nei sistemi esistenti (VanLehn et al., 2005), anche se sicuramente è assegnato all’agente pedagogico una maggiore importanza. La caratteristica, che modifica maggiormente il modello presentato, rispetto ai precedenti, è la flessibilità della sua struttura e la relazione dialogica tra il framework di AI e il docente/tutor. Se, nei modelli precedenti, il sistema esperto guidava lo studente nelle attività, lo seguiva passo dopo passo e prevedeva, in funzione del percorso e delle scelte dello studente, gli step successivi, senza nessun intervento del docente/tutor, nel modello in esame il sistema di AI opera in due modalità: 72 Pier Giuseppe Rossi - Ambiente di apprendimento con elementi di artificial intelligence 1. interviene direttamente sullo studente, qualora questo abbia comportamenti prevedibili e ricorrenti, che il docente/tutor ha categorizzato e per i quali ha predisposto dei messaggi o dei compiti. Per esempio, contattare uno studente dopo un numero definito di giorni di assenza o rispondere a domande dello studente la cui soluzione è già stata fornita ed è presente in piattaforma. 2. dialoga con il tutor per risolvere situazioni complesse. Il sistema di AI, su interrogazione del tutor, presenta quadri della situazione (dashboard) relativi all’aspetto cognitivo, relazionale, sia del singolo studente, sia del gruppo, fornisce informazioni per interventi didattici, avanzando per successive approssimazioni - in funzione degli input inseriti dai docenti. Grazie alla prima modalità il tutor viene alleggerito da interventi routinari e può dedicare spazio cognitivo ad interventi che richiedono maggiori competenze e creatività. Grazie alla seconda modalità il tutor può intervenire, avendo una maggiore informazione sullo stato del sistema e sui comportamenti dei singoli e del gruppo. Un ruolo importante ha lo strumento di autoring con cui il progettista, nella fase iniziale, e il docente/tutor, in itinere, definiscono le regole con cui opera l’AI. Tale tool è spesso visto come uno strumento utilizzato per la progettazione iniziale da esperti e non è disponibile per docenti e tutor che, di norma, non posseggono alte competenze informatiche. Nel modello presentato, il sistema autore di AI diviene essenziale per reificare l’approccio dialogico. La sua modalità operativa rispecchia gli strumenti per la creazione di corsi presenti in LMS quali OLAT o MOODLE, o strumenti più raffinati che operano anche in base ad ontologie. Il sistema autore permette di costruire regole per il funzionamento del sistema. In base ad esse, il sistema dialoga con il docente/tutor, interpreta le informazioni e suggerisce l’uso di dispositivi, privilegiando la rapidità alla soluzione perfetta. Il sistema memorizza non solo le soluzioni, ma anche i passaggi intermedi delle interrogazioni passate, in modo che alcuni processi possano divenire delle routine con cui operare in situazioni successive. In altri termini, la modalità del punto 2 è uno strumento che produce le modalità del punto 1. 6 Conclusioni In base al modello, l’Università degli studi di Macerata, in collaborazione con altre Università italiane, sta realizzando un prototipo per sistemi integrati LMS-AI non subject matter oriented. L’LMS scelto per l’attuazione del prototipo è OLAT, realizzato dalla Università di Zurigo, in quanto garantisce quelle caratteristiche di scalabilità, interoperabilità e portabilità non possedute ad oggi da altri LMS open source. Inoltre la struttura in Java, la possibilità di nidificare, senza limite, le attività, aggregando in tal modo tool in dispostivi, lo storyboard, ovvero il percorso 73 Je-LKS — Applications - Vol. 5, n. 1, febbraio 2009 didattico, in XML, favoriscono l’integrazione con il framework dell’AI. OLAT presenta un sistema autore ad alta usabilità, anche per docenti senza particolari conoscenze informatiche e polarizza la loro attenzione sugli aspetti pedagogicodidattici. Grazie al sistema autore il docente/tutor, oltre a creare il corso, può rimodularlo in itinere e in tempo reale. Nell’LMS sono integrati e si stanno integrando strumenti del KM per l’analisi semantica dei testi, per l’organizzazione dei tag e per la integrazione dei dati provenienti dal monitoraggio. Si stanno testando due framework open source per l’AI (Cougaar e Jade), basati su architettura Java. La sperimentazione dovrà rispondere a due quesiti fondamentali: • l’integrazione fra e-learning, KM e AI può rispondere alle esigenze di percorsi flessibili e sempre più complessi che attivino processi di riflessione e di consapevolezza; • il supporto della AI, mirato non a sostituire ma coadiuvare e valorizzare l’attività del docente/tutor, può fornire strumenti per migliorare la qualità dei percorsi sia blended, sia totalmente on line e ne favorisce la sostenibilità. Ad oggi è stata ultimata la messa a punto e personalizzazione dell’ambiente, che viene sperimentato in corsi post laurea e si stanno implementando le regole per l’AI. Si prevede di arrivare, entro la fine del 2009, alla messa a punto del prototipo di LMS con elementi diAI. BIBLIOGRAFIA Attwell G. (2007), Searching, Lurking and the Zone of Proximal Development, Bremen, Pontypridd. Beck J., Stern M. (1996), Applications of AI in education, ACM Crossroads, 3(1), 1115. Bonaiuti G. (2006), E-learning 2.0, Trento, Erickson. 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