Indagini invasive e PCI

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Cateterismo cardiaco e
coronarografia
Nel suo significato più ampio indica l’inserzione di un
catetere all’interno delle cavità cardiache (destra e
sinistra).
Viene eseguito per:
9 analizzare campioni di sangue prelevato nelle varie
sezioni del cuore
9 determinare pressioni e flusso ematico
9 visualizzare in scopia e registrare su vari supporti
(cinematografici o digitali) le immagini delle camere
cardiache, dei vasi coronarici e dell’aorta.
Origine delle arterie coronarie
Catena radiografica
video camera
Cine camera
videoregistratore
Distributore
di luce
monitors
Intensificatore
di brillanza
Arco a C
Convertitore A/D
Hard disc
Tubo radiogeno
Generatore
Cateterismo cardiaco e Coronarografia
Modalità di accesso:
• incannulazione di una vena periferica
adeguata per le sezioni destre
• incannulazione di un’arteria per le sezioni
sinistre e le coronarie
Attualmente la tecnica più usata per incannulare i
vasi è la tecnica percutanea. In alcuni casi però è
necessario isolare chirurgicamente i vasi da
incannulare.
Qualunque sia la tecnica usata, la procedura è
invasiva e necessita di linee assistenziali attente
e particolari, sia nella preparazione del paziente
che ad esame ultimato.
Insufficienza aortica
Media
Grave
Studio emodinamico nella stenosi
valvolare mitralica reumatica
DSA nella sindrome di Marfan
Limiti dell’angiografia coronarica
Complicanze del cateterismo cardiaco e
coronarografia
Infarto miocardico:
⇒ da stress emotivo
⇒ da embolizzazione
⇒ da dissezione coronarica
⇒ da spasmo coronarico
Aritmie ventricolari:
⇒ da stimolo irritativo del catetere
⇒ da danno ischemico
Tamponamento cardiaco o versamento pericardico:
⇒ da perforazione o fissurazione di parete
⇒ da lesione coronarica
Complicanze del cateterismo cardiaco e
coronarografia
Embolizzazione aterotrombotica
con necrosi delle dita, gangrena,
necrosi cutanea e livedo reticularis
porpora secondaria ad emboli
colesterolici
Complicanze del cateterismo cardiaco
Mortalità globale
Infarto miocardico
Neurologiche
Aritmie
Emodinamiche
Vascolari
Contrasto
(%)
0.11
0.05
0.07
0.38
0.26
0.43
0.37
Complicanze della coronarografia
Caratteristiche del paziente
Mortalità globale
Mortalità relata all’età
meno di 1 anno
più di 60 anni
Coronaropatia
malattia di 1 vaso
malattia di 3 vasi
tronco comune CS
Scompenso cardiaco
classe NYHA I o II
classe NYHA III
classe NYHA IV
Valvulopatia
tutti i valvolari
valvulopatia mitralica
valvulopatia aortica
Mortalità (%)
0.14
1.75
0.25
0.03
0.16
0.86
0.02
0.12
0.67
0.28
0.34
0.19
Controindicazioni relative all’angiografia
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Ictus nell’ultimo mese
Insufficienza renale progressiva
Sanguinamento attivo (GI, polmonare, GU, ecc)
Infezione attiva
Febbre di eziologia incerta
Grave anemia
Ipertensione sistemica non controllata
Grave squilibrio elettrolitico
Intossicazione digitalica
Grave dismetabolismo (tireotossicosi, diabete
mellito non controllato)
• Pazienti con storia di allergia al contrasto non pretrattati
• Anticoagulazione con warfarin
I principali modelli di catetere per
ultrasonografia intravscolare
Elettronico
Meccanico
Morfologia della parete coronarica
all’ultrasonografia intravascolare (IVUS)
Tri-laminare
Normale
Avventizia
EEM
Aterosclerosi
Intima-media
Sistemi di emostasi
Angioplastica coronarica
Durante, o in seguito, a studio coronarografico,
può essere indicata l’esecuzione di angioplastica
coronarica
(o
PTCA,
da
Percutaneous
Transluminal Coronary Angioplasty)
Obiettivo dell’angioplastica è la riduzione della o
delle lesioni stenosanti le arterie coronariche,
attraverso l’applicazione diretta, sulla placca
ateromasica, di una determinata pressione.
Tale obiettivo si raggiunge attraverso l’utilizzo di
uno speciale catetere provvisto distalmente di un
palloncino
gonfiabile,
che,
solitamente,
attraverso l’arteria femorale viene fatto giungere
sino alla sede della lesione da trattare.
Zurigo, 16 settembre 1977
prima PTCA nell’uomo
dopo PTCA
10 anni dopo
Angioplastica coronarica
Da alcuni anni l’evoluzione tecnologica ha fornito
strumenti atti a migliorare i risultati, sia immediati
che a distanza (restenosi) ottenuti con l’angioplastica
coronarica. Il più importante mezzo a nostra
disposizione è lo stent endocoronarico, vere e proprie
“molle”, di vari metalli e con possibilità di essere
rivestiti di sostanze farmacologiche e non, che
attraverso il palloncino gonfiato viene posizionato nel
vaso coronarico.
L’uso
di
stent
richiede
un’adeguata
terapia
anticoagulante
(sempre
meno
praticata)
o
antiaggregante
piastrinica,
di
fondamentale
importanza per il mantenimento dei risultati
raggiunti.
A
B
C
D
Le limitazioni degli stent
Piccoli vasi
Lesioni lunghe
Diabete
Biforcazioni
Multivasali
30-40%
37-50%
26-46%
40-60%
cumulativa
Stent e TAC
Indicazioni sicure all’impianto di
stent endocoronarico
• Trattamento della occlusioen acuta
o in divenire durante angioplastica
• Riduzione della restenosi in lesioni
iniziali focali in vasi di calibro > 3.0
mm
• Lesioni focali in bypass aortocoronarici venosi
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