Saperi storia 2 p 000 Casi - I generali della rivoluzione

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I generali della rivoluzione
Con i loro caratteri di forza nazionale fondata sulla “leva di massa”, le armate rivoluzionarie creato
dai montagnardi nel 1793-94 erano diverse tutti gli eserciti che l’Europa moderna aveva fino a quel
momento conosciuto. Esse si rivelarono molto diverse anche per il modo con cui si poteva arrivare
ai gradi militari più elevati.
Essendo scomparso, in seguito all’emigrazione all’esterno, il ceto degli ufficiali di esclusiva origine
aristocratica, l’ascesa nei gradi era determinata unicamente dalle doti individuali e perciò il nuovo
esercito si rivelò subito un efficientissimo strumento di selezione di talenti.
Una carriera fortunata
Il rapporto diretto che si veniva a instaurare fra gli ufficiali e i soldati fece sì, d’altra parte, che i
reggimenti rivoluzionari si sentissero vincolati assai più verso i loro generali che verso il governo
direttoriale. Ciò comportò che l’ascesa verso i gradi di generale, fondata sulle capacità militari,
rivelasse allo stesso tempo anche delle capacità politiche.
Napoleone Bonaparte si rivelò possedere le une e le altre in misura eccezionale, ma fu anche molto
aiutato da circostanze fortunate. Nato in Corsica nel 1769, quando da poco l’isola era stata venduta
alla Francia dalla repubblica di Genova, era uno dei molti ufficiali formatisi nell’esercito
rivoluzionario del 1793. Divenne quindi un esperto nel comando delle artiglierie e raggiunse il
grado di generale di brigata per il ruolo svelto nell’assalto che nel dicembre 1793 tolse Tolone dalle
mani degli inglesi. L’anno dopo fu costretto a eclissarsi per le sue simpatie giacobine, ma riprese
l’ascesa il 5 ottobre 1795 disperdendo a colpi di cannoni la folla dei monarchici che attaccava la
Convenzione. Egli non fu comunque un caso unico fra i giovani ufficiali che avevano venticinque
anni o poco più nel 1793-94 e che con il 1796 impararono a unire il ruolo militare alle ambizioni
politiche.
Una leva di talenti
Hoche (nato nel 1768), che aveva represso la rivolta vandeana e respinto nel 1795 lo sbarco degli
emigrati a Quiberon, era stato in principio scelto per attuare il colpo di stato del 4 settembre 1797,
ma, già malato di tubercolosi, aveva rifiutato ed era morto poco dopo sul fronte del Reno. Joubert
(nato nel 1769) aveva preso il posto di Bonaparte al comando dell’armata d’Italia, conducendo
un’azione politica del tutto indipendente da quella dettata dal Direttorio; nel giugno 1799 era il
candidato preferito da Sieyès per il previsto colpo di stato militare, ma il 15 agosto morì in battaglia
combattendo contro Suvorov. Jourdan (nato nel 1762) era il più popolare dei generali francesi,
essendo stato il vincitore della decisiva battaglia di Fleurus del giugno 1794, ma il 18 brumaio si
oppose al colpo di stato e non svolse funzioni di rilievo durante l’impero. Moreau (nato nel 1763) fu
non meno di Napoleone l’artefice delle nuove vittorie del 1800 sull’Austria; messo da parte dal
primo console, andò in esilio negli Stati Uniti e divenne poi consigliere militare dello zar, restando
ucciso in guerra nel 1813.
Nel settembre 1799 era a Moreau che Sieyès pensava di ricorrere per attuare il colpo di stato
militare contro il regime del Direttorio, ma il generale esitò a farsi coinvolgere. Si orientò allora su
Bonaparte, appena seppe che il generale era nuovamente in Francia, essendo sbarcato il 9 ottobre a
Tolone di ritorno dall’Egitto. Durante i momenti cruciali del colpo di stato Bonaparte non si
dimostrò del tutto all’altezza della situazione e dovette il suo successo all’intervento di un altro
giovane generale destinato a una brillante carriera, Joachim Murat, che lo aveva seguito nelle
campagne d’Italia e d’Egitto. Ma Sieyès aveva sbagliato i suoi conti pensando che Bonaparte si
sarebbe poi accontentato della parte di comprimario.
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