RIABILITAZIONE POSTOPERATORIA
INFERMIERISTICA
CHIRURGICA
Docente: Prof.re
DEL GROSSO
A cura di: Preziosi Monica
Ciriaci Tomassina
RIABILITAZIONE POSTOPERATORIA
La fase postoperatoria dell’intervento è la terza ed ultima fase
dell’esperienza chirurgica.
L’infermieristica gioca un ruolo importante nel far ritornare il
paziente ad un livello funzionale ottimale.
Il periodo postoperatorio può essere diviso in due fasi.
La prima fase , l’immediato periodo postanestetico e postoperatorio,
rappresenta le prime ore dopo l’intervento quando il paziente si sta
riprendendo dagli effetti dell’anestesia.
La seconda fase, o la tarda fase postoperatoria ,è il momento per la
guarigione e della prevenzione delle complicazioni .
Questo periodo può protrarsi per settimane o mesi dopo l’intervento
chirurgico.
L’immediato periodo postoperatorio è un momento critico per il
paziente, durante il quale è importante la stretta osservazione.Le
funzioni vitali psicologiche del paziente devono essere difese fin
quando gli effetti dell’anestesia si attenuano .
Fino ad allora, il paziente dipende dagli altri, è assopito, e può anche
essere incapace di chiamare per l’assistenza.
INFERMIERISTICA POSTOPERATORIA IN CORSIA
Per effettuare la cura postoperatoria è necessario fare certi
preparativi in corsia .
Questi preparativi includono i seguenti:
1- un buon accesso al letto del paziente per assicurare un
trasferimento in sicurezza;
2- biancheria da letto pulita, con delle imbottiture se ci si aspetta
un drenaggio eccessivo ;
3- l’apparecchiatura necessaria consona al tipo di intervento
chirurgico che è stato effettuato,come la bacinella emetica, la
fleboclisi , i tessuti, l’apparecchio per l’aspirazione e
l’apparecchiatura per la somministrazione dell’ossigeno.
CONTROLLO IN CORSIA
L’infermiere del reparto fa un controllo iniziale del paziente dopo il
suo trasferimento .
Il controllo dovrebbe includere la condizione dei sistemi
respiratorio,cardiovascolare , e neurologico, e la valutazione della
ferita chirurgica , delle linee endovenose , dei tubi, della posizione
del paziente , e del grado del dolore.
STATO RESPIRATORIO
Esaminate la pervietà delle vie aeree.Ascoltate i suoni toracici e valutatene il
carattere .
Controllate la qualità, la profondità ed il ritmo della respirazione.Ricordate
che il colore della cute e la temperatura indicano pure il grado dello scambio
d’ossigeno.La pelle scura o pallida può segnalare uno scarso scambio
d’ossigeno e la possibile ricorrenza degli effetti narcotici.La cianosi è un
segno tardivo di ipossia.
STATO CARDIOVASCOLARE
Valutare i segni vitali, il colore della pelle , la temperatura , ed il grado di
umidità.Ricercate qualsiasi pulsazione anormale.
STATO NEUROLOGICO
Esaminate il livello di coscienza del paziente o la capacità di muovere le
estremità , ed esaminate gli effetti prolungati dell’anestesia regionale.
FERITA CHIRURGICA
Controllate la medicazione ed il drenaggio , se presente .
L’infermiere dovrebbe misurare e registrare l’area del drenaggio per
comparare i successivi controlli per i cambiamenti.
LINEE ENDOVENOSE
L’infermiere controlla le linee endovenose per la giusta immissione, il tipo di
liquido , e la velocità.
TUBI
L’infermiere controlla i tubi di drenaggio (cioè, tubo nasogastrico o toracico)
per valutare il relativo attacco all’aspirazione o per usare il drenaggio
gravitazionale. Annotare e registrare la quantità del drenaggio.
POSIZIONE
Controllate il paziente per una corretta posizione in modo che renda facile la
ventilazione e faccia diminuire il dolore.
DOLORE
L’infermiere esamina il paziente per la presenza di dolore .Vengono prese
delle misure per il comfort .Viene valutata la necessità del controllo del
dolore attraverso l’uso di analgesici narcotici.
E’ di vitale importanza che il dolore venga trattato se il paziente sta per
accondiscendere alle istruzioni per la tosse, la respirazione profonda e la
deambulazione.
DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI POSTOPERATORI
Il paziente è adesso entrato nella fase successiva al decorso postoperatorio.
A questo punto, viene sviluppato un piano di cura postoperatoria. Questo
progetto dovrebbe includere una valutazione delle necessità e degli obiettivi
del paziente tanto quanto gli interventi infermieristici.
Le diagnosi infermieristiche verranno usate per specificare e definire i
problemi postoperatori e per guidare il piano di assistenza infermieristica.
OBIETTIVO
1:
RISTABILIRE
PREVENIRE LE COMPLICAZIONI
L’OMEOSTASI
E
L’intervento chirurgico sconvolge l’equilibrio omeostatico
corporale, interrompendo la continuità dell’equilibrio liquido ed
elettrolitico, dei segni vitali e della temperatura corporea.
Di conseguenza, l’assistenza infermieristica è diretta a ristabilire il
normale equilibrio del paziente,che, a sua volta, aiuta a prevenire le
complicazioni.
Uno dei principali obiettivi dell’infermiere nella cura del paziente
operato è quello di prevenire le complicazioni dopo l’operazione
chirurgica.
Il pericolo di complicazioni postoperatorie è sempre presente, non
importa quanto apparentemente minore possa essere l’intervento di
chirurgia.
Le complicazioni hanno causato il decesso dopo interventi
chirurgici relativamente semplici come la tonsillectomia e
l’ernioplastica.
Le complicazioni postoperatorie possono svilupparsi:direttamente
nella ferita, in organi vicino al sito operato o lontano da esso, nelle
cavità corporee, o come risultato della condizione medica del
paziente.
Le complicazioni possono insorgere immediatamente dopo
l’intervento o possono verificarsi più in là col tempo.
Alcune fonti autorevoli definiscono arbitrariamente una
complicazione postoperatoria come qualsiasi tipo di evento
fastidioso che insorge entro 30 giorni dopo l’operazione.
Le complicazioni possono derivare direttamente dalla procedura
chirurgica, o possono essere una conseguenza della condizione
trattata. Ad esempio, la chirurgia addominale può portare ad un
ascesso peritoneale, che, a sua volta, causa infezione
intraddominale. In tal caso, l’operazione chirurgica in se stessa è
sfociata in una complicazione postoperatoria. Le complicazioni
sono particolarmente diffuse dopo una malattia devastante o un
intervento difficile. Queste includono disturbi come l’ulcera da
stress, l’insufficienza renale, e l’insufficienza epatica. La
maggioranza delle complicazioni cardiovascolari (cioè, incidente
cerebrovascolare, infarto miocardio, embolia polmonare) e
virtualmente tutte le infezioni che minacciano la vita (come la
peritonite) vengono dopo un qualche evento critico come lo shock o
l’emorragia postoperatoria, o la rottura preoperatoria di un organo.
La prevenzione delle complicazioni postoperatorie favorisce la
rapida convalescenza e risparmia tempo, spese, preoccupazioni,
dolori, e persino la stessa vita. Imparate a riconoscere subito i
sintomi tipici delle complicazioni postoperatorie. Una volta che si
evolvono, i problemi postoperatori sono difficili da trattare. Di
solito una complicazione porta spesso all’altra, prolungando così la
malattia e la dipendenza. Una delle più comuni complicazioni dopo
l’intervento chirurgico è lo shock postoperatorio. Tra le cause vi
sono la perdita di sangue e l’emorragia (shock ipovolemico), la
sepsi (shock settico), l’arresto cardiaco e l’infarto miocardio (shock
cardiogeno), l’allergia ai farmaci (shock anafilattico), le reazioni
trasfusionali, l’embolia polmonare, e l’insufficienza adrenergica.
OBIETTIVO 2: MANTENIMENTO E PROMOZIONE DI
UN’ADEGUATA
VIA
AEREA
E
FUNZIONE
RESPIRATORIA.
Le complicazioni respiratorie sono tra le più comuni complicazioni
che possono occorrere nel periodo postoperatorio.
Una tempestiva valutazione dei problemi respiratori può condurre
ad un immediato trattamento.
Tra i sintomi delle complicazioni polmonari vi sono l’aumento della
temperatura, l’agitazione, la dispnea, la tachicardia, l’emottisi,
l’edema polmonare i rumori respiratori e l’espettorazione difficile
(con il dolore toracico se il paziente ha la polmonite).I problemi
polmonari si sviluppano tipicamente nelle prime 48 ore dopo
l’intervento chirurgico.Le complicazioni respiratorie postoperatorie
possono essere causate da uno o più dei seguenti fattori:
-infezioni respiratorie preesistenti(raffreddore, influenza e mal di
gola) che non sono stati risolti durante il periodo preoperatorio.
-infezione respiratoria susseguente all’operazione chirurgica.
-uso di anestetici, tubi endotracheali, ed ossigeno , i quali irritano
tutto l’albero tracheobronchiale e causano un aumento delle
secrezioni mucose.
-aspirazione di vomito.
-prolungata immobilità del paziente sul tavolo operatorio durante
una lunga operazione.
-precedenti di fumo.
-grave dolore postoperatorio, che rende il paziente riluttante o
incapace di girarsi, tossire, o respirare profondamente.
-grave debilitazione e vecchiaia, che abbassano la resistenza del
paziente alle infezioni polmonari.
-prolungata immobilità postoperatoria, che porta ad una diminuita
espansione toracica, ad un accumulo nei bronchi e a polmonite
ipostatica.
I più comuni problemi respiratori postoperatori sono l’atelettasia, la
polmonite e l’embolia polmonare.
L’atelettasia è il più diffuso di questi problemi.
Essa è definita come il collasso degli alveoli nelle sezioni di un
polmone.
La valutazione include il polso e la temperatura aumentati, e dei
suoni toracici diminuiti all’auscultazione.
L’esame radiografico del torace verifica le aree di addensamento.
La polmonite è una grave infezione che causa l’infiammazione del
tessuto polmonare.
I tipici dati di valutazione includono un’elevata temperatura,
tachicardia, tachipnea, tosse produttiva, dispnea , rumori toracici.
L’embolia polmonare: sia un coagulo di sangue che un embolo di
grasso possono occorrere dopo qualsiasi operazione chirurgica
principale, specialmente quelle riguardanti l’addome e le ossa
lunghe.
Essi rappresentano una complicazione potenzialmente fatale, che si
verifica quando c’è un passaggio di trombi nella vascolatura
polmonare.
La valutazione include grave dispnea, intenso dolore pleurico,
agitazione, febbre ed emottisi.
Sebbene l’eziologia di ciascuna complicazione respiratoria sia
differente,alcuni interventi infermieristici di base possono prevenire
queste ed altre complicazioni polmonari.
E’ essenziale una rigorosa attenzione a questi interventi per
prevenire complicazioni respiratorie.
OBIETTIVO
FUNZIONE
TISSUTALE
3: MANTENIMENTO DELL’ADEGUATA
CARDIACA
E
DELLA
PERFUSIONE
Qualsiasi paziente operato è a rischio di sviluppo di problemi
cardiaci e di per fusione, ma i pazienti più a rischio sono gli anziani
e quelli con precedenti di disturbi cardiaci e disturbi vascolari
periferici.
Due comuni problemi che possono occorrere nel paziente
postoperato sono la tromboflebite ( e a volte l’embolia), e l’infarto
miocardico.
La tromboflebite di solito coinvolge un trombo delle vene
periferiche, generalmente le vene del polpaccio.
Essa si sviluppa a causa della diretta pressione sulle pareti venose
durante l’intervento chirurgico o dalla stasi venosa.
La tromboflebite postoperatoria avviene generalmente 1-2
settimane dopo l’operazione.
La disidratazione e l’inadeguata circolazione derivanti
dall’emorragia possono condurre alla stasi circolatoria e
all’aumento della coagulabilità sanguigna, le quali possono causare
entrambi la tromboflebite.
Il grande pericolo è che un coagulo si stacchi dalla parete venosa e
viaggi come embolo verso i polmoni, il cuore, o il cervello del
paziente.
I sintomi della flebite includono arrossamento, gonfiore e debolezza
delle estremità.
Le misure preventive includono esercizi postoperatori delle gambe,
deambulazione precoce, calzari di supporto antiembolitici, adeguata
idratazione ed eparina a bassa dose.
L’infarto del miocardio si può manifestare invece durante le prime
72 ore dopo l’intervento chirurgico.
L’infermiere deve valutare i pazienti ad alto rischio.
Inoltre, poiché l’anestesia potrebbe mascherare il dolore
toracico,l’infermiere dovrebbe osservare il paziente per eventuali
sintomi di dispnea, tachicardia, cianosi o disritmie.
Un’altra condizione postoperatoria che può avvenire in relazione
alla perfusione tissutale è la perdita di sangue.
Nel paziente operato, questo può essere il risultato di una
condizione preesistente,perdita di sangue durante l’intervento
chirurgico, oppure una complicazione postoperatoria.
I pazienti ad alto rischio da essere colpiti postoperatoriamente dalla
perdita di sangue sono coloro con delle condizioni mediche
preesistenti, con una storia di uso d’aspirina, con una storia di
anemia o di disturbi coagulatori , e gli anziani.
Il trattamento della perdita di sangue viene fatto con espansori del
plasma, con albumina, con grosse quantità di liquido, con il
recupero del sangue tramite autotrans e, possibilmente con la
terapia trasfusionale.
Può essere usato tutto il sangue, ma più comunemente vengono
somministrati globuli rossi concentrati.
Il plasma fresco congelato o i fattori coagulanti vengono usati se il
paziente ha un problema di coagulazione.
L’importanza di un’intelligente assistenza infermieristica per il
paziente che ha bisogno di una terapia trasfusionale, è fondamentale
per il successo del mantenimento dell’adeguata perfusione tissutale.
OBIETTIVO 4: MANTENIMENTO DELL’ADEGUATO
EQUILIBRIO
LIQUIDO
ED
ELETTROLITICO
E
DELL’ADEGUATA FUNZIONE RENALE
Dopo l’intervento chirurgico, è essenziale favorire un’adeguata
entrata ed uscita di liquidi ed elettroliti.
Gli squilibri postoperatori possono portare alla ritenzione delle
scorie metaboliche, a problemi neurologici e cardiaci, ed a problemi
di iper e ipoidratazione.
Gli obiettivi della terapia liquida ed elettrolitica postoperatoria sono
duplici:
1-somministrare liquidi a sufficienza in modo da mantenere il
volume exstracellulare ( un corretto volume liquido assicura
un’adeguata pressione sanguigna, gittata cardiaca e flusso urinario);
2-prevenire il sovraccarico di liquido con la conseguente
insufficienza cardiaca congestizia ed edema polmonare.
Gli interventi infermieristici per prevenire gli squilibri liquidi ed
elettrolitici includono:
-la registrazione accurata di entrate e di uscite;
-l’accertamento dei valori degli elettroliti nel siero e l’immediato
rapporto al chirurgo dei dati anormali;
-farsi dare istruzioni per la somministrazione di un antiemetico se il
paziente manifesta nausea e vomito;
-la corretta irrigazione dei tubi di aspirazione nasogastrica;
-l’incitazione del paziente a tossire ed a respirare profondamente
per prevenire l’acidosi respiratoria ;
-la somministrazione di liquidi orali non appena è presente la
peristalsi attiva ed essi possono essere tollerati.
Per aiutare a favorire ed a mantenere la funzione renale dopo
l’intervento chirurgico, incoraggiate l’assunzione di liquidi quando
il paziente è in grado di tollerarli.
Prima di somministrare liquidi orali e parenterali, controllate i limiti
ai liquidi prescritti dal medico.
Ricordatevi di somministrare i liquidi con cautela durante il primo
periodo postoperatorio, mentre sta avvenendo il rilascio di ADH.
“Forzare” ad assumere liquidi troppo presto può condurre ad una
pericolosa sovridratazione.
La cateterizzazione è la causa più comune dell’infezione
postoperatoria del tratto urinario.
I sintomi dell’infezione del tratto urinario occorrono generalmente
tra il terzo ed il quinto giorno dopo la cateterizzazione, ed
includono disuria, frequenza e febbre.
L’intervento per le infezioni del tratto urinario comporta,
primariamente, il far esaminare dal laboratorio un campione
dell’urina per testare la coltura e la sensibilità.
I risultati della coltura indicano l’organismo che causa l’infezione.
I risultati del test di sensibilità indicano quale tipo di antibiotico
sarà più efficace nel trattamento dell’infezione.
Gli appropriati antibiotici vengono prescritti sulla base dei risultati
di laboratorio.
Per prevenire delle infezioni della vescica evitate, se possibile, la
cateterizzazione.
Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano la
localizzazione più frequente delle infezioni ospedaliere: circa il
40%. Questa importante percentuale dipende:
a. dall’elevato numero di pazienti sottoposti a cateterismo
urinario (in media tra il 15% ed il 25% dei pazienti
ospedalizzati);
b. dalla predisposizione del catetere alla contaminazione.
I microrganismi possono avere accesso alla vescica attraverso:





l’inserimento del catetere;
le mani del personale durante tutta la gestione;
la contaminazione del materiale sterile;
la superficie esterna o il lume stesso del catetere;
la risalita dell’uretra dopo la rimozione.
Considerata pertanto la facilità con cui i microrganismi possono
risalire lungo il catetere fino alla vescica, la prevenzione delle
infezione delle vie urinarie si può concretizzare:


RAZIONALIZZANDO L’USO DEL CATETERE
PREVENENDO LE COMPLICANZE
Razionalizzazione dell'uso del catetere
La
cateterizzazione
inappropriata
è
tassativamente
controindicata
Tutta la letteratura internazionale asserisce che non si deve MAI
cateterizzare per ottenere prelievi per esame colturale di urina, o per
facilitare la minzione nel postoperatorio o nell’incontinenza urinaria
in pazienti con assenza di lesioni da decubito.
E’ necessario valutare sistemi alternativi alla cateterizzazione



sistemi esterni di raccolta delle urine tipo "condom" nei
pazienti maschi;
cateterismo ad intermittenza nei pazienti con lesioni spinali o
con vescica neurogena;
utilizzo di pannoloni in caso di incontinenza.
Cateterizzazione
Stabilita l’assoluta necessità a procedere con la cateterizzazione, le
indicazioni da considerare sono le seguenti:








monitoraggio della diuresi nei pazienti critici (stato di shock,
coma, pazienti con alterazione della coscienza, nel
postoperatorio, scompenso cardiaco);
intervento chirurgico che richieda la vescica vuota (es. apertura
della vescica, chirurgia transuretrale della prostata e della
vescica), interventi ginecologici o sul tratto gastrointestinale,
intervento per incontinenza urinaria femminile;
svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente
non sia in grado di urinare spontaneamente;
trattamento di neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici
topici;
ostruzione acuta delle vie urinarie;
gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il
tamponamento vescicale;
esecuzione dei test di funzionalità vescicale per un tempo
strettamente limitato agli stessi;
disfunzione neurologica permanente della vescica.
Adozione di comportamenti corretti
La Letteratura Internazionale è concorde nell’affermare che
l’adozione di idonee misure comportamentali riducono il rischio di
infezione, per cui i professionisti devono garantire:
1. l’esecuzione del lavaggio antisettico delle mani, l’utilizzo di
guanti e dispositivi sterili e l’inserimento del catetere con
tecniche asettiche;
2. l’esecuzione dell’antisepsi del meato uretrale e zona perineale
con soluzione a base di Iodopovidone o Clorexidina e l’uso di
lubrificante in confezione monodose per evitare traumatismi
del meato;
3. l’uso di un catetere dalle dimensioni più piccole possibili, ma
che assicuri un buon drenaggio (ad eccezione dei pazienti con
ipertrofia prostatica nei quali si usano cateteri di calibro
maggiore);
4. l’utilizzo di una sacca di drenaggio che consenta di mantenere
il sistema chiuso (sacca con rubinetto) per tutta la durata della
cateterizzazione;
5. il fissaggio esterno del catetere: nell’uomo a livello
dell’addome inferiore o alla parte alta della coscia e nella
donna a livello della parte interna della coscia per evitare i
traumatismi dell’uretra.
La corretta gestione del paziente cateterizzato
presuppone che il professionista garantisca:
1. l’esecuzione del lavaggio sociale delle proprie mani prima e
dopo la manipolazione della sacca;
2. lo svuotamento della sacca solo attraverso il rubinetto distale
ponendo la massima attenzione a non contaminarlo con le
mani o con la superficie del contenitore utilizzato come
supporto drenante; eventuali esami colturali saranno prelevati
dall’apposito dispositivo, previa disinfezione dello stesso. I
prelievi di urina di altro tipo saranno raccolti attraverso il
rubinetto della sacca senza mai interrompere il sistema chiuso;
3. di evitare le irrigazioni della vescica con antibiotici o
antisettici: qualora si rendessero necessarie è consigliabile
l’utilizzo di un catetere a tre vie. In presenza di ostruzione di
catetere è preferibile la scelta della sostituzione piuttosto che il
ricorso ad irrigazioni frequenti;
4. il mantenimento della sacca di raccolta sotto il livello della
vescica evitando la piegatura del tubo di drenaggio;
5. il controllo del meato uretrale per verificare la presenza di
eventuali secrezioni abnormi segno di probabile
contaminazione;
6. la rimozione del catetere non appena possibile e la sostituzione
unicamente se vi è presenza di:
o urine torbide iperconcentrate,
o calcificazioni o incrostazioni del catetere,
o grave uretrite.
Prevenzione delle complicanze (batteriuria e infezioni)
La prevenzione delle IVU si realizza in più momenti: la riduzione
del numero di pazienti da sottoporre alla cateterizzazione
rappresenta la misura più diretta per ridurre il rischio come già
indicato precedentemente. Inoltre, l’adozione di comportamenti
idonei e la gestione corretta del paziente cateterizzato servono ad
evitare l’instaurarsi di complicanze quali la batteriuria e le
infezioni.
La batteriuria è lo stato in cui il paziente presenta i segni
dell’infezione perchè può avere una carica batterica elevata, ma non
ha i sintomi propri dell’infezione che però può sviluppare.
Il professionista, pertanto, è tenuto a conoscere che:





l’esecuzione di urinocolture giornaliere allo scopo di
identificare precocemente soggetti batteriurici è una prassi la
cui utilità non è stata dimostrata efficace;
il trattamento antibiotico dei pazienti cateterizzati batteriurici
non viene raccomandato poichè la batteriuria scompare in
genere dopo la rimozione del catetere;
segni e sintomi quali disuria, febbre, brividi, nausea e
malessere sono propri delle IVU;
solo la diagnosi di IVU giustifica la terapia antibiotica;
la somministrazione di terapia antibiotica in pazienti con
cateterismo cronico è controindicata dalla letteratura
scientifica internazionale.
OBIETTIVO 5: PROMOZIONE DEL RIPOSO E DEL
COMFORT
Essere comodo e libero dal dolore mette il paziente in grado di
progredire più presto e più facilmente attraverso il periodo
postoperatorio.
I fattori relativi ad un’alta incidenza ed intensità del dolore
postoperatorio, includono il tipo di anestesia usato, gli alti livelli di
ansietà, le procedure chirurgiche lunghe ed estese,ed il basso stato
di salute mentale.
Le misure infermieristiche che aiutano ad alleviare il dolore
includono:
-misure di comfort, come cambiare la posizione del paziente, rifare
il letto,fare dei massaggi alla schiena con una lozione, ed
applicazione di un tessuto fresco alle mani ed al viso;
-somministrazione di narcotici, come la morfina che vengono usati
all’inizio durante le prime 24-72 ore dopo l’operazione, per
alleviare il dolore.
OBIETTIVO
6:
PROMUOVERE
NUTRIZIONE ED ESCREZIONE
UN’ADEGUATA
E’ benefico per il paziente riprendere una normale dieta il più presto
possibile dopo l’intervento chirurgico.
Una dieta normale favorisce un veloce ritorno alla funzione
gastrointestinale, aiuta nella guarigione della ferita ed è
psicologicamente salutare per il paziente.
Per le prime 24-36 ore dopo l’intervento, molti pazienti presentano
nausea e vomito.
Per la nausea possono essere prescritti degli antiemetici.
Se essa persiste dovrebbe essere informato il medico.
L’iniziale dieta postoperatoria solitamente è composta da liquidi
come brodo, tè con zucchero e limone, succhi di frutta, gelatina e
zuppe.
Tra i primi cibi solidi possono esserci toast, carni e verdure
facilmente digeribili.
Non appena il paziente riacquista l’appetito ed inizia a mangiare
bene, viene prescritta una dieta a pieno regime per promuovere
l’equilibrio minerale e vitaminico, e, il corretto equilibrio di azoto.
Ritornate la forza e la sostanza muscolare,il paziente può
leggermente riprendere peso.
Un comune incomodo postoperatorio è quello relativo alla
diminuzione della peristalsi e cioè alla distensione addominale.
Gli interventi infermieristici per prevenire e trattare il problema
addominale sono la precoce deambulazione, l’adeguata immissione
liquida ed un aumento di fibre nella dieta.Se non funziona si
inserisce un tubo rettale.
OBIETTIVO 7 : PROMOZIONE DELLA GUARIGIONE
DELLA FERITA
I fattori che colpiscono la guarigione della ferita sono la posizione
dell’incisione, il tipo di chiusura chirurgica, lo stato nutrizionale, la
presenza d’infezione e di drenaggi e di medicazioni.
Degli studi dimostrano che la generale attitudine dello staff nei
confronti dell’infezione è molto importante.
Il personale di cura spesso trascura la tecnica asettica perché non ne
valuta a fondo l’importanza.
L’educazione all’interno dell’ospedale che si concentra sui principi
dell’asepsi è una via importante per prevenire le infezioni alla ferita.
Le infezioni della ferita sono spesso evidenti entro 36-48 ore dopo
l’operazione, sebbene la maggior parte dei sintomi compare circa 57 giorni dopo l’intervento chirurgico.
I fattori importanti che predispongono il paziente allo sviluppo
dell’infezione alla ferita possono essere:
-obesità
-debilitazione
-età avanzata
-operazioni lunghe e complicate
-terapia con steroidi, irradiazione e medicamenti anticancro
-la presenza di altre malattie
-insufficienza d’asepsi nella medicazione della ferita
OBIETTIVO 8 : PROMOZIONE E MANTENIMENTO DI
ATTIVITA’ E MOBILITA’
I pazienti immobilizzati per lunghi periodi spesso diventano deboli
e sviluppano disturbi respiratori, problemi circolatori, osteoporosi,
ritenzione urinaria e calcoli vescicali, ed un equilibrio negativo
d’azotemia.
Questi stessi problemi avvengono anche nei pazienti immobilizzati
dopo l’intervento chirurgico.
Dopo l’intervento, le complicazioni derivanti dall’immobilità
possono essere prevenute incoraggiando il paziente a:
1-muoversi intorno al letto
2-tossire e respirare profondamente
3-flettere le gambe e le caviglie
Lasciate che i pazienti si assumano le proprie responsabilità il più
presto possibile per favorire i primi movimenti.
Incoraggiateli e assisteteli, a deambulare, se non è controindicato
dal medico.
Ricordatevi che i pazienti sono diversi tra loro ed ognuno può
reagire a modo suo dopo l’intervento.
OBIETTIVO 9 : DARE UN ADEGUATO SOSTEGNO
EMOZIONALE E FAVORIRE UNA POSITIVA IMMAGINE
CORPOREA
L’intervento chirurgico ha un diverso significato ed implicazione
per ciascun paziente.
Riconoscete queste differenze e personalizzate il contatto
psicologico con ciascun paziente ed i suoi cari allorquando essi
fanno l’esperienza chirurgica.
Il grado di sostegno psicologico di cui il paziente ha bisogno
dipende dal suo sostegno sociale tanto quanto dal tipo di operazione
chirurgica cui è sottoposto.
Alcuni interventi possono causare un cambiamento nell’immagine
corporea del paziente.
Ad esempio interventi al viso, alla testa, al collo, al seno.
La valutazione può rivelare passività, depressione,un ridotto
interessamento alla cura personale, disturbi del sonno, aumento del
dolore ed uso di analgesici ed iperattività.
L’intervento infermieristico implica principalmente il sostegno
psicologico.
Portate il paziente ed i suoi cari a dei discorsi sui cambiamenti
previsti e su come essi pensano che questi cambiamenti
postoperatori influenzeranno la loro vita.
Incoraggiate l’espressione dei sentimenti e ascoltate con
partecipazione.
Organizzate dei gruppi di sostegno e dei riferimenti comunitari per
il paziente ed i suoi cari.
OBIETTIVO 10 : DIMISSIONE DEL PAZIENTE
La programmazione della dimissione e l’istruzione dovrebbero
iniziare al momento dell’ammissione all’ospedale.
Molti pazienti sono dimessi entro 5-7 giorni dopo un intervento
chirurgico importante e qualche volta anche prima.
Le istruzioni specifiche da dare al paziente, prima di essere dimesso
dall’ospedale dovrebbero includere:
+ la cura della ferita(segni d’infezione)
+le restrizioni d’attività
+l’istruzione sui medicamenti postoperatori
+l’igiene personale
+il seguente appuntamento con il chirurgo o con la clinica
A causa dell’ansia associata alla dimissione, dovrebbero essere
fornite al paziente ed alla famiglia delle istruzioni scritte, come
riferimento.
Il tipo di pianificazione ed istruzione necessario variano
personalmente e con ciascun tipo di operazione chirurgica.
Le istruzioni per la dimissione devono essere chiare, e devono
rafforzare il materiale che il paziente ha appreso durante il periodo
preoperatorio e la guarigione.
I piani d’istruzione e la comprensione del paziente devono essere
inclusi nel loro piano d’assistenza e documentati nella loro cartella
clinica.
Infine, venite a conoscenza della qualità dei sistemi di sostegno del
paziente, poiché voi potreste aver bisogno di coinvolgere le risorse
della comunità per le cure successive.
Il contatto delle risorse della comunità, come i servizi di igiene
mentale e le agenzie d’assistenza a domicilio, aiuta ad assicurare la
continuità della cura.
RIEPILOGO
L’infermiere ha un ruolo importante nella cura postoperatoria del
paziente.
Oggi, la chirurgia spazia dalle procedure dei pazienti esterni a
quelle complesse dei pazienti interni.
Non è importante quale tipo di intervento viene attuato, il paziente
ha comunque un grandissimo bisogno d’assistenza infermieristica
specialistica.
La qualità di tale assistenza infermieristica può determinare il
successo dell’esperienza perioperatoria del paziente.
Termino con un’ultima considerazione circa la consapevolezza,
ormai maturata sul campo da ciascun operatore sanitario, che i
“problemi di salute” del cittadino sono più efficacemente risolvibili
se affrontati nell’ambito non di un’unica professionalità, medica od
infermieristica che sia,bensì nel contesto di un equipe sanitaria
comprendente professionalità diverse ma complementari.
BIBLIOGRAFIA
- Comunicazioni e Casi Clinici Selezionati - XXI Congresso Società Italiana di Chirurgia
d'Urgenza 1992
- “Il trattato completo del nursing con approccio fisiopatologico e psicologico”. PICCIN.