RIABILITAZIONE POSTOPERATORIA INFERMIERISTICA CHIRURGICA RIABILITAZIONE POSTOPERATORIA La fase postoperatoria dell’intervento è la terza ed ultima fase dell’esperienza chirurgica. L’infermieristica gioca un ruolo importante nel far ritornare il paziente ad un livello funzionale ottimale. Il periodo postoperatorio può essere diviso in due fasi. La prima fase , l’immediato periodo postanestetico e postoperatorio, rappresenta le prime ore dopo l’intervento quando il paziente si sta riprendendo dagli effetti dell’anestesia. La seconda fase, o la tarda fase postoperatoria ,è il momento per la guarigione e della prevenzione delle complicazioni . Questo periodo può protrarsi per settimane o mesi dopo l’intervento chirurgico. L’immediato periodo postoperatorio è un momento critico per il paziente, durante il quale è importante la stretta osservazione.Le funzioni vitali psicologiche del paziente devono essere difese fin quando gli effetti dell’anestesia si attenuano . Fino ad allora, il paziente dipende dagli altri, è assopito, e può anche essere incapace di chiamare per l’assistenza. INFERMIERISTICA POSTOPERATORIA IN CORSIA Per effettuare la cura postoperatoria è necessario fare certi preparativi in corsia . Questi preparativi includono i seguenti: 1- un buon accesso al letto del paziente per assicurare un trasferimento in sicurezza; 2- biancheria da letto pulita, con delle imbottiture se ci si aspetta un drenaggio eccessivo ; 3- l’apparecchiatura necessaria consona al tipo di intervento chirurgico che è stato effettuato,come la bacinella emetica, la fleboclisi , i tessuti, l’apparecchio per l’aspirazione e l’apparecchiatura per la somministrazione dell’ossigeno. CONTROLLO IN CORSIA L’infermiere del reparto fa un controllo iniziale del paziente dopo il suo trasferimento . Il controllo dovrebbe includere la condizione dei sistemi respiratorio,cardiovascolare , e neurologico, e la valutazione della ferita chirurgica , delle linee endovenose , dei tubi, della posizione del paziente , e del grado del dolore. STATO RESPIRATORIO Esaminate la pervietà delle vie aeree.Ascoltate i suoni toracici e valutatene il carattere . Controllate la qualità, la profondità ed il ritmo della respirazione.Ricordate che il colore della cute e la temperatura indicano pure il grado dello scambio d’ossigeno.La pelle scura o pallida può segnalare uno scarso scambio d’ossigeno e la possibile ricorrenza degli effetti narcotici.La cianosi è un segno tardivo di ipossia. STATO CARDIOVASCOLARE Valutare i segni vitali, il colore della pelle , la temperatura , ed il grado di umidità.Ricercate qualsiasi pulsazione anormale. STATO NEUROLOGICO Esaminate il livello di coscienza del paziente o la capacità di muovere le estremità , ed esaminate gli effetti prolungati dell’anestesia regionale. FERITA CHIRURGICA Controllate la medicazione ed il drenaggio , se presente . L’infermiere dovrebbe misurare e registrare l’area del drenaggio per comparare i successivi controlli per i cambiamenti. LINEE ENDOVENOSE L’infermiere controlla le linee endovenose per la giusta immissione, il tipo di liquido , e la velocità. TUBI L’infermiere controlla i tubi di drenaggio (cioè, tubo nasogastrico o toracico) per valutare il relativo attacco all’aspirazione o per usare il drenaggio gravitazionale. Annotare e registrare la quantità del drenaggio. POSIZIONE Controllate il paziente per una corretta posizione in modo che renda facile la ventilazione e faccia diminuire il dolore. DOLORE L’infermiere esamina il paziente per la presenza di dolore .Vengono prese delle misure per il comfort .Viene valutata la necessità del controllo del dolore attraverso l’uso di analgesici narcotici. E’ di vitale importanza che il dolore venga trattato se il paziente sta per accondiscendere alle istruzioni per la tosse, la respirazione profonda e la deambulazione. DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI POSTOPERATORI Il paziente è adesso entrato nella fase successiva al decorso postoperatorio. A questo punto, viene sviluppato un piano di cura postoperatoria. Questo progetto dovrebbe includere una valutazione delle necessità e degli obiettivi del paziente tanto quanto gli interventi infermieristici. Le diagnosi infermieristiche verranno usate per specificare e definire i problemi postoperatori e per guidare il piano di assistenza infermieristica. OBIETTIVO 1: RISTABILIRE PREVENIRE LE COMPLICAZIONI L’OMEOSTASI E L’intervento chirurgico sconvolge l’equilibrio omeostatico corporale, interrompendo la continuità dell’equilibrio liquido ed elettrolitico, dei segni vitali e della temperatura corporea. Di conseguenza, l’assistenza infermieristica è diretta a ristabilire il normale equilibrio del paziente,che, a sua volta, aiuta a prevenire le complicazioni. Uno dei principali obiettivi dell’infermiere nella cura del paziente operato è quello di prevenire le complicazioni dopo l’operazione chirurgica. Il pericolo di complicazioni postoperatorie è sempre presente, non importa quanto apparentemente minore possa essere l’intervento di chirurgia. Le complicazioni hanno causato il decesso dopo interventi chirurgici relativamente semplici come la tonsillectomia e l’ernioplastica. Le complicazioni postoperatorie possono svilupparsi:direttamente nella ferita, in organi vicino al sito operato o lontano da esso, nelle cavità corporee, o come risultato della condizione medica del paziente. Le complicazioni possono insorgere immediatamente dopo l’intervento o possono verificarsi più in là col tempo. Alcune fonti autorevoli definiscono arbitrariamente una complicazione postoperatoria come qualsiasi tipo di evento fastidioso che insorge entro 30 giorni dopo l’operazione. Le complicazioni possono derivare direttamente dalla procedura chirurgica, o possono essere una conseguenza della condizione trattata. Ad esempio, la chirurgia addominale può portare ad un ascesso peritoneale, che, a sua volta, causa infezione intraddominale. In tal caso, l’operazione chirurgica in se stessa è sfociata in una complicazione postoperatoria. Le complicazioni sono particolarmente diffuse dopo una malattia devastante o un intervento difficile. Queste includono disturbi come l’ulcera da stress, l’insufficienza renale, e l’insufficienza epatica. La maggioranza delle complicazioni cardiovascolari (cioè, incidente cerebrovascolare, infarto miocardio, embolia polmonare) e virtualmente tutte le infezioni che minacciano la vita (come la peritonite) vengono dopo un qualche evento critico come lo shock o l’emorragia postoperatoria, o la rottura preoperatoria di un organo. La prevenzione delle complicazioni postoperatorie favorisce la rapida convalescenza e risparmia tempo, spese, preoccupazioni, dolori, e persino la stessa vita. Imparate a riconoscere subito i sintomi tipici delle complicazioni postoperatorie. Una volta che si evolvono, i problemi postoperatori sono difficili da trattare. Di solito una complicazione porta spesso all’altra, prolungando così la malattia e la dipendenza. Una delle più comuni complicazioni dopo l’intervento chirurgico è lo shock postoperatorio. Tra le cause vi sono la perdita di sangue e l’emorragia (shock ipovolemico), la sepsi (shock settico), l’arresto cardiaco e l’infarto miocardio (shock cardiogeno), l’allergia ai farmaci (shock anafilattico), le reazioni trasfusionali, l’embolia polmonare, e l’insufficienza adrenergica. OBIETTIVO 2: MANTENIMENTO E PROMOZIONE DI UN’ADEGUATA VIA AEREA E FUNZIONE RESPIRATORIA. Le complicazioni respiratorie sono tra le più comuni complicazioni che possono occorrere nel periodo postoperatorio. Una tempestiva valutazione dei problemi respiratori può condurre ad un immediato trattamento. Tra i sintomi delle complicazioni polmonari vi sono l’aumento della temperatura, l’agitazione, la dispnea, la tachicardia, l’emottisi, l’edema polmonare i rumori respiratori e l’espettorazione difficile (con il dolore toracico se il paziente ha la polmonite).I problemi polmonari si sviluppano tipicamente nelle prime 48 ore dopo l’intervento chirurgico.Le complicazioni respiratorie postoperatorie possono essere causate da uno o più dei seguenti fattori: -infezioni respiratorie preesistenti(raffreddore, influenza e mal di gola) che non sono stati risolti durante il periodo preoperatorio. -infezione respiratoria susseguente all’operazione chirurgica. -uso di anestetici, tubi endotracheali, ed ossigeno , i quali irritano tutto l’albero tracheobronchiale e causano un aumento delle secrezioni mucose. -aspirazione di vomito. -prolungata immobilità del paziente sul tavolo operatorio durante una lunga operazione. -precedenti di fumo. -grave dolore postoperatorio, che rende il paziente riluttante o incapace di girarsi, tossire, o respirare profondamente. -grave debilitazione e vecchiaia, che abbassano la resistenza del paziente alle infezioni polmonari. -prolungata immobilità postoperatoria, che porta ad una diminuita espansione toracica, ad un accumulo nei bronchi e a polmonite ipostatica. I più comuni problemi respiratori postoperatori sono l’atelettasia, la polmonite e l’embolia polmonare. L’atelettasia è il più diffuso di questi problemi. Essa è definita come il collasso degli alveoli nelle sezioni di un polmone. La valutazione include il polso e la temperatura aumentati, e dei suoni toracici diminuiti all’auscultazione. L’esame radiografico del torace verifica le aree di addensamento. La polmonite è una grave infezione che causa l’infiammazione del tessuto polmonare. I tipici dati di valutazione includono un’elevata temperatura, tachicardia, tachipnea, tosse produttiva, dispnea , rumori toracici. L’embolia polmonare: sia un coagulo di sangue che un embolo di grasso possono occorrere dopo qualsiasi operazione chirurgica principale, specialmente quelle riguardanti l’addome e le ossa lunghe. Essi rappresentano una complicazione potenzialmente fatale, che si verifica quando c’è un passaggio di trombi nella vascolatura polmonare. La valutazione include grave dispnea, intenso dolore pleurico, agitazione, febbre ed emottisi. Sebbene l’eziologia di ciascuna complicazione respiratoria sia differente,alcuni interventi infermieristici di base possono prevenire queste ed altre complicazioni polmonari. E’ essenziale una rigorosa attenzione a questi interventi per prevenire complicazioni respiratorie. OBIETTIVO FUNZIONE TISSUTALE 3: MANTENIMENTO DELL’ADEGUATA CARDIACA E DELLA PERFUSIONE Qualsiasi paziente operato è a rischio di sviluppo di problemi cardiaci e di per fusione, ma i pazienti più a rischio sono gli anziani e quelli con precedenti di disturbi cardiaci e disturbi vascolari periferici. Due comuni problemi che possono occorrere nel paziente postoperato sono la tromboflebite ( e a volte l’embolia), e l’infarto miocardico. La tromboflebite di solito coinvolge un trombo delle vene periferiche, generalmente le vene del polpaccio. Essa si sviluppa a causa della diretta pressione sulle pareti venose durante l’intervento chirurgico o dalla stasi venosa. La tromboflebite postoperatoria avviene generalmente 1-2 settimane dopo l’operazione. La disidratazione e l’inadeguata circolazione derivanti dall’emorragia possono condurre alla stasi circolatoria e all’aumento della coagulabilità sanguigna, le quali possono causare entrambi la tromboflebite. Il grande pericolo è che un coagulo si stacchi dalla parete venosa e viaggi come embolo verso i polmoni, il cuore, o il cervello del paziente. I sintomi della flebite includono arrossamento, gonfiore e debolezza delle estremità. Le misure preventive includono esercizi postoperatori delle gambe, deambulazione precoce, calzari di supporto antiembolitici, adeguata idratazione ed eparina a bassa dose. L’infarto del miocardio si può manifestare invece durante le prime 72 ore dopo l’intervento chirurgico. L’infermiere deve valutare i pazienti ad alto rischio. Inoltre, poiché l’anestesia potrebbe mascherare il dolore toracico,l’infermiere dovrebbe osservare il paziente per eventuali sintomi di dispnea, tachicardia, cianosi o disritmie. Un’altra condizione postoperatoria che può avvenire in relazione alla perfusione tissutale è la perdita di sangue. Nel paziente operato, questo può essere il risultato di una condizione preesistente,perdita di sangue durante l’intervento chirurgico, oppure una complicazione postoperatoria. I pazienti ad alto rischio da essere colpiti postoperatoriamente dalla perdita di sangue sono coloro con delle condizioni mediche preesistenti, con una storia di uso d’aspirina, con una storia di anemia o di disturbi coagulatori , e gli anziani. Il trattamento della perdita di sangue viene fatto con espansori del plasma, con albumina, con grosse quantità di liquido, con il recupero del sangue tramite autotrans e, possibilmente con la terapia trasfusionale. Può essere usato tutto il sangue, ma più comunemente vengono somministrati globuli rossi concentrati. Il plasma fresco congelato o i fattori coagulanti vengono usati se il paziente ha un problema di coagulazione. L’importanza di un’intelligente assistenza infermieristica per il paziente che ha bisogno di una terapia trasfusionale, è fondamentale per il successo del mantenimento dell’adeguata perfusione tissutale. OBIETTIVO 4: MANTENIMENTO DELL’ADEGUATO EQUILIBRIO LIQUIDO ED ELETTROLITICO E DELL’ADEGUATA FUNZIONE RENALE Dopo l’intervento chirurgico, è essenziale favorire un’adeguata entrata ed uscita di liquidi ed elettroliti. Gli squilibri postoperatori possono portare alla ritenzione delle scorie metaboliche, a problemi neurologici e cardiaci, ed a problemi di iper e ipoidratazione. Gli obiettivi della terapia liquida ed elettrolitica postoperatoria sono duplici: 1-somministrare liquidi a sufficienza in modo da mantenere il volume exstracellulare ( un corretto volume liquido assicura un’adeguata pressione sanguigna, gittata cardiaca e flusso urinario); 2-prevenire il sovraccarico di liquido con la conseguente insufficienza cardiaca congestizia ed edema polmonare. Gli interventi infermieristici per prevenire gli squilibri liquidi ed elettrolitici includono: -la registrazione accurata di entrate e di uscite; -l’accertamento dei valori degli elettroliti nel siero e l’immediato rapporto al chirurgo dei dati anormali; -farsi dare istruzioni per la somministrazione di un antiemetico se il paziente manifesta nausea e vomito; -la corretta irrigazione dei tubi di aspirazione nasogastrica; -l’incitazione del paziente a tossire ed a respirare profondamente per prevenire l’acidosi respiratoria ; -la somministrazione di liquidi orali non appena è presente la peristalsi attiva ed essi possono essere tollerati. Per aiutare a favorire ed a mantenere la funzione renale dopo l’intervento chirurgico, incoraggiate l’assunzione di liquidi quando il paziente è in grado di tollerarli. Prima di somministrare liquidi orali e parenterali, controllate i limiti ai liquidi prescritti dal medico. Ricordatevi di somministrare i liquidi con cautela durante il primo periodo postoperatorio, mentre sta avvenendo il rilascio di ADH. “Forzare” ad assumere liquidi troppo presto può condurre ad una pericolosa sovridratazione. La cateterizzazione è la causa più comune dell’infezione postoperatoria del tratto urinario. I sintomi dell’infezione del tratto urinario occorrono generalmente tra il terzo ed il quinto giorno dopo la cateterizzazione, ed includono disuria, frequenza e febbre. L’intervento per le infezioni del tratto urinario comporta, primariamente, il far esaminare dal laboratorio un campione dell’urina per testare la coltura e la sensibilità. I risultati della coltura indicano l’organismo che causa l’infezione. I risultati del test di sensibilità indicano quale tipo di antibiotico sarà più efficace nel trattamento dell’infezione. Gli appropriati antibiotici vengono prescritti sulla base dei risultati di laboratorio. Per prevenire delle infezioni della vescica evitate, se possibile, la cateterizzazione. Le infezioni delle vie urinarie (IVU) rappresentano la localizzazione più frequente delle infezioni ospedaliere: circa il 40%. Questa importante percentuale dipende: a. dall’elevato numero di pazienti sottoposti a cateterismo urinario (in media tra il 15% ed il 25% dei pazienti ospedalizzati); b. dalla predisposizione del catetere alla contaminazione. I microrganismi possono avere accesso alla vescica attraverso: l’inserimento del catetere; le mani del personale durante tutta la gestione; la contaminazione del materiale sterile; la superficie esterna o il lume stesso del catetere; la risalita dell’uretra dopo la rimozione. Considerata pertanto la facilità con cui i microrganismi possono risalire lungo il catetere fino alla vescica, la prevenzione delle infezione delle vie urinarie si può concretizzare: RAZIONALIZZANDO L’USO DEL CATETERE PREVENENDO LE COMPLICANZE Razionalizzazione dell'uso del catetere La cateterizzazione inappropriata è tassativamente controindicata Tutta la letteratura internazionale asserisce che non si deve MAI cateterizzare per ottenere prelievi per esame colturale di urina, o per facilitare la minzione nel postoperatorio o nell’incontinenza urinaria in pazienti con assenza di lesioni da decubito. E’ necessario valutare sistemi alternativi alla cateterizzazione sistemi esterni di raccolta delle urine tipo "condom" nei pazienti maschi; cateterismo ad intermittenza nei pazienti con lesioni spinali o con vescica neurogena; utilizzo di pannoloni in caso di incontinenza. Cateterizzazione Stabilita l’assoluta necessità a procedere con la cateterizzazione, le indicazioni da considerare sono le seguenti: monitoraggio della diuresi nei pazienti critici (stato di shock, coma, pazienti con alterazione della coscienza, nel postoperatorio, scompenso cardiaco); intervento chirurgico che richieda la vescica vuota (es. apertura della vescica, chirurgia transuretrale della prostata e della vescica), interventi ginecologici o sul tratto gastrointestinale, intervento per incontinenza urinaria femminile; svuotamento della vescica prima del parto, laddove la paziente non sia in grado di urinare spontaneamente; trattamento di neoplasie vescicali con farmaci chemioterapici topici; ostruzione acuta delle vie urinarie; gravi casi di macroematuria e piuria per evitare il tamponamento vescicale; esecuzione dei test di funzionalità vescicale per un tempo strettamente limitato agli stessi; disfunzione neurologica permanente della vescica. Adozione di comportamenti corretti La Letteratura Internazionale è concorde nell’affermare che l’adozione di idonee misure comportamentali riducono il rischio di infezione, per cui i professionisti devono garantire: 1. l’esecuzione del lavaggio antisettico delle mani, l’utilizzo di guanti e dispositivi sterili e l’inserimento del catetere con tecniche asettiche; 2. l’esecuzione dell’antisepsi del meato uretrale e zona perineale con soluzione a base di Iodopovidone o Clorexidina e l’uso di lubrificante in confezione monodose per evitare traumatismi del meato; 3. l’uso di un catetere dalle dimensioni più piccole possibili, ma che assicuri un buon drenaggio (ad eccezione dei pazienti con ipertrofia prostatica nei quali si usano cateteri di calibro maggiore); 4. l’utilizzo di una sacca di drenaggio che consenta di mantenere il sistema chiuso (sacca con rubinetto) per tutta la durata della cateterizzazione; 5. il fissaggio esterno del catetere: nell’uomo a livello dell’addome inferiore o alla parte alta della coscia e nella donna a livello della parte interna della coscia per evitare i traumatismi dell’uretra. La corretta gestione del paziente cateterizzato presuppone che il professionista garantisca: 1. l’esecuzione del lavaggio sociale delle proprie mani prima e dopo la manipolazione della sacca; 2. lo svuotamento della sacca solo attraverso il rubinetto distale ponendo la massima attenzione a non contaminarlo con le mani o con la superficie del contenitore utilizzato come supporto drenante; eventuali esami colturali saranno prelevati dall’apposito dispositivo, previa disinfezione dello stesso. I prelievi di urina di altro tipo saranno raccolti attraverso il rubinetto della sacca senza mai interrompere il sistema chiuso; 3. di evitare le irrigazioni della vescica con antibiotici o antisettici: qualora si rendessero necessarie è consigliabile l’utilizzo di un catetere a tre vie. In presenza di ostruzione di catetere è preferibile la scelta della sostituzione piuttosto che il ricorso ad irrigazioni frequenti; 4. il mantenimento della sacca di raccolta sotto il livello della vescica evitando la piegatura del tubo di drenaggio; 5. il controllo del meato uretrale per verificare la presenza di eventuali secrezioni abnormi segno di probabile contaminazione; 6. la rimozione del catetere non appena possibile e la sostituzione unicamente se vi è presenza di: o urine torbide iperconcentrate, o calcificazioni o incrostazioni del catetere, o grave uretrite. Prevenzione delle complicanze (batteriuria e infezioni) La prevenzione delle IVU si realizza in più momenti: la riduzione del numero di pazienti da sottoporre alla cateterizzazione rappresenta la misura più diretta per ridurre il rischio come già indicato precedentemente. Inoltre, l’adozione di comportamenti idonei e la gestione corretta del paziente cateterizzato servono ad evitare l’instaurarsi di complicanze quali la batteriuria e le infezioni. La batteriuria è lo stato in cui il paziente presenta i segni dell’infezione perchè può avere una carica batterica elevata, ma non ha i sintomi propri dell’infezione che però può sviluppare. Il professionista, pertanto, è tenuto a conoscere che: l’esecuzione di urinocolture giornaliere allo scopo di identificare precocemente soggetti batteriurici è una prassi la cui utilità non è stata dimostrata efficace; il trattamento antibiotico dei pazienti cateterizzati batteriurici non viene raccomandato poichè la batteriuria scompare in genere dopo la rimozione del catetere; segni e sintomi quali disuria, febbre, brividi, nausea e malessere sono propri delle IVU; solo la diagnosi di IVU giustifica la terapia antibiotica; la somministrazione di terapia antibiotica in pazienti con cateterismo cronico è controindicata dalla letteratura scientifica internazionale. OBIETTIVO 5: PROMOZIONE DEL RIPOSO E DEL COMFORT Essere comodo e libero dal dolore mette il paziente in grado di progredire più presto e più facilmente attraverso il periodo postoperatorio. I fattori relativi ad un’alta incidenza ed intensità del dolore postoperatorio, includono il tipo di anestesia usato, gli alti livelli di ansietà, le procedure chirurgiche lunghe ed estese,ed il basso stato di salute mentale. Le misure infermieristiche che aiutano ad alleviare il dolore includono: -misure di comfort, come cambiare la posizione del paziente, rifare il letto,fare dei massaggi alla schiena con una lozione, ed applicazione di un tessuto fresco alle mani ed al viso; -somministrazione di narcotici, come la morfina che vengono usati all’inizio durante le prime 24-72 ore dopo l’operazione, per alleviare il dolore. OBIETTIVO 6: PROMUOVERE NUTRIZIONE ED ESCREZIONE UN’ADEGUATA E’ benefico per il paziente riprendere una normale dieta il più presto possibile dopo l’intervento chirurgico. Una dieta normale favorisce un veloce ritorno alla funzione gastrointestinale, aiuta nella guarigione della ferita ed è psicologicamente salutare per il paziente. Per le prime 24-36 ore dopo l’intervento, molti pazienti presentano nausea e vomito. Per la nausea possono essere prescritti degli antiemetici. Se essa persiste dovrebbe essere informato il medico. L’iniziale dieta postoperatoria solitamente è composta da liquidi come brodo, tè con zucchero e limone, succhi di frutta, gelatina e zuppe. Tra i primi cibi solidi possono esserci toast, carni e verdure facilmente digeribili. Non appena il paziente riacquista l’appetito ed inizia a mangiare bene, viene prescritta una dieta a pieno regime per promuovere l’equilibrio minerale e vitaminico, e, il corretto equilibrio di azoto. Ritornate la forza e la sostanza muscolare,il paziente può leggermente riprendere peso. Un comune incomodo postoperatorio è quello relativo alla diminuzione della peristalsi e cioè alla distensione addominale. Gli interventi infermieristici per prevenire e trattare il problema addominale sono la precoce deambulazione, l’adeguata immissione liquida ed un aumento di fibre nella dieta.Se non funziona si inserisce un tubo rettale. OBIETTIVO 7 : PROMOZIONE DELLA GUARIGIONE DELLA FERITA I fattori che colpiscono la guarigione della ferita sono la posizione dell’incisione, il tipo di chiusura chirurgica, lo stato nutrizionale, la presenza d’infezione e di drenaggi e di medicazioni. Degli studi dimostrano che la generale attitudine dello staff nei confronti dell’infezione è molto importante. Il personale di cura spesso trascura la tecnica asettica perché non ne valuta a fondo l’importanza. L’educazione all’interno dell’ospedale che si concentra sui principi dell’asepsi è una via importante per prevenire le infezioni alla ferita. Le infezioni della ferita sono spesso evidenti entro 36-48 ore dopo l’operazione, sebbene la maggior parte dei sintomi compare circa 57 giorni dopo l’intervento chirurgico. I fattori importanti che predispongono il paziente allo sviluppo dell’infezione alla ferita possono essere: -obesità -debilitazione -età avanzata -operazioni lunghe e complicate -terapia con steroidi, irradiazione e medicamenti anticancro -la presenza di altre malattie -insufficienza d’asepsi nella medicazione della ferita OBIETTIVO 8 : PROMOZIONE E MANTENIMENTO DI ATTIVITA’ E MOBILITA’ I pazienti immobilizzati per lunghi periodi spesso diventano deboli e sviluppano disturbi respiratori, problemi circolatori, osteoporosi, ritenzione urinaria e calcoli vescicali, ed un equilibrio negativo d’azotemia. Questi stessi problemi avvengono anche nei pazienti immobilizzati dopo l’intervento chirurgico. Dopo l’intervento, le complicazioni derivanti dall’immobilità possono essere prevenute incoraggiando il paziente a: 1-muoversi intorno al letto 2-tossire e respirare profondamente 3-flettere le gambe e le caviglie Lasciate che i pazienti si assumano le proprie responsabilità il più presto possibile per favorire i primi movimenti. Incoraggiateli e assisteteli, a deambulare, se non è controindicato dal medico. Ricordatevi che i pazienti sono diversi tra loro ed ognuno può reagire a modo suo dopo l’intervento. OBIETTIVO 9 : DARE UN ADEGUATO SOSTEGNO EMOZIONALE E FAVORIRE UNA POSITIVA IMMAGINE CORPOREA L’intervento chirurgico ha un diverso significato ed implicazione per ciascun paziente. Riconoscete queste differenze e personalizzate il contatto psicologico con ciascun paziente ed i suoi cari allorquando essi fanno l’esperienza chirurgica. Il grado di sostegno psicologico di cui il paziente ha bisogno dipende dal suo sostegno sociale tanto quanto dal tipo di operazione chirurgica cui è sottoposto. Alcuni interventi possono causare un cambiamento nell’immagine corporea del paziente. Ad esempio interventi al viso, alla testa, al collo, al seno. La valutazione può rivelare passività, depressione,un ridotto interessamento alla cura personale, disturbi del sonno, aumento del dolore ed uso di analgesici ed iperattività. L’intervento infermieristico implica principalmente il sostegno psicologico. Portate il paziente ed i suoi cari a dei discorsi sui cambiamenti previsti e su come essi pensano che questi cambiamenti postoperatori influenzeranno la loro vita. Incoraggiate l’espressione dei sentimenti e ascoltate con partecipazione. Organizzate dei gruppi di sostegno e dei riferimenti comunitari per il paziente ed i suoi cari. OBIETTIVO 10 : DIMISSIONE DEL PAZIENTE La programmazione della dimissione e l’istruzione dovrebbero iniziare al momento dell’ammissione all’ospedale. Molti pazienti sono dimessi entro 5-7 giorni dopo un intervento chirurgico importante e qualche volta anche prima. Le istruzioni specifiche da dare al paziente, prima di essere dimesso dall’ospedale dovrebbero includere: + la cura della ferita(segni d’infezione) +le restrizioni d’attività +l’istruzione sui medicamenti postoperatori +l’igiene personale +il seguente appuntamento con il chirurgo o con la clinica A causa dell’ansia associata alla dimissione, dovrebbero essere fornite al paziente ed alla famiglia delle istruzioni scritte, come riferimento. Il tipo di pianificazione ed istruzione necessario variano personalmente e con ciascun tipo di operazione chirurgica. Le istruzioni per la dimissione devono essere chiare, e devono rafforzare il materiale che il paziente ha appreso durante il periodo preoperatorio e la guarigione. I piani d’istruzione e la comprensione del paziente devono essere inclusi nel loro piano d’assistenza e documentati nella loro cartella clinica. Infine, venite a conoscenza della qualità dei sistemi di sostegno del paziente, poiché voi potreste aver bisogno di coinvolgere le risorse della comunità per le cure successive. Il contatto delle risorse della comunità, come i servizi di igiene mentale e le agenzie d’assistenza a domicilio, aiuta ad assicurare la continuità della cura. RIEPILOGO L’infermiere ha un ruolo importante nella cura postoperatoria del paziente. Oggi, la chirurgia spazia dalle procedure dei pazienti esterni a quelle complesse dei pazienti interni. Non è importante quale tipo di intervento viene attuato, il paziente ha comunque un grandissimo bisogno d’assistenza infermieristica specialistica. La qualità di tale assistenza infermieristica può determinare il successo dell’esperienza perioperatoria del paziente. Termino con un’ultima considerazione circa la consapevolezza, ormai maturata sul campo da ciascun operatore sanitario, che i “problemi di salute” del cittadino sono più efficacemente risolvibili se affrontati nell’ambito non di un’unica professionalità, medica od infermieristica che sia,bensì nel contesto di un equipe sanitaria comprendente professionalità diverse ma complementari. BIBLIOGRAFIA - Comunicazioni e Casi Clinici Selezionati - XXI Congresso Società Italiana di Chirurgia d'Urgenza 1992 - “Il trattato completo del nursing con approccio fisiopatologico e psicologico”. PICCIN.