I drammaturghi e il rapporto con le loro opere I drammaturghi del teatro elisabettiano (in senso ampio) non pubblicano i loro testi, ad eccezione di Ben Jonson – che pubblicò nel 1616 i suoi drammi col titolo di Works. • Scrivono per la rappresentazione. Prime edizioni shakespeariane N.B.: Shakespeare non pubblica i suoi testi Quarto, Quartos: gli ‘in-quarto’. Libretti a basso costo, spesso ‘edizioni pirata’, prodotti per motivi commerciali, piccoli ed economici, spesso non affidabili. (Nei testi sono indicati come Q.) La prima pubblicazione pressoché completa dei testi shakespeariani si ha diversi anni dopo la sua morte: il First Folio, un grande volume1 curato dagli attori della sua compagnia, Heminges e Condell, pubblicato nel 1623. (Nei testi è indicato come F.) 1 “In folio” è un termine tecnico che, anche in italiano, indica i volumi stampati a mezza pagina di pergamena, invece che ripiegata più volte e quindi più piccola. Shakespeare Citiamo i drammi più importanti; seguiamo la periodizzazione più diffusa, indicandone una variante. Sia chiaro che questo tipo di divisione è una delle possibili, relativamente recente e non seguita da tutti gli inquadramenti critici. (N.B.: non sarà richiesto di memorizzare l’elenco di questi testi, né il dettaglio delle loro caratteristiche. È però possibile che si chieda ad esempio cos’è il Midsummer Night’s Dream, e si deve sapere che è di Shakespeare e in quale periodo è stato scritto) . Shakespeare – 1. I primi drammi (sperimentazione): Love’s Labours Lost (eufuistico, concettoso: vedi il nostro Giambattista Marino); The Two Gentlemen of Verona; Titus Andronicus (prob. 1594): esperimento senechiano, violenza, sensazionalismo, vendetta, uccisioni stupri e torture in scena, membra tagliate, presenza ossessiva del sangue (vedi il film Titus con Anthony Hopkins e Jessica Lange). Shakespeare – 2. I drammi storici: Chronicle plays, history plays, histories (i termini sono analoghi) Celebrazione della storia inglese, costruzione di una identità nazionale: Henry IV (part I and II), Henry V, King John, Richard II, Richard III. Shakespeare – 3. Commedie romantiche (prob. 1596-1600): As You Like It, Twelfth Night (la critica recente ipotizza per questo testo la data del 1602), Midsummer Night’s Dream, The Merchant of Venice. Di questo periodo sono anche la tragedia Romeo and Juliet, e, alla sua chiusura, il dramma classico Julius Caesar. Shakespeare – 4 A. Prima possibile periodizzazione: Le dark comedies (1601-1604), talvolta definite bitter comedies, o problem plays: soprattutto Troilus and Cressida, Measure for Measure (1604). Shakespeare – 4B. OPPURE, CON ALTRA PERIODIZZAZIONE: Quelli che Melchiori – edizione Meridiani Mondadori – definisce “drammi dialettici” (1601-1604): Hamlet (1601): vedi slide successiva Troilus and Cressida (1603?) Measure for Measure (1604). Shakespeare – 5. Le grandi tragedie (1604-1607): Macbeth King Lear Othello Antony and Cleopatra. Coriolanus? (SE NON SI SEGUE LA DEFINIZIONE DI DRAMMI DIALETTICI, HAMLET VA CONSIDERATO COME PRODROMO DI QUESTE GRANDI TRAGEDIE) Di questo periodo anche il Timon of Athens (1606) SHAKESPEARE – 6. I romances (1608-1611) (trame meno drammatiche, toni più sfumati): The Winter’s Tale, Cymbeline, Pericles, The Tempest (prob. 1611) I testi shakespeariani dal punto di vista metrico I testi shakespeariani, come quelli della maggioranza dei suoi contemporanei, sono composti di prosa e versi (vedi slide 13), con una grande prevalenza di blank verse: il verso importato in Inghilterra da Surrey e portato a perfezione da Marlowe (vedi slide seguente). Fanno eccezione: Filastrocche e canzoni; La conclusione delle singole scene, che sono spesso concluse da distici rimati (due versi che rimano fra loro a rima baciata). Il blank verse Verso molto libero, elastico, sciolto. Privo di rima. È un verso quantitativo, come quello latino, non sillabico come ad esempio l’endecasillabo. Si definisce pentametro giambico: cinque piedi (l’unità ritmica) composti in prevalenza da giambi (il giambo è un piede con l’accento sulla seconda sillaba), ma talvolta da un altro tipo di piede. Esempio: To bé / or nòt / to bé / that ìs / the quèstion (TUTTI GIAMBI) Whèther / ‘tis nó / bler ìn / the mìnd / to sùffer (TUTTI GIAMBI TRANNE IL PRIMO E L’ULTIMO) The slìngs / and àr /rows òf / outràgeous / fòrtune… L’ULTIMO) (TUTTI GIAMBI TRANNE Il decorum Nella maggioranza dei testi elisabettiani, i personaggi nobili parlano in versi; i personaggi comici o di bassa estrazione sociale parlano in prosa. Shakespeare segue la regola solo quando questo è compatibile con le necessità drammaturgiche, ma la infrange ogni volta che sia necessario. Le unità pseudoaristoteliche Codificate da Aristotele, e poi dai teorici italiani rinascimentali, sono le unità di tempo, luogo e azione. In Aristotele sono puramente descrittive, diventano prescrittive con i teorici rinascimentali. Gli autori elisabettiani, influenzati dal teatro medievale, non le seguono. Grande libertà drammaturgica. Rapidi cambi di scena, aiutati dall’assenza di scenografia. LE FONTI Shakespeare, come la maggioranza dei suoi contemporanei, usa varie fonti per il plot dei suoi testi. Per i testi storici inglesi: soprattutto Holinshed, le Chronicles of England, Ireland and Scotland; Per i testi romani: le Vite di Plutarco; Per le commedie: la novellistica italiana, soprattutto Matteo Bandello e Giraldi Cinthio, probabilmente attraverso la mediazione di traduzioni francesi e inglesi; Per tragedie e commedie: le Metamorfosi di Ovidio, le novelle di Giraldi Cinthio.