OCCLUSIONE INTESTINALE

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OCCLUSIONE INTESTINALE
Blocco del tratto intestinale che ne impedisce il transito.
Un’occlusione può essere acuta o cronica, meccanica o paralitica, semplice o strozzata; si può verificare nel
piccolo o nel grosso intestino. Alcune caratteristiche sono comuni a tutti tipi di occlusione, ma la scelta
terapeutica dipende dalla diagnosi specifica.
Le aderenze e le ernie sono le patologie che più comunemente causano un’occlusione intestinale acuta
dell’intestino tenue, mentre il cancro è la causa principale delle ostruzioni coliche. L’ileo paralitico si verifica
quando l’assenza di una stimolazione nervosa riflessa impedisce la peristalsi in un intestino per il resto
normale. Nell’occlusione semplice, la vascolarizzazione dell’intestino non è compromessa. Nell’occlusione
strozzata, generalmente a causa di aderenze o di briglie, si occludono i vasi del segmento intestinale.
Sintomi e segni
I sintomi e i segni sono molto variabili e dipendono principalmente dalla sede e dall’eziologia
dell’occlusione e dal tempo trascorso.
Un paziente con un’occlusione acuta presenta, caratteristicamente, l’improvvisa insorgenza di dolori
addominali crampiformi, di vomito, di distensione addominale e chiusura dell’alvo. I crampi tendono a
ripresentarsi ogni 3 min circa e sono associati a rumori intestinali di tono elevato, causati dalla peristalsi
(borborigmi).
Sebbene esistano molte varianti individuali, il dolore crampiforme è localizzato generalmente in epigastrio
e in sede periombelicale nell’occlusione dell’intestino tenue e nei quadranti addominali inferiori
nell’occlusione del colon. I crampi possono essere assenti nelle occlusioni digiunali alte. Generalmente, si
verifica una distensione addominale che tende ad aumentare.
Nell’occlusione semplice, l’addome non è dolorabile, mentre la comparsa di dolorabilità addominale e di
dolore continuo indica lo strozzamento intestinale. Poiché una semplice occlusione può causare uno
strangolamento in meno di 6 ore, ogni paziente, in cui si sospetti un’occlusione intestinale, deve essere
ricoverato immediatamente in ambiente ospedaliero.
Se è occluso l’intestino tenue, il vomito, di solito, si manifesta precocemente. Può diventare un vomito di
tipo fecaloide (un termine improprio, dal momento che la sua eziologia è rappresentata dalla proliferazione
batterica secondaria alla stasi endoluminale), che può essere distinto dal vomito caffeano (causato da
un’emorragia del tratto GI superiore) con il test del guaiaco. Nelle occlusioni dell’intestino crasso, il vomito
si presenta tardivamente o per niente e, generalmente, è preceduto da distensione addominale e da dolore
crampiforme. Inizialmente si può verificare diarrea. L’occlusione completa è seguita, poi, dalla chiusura
dell’alvo.
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Diagnosi
Si deve ispezionare l’addome alla ricerca di cicatrici da pregressi interventi di chirurgia addominale e di
ernie inguinali o di laparoceli. Si deve auscultare l’addome per alcuni minuti per sentire la peristalsi e
palparlo per apprezzarne la dolorabilità e la presenza di tumefazioni. Si deve eseguire un’esplorazione
rettale e, nelle donne, un’esplorazione vaginale.
Si devono eseguire un EECC, le analisi ematochimiche e le analisi delle urine. Un catetere vescicale a
permanenza e uno per la pressione venosa centrale, in genere, sono opportuni. Se il paziente presenta
all’anamnesi una patologia del miocardio, può essere necessario posizionare un catetere nell’arteria
polmonare per meglio eseguire le terapie rianimatorie.
Le radiografie sono estremamente importanti, ma devono essere eseguite solo dopo il posizionamento di
un sondino nasogastrico. La radiografia diretta dell’addome deve essere eseguita in posizione supina e in
posizione ortostatica. Talvolta, sono utili anche le radiografie in decubito laterale, soprattutto nei casi di
ernie esterne.
In un’occlusione tipica del piccolo intestino, le anse intestinali appaiono distese. In caso di strozzamento,
tuttavia, è presente una massa più che delle anse distese. La distensione delle anse può essere assente
anche nelle occlusioni digiunali alte, soprattutto se il paziente è gastroresecato.
Il quadro dell’occlusione del colon ascendente può essere simile a quello dell’occlusione del piccolo
intestino, se si verifica reflusso attraverso la valvola ileocecale incompetente. L’occlusione del colon
discendente comporta la distensione del colon prossimale a causa del gas. La presenza di una grande ansa
del colon ripiena di gas nelle regioni addominali centrali o nel quadrante superiore sinistro è dovuta in
genere a un volvolo del cieco, mentre un’ansa del sigma distesa, in genere, è dovuta a un volvolo del sigma.
Se è presente dell’aria nei dotti biliari intraepatici, è probabile un’ostruzione da calcolo (secondaria a fistola
colecistoenterica o coledocoenterica).
Quando la sede dell’occlusione non è chiara, si esegue un clisma opaco o una coloscopia. Il pasto baritato
può essere somministrato per confermare e localizzare meglio le ostruzioni del piccolo intestino, ma non
dev’essere usato in caso di ostruzione del colon.
La diagnosi differenziale dell’occlusione intestinale comprende l’appendicite acuta, la colecistite acuta, la
diverticolite e la pancreatite. Anche le malattie toraciche (p. es., polmonite) possono causare un ileo
paralitico.
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Trattamento
Un’occlusione meccanica acuta richiede l’intervento chirurgico. L’intubazione nasogastrica e la terapia
antibiotica preoperatoria devono essere iniziate precocemente.
Alcuni tipi di occlusione intestinale, compreso l’ileo paralitico, le occlusioni intestinali nell’immediato
postoperatorio e le occlusioni recidive da aderenze da pregressi interventi di chirurgia addominale, possono
essere trattati con il posizionamento di un sondino nasogastrico e l’alimentazione EV.
Alcuni chirurghi ritengono che l’occlusione semplice possa essere trattata con il posizionamento di un
sondino nasogastrico, mentre altri ritengono che l’intervento chirurgico sia il trattamento di scelta.
Nei casi di occlusione dell’intestino tenue senza segni di strozzamento (ossia quando la peristalsi è presente
e non vi è dolorabilità addominale), ma con marcata disidratazione, possono essere necessarie alcune ore
per reidratare il paziente e ripristinare un’adeguata diuresi.
Nel paziente seriamente disidratato, che presenta uno strozzamento in fase avanzata ed è in shock, può
essere necessario eseguire un intervento chirurgico urgente e, quindi, la fase rianimatoria deve essere
appropriata e aggressiva.
FONTE MANUALE MERCK – MSD ITALIA
http://www.msd-italia.it/altre/geriatria/sez_13/sez13_112m.html
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