L’APPROCCIO AL MALATO E LA SUA ASSISTENZA: gestione, anche dei sintomi, in modo non farmacologico Dott.ssa Michela Quaglia - Psicologa “To cure” : Curare Significa fare una diagnosi e stabilire il percorso terapeutico più idoneo per aggredire e sconfiggere una malattia VS “To care” : Prendersi cura Significa ascoltare, accogliere, conoscere… una persona malata e solo allora ideare un percorso terapeutico che tenga conto del soggetto malato stesso. Significa inoltre stabilire un’alleanza terapeutica che abbia al centro comunicazione semplice e chiara una La cura, la persona al centro, la relazione al centro Avere come obiettivo una relazione di cura nella quale l’adesione raggiunta sia soddisfacente sia per l'ospite, sia per l'operatore Un po’ di teoria... COMUNICAZIONE Capacità che permette di metterci in contatto con l’utente, ricevere e trasmettere informazioni e significati Espressione: capacità di produzione di messaggi dotati di senso Comprensione: capacità di attribuire corretti significati ai messaggi verbali e non verbali Aspetti non verbali: movimenti del corpo, postura, prossemica, contatto fisico, gestualità, mimica, espressioni e micro-espressioni facciali Aspetti para-verbali: tono della voce, ritmo, velocità, volume, pause, silenzi, interruzioni Aspetti verbali: parole La relazione diadica circolare Mondo reale esterno (bio-psico-sociale) Operatore RELAZIONE DI AIUTO Paziente Mondo psicologico interno (sentimenti, convinzioni, bisogni, conflitti, aspettative, sofferenze . . . ) Come comunicare Parlare con chiarezza e molto lentamente Usare parole e frasi molto brevi e ben scandite Usare parole semplici e concrete Comunicare un messaggio per volta, far ripetere al paziente con parole proprie Usare frasi affermative Utilizzare anche la comunicazione non verbale L’ospite recepisce la stanchezza o l’irritabilità derivanti da problemi personali dell'operatore: lasciar fuori dall'interazione i propri problemi e gli atteggiamenti negativi Come facilitare la comunicazione verbale Sedersi di fronte all’ospite e alla sua stessa altezza Essere propensi all’ascolto Non sottolineare i suoi errori Aprire la conversazione con una frase di apertura: evitare domande Non interrompere o completare le frasi dell’interlocutore Evitare un ambiente caotico e con troppa confusione/brusio Mantenere viva la conversazione con domande rilevanti Riassumere e ricollegare spesso il paziente all’argomento Evitare situazioni frustranti e potenzialmente imbarazzanti o irritanti (persone estranee o partecipazioni multiple) Incoraggiare l’interazione con i familiari e i conoscenti, quando possibile Orientare il paziente nella situazione contingente e ripetere spesso lo stimolo Usare linguaggio semplice: parole concrete, frasi brevi, no tempo passivo e frasi subordinate Adottare uno stile rassicurante, rispettoso e affezionato Riproporre sempre gli stimoli (conversazione) anche se il paziente interagisce poco Utilizzare l'umorismo come forma di stimolo e di conforto per il paziente per sdrammatizzare alcune situazioni e produrre un senso di sollievo dalla noia e dalla tensione (attenzione agli eccessi) Come facilitare la comunicazione non-verbale Stabilire un contatto con lo sguardo Modulare il tono della voce (aspetto emotivo), non gridare Toccare delicatamente con gentilezza e affetto (accarezzare, prendere la mano, ecc.) Stare vicino Sorridere Accompagnare il linguaggio verbale con una gestualità coerente Approccio calmo e rilassato. Non assumere atteggiamenti ostili o di rimprovero Atteggiamento paziente Spostare l’attenzione non al “cosa” viene detto ma al “come” viene detto Prestare attenzione alle proprie emozioni, agli atteggiamenti, ai comportamenti che si assumono durante l'interazione. Questi hanno infatti il potere d'influenzare positivamente o negativamente il processo comunicativo Osservare l'espressione del volto, i gesti ed ai movimenti del corpo (informazioni su stati emozionali, ed anche su eventuali problemi fisici) Usi della comunicazione extraverbale USO INAPPROPRIATO: Spazio: distante o vicinissimo al paziente Movimenti: di allontanamento dal malato Postura: rigida, sedersi all’indietro Contatto visivo: assente, incostante, sfuggente Piedi e gambe: usati per mantenere le distanze Mobili: usati come barriera Espressioni del volto: contrastanti con espressioni verbali Gesti: discordanti con le parole Voce: volume alto o basso; ritmo impaziente o distaccato, lento o evitante Livello di energia: apatico, assonnato, eccitato USO APPROPRIATO: Spazio: avvicinarsi al paziente delicatamente (attenzione allo spazio intimo/personale) Movimenti: di avvicinamento al malato Postura: rilassata, ma che dimostra attenzione Contatto visivo: regolare Piedi e gambe: non intrusivi Espressioni del volto: concordanti con espressioni verbali Gesti: che sottolineano le proprie parole Voce: udibile chiaramente, ritmo medio, un po’ lento Livello di energia: sempre vivo durante la conversazione Hall, quattro "zone" interpersonali: • • • • La distanza intima (0-45 cm) La distanza personale (45-120 cm) per l'interazione tra amici La distanza sociale (1,2-3,5 m) per la comunicazione tra conoscenti La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) per le pubbliche relazioni Cosa fare con gli ospiti: Conoscere bene il soggetto, cosa gli piace, la sua storia Avere massimo riguardo, rispetto, disponibilità all’alleanza Non alzare mai la voce, non sgridare, ma cambiare discorso e distrarre l’ospite Non sottolineare errori o ripetizioni Non essere rigidi o inflessibili, ma cercare un punto per poterlo agganciare Essere assecondanti, anche durante le allucinazioni Cercare da subito contatto fisico (carezza, toccare la mano...) Chiamare l’ospite più volte con il suo nome, dire sempre anche il proprio Parlare in modo semplice, lentamente, frasi brevi e ben scandite guardando negli occhi Avvicinarsi e spostare l carrozzina arrivando da davanti, mai piombare alle spalle Mostrare fiducia in sé stessi, ma temperata dall’umiltà Trasmettere serenità e rilassamento, mai dimostrarsi ansiosi o angosciati Incoraggiare l’autonomia dell’ospite senza forzarla Creare routine tranquillizzanti Riconoscere almeno un punto di forza o un carattere distintivo dell’utente Spiegare al paziente il proprio ruolo nel processo di cura Intuire ed accogliere le richieste non espresse dal paziente Dare spesso da bere Cosa non fare con gli ospiti: Masticare gomma, avere scarsa igiene personale Provocare o scherzare pesantemente Usare parole o frasi potenzialmente offensive Attenzione all’uso del TU o del LEI Superare limiti accettabili nel raccontare qualcosa di sé Evitare lo sguardo dell’ospite Tecniche di relazione con il paziente Mantenere la razionalità anche se l’ospite agisce emotivamente Cercare di capirlo anche se può fraintendere Consultarlo prima di prendere decisioni che possono influenzarlo Essere onesto anche quando tenta di ingannare Evitare tattiche coercitive anche se usate da lui stesso Affrontare il problema e non la persona, rispettandone sempre la dignità Dimostrare impegno nel problem-solving, cercare soluzioni creative e mutualmente vantaggiose Valorizzare aperture cooperative e conciliatorie dell’ospite Trovare attività e gusti in comune Sospendere opinioni e giudizi personali Scoprire cosa l’utente apprezza nell’operatore e utilizzarlo nella relazione Creare con l'anziano un rapporto empatico rapportandosi con lui con la stessa cura ed amorevolezza con la quale si rapporterebbe ai propri familiari, riservandogli lo stesso trattamento che riserverebbe a se stesso nel caso in cui vivesse un'analoga situazione Regole per organizzare un efficace processo di assistenza per l’anziano con demenza: Ricompensare i comportamenti desiderabili che il paziente manifesta. (bacio, carezza, sorriso) e lavorare per incrementarli. Stimolare opportunamente tutte le abilità residue del paziente, al fine di mantenere il più a lungo possibile l'autonomia. Non prestare più aiuto di quanto gli è realmente necessario. Suddividere le azioni in segmenti più semplici. (mangiare: significa sedersi al tavolo, prendere la forchetta, portarla alla bocca e così via) Quando possibile ridurre al minimo le restrizioni fisiche Fornire un " ambiente protesico" che riesca a compensare i deficit del paziente (scrivere a caratteri grandi e colorati la funzione di ciascuna stanza, nomi degli ospiti sulle stanze) Garantire una ambiente sicuro Se non comprende la causa di un disturbo comportamentale, continuare con l'osservazione e la relativa registrazione delle informazioni Evitare di gestire il paziente, soltanto attraverso un determinato ruolo professionale ma avvalersi sempre di più punti di vista nell'ottica dell'équipe multidisciplinare Imparare a riconoscere e a gestire i propri sentimenti e frustrazioni, derivanti dal rapporto con i pazienti dementi, al fine di migliorare la qualità del processo di assistenza APPROCCIO CAPACITANTE L’AC è una modalità di rapporto interpersonale basato sulla parola che ha per obiettivo una Convivenza sufficientemente felice tra gli anziani fragili e/o con demenza, gli operatori e i familiari. Il metodo utilizzato è il Riconoscimento delle competenze elementari ed è utilizzabile a 360°. L’AC si basa sulle parole scambiate tra operatori e anziani assistiti, partendo dall’idea che le parole dei secondi (soprattutto se affetti da demenza) sono immodificabili, mentre quelle dei primi possono essere scelte in modo da trovare una via d’uscita felice alle situazioni di disagio che si presentano nella vita quotidiana. Il metodo si propone di riconoscere e tener vive le Competenze elementari degli anziani, anche in caso di compromissione delle funzioni cognitive. Citazione: Lombardia sociale.it Intervista a Pietro Vigorelli Le Competenze elementari: • Competenza a parlare, cioè la competenza a produrre parole, indipendentemente dal loro significato; • Competenza a comunicare, mediante il linguaggio verbale, paraverbale e non verbale; • Competenza emotiva, cioè la competenza a provare emozioni, a condividerle e a riconoscere quelle dell'interlocutore; • Competenza a contrattare sulle cose che ci riguardano nella vita quotidiana (un'espressione di questa competenza la si osserva nella contrattazione del motivo narrativo durante gli scambi verbali); • Competenza a decidere, anche in presenza di deficit cognitivi e in contesti di ridotta libertà decisionale (espressioni estreme di questa competenza sono rappresentate dai comportamenti di opposizione, di chiusura relazionale, di isolamento dal mondo) Citazione: Gruppo ANCHISE, Pietro Vigorelli APPROCCIO CAPACITANTE: Tecniche conversazionali Rispettare pause, silenzi, lentezza Non completare le frasi lasciate in sospeso Non interrompere Restituire il motivo narrativo Ascoltare Non correggere Risposta in eco (ripeto le ultime 2 o 3 parole dette dall’anziano) Riconoscere le emozioni (avvistare emozione, denominarla, restituirla con parole) Riconoscere l’intenzione a comunicare Cercare punto di contatto / incontro felice Far scegliere all’anziano l’argomento ES: • « Mi piacerebbe che mi raccontasse qualcosa » • « Non ho capito… » (viene riconosciuta la volontà di parlare) Citazione: Gruppo ANCHISE, Pietro Vigorelli GENTLE CARE terapista occupazionale Moyra Jones Sistema di cura della persona affetta da demenza, attraverso l’approccio protesico Obiettivi: Benessere dell’utente e degli operatori Bisogni psicologici: di sicurezza e di integrità biologica, di appartenenza, stima di sé Ottimizzare le funzionalità dei pazienti dementi per un periodo più lungo, per compensare le disfunzioni causate dalla malattia e salvaguardare la salute della famiglia e del personale addetto all’assistenza Incrementare le abilità residue della persona malata, la riduzione del comportamento catastrofico Ridurre l'utilizzo di mezzi di contenzione fisica e/o farmacologica La metodologia Gentle Care S.F. VITALI L’ambiente fisico Facilità d’accesso e mobilità: libertà di movimento e fruibilità dell’ambiente consentono all’ospite di conservare la sensazione di controllo sullo spazio circostante e di accrescere il suo senso di appartenenza e di padronanza Entrare in camera chiedendo il permesso e la sua autorizzazione (non minare il senso di controllo) Disporre l’arredo in modo da facilitare l’interazione e la conversazione, per compensare i deficit sensoriali disponendo oggetti quotidiani alla reale portata del campo visivo, quindi mediamente all’altezza delle spalle o più bassi Privacy, comfort, socializzazione: lo spazio deve essere concepito prima di tutto come luogo di vita e socializzazione per l’ospite Flessibilità e cambiamento: l’ambiente deve sapersi modificare in rapporto al mutare dei bisogni del malato. Abbandonare asetticità e ordine e volgersi ai concetti di uso e di interazione utilizzando simulazioni o role palying per comprendere quale possano essere le necessità dei malati nelle diverse fasi di malattia La metodologia Gentle Care S.F. VITALI I programmi Ricostruire per ogni malato una routine giornaliera personalizzata che faccia riferimento agli elementi biografici e di contesto noti per quella persona attitudini, propensioni, competenza specifica Essere il più aderenti possibile allo stile di vita del malato Prevedere attività corrispondenti alle reali competenze adeguatamente rivalutate nelle diverse fasi della malattia Rispondere ai bisogni psicologici che ogni individuo aspira a veder soddisfatti La metodologia Gentle Care S.F. VITALI Un po’ di teoria... BPSD Behavioural and Psychological Symptoms of Dementia Gruppo eterogeneo di sintomi da alterazione: della percezione, del contenuto del pensiero, dell’umore, del comportamento, che si osservano frequentemente in pazienti con demenza Fattori ambientali Fattori biologici CAUSE Fattori psicologici Fattori sociali • Il decorso non è co-lineare all’andamento dei disturbi cognitivi e funzionali della sindrome demenziale • Sono eterogenei, fluttuanti e più frequenti / gravi con il progredire della demenza • Possono essere presenti più BPSD contemporaneamente • Molto spesso (nel 50% dei pazienti) si può avere la risoluzione di alcuni sintomi ma se ne possono sviluppare altri • Alcuni sono cronicamente presenti: apatia e agitazione/aggressività verbale (disturbi più comuni) ripetitività e pedinamento (più comuni in AD presenili) oppositività/resistenza aggressiva in genere persiste fino alla morte • I BPSD hanno senso dal punto di vista dell’ospite • Il riconoscimento delle Competenze Elementari previene la loro comparsa e ne favorisce la risoluzione 1. Individuare il disturbo 2. Capirlo 3. Gestirlo APPROCCIO “A B C” Identificazione del comportamento target che si vuole modificare Osservazione sistematica del comportamento target Antecedent = evento scatenante; Behaviour = comportamento; Consequence = conseguenza Annotazione di tipo, frequenza e durata del comportamento target Progettazione di un programma d’intervento Monitoraggio del comportamento target e del programma d’intervento Cambiare l’ABC del comportamento significa: 1. Definire ed osservare il problema “B”: descrivere il comportamento target, il luogo in cui si verifica più spesso, la frequenza con cui si presenta. 2. Cercare l’antecedente “A”: identificare situazioni o persone che hanno scatenato il comportamento target. 3. Identificare la conseguenza “C”: verificare che cosa è successo in seguito al comportamento, come hanno reagito le altre persone presenti. Disturbi dell’area emotivo – affettiva / comportamentali Depressione Spesso precede i disturbi cognitivi, raro il suicidio. Più marcata nei casi ad esordio precoce e con storia familiare di disturbi depressivi. Comune in soggetti anziani e molto scolarizzati; peggiora il decorso della malattia. Sintomi: • sintomi fisici (algie diffuse, insonnia o ipersonnia, sintomi gastrointestinali) • disturbi comportamentali (indecisione, insicurezza, rifiuto del cibo/farmaci, aggressività, irrequietezza motoria, iper o ipofagia, insonnia o ipersonnia, episodi di pianto, incapacità di provare piacere, incapacità di ridere, di vestirsi, mancanza di buon umore, perdita di autostima, mancanza di speranza nel futuro) • idee deliranti a contenuto persecutorio ed ipocondriaco, pessimismo, disinteresse per il proprio aspetto fisico • rallentamento psico-motorio Pensieri: • “mi accadono solo disgrazie” • “non si può fare nulla, non c’è nessun avvenire, sono condannato” Alcune domande alla ricerca della depressione 1. Fa più fatica del solito a far le cose? 2. Dorme bene come sempre la notte? 3. Soffre di mal di testa o dolori? 4. È più irritabile? 5. Cosa le dà piacere? 6. Ultimamente si sente più stanco o giù di morale? 7. E’ capitato di ritrovarsi a piangere? 8. Si sente in colpa per qualcosa che è accaduto? (osservare mimica, occhi, tono e ritmo della voce) Dal punto di vista psicopatologico si può interpretare la depressione come una reazione comprensibile alla situazione clinica caratterizzata dalla perdita della forza, della salute, delle persone care, del ruolo, dell’autonomia... Apatia In genere, è preceduta da incapacità ad organizzare aspetti routinari del vivere quotidiano Sintomi: • perdita di iniziativa e di interessi per la cura personale, meno motivato a iniziare cose nuove • diminuzione dell’interazione (interazione sociale e iniziativa, risposta emotiva, espressione facciale, inflessione vocale fino al “mutismo acinetico”), perdita di spontaneità Alcuni pazienti possono passare tutta la giornata inerti seduti su una poltrona, la mattina possono rifiutarsi di uscire dal letto. Anedonia Incapacità di esprimere soddisfazione e piacere dalle esperienze. Ne risulta una progressiva crescita di sentimento di noia e tendenza a distogliersi dalle attività Affrontare depressione e apatia Non costringere il malato a fare qualcosa che non vuole, evitare situazioni stressanti Incoraggiare le attività che riesce a svolgere Cercare di stimolare attività fisica, hobbies e occupazioni di suo interesse Congratularsi con lui quando riesce a fare qualcosa Utilizzare rinforzi positivi per aumentare l’autostima Lasciare che si fermi quando è stanco Assicurare un ambiente tranquillo Ansia Sintomi: • tensione, nervosismo, essere in allarme per fatti futuri, incapacità a rilassarsi • paura, spavento • pensieri preoccupanti • agitazione: incapacità di star fermo • crisi di panico • tensione allo stomaco, tachicardia, sudore, difficoltà respiratorie, insonnia, cefalea… Può essere libera, reattiva, associata a fobie, generalizzata, mattutina/serale Paura della gente, del buio. Eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute o paura immotivata di restare senza risorse economiche (comportamenti esageratamente parsimoniosi, pseudocollezionismo) o di restare soli (prodigalità patologica), richiesta continua di informazioni su un evento futuro (S. di Godot), irrequietezza, agitazione psicomotoria (torcersi le mani, cantilenare) e aggressività. Pensieri: “sono in grave pericolo” “non ci si può fidare di nessuno” “bisogna essere sempre attenti, possono accadere cose terribili” Affrontare ansia Rassicurare l’ospite anche con il contatto fisico Rispondere ai sentimenti che esprime Se possibile, distrarlo Cercare di mantenere un ambiente stabile e orari regolari Cercare di ridurre i possibili motivi di paura Cercare di mantenere un’atmosfera serena Se l’ansia è grave, rivolgersi al medico Reazioni Catastrofiche “Scoppi di rabbia” - improvvise esplosioni emotive verbali (crisi di pianto, urla e bestemmie, minacce), fisiche (picchiare, dare calci e morsi) in risposta a: - eventi o stimoli ambientali (rumore non identificato, illuminazione inadeguata) - disturbi intercorrenti (stipsi, dolore), - patologie organiche (infezioni, infiammazioni) - imbarazzo per non riuscire a svolgere un compito - difficoltà di comunicazione - innescate da deliri, allucinazioni, dispercezioni, ansia Non sgridare l’ospite, non punirlo, ma rivolgersi a lui con pazienza e calma La rabbia non è rivolta contro di voi, è manifestazione di una disagio: non prendere le accuse come un fatto personale Euforia/esaltazione Gioia incontrollata senza un motivo apparente. Il paziente può ridere senza motivo o avere atteggiamenti ilari inappropriati Comportamento maniacale: esaltazione, idee di grandezza, aumento della libido (M>F), ridotto bisogno di dormire, insolito benessere Disinibizione Sintomi: • Il paziente agisce impulsivamente senza considerare le conseguenze • Esegue azioni imbarazzanti • Dice frasi offensive o irrispettose o volgari o fa apprezzamenti sessuali imbarazzanti • Parla a estranei come se li conoscesse • Comportamenti compulsivi • Labilità emotiva (correlata a una ridotta consapevolezza di sé e degli altri e a uno scarso giudizio critico) • Bruschi cambiamenti del tono dell’umore, esaltazione, vagabondaggio • Aggressività verbale e fisica, e disturbi della condotta sociale e personale Rimanere calmi, non imbarazzati Provare a spiegare che i suoi comportamenti non sono graditi Cercare un’attività che lo possa distrarre Disturbi del comportamento Agitazione Termine generico che si riferisce a vari tipi di iperattività motoria, vocale e verbale inappropriata che vengono percepiti da un osservatore come “tensione interna”. Spesso associata ai deliri, è un fattore di rischio per le cadute. AGITAZIONE FISICA SENZA AGGRESSIVITA’ CON AGGRESSIVITA’ AGITAZIONE VERBALE Generale irrequietezza. Wandering. Nascondere le cose. Manierismi ripetitivi. Manipolazione inappropriata di oggetti. Affaccendamento afinalistico. Vestirsi o svestirsi non appropriato. Oppositivismo. Rifiutare qualsiasi cosa. Costante richiesta di attenzione. Continue domande. Autoritarismo verbale. Lagnarsi o piagnucolare. Gemere. Lamentarsi di malesseri Picchiare. Spingere. Graffiare. Afferrare le persone. Tirare le cose. Dare calci e morsi. Gridare. Coprolalia (linguaggio oscenovolgare: bestemmiare, maledire) Scoppi di ira. Fare rumori strani Affrontare agitazione, aggressività e oppositivismo: Tecnica del « sono tuo amico »: dargli del TU, chiamarlo per nome, identificarsi/presentarsi e avvicinarsi piano dal di fronte (mai alle spalle), chiedere se vuol fare qualcosa con lui Tecnica del « sono al tuo livello »: sedersi di fianco, togliersi il camice, parlare e fare quattro chiacchere Tecnica dello « spiazzamento »: conoscendo l’ospite, parlargli dei suoi hobby Ascoltare la persona, fornendo supporti emotivo-affettivi, non sgridare Rimanere calmi, rassicuranti e parlare con gentilezza Non bloccare la persona, dare spazio sufficiente, in modo che non si senta costretto Distrarre l’ospite, trovandogli qualcosa di utile da fare, giocherellare (piegare panetti) Evitare coercizione fisica o atteggiamenti di sfida Un bicchiere d'acqua può a volte aiutarlo a calmarsi Non prendersela con se stessi, non prendersela per l'incidente: probabilmente l’ospite lo dimenticherà molto presto Cercare di capirne il motivo affinchè non si ripeta, ridurre al minimo le situazioni che possono essere vissute come minacciose Rispettare i tempi del malato Non intervenire in più persone Evitare ambienti rumorosi Affrontare le reazioni violente Gestire la situazione mantenendo la calma: non prendere la reazione del malato come un fatto personale Non sgridarlo Cercare di rassicurarlo e distrarlo Evitare di ricorrere a costrizioni non necessarie Evitare di chiedere al malato prestazioni che non è in grado di sostenere Prestare attenzione ai segnali di stress Cercare di mantenere un ambiente semplice, familiare e sereno Affrontare le domande ripetitive Cercare di rispondere alle domande Insieme alla risposta, cercare di dare sicurezza Agitazione psicomotoria Irrequietezza motoria: il malato non riesce a stare fermo o seduto, oppure continua a fare domande in maniera incessante Manifestazioni tipiche: strofinare e il colpire ripetutamente parti del corpo, incrociare e sciogliere le braccia e le gambe, togliersi peli immaginari dai vestiti, camminare, battere il passo, altalenare con le gambe, sbadigliare, brontolare o gridare. Affaccendamento afinalistico Gesti e comportamenti ripetitivi svolti dal paziente senza alcun fine apparente Domandatevi se la causa di questo comportamento proviene da dentro il malato oppure dall’ambiente esterno (vi è qualche stimolo che è irritante per lui?) Lasciarlo fare, assicurandosi che utilizzi (o eventualmente fornendogli) dei materiali che possono essere manipolati senza pericolo Non sgridare, avvicinarsi al paziente con calma, cercando di orientarlo nel tempo e nello spazio Confabulazione Produzione di falsi ricordi a riempimento delle lacune mnestiche del passato recente. Questa neoproduzione, accurata e fantasiosa, attinge a diversi frammenti mnemonici dell’esperienza passata e agli stimoli dell’ambiente, sono spesso racconti molto particolareggiati e talvolta anche plausibili, ma se controllati si dimostrano imprecisi e bizzarri. Colmano artificialmente le lacune mnesiche Forniscono continuità alla biografia del soggetto Sostengono l’identità e il senso di sé garantendo un continuum, un esserci costante nel tempo e nello spazio Non smentire ne deridere l’ospite Se necessario riportarlo con tatto alla realtà, in modo protettivo e rassicurante Wandering Attività motoria incessante del malato che tende a camminare senza una meta e uno scopo precisi, inseguendo un obiettivo indefinito di giorno, ma spesso di notte. Voler uscire chiedendo, appena fuori, di essere riportato indietro. Può essere dovuto a: Ricordi persistenti del passato (antiche abitudini che interferiscono col presente) Disorientamento (essere in cerca di una determinata stanza) Confusione (in cerca di qualcosa) Fame, sete, disagio o dolore fisico (non sempre è consapevole delle proprie sensazioni e talvolta non riesce a comunicarle) Stalking/Trailing: pedinare o inseguire il caregiver o l’operatore Pöttering or rooting: lavorare, rovistare cercando di aggiustare qualcosa senza riuscirci Checking: controllare ripetutamente se c’è il caregiver Absconding: tentare ripetutamente di fuggire Affrontare wandering e trailing: Se possibile assecondare l’impulso permettendogli di camminare Rassicurare il soggetto dicendogli che torneremo presto Trovare qualcuno (anche altro ospite) che gli tenga compagnia Trovargli qualcosa di semplice e interessante da fare Evitare gli atteggiamenti di sfida, la violenza, i rimproveri e cercare di distrarre l’ospite Cercare di capire i motivi del vagabondaggio Comportamenti intrusivi – invadenza Si manifesta più spesso nelle fasi lievi moderate, spesso è persistente. Si esprime con comportamenti scorretti verso operatori, caregiver o altri pazienti. Fisici: attaccarsi/incollarsi, spingere gli altri; impossessarsi e usare cose di altri Verbali: richieste improprie o intromissioni in situazioni senza essere stati coinvolti Shadowing (affiancare): l’ospite osserva e ripete, per un po’ di tempo, i movimenti e le azioni (ecoprassia) di un'altra persona Disturbi dell’area psicotica Deliri False convinzioni sulla realtà, sostenute nonostante qualsiasi evidenza del contrario. Delirio di abbandono: il paziente crede che i familiari vogliano abbandonarlo Deliri persecutori: il sogg. è convinto che altri vogliano fargli del male/avvelenare dal soggetto Delirio di gelosia: convinzione infondata e ossessiva di essere tradito dal proprio partner Delirio di latrocinio: deliri ben strutturati dove l’ospite crede di essere stato derubato Allucinazioni Percezione sensoriale (visiva, uditiva, tattile) che ha tutte le caratteristiche della realtà ma che compare senza alcuna stimolazione esterna dell’organo sensoriale coinvolto Meno comuni dei deliri Soprattutto visive (genitori deceduti, intrusi, animali) Ben strutturate, dettagliate e vivide Poco frequenti nella fase iniziale di malattia Le allucinazioni uditive più frequenti le dispercezioni elementari (suoni, voci poco decifrabili, musiche e rumori) Misidentificazioni Errori di identificazione basati su un dato di partenza reale mal interpretato dal soggetto che genera false convinzioni con l’intensità di un delirio Intermetamorfosi: ospite crede che persone a lui famigliari si scambino l’identità l’un l’altro mantenendo caratteristiche fisiche Errori di identificazione di altre persone o di se stesso (mirror sign syndrome) Phantom boarder Syndrome: presenza di estranei (fantasmi) che vivono nella propria casa Sindrome di Cotard: persona pensa di esser morta o di aver perso tutti gli organi/sangue Reduplicazione (Sindrome di Capgras): convinzione che le persone familiari siano sostituite da impostori e/o che l’ambiente circostante sia situato in un luogo diverso da quello dove si trova Picture sign Syndrome: il paziente immagina che gli eventi della TV si verificano nella propria casa Falso riconoscimento (S. di Fregoli o agnosia visiva) convinzione di riconoscere una persona familiare in soggetti estranei Sindrome dei doppi soggettivi convinzione che un’altra persona sia stata trasformata fisicamente nel proprio sé Affrontare allucinazioni, deliri e misidentificazioni: Cercare di rassicurare, senza mettere in discussione la convinzione delirante Non smentire le sue convinzioni, non sgridarlo Mai deridere i comportamenti inadeguati del paziente Cercare di distrarre l'attenzione del malato su altri oggetti attività o luoghi Ignorare le false accuse Confortare il paziente con il tono della voce e con il contatto fisico Evitare la contenzione fisica Cercare di scoprirne le cause e modificare l'ambiente (tranquillo, rassicurante), identificare e rimuovere dall'ambiente gli oggetti fonte di ansia Correggere eventuali difetti sensoriali Mantenere una regolare attività fisica e programmi di socializzazione Se non riuscisse ad ottenere alcuna risposta positiva, lasciar sfogare l’anziano purché non faccia atti aggressività fisica, in tal caso è meglio chiedere ad un altro operatore d'intervenire Sundowning syndrome – Sindrome del tramonto Aumento serale della confusione e comparsa di disturbi comportamentali nel paziente affetto da demenza. I sintomi sono agitazione psicomotoria, ansia, aggressività, wandering, oppositività, continua verbalizzazione, grave disorientamento, insonnia, talvolta allucinazioni Rassicurare con calma: delicatamente riorientare il paziente dove si trova e che ora è. Evitare di litigare Aumentare l'attività quotidiana: scoraggiare i sonnellini diurni, incoraggiare l'attività fisica (cammino) e attività Migliorare le abitudini alimentari: eliminare caffeina e zucchero nelle ore pomeridiane/serali, cena anticipata Consultare un medico: problemi fisici come dolore, infezioni, o problemi vescicali possono contribuire alla confusione e agitazione notturna. Light Therapy. L'esposizione a luci durante il giorno può ridurre alcuni sintomi Sundowning Modificare l'ambiente della camera da letto: mantenere la stanza parzialmente illuminata può anche contribuire a ridurre la confusione quando una persona si sveglia durante la notte Disturbi del sonno Difficoltà nell’addormentamento, risvegli precoci o frequenti durante la notte, inversione del ritmo sonno-veglia. Insonnia iniziale: può rientrare in un quadro ansioso Insonnia terminale: può essere una delle manifestazioni di una sindrome depressiva Inversione del ritmo sonno-veglia: probabilmente legata a un’alterazione dei centri neurologici che regolano i ritmi circadiani, dovuta al processo morboso cerebrale Assicurare un ambiente tranquillo Mantenere orari fissi di risveglio e di addormentamento Evitare riposi diurni Stimolare attività fisica, hobbies ed occupazioni Evitare l’assunzione serale di composti stimolanti (caffè, thè, tabacco) LAVORO DI GRUPPO Gestione dei casi LA PERSONA RIFIUTA DI LAVARSI La persona è convinta di essersi già lavata o ritiene di non averne bisogno Non vuole interrompere/ preferisce svolgere un'altra attività “Contrattare” con la persona la scelta del momento del bagno, favorendo la creazione di una routine: diminuisce il livello di ansia e favorisce il diritto all'autodeterminazione dell'anziano. Non insistere rinviando in un secondo momento la proposta Se possibile cambiare la persona che propone l’attività Il momento del bagno può risultare imbarazzante o spiacevole a causa della nudità e della percezione di confusione/impotenza. Aver cura che sia un operatore dello stesso sesso a gestire il bagno e proporre una collaborazione, pur minima, può favorire una percezione di minor imbarazzo e quindi una minor oppositività alle successive richieste. NB: Codice deontologico infermieristico Artt: 3; 5; 20 Art. 610 Codice Penale. Reato di violenza privata Art. 13 Costituzione Italiana. Libertà personale inviolabile DURANTE IL BAGNO LA PERSONA MANIFESTA AGITAZIONE PSICOMOTORIA E AGGRESSIVITA' La difficoltà a comprendere la situazione può essere fonte di paure Paura: le difficoltà percettive e di orientamento fan sì che cose insospettabili possano divenire fonte di paura (profondità dell'acqua, paura di cadere, colore pavimenti e arredi,..) Si sente forzato, imbarazzato, impaurito Adattare l'ambiente fisico adottando accorgimenti che diano sicurezza Cercare di rendere il bagno un momento tranquillo e quanto più possibile piacevole. (Gli anziani, in particolare le donne, possono essere molto pudici e la reazione aggressiva può essere una risposta di difesa al sentimento di vergogna) Rispettare il bisogno di privacy e la dignità della persona: ad esempio, a volte può essere d'aiuto fornire un telo (una traversa o una federa) da tenere anche durante il bagno per coprirsi: spesso anche ospiti con demenze di grado avanzato ne fanno uso! Garantire l'assistenza necessaria senza privare l'ospite della propria indipendenza: incentivare l'ospite a collaborare (ad esempio, fornendogli una spugna per insaponarsi durante il bagno) può stimolare un atteggiamento di apertura che favorisce la collaborazione! L'OSPITE È RIPETITIVO NELLE RICHIESTE E/O AGGRESSIVO CON GLI ALTRI OSPITI La ripetitività spesso è espressione di un sentimento di ansia che l'anziano non riesce ad esprimere in altro modo: attraverso la richiesta continua l'anziano ricerca l'attenzione del personale e spesso conforto e contenimento dei propri vissuti di ansia. Cercare di stabilire dei limiti alle sue condotte, ripetendo spesso in modo calmo ma fermo quali azioni non deve svolgere, motivandone il perché ed evitando sempre l'infantilizzazione e la colpevolizzazione incondizionata dell'ospite Stabilire delle convenzioni circa i posti a sedere (routine) per fornire punti di riferimento utili all'orientamento e alla gestione dell'ansia dell'ospite Identificare un'attività di tipo occupazionale con cui provare a interessare l'anziano in alcuni momenti della giornata, per permettergli di concentrare le proprie risorse su un compito dedicato distogliendo al contempo l'attenzione dal contesto circostante L'OSPITE LAMENTA DOLORE Comportamenti che possono essere associati al dolore: aggressività fisica o verbale, grida, wandering, agitazione improvvisa, comportamento insolito Riconoscere la legittimità a lamentarsi Non essere indifferenti Non banalizzare Non negare Non sdrammatizzare Non trattare in modo brusco Non ignorare le richieste dell’ospite Credere all’ospite quando esprime dolore Permettere l’espressione delle emozioni (paura, tristezza, ansia, rabbia, collera, delusione) senza pensare di dover dare soluzioni Ascoltare le preoccupazioni Trattare con gentilezza Interpellare medico o infermiere L'OSPITE PIANGE E SI LAMENTA IN CONTINUAZIONE SENZA APPARENTI MOTIVAZIONI / RIPETUTI EPISODI DI AUTOLESIONISMO. Valutare la possibilità che l'ospite stia cercando di esprimere una condizione di sofferenza e disagio che altrimenti non riuscirebbe ad esprimere. Il pianto e le condotte autolesive possono costituire l'unico canale espressivo del quale può avvalersi l'anziano che manifesta difficoltà di comunicazione, per cercare di comunicare un disagio che altrimenti non avrebbe alcun modo di esprimere. Attivare le figure professionali di riferimento (medico, psichiatra, psicologo) affinché la persona venga presa in carico Il personale di nucleo dovrebbe comunque cercare di sostenere il morale dell'anziano ascoltando le sue motivazioni e cercando successivamente di supportarlo emotivamente facendo leva sui punti di forza e sulle risorse residue Coinvolgerlo maggiormente nelle attività ricreative di istituto per favorire la partecipazione sociale e ridurre l'isolamento, fattore in grado di incidere notevolmente sull'umore OSPITE CONFUSO, SCAMBIA IL NUCLEO PER LA PROPRIA CASA, TENDE A CONFONDERE UN'ALTRA OSPITE CON LA PROPRIA MADRE/FIGLIA. NON RICONOSCE LA STANZA/LETTO E QUANDO SI PROVA A RICONDURLO NELLA PROPRIA DIVENTA AGGRESSIVO, FISICAMENTE E VERBALMENTE. Segnalare il problema al medico, affinché possano essere escluse cause acute di tipo medico o effetti collaterali legati alla terapia farmacologica Intervenire sull'ambiente avvalendosi della segnaletica (cartello sulla porta del bagno con la scritta ben evidente “BAGNO” accompagnata da un disegno del wc) Riguardo le convinzioni erronee, quando assumono la connotazione di delirio è inutile cercare di convincere l'ospite della loro falsità perché ciò non farebbe che aumentarne la confusione e l'ansia; pertanto, se l'ospite che viene scambiata per la madre è sufficientemente lucida, si può provare a chiederne la collaborazione invitandola a non dare troppo peso agli atteggiamenti dell'ospite. Cercare di gestire la relazione limitando i momenti di interazione tra le due anziane, soprattutto nei momenti di maggior confusione (gestendo i tempi e gli spazi in maniera attenta) o mediandone la relazione per evitare reazioni di agitazione o ansia da entrambe le parti. L'OSPITE OFFENDE E/O CRITICA PESANTEMENTE CHIUNQUE SI AVVICINI, SOSTI O SIEDA IN FIANCO, COME SE SI SENTISSE MINACCIATO. Capire le cause che hanno portato la persona a reagire con uno stile difensivo così rigido Sarebbe opportuno il dialogo con i familiari al fine di indagare la personalità dell'ospite ed eventuali fattori che possono averne condizionato gli atteggiamenti già prima dell'ingresso in struttura, cercando anche di definire da quanto tempo essi siano presenti Valutare in equipe la condizione clinica dell'ospite, per escludere cause mediche (ipoacusia) Non sottovalutare l'incidenza degli stereotipi sugli atteggiamenti: il fatto stesso che ci si aspetti tale reazione da parte dell'ospite può portare chi gli si avvicina ad approcciarsi in modo poco sereno e tale diffidenza può essere percepita in modo fine anche da un ospite cognitivamente compromesso (attraverso il linguaggio non verbale, la postura, le espressioni, gli atteggiamenti,..). A volte, l'anziano che reagisce in modo aggressivo sta cercando in realtà di difendersi L'aggressività può rappresentare l'unico mezzo attraverso il quale l'anziano riesce ad esprimere il bisogno (opposto!) di cure e attenzioni PERSONA RIFIUTA IL CIBO E REAGISCE AI TENTATIVI DI IMBOCCARLO CON COMPORTAMENTI AGGRESSIVI Occorre valutare la possibilità che il comportamento dell'ospite sia indicatore di un dolore non comunicato in altro modo (es. mal di denti) e che necessiterebbe di un trattamento di tipo medico Porsi seduti di fronte all’anziano mentre lo si imbocca; parlare del cibo che sta assumendo, presentandolo in modo stimolante, avendo cura dei gusti e delle preferenze della persona Non insistere negli orari tradizionali, sfruttare anche altri momenti della giornata Somministrare cibi a lui graditi Favorire un ambiente tranquillo LA PERSONA SI AGITA MOLTO QUANDO PRANZA IN SPAZI COMUNI La persona con demenza può manifestare una ridotta tolleranza alla stimolazione sensoriale Favorire la quiete per permettere all'ospite di concentrarsi sul momento del pasto Dare il giusto quantitativo di stimoli, evitando: rumori eccessivi, affollamento, confusione (es. troppe persone che parlano contemporaneamente, il televisore acceso, ecc...). Fornire una portata alla volta. Non rimproverare LA PERSONA NON MANGIA, SAREBBE AUTONOMA MA DEVE ESSERE IMBOCCATA In alcune occasioni la sistemazione dei tavoli può influire profondamente sul benessere dell’anziano e sulla sua capacità di svolgere autonomamente alcune azioni. Avere cura che le persone sedute allo stesso tavolo abbiano un simile livello di funzionamento o che condividano alcuni interessi, può favorire la percezione di benessere ed aumentare la voglia di mangiare durante il pranzo. Proporre un cambiamento nelle abitudini produce sempre una certa resistenza ma se il tentativo avrà successo lo sforzo sarà ripagato! L'OSPITE NON RICORDA IN CHE ORDINE INDOSSARE GLI INDUMENTI, HA DIFFICOLTÀ A MANEGGIARE BOTTONI E CERNIERE, SI RIFIUTA DI CAMBIARSI, AUMENTANDO IL TEMPO D'ASSISTENZA NECESSARIO. LA PERSONA VUOLE INDOSSARE INDUMENTI INAPPROPRIATI RISPETTO ALLA STAGIONE CORRENTE. Perdita di memoria (ad es. non ricordano in che ordine indossare gli indumenti), Aprassia dell’abbigliamento Problemi fisici (ad es. difficoltà a maneggiare i bottoni), Assenza di motivazione Aiutare l'ospite a ridurre stress e confusione: limitare il numero degli indumenti negli armadi Mantenere solo capi appropriati rispetto alla stagione dell'anno: tra le alternative possibili, lasciare all'ospite la libertà di scegliere l'abito desiderato Incoraggiare e rassicurare l'ospite, concedendogli il tempo necessario Guidarlo nei passaggi, porgendogli i vestiti nell'ordine in cui vanno indossati Possono causare difficoltà: ganci, bottoni, calze con elastico (problemi di circolazione) Favorire il mantenimento delle abilità residue: non importa se il risultato finale sarà imperfetto! LA PERSONA E' CONVINTA CHE IL CONIUGE O I GENITORI DEFUNTI SIANO ANCORA VIVI L'ospite manifesta un'ideazione delirante ed è convinto che quanto afferma corrisponda al vero: è inutile cercare di convincerlo del contrario perché ciò non farà che aumentare l'angoscia Cercare di rassicurare l'ospite e/o distrarlo utilizzando gli stessi elementi del delirio Ospite di un centro diurno, 68 anni, demenza di Alzheimer, MMSE 8. L'anziano rifiuta di cambiare il panno (anche quando presenta feci) e non permette a nessuno di toccarlo, reagendo con aggressività verbale e fisica. L'ospite presenta un quadro cognitivo gravemente compromesso, come evidenzia il punteggio al MMSE, pertanto è probabile che reagisca manifestando ansia e oppositività al cambio panno a causa della ridotta capacità di codificare la situazione. Non intervenire in troppi operatori per evitare di peggiorare lo stato di agitazione dell'ospite, cercando piuttosto di capire quali condizioni possono favorirne la tranquillità. Interrogarsi sulle possibili ragioni alla base del comportamento cercando di non escludere a priori nessuna ipotesi: la reazione dell'ospite potrebbe essere dovuta al fatto che preferisce essere cambiato da un operatore dello stesso sesso? Il luogo dove viene svolto il cambio panno può essere fonte di ansia o paura per l'ospite (contiene arredi o elementi che possono essere interpretati in modo erroneo)? Approcciarsi con maggiore tranquillità, è possibile ottenere una maggiore collaborazione dell'ospite, provando a concordare con l'ospite il momento del cambio panno, avvisandolo anticipatamente. Interrogarsi sulle diverse ipotesi per cercare la soluzione migliore, ricordando che non sempre è possibile estinguere del tutto il comportamento disfunzionale ma è sempre doveroso cercare gli accorgimenti in grado di garantire la migliore gestione possibile del problema. GESTIONE DEL FAMILIARE IPERPROTETTIVO Il familiare di un ospite è sempre oppositivo, diffidente e non collaborante, non accetta i limiti derivanti dalla patologia, colpevolizza il personale per qualsiasi peggioramento clinico, fa richieste continue e difficilmente attuabili, tende a mettere gli altri familiari contro il personale di struttura; tuttavia non vuole cambiare residenza. La famiglia può vivere in modo iperprotettivo ed ansioso la permanenza dell'anziano in struttura. Spesso i vissuti di tali familiari dipendono da un conflitto emotivo interno non risolto: infatti, sebbene apparentemente giustifichino la decisione di aver ricoverato l'anziano in struttura, i familiari continuano a vivere tale situazione con un profondo senso di colpa che si traduce in un atteggiamento iperprotettivo verso il proprio caro ed un eccessivo controllo nei confronti dell'operato del personale di struttura. Ridefinizione dei problemi con i familiari Identificare le figure professionali che effettueranno il passaggio con la famiglia e definire gli atteggiamenti che tutto il personale si impegnerà a mantenere per migliorare la collaborazione con la famiglia. Stabilire e mantenere un dialogo costante, fornendo ai familiari informazioni sistematiche sulla situazione clinica dell'ospite al fine di includerli nei processi decisionali Invitare i familiari ad inserirsi in gruppi di supporto dedicati alle famiglie PUNTO DI ROTTURA Puoi farcela ha detto qualcuno. Te la stai cavando magnificamente ha detto qualcun altro. Sei bravissima ha detto un terzo. Ma certo, posso accettare tutto, qualsiasi cosa. Poi ho incontrato una persona che mi ha chiesto “Come stai?” E lì la diga ha ceduto. Birgitta, 64 - Jönköping, Svezia Bibliografia • Delle Chaie R. La depressione. Mediserve. 1991 • Majani G. Introduzione alla psicologa della salute. Erickson. 2004 • Jones M. Gentlecare. Un modello positivo di assistenza per l'Alzheimer. Carocci 2005 • Vigorelli P. Aria nuova nelle case per anziani. Franco Angeli. 2012 • Vigorelli P. L’approccio capacitante. Come prendersi cura degli anziani fragili e delle persone malate di Alzheimer. Franco Angeli. 2011 • Zanetti E. L’assistenza all’anziano affetto da demenza, Lauri edizioni. 1999 • Giornale italiano di infermieristica. Anno 16 n. 8/2013 GRAZIE PER L’ATTENZIONE!