Poste Italiane SpA ? Spedizione in Abbonamento Postale ? D.L. 353/2003 (conv. 27/02/2004 n¡46) art. 1 comma 2, DCB Milano. Luglio - Settembre 2014 Gli Stati sull’orlo della bancarotta - Egitto: storia e profezia Chi tira i fili nel Medio Oriente? Le origini del prossimo conflitto mondiale Anno XIX, N. 3 Cosa c’è dietro i tumulti in Medio Oriente? Sommosse popolari hanno colpito con violenza i governi delle regioni nordafricane e mediorientali. Le profezie bibliche si stanno adempiendo nel nostro tempo?.....................................3 L’egitto: La sua storia e profezia. Cosa rivela la Bibbia sull’Egitto dal punto di vista storico e profetico?..................8 Le origini del futuro conflitto mondiale Leggi la storia e il futuro del Medio Oriente scritti anticipo nella Bibbia............................11 Sull’orlo della bancarotta Esiste una grave insufficienza di coperture finanziarie per lo Stato e gli enti locali. Si pensa di risolvere il problema aumentando le tasse. Ma storicamente dove conduce un peso fiscale insopportabile?..........16 Il 2015 si avvicina. Rinnova gratuitamente il tuo abbonamento alla nostra rivista cartacea Cell.: 338.4097919 Tel.: 035.4523573 Fax: 035.0662142 Email: [email protected] 2 La Buona Notizia Luglio-Settembre 2014 Rivista trimestrale di evangelizzazione cristiana. Diritti riservati © Vietata la riproduzione anche parziale. Direttore responsabile: Carmelo Anastasi. A questo numero hanno collaborato: Carmelo Anastasi, Scott Ashley, Don Hooser, Noel Hornor, Gary Petty, John R. Schroeder. Consiglio di Amministrazione: Direzione pastorale: Carmelo Anastasi. Consiglieri pastorali: Angelo Di Vita Consiglieri laici: Vincenzo Alfieri, Sal Anastasi. Redattore estero: Scott Ashley. Arte grafica: Delia Anastasi, Shaun Venish. Stampa: Lazzati Industria Grafica Srl - Casorate Sempione (VA). Sede legale, amministrativa e redazionale: Via Comonte 14/G - 24068 Seriate (Bergamo), Italy. Autorizzazione: Reg. n° 37 del 30 Settembre 1995 - Tribunale di Bergamo (I). Editrice: Chiesa di Dio Unita La Buona Notizia è pubblicata dalla Chiesa di Dio Unita, un ente italiano registrato e residente in Italia, senza scopi di lucro, con identità cristiana e amministrazione nazionale autonoma. Alcuni pastori della Chiesa di Dio Unita operano in associazione con la UCGIA (United Church of God, an International Association), un ente registrato e residente negli USA, Box 541027, Cincinnati, OH 45254-1027. Amministratori negli Stati Uniti sono i seguenti pastori: Carmelo Anastasi, Scott Ashley, Bill Bradford, Roc Corbett, Aaron Dean, John Elliott, Mark Mickelson, Rainer Salomaa, Mario Seiglie, Rex Sexton, Don Ward, Robin Webber (chairman) e Victor Kubik, (presidente). Perché Gratis: Questa rivista non è in vendita, secondo l’istruzione di Gesù Cristo, il quale ha detto: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Matteo 10:8). 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Oggi è difficile da credere, ma allora c'era davvero poco interesse per il Medio Oriente o il Nord Africa. Questo atteggiamento, però, è cambiato nell’ultimo secolo e il petrolio è uno dei motivi di tale cambiamento. Nei luoghi che abbiamo citato, infatti, si trova la maggior parte delle riserve mondiali e, di conseguenza, gli interessi dei paesi occidentali mirano a garantirsene l’approvvigionamento. Un altro motivo è Israele. Per duemila anni, prima del 1948, non è Luglio-Settembre 2014 mai esistito uno stato ebraico nel Medio Oriente. La religione islamica ha dominato il panorama nordafricano e mediorientale per 14 secoli, con piccole minoranze cristiane ed ebraiche distribuite sul territorio. L’improvvisa nascita di uno stato ebraico indipendente ha suscitato l’ostilità di centinaia di milioni di arabi in tutta la regione e ha innescato, da allora, molti conflitti. “La Guerra delle guerre” e “La pace senza pace” La Prima Guerra Mondiale è la terza causa della complessa situazione mediorientale. Prima del 1914 l’area era governata dal sultano ottomano e dallo scià di Persia, come afferma Fromkin, ma dopo il Conflitto Mondiale il vasto territorio è stato diviso in 22 nazioni arabe ostili a Israele e alla Persia (oggi Iran); molte di queste nazioni nutrono ostilità persino fra di loro. L’ispirazione per il titolo del libro di Fromkin viene dalla descrizione della Grande Guerra presentata come “la Guerra delle guerre”. Dopo la firma dei trattati di pace il Feldmaresciallo Earl Wavell, un ufficiale che servì sotto il vittorioso Generale britannico Edmund Allenby nel Medio Oriente, commentò profeticamente: «Dopo la ‘Guerra delle Guerre’ sembra che a Parigi siamo riusciti a creare solo una ‘pace senza pace’». Quasi un secolo più tardi, infatti, quella regione continua a essere la principale fonte mondiale di conflitti bellici, dopo secoli di relativa pace sotto la ferma guida dei governi ottomani. Aggiungiamo un’altra causa: il desiderio di Al Qaeda di ristabilire il 3 Califfato islamico che un tempo si estendeva su tutta la regione e oltre. Il Califfato, un impero islamico governato da un Califfo o successore spirituale di Maometto, non è più esistito per quasi un secolo da quando fu abolito nel periodo immediatamente successivo alla sconfitta della Turchia nel Primo Conflitto Mondiale. Tuttavia nella mente di estremisti islamici non ci sarà pace finché non sarà ristabilito questo tipo di governo. La loro speranza è che gli attuali disordini e attentati terroristici portino in quella direzione, la costituzione cioè di un ummah, una Comunità islamica dominata da un Califfo che viva secondo la sharia (legge islamica) e comprenda, inizialmente, tutti i territori musulmani (attuali e precedenti) dalla Spagna all’Indonesia e, da ultimo, la conquista del mondo intero. Anche se la Bibbia è chiarissima sull’esito finale dei disordini nel Medio Oriente e nel Nordafrica, non offre molti dettagli circa gli eventi che si verificheranno da adesso ad allora. Ci dà però un’idea di quello a cui dovremmo far attenzione e chiaramente il Medio Oriente è al centro della profezia biblica. Il Medio Oriente al centro dei disordini Quando i discepoli chiesero a Cristo indicazioni sugli eventi che avrebbero preceduto la Sua seconda venuta, Egli rispose «Quando vedrete Gerusalemme circondata d’eserciti, sappiate allora che la sua desolazione è vicina» (Luca 21:20). Gerusalemme è la città per cui si è combattuto di più al mondo. Nell’ultimo secolo è stata al centro di guerre regionali in quattro occasioni separate (1917, 1948, 1967 e 1973), con dispute ‘minori’ ma anche più frequenti. Il Monte del Tempio nel 4 La Buona Notizia cuore della Vecchia Gerusalemme è uno dei luoghi più contesi: sacro per gli ebrei in quanto sito dei templi costruiti da Salomone, Zorobabele ed Erode il Grande, ma anche ai musulmani in quanto luogo da cui Maometto, secondo la tradizione, sarebbe asceso al cielo. Le profezie del Vecchio Testamento indicano che gli ebrei (la tribù biblica di Giuda) si sarebbero stabiliti di nuovo nella Terra Santa prima del ritorno di Cristo. E Giuda è in primo piano negli eventi del tempo della fine: «Ecco, viene un giorno dell’Eterno… Io adunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme... Poi l’Eterno si farà innanzi e combatterà contro quelle nazioni... I suoi piedi si poseranno in quel giorno sul monte degli Ulivi ch'è dirimpetto a Gerusalemme a levante... E Giuda stesso combatterà contro Gerusalemme» (Zaccaria 14:1-4, 14). Chiaramente questa profezia è ambientata nel futuro. La città ha un ruolo fondamentale anche per la fede cristiana in quanto luogo della crocifissione, sepoltura e resurrezione di Gesù Cristo e di molti altri eventi tratti dalla Sua vita e dal Suo ministero. Molte altre nazioni hanno quindi avuto storicamente interessi in questa regione. Centinaia di milioni di cristiani aspettano il ritorno del Messia, mentre la maggioranza degli ebrei è ancora in attesa della Sua prima venuta e centinaia di milioni di musulmani attendono il Mahdi «Colui che è inviato e guidato da Allah». Tutto ciò va certamente ad aggiungersi al calderone mediorientale e complica ulteriormente la situazione. Per non parlare dei numerosi tumulti che si sono verificati nell’area. Disordini scatenati in gran parte da difficoltà economiche, un problema diffuso in questo territorio che fa sentire molti, specialmente i giovani, ai margini della società. Le proteste sono state provocate da organizzatori che hanno sfruttato la crescente disoccupazione giovanile e l'aumento dei prezzi alimentari. Con la Tunisia come catalizzatore, i disordini si sono diffusi anche in Egitto e con gli stessi risultati: il crollo di una dittatura durata più di 30 anni. I tumulti si sono poi rapidamente allargati ad altri paesi dell’area, nazioni che hanno annunciato velocemente riforme o scelto di dare pesanti ‘giri di vite’ nel tentativo di rimanere al potere. In Occidente questi disordini hanno acceso la speranza che si potessero diffondere democrazia e libertà e che questo sarebbe stato un altro periodo di rivoluzioni, come il 1989 nel mondo comunista. In effetti molti in Nordafrica e nel Medio Oriente aspiravano a questi principi, ma non necessariamente secondo lo stile occidentale. Realtà drammatiche dietro gli eventi egiziani Il 29 marzo 2011 Bret Stephens, esperto mediorientale ed ex editore di The Jerusalem Post Bret, scriveva così in un articolo per The Wall Street Journal: «L’Occidente sembra credere che la rivoluzione sia stata guidata da forze democratiche imperialiste» - diceva Mahmoud (il mio amico egiziano). «Ora quel mito è infranto; il che significa che o il vecchio ordine (il regime militare) rimane al potere, o siamo destinati al dominio islamico.» “I copti egiziani, che rappresentano circa il 15% della popolazione e il più grande gruppo non musulmano in Medio Oriente, hanno validi motivi per essere preoccupati. Anche se i protestanti a Tahrir hanno mostrato solidarietà, il senso di ‘appartenenza’ sta ritornando alla perfida norma pre-Tahrir. All’inizio di questo mese una chiesa copta a sud del Cairo è stata bruciata a causa di una relazione sentimentale “riprovevole“ fra un cristiano e una musulmana. L’episodio sarebbe quasi farsesco se non fosse usuale in Egitto e se non causasse così spesso vittime. «La minaccia alla comunità copta ci ricorda anche che oltre ai Fratelli Musulmani esistono gruppi più estremisti, cioè i Salafiti egiziani [islamici autentici, per così dire]. «Non è che siano diventati più forti dopo la rivoluzione» - spiega Mahmoud. «Il problema è che sono più animosi. Praticamente dominano solo loro in alcuni quartieri poveri. Non hanno paura del governo e neanche di essere puniti. Ahmed, un amico di Mahmoud, si ferma per salutare. È grafico di professione. Prima delle proteste a Tahrir aveva ottenuto un lavoro che desiderava molto da un'agenzia pubblicitaria, qualche giorno dopo però lo ha perso e ora è disoccupato» Anche se ormai non lo si ricorda più, gli ultimi sette anni per l’Egitto sono stati buoni dal punto di vista economico: merito del programma di liberalizzazione dell’ex Primo Ministro Ahmed Nafiz (un caso classico di rivoluzioni che, con il senno di poi, sono il prodotto di crescenti aspettative). «Tutto ciò però appartiene al passato. Gli investitori stranieri ora temono l’Egitto, come i turisti. La giunta militare attualmente al comando del paese ha iniziato una caccia alle streghe nei confronti del ‘gruppo degli uomini d'affari’ (è grazie a loro se sono stati possibili gli anni di crescita). E adesso quest’ultimi servono da comodo spauracchio per un potere militare ansioso di affermare la propria buona fede populista [con un popolo a favore del fondamentalismo islamico].» «Più tardi ritorno all’hotel per ascoltare le valutazioni ottimiste del Segretario alla Difesa Robert Gates e Luglio-Settembre 2014 dell’Ambasciatrice Margaret Scobey riguardo ai recenti sviluppi. A chi volete credere: agli egiziani ‘secolari’ o al gruppo che solo qualche settimana fa diceva che il regime di Mubarak non era in pericolo?» Certamente le frequenti rivolte potrebbero portare al trionfo degli estremisti islamici che aumenterebbero il numero dei nemici dell’Occidente come l’attuale Iran. Tuttavia il paragone iraniano finisce qui. Il paese è quasi totalmente rappresentato dall’islam sciita, mentre gli stati arabi da quello sunnita e storicamente le due correnti religiose si sono trovate raramente d'accordo. Circa l’85% dei musulmani sono sunniti; gli sciiti sono una minoranza e si sono sentiti perseguitati per quasi 14 secoli. Uno scontro fra i due gruppi causerebbe un conflitto di grande portata, tale da mettere a repentaglio le forniture di petrolio e da rendere il mondo un luogo ancor più pericoloso. Crisi globale Robert Kaplan, anche lui giornalista per The Wall Street Journal ha scritto: «Gli Stati Uniti sono una democrazia, ma sono anche una potenza status quo che, per mantenere la propria posizione nel mondo, deve rimanere così com’è. Nel Medio Oriente lo status quo è insostenibile perché la popolazione non teme più i propri governanti» (The Middle East Crisis Has Just Begun, 26 marzo 2011). «Ogni paese è ora in gioco. Prendiamo la Siria: persino qui, nonostante i servizi di sicurezza brutali, è stata data notizia di diffuse dimostrazioni e dell’uccisione di protestanti. Non ci sarà altro modo per placare tribù, etnie e altri gruppi d’interesse rivali della regione che attraverso una qualche forma di rappresentazione anarchico-democra- tica, la quale non soddisferà nessuno. Altri gruppi emergeranno e potranno essere del tutto illiberali.» «Qualsiasi cosa accada in Libia non farà necessariamente da ‘guida’ per il Medio Oriente. Il Movimento Verde Iraniano [promotore di riforme liberali] sa che le forze navali e aeree occidentali non bombarderanno l’Iran in caso di rivolta popolare, quindi non è chiaro quali lezioni stiamo dando alla regione. Perché a parte l’Iran, e con l’eccezione di Siria e Libia, gli Stati Uniti e le nazioni europee non traggono alcun beneficio a breve termine dai tumulti della regione mediorientale. In realtà, le sommosse potrebbero essere tanto inarrestabili quanto devastanti per i nostri interessi». I media occidentali sono focalizzati innanzitutto sui crescenti scontri in Libia e sull’imposizione da parte dell’Occidente di una no-fly zone, ma dovremmo ricordare che esistono altri conflitti. Come afferma Robert Kaplan: «La nostra più importante fonte di sicurezza nazionale è il tempo che i nostri politici di maggior spicco possono dedicare a un problema, quindi è fondamentale evitare distrazioni. Le guerre in Afghanistan e Iraq, l’instabilità del Pakistan, la corsa iraniana al nucleare, una possibile risposta militare israeliana: queste sono le principali sfide ancora da affrontare. Per non parlare della crescente potenza navale cinese e del continuo tentativo di Pechino di finlandizzare gran parte dell’Est asiatico.» «Non dobbiamo illuderci. In politica estera le questioni morali sono questioni di potere. Siamo intervenuti due volte nei Balcani negli anni ’90 solo perché il dittatore iugoslavo Slobodan Milosevic non aveva armi nucleari e non avrebbe potuto contrattaccare, a differenza dei russi, la cui distruzione della Cecenia non ha 5 visto alcun intervento da parte occidentale (e nemmeno la pulizia etnica nel Caucaso, essendo nella sfera d’influenza russa).» «Aiutare i ribelli libanesi in difficoltà, in questo momento, non ha effetti negativi sui nostri interessi, quindi là rivendichiamo i diritti umani. Appoggiare però gli sciiti nel Bahrain o i protestanti anti regime yemeniti comprometterebbe alleati chiave, quindi non facciamo nulla mentre i dimostranti vengono uccisi per le strade» (ibid.) In parole povere l’America non può appoggiare la democrazia nel Medio Oriente e mantenere allo stesso tempo la supremazia sulla regione. In sostanza, appoggiare i movimenti democratici potrebbe con buona probabilità rivelarsi controproducente e condurre al potere governi antioccidentali, compresi gli estremisti islamici. Per conservare lo status di superpotenza mondiale gli Stati Uniti devono continuare a controllare il Medio Oriente, principale fonte di energia mondiale e territorio posizionato strategicamente al crocevia di tre continenti: Europa, Asia e Africa. Qui la posta in gioco per tutto l’Occidente è molto alta. La profezia di Daniele sul conflitto fra due imperi La Bibbia mostra che presto due nuove superpotenze giocheranno un ruolo importante nell’area mediorientale. L’aggettivo “nuove“ si riferisce al mondo moderno, anche se si tratta di potenze ‘rinate o resuscitate’ dal passato come la stessa Israele. Facciamo una breve escursione nella storia. Dopo le due rivolte soffocate dai Romani nel 70 e nel 135 d.C., i Giudei furono dispersi in tutto il mondo e sono stati senza patria fino alla nascita di una nuova nazione ebraica nel 1948, grazie al ritorno nella Terra Promessa da parte 6 La Buona Notizia di alcuni Giudei aiutati dal Regno Unito e dagli Stati Unit d’America. Fatto importante: Dio rivelò al profeta Daniele gli eventi che avrebbero riguardato questo popolo nei secoli seguenti. Il profeta era prigioniero a Babilonia ai tempi di Re Nabucodonosor e dei suoi successori al trono. Daniele sopravvisse alla caduta di Babilonia sotto Dario il Medo nel 539 a.C. e visse anche ai tempi di Ciro il Grande. Dopo questa premessa consideriamo ora il capitolo 11 del libro di Daniele in cui è presente una profezia stupefacente, talmente dettagliata che può averla rivelata solo Dio. Ai tempi di Dario il Medo (v. 1) Daniele predisse l'approssimarsi del conflitto fra Persia e Grecia, rivelando che «sorgerà un re potente che eserciterà un gran dominio», una profezia su Alessandro il Grande che visse due secoli dopo. «Ma quando sarà sorto, il suo regno sarà infranto, e sarà diviso verso i quattro venti del cielo», un riferimento al fatto che la morte di Alessandro nel 323 a.C., all’età di 32 anni, avrebbe portato alla divisione del suo impero fra quattro dei suoi generali; due di loro sono particolarmente importanti dal punto di vista biblico. Uno è Seleuco che prese possesso di vasti territori a est di Antiochia, a nord di Gerusalemme e nel capitolo specifico viene chiamato «re del settentrione», insieme ai suoi successori. L’impero, stabilito nel 312 a.C., si estendeva in India e Afghanistan oltre a comprendere tutta la Persia e gran parte di Babilonia; continuò poi fino alla conquista dei Romani, avvenuta circa 250 anni più tardi, che lo resero una provincia nel 63 a.C. L’altro generale importante di Alessandro è Tolomeo I, la cui dinastia si trovava a sud di Gerusalemme e durò tre secoli, fino alla morte della famosa regina Cleopatra nel 30 a.C.; in seguito il suo impero fu annesso da Roma ed è chiamato biblicamente «re del mezzogiorno». Quando i re del settentrione e del mezzogiorno andavano in guerra a volte coinvolgevano gli ebrei, che venivano a trovarsi 'in mezzo'. I dettagli del costante conflitto fra i due governanti e il loro impatto sulla Terra Santa sono l’essenza del capitolo 11: quest’ultimo comprende più di 150 anni di storia dai tempi di Alessandro a quelli di Antioco IV, che profanò il tempio di Gerusalemme nel 168 a.C. circa. A questo punto la profezia finisce di collegare l'interazione di questi due re con gli ebrei. Non smette però di parlare di loro definendoli «re del settentrione» e «re del mezzogiorno». Profezie bibliche e il loro prossimo adempimento Nel versetto 40 incontriamo entrambi i sovrani «al tempo della fine» quando «il re del mezzogiorno verrà a cozzo con lui», il re del settentrione. Ma perché improvvisamente questi due sovrani vengono citati anche «al tempo della fine», un’espressione usata per descrivere eventi finali che conducono alla seconda venuta del Messia? Una ragione è la rinascita della nazione ebraica nel Medio Oriente. Per oltre duemila anni non è esistito uno Stato israeliano sovrano e indipendente che potesse essere coinvolto negli eventi mentre la profezia nel suo complesso riguardava il popolo ebraico e gli effetti delle due superpotenze su di esso proprio nel cosiddetto «tempo della fine». Con il ripristino di questo Stato (ufficialmente chiamato Israele ma costituito da discendenti dell’antico regno israelita di Giuda, distinto dal regno di Israele) gli eventi mediorientali riguardano ancora una volta gli ebrei. Un altro motivo è lo scontro di potenze di primaria importanza a nord e a sud di Gerusalemme, un conflitto di grande portata che coinvolgerà il popolo ebraico. Consideriamo ora l’antico re del mezzogiorno: quest’ultimo ha governato dall’Egitto che dei 22 paesi arabi è il più popoloso ed è stato per lungo tempo il più influente. Quando re Farouk fu spodestato dai militari nel 1952, i giovani rivoluzionari che andarono al potere determinarono poi simili sommosse in tutto il mondo arabo. Allo stesso modo la recente rivoluzione (influenzata dagli eventi tunisini) ha ispirato dimostrazioni, rivolte e la caduta di governi anche in altre zone dell’area mediorientale. La nazione più recentemente sconvolta da disordini e sommosse è la Siria, che formava un'unione nazionale con l'Egitto durante gli anni ‘60. Come spiegato da Bret Stephens l’esito più probabile dell'attuale crisi egiziana è la vittoria da parte dei fondamentalisti islamici o il proseguimento del potere militare. Dal momento che quest’ultimo è rimasto in carica per quasi 60 anni ed è venuto meno alle aspettative, sembra plausibile che gli estremisti islamici alla fine trionferanno, capeggiati dai Fratelli Musulmani o dai Salafiti. Questo evolversi degli eventi potrebbe diffondersi a tutta la regione. Realizzazione di un nuovo Califfato? Una possibile conclusione degli eventi in Egitto e in altre nazioni arabe potrebbe essere la creazione di un Califfato ‘parziale’ del tipo che Osama bin Laden e altri immaginano. Non si estenderebbe dalla Spagna all’Indonesia, ma potrebbe comprendere molti paesi nordafricani e mediorientali. Se i disordini presenti nell’area si allargassero anche all’Arabia Sau- Luglio-Settembre 2014 dita, (maggior produttore mondiale di petrolio) e s’instaurasse di conseguenza una regione molto ostile all’Occidente i risultati sarebbero devastanti. Per non parlare della possibilità di scontri fra sunniti e sciiti, conflitti che peraltro già avvengono in Bahrain, dove un monarca sunnita ha il controllo sulla nazione a maggioranza sciita. Il Bahrain è anche sede di un’importante base missilistica statunitense e dal momento che andrebbe contro gli interessi americani portare la maggioranza del paese al potere è altamente improbabile che gli USA si schierino con i sostenitori della democrazia. Nel clima attuale un potenziale scenario è rappresentato da un potente «re del mezzogiorno» a capo di diverse nazioni sunnite che si coalizzano contro un rinato «re del settentrione», la rinascita in veste moderna dell’Impero Romano nel continente europeo. Questo realizzerebbe appieno la profezia biblica. Il “re del settentrione” Nell’antichità il re del settentrione fu sconfitto e il suo territorio venne assorbito dai Romani nel primo secolo a.C.; così Roma divenne profeticamente il «re del settentrione». La Bibbia mostra che la rinascita dell’Impero Romano andrà a costituire la prossima superpotenza mondiale, sostituendo gli Stati Uniti. Localizzata in Europa questo profetizzato impero sarà un’unione di «dieci re» o governanti (Apocalisse 17:12). «Le dieci corna che hai vedute sono dieci re, che non hanno ancora ricevuto regno; ma riceveranno potestà, come re, assieme alla bestia, per un’ora. Costoro hanno uno stesso pensiero e daranno la loro potenza e la loro autorità alla bestia» (v. 12-13). La «bestia» è simbolo della dittatura che tornerà a gestire l’impero. Quando il re del mezzogiorno attaccherà il re del settentrione questi gli piomberà addosso come la tempesta, con carri e cavalieri, e con molte navi» (Daniele 11:40). L’attacco da parte francese alla Libia di Ghedaffi è già un preludio. In effetti gli eventi mostrano la necessità urgente di un’Europa più forte, in particolare ora che gli USA sono sovraccaricati di debiti finanziari e sono stanchi di doversi assumere altre responsabilità. Tutto ciò potrebbe essere un’anticipazione degli accadimenti previsti negli ultimi versetti di Daniele 11. Attualmente alcune nazioni europee sono militarmente coinvolte nella no-fly zone della NATO e nel blocco navale delle acque libiche, al tempo di Ghedaffi, che per 40 anni aveva innescato diverse provocazioni nei confronti di questi paesi. Regno Unito e Francia sono coalizzate contro la Libia. Gli USA, già alle prese con due conflitti di larga portata nella regione, stanno fornendo loro malgrado la maggior quota di risorse militari allo sforzo della NATO. La Germania, l’Italia e la Spagna invece si mantengono fuori da questa situazione, seguendo una politica estera di tipo ‘solitario’. Non è interessante e significativo che, allo stesso tempo, lo Stato tedesco sembri riacquistare il ruolo guida di una nuova dittatura in Europa? Non sappiamo se i recenti tumulti condurranno agli eventi predetti in Daniele 11, ma sicuramente l’adempimento di queste profezie è più vicino di quanto non lo fosse secoli fa. Continuiamo quindi a dare molta attenzione alla situazione mediorientale e ai suoi sviluppi. BN 7 N L’Egitto: la sua storia e profezia Che cosa rivela la Bibbia sull’Egitto dal punto di vista storico e profetico? egli ultimi anni i paesi islamici hanno conosciuto una serie di crisi, a partire dal Marocco fino al Bahrain. Nel 2011 furono spodestati due governanti di lunga data, Zine al-Abidine Ben Ali in Tunisia e Hosni Mubarak in Egitto. La Libia finì a tutti gli effetti in una guerra civile contro forze leali a Muammar Gaddafi che invano cercarono di soffocare la ribellione la quale ebbe la meglio sul dittatore. L’Egitto, di gran lunga la nazione araba più popolosa nel Medio Oriente con 83 milioni di abitanti, andò avanti sotto la guida di una giunta militare prima di arrivare a elezioni parlamentari e presidenziali, anche se la Fratellanza Musulmana radicale essendo uno dei gruppi più influenti sulla scena ha sempre un enorme potere politico. Joe Klein, giornalista del Time, ha scritto: «Un diplomatico del Medio Oriente mi ha detto: ‘Quello che succede in Libia rimane in Libia, ma quello che succede in Egitto influisce sull’intera regione mediorientale... La rivoluzione in Egitto non è finita. È appena incominciata. L’esercito è al potere, così come è stato fondamentalmente negli ultimi 60 anni. È in arrivo una crisi, una classica crisi di crescenti aspettative: che cosa accadrà nel prossimo futuro quando la vita non sarà cambiata in maniera rilevante per le centinaia di migliaia di giovani che si sono riversati per le strade del Cairo?... Biso- 8 La Buona Notizia gna fare qualcosa e presto, altrimenti la piazza Tahrir si riempirà di nuovo con dimostranti che saranno molto meno pacifici, e il loro radicalismo incendierà tutto il Medio Oriente» (Middle East Priority: A Regional Infrastructure Bank, 28 marzo 2011). Perché tanta agitazione in quella regione e come può influire su di noi? L’Egitto è presente in tutta la Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse ed occupa un ruolo rilevante nella profezia biblica. Visti i recenti eventi è utile studiare la storia e la profezia dell’Egitto. Gli inizi della nazione Nella Bibbia la storia dell’Egitto inizia in Genesi 10 in cui sono elencate le 70 famiglie che discesero dai figli di Noè. Questi poi nel tempo andarono a formare le 70 nazioni principali nel mondo. La Tavola delle Nazioni rimane un documento incredibilmente accurato. Leggiamo in Genesi 10:6 che «i figli di Cam furono: Kush, Mitsraim, Put e Canaan». Mitsraim è il nome biblico per l’Egitto, ed è stata una delle primissime civiltà sulla terra. L’Egitto era un luogo privilegiato grazie al fiume Nilo che forniva acqua in abbondanza. La sua esondazione annuale portava anche prezioso limo ai campi lungo il Nilo, solitamente producendo abbondanza di cibo in una regione in cui la siccità era all’ordine del giorno. Il Nilo faceva per l’Egitto ciò che il Tigri e l’Eufrate facevano per l’antica Mesopotamia: forniva un flusso continuo di acqua potabile, facile trasporto e terreno fertile. L’area intorno al Nilo ammonta a solo il 4 percento della terra d’Egitto, ma si stima che il 99 percento degli egiziani vivono in quest’area. L’Egitto è circondato da deserti. Il deserto libico a occidente e la penisola del Sinai a oriente sono stati grandi mura che hanno protetto il paese dalle invasioni via terra. Gli egiziani erano noti come un popolo innovativo, ottimista e intraprendente (lo testimoniano le piramidi). Il loro governante, o faraone, era venerato come divinità. Gli storici dividono l’antica storia egizia-dinastica in tre periodi principali, il Regno Antico, il Regno Medio e il Regno Nuovo, coprendo oltre due millenni di storia, fino a diventare una provincia romana. Il libro della Genesi descrive fedelmente la realtà geografica dell’Egitto che poteva contare sulla sua affidabile fonte di acqua al contrario della terra di Canaan soggetta a periodi di siccità. Per questo leggiamo che Abrahamo, a causa della siccità, andò in Egitto in cerca di cibo e acqua (Genesi 12:10). Successivamente, i figli di Giacobbe fecero lo stesso (Genesi 42:1-3). Fu Giuseppe che in qualità di visir o primo ministro d’Egitto fu in grado di fornire cibo ai suoi fratelli e a far sì che tutta la loro tribù andasse a vivere in Egitto. La loro permanenza in Egitto durò oltre due secoli. Il secondo libro della Bibbia, Esodo, inizia descrivendo l’oppressione che gli Israeliti subivano sotto il regno egiziano, la loro liberazione grazie alla guida di Mosè e il loro viaggio per tornare a Canaan, la «Terra Promessa». Tuttavia, Dio ricorda l’ospitalità iniziale che gli Egiziani mostrarono agli Israeliti e dice: «Non aborrirai l'Egiziano, perché fosti straniero nel suo paese» (Deuteronomio 23:7). Quando Israele entrò nella Terra promessa, i faraoni di quando in quando comandarono invasioni contro il popolo, dato che consideravano Canaan una parte della loro zona di sul trono d’Egitto, i Tolomei, si diedero il titolo di faraoni—l’ultimo dei quali fu la famosa Cleopatra che morì nel 30 a.C. quando i Romani assunsero il potere. Nel Nuovo Testamento leggiamo che il padre adottivo di Gesù, Giuseppe, fuggì in Egitto per proteggere la propria famiglia dall’ira di Erode il Grande; inoltre vediamo come alcuni dei discepoli di Cristo diffusero il vangelo in Egitto dove furono stabilite delle chiese. Dato che l’Egitto era sotto l’Impero Romano, quando l’Imperatore Costantino si schierò con la chiesa romana nel 300 d.C., la maggior parte degli egiziani diventarono automaticamente cristiani. influenza. Oltre quattro secoli dopo, il Re Salomone sposò la figlia del faraone ed ebbe importanti scambi commerciali con l’Egitto (1 Re 9:16). Alla fine, il re babilonese Nabucodonosor conquistò l’intera regione intorno al 600 a.C., inclusi Israele e l’Egitto. Meno di un secolo dopo, i Persiani presero il controllo dell’Egitto, e poi i Greci sotto Alessandro il Grande sottomisero l’Egitto nel 333 a.C. I successori dei Greci L’Impero Romano in questo tempo fu diviso tra oriente e occidente, con l’Egitto facente parte dell’Impero Romano d’Oriente o l’Impero Bizantino fino al 600 d.C.. La chiesa in Egitto, conosciuta come Copta per via della lingua nativa, si discostò dall’insegnamento cattolico ortodosso nel 400 d.C. e si scisse. Poi, nel 641, subito dopo la nascita dell’Islam, gli Arabi conquistarono l’Egitto e vi stabilirono il dominio Islamico, religione dominante an- Luglio-Settembre 2014 cora oggi. (I Copti, che attualmente costituiscono circa il 10 percento della popolazione, sono generalmente discendenti degli antichi Egizi e sono per la maggior parte cristiani). Dopo l’assimilazione e l’espansione del mondo islamico, l’Egitto finì sotto il dominio di vari regni musulmani, incluso l’Impero Ottomano turco. Con la caduta di quell’Impero durante la Prima Guerra Mondiale, l’Egitto divenne un protettorato britannico ma ottenne l’indipendenza nel 1922 sotto il governo di un re. L’ultimo monarca in Egitto risale al 1952 quando il Re Farouk fu deposto dall’esercito sotto il comando di Gamal Abdel Nasser. Poi ci fu Anwar Sadat che fu assassinato nel 1981, dopo di che Hosni Mubarak assunse il potere fino all’inizio del 2011. Deposto Mubarak, il futuro politico dell’Egitto è incerto, soprattutto a causa dei gruppi radicali islamici che aspettano dietro le quinte. La Bibbia contiene molte profezie che riguardano l’Egitto: alcune già adempiute, altre ancora da adempiersi nel prossimo futuro. L’Egitto era una civiltà orgogliosa, sicura di sé in quanto autosufficiente con la sua stabile fornitura di cibo e acqua. Era la maggiore potenza nel Medio Oriente e occasionalmente soggiogava con crudeltà molte nazioni più piccole. Una sbalorditiva profezia biblica preannunciò che il potente e altezzoso faraone, considerato divino dal suo popolo, sarebbe stato prima o poi rimpiazzato da governanti stranieri. Leggiamo in Ezechiele 30:13: «Così dice il Signore, l’Eterno: ‘Distruggerò gli idoli e farò sparire i falsi dèi da Nof [ovvero, Memfi, la capitale settentrionale dell’Egitto]; non ci sarà più principe dal paese d'Egitto e metterò lo spavento nel paese d'Egitto’». Questa profezia sul «principe dal paese d’Egitto» è generalmente in- 9 tesa nel senso che l’orgoglioso Egitto non sarebbe più stato governato da regnanti nativi, ma da stranieri. Questo è precisamente ciò che è accaduto dopo che i Babilonesi conquistarono l’Egitto e i faraoni furono ridotti a vassalli dei re Babilonesi. La Exposition of the Bible di John Gill commenta questa profezia biblica così: «L’Egitto prima cadde sotto il regno babilonese di re Nabucodonosor; poi sotto i Persiani, poi sotto i Greci e poi sotto i Romani. L’Egitto non recuperò mai la sua antica gloria; e davvero, dopo che Nectanebus fu cacciato da Ochus, il re di Persia, non ebbe mai più un re». L’Egitto alla fine dei tempi La profezia biblica dice anche che l’Egitto avrà un ruolo alla fine dei tempi, prima del ritorno di Cristo. È possibile leggere di una guerra che avverrà tra «il re del sud» (che include l’Egitto) e «il re del nord». Leggiamo in Daniele 11:40-45: «Al tempo della fine il re del sud si scontrerà con lui, il re del nord verrà contro di lui come un turbine con carri e cavalieri e con molte navi; penetrerà nei paesi, li inonderà e passerà oltre. Entrerà pure nel paese glorioso [la terra di Israele] e molti saranno abbattuti; ma queste scamperanno dalle sue mani: Edom, Moab e gran parte dei figli di Ammon [questi nomi designano l’area della moderna Giordania]. «Egli [il re del nord] stenderà la mano anche su diversi paesi e il paese d'Egitto non scamperà. S'impadronirà dei tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose dell'Egitto; i Libici e gli Etiopi saranno al suo seguito. «Ma notizie dall'est e dal nord lo turberanno; perciò partirà con gran furore, per distruggere e votare allo 10 La Buona Notizia sterminio molti. E pianterà le tende del suo palazzo fra i mari e [o nel] il glorioso monte santo [ovvero, Gerusalemme, tra il Mar Morto e il Mar Mediterraneo]; poi giungerà alla sua fine e nessuno gli verrà in aiuto». Ciò che vediamo qui è che alla fine dei tempi, l’Egitto, insieme alle nazioni limitrofe, prima o poi sarà invaso dal «re del nord». Con il termine «re del nord» la Bibbia si riferisce all’Impero greco dei Seleucidi che allora interessava un’ampia area a nord del territorio di Israele che finì con il combattere contro il «re del sud» (il governante d’Egitto e i paesi limitrofi a sud di Israele) per il controllo dell’intera regione. Similmente, alla fine dei tempi, vedremo un nuovo «re del sud» approssimativamente nella stessa area guidati da un «re del sud». Vi sarà anche un «re del nord» a capo di un prossimo risveglio dell’Impero Romano (l’antico regno dei Seleucidi fu conquistato dai Romani, il cui impero ha visto molti risvegli nella storia, di cui l’ultimo deve ancora avvenire). È illuminante osservare come una guerra in Libia «abbia scaturito» una reazione da parte delle nazioni europee, tra altri, che hanno mandato aerei per bombardare obiettivi libici. Dunque, ciò che vediamo è una serie di eventi nel «sud» che portano il «nord» a intervenire militarmente; precisamente lo stesso schema biblico descritto in Daniele 11. Tuttavia, quello descritto da Daniele è di proporzioni ben maggiori. Nei capitoli 11 e 12 del libro di geografica di prima, il quale avrà un ruolo importante nello scaturire un’invasione dal nord. La profezia rivela anche che il «re del nord» conquisterà temporaneamente queste terre del sud. Ciò che stiamo testimoniando ora nel Medio Oriente potrebbe prima o poi condurre a una coalizione di popoli arabi e musulmani Daniele si vede chiaramente che l’adempimento finale di questi eventi avverrebbe nel tempo in cui lo Stato d’Israele sarebbe rinato e poco tempo prima del ritorno glorioso di Cristo e l’instaurazione del Suo Regno. Quel tempo può essere incredibilmente vicino! Dio dice che l’Egitto sarà prima consegnato «nelle mani di un duro padrone, e un re crudele lo dominerà» (Isaia 19:4). Tuttavia, vi sono buone notizie per l’Egitto. Dio non ha abbandonato questo paese né nessun altro. Non fa favoritismi verso persone né nazioni (Atti 10:34-35), e molti alla fine impareranno le Sue vie. La Bibbia ci dice che quando Gesù Cristo ritornerà l’Egitto imparerà a osservare le leggi di Dio, anche se inizialmente dovrà essere disciplinato in tal senso. Zaccaria 14:17-19 ci dice: «E avverrà che, se qualche famiglia della terra non salirà a Gerusalemme per adorare il Re, l'Eterno degli eserciti, su di essa non cadrà alcuna pioggia. Se la famiglia d'Egitto non salirà e non verrà, neppure su di essa cadrà la pioggia, ma cadrà la stessa piaga con cui l'Eterno colpirà le nazioni che non saliranno a celebrare la festa delle Capanne. Questa sarà la punizione dell'Egitto, e la punizione di tutte le nazioni che non saliranno a celebrare la festa delle Capanne». Qui ci sono chiare prove bibliche che la Festa delle Capanne, una delle feste di Dio menzionate in Levitico 23:33-36, sarà osservata a livello mondiale quando Gesù ritornerà sulla Terra! Ma è importante notare come la storia d’Egitto finisce con una nota molto positiva: «In quel giorno in mezzo al paese d'Egitto vi sarà un altare consacrato all'Eterno, e una stele eretta all'Eterno presso la sua frontiera. Sarà un segno e una testimonianza per l'Eterno degli eserciti nel paese d'Egitto; quando essi gride- ranno all'Eterno a motivo dei loro oppressori, egli manderà loro un salvatore, uno potente che li libererà... «L'Eterno si farà conoscere all'Egitto e gli Egiziani conosceranno l'Eterno in quel giorno... L'Eterno toccherà gli Egiziani, li colpirà e li guarirà; essi ritorneranno all'Eterno, che darà ascolto alle loro preghiere e li guarirà. In quel giorno vi sarà una strada dall'Egitto all'Assiria; gli Assiri andranno in Egitto e gli Egiziani in Assiria, e gli Egiziani serviranno con gli Assiri. «In quel giorno Israele, il terzo con l'Egitto e con l'Assiria, sarà una benedizione in mezzo alla terra. L'Eterno degli eserciti li benedirà, dicendo: ‘Benedetto sia l'Egitto mio popolo, l'Assiria opera delle mie mani e Israele mia eredità!’» (Isaia 19:19-25). Fino a quando il Medio Oriente non sarà inondato di pace, la pace non avrà inondato il Medio Oriente, dobbiamo tenere gli occhi aperti e osservare il diffondersi di queste agitazioni in Egitto e tra i paesi limitrofi, e vedere come questi eventi modellano la regione per l’adempimento delle profezie bibliche ri- Le origini del prossimo conflitto P erché vi è tanta agitazione nel Medio Oriente? Perché vediamo continue lotte tra gli Israeliani e i loro vicini? Queste domande trovano risposta risalendo a molti secoli prima della fondazione dello Stato di Israele nel 1948. La storia di questi conflitti risale a 4.000 anni fa ed è documentata in un libro che molte persone non penserebbero mai di consultare, la Bibbia! Molti considerano da sempre il Medio Oriente un luogo esotico e lontano in cui il passato antico e il mondo moderno si uniscono. Questa regione che vede frequenti conflitti Luglio-Settembre 2014 tra Arabi ed Ebrei è la terra della Bibbia, di Mosè e di Gesù, dei profeti e degli apostoli, che portarono messaggi di ammonizione, di speranza e dell’amore di Dio. Nel 1948 le Nazioni Unite legittimarono la creazione dello Stato di Israele con il forte sostegno dell’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Da allora queste due nazioni e i loro armamenti militari hanno aiutato Israele a vincere le guerre contro i vicini Arabi. Per decenni l’Inghilterra e gli Stati Uniti sono stati coinvolti nel Medio Oriente politicamente, economicamente e militarmente. Il rapporto altalenante dell’America con le nazioni arabe ha prodotto una successione di alleanze e ostilità. Nel 1956 gli Stati Uniti sono stati strumentali nel fare pressione sulla Gran Bretagna, la Francia e Israele per il ritiro dal Canale di Suez dopo il colpo militare che tolse i corsi d’acqua all’Egitto. Fu una coalizione guidata dagli Stati Uniti che allontanò gli Iracheni dal Kuwait nella Guerra del Golfo agli inizi del 1990, 11 e un’altra che spodestò il leader iracheno Saddam Hussein nel 2003. Gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 drammaticamente risvegliarono la consapevolezza americana ed europea degli antichi conflitti nel Medio Oriente. Gli occidentali cercano di capire le ragioni per l’odio tra gli Arabi e gli Ebrei e perché quest’odio si è riversato nel mondo occidentale. Per gli studiosi della profezia biblica questi eventi e altri simili non sono una sorpresa. Il Medio Oriente è il punto focale della profezia biblica. Gerusalemme è il luogo in cui Gesù il Messia proferì il vangelo del Regno di Dio, ed è dove Egli ha promesso di ritornare immortale per stabilire quel Regno. Durante tutti questi secoli, la terra di Israele è stata al centro di conflitti tra Arabi e Israeliani e tra potenze straniere che gareggiano per il controllo sull’area. Andiamo a vedere le origini di questo conflitto e che direzione sta prendendo. Antiche animosità radicate nella famiglia di Abramo La Bibbia contiene molte informazioni riguardo alle origini dell’odio che scorre tra Israeliani e Arabi. I popoli Arabi sono formati da numerosi clan e tribù. Molti storici fanno risalire i popoli della penisola araba meridionale alla figura biblica di Joktan (Genesi 10:25-30), il quale nacque cinque generazioni prima di Abramo, Altri popoli arabi discendono dal nipote di Abramo, Lot, che fuggì da Sodoma, ovvero i popoli di Moab e Ammon. Tuttavia, per capire davvero la storia dei popoli arabi dobbiamo studiare la vita di Abramo. Iniziamo la nostra ricerca circa 4.000 anni fa nella città di Ur, vicino al fiume Eufrate nella cosiddetta Mezzaluna Fertile. Fu in questo ter- 12 La Buona Notizia ritorio a forma di mezzaluna (che si estendeva dal Golfo Persico al Nilo egiziano) che apparvero le prime grandi civiltà. A Ur, il Creatore si manifestò a un uomo di nome Abramo, destinato a diventare il patriarca dell’Ebraismo, poi del Cristianesimo e in seguito anche dell’Islam. Per questo motivo il suo nome fu cambiato in Abrahamo. Il rapporto di Dio con Abramo inizia in Genesi 12:1-3: «Or l'Eterno disse ad Abramo: ‘Vattene dal tuo paese, dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò. Io farò di te una grande nazione...’» Genesi 16 contiene la storia affascinante ma alla fine anche tragica del tentativo di Abrahamo e di sua moglie Sarah di portare a compimento la promessa di Dio attraverso soluzioni umane. Poiché era fisicamente impossibile per Sarai concepire figli, questa diede ad Abramo la sua serva egiziana come madre surrogata. Da questa unione nacque Ismaele. Per 13 anni a Ismaele fu probabilmente detto che era il futuro erede delle promesse che Dio aveva fatto ad Abrahamo. Ma Dio parlò nuovamente ad Abramo come si legge in Genesi 17:1-2: «Quando Abrahamo ebbe novantanove anni, l'Eterno gli apparve e gli disse: ‘Io sono l’Iddio onnipotente; cammina alla mia presenza, e sii integro; e io stabilirò il mio patto fra me e te e ti moltiplicherò grandemente’». Dio lo rinominò Abrahamo e gli fece un’incredibile promessa: i suoi discendenti sarebbero stati un popolo eletto per i propositi di Dio per generazioni. Dio aveva detto precedentemente ad Abrahamo che in lui «tutte le nazioni della terra» sarebbero state benedette (Genesi 12:3). La promessa includeva anche la terra di Canaan (Genesi 17:8), ovvero la striscia di terra geograficamente ete- rogenea che si estende lungo la fascia orientale del Mar Mediterraneo. Dio ristabilì il Suo patto con Abrahamo, ma vi fu un’altra promessa che giunse come incredibile per quest’uomo a cui Dio aveva promesso così tanto: «Poi Dio disse ad Abrahamo: ‘Quanto a Sara, tua moglie... io la benedirò e da lei ti darò pure un figlio; sì, io la benedirò ed ella diventerà nazioni; re di popoli usciranno da lei’» (versetti 15-16). Le affermazioni di Dio sembravano incredibili. Non solo Sarai, rinominata Sara, era stata sterile tutta la vita e derisa da Agar, ma ora era ben oltre l’età per concepire figli. Ciò che Dio stava promettendo ad Abrahamo poteva accadere solo tramite intervento divino. E Ismaele? Ismaele era molto amato da suo padre Abrahamo (versetto 18), ed era stato cresciuto come il figlio della promessa, ma l’Eterno Sovrano della storia lo informò di avere altri piani. Il piano originale di Dio era rimasto immutato: il figlio della promessa sarebbe stato generato da Abrahamo e Sara. L’idea di Agar come surrogato fu loro, non di Dio. Che lezione importante! Quante volte procediamo con le nostre idee pensando che rientrino nella volontà di Dio, mentre in realtà Egli ha piani totalmente diversi? Abrahamo e Sara cercarono di adempiere la promessa di Dio tramite soluzioni umane secondo tempistiche umane. Ciò che accadde dopo modellò la storia di molte generazioni. Dio promise un figlio ad Abrahamo attraverso sua moglie Sara, ma Ismaele? Abrahamo chiese a Dio se Ismaele poteva comunque essere il figlio della promessa. La risposta di Dio è in Genesi 17:19-20: Dio gli rispose: «‘No, ma Sara tua moglie ti partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Isacco; e io stabilirò il mio patto con lui, come un patto eterno con la sua discendenza dopo di lui. Quanto a Ismaele, io ti ho esaudito. Ecco io lo benedirò, lo renderò fruttifero e lo moltiplicherò grandemente. Egli diventerà padre di dodici principi, e io farò di lui una grande nazione’». Come promesso da Dio, Sara rimase miracolosamente incinta e diede alla luce Isacco. Il dolore e il risentimento tra le madri dei due ragazzi portò Sara a richiedere che Ismaele e sua madre Agar fossero mandati via nel deserto, e Abrahamo accondiscese sotto la direzione di Dio. Ismaele si vide diseredato e mandato via dal padre. Questo preparò lo scenario per generazioni di lotta tra lui e Isacco, il nuovo figlio di Abrahamo. Ismaele divenne il padre di molte tribù e nazioni Arabe. In seguito, dopo la morte di Sara, Abrahamo sposò una donna di nome Ketura ed ebbe altri figli da lei. Altre popolazioni, incluse tribù arabe più piccole come i Madianiti, discesero da questi figli successivi, come descritto in Genesi 25:1-6. Un’altra generazione di lotte La storia biblica non finisce con Ismaele e Isacco. Una generazione dopo vi fu una contesa tra Giacobbe ed Esaù, figli di Isacco. Prima della loro nascita Dio spiegò che «il maggiore servirà il minore» (Genesi 25:23). Genesi 25 continua riportando come il maggiore, Esaù, vendette per un piatto di minestra la sua primogenitura al fratello gemello Luglio-Settembre 2014 Giacobbe. In Genesi 27 troviamo la storia di come Giacobbe raggirò il suo vecchio e cieco padre, Isacco, per farsi dare la benedizione di primogenitura. Fu tramite la discendenza di Giacobbe che Dio adempì il Suo patto con Abrahamo. L’odio di Esaù per ciò che percepì come un furto della sua primogenitura lo condusse a complottare di uccidere Giacobbe, il quale fuggì per salvarsi la vita, e visse lontano dalla famiglia per molti anni. I discendenti di Giacobbe divennero conosciuti con il nome di Israeliti. Invece Esaù, conosciuto come Edom, divenne il patriarca degli Edomiti o Idumei. Il rapporto tra questi due popoli è stato a volte pacifico e altre volte sul limite del genocidio. Alcuni degli Arabi a noi contemporanei sono di discendenza edomita, così come altri popoli nel Medio Oriente. L’Islam e le Crociate Entro il 610 dopo Cristo i popoli Arabi del Medio Oriente erano divisi in numerose tribù, tutti immersi in pratiche pagane tipiche di quella parte del mondo. Fu in quell’anno, durante il mese di Ramadam, che Moametto ricevette la prima di una serie di rivelazioni che egli dichiarava essere divine. Alla fine queste diventarono la base del Corano, libro considerato sacro dai musulmani. Il Corano contiene storie alternative alle storie di personaggi biblici noti come Noè, Abrahamo, Ismaele, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosé, Giobbe, Giona, Saul, Davide, Salomone, Maria e Gesù. Moametto dichiarò che l’Islam era il ritorno alla religione di Abrahamo mentre il Giudaismo e il Cristianesimo erano corruzioni di questa vera religione. Secondo l’Islam, è nel piano di Dio il dare il ruolo di «figlio della promessa» a Ismaele invece che a Giacobbe. Il Corano presenta differenze sostanziali rispetto alla Bibbia riguardo all’interazione di Dio con l’umanità. Queste differenze sono più evidenti nella spiegazione del Corano riguardo alla natura di Gesù Cristo. I cristiani credono che Gesù sia l’unico Figlio di Dio, il Messia preannunciato nelle Scritture Ebraiche, che sarebbe venuto per salvare l’umanità. Fondamentalmente, alcuni nel Giudaismo accettano il Gesù di Nazaret del primo secolo come un rabbino speciale, i Musulmani Lo accettano come profeta, i Cristiani attribuiscono a Gesù la condizione speciale di divinità in un rapporto personale con il Padre. Per i musulmani devoti, questo è politeismo ed eresia. Mentre gli Ebrei credono che la Terra Santa è stata promessa a loro attraverso il patto di Dio con Abra- 13 hamo e Isacco, i Musulmani credono che Allah l’abbia promesso a loro attraverso Abrahamo e Ismaele. Dal canto loro i Cristiani del Medioevo credevano che la Terra Santa appartenesse a loro, visto l’adempimento della promessa di Dio ad Abrahamo nella persona di Gesù. Nel 1095, l’Europa cattolica organizzò un esercito e mandò una crociata per strappare Gerusalemme dal controllo musulmano. Dopo una guerra terribile, Gerusalemme fu conquistata dai Crociati nel 1099. I Musulmani continuarono a combattere per la Terra Santa e una seconda crociata fu fatta nel 1147. Infine, nel 1291 i Musulmani mandarono via gli Europei dalla regione. Successive crociate non riuscirono a riconquistare la città. Uno degli avvenimenti più tristi della storia avvenne con la “Crociata dei fanciulli”. Migliaia di bambini dalla Francia e dalla Germania affrontarono il difficile viaggio dall’Europa per prendere Gerusalemme. Molti morirono di malattie e fame, gli altri furono catturati e venduti come schiavi. L’area intorno a Gerusalemme rimase nelle mani dei Musulmani fino a quando non finì sotto la giurisdizione britannica dopo la caduta dell’Impero Ottomano alla fine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1948 le Nazioni Unite approvarono la formazione dello Stato moderno di Israele, e decine di migliaia di rifugiati ebrei dai campi di concentramento nazisti si affrettarono verso la loro nuova casa. Molti Arabi si sentirono traditi dall’Europa e dagli Stati Uniti. Da quel momento in poi il mondo Arabo e il mondo occidentale hanno sperimentato rapporti burrascosi, una situazione ulteriormente complicata dal susseguirsi di guerre nel Medio Oriente. Durante la cattività Babilonese 14 La Buona Notizia dei Giudei nel sesto secolo a.C., Dio rivelò un aspetto storico al profeta Daniele. La storia del Medio Oriente scritta in anticipo In Daniele 2, il profeta riporta la visione di quattro grandi potenze che avrebbero dominato la Terra Santa: i Babilonesi, i Persiani, i Greci e i Romani. Successivamente Dio mostrò a Daniele i dettagli riguardo a questi imperi. I primi 14 versetti del capitolo 8 di Daniele raccontano la visione del profeta. Daniele vide un montone con due corna attaccato da un capro che arrivava dall’occidente con un grosso corno in mezzo agli occhi. Vi sono stati molti vani tentativi di spiegare questa visione profetica, ma una regola importante nello studio della Bibbia è di lasciare che la Bibbia si interpreti da sola. Infatti lo stesso capitolo 8, versetti 19-22, narra che un angelo apparve a Daniele e gli spiegò il significato della visione: «Ecco, io ti faccio conoscere ciò che avverrà nell'ultimo tempo dell'indignazione, perché riguarda il tempo fissato della fine. Il montone con due corna, che tu hai visto, rappresenta i re di Media e di Persia. Il capro peloso è il re di Javan; e il gran corno che era in mezzo ai suoi occhi è il primo re. Il corno spezzato e le quattro corna che sono sorte al suo posto sono quattro regni che sorgeranno da questa nazione, ma non con la stessa sua potenza». Questo incredibile passo profetico riguarda eventi che ebbero luogo oltre due secoli dopo Daniele. L’Impero Babilonese al tempo di Daniele fu rovesciato dall’Impero MedioPersiano. Secoli dopo che Daniele ebbe questa visione, i Greci, sotto Alessandro il Grande, invasero e conquistarono la Persia. Il «gran corno» del capro è questo «primo re» dell’Impero Greco, Alessandro il Grande. All’apice del suo potere Alessandro improvvisamente morì e il suo impero fu diviso tra quattro dei suoi generali, adempiendo le profezie in Daniele 8. Ma c’è di più, come vediamo nella lunghissima profezia in Daniele 11. A questo punto Babilonia era stata conquistata dai Persiani, e Daniele serviva sotto di loro. Il profeta fu nuovamente visitato da un angelo di Dio che gli spiegò gli eventi futuri. Daniele 11:2-4: «E ora ti farò conoscere la verità. Ecco, in Persia sorgeranno ancora tre re, ma il quarto diventerà molto più ricco di tutti gli altri; quando sarà diventato forte per le sue ricchezze, solleverà tutti contro il regno di Javan. Allora sorgerà un re potente che eserciterà un gran dominio e farà ciò che vorrà. «Ma quando sarà sorto, il suo regno sarà fatto a pezzi e sarà diviso verso i quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza con cui egli regnava, perché il suo regno sarà sradicato e passerà ad altri...». In base a questa visione, dopo l’epoca di Daniele ci sarebbero stati vari re Persiani, ma tre in particolare sarebbero stati di primo piano nella storia dell’impero. Un quarto re avrebbe intrapreso una guerra contro la Grecia, il famoso Serse. L’Impero Persiano avrebbe prosperato, ma prima o poi sarebbe caduto sotto un monarca greco il cui regno sarebbe stato diviso in quattro parti. Il riferimento qui, ancora una volta come in Daniele 8, è ad Alessandro il Grande il cui impero fu «fatto a pezzi e diviso» tra i suoi quattro generali. È importante comprendere che la maggior parte della profezia biblica ha a che fare con Gerusalemme. Daniele 11:5-39 riporta le profezie riguardo al «re del sud» e il «re del nord». La storia dimostra che queste profezie furono adempiute con i discendenti dei due generali di Alessandro, i Tolomei (che regnarono dall’Egitto, a sud di Gerusalemme, in qualità di re del sud) e i Seleucidi (che regnarono dalla Siria, a nord di Gerusalemme, in qualità di re del nord). Queste due dinastie intrapresero numerose guerre per il controllo del Medio Oriente per molto tempo, dominando ora l’una ora l’altra la terra di Israele fino a quando la resistenza dei Maccabei portò i Giudei all’indipendenza nel 160 a.C. dei figli di Ammon [nomi che indicano l’attuale Giordania]. «Egli [sempre il re del nord] stenderà la mano anche su diversi paesi e il paese d'Egitto non scamperà. S'impadronirà dei tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose dell'Egitto; i Libici e gli Etiopi saranno al suo seguito. Ma notizie dall'est e dal nord lo turberanno; perciò partirà con gran furore, per distruggere e votare allo sterminio molti. E pianterà le tende del suo palazzo fra i mari e [o nel] il glorioso monte Il futuro del Medio Oriente In Daniele 11:40 la profezia fa un balzo in avanti e si riferisce al tempo poco prima del ritorno glorioso di Gesù Cristo sulla Terra. Qui troviamo mutato lo scenario geopolitico: Alla fine, il regno del nord dei Seleucidi fu assorbito nell’Impero Romano: un impero che si è ripreso varie volte nella storia dell’Europa, ma ancora con un ultimo risveglio da vivere secondo altre profezie. Secondo la profezia, quindi, l’ultimo «re del nord» sarà una nuova superpotenza emergente nella stessa area storicamente dominata dall’impero romano. Anche l’Egitto fu assorbito dall’Impero Romano ma più tardi divenne parte di un blocco di potenze meridionali tramite le conquiste musulmane. Quindi è chiaro che l’ultimo «re del sud» sarà un leader o una coalizione del mondo arabo. Daniele riporta: «Al tempo della fine il re del sud si scontrerà con lui [il re del nord, e... questi] verrà contro di lui come un turbine con carri e cavalieri e con molte navi; penetrerà nei paesi, li inonderà e passerà oltre. Entrerà pure nel paese glorioso [la terra di Israele] e molti saranno abbattuti; ma queste scamperanno dalle sue mani: Edom, Moab e gran parte Luglio-Settembre 2014 santo [ovvero, Gerusalemme, tra il Mar Morto e il Mar Mediterraneo]; poi giungerà alla sua fine e nessuno gli verrà in aiuto» (versetti 40-45). Quindi pare che un leader arabo o una coalizione araba del sud lancerà un attacco contro l’emergente superpotenza del nord, innescando un’invasione da parte dell’Europa con l’occupazione del Nord Africa e di altre aree del Medio Oriente, e Gerusalemme facente da quartier generale dei leader settentrionali. Questo processo è già iniziato in Libia. Quando l’Unione Europea cercherà di occupare anche il resto del mondo arabo, incluso Israele? Quando, con la scusa di imporre la pace, interverrà di nuovo militarmente per accaparrarsi il petrolio, una risorsa dalla quale dipende la sua sopravvivenza politica e religiosa, industriale ed economica. L’epicentro geopolitico occidentale si sta già spostando verso l’Unione Europea, la quale ambisce ad esercitare l’antico ruolo dell’Impero Romano. Gerusalemme calpestata In Apocalisse 11:1-2 l’apostolo Giovanni è ispirato a scrivere che nel tempo che precederà il ritorno del Messia, la «città santa», Gerusalemme, sarà occupata da forze straniere per quarantadue mesi. Alla fine di quei tre anni e mezzo, lo scenario sarà pronto per la battaglia più grande mai vista nella storia dell’umanità. Eserciti di questo re del nord e orde dall’Oriente, come profetizzato, si riuniranno vicino a Israele per quella che viene comunemente chiamata la battaglia di Armageddon, ma che nella Bibbia viene chiamata «la battaglia del gran giorno di Dio Onnipotente» (Apocalisse 16:14). Dobbiamo essere sempre in allerta. Gli scenari si stanno formando. Alcuni leader islamici dichiarano che sta per arrivare il successore di Maometto per unire il mondo musulmano in preparazione del giudizio finale di Dio. Dal canto loro gli ebrei aspettano la venuta del Messia per restaurare la loro primogenitura, mentre molti cristiani aspettano il ritorno di Gesù come Messia per regnare da Gerusalemme. L’ironia è che molti musulmani, ebrei e cristiani, compromessi come sono nella politica e nella milizia, non riconosceranno il vero Messia quando verrà per stabilire il Regno di Dio sulla Terra. Gli muoveranno guerra, ma saranno definitivamente sconfitti per essere rieducati nel vero amore e nella vera giustizia! BN 15 Sull’orlo della bancarotta: Le passività scoperte minacciano l’economia occidentale Il debito pubblico degli Stati Uniti e dell’Unione Europea sta creando un altro caos: L’insufficienza di coperture finanziarie per lo Stato e gli enti locali. Dove conducono i continui incrementi di tasse? T utti sappiamo che l’attuale crisi economica occidentale parte da lontano e precisamente dagli Stati Uniti d’America. Quel che sta accadendo negli Stati Uniti d’America va seguito con attenzione, perché si ripercuote sui Paesi europei. All’inizio di aprile del 2011 milioni di americani sono rimasti paralizzati dal timore di un blocco delle attività amministrative del governo (il famoso ‘government shutdown’) con membri del partito democratico e repubblicano in lite per decidere le priorità di spesa. Oggi entrambe le parti concordano sulla necessità di tagli alla spesa pubblica a fronte di un deficit di 1.400 miliardi di dollari all’anno. Ma se i repubblicani appena eletti vogliono una significativa riduzione delle uscite, i democratici sono dal canto loro piuttosto selettivi nei programmi che “rivedrebbero“. Ad ogni modo subito dopo l’incombente crisi di bilancio federale viene la crescente minaccia delle passività senza copertura, che potrebbero affondare il governo americano facendolo inabissare, a tutti i livelli, in una profonda melma di impossibilità fiscale. Le promesse fatte decenni fa tornano a tormentare le amministrazioni pubbliche a corto di fondi, lasciandole alle prese con passività per prestazioni previdenziali e mediche fuori controllo dato il nu- 16 La Buona Notizia mero sempre più elevato di pensionati, anziani e fruitori di servizi sanitari. Il problema ha colpito duramente sia gli Stati che le gestioni locali. Nei mesi di febbraio, inizio marzo l’America è rimasta attonita di fronte alle proteste di migliaia di insegnanti e altri impiegati statali sindacalizzati del Wisconsin che ricordavano quelle degli anni Sessanta per i diritti civili; gli stessi sono sfilati in corteo, gridando slogan, e hanno occupato il Campidoglio di Madison per manifestare contro la proposta del Governatore repubblicano Mark Walker di abolire il loro diritto alla contrattazione collettiva. Solo un ordine del tribunale li ha fatti uscire dall’edificio della sede governativa. Anche se il tema più immediato riguardava i diritti alla contrattazione collettiva bisogna dire che alla base c’era e c’è ancora un problema in atto di più larga portata legato alle risorse finanziarie del Wisconsin. Quest’ultimo, che si vanta di essere la ‘sede’ del movimento progressista americano, è quasi in fallimento, con un deficit che dovrebbe raggiungere i 3,6 miliardi per l’anno fiscale. E Walker aveva promesso drastiche riforme per ricondurre lo stato alla responsabilità fiscale. Poco dopo essere entrato in carica il Governatore ha annunciato un piano ambizioso per pareggiare il budget statale chiedendo agli insegnanti di assumersi la responsabilità di una quota maggiore di costi destinati a pensioni e assistenza sanitaria. La legge da lui introdotta nella legislatura conteneva anche una disposizione per abolire la contrattazione collettiva: misura che è stata vista dagli insegnanti e dai loro sostenitori della centrale sindacale AFL-CIO come un tentativo di porre fine al sindacato. Solidali con i dipendenti pubblici i legislatori democratici hanno risposto facendo mancare il quorum necessario a una votazione che sapevano avrebbero perso. La lotta è continuata per settimane raggiungendo il punto di massima tensione il 9 marzo, data in cui i repubblicani hanno trovato una scappatoia per approvare la legge. Miliardi di passività scoperte minacciano la solvibilità degli Stati Il Wisconsin è diventato simbolo della drammatica situazione fiscale di Stati e amministrazioni locali. A metà marzo circa 9 stati americani su 10 subivano o prevedevano di subire ingenti deficit di bilancio. E il piano Walker di contrastare il deficit di bilancio ha innescato simili manovre in Michigan, Ohio, Indiana e altri stati ampiamente a favore dei sinda- cati dove, date le difficoltà economiche, si sta valutando la possibilità di approvare leggi analoghe. La questione di fondo è che le pensioni governative locali sono in conflitto con la realtà. Uno studio pubblicato alla fine del 2010 da un gruppo di economisti presso la Northwestern University e la University of Chicago avvertiva che le crescenti passività per prestazioni pensionistiche «minacciano la capacità di operare del governo». Considerando attentamente i dati di 77 dei maggiori piani pensionistici municipali a prestazioni previdenziali predefinite che riguardano 2 milioni di impiegati e pensionati, lo studio concludeva che gli impegni complessivi stimati dei fondi pensionistici americani ammontano a 574 miliardi. Certamente l’importo varia da città a città; ogni unità famigliare di Chicago ad esempio ha in carico quasi 42.000 dollari per le rispettive pensioni locali, mentre a New York City, seconda in classifica, la cifra è di 39.000 dollari. La National League of Cities nel suo rapporto più recente riguardo alla situazione fiscale ha messo il problema delle passività senza copertura in cima alla lista dei problemi, con i costi per le prestazioni mediche e pensionistiche degli impiegati in testa. Come abbiamo già evidenziato la questione non è limitata agli enti locali: anche gli Stati si confrontano con centinaia di miliardi di passività scoperte. Se si sommano gli impegni statali a quelli locali le cifre sono impressionanti. Una ricerca della rinomata Pew Foundation ha fissato l’ammontare degli impegni senza copertura a più di 1.000 miliardi per il prossimo decennio, mentre altri studi sono stati ancor più pessimisti. Luglio-Settembre 2014 Ad ogni modo questi importi sembrano poca cosa se si includono le passività americane totali. Il debito USA complessivo aggiunto agli esorbitanti impegni a lungo termine di fondo di sicurezza sociale, programma della Pubblica sanità e prevenzione ammonta, secondo alcune stime, a più di 50.000 miliardi ossia mezzo milione di dollari a famiglia! C’è da restare allibiti… Stato e amministrazioni si stanno rendendo conto della realtà del problema. A Philadelphia, che presto sarà a corto di soldi, il sindaco Michael Nutter ha definito lo schema a prestazioni predefinite ‘insostenibile’ e ha annunciato programmi per sostituirlo con un altro senza garanzie di sussidi. Anche le città minori sono in ristrettezze economiche. Nel 2009 Prichard, Alabama, una cittadina alla periferia di Mobile, si è ritrovata senza disponibilità per il proprio fondo pensionistico. Invece di affidare allo Stato il mandato di eseguire i pagamenti Prichard ha semplicemente smesso di inviare gli assegni ai suoi 150 pensionati. Tale misura ha fatto scalpore in tutto lo Stato e ha visto i titolari delle prestazioni intentare azioni legali per ottenerne la liquidazione. Difficili realtà economiche Il crescente problema di come finanziare miliardi a favore di prestazioni mediche, previdenziali e pensioni ha portato paradossalmente al seguente dibattito nazionale: Le pensioni sono un diritto garantito per gli impiegati pubblici? Quasi nessuno dei parlamentari parla di ridurre le spese militari. Meno male che molte costituzioni statali in America sembrerebbero tutelare tale diritto. In Illinois, ad esempio, la legislatura ha recentemente approvato una serie di riforme che farà risparmiare centinaia di milioni di dollari nel prossimo decennio. Tuttavia può essere “troppo poco e troppo tardi”; molti osservatori, infatti, dubitano che questo risolverà i problemi di budget dell’Illinois. In tutto il paese i fondi pensione devono fare i conti con realtà economiche molto difficili. Negli ultimi anni si è assistito a un aumento dei pensionamenti pubblici e a un allungamento della durata di vita che estende i tempi in cui le relative prestazioni dovranno essere pagate. La rapida crescita dei costi sanitari al doppio del tasso d’inflazione per più di un decennio non fa altro che aggravare il quadro. Questa situazione si è verificata in un periodo in cui le assunzioni a livello locale e statale ristagnano diminuendo il numero di nuovi lavoratori che contribuiscono al sistema. E 17 se gli USA continuano a subire la stagnazione economica, le sue città e i suoi Stati a corto di soldi devono licenziare migliaia di impiegati per poter garantire l’assistenza medica e previdenziale. Stati ed enti locali sono in difficoltà anche per i bassi tassi d’interesse che riducono i profitti sui fondi pensione investiti. Per anni la maggior parte dei gestori di fondi locali e statali riuscivano a ottenere rendimenti dal 7 all’8%, un tasso realistico fino a non molto tempo fa. Ad esempio l’imponente fondo CalPERS (Agenzia californiana per le indennità pensionistiche e sanitarie di dipendenti pubblici e pensionati), il più consistente del paese con un capitale di più di 200 miliardi di dollari, raggiungeva, per un periodo ventennale, profitti tendenziali del 7,75%. Gli ultimi due anni però hanno visto crollare drammaticamente questo valore. Anche se molti gestori sperano di ottenere dal 6 al 7%, i recenti sconvolgimenti in campo economico indicano che persino queste cifre sono con ogni probabilità troppo ottimistiche. È interessante che molte costituzioni pongano sotto mandato il pagamento delle pensioni, nessuna di loro però ha elaborato una modalità per produrre denaro! A differenza del governo federale che ha seguito la politica insidiosa della creazione infinita del debito, stati e città devono pareggiare i loro budget ogni anno. L’Illinois dal canto suo ha affrontato il problema aumentando le imposte sulle persone fisiche e sulle società. Ma in tutta risposta i cittadini danarosi e le loro aziende stanno abbandonando la piazza, lasciano cioè gli Stati con elevata imposizione fiscale. Come dice un blogger «le leggi dell’economia sono molto meno remunerative della legge che cospira contro il contribuente». E la California? Se fosse una na- 18 La Buona Notizia zione a sé sarebbe l’ottava economia mondiale. Tuttavia con un deficit di bilancio di 28 miliardi, l’ex Governatore Arnold Schwarzenegger ha dichiarato lo stato di “emergenza economica”. Stime del California Public Policy Center indicano un ‘buco’ per le pensioni statali e locali che va da 325 a quasi 500 miliardi nei prossimi dieci anni. Per contro nell’ultimo quinquennio le entrate statali sono state pari a 94,5 miliardi annuali. Consideriamo poi che a tutt’oggi lo Stato californiano e le sue amministrazioni locali occupano più di 1,5 milioni di lavoratori, pari a quasi il 5% della rispettiva popolazione. Ognuno di loro ha diritto a sussidi generosi in base al citato schema pensionistico a prestazioni previdenziali predefinite, uno dei più liberali del paese. (Il suo fondo pensione, stimato a più di 200 miliardi, è uno dei più consistenti investimenti a Wall Street). Si aggiunga che nel periodo 2009-2010, per contrastare l’imminente disastro, la California ha approvato misure che riducessero alcuni degli aumenti dello scorso decennio a carico delle pensioni degli impiegati pubblici e incrementassero i contributi degli stessi ai fondi pensione. Questi tiepidi tentativi però non sono riusciti a risolvere i problemi basilari e attualmente quello Stato si trova ad affrontare, secondo il Public Policy Center, «un’implosione finanziaria». Alla fine dell’anno scorso il Controllore delle entrate fiscali, John Chiang, ha annunciato la notizia sconvolgente per cui le passività scoperte erano cresciute di 8.100 miliardi nell’esercizio fiscale 2010, un importo quasi uguale al 25% del budget annuale destinato all’istruzione (dall’asilo all’università). In una situazione del genere risulta evidente che la California non ha fatto altro che riman- dare i problemi. A questo punto facciamo una riflessione conclusiva importante: gli schemi pensionistici degli impiegati pubblici vengono paragonati sempre più a piani piramidali, dove i contributi trattenuti ai lavoratori sono usati per pagare i sussidi a chi ha già cessato la propria attività lavorativa o è prossimo a farlo. Il timore crescente è che, come tutti i piani di questo tipo, chi vi aderisce per ultimo finisca per non guadagnarci nulla. Stato dopo stato, infatti, le riforme di questi schemi vedono gli impiegati con minore anzianità nella posizione di dover pagare spesso contributi più elevati a fronte di sussidi ridotti. I generosi sussidi degli impiegati pubblici Gli osservatori finanziari ed economici mettono in evidenza i sussidi più ‘sostanziosi’ incassati dalla maggior parte dei dipendenti pubblici. Uno studio del 2010 dell’American Legislative Exchange Council, la più grande organizzazione no partisan ad adesione volontaria di legislatori statali [e rappresentanti del settore privato], ha mostrato che gli impiegati pubblici ricevono importi molto più elevati di chi opera nel privato. La ricerca ha rilevato in particolare che i sussidi destinati agli statali sono superiori del 69%. Questi fondi vengono presi dalle tasse. In questo modo, paradossalmente, i lavoratori privati impoveriscono, lavorando per arricchire quelli che li dovrebbero servire, gli impiegati pubblici. Irresponsabilità fiscale e sfacelo Gli osservatori di ogni schieramento politico concordano sul fatto che le passività scoperte compromettano la sopravvivenza economica del paese. Molti però non sono consapevoli delle lezioni fornite dalla storia sui pericoli dell’irresponsabilità tributaria a livello nazionale. Spesso il collasso fiscale è stato indicato come la principale causa della caduta dell’antica Roma. Lo storico Edward Gibbon del 18° secolo citava l’eccessiva tassazione e il debito pubblico alle stelle come uno dei motivi del declino degli imperi più potenti dell’antichità. Nella sua opera storica The History of the Decline and Fall of the Roman Empire Gibbon affermava inoltre che il crollo tributario di Roma era la conseguenza delle richieste da parte dei pretoriani di elevati compensi e indennità come pure dei crescenti costi per il reclutamento di mercenari stranieri a difesa dell’Impero. La Bibbia rivela a sua volta che l’antica Israele passò dalla prosperità al declino a causa dell’irresponsabilità fiscale. Sotto Re Salomone il paese beneficiò di una prosperità senza precedenti; denaro e tributi confluivano nelle casse del Regno dalle nazioni circostanti che gli israeliti avevano conquistato o con cui avevano sottoscritto trattati. «E Salomone dominava su tutti i regni di qua dal fiume [Eufrate], fino al paese dei Filistei e sino ai confini dell’Egitto. Essi gli recavano dei doni, e gli furono soggetti tutto il tempo ch’egli visse» (1 Re 4:21). Il sovrano però seminò i semi della distruzione del paese per immoralità ed eccessiva tassazione. Poco tempo dopo la sua morte il regno fu diviso in due nazioni, Israele e Giuda. Dopo Salomone quest’ultime furono governate da molti regnanti malvagi e sperimentarono nuovamente una tassazione elevata unita al pagamento di tributi alle nazioni circostanti. Joiakim dal canto suo, un sovrano fantoccio che regnò su Giuda più di tre secoli dopo, tassò pesantemente la popolazione per pagare tributo al Faraone egiziano Neco, che Luglio-Settembre 2014 aveva esteso il proprio dominio su Giuda. “Joiakim... per pagare quel danaro secondo l’ordine di Faraone, tassò il paese; e, imponendo a ciascuno una certa tassa, cavò dal popolo del paese l’argento e l’oro da dare a Faraone Neco» (2 Re 23:35). Imperi e domini dell’antichità purtroppo non impararono mai la lezione della responsabilità fiscale e questo li condusse alla rovina. Se guardiamo agli Stati Uniti d’America, solo qualche decennio fa la nazione era la più grande prestatrice, ora è la maggior debitrice della storia, con un deficit che aumenta a un tasso astronomico. Non è che l’Europa stia facendo di meglio, specialmente adesso che deve far fronte alle concorrenze della globalizzazione e al proprio riarmo militare allo scopo di proteggere l’Euro. Colpisce l’ammonimento di Dio all’antica Israele riguardo alle conseguenze della disobbedienza alle Sue leggi: «Lo straniero che sarà in mezzo a te salirà sempre più in alto al disopra di te, e tu scenderai sempre più in basso. Egli presterà a te, e tu non presterai a lui; egli sarà alla testa, e tu in coda. Tutte queste maledizioni verranno su te, ti perseguiteranno e ti raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai ubbidito alla voce dell’Eterno, del tuo Dio, osservando i comandamenti e le leggi ch’egli t’ha dato” (Deuteronomio 28:43-45, enfasi aggiunta). Le antiche nazioni di Giuda e Israele, guidate da governanti miopi e corrotti, perseguirono entrambe sentieri distruttivi con il risultato, alla fine, di essere sconfitte e di vedere il proprio popolo ridotto in schiavitù sotto il dominio di potenze straniere. Gli americani e gli europei faremo la stessa fine? Il tempo di pentirci e invertire rotta ci sarebbe. BN Sane regole contro l’impoverimento 1. Non rimandare a domani quel che puoi fare oggi. 2. Non confondere i bisogni con i desideri. 3. Non sopravvalutare la ricchezza materiale. 4. Cura i tuoi beni materiali, altrimenti andranni persi. 5. Evita il più possibile di fare debiti. 6. Impara dagli errori, non giustificarli. 7. La stabilità viene da sforzi diligenti, non dai giochi d’azzardo. 8. Proteggiti mediante l’onestà, perché la frode fa perire. 9. Sii generoso nella vita negli affari e nella vita personale. 10. Metti Dio sempre al primo posto. Proverbi 8:17-21: “Io amo quelli che mi amano, e quelli che mi cercano mi trovano. Con me sono ricchezze e gloria, i beni duraturi e la giustizia. Il mio frutto è migliore dell'oro fino, il mio prodotto vale più dell'argento selezionato. Io cammino per la via della giustizia, per i sentieri dell'equità, per far ereditare ricchezze a quelli che mi amano, e per riempire i loro tesori. Vuoi essere contribuire alla diffusione del vero Vangelo di Cristo? SOSTIENICI: Invia il tuo sostegno a: La Buona Notizia C. C. Postale N.: 15043243 IBAN Bancario: IT26 Q 03359 01600 100000005700 19 Il 2015 si avvicina. 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