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2, DCB Milano.
Luglio - Settembre 2014
Gli Stati sull’orlo della bancarotta - Egitto: storia e profezia
Chi tira i fili nel Medio Oriente?
Le origini del prossimo conflitto mondiale
Anno XIX, N. 3
Cosa c’è dietro i tumulti in
Medio Oriente?
Sommosse popolari hanno colpito con violenza i governi delle
regioni nordafricane e mediorientali. Le profezie bibliche si
stanno adempiendo nel nostro
tempo?.....................................3
L’egitto:
La sua storia e profezia.
Cosa rivela la Bibbia
sull’Egitto dal punto di vista
storico e profetico?..................8
Le origini del
futuro conflitto mondiale
Leggi la storia e il futuro del
Medio Oriente scritti anticipo
nella Bibbia............................11
Sull’orlo della bancarotta
Esiste una grave insufficienza
di coperture finanziarie per lo
Stato e gli enti locali. Si pensa
di risolvere il problema aumentando le tasse. Ma storicamente dove conduce un peso
fiscale insopportabile?..........16
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2 La Buona Notizia
Luglio-Settembre 2014
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Cosa c’è dietro i tumulti in
Medio Oriente?
U
Scontri e sommosse popolari hanno colpito con violenza i governi delle
regioni nordafricane e mediorientali. Trionferà la democrazia o assisteremo a eventi di tutt’altro tipo come indicato dalla Bibbia?
n secolo fa nel suo best seller Una pace per porre fine
alla pace lo storico David
Fromkin scriveva: «Pochi europei
sapevano di quanto accadeva nei deboli imperi del sultano ottomano o
dello scià di Persia» (A Peace to End
All Peace, pag. 25, 1989). Oggi è
difficile da credere, ma allora c'era
davvero poco interesse per il Medio
Oriente o il Nord Africa.
Questo atteggiamento, però, è
cambiato nell’ultimo secolo e il petrolio è uno dei motivi di tale cambiamento. Nei luoghi che abbiamo
citato, infatti, si trova la maggior
parte delle riserve mondiali e, di
conseguenza, gli interessi dei paesi
occidentali mirano a garantirsene
l’approvvigionamento.
Un altro motivo è Israele. Per
duemila anni, prima del 1948, non è
Luglio-Settembre 2014
mai esistito uno stato ebraico nel
Medio Oriente. La religione islamica
ha dominato il panorama nordafricano e mediorientale per 14 secoli,
con piccole minoranze cristiane ed
ebraiche distribuite sul territorio.
L’improvvisa nascita di uno stato
ebraico indipendente ha suscitato
l’ostilità di centinaia di milioni di
arabi in tutta la regione e ha innescato, da allora, molti conflitti.
“La Guerra delle guerre” e
“La pace senza pace”
La Prima Guerra Mondiale è la
terza causa della complessa situazione mediorientale. Prima del 1914
l’area era governata dal sultano ottomano e dallo scià di Persia, come afferma Fromkin, ma dopo il Conflitto
Mondiale il vasto territorio è stato
diviso in 22 nazioni arabe ostili a
Israele e alla Persia (oggi Iran);
molte di queste nazioni nutrono ostilità persino fra di loro.
L’ispirazione per il titolo del
libro di Fromkin viene dalla descrizione della Grande Guerra presentata come “la Guerra delle guerre”.
Dopo la firma dei trattati di pace il
Feldmaresciallo Earl Wavell, un ufficiale che servì sotto il vittorioso
Generale britannico Edmund Allenby nel Medio Oriente, commentò
profeticamente: «Dopo la ‘Guerra
delle Guerre’ sembra che a Parigi
siamo riusciti a creare solo una ‘pace
senza pace’». Quasi un secolo più
tardi, infatti, quella regione continua
a essere la principale fonte mondiale
di conflitti bellici, dopo secoli di relativa pace sotto la ferma guida dei
governi ottomani.
Aggiungiamo un’altra causa: il
desiderio di Al Qaeda di ristabilire il
3
Califfato islamico che un tempo si
estendeva su tutta la regione e oltre.
Il Califfato, un impero islamico governato da un Califfo o successore
spirituale di Maometto, non è più
esistito per quasi un secolo da
quando fu abolito nel periodo immediatamente successivo alla sconfitta
della Turchia nel Primo Conflitto
Mondiale.
Tuttavia nella mente di estremisti islamici non ci sarà pace finché
non sarà ristabilito questo tipo di governo. La loro speranza è che gli attuali disordini e attentati terroristici
portino in quella direzione, la costituzione cioè di un ummah, una Comunità islamica dominata da un
Califfo che viva secondo la sharia
(legge islamica) e comprenda, inizialmente, tutti i territori musulmani
(attuali e precedenti) dalla Spagna
all’Indonesia e, da ultimo, la conquista del mondo intero.
Anche se la Bibbia è chiarissima
sull’esito finale dei disordini nel
Medio Oriente e nel Nordafrica, non
offre molti dettagli circa gli eventi
che si verificheranno da adesso ad
allora. Ci dà però un’idea di quello a
cui dovremmo far attenzione e chiaramente il Medio Oriente è al centro
della profezia biblica.
Il Medio Oriente
al centro dei disordini
Quando i discepoli chiesero a
Cristo indicazioni sugli eventi che
avrebbero preceduto la Sua seconda
venuta, Egli rispose «Quando vedrete Gerusalemme circondata
d’eserciti, sappiate allora che la sua
desolazione è vicina» (Luca 21:20).
Gerusalemme è la città per cui si
è combattuto di più al mondo. Nell’ultimo secolo è stata al centro di
guerre regionali in quattro occasioni
separate (1917, 1948, 1967 e 1973),
con dispute ‘minori’ ma anche più
frequenti. Il Monte del Tempio nel
4 La Buona Notizia
cuore della Vecchia Gerusalemme è
uno dei luoghi più contesi: sacro per
gli ebrei in quanto sito dei templi costruiti da Salomone, Zorobabele ed
Erode il Grande, ma anche ai musulmani in quanto luogo da cui Maometto, secondo la tradizione, sarebbe
asceso al cielo.
Le profezie del Vecchio Testamento indicano che gli ebrei (la tribù
biblica di Giuda) si sarebbero stabiliti di nuovo nella Terra Santa prima
del ritorno di Cristo. E Giuda è in
primo piano negli eventi del tempo
della fine: «Ecco, viene un giorno
dell’Eterno… Io adunerò tutte le nazioni per far guerra a Gerusalemme... Poi l’Eterno si farà innanzi
e combatterà contro quelle nazioni...
I suoi piedi si poseranno in quel
giorno sul monte degli Ulivi ch'è dirimpetto a Gerusalemme a levante...
E Giuda stesso combatterà contro
Gerusalemme» (Zaccaria 14:1-4,
14). Chiaramente questa profezia è
ambientata nel futuro.
La città ha un ruolo fondamentale anche per la fede cristiana in
quanto luogo della crocifissione, sepoltura e resurrezione di Gesù Cristo
e di molti altri eventi tratti dalla Sua
vita e dal Suo ministero. Molte altre
nazioni hanno quindi avuto storicamente interessi in questa regione.
Centinaia di milioni di cristiani
aspettano il ritorno del Messia, mentre la maggioranza degli ebrei è ancora in attesa della Sua prima venuta
e centinaia di milioni di musulmani
attendono il Mahdi «Colui che è inviato e guidato da Allah». Tutto ciò
va certamente ad aggiungersi al calderone mediorientale e complica ulteriormente la situazione.
Per non parlare dei numerosi tumulti che si sono verificati nell’area.
Disordini scatenati in gran parte da
difficoltà economiche, un problema
diffuso in questo territorio che fa
sentire molti, specialmente i giovani,
ai margini della società. Le proteste
sono state provocate da organizzatori
che hanno sfruttato la crescente disoccupazione giovanile e l'aumento
dei prezzi alimentari.
Con la Tunisia come catalizzatore, i disordini si sono diffusi anche
in Egitto e con gli stessi risultati: il
crollo di una dittatura durata più di
30 anni. I tumulti si sono poi rapidamente allargati ad altri paesi dell’area, nazioni che hanno annunciato
velocemente riforme o scelto di dare
pesanti ‘giri di vite’ nel tentativo di
rimanere al potere.
In Occidente questi disordini
hanno acceso la speranza che si potessero diffondere democrazia e libertà e che questo sarebbe stato un
altro periodo di rivoluzioni, come il
1989 nel mondo comunista. In effetti
molti in Nordafrica e nel Medio
Oriente aspiravano a questi principi,
ma non necessariamente secondo lo
stile occidentale.
Realtà drammatiche
dietro gli eventi egiziani
Il 29 marzo 2011 Bret Stephens,
esperto mediorientale ed ex editore
di The Jerusalem Post Bret, scriveva
così in un articolo per The Wall
Street Journal: «L’Occidente sembra
credere che la rivoluzione sia stata
guidata da forze democratiche imperialiste» - diceva Mahmoud (il mio
amico egiziano). «Ora quel mito è
infranto; il che significa che o il vecchio ordine (il regime militare) rimane al potere, o siamo destinati al
dominio islamico.»
“I copti egiziani, che rappresentano circa il 15% della popolazione e
il più grande gruppo non musulmano
in Medio Oriente, hanno validi motivi per essere preoccupati. Anche se
i protestanti a Tahrir hanno mostrato
solidarietà, il senso di ‘appartenenza’
sta ritornando alla perfida norma
pre-Tahrir. All’inizio di questo mese
una chiesa copta a sud del Cairo è
stata bruciata a causa di una relazione sentimentale “riprovevole“ fra
un cristiano e una musulmana. L’episodio sarebbe quasi farsesco se non
fosse usuale in Egitto e se non causasse così spesso vittime.
«La minaccia alla comunità
copta ci ricorda anche che oltre ai
Fratelli Musulmani esistono gruppi
più estremisti, cioè i Salafiti egiziani
[islamici autentici, per così dire].
«Non è che siano diventati più forti
dopo la rivoluzione» - spiega Mahmoud. «Il problema è che sono più
animosi. Praticamente dominano
solo loro in alcuni quartieri poveri.
Non hanno paura del governo e neanche di essere puniti. Ahmed, un
amico di Mahmoud, si ferma per salutare. È grafico di professione.
Prima delle proteste a Tahrir aveva
ottenuto un lavoro che desiderava
molto da un'agenzia pubblicitaria,
qualche giorno dopo però lo ha perso
e ora è disoccupato»
Anche se ormai non lo si ricorda
più, gli ultimi sette anni per l’Egitto
sono stati buoni dal punto di vista
economico: merito del programma
di liberalizzazione dell’ex Primo Ministro Ahmed Nafiz (un caso classico di rivoluzioni che, con il senno
di poi, sono il prodotto di crescenti
aspettative).
«Tutto ciò però appartiene al
passato. Gli investitori stranieri ora
temono l’Egitto, come i turisti. La
giunta militare attualmente al comando del paese ha iniziato una caccia alle streghe nei confronti del
‘gruppo degli uomini d'affari’ (è grazie a loro se sono stati possibili gli
anni di crescita). E adesso quest’ultimi servono da comodo spauracchio
per un potere militare ansioso di affermare la propria buona fede populista [con un popolo a favore del
fondamentalismo islamico].»
«Più tardi ritorno all’hotel per
ascoltare le valutazioni ottimiste del
Segretario alla Difesa Robert Gates e
Luglio-Settembre 2014
dell’Ambasciatrice Margaret Scobey
riguardo ai recenti sviluppi. A chi
volete credere: agli egiziani ‘secolari’ o al gruppo che solo qualche
settimana fa diceva che il regime di
Mubarak non era in pericolo?»
Certamente le frequenti rivolte
potrebbero portare al trionfo degli
estremisti islamici che aumenterebbero il numero dei nemici dell’Occidente come l’attuale Iran. Tuttavia
il paragone iraniano finisce qui. Il
paese è quasi totalmente rappresentato dall’islam sciita, mentre gli stati
arabi da quello sunnita e storicamente le due correnti religiose si
sono trovate raramente d'accordo.
Circa l’85% dei musulmani sono
sunniti; gli sciiti sono una minoranza
e si sono sentiti perseguitati per
quasi 14 secoli. Uno scontro fra i due
gruppi causerebbe un conflitto di
grande portata, tale da mettere a repentaglio le forniture di petrolio e da
rendere il mondo un luogo ancor più
pericoloso.
Crisi globale
Robert Kaplan, anche lui giornalista per The Wall Street Journal ha
scritto: «Gli Stati Uniti sono una democrazia, ma sono anche una potenza status quo che, per mantenere
la propria posizione nel mondo, deve
rimanere così com’è. Nel Medio
Oriente lo status quo è insostenibile
perché la popolazione non teme più
i propri governanti» (The Middle
East Crisis Has Just Begun, 26
marzo 2011).
«Ogni paese è ora in gioco.
Prendiamo la Siria: persino qui, nonostante i servizi di sicurezza brutali,
è stata data notizia di diffuse dimostrazioni e dell’uccisione di protestanti. Non ci sarà altro modo per
placare tribù, etnie e altri gruppi
d’interesse rivali della regione che
attraverso una qualche forma di rappresentazione anarchico-democra-
tica, la quale non soddisferà nessuno.
Altri gruppi emergeranno e potranno
essere del tutto illiberali.»
«Qualsiasi cosa accada in Libia
non farà necessariamente da ‘guida’
per il Medio Oriente. Il Movimento
Verde Iraniano [promotore di riforme liberali] sa che le forze navali
e aeree occidentali non bombarderanno l’Iran in caso di rivolta popolare, quindi non è chiaro quali
lezioni stiamo dando alla regione.
Perché a parte l’Iran, e con l’eccezione di Siria e Libia, gli Stati Uniti
e le nazioni europee non traggono
alcun beneficio a breve termine dai
tumulti della regione mediorientale.
In realtà, le sommosse potrebbero
essere tanto inarrestabili quanto devastanti per i nostri interessi».
I media occidentali sono focalizzati innanzitutto sui crescenti scontri in Libia e sull’imposizione da
parte dell’Occidente di una no-fly
zone, ma dovremmo ricordare che
esistono altri conflitti. Come afferma
Robert Kaplan:
«La nostra più importante fonte
di sicurezza nazionale è il tempo che
i nostri politici di maggior spicco
possono dedicare a un problema,
quindi è fondamentale evitare distrazioni. Le guerre in Afghanistan e
Iraq, l’instabilità del Pakistan, la
corsa iraniana al nucleare, una possibile risposta militare israeliana:
queste sono le principali sfide ancora
da affrontare. Per non parlare della
crescente potenza navale cinese e del
continuo tentativo di Pechino di finlandizzare gran parte dell’Est asiatico.»
«Non dobbiamo illuderci. In politica estera le questioni morali sono
questioni di potere. Siamo intervenuti due volte nei Balcani negli anni
’90 solo perché il dittatore iugoslavo
Slobodan Milosevic non aveva armi
nucleari e non avrebbe potuto contrattaccare, a differenza dei russi, la
cui distruzione della Cecenia non ha
5
visto alcun intervento da parte occidentale (e nemmeno la pulizia etnica
nel Caucaso, essendo nella sfera
d’influenza russa).»
«Aiutare i ribelli libanesi in difficoltà, in questo momento, non ha
effetti negativi sui nostri interessi,
quindi là rivendichiamo i diritti
umani. Appoggiare però gli sciiti nel
Bahrain o i protestanti anti regime
yemeniti comprometterebbe alleati
chiave, quindi non facciamo nulla
mentre i dimostranti vengono uccisi
per le strade» (ibid.)
In parole povere l’America non
può appoggiare la democrazia nel
Medio Oriente e mantenere allo
stesso tempo la supremazia sulla regione. In sostanza, appoggiare i movimenti democratici potrebbe con
buona probabilità rivelarsi controproducente e condurre al potere governi antioccidentali, compresi gli
estremisti islamici. Per conservare lo
status di superpotenza mondiale gli
Stati Uniti devono continuare a controllare il Medio Oriente, principale
fonte di energia mondiale e territorio posizionato strategicamente al
crocevia di tre continenti: Europa,
Asia e Africa. Qui la posta in gioco
per tutto l’Occidente è molto alta.
La profezia di Daniele
sul conflitto fra due imperi
La Bibbia mostra che presto due
nuove superpotenze giocheranno un
ruolo importante nell’area mediorientale. L’aggettivo “nuove“ si riferisce al mondo moderno, anche se si
tratta di potenze ‘rinate o resuscitate’
dal passato come la stessa Israele.
Facciamo una breve escursione
nella storia. Dopo le due rivolte soffocate dai Romani nel 70 e nel 135
d.C., i Giudei furono dispersi in tutto
il mondo e sono stati senza patria
fino alla nascita di una nuova nazione ebraica nel 1948, grazie al ritorno nella Terra Promessa da parte
6 La Buona Notizia
di alcuni Giudei aiutati dal Regno
Unito e dagli Stati Unit d’America.
Fatto importante: Dio rivelò al profeta Daniele gli eventi che avrebbero
riguardato questo popolo nei secoli
seguenti. Il profeta era prigioniero a
Babilonia ai tempi di Re Nabucodonosor e dei suoi successori al trono.
Daniele sopravvisse alla caduta di
Babilonia sotto Dario il Medo nel
539 a.C. e visse anche ai tempi di
Ciro il Grande.
Dopo questa premessa consideriamo ora il capitolo 11 del libro di
Daniele in cui è presente una profezia stupefacente, talmente dettagliata
che può averla rivelata solo Dio. Ai
tempi di Dario il Medo (v. 1) Daniele
predisse l'approssimarsi del conflitto
fra Persia e Grecia, rivelando che
«sorgerà un re potente che eserciterà
un gran dominio», una profezia su
Alessandro il Grande che visse due
secoli dopo.
«Ma quando sarà sorto, il suo
regno sarà infranto, e sarà diviso
verso i quattro venti del cielo», un
riferimento al fatto che la morte di
Alessandro nel 323 a.C., all’età di 32
anni, avrebbe portato alla divisione
del suo impero fra quattro dei suoi
generali; due di loro sono particolarmente importanti dal punto di vista
biblico. Uno è Seleuco che prese
possesso di vasti territori a est di Antiochia, a nord di Gerusalemme e nel
capitolo specifico viene chiamato
«re del settentrione», insieme ai suoi
successori. L’impero, stabilito nel
312 a.C., si estendeva in India e Afghanistan oltre a comprendere tutta
la Persia e gran parte di Babilonia;
continuò poi fino alla conquista dei
Romani, avvenuta circa 250 anni più
tardi, che lo resero una provincia nel
63 a.C.
L’altro generale importante di
Alessandro è Tolomeo I, la cui dinastia si trovava a sud di Gerusalemme
e durò tre secoli, fino alla morte
della famosa regina Cleopatra nel 30
a.C.; in seguito il suo impero fu annesso da Roma ed è chiamato biblicamente «re del mezzogiorno».
Quando i re del settentrione e del
mezzogiorno andavano in guerra a
volte coinvolgevano gli ebrei, che
venivano a trovarsi 'in mezzo'. I dettagli del costante conflitto fra i due
governanti e il loro impatto sulla
Terra Santa sono l’essenza del capitolo 11: quest’ultimo comprende più
di 150 anni di storia dai tempi di
Alessandro a quelli di Antioco IV,
che profanò il tempio di Gerusalemme nel 168 a.C. circa. A questo
punto la profezia finisce di collegare
l'interazione di questi due re con gli
ebrei. Non smette però di parlare di
loro definendoli «re del settentrione»
e «re del mezzogiorno».
Profezie bibliche e il
loro prossimo adempimento
Nel versetto 40 incontriamo entrambi i sovrani «al tempo della
fine» quando «il re del mezzogiorno
verrà a cozzo con lui», il re del settentrione. Ma perché improvvisamente questi due sovrani vengono
citati anche «al tempo della fine»,
un’espressione usata per descrivere
eventi finali che conducono alla seconda venuta del Messia?
Una ragione è la rinascita della
nazione ebraica nel Medio Oriente.
Per oltre duemila anni non è esistito
uno Stato israeliano sovrano e indipendente che potesse essere coinvolto negli eventi mentre la profezia
nel suo complesso riguardava il popolo ebraico e gli effetti delle due superpotenze su di esso proprio nel
cosiddetto «tempo della fine». Con
il ripristino di questo Stato (ufficialmente chiamato Israele ma costituito
da discendenti dell’antico regno
israelita di Giuda, distinto dal regno
di Israele) gli eventi mediorientali riguardano ancora una volta gli ebrei.
Un altro motivo è lo scontro di
potenze di primaria importanza a
nord e a sud di Gerusalemme, un
conflitto di grande portata che coinvolgerà il popolo ebraico.
Consideriamo ora l’antico re del
mezzogiorno: quest’ultimo ha governato dall’Egitto che dei 22 paesi
arabi è il più popoloso ed è stato per
lungo tempo il più influente. Quando
re Farouk fu spodestato dai militari
nel 1952, i giovani rivoluzionari che
andarono al potere determinarono
poi simili sommosse in tutto il
mondo arabo.
Allo stesso modo la recente rivoluzione (influenzata dagli eventi
tunisini) ha ispirato dimostrazioni,
rivolte e la caduta di governi anche
in altre zone dell’area mediorientale.
La nazione più recentemente sconvolta da disordini e sommosse è la
Siria, che formava un'unione nazionale con l'Egitto durante gli anni ‘60.
Come spiegato da Bret Stephens
l’esito più probabile dell'attuale crisi
egiziana è la vittoria da parte dei fondamentalisti islamici o il proseguimento del potere militare. Dal
momento che quest’ultimo è rimasto
in carica per quasi 60 anni ed è venuto meno alle aspettative, sembra
plausibile che gli estremisti islamici
alla fine trionferanno, capeggiati dai
Fratelli Musulmani o dai Salafiti.
Questo evolversi degli eventi potrebbe diffondersi a tutta la regione.
Realizzazione
di un nuovo Califfato?
Una possibile conclusione degli
eventi in Egitto e in altre nazioni
arabe potrebbe essere la creazione di
un Califfato ‘parziale’ del tipo che
Osama bin Laden e altri immaginano. Non si estenderebbe dalla Spagna all’Indonesia, ma potrebbe
comprendere molti paesi nordafricani e mediorientali.
Se i disordini presenti nell’area
si allargassero anche all’Arabia Sau-
Luglio-Settembre 2014
dita, (maggior produttore mondiale
di petrolio) e s’instaurasse di conseguenza una regione molto ostile
all’Occidente i risultati sarebbero devastanti.
Per non parlare della possibilità
di scontri fra sunniti e sciiti, conflitti
che peraltro già avvengono in Bahrain, dove un monarca sunnita ha il
controllo sulla nazione a maggioranza sciita. Il Bahrain è anche sede
di un’importante base missilistica
statunitense e dal momento che andrebbe contro gli interessi americani
portare la maggioranza del paese al
potere è altamente improbabile che
gli USA si schierino con i sostenitori
della democrazia.
Nel clima attuale un potenziale
scenario è rappresentato da un potente «re del mezzogiorno» a capo di
diverse nazioni sunnite che si coalizzano contro un rinato «re del settentrione», la rinascita in veste
moderna dell’Impero Romano nel
continente europeo. Questo realizzerebbe appieno la profezia biblica.
Il “re del settentrione”
Nell’antichità il re del settentrione fu sconfitto e il suo territorio
venne assorbito dai Romani nel
primo secolo a.C.; così Roma divenne profeticamente il «re del settentrione». La Bibbia mostra che la
rinascita dell’Impero Romano andrà
a costituire la prossima superpotenza
mondiale, sostituendo gli Stati Uniti.
Localizzata in Europa questo
profetizzato impero sarà un’unione
di «dieci re» o governanti (Apocalisse 17:12). «Le dieci corna che hai
vedute sono dieci re, che non hanno
ancora ricevuto regno; ma riceveranno potestà, come re, assieme alla
bestia, per un’ora. Costoro hanno
uno stesso pensiero e daranno la loro
potenza e la loro autorità alla bestia»
(v. 12-13). La «bestia» è simbolo
della dittatura che tornerà a gestire
l’impero.
Quando il re del mezzogiorno attaccherà il re del settentrione questi
gli piomberà addosso come la tempesta, con carri e cavalieri, e con
molte navi» (Daniele 11:40). L’attacco da parte francese alla Libia di
Ghedaffi è già un preludio.
In effetti gli eventi mostrano la
necessità urgente di un’Europa più
forte, in particolare ora che gli USA
sono sovraccaricati di debiti finanziari e sono stanchi di doversi assumere altre responsabilità. Tutto ciò
potrebbe essere un’anticipazione
degli accadimenti previsti negli ultimi versetti di Daniele 11.
Attualmente alcune nazioni europee sono militarmente coinvolte
nella no-fly zone della NATO e nel
blocco navale delle acque libiche, al
tempo di Ghedaffi, che per 40 anni
aveva innescato diverse provocazioni nei confronti di questi paesi.
Regno Unito e Francia sono coalizzate contro la Libia. Gli USA, già
alle prese con due conflitti di larga
portata nella regione, stanno fornendo loro malgrado la maggior
quota di risorse militari allo sforzo
della NATO. La Germania, l’Italia e
la Spagna invece si mantengono
fuori da questa situazione, seguendo
una politica estera di tipo ‘solitario’.
Non è interessante e significativo
che, allo stesso tempo, lo Stato tedesco sembri riacquistare il ruolo guida
di una nuova dittatura in Europa?
Non sappiamo se i recenti tumulti condurranno agli eventi predetti in Daniele 11, ma sicuramente
l’adempimento di queste profezie è
più vicino di quanto non lo fosse secoli fa.
Continuiamo quindi a dare molta
attenzione alla situazione mediorientale e ai suoi sviluppi. BN
7
N
L’Egitto:
la sua storia e profezia
Che cosa rivela la Bibbia sull’Egitto dal punto di vista storico e profetico?
egli ultimi anni i paesi islamici hanno conosciuto una
serie di crisi, a partire dal
Marocco fino al Bahrain. Nel 2011
furono spodestati due governanti di
lunga data, Zine al-Abidine Ben Ali
in Tunisia e Hosni Mubarak in
Egitto. La Libia finì a tutti gli effetti
in una guerra civile contro forze leali
a Muammar Gaddafi che invano cercarono di soffocare la ribellione la
quale ebbe la meglio sul dittatore.
L’Egitto, di gran lunga la nazione
araba più popolosa nel Medio
Oriente con 83 milioni di abitanti,
andò avanti sotto la guida di una
giunta militare prima di arrivare a
elezioni parlamentari e presidenziali,
anche se la Fratellanza Musulmana
radicale essendo uno dei gruppi più
influenti sulla scena ha sempre un
enorme potere politico.
Joe Klein, giornalista del Time,
ha scritto: «Un diplomatico del
Medio Oriente mi ha detto: ‘Quello
che succede in Libia rimane in Libia,
ma quello che succede in Egitto influisce sull’intera regione mediorientale... La rivoluzione in Egitto non è
finita. È appena incominciata. L’esercito è al potere, così come è stato
fondamentalmente negli ultimi 60
anni. È in arrivo una crisi, una classica crisi di crescenti aspettative: che
cosa accadrà nel prossimo futuro
quando la vita non sarà cambiata in
maniera rilevante per le centinaia di
migliaia di giovani che si sono riversati per le strade del Cairo?... Biso-
8 La Buona Notizia
gna fare qualcosa e presto, altrimenti
la piazza Tahrir si riempirà di nuovo
con dimostranti che saranno molto
meno pacifici, e il loro radicalismo
incendierà tutto il Medio Oriente»
(Middle East Priority: A Regional Infrastructure Bank, 28 marzo 2011).
Perché tanta agitazione in quella
regione e come può influire su di
noi? L’Egitto è presente in tutta la
Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse
ed occupa un ruolo rilevante nella
profezia biblica. Visti i recenti eventi
è utile studiare la storia e la profezia
dell’Egitto.
Gli inizi della nazione
Nella Bibbia la storia dell’Egitto
inizia in Genesi 10 in cui sono elencate le 70 famiglie che discesero dai
figli di Noè. Questi poi nel tempo andarono a formare le 70 nazioni principali nel mondo. La Tavola delle
Nazioni rimane un documento incredibilmente accurato.
Leggiamo in Genesi 10:6 che «i
figli di Cam furono: Kush, Mitsraim,
Put e Canaan». Mitsraim è il nome
biblico per l’Egitto, ed è stata una
delle primissime civiltà sulla terra.
L’Egitto era un luogo privilegiato
grazie al fiume Nilo che forniva
acqua in abbondanza. La sua esondazione annuale portava anche prezioso
limo ai campi lungo il Nilo, solitamente producendo abbondanza di
cibo in una regione in cui la siccità
era all’ordine del giorno.
Il Nilo faceva per l’Egitto ciò che
il Tigri e l’Eufrate facevano per l’antica Mesopotamia: forniva un flusso
continuo di acqua potabile, facile trasporto e terreno fertile. L’area intorno
al Nilo ammonta a solo il 4 percento
della terra d’Egitto, ma si stima che il
99 percento degli egiziani vivono in
quest’area.
L’Egitto è circondato da deserti.
Il deserto libico a occidente e la penisola del Sinai a oriente sono stati
grandi mura che hanno protetto il
paese dalle invasioni via terra. Gli
egiziani erano noti come un popolo
innovativo, ottimista e intraprendente
(lo testimoniano le piramidi). Il loro
governante, o faraone, era venerato
come divinità.
Gli storici dividono l’antica storia egizia-dinastica in tre periodi
principali, il Regno Antico, il Regno
Medio e il Regno Nuovo, coprendo
oltre due millenni di storia, fino a diventare una provincia romana.
Il libro della Genesi descrive fedelmente la realtà geografica dell’Egitto che poteva contare sulla sua
affidabile fonte di acqua al contrario
della terra di Canaan soggetta a periodi di siccità. Per questo leggiamo
che Abrahamo, a causa della siccità,
andò in Egitto in cerca di cibo e
acqua (Genesi 12:10). Successivamente, i figli di Giacobbe fecero lo
stesso (Genesi 42:1-3). Fu Giuseppe
che in qualità di visir o primo ministro d’Egitto fu in grado di fornire
cibo ai suoi fratelli e a far sì che tutta
la loro tribù andasse a vivere in
Egitto. La loro permanenza in Egitto
durò oltre due secoli.
Il secondo libro della Bibbia,
Esodo, inizia descrivendo l’oppressione che gli Israeliti subivano sotto
il regno egiziano, la loro liberazione
grazie alla guida di Mosè e il loro
viaggio per tornare a Canaan, la
«Terra Promessa». Tuttavia, Dio ricorda l’ospitalità iniziale che gli Egiziani mostrarono agli Israeliti e dice:
«Non aborrirai l'Egiziano, perché
fosti straniero nel suo paese» (Deuteronomio 23:7).
Quando Israele entrò nella Terra
promessa, i faraoni di quando in
quando comandarono invasioni contro il popolo, dato che consideravano
Canaan una parte della loro zona di
sul trono d’Egitto, i Tolomei, si diedero il titolo di faraoni—l’ultimo dei
quali fu la famosa Cleopatra che
morì nel 30 a.C. quando i Romani
assunsero il potere.
Nel Nuovo Testamento leggiamo
che il padre adottivo di Gesù, Giuseppe, fuggì in Egitto per proteggere
la propria famiglia dall’ira di Erode
il Grande; inoltre vediamo come alcuni dei discepoli di Cristo diffusero
il vangelo in Egitto dove furono stabilite delle chiese. Dato che l’Egitto
era sotto l’Impero Romano, quando
l’Imperatore Costantino si schierò
con la chiesa romana nel 300 d.C., la
maggior parte degli egiziani diventarono automaticamente cristiani.
influenza.
Oltre quattro secoli dopo, il Re
Salomone sposò la figlia del faraone
ed ebbe importanti scambi commerciali con l’Egitto (1 Re 9:16).
Alla fine, il re babilonese Nabucodonosor conquistò l’intera regione
intorno al 600 a.C., inclusi Israele e
l’Egitto. Meno di un secolo dopo, i
Persiani presero il controllo dell’Egitto, e poi i Greci sotto Alessandro il Grande sottomisero l’Egitto
nel 333 a.C. I successori dei Greci
L’Impero Romano in questo
tempo fu diviso tra oriente e occidente, con l’Egitto facente parte dell’Impero Romano d’Oriente o
l’Impero Bizantino fino al 600 d.C..
La chiesa in Egitto, conosciuta come
Copta per via della lingua nativa, si
discostò dall’insegnamento cattolico
ortodosso nel 400 d.C. e si scisse.
Poi, nel 641, subito dopo la nascita
dell’Islam, gli Arabi conquistarono
l’Egitto e vi stabilirono il dominio
Islamico, religione dominante an-
Luglio-Settembre 2014
cora oggi. (I Copti, che attualmente
costituiscono circa il 10 percento
della popolazione, sono generalmente discendenti degli antichi Egizi
e sono per la maggior parte cristiani).
Dopo l’assimilazione e l’espansione del mondo islamico, l’Egitto
finì sotto il dominio di vari regni musulmani, incluso l’Impero Ottomano
turco. Con la caduta di quell’Impero
durante la Prima Guerra Mondiale,
l’Egitto divenne un protettorato britannico ma ottenne l’indipendenza
nel 1922 sotto il governo di un re.
L’ultimo monarca in Egitto risale
al 1952 quando il Re Farouk fu deposto dall’esercito sotto il comando
di Gamal Abdel Nasser. Poi ci fu
Anwar Sadat che fu assassinato nel
1981, dopo di che Hosni Mubarak
assunse il potere fino all’inizio del
2011. Deposto Mubarak, il futuro
politico dell’Egitto è incerto, soprattutto a causa dei gruppi radicali islamici che aspettano dietro le quinte.
La Bibbia contiene molte profezie che riguardano l’Egitto: alcune
già adempiute, altre ancora da adempiersi nel prossimo futuro.
L’Egitto era una civiltà orgogliosa, sicura di sé in quanto autosufficiente con la sua stabile
fornitura di cibo e acqua. Era la maggiore potenza nel Medio Oriente e
occasionalmente soggiogava con
crudeltà molte nazioni più piccole.
Una sbalorditiva profezia biblica
preannunciò che il potente e altezzoso faraone, considerato divino dal
suo popolo, sarebbe stato prima o
poi rimpiazzato da governanti stranieri. Leggiamo in Ezechiele 30:13:
«Così dice il Signore, l’Eterno: ‘Distruggerò gli idoli e farò sparire i
falsi dèi da Nof [ovvero, Memfi, la
capitale settentrionale dell’Egitto];
non ci sarà più principe dal paese
d'Egitto e metterò lo spavento nel
paese d'Egitto’».
Questa profezia sul «principe dal
paese d’Egitto» è generalmente in-
9
tesa nel senso che l’orgoglioso
Egitto non sarebbe più stato governato da regnanti nativi, ma da stranieri. Questo è precisamente ciò che
è accaduto dopo che i Babilonesi
conquistarono l’Egitto e i faraoni furono ridotti a vassalli dei re Babilonesi.
La Exposition of the Bible di
John Gill commenta questa profezia
biblica così: «L’Egitto prima cadde
sotto il regno babilonese di re Nabucodonosor; poi sotto i Persiani, poi
sotto i Greci e poi sotto i Romani.
L’Egitto non recuperò mai la sua antica gloria; e davvero, dopo che Nectanebus fu cacciato da Ochus, il re di
Persia, non ebbe mai più un re».
L’Egitto
alla fine dei tempi
La profezia biblica dice anche
che l’Egitto avrà un ruolo alla fine
dei tempi, prima del ritorno di Cristo. È possibile leggere di una guerra
che avverrà tra «il re del sud» (che
include l’Egitto) e «il re del nord».
Leggiamo in Daniele 11:40-45:
«Al tempo della fine il re del sud si
scontrerà con lui, il re del nord verrà
contro di lui come un turbine con
carri e cavalieri e con molte navi;
penetrerà nei paesi, li inonderà e
passerà oltre. Entrerà pure nel paese
glorioso [la terra di Israele] e molti
saranno abbattuti; ma queste scamperanno dalle sue mani: Edom,
Moab e gran parte dei figli di
Ammon [questi nomi designano
l’area della moderna Giordania].
«Egli [il re del nord] stenderà la
mano anche su diversi paesi e il
paese d'Egitto non scamperà. S'impadronirà dei tesori d'oro e d'argento
e di tutte le cose preziose dell'Egitto;
i Libici e gli Etiopi saranno al suo seguito.
«Ma notizie dall'est e dal nord lo
turberanno; perciò partirà con gran
furore, per distruggere e votare allo
10 La Buona Notizia
sterminio molti. E pianterà le tende
del suo palazzo fra i mari e [o nel] il
glorioso monte santo [ovvero, Gerusalemme, tra il Mar Morto e il Mar
Mediterraneo]; poi giungerà alla sua
fine e nessuno gli verrà in aiuto».
Ciò che vediamo qui è che alla fine
dei tempi, l’Egitto, insieme alle nazioni limitrofe, prima o poi sarà invaso dal «re del nord». Con il
termine «re del nord» la Bibbia si riferisce all’Impero greco dei Seleucidi che allora interessava un’ampia
area a nord del territorio di Israele
che finì con il combattere contro il
«re del sud» (il governante d’Egitto
e i paesi limitrofi a sud di Israele) per
il controllo dell’intera regione.
Similmente, alla fine dei tempi,
vedremo un nuovo «re del sud» approssimativamente nella stessa area
guidati da un «re del sud». Vi sarà
anche un «re del nord» a capo di un
prossimo risveglio dell’Impero Romano (l’antico regno dei Seleucidi
fu conquistato dai Romani, il cui impero ha visto molti risvegli nella storia, di cui l’ultimo deve ancora
avvenire).
È illuminante osservare come
una guerra in Libia «abbia scaturito»
una reazione da parte delle nazioni
europee, tra altri, che hanno mandato
aerei per bombardare obiettivi libici.
Dunque, ciò che vediamo è una serie
di eventi nel «sud» che portano il
«nord» a intervenire militarmente;
precisamente lo stesso schema biblico descritto in Daniele 11. Tuttavia, quello descritto da Daniele è di
proporzioni ben maggiori.
Nei capitoli 11 e 12 del libro di
geografica di prima, il quale avrà un
ruolo importante nello scaturire
un’invasione dal nord. La profezia
rivela anche che il «re del nord» conquisterà temporaneamente queste
terre del sud.
Ciò che stiamo testimoniando
ora nel Medio Oriente potrebbe
prima o poi condurre a una coalizione di popoli arabi e musulmani
Daniele si vede chiaramente che
l’adempimento finale di questi
eventi avverrebbe nel tempo in cui lo
Stato d’Israele sarebbe rinato e poco
tempo prima del ritorno glorioso di
Cristo e l’instaurazione del Suo
Regno. Quel tempo può essere incredibilmente vicino!
Dio dice che l’Egitto sarà prima
consegnato «nelle mani di un duro
padrone, e un re crudele lo dominerà» (Isaia 19:4). Tuttavia, vi sono
buone notizie per l’Egitto. Dio non
ha abbandonato questo paese né nessun altro. Non fa favoritismi verso
persone né nazioni (Atti 10:34-35),
e molti alla fine impareranno le Sue
vie.
La Bibbia ci dice che quando
Gesù Cristo ritornerà l’Egitto imparerà a osservare le leggi di Dio,
anche se inizialmente dovrà essere
disciplinato in tal senso.
Zaccaria 14:17-19 ci dice: «E
avverrà che, se qualche famiglia
della terra non salirà a Gerusalemme
per adorare il Re, l'Eterno degli eserciti, su di essa non cadrà alcuna
pioggia. Se la famiglia d'Egitto non
salirà e non verrà, neppure su di essa
cadrà la pioggia, ma cadrà la stessa
piaga con cui l'Eterno colpirà le nazioni che non saliranno a celebrare
la festa delle Capanne. Questa sarà
la punizione dell'Egitto, e la punizione di tutte le nazioni che non saliranno a celebrare la festa delle
Capanne».
Qui ci sono chiare prove bibliche
che la Festa delle Capanne, una delle
feste di Dio menzionate in Levitico
23:33-36, sarà osservata a livello
mondiale quando Gesù ritornerà
sulla Terra!
Ma è importante notare come la
storia d’Egitto finisce con una nota
molto positiva: «In quel giorno in
mezzo al paese d'Egitto vi sarà un altare consacrato all'Eterno, e una stele
eretta all'Eterno presso la sua frontiera. Sarà un segno e una testimonianza per l'Eterno degli eserciti nel
paese d'Egitto; quando essi gride-
ranno all'Eterno a motivo dei loro
oppressori, egli manderà loro un salvatore, uno potente che li libererà...
«L'Eterno si farà conoscere all'Egitto e gli Egiziani conosceranno
l'Eterno in quel giorno... L'Eterno
toccherà gli Egiziani, li colpirà e li
guarirà; essi ritorneranno all'Eterno,
che darà ascolto alle loro preghiere e
li guarirà. In quel giorno vi sarà una
strada dall'Egitto all'Assiria; gli Assiri andranno in Egitto e gli Egiziani
in Assiria, e gli Egiziani serviranno
con gli Assiri.
«In quel giorno Israele, il terzo
con l'Egitto e con l'Assiria, sarà una
benedizione in mezzo alla terra.
L'Eterno degli eserciti li benedirà,
dicendo: ‘Benedetto sia l'Egitto mio
popolo, l'Assiria opera delle mie
mani e Israele mia eredità!’» (Isaia
19:19-25).
Fino a quando il Medio Oriente
non sarà inondato di pace, la pace
non avrà inondato il Medio Oriente,
dobbiamo tenere gli occhi aperti e
osservare il diffondersi di queste agitazioni in Egitto e tra i paesi limitrofi, e vedere come questi eventi
modellano la regione per l’adempimento delle profezie bibliche ri-
Le origini del prossimo conflitto
P
erché vi è tanta agitazione nel
Medio Oriente? Perché vediamo
continue lotte tra gli Israeliani e
i loro vicini? Queste domande trovano
risposta risalendo a molti secoli prima
della fondazione dello Stato di Israele
nel 1948. La storia di questi conflitti risale a 4.000 anni fa ed è documentata in
un libro che molte persone non penserebbero mai di consultare, la Bibbia!
Molti considerano da sempre il
Medio Oriente un luogo esotico e
lontano in cui il passato antico e il
mondo moderno si uniscono. Questa
regione che vede frequenti conflitti
Luglio-Settembre 2014
tra Arabi ed Ebrei è la terra della
Bibbia, di Mosè e di Gesù, dei profeti e degli apostoli, che portarono
messaggi di ammonizione, di speranza e dell’amore di Dio.
Nel 1948 le Nazioni Unite legittimarono la creazione dello Stato di
Israele con il forte sostegno dell’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Da allora
queste due nazioni e i loro armamenti militari hanno aiutato Israele a
vincere le guerre contro i vicini
Arabi. Per decenni l’Inghilterra e gli
Stati Uniti sono stati coinvolti nel
Medio Oriente politicamente, economicamente e militarmente.
Il rapporto altalenante dell’America con le nazioni arabe ha prodotto
una successione di alleanze e ostilità.
Nel 1956 gli Stati Uniti sono stati
strumentali nel fare pressione sulla
Gran Bretagna, la Francia e Israele
per il ritiro dal Canale di Suez dopo
il colpo militare che tolse i corsi
d’acqua all’Egitto. Fu una coalizione
guidata dagli Stati Uniti che allontanò gli Iracheni dal Kuwait nella
Guerra del Golfo agli inizi del 1990,
11
e un’altra che spodestò il leader iracheno Saddam Hussein nel 2003.
Gli attacchi terroristici dell’11
settembre 2001 drammaticamente risvegliarono la consapevolezza americana ed europea degli antichi
conflitti nel Medio Oriente. Gli occidentali cercano di capire le ragioni
per l’odio tra gli Arabi e gli Ebrei e
perché quest’odio si è riversato nel
mondo occidentale.
Per gli studiosi della profezia biblica questi eventi e altri simili non
sono una sorpresa. Il Medio Oriente
è il punto focale della profezia biblica. Gerusalemme è il luogo in cui
Gesù il Messia proferì il vangelo del
Regno di Dio, ed è dove Egli ha promesso di ritornare immortale per stabilire quel Regno.
Durante tutti questi secoli, la
terra di Israele è stata al centro di
conflitti tra Arabi e Israeliani e tra
potenze straniere che gareggiano per
il controllo sull’area. Andiamo a vedere le origini di questo conflitto e
che direzione sta prendendo.
Antiche animosità radicate
nella famiglia di Abramo
La Bibbia contiene molte informazioni riguardo alle origini dell’odio che scorre tra Israeliani e
Arabi.
I popoli Arabi sono formati da
numerosi clan e tribù. Molti storici
fanno risalire i popoli della penisola
araba meridionale alla figura biblica
di Joktan (Genesi 10:25-30), il quale
nacque cinque generazioni prima di
Abramo, Altri popoli arabi discendono dal nipote di Abramo, Lot, che
fuggì da Sodoma, ovvero i popoli di
Moab e Ammon. Tuttavia, per capire
davvero la storia dei popoli arabi
dobbiamo studiare la vita di Abramo.
Iniziamo la nostra ricerca circa
4.000 anni fa nella città di Ur, vicino
al fiume Eufrate nella cosiddetta
Mezzaluna Fertile. Fu in questo ter-
12 La Buona Notizia
ritorio a forma di mezzaluna (che si
estendeva dal Golfo Persico al Nilo
egiziano) che apparvero le prime
grandi civiltà.
A Ur, il Creatore si manifestò a
un uomo di nome Abramo, destinato
a diventare il patriarca dell’Ebraismo, poi del Cristianesimo e in seguito anche dell’Islam. Per questo
motivo il suo nome fu cambiato in
Abrahamo. Il rapporto di Dio con
Abramo inizia in Genesi 12:1-3: «Or
l'Eterno disse ad Abramo: ‘Vattene
dal tuo paese, dal tuo parentado e
dalla casa di tuo padre, nel paese che
io ti mostrerò. Io farò di te una
grande nazione...’»
Genesi 16 contiene la storia affascinante ma alla fine anche tragica
del tentativo di Abrahamo e di sua
moglie Sarah di portare a compimento la promessa di Dio attraverso
soluzioni umane. Poiché era fisicamente impossibile per Sarai concepire figli, questa diede ad Abramo la
sua serva egiziana come madre surrogata. Da questa unione nacque
Ismaele. Per 13 anni a Ismaele fu
probabilmente detto che era il futuro
erede delle promesse che Dio aveva
fatto ad Abrahamo.
Ma Dio parlò nuovamente ad
Abramo come si legge in Genesi
17:1-2: «Quando Abrahamo ebbe
novantanove anni, l'Eterno gli apparve e gli disse: ‘Io sono l’Iddio onnipotente; cammina alla mia presenza, e sii
integro; e io stabilirò il mio patto fra
me e te e ti moltiplicherò grandemente’».
Dio lo rinominò Abrahamo e gli
fece un’incredibile promessa: i suoi
discendenti sarebbero stati un popolo eletto per i propositi di Dio per
generazioni. Dio aveva detto precedentemente ad Abrahamo che in lui
«tutte le nazioni della terra» sarebbero state benedette (Genesi 12:3).
La promessa includeva anche la terra
di Canaan (Genesi 17:8), ovvero la
striscia di terra geograficamente ete-
rogenea che si estende lungo la fascia orientale del Mar Mediterraneo.
Dio ristabilì il Suo patto con
Abrahamo, ma vi fu un’altra promessa che giunse come incredibile
per quest’uomo a cui Dio aveva promesso così tanto: «Poi Dio disse ad
Abrahamo: ‘Quanto a Sara, tua moglie... io la benedirò e da lei ti darò
pure un figlio; sì, io la benedirò ed
ella diventerà nazioni; re di popoli
usciranno da lei’» (versetti 15-16).
Le affermazioni di Dio sembravano incredibili. Non solo Sarai, rinominata Sara, era stata sterile tutta
la vita e derisa da Agar, ma ora era
ben oltre l’età per concepire figli.
Ciò che Dio stava promettendo ad
Abrahamo poteva accadere solo tramite intervento divino.
E Ismaele?
Ismaele era molto amato da suo
padre Abrahamo (versetto 18), ed era
stato cresciuto come il figlio della
promessa, ma l’Eterno Sovrano della
storia lo informò di avere altri piani.
Il piano originale di Dio era rimasto
immutato: il figlio della promessa
sarebbe stato generato da Abrahamo
e Sara. L’idea di Agar come surrogato fu loro, non di Dio.
Che lezione importante! Quante
volte procediamo con le nostre idee
pensando che rientrino nella volontà
di Dio, mentre in realtà Egli ha piani
totalmente diversi? Abrahamo e Sara
cercarono di adempiere la promessa
di Dio tramite soluzioni umane secondo tempistiche umane. Ciò che
accadde dopo modellò la storia di
molte generazioni.
Dio promise un figlio ad Abrahamo attraverso sua moglie Sara, ma
Ismaele? Abrahamo chiese a Dio se
Ismaele poteva comunque essere il
figlio della promessa. La risposta di
Dio è in Genesi 17:19-20:
Dio gli rispose: «‘No, ma Sara
tua moglie ti partorirà un figlio, e tu
lo chiamerai Isacco; e io stabilirò il
mio patto con lui, come un patto
eterno con la sua discendenza dopo
di lui. Quanto a Ismaele, io ti ho
esaudito. Ecco io lo benedirò, lo renderò fruttifero e lo moltiplicherò
grandemente. Egli diventerà padre di
dodici principi, e io farò di lui una
grande nazione’».
Come promesso da Dio, Sara rimase miracolosamente incinta e
diede alla luce Isacco. Il dolore e il
risentimento tra le madri dei due ragazzi portò Sara a
richiedere
che
Ismaele e sua madre
Agar fossero mandati via nel deserto,
e Abrahamo accondiscese sotto la direzione di Dio.
Ismaele si vide
diseredato e mandato via dal padre.
Questo preparò lo
scenario per generazioni di lotta tra lui
e Isacco, il nuovo
figlio di Abrahamo.
Ismaele divenne il
padre di molte tribù
e nazioni Arabe.
In seguito, dopo la morte di Sara,
Abrahamo sposò una donna di nome
Ketura ed ebbe altri figli da lei. Altre
popolazioni, incluse tribù arabe più
piccole come i Madianiti, discesero
da questi figli successivi, come descritto in Genesi 25:1-6.
Un’altra generazione di lotte
La storia biblica non finisce con
Ismaele e Isacco. Una generazione
dopo vi fu una contesa tra Giacobbe
ed Esaù, figli di Isacco. Prima della
loro nascita Dio spiegò che «il maggiore servirà il minore» (Genesi
25:23). Genesi 25 continua riportando come il maggiore, Esaù, vendette per un piatto di minestra la sua
primogenitura al fratello gemello
Luglio-Settembre 2014
Giacobbe.
In Genesi 27 troviamo la storia
di come Giacobbe raggirò il suo vecchio e cieco padre, Isacco, per farsi
dare la benedizione di primogenitura. Fu tramite la discendenza di
Giacobbe che Dio adempì il Suo
patto con Abrahamo.
L’odio di Esaù per ciò che percepì come un furto della sua primogenitura lo condusse a complottare
di uccidere Giacobbe, il quale fuggì
per salvarsi la vita, e visse lontano
dalla famiglia per molti anni.
I discendenti di Giacobbe divennero conosciuti con il nome di Israeliti. Invece Esaù, conosciuto come
Edom, divenne il patriarca degli
Edomiti o Idumei. Il rapporto tra
questi due popoli è stato a volte pacifico e altre volte sul limite del genocidio. Alcuni degli Arabi a noi
contemporanei sono di discendenza
edomita, così come altri popoli nel
Medio Oriente.
L’Islam e le Crociate
Entro il 610 dopo Cristo i popoli
Arabi del Medio Oriente erano divisi
in numerose tribù, tutti immersi in
pratiche pagane tipiche di quella
parte del mondo. Fu in quell’anno,
durante il mese di Ramadam, che
Moametto ricevette la prima di una
serie di rivelazioni che egli dichiarava essere divine. Alla fine queste
diventarono la base del Corano, libro
considerato sacro dai musulmani.
Il Corano contiene storie alternative alle storie di personaggi biblici noti come Noè, Abrahamo,
Ismaele, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosé, Giobbe, Giona, Saul,
Davide, Salomone, Maria e Gesù.
Moametto dichiarò che l’Islam era il
ritorno alla religione di Abrahamo
mentre il Giudaismo
e il Cristianesimo
erano corruzioni di
questa vera religione.
Secondo l’Islam,
è nel piano di Dio il
dare il ruolo di «figlio della promessa»
a Ismaele invece che
a Giacobbe.
Il Corano presenta differenze sostanziali rispetto alla
Bibbia riguardo all’interazione di Dio
con l’umanità. Queste differenze sono
più evidenti nella spiegazione del
Corano riguardo alla natura di Gesù
Cristo.
I cristiani credono che Gesù sia
l’unico Figlio di Dio, il Messia preannunciato nelle Scritture Ebraiche,
che sarebbe venuto per salvare
l’umanità. Fondamentalmente, alcuni nel Giudaismo accettano il
Gesù di Nazaret del primo secolo
come un rabbino speciale, i Musulmani Lo accettano come profeta, i
Cristiani attribuiscono a Gesù la condizione speciale di divinità in un rapporto personale con il Padre. Per i
musulmani devoti, questo è politeismo ed eresia.
Mentre gli Ebrei credono che la
Terra Santa è stata promessa a loro
attraverso il patto di Dio con Abra-
13
hamo e Isacco, i Musulmani credono
che Allah l’abbia promesso a loro attraverso Abrahamo e Ismaele. Dal
canto loro i Cristiani del Medioevo
credevano che la Terra Santa appartenesse a loro, visto l’adempimento
della promessa di Dio ad Abrahamo
nella persona di Gesù.
Nel 1095, l’Europa cattolica organizzò un esercito e mandò una crociata per strappare Gerusalemme dal
controllo musulmano. Dopo una
guerra terribile, Gerusalemme fu
conquistata dai Crociati nel 1099. I
Musulmani continuarono a combattere per la Terra Santa e una seconda
crociata fu fatta nel 1147. Infine, nel
1291 i Musulmani mandarono via gli
Europei dalla regione. Successive
crociate non riuscirono a riconquistare la città.
Uno degli avvenimenti più tristi
della storia avvenne con la “Crociata
dei fanciulli”. Migliaia di bambini
dalla Francia e dalla Germania affrontarono il difficile viaggio dall’Europa per prendere Gerusalemme.
Molti morirono di malattie e fame,
gli altri furono catturati e venduti
come schiavi.
L’area intorno a Gerusalemme
rimase nelle mani dei Musulmani
fino a quando non finì sotto la giurisdizione britannica dopo la caduta
dell’Impero Ottomano alla fine della
Prima Guerra Mondiale. Nel 1948 le
Nazioni Unite approvarono la formazione dello Stato moderno di
Israele, e decine di migliaia di rifugiati ebrei dai campi di concentramento nazisti si affrettarono verso la
loro nuova casa.
Molti Arabi si sentirono traditi
dall’Europa e dagli Stati Uniti. Da
quel momento in poi il mondo Arabo
e il mondo occidentale hanno sperimentato rapporti burrascosi, una situazione ulteriormente complicata
dal susseguirsi di guerre nel Medio
Oriente.
Durante la cattività Babilonese
14 La Buona Notizia
dei Giudei nel sesto secolo a.C., Dio
rivelò un aspetto storico al profeta
Daniele.
La storia del Medio Oriente
scritta in anticipo
In Daniele 2, il profeta riporta la
visione di quattro grandi potenze che
avrebbero dominato la Terra Santa: i
Babilonesi, i Persiani, i Greci e i Romani. Successivamente Dio mostrò
a Daniele i dettagli riguardo a questi
imperi. I primi 14 versetti del capitolo 8 di Daniele raccontano la visione del profeta. Daniele vide un
montone con due corna attaccato da
un capro che arrivava dall’occidente
con un grosso corno in mezzo agli
occhi.
Vi sono stati molti vani tentativi
di spiegare questa visione profetica,
ma una regola importante nello studio della Bibbia è di lasciare che la
Bibbia si interpreti da sola. Infatti lo
stesso capitolo 8, versetti 19-22,
narra che un angelo apparve a Daniele e gli spiegò il significato della
visione:
«Ecco, io ti faccio conoscere ciò
che avverrà nell'ultimo tempo dell'indignazione, perché riguarda il
tempo fissato della fine. Il montone
con due corna, che tu hai visto, rappresenta i re di Media e di Persia. Il
capro peloso è il re di Javan; e il gran
corno che era in mezzo ai suoi occhi
è il primo re. Il corno spezzato e le
quattro corna che sono sorte al suo
posto sono quattro regni che sorgeranno da questa nazione, ma non con
la stessa sua potenza».
Questo incredibile passo profetico riguarda eventi che ebbero luogo
oltre due secoli dopo Daniele. L’Impero Babilonese al tempo di Daniele
fu rovesciato dall’Impero MedioPersiano. Secoli dopo che Daniele
ebbe questa visione, i Greci, sotto
Alessandro il Grande, invasero e
conquistarono la Persia.
Il «gran corno» del capro è questo «primo re» dell’Impero Greco,
Alessandro il Grande. All’apice del
suo potere Alessandro improvvisamente morì e il suo impero fu diviso
tra quattro dei suoi generali, adempiendo le profezie in Daniele 8.
Ma c’è di più, come vediamo
nella lunghissima profezia in Daniele 11. A questo punto Babilonia
era stata conquistata dai Persiani, e
Daniele serviva sotto di loro. Il profeta fu nuovamente visitato da un angelo di Dio che gli spiegò gli eventi
futuri.
Daniele 11:2-4: «E ora ti farò conoscere la verità. Ecco, in Persia sorgeranno ancora tre re, ma il quarto
diventerà molto più ricco di tutti gli
altri; quando sarà diventato forte per
le sue ricchezze, solleverà tutti contro il regno di Javan. Allora sorgerà
un re potente che eserciterà un gran
dominio e farà ciò che vorrà.
«Ma quando sarà sorto, il suo
regno sarà fatto a pezzi e sarà diviso
verso i quattro venti del cielo, ma
non fra i suoi discendenti né con la
stessa forza con cui egli regnava,
perché il suo regno sarà sradicato e
passerà ad altri...».
In base a questa visione, dopo
l’epoca di Daniele ci sarebbero stati
vari re Persiani, ma tre in particolare
sarebbero stati di primo piano nella
storia dell’impero. Un quarto re
avrebbe intrapreso una guerra contro
la Grecia, il famoso Serse. L’Impero
Persiano avrebbe prosperato, ma
prima o poi sarebbe caduto sotto un
monarca greco il cui regno sarebbe
stato diviso in quattro parti. Il riferimento qui, ancora una volta come in
Daniele 8, è ad Alessandro il Grande
il cui impero fu «fatto a pezzi e diviso» tra i suoi quattro generali.
È importante comprendere che la
maggior parte della profezia biblica
ha a che fare con Gerusalemme. Daniele 11:5-39 riporta le profezie riguardo al «re del sud» e il «re del
nord». La storia dimostra che queste
profezie furono adempiute con i discendenti dei due generali di Alessandro, i Tolomei (che regnarono
dall’Egitto, a sud di Gerusalemme,
in qualità di re del sud) e i Seleucidi
(che regnarono dalla Siria, a nord di
Gerusalemme, in qualità di re del
nord). Queste due dinastie intrapresero numerose guerre per il controllo
del Medio Oriente per molto tempo,
dominando ora l’una ora l’altra la
terra di Israele fino a quando la resistenza dei Maccabei portò i Giudei
all’indipendenza nel 160 a.C.
dei figli di Ammon [nomi che indicano l’attuale Giordania].
«Egli [sempre il re del nord]
stenderà la mano anche su diversi
paesi e il paese d'Egitto non scamperà. S'impadronirà dei tesori d'oro
e d'argento e di tutte le cose preziose
dell'Egitto; i Libici e gli Etiopi saranno al suo seguito. Ma notizie dall'est e dal nord lo turberanno; perciò
partirà con gran furore, per distruggere e votare allo sterminio molti. E
pianterà le tende del suo palazzo fra
i mari e [o nel] il glorioso monte
Il futuro del Medio Oriente
In Daniele 11:40 la profezia fa
un balzo in avanti e si riferisce al
tempo poco prima del ritorno glorioso di Gesù Cristo sulla Terra. Qui
troviamo mutato lo scenario geopolitico: Alla fine, il regno del nord dei
Seleucidi fu assorbito nell’Impero
Romano: un impero che si è ripreso
varie volte nella storia dell’Europa,
ma ancora con un ultimo risveglio da
vivere secondo altre profezie.
Secondo la profezia, quindi,
l’ultimo «re del nord» sarà una
nuova superpotenza emergente nella
stessa area storicamente dominata
dall’impero romano.
Anche l’Egitto fu assorbito dall’Impero Romano ma più tardi divenne parte di un blocco di potenze
meridionali tramite le conquiste musulmane. Quindi è chiaro che l’ultimo «re del sud» sarà un leader o
una coalizione del mondo arabo.
Daniele riporta: «Al tempo della
fine il re del sud si scontrerà con lui
[il re del nord, e... questi] verrà contro di lui come un turbine con carri e
cavalieri e con molte navi; penetrerà
nei paesi, li inonderà e passerà oltre.
Entrerà pure nel paese glorioso [la
terra di Israele] e molti saranno abbattuti; ma queste scamperanno dalle
sue mani: Edom, Moab e gran parte
Luglio-Settembre 2014
santo [ovvero, Gerusalemme, tra il
Mar Morto e il Mar Mediterraneo];
poi giungerà alla sua fine e nessuno
gli verrà in aiuto» (versetti 40-45).
Quindi pare che un leader arabo
o una coalizione araba del sud lancerà un attacco contro l’emergente
superpotenza del nord, innescando
un’invasione da parte dell’Europa
con l’occupazione del Nord Africa e
di altre aree del Medio Oriente, e
Gerusalemme facente da quartier generale dei leader settentrionali. Questo processo è già iniziato in Libia.
Quando l’Unione Europea cercherà di occupare anche il resto del
mondo arabo, incluso Israele?
Quando, con la scusa di imporre la
pace, interverrà di nuovo militarmente per accaparrarsi il petrolio,
una risorsa dalla quale dipende la sua
sopravvivenza politica e religiosa,
industriale ed economica. L’epicentro geopolitico occidentale si sta già
spostando verso l’Unione Europea,
la quale ambisce ad esercitare l’antico ruolo dell’Impero Romano.
Gerusalemme calpestata
In Apocalisse 11:1-2 l’apostolo
Giovanni è ispirato a scrivere che nel
tempo che precederà il ritorno del
Messia, la «città santa», Gerusalemme, sarà occupata da forze straniere per quarantadue mesi.
Alla fine di quei tre anni e
mezzo, lo scenario sarà pronto per la
battaglia più grande mai vista nella
storia dell’umanità. Eserciti di questo re del nord e orde dall’Oriente,
come profetizzato, si riuniranno vicino a Israele per quella che viene
comunemente chiamata la battaglia
di Armageddon, ma che nella Bibbia
viene chiamata «la battaglia del gran
giorno di Dio Onnipotente» (Apocalisse 16:14).
Dobbiamo essere sempre in allerta. Gli scenari si stanno formando.
Alcuni leader islamici dichiarano
che sta per arrivare il successore di
Maometto per unire il mondo musulmano in preparazione del giudizio finale di Dio. Dal canto loro gli
ebrei aspettano la venuta del Messia
per restaurare la loro primogenitura,
mentre molti cristiani aspettano il ritorno di Gesù come Messia per regnare da Gerusalemme.
L’ironia è che molti musulmani,
ebrei e cristiani, compromessi come
sono nella politica e nella milizia,
non riconosceranno il vero Messia
quando verrà per stabilire il Regno
di Dio sulla Terra. Gli muoveranno
guerra, ma saranno definitivamente
sconfitti per essere rieducati nel vero
amore e nella vera giustizia! BN
15
Sull’orlo della bancarotta:
Le passività scoperte minacciano
l’economia occidentale
Il debito pubblico degli Stati Uniti e dell’Unione Europea sta creando un altro caos:
L’insufficienza di coperture finanziarie per lo Stato e gli enti locali.
Dove conducono i continui incrementi di tasse?
T
utti sappiamo che l’attuale
crisi economica occidentale
parte da lontano e precisamente dagli Stati Uniti d’America.
Quel che sta accadendo negli Stati
Uniti d’America va seguito con attenzione, perché si ripercuote sui
Paesi europei.
All’inizio di aprile del 2011 milioni di americani sono rimasti paralizzati dal timore di un blocco delle
attività amministrative del governo
(il famoso ‘government shutdown’)
con membri del partito democratico
e repubblicano in lite per decidere le
priorità di spesa. Oggi entrambe le
parti concordano sulla necessità di
tagli alla spesa pubblica a fronte di
un deficit di 1.400 miliardi di dollari
all’anno. Ma se i repubblicani appena eletti vogliono una significativa
riduzione delle uscite, i democratici
sono dal canto loro piuttosto selettivi
nei programmi che “rivedrebbero“.
Ad ogni modo subito dopo l’incombente crisi di bilancio federale
viene la crescente minaccia delle
passività senza copertura, che potrebbero affondare il governo americano facendolo inabissare, a tutti i
livelli, in una profonda melma di impossibilità fiscale. Le promesse fatte
decenni fa tornano a tormentare le
amministrazioni pubbliche a corto di
fondi, lasciandole alle prese con passività per prestazioni previdenziali e
mediche fuori controllo dato il nu-
16 La Buona Notizia
mero sempre più elevato di pensionati, anziani e fruitori di servizi sanitari.
Il problema ha colpito duramente sia gli Stati che le gestioni locali. Nei mesi di febbraio, inizio
marzo l’America è rimasta attonita
di fronte alle proteste di migliaia di
insegnanti e altri impiegati statali
sindacalizzati del Wisconsin che ricordavano quelle degli anni Sessanta
per i diritti civili; gli stessi sono sfilati in corteo, gridando slogan, e
hanno occupato il Campidoglio di
Madison per manifestare contro la
proposta del Governatore repubblicano Mark Walker di abolire il loro
diritto alla contrattazione collettiva.
Solo un ordine del tribunale li ha
fatti uscire dall’edificio della sede
governativa.
Anche se il tema più immediato
riguardava i diritti alla contrattazione
collettiva bisogna dire che alla base
c’era e c’è ancora un problema in
atto di più larga portata legato alle risorse finanziarie del Wisconsin.
Quest’ultimo, che si vanta di essere
la ‘sede’ del movimento progressista
americano, è quasi in fallimento, con
un deficit che dovrebbe raggiungere
i 3,6 miliardi per l’anno fiscale. E
Walker aveva promesso drastiche riforme per ricondurre lo stato alla responsabilità fiscale.
Poco dopo essere entrato in carica il Governatore ha annunciato un
piano ambizioso per pareggiare il
budget statale chiedendo agli insegnanti di assumersi la responsabilità
di una quota maggiore di costi destinati a pensioni e assistenza sanitaria.
La legge da lui introdotta nella legislatura conteneva anche una disposizione per abolire la contrattazione
collettiva: misura che è stata vista
dagli insegnanti e dai loro sostenitori
della centrale sindacale AFL-CIO
come un tentativo di porre fine al
sindacato.
Solidali con i dipendenti pubblici i legislatori democratici hanno
risposto facendo mancare il quorum
necessario a una votazione che sapevano avrebbero perso. La lotta è continuata per settimane raggiungendo
il punto di massima tensione il 9
marzo, data in cui i repubblicani
hanno trovato una scappatoia per approvare la legge.
Miliardi di passività scoperte
minacciano
la solvibilità degli Stati
Il Wisconsin è diventato simbolo
della drammatica situazione fiscale
di Stati e amministrazioni locali. A
metà marzo circa 9 stati americani su
10 subivano o prevedevano di subire
ingenti deficit di bilancio. E il piano
Walker di contrastare il deficit di bilancio ha innescato simili manovre
in Michigan, Ohio, Indiana e altri
stati ampiamente a favore dei sinda-
cati dove, date le difficoltà economiche, si sta valutando la possibilità di
approvare leggi analoghe.
La questione di fondo è che le
pensioni governative locali sono in
conflitto con la realtà. Uno studio
pubblicato alla fine del 2010 da un
gruppo di economisti presso la Northwestern University e la University
of Chicago avvertiva che le crescenti
passività per prestazioni pensionistiche «minacciano la capacità di operare del governo».
Considerando
attentamente i dati di 77 dei maggiori
piani pensionistici municipali
a prestazioni previdenziali predefinite che riguardano 2 milioni di impiegati e pensionati,
lo studio concludeva che gli
impegni complessivi stimati
dei fondi pensionistici americani ammontano a 574 miliardi. Certamente l’importo
varia da città a città; ogni unità
famigliare di Chicago ad esempio ha in carico quasi 42.000
dollari per le rispettive pensioni locali, mentre a New
York City, seconda in classifica, la cifra è di 39.000 dollari.
La National League of Cities nel suo rapporto più recente riguardo alla situazione
fiscale ha messo il problema
delle passività senza copertura
in cima alla lista dei problemi, con i
costi per le prestazioni mediche e
pensionistiche degli impiegati in
testa. Come abbiamo già evidenziato
la questione non è limitata agli enti
locali: anche gli Stati si confrontano
con centinaia di miliardi di passività
scoperte. Se si sommano gli impegni
statali a quelli locali le cifre sono impressionanti. Una ricerca della rinomata Pew Foundation ha fissato
l’ammontare degli impegni senza copertura a più di 1.000 miliardi per il
prossimo decennio, mentre altri studi
sono stati ancor più pessimisti.
Luglio-Settembre 2014
Ad ogni modo questi importi
sembrano poca cosa se si includono
le passività americane totali. Il debito USA complessivo aggiunto agli
esorbitanti impegni a lungo termine
di fondo di sicurezza sociale, programma della Pubblica sanità e prevenzione ammonta, secondo alcune
stime, a più di 50.000 miliardi ossia
mezzo milione di dollari a famiglia!
C’è da restare allibiti…
Stato e amministrazioni si stanno
rendendo conto della realtà del problema. A Philadelphia, che presto
sarà a corto di soldi, il sindaco Michael Nutter ha definito lo schema a
prestazioni predefinite ‘insostenibile’
e ha annunciato programmi per sostituirlo con un altro senza garanzie
di sussidi.
Anche le città minori sono in ristrettezze economiche. Nel 2009 Prichard, Alabama, una cittadina alla
periferia di Mobile, si è ritrovata
senza disponibilità per il proprio
fondo pensionistico. Invece di affidare allo Stato il mandato di eseguire
i pagamenti Prichard ha semplicemente smesso di inviare gli assegni
ai suoi 150 pensionati. Tale misura
ha fatto scalpore in tutto lo Stato e ha
visto i titolari delle prestazioni intentare azioni legali per ottenerne la
liquidazione.
Difficili realtà economiche
Il crescente problema di come finanziare miliardi a favore di prestazioni mediche, previdenziali e
pensioni ha portato paradossalmente al seguente dibattito nazionale: Le pensioni sono un
diritto garantito per gli impiegati pubblici? Quasi nessuno
dei parlamentari parla di ridurre le spese militari.
Meno male che molte costituzioni statali in America
sembrerebbero tutelare tale diritto. In Illinois, ad esempio, la
legislatura ha recentemente approvato una serie di riforme
che farà risparmiare centinaia
di milioni di dollari nel prossimo decennio. Tuttavia può
essere “troppo poco e troppo
tardi”; molti osservatori, infatti, dubitano che questo risolverà i problemi di budget
dell’Illinois.
In tutto il paese i fondi
pensione devono fare i conti
con realtà economiche molto difficili. Negli ultimi anni si è assistito a
un aumento dei pensionamenti pubblici e a un allungamento della durata di vita che estende i tempi in cui
le relative prestazioni dovranno essere pagate. La rapida crescita dei
costi sanitari al doppio del tasso d’inflazione per più di un decennio non
fa altro che aggravare il quadro.
Questa situazione si è verificata
in un periodo in cui le assunzioni a
livello locale e statale ristagnano diminuendo il numero di nuovi lavoratori che contribuiscono al sistema. E
17
se gli USA continuano a subire la
stagnazione economica, le sue città
e i suoi Stati a corto di soldi devono
licenziare migliaia di impiegati per
poter garantire l’assistenza medica e
previdenziale.
Stati ed enti locali sono in difficoltà anche per i bassi tassi d’interesse che riducono i profitti sui fondi
pensione investiti. Per anni la maggior parte dei gestori di fondi locali e
statali riuscivano a ottenere rendimenti dal 7 all’8%, un tasso realistico fino a non molto tempo fa. Ad
esempio l’imponente fondo CalPERS (Agenzia californiana per le
indennità pensionistiche e sanitarie
di dipendenti pubblici e pensionati),
il più consistente del paese con un
capitale di più di 200 miliardi di dollari, raggiungeva, per un periodo
ventennale, profitti tendenziali del
7,75%. Gli ultimi due anni però
hanno visto crollare drammaticamente questo valore. Anche se molti
gestori sperano di ottenere dal 6 al
7%, i recenti sconvolgimenti in
campo economico indicano che persino queste cifre sono con ogni probabilità troppo ottimistiche.
È interessante che molte costituzioni pongano sotto mandato il pagamento delle pensioni, nessuna di
loro però ha elaborato una modalità
per produrre denaro! A differenza del
governo federale che ha seguito la
politica insidiosa della creazione infinita del debito, stati e città devono
pareggiare i loro budget ogni anno.
L’Illinois dal canto suo ha affrontato il problema aumentando le
imposte sulle persone fisiche e sulle
società. Ma in tutta risposta i cittadini danarosi e le loro aziende stanno
abbandonando la piazza, lasciano
cioè gli Stati con elevata imposizione fiscale. Come dice un blogger
«le leggi dell’economia sono molto
meno remunerative della legge che
cospira contro il contribuente».
E la California? Se fosse una na-
18 La Buona Notizia
zione a sé sarebbe l’ottava economia
mondiale. Tuttavia con un deficit di
bilancio di 28 miliardi, l’ex Governatore Arnold Schwarzenegger ha
dichiarato lo stato di “emergenza
economica”. Stime del California
Public Policy Center indicano un
‘buco’ per le pensioni statali e locali
che va da 325 a quasi 500 miliardi
nei prossimi dieci anni. Per contro
nell’ultimo quinquennio le entrate
statali sono state pari a 94,5 miliardi
annuali.
Consideriamo poi che a tutt’oggi
lo Stato californiano e le sue amministrazioni locali occupano più di 1,5
milioni di lavoratori, pari a quasi il
5% della rispettiva popolazione.
Ognuno di loro ha diritto a sussidi
generosi in base al citato schema
pensionistico a prestazioni previdenziali predefinite, uno dei più liberali
del paese. (Il suo fondo pensione, stimato a più di 200 miliardi, è uno dei
più consistenti investimenti a Wall
Street).
Si aggiunga che nel periodo
2009-2010, per contrastare l’imminente disastro, la California ha approvato misure che riducessero
alcuni degli aumenti dello scorso decennio a carico delle pensioni degli
impiegati pubblici e incrementassero
i contributi degli stessi ai fondi pensione. Questi tiepidi tentativi però
non sono riusciti a risolvere i problemi basilari e attualmente quello
Stato si trova ad affrontare, secondo
il Public Policy Center, «un’implosione finanziaria». Alla fine dell’anno scorso il Controllore delle
entrate fiscali, John Chiang, ha annunciato la notizia sconvolgente per
cui le passività scoperte erano cresciute di 8.100 miliardi nell’esercizio fiscale 2010, un importo quasi
uguale al 25% del budget annuale
destinato all’istruzione (dall’asilo all’università). In una situazione del
genere risulta evidente che la California non ha fatto altro che riman-
dare i problemi.
A questo punto facciamo una riflessione conclusiva importante: gli
schemi pensionistici degli impiegati
pubblici vengono paragonati sempre
più a piani piramidali, dove i contributi trattenuti ai lavoratori sono usati
per pagare i sussidi a chi ha già cessato la propria attività lavorativa o è
prossimo a farlo. Il timore crescente
è che, come tutti i piani di questo
tipo, chi vi aderisce per ultimo finisca per non guadagnarci nulla. Stato
dopo stato, infatti, le riforme di questi schemi vedono gli impiegati con
minore anzianità nella posizione di
dover pagare spesso contributi più
elevati a fronte di sussidi ridotti.
I generosi sussidi
degli impiegati pubblici
Gli osservatori finanziari ed economici mettono in evidenza i sussidi
più ‘sostanziosi’ incassati dalla maggior parte dei dipendenti pubblici.
Uno studio del 2010 dell’American
Legislative Exchange Council, la più
grande organizzazione no partisan ad
adesione volontaria di legislatori statali [e rappresentanti del settore privato], ha mostrato che gli impiegati
pubblici ricevono importi molto più
elevati di chi opera nel privato. La ricerca ha rilevato in particolare che i
sussidi destinati agli statali sono superiori del 69%. Questi fondi vengono presi dalle tasse. In questo
modo, paradossalmente, i lavoratori
privati impoveriscono, lavorando per
arricchire quelli che li dovrebbero
servire, gli impiegati pubblici.
Irresponsabilità fiscale
e sfacelo
Gli osservatori di ogni schieramento politico concordano sul fatto
che le passività scoperte compromettano la sopravvivenza economica
del paese. Molti però non sono consapevoli delle lezioni fornite dalla
storia sui pericoli dell’irresponsabilità tributaria a livello nazionale.
Spesso il collasso fiscale è stato
indicato come la principale causa
della caduta dell’antica Roma. Lo
storico Edward Gibbon del 18° secolo citava l’eccessiva tassazione e
il debito pubblico alle stelle come
uno dei motivi del declino degli imperi più potenti dell’antichità. Nella
sua opera storica The History of the
Decline and Fall of the Roman Empire Gibbon affermava inoltre che il
crollo tributario di Roma era la conseguenza delle richieste da parte dei
pretoriani di elevati compensi e indennità come pure dei crescenti costi
per il reclutamento di mercenari stranieri a difesa dell’Impero.
La Bibbia rivela a sua volta che
l’antica Israele passò dalla prosperità
al declino a causa dell’irresponsabilità fiscale. Sotto Re Salomone il
paese beneficiò di una prosperità
senza precedenti; denaro e tributi
confluivano nelle casse del Regno
dalle nazioni circostanti che gli
israeliti avevano conquistato o con
cui avevano sottoscritto trattati. «E
Salomone dominava su tutti i regni
di qua dal fiume [Eufrate], fino al
paese dei Filistei e sino ai confini
dell’Egitto. Essi gli recavano dei
doni, e gli furono soggetti tutto il
tempo ch’egli visse» (1 Re 4:21).
Il sovrano però seminò i semi
della distruzione del paese per immoralità ed eccessiva tassazione.
Poco tempo dopo la sua morte il
regno fu diviso in due nazioni,
Israele e Giuda. Dopo Salomone
quest’ultime furono governate da
molti regnanti malvagi e sperimentarono nuovamente una tassazione
elevata unita al pagamento di tributi
alle nazioni circostanti.
Joiakim dal canto suo, un sovrano fantoccio che regnò su Giuda
più di tre secoli dopo, tassò pesantemente la popolazione per pagare tributo al Faraone egiziano Neco, che
Luglio-Settembre 2014
aveva esteso il proprio dominio su
Giuda. “Joiakim... per pagare quel
danaro secondo l’ordine di Faraone,
tassò il paese; e, imponendo a ciascuno una certa tassa, cavò dal popolo del paese l’argento e l’oro da
dare a Faraone Neco» (2 Re 23:35).
Imperi e domini dell’antichità
purtroppo non impararono mai la lezione della responsabilità fiscale e
questo li condusse alla rovina. Se
guardiamo agli Stati Uniti d’America, solo qualche decennio fa la nazione era la più grande prestatrice,
ora è la maggior debitrice della storia, con un deficit che aumenta a un
tasso astronomico.
Non è che l’Europa stia facendo
di meglio, specialmente adesso che
deve far fronte alle concorrenze
della globalizzazione e al proprio
riarmo militare allo scopo di proteggere l’Euro.
Colpisce l’ammonimento di Dio
all’antica Israele riguardo alle conseguenze della disobbedienza alle
Sue leggi: «Lo straniero che sarà in
mezzo a te salirà sempre più in alto
al disopra di te, e tu scenderai sempre più in basso. Egli presterà a te, e
tu non presterai a lui; egli sarà alla
testa, e tu in coda.
Tutte queste maledizioni verranno su te, ti perseguiteranno e ti
raggiungeranno, finché tu sia distrutto, perché non avrai ubbidito
alla voce dell’Eterno, del tuo Dio,
osservando i comandamenti e le
leggi ch’egli t’ha dato” (Deuteronomio 28:43-45, enfasi aggiunta).
Le antiche nazioni di Giuda e
Israele, guidate da governanti miopi
e corrotti, perseguirono entrambe
sentieri distruttivi con il risultato,
alla fine, di essere sconfitte e di vedere il proprio popolo ridotto in
schiavitù sotto il dominio di potenze
straniere. Gli americani e gli europei
faremo la stessa fine?
Il tempo di pentirci e invertire
rotta ci sarebbe. BN
Sane regole
contro
l’impoverimento
1.
Non rimandare a domani quel
che puoi fare oggi.
2.
Non confondere i bisogni con i
desideri.
3.
Non sopravvalutare la ricchezza
materiale.
4.
Cura i tuoi beni materiali, altrimenti andranni persi.
5.
Evita il più possibile di fare debiti.
6.
Impara dagli errori, non giustificarli.
7.
La stabilità viene da sforzi diligenti, non dai giochi d’azzardo.
8.
Proteggiti mediante l’onestà, perché la frode fa perire.
9.
Sii generoso nella vita negli affari
e nella vita personale.
10.
Metti Dio sempre al primo posto.
Proverbi 8:17-21:
“Io amo quelli che mi amano, e
quelli che mi cercano mi trovano.
Con me sono ricchezze e gloria, i
beni duraturi e la giustizia. Il mio
frutto è migliore dell'oro fino, il
mio prodotto vale più dell'argento
selezionato. Io cammino per la
via della giustizia, per i sentieri
dell'equità, per far ereditare ricchezze a quelli che mi amano, e
per riempire i loro tesori.
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