“Viaggio al centro della Terra”, realizzato dagli alunni delle classi quarte e quinte del Circolo Didattico “Gino Capponi” di Catania, è stato un progetto nel quale sono state approfondite le conoscenze del territorio vulcanico dell’Etna e della Sicilia per scoprire i misteri delle profondità della Terra. Il percorso educativo- didattico ha suscitato in loro tante domande ed un interesse per la realtà dal quale comincia il vero cammino della conoscenza. Il presente supporto didattico ha lo scopo di suscitare nel lettore un pizzico di curiosità nei confronti della realtà per appassionarsi allo studio di essa. Docente responsabile del progetto Maria Letizia Torrisi INDICE DEGLI ARGOMENTI Un po’ di storia Le eruzioni Le origini della Terra Tipologie di vulcani La struttura della Terra L’Etna La deriva dei Continenti Come si è formata l’Etna La Tettonica a zolle Come si formano le grotte La formazione delle montagne La Terra trema Le caldaie bollenti della Terra Anche il mare trema Dentro il vulcano Le leggende dei vulcani L'uomo ha sempre avuto interesse per la natura e per l'origine delle rocce che costituiscono la superficie della Terra. Rappresentazione della struttura dell'Universo secondo la teoria eliocentrica, che si affermò grazie agli studi di Copernico Tra gli antichi, Erodoto (485-425 a.C.) rilevò la presenza di conchiglie marine nelle regioni interne dell'Egitto e concluse che dovevano essere state depositate là dalle acque di un antico mare che si erano ritirate. Pitagora Seneca Di Pitagora (VI sec. a.C.) si dice che avesse interpretato i fossili marini rinvenuti sulle montagne della Grecia come prova del livello cui un tempo era giunto il mare. Trovandosi il Mar Mediterraneo in un'area vulcanica e sismica del globo, molti furono gli autori greci e romani che rimasero affascinati dai fenomeni prodotti dai vulcani e dai terremoti. Strabone, come altri autori più recenti, considerava i vulcani come naturali valvole di sicurezza che permettono ai pericolosi vapori terrestri di fuoriuscire, e Seneca (3- 65 d.C.) pensava che i terremoti fossero causati da alcuni vapori che diventavano turbolenti all'interno della Terra, che egli supponeva cavernoso. Strabone (58- 21 a. C.) In Cina, nel 132, Chang Heng (78-139) inventò una 'banderuola per il terremoto', che costituisce il primo sismografo mai costruito. Molto più tardi, Avicenna, il padre delle scienze della Terra nel mondo arabo, studiò non soltanto i terremoti, ma anche molti altri fenomeni geologici. Ibn Sīnā (Avicenna) 980 –1037 d. C. Alcune delle idee correnti nell'Europa occidentale ci appaiono oggi alquanto bizzarre. Per esempio, si riteneva che le gemme si formassero in virtù di un'energia celeste che penetrava nella Terra. Tuttavia, nonostante queste prime idee così fantasiose, fu proprio nell'Europa occidentale, che, a partire dal 1500, presero avvio le moderne scienze della Terra. NESSUNO È STATO TESTIMONE DEGLI AVVENIMENTI STRAORDINARI CHE SI SONO SVOLTI ATTORNO AL SOLE NASCENTE CIRCA 4,5 MILIARDI DI ANNI FA. TUTTAVIA GLI SCIENZIATI SONO GIUNTI A RICOSTRUIRE QUEGLI AVVENIMENTI E A RINTRACCIARE LA STORIA PRIMITIVA DEL NOSTRO PIANETA. La Terra si è formata inizialmente attraverso l'aggregazione di polveri in piccoli corpi, chiamati pianetini, poi per assembramento gravitazionale. La Terra in formazione era calda e si riscaldò ancor più poiché racchiudeva elementi radioattivi, i quali per disgregazione liberarono calore e determinarono la fusione e l’omogeneizzazione di tutto il pianeta. Dopo questa omogeneizzazione la Terra si raffreddò lentamente e gli elementi chimici meno leggeri si combinarono per formare dei minerali, che sotto l'effetto delle forze gravitazionali, si raggrupparono secondo la loro densità per formare il nucleo, il mantello e la crosta terrestre. La Terra è così diventato un pianeta differenziato. MANTELLO NUCLEO ESTERNO NUCLEO INTERNO CROSTA La Terra è nata più di quattro miliardi di anni fa ed è passata molto lentamente dallo stato gassoso a quello solido. Aveva circa un miliardo di anni quando cominciò a prendere una struttura a strati, simile ad una cipolla: il ferro fuso andò a formare un nucleo interno, dotato di calore, e i materiali più leggeri si raccolsero verso l’esterno, raffreddandosi e formando una crosta, cioè l’involucro esterno. Tra il nucleo e la crosta si formò uno strato di transizione, chiamato mantello. La crosta e il mantello formano la litosfera. Il passaggio da uno strato ad un altro è identificato da superfici di discontinuità: • La crosta è divisa dal mantello a circa 30-40 chilometri di profondità dalla discontinuità di Mohorovicic o Moho; • Il mantello è diviso dal nucleo esterno a circa 2900 chilometri di profondità dalla discontinuità di Gutenberg; • Il nucleo esterno è diviso dal nucleo interno a circa 5100 chilometri di profondità dalla discontinuità di Lehmann. LA CROSTA Esistono due tipi di crosta, che sono diverse sia per la natura e la struttura delle rocce che li costituiscono, sia per l'età, sia per il livello medio della loro superficie: CROSTA CONTINENTALE CROSTA OCEANICA Il livello medio della superficie della crosta continentale supera di oltre 4000 metri quello della crosta oceanica. La Crosta Continentale o SiAl é formata prevalentemente da minerali di Silicio e di Alluminio; essa comprende sia la piattaforma continentale, sia parte della vicina scarpata continentale (la parte che scende in mare). La crosta continentale, con uno spessore medio di 40 chilometri, è costituita da rocce magmatiche (graniti) e metamorfiche. Lo strato superficiale dei continenti è ricoperto per la maggior parte da rocce sedimentarie . La Crosta Oceanica o SiMa, costituita da minerali di Silicio e di Magnesio costituisce la base dei bacini oceanici e presenta una struttura a strati molto costante. La crosta oceanica ha uno spessore minore, che misura circa 6-8 chilometri ed è formata da rocce ignee di tipo diverso. Infatti troviamo un primo strato di basalti e al di sotto i gabbri e le rocce metamorfiche; anche la superficie della crosta oceanica è ricoperta da sedimenti. IL MANTELLO Il mantello è uno strato costituito prevalentemente da rocce magmatiche (peridotite) più dense dei gabbri e dei basalti che formano la crosta. In questo strato la velocità e la direzione delle onde sismiche subiscono dei cambiamenti improvvisi che ci permettono di capire che le rocce non sono sempre allo stato solido. Ricordiamoci che il magma si origina ad una profondità di circa 100 chilometri. Infatti, nello spessore compreso tra i 70 e 200 chilometri di profondità (immediatamente sotto la crosta) si pensa che ci possa essere materiale roccioso fuso. IL NUCLEO Sempre in base al comportamento delle onde sismiche , si ipotizza che il nucleo esterno sia formato da rocce fuse, perché manifesta le caratteristiche di un liquido. Si pensa che sia ricco di ferro mescolato a silicio e altri metalli come il nichel. NUCLEO ESTERNO Il nucleo interno, invece, si comporta come un solido, in modo rigido ed elastico: sembra costituito da rocce allo stato solido. NUCLEO INTERNO Schema dell'interno della Terra In sintesi Al centro si trova un nucleo ferroso: la discontinuità di Lehmann lo separa dal guscio successivo, il nucleo esterno. Questo è a sua volta separato dal mantello inferiore dalla discontinuità di Gutemberg. Si passa quindi al mantello superiore che comprende l'astenosfera ed il mantello litosferico che, insieme alla crosta continentale e a quella oceanica ( che costituisce il fondo dei mari e degli Oceani ), forma la litosfera. La “deriva dei continenti" è una teoria geologica, elaborata dal geofisico tedesco Alfred Wegener, secondo la quale 200 milioni di anni fa, le terre formavano un unico blocco , chiamato Pangea, circondato dalla Pantalassa, un unico oceano. La Pangea si spezzò in due grandi blocchi, che diedero poi origine ai continenti: la parte meridionale, Gondwana, e la parte settentrionale, Laurasia. Questi lentamente si allontanarono l'uno dall'altro fino a raggiungere la disposizione attuale. Circa 200 milioni di anni fa, i continenti attuali erano riuniti in un unico blocco chiamato Pangea. Circa 180 milioni di anni fa, l’Europa e l’Asia erano unite all'America Settentrionale ed erano separate dal blocco costituito da America meridionale e Africa. Un altro blocco era costituito da Australia e Antartide mentre l'India viaggiava da sola verso Nord. Oggi l'Australia è separata dall'Antartide, l‘Oceano Atlantico ha dimensioni ragguardevoli e la frattura tra Europa e Africa si è trasformata nel mar Mediterraneo. L'India si è scontrata con l'Asia e, dallo scontro, è nato l'Himalaya. La teoria di Wegener è stata avvalorata dai ritrovamenti di resti fossili di rettili e di una felce. Anche le rocce corrispondevano nonostante la lontananza dei continenti in cui furono ritrovati. Per molti decenni la teoria della deriva dei continenti di Wagener non incontrò molti consensi. Fu ripresa negli anni sessanta, quando le nuove tecnologie consentirono di ampliare le conoscenze sui fondali oceanici. Con le ecosonde si è tracciata una mappa delle immense dorsali oceaniche e si è elaborata la teoria della “ tettonica a zolle o a placche”. Secondo questa teoria, la litosfera sarebbe divisa in una ventina di frammenti rigidi e di diverse dimensioni: le placche o zolle. Le zolle o placche terrestri sono grandi blocchi di crosta terrestre che si muovono come zattere galleggianti (ad una velocità non percepibile all’uomo) su una base di rocce più fluide. Le grandi zolle, con il loro movimento, hanno provocato il distacco dei continenti, ma, sui loro margini, la forza delle spinte hanno determinato la formazione delle catene montuose. Ogni placca ha un basamento di materiale denso di rocce decisamente basiche, cui si sovrappongono la crosta oceanica formata da basalti e la crosta continentale di rocce granitiche. Quando i margini di due placche si allontanano l’uno dall’altro si parla di margini divergenti. Nelle zone in cui avviene questo fenomeno si verifica una distensione della litosfera e la potenza della crosta terrestre diminuisce sempre di più fino a portare alla lacerazione della crosta, i magmi profondi risalgono lungo le grandi fratturazioni che vengono a crearsi e danno origine ad una intensa attività vulcanica. La lunga linea di vulcani che è caratteristica di questa struttura viene chiamata dorsale. La dorsale più famosa e studiata è la dorsale medioatlantica, che attraversa in senso latitudinale tutto l’Oceano Atlantico; i vulcani che la formano in alcuni punti giungono a superare il livello del mare formando isole famose come Sant’Elena, le Isole di Capo Verde, le Azzorre, l’Islanda. Le rift valley (tra le quali la più imponente e spettacolare è in Africa orientale) hanno questa origine. Quando il fondo della fossa raggiunge il livello del mare, le acque la invadono e si genera un oceano in espansione. La zona dei grandi laghi della Rift Valley in Africa ( foto satellitare) Planisfero asciutto nel quale si evidenziano gli elementi fondamentali della crosta oceanica e continentale: in particolare si possono osservare le grandi dorsali dell‘Oceano Atlantico, dell‘Oceano Indiano e dell‘Oceano Pacifico, create da eruzioni sottomarine, che a volte emergono tanto da formare isole, come nei casi delle Azzorre o dell‘Islanda. Un tempo si credeva che le diverse parti della Terra si fossero formate con il progressivo raffreddamento del globo, così come accade in una mela che , invecchiando, si raggrinzisce: sulla sua buccia si formano righe, creste, piccoli rilievi. Per spiegare la formazione dei mari e delle terre emerse, delle montagne e delle pianure sono state sviluppate diverse teorie. La crosta terrestre è formata da grandi blocchi, “placche” o “zolle”, che si muovono, si scontrano, si spingono l’uno contro l’altro, su uno strato semifluido, determinando movimenti che con il passare di milioni di anni portano a profonde trasformazioni della superficie: tutto questo è confermato dalla teoria della “tettonica a zolle”. Con il loro movimento, le grandi zolle della crosta terrestre hanno provocato non solo il distacco dei continenti, ma anche, sui margini, delle spinte che hanno determinato il sollevamento di rughe montuose alte migliaia di metri sulle terre emerse. Questo fenomeno, durato per centinaia di anni si chiama “orogenesi”. Le montagne possono nascere anche da profonde spaccature della crosta terrestre quando, in uno dei due lati della spaccatura, detta “faglia”, si verifica uno sprofondamento o un innalzamento del suolo. Faglia di S. Andrea in California Il dislivello che si forma tra le due parti dà origine a rilievi montuosi modellati poi dall’erosione della pioggia e del vento. Cervino Monte Bianco Il vulcanismo è l’insieme di fenomeni provocati dall’attività del magma quando si manifesta in superficie o a una limitata profondità. Le cause che portano un magma a risalire attraverso rocce solide sono due: • la densità più bassa che il magma ha rispetto alle rocce sovrastanti; • lo spostamento del magma in fratture prodotte dalla pressione esercitata dal magma stesso. In base alla teoria della tettonica a zolle, i vulcani si formano prevalentemente quando la litosfera terrestre subisce fenomeni di compressione o di distensione. Nel primo caso, una zolla è spinta fino a incunearsi sotto un'altra e sprofonda nel mantello; mentre nella distensione una zolla si rompe lungo una frattura e si formano due pezzi di litosfera che si allontanano uno dall'altro. Il movimento delle zolle porta a tre tipi di contatti possibili tra i margini: divergenti, convergenti e trasformi. Il vulcanismo attivo si colloca in gran parte lungo queste zone di contatto e presenta caratteristiche diverse a seconda del tipo di margine : • MARGINI DIVERGENTI I margini divergenti sono quelli posti in corrispondenza delle dorsali oceaniche, dove le due zolle si allontanano una dall'altra. Sono contraddistinti da sismicità superficiale e da vulcanismo basaltico estremamente abbondante che dà luogo alle colate laviche che costituiscono i fondi oceanici. • MARGINI CONVERGENTI Quando due zolle convergono, una delle due placche litosferiche entra in subduzione, cioè si infila sotto l'altra zolla e sprofonda nel mantello. In generale, i margini convergenti sono contrassegnati da una fossa, da una zona con terremoti profondi e da vulcanismo. • MARGINI TRASFORMI Due zolle possono muoversi una rispetto all'altra con movimento parallelo. Questo tipo di margine è caratterizzato da sismicità superficiale, mentre il vulcanismo è normalmente assente. Numerose faglie trasformi si trovano nella crosta oceanica, dove interrompono l'andamento delle dorsali dividendole in vari segmenti. VULCANISMO DI INTRAPLACCA Oltre che ai margini, l'attività vulcanica si può localizzare anche all'interno di zolle litosferiche, sia di tipo continentale che oceanico. I vulcani si formano in corrispondenza di zone (dette punti caldi o hot spot) dove si verifica una anomala risalita di calore dal mantello terrestre. Esistono una quarantina di punti caldi. Il punto caldo è ancorato al mantello e la zolla che si muove sopra di esso resta segnata da un allineamento di vulcani, come se si facesse scorrere un foglio di carta sopra un accendino fermo. L'allineamento di vulcani indica il movimento della placca e il vulcano più giovane indica il verso del movimento. I punti caldi sono stati individuati per la prima volta alle isole Hawaii. Le Hawaii sono una lunga catena di isole vulcaniche nell'Oceano Pacifico che prosegue con una serie di monti sottomarini, detta catena Emperor. COS'E' UN VULCANO? Con vulcano si intende una struttura che si forma sulla superficie terrestre nelle zone in cui si verifica emissione di magma, cioè dove avviene un'eruzione. Molti vulcani hanno la forma di una montagna conica, costruita dalla sovrapposizione dei prodotti eruttati. Il cono è percorso all'interno da uno o più condotti, che rappresentano l'ultimo tratto di risalita del magma. I condotti si aprono all'esterno con bocche eruttive o crateri. Quando la risalita di magma avviene per molto tempo lungo lo stesso condotto, i prodotti delle eruzioni si accumulano intorno a questo formando un vulcano centrale. Un vulcano è una spaccatura nella litosfera da cui fuoriesce del magma: i materiali magmatici salgono dal profondo bacino ove si sono accumulati, passano attraverso un condotto verticale - una sorta di camino che li mette in comunicazione con la superficie - e infine sboccano all'aperto dove liberano gas e vapori e si trasformano in lava. Il materiale eruttato si raffredda e lentamente giunge a costituire l'edificio vulcanico. Quest’ultimo si sviluppa in uno o più condotti interni con uno o più crateri (o caldere). STRUTTURA DI UN VULCANO - il serbatoio o bacino magmatico, si trova alla profondità di qualche chilometro e contiene il magma cioè materiale roccioso allo stato fuso; - il camino o condotto vulcanico, che unisce il serbatoio con uno sbocco in superficie; - il cratere, si trova nella parte superiore di un vulcano ed è una cavità imbutiforme. ORIGINE DEL MAGMA Il magma si origina ad una profondità tra 50 e 200 km dalla fusione parziale del mantello superiore o della crosta continentale inferiore. Si distinguono due tipi di magma: Il magma primario (basico) si origina nel mantello superiore (astenosfera) ed è costituito quasi esclusivamente di peridotite (olivina + pirosseno). Il magma secondario (acido o riolitico), che si origina nelle zone di collisione tra due placche dalla conseguente fusione parziale della crosta, è invece viscoso. Il suo contenuto in silice si aggira sul 7075%. I gas imprigionati in un magma riolitico esercitano forti pressioni e si liberano violentemente. L'intensa degassazione avviene con esplosioni e sulla superficie della colata si formano innumerevoli bolle. Bocca effusiva e canale di scorrimento lavico I PRODOTTI DELL'ATTIVITA' VULCANICA I GAS Il vapore d'acqua è il più importante dei gas, seguono idrogeno, acido cloridrico, acido fluoridrico, acido solfidrico, anidride solforosa, ossido di carbonio, anidride carbonica, e, in minori percentuali, metano, azoto, ammoniaca, argo ed altri gas nobili. LE LAVE Una volta eruttato in ambiente subacqueo o subaereo, il magma prende il nome di lava. Il termine, dal latino "labes" significa caduta, scivolamento. La lava, solidificandosi, forma rocce ignee effusive. I MATERIALI PIROCLASTICI Sono i prodotti dell'attività vulcanica espulsi allo stato solido o semisolido. PERCHÈ AVVENGONO LE ERUZIONI ? Dal mantello terrestre, il magma risale verso l'alto perché è meno denso, e quindi meno pesante, del materiale solido che gli sta intorno, come una bolla d'aria o un pezzo di legno che risale nell'acqua. La spinta di galleggiamento del magma tende a diminuire verso la base della crosta terrestre, dove si trovano rocce meno dense di quelle del mantello. Quando la densità del materiale solido è simile a quella del magma, questo rallenta fino a fermarsi. Le zone in cui il magma si accumula vengono chiamate camere magmatiche. Le parti solide che circondano le camere magmatiche sono dette rocce incassanti. All'interno di una camera magmatica il magma può stazionare per periodi molto lunghi e può anche raffreddarsi e solidificare senza giungere in superficie, formando rocce magmatiche sepolte che prendono il nome di intrusioni. Perché il magma raggiunga la superficie terrestre si deve rompere la situazione di equilibrio che si crea tra il liquido fermo nella camera magmatica e le rocce incassanti e in queste devono formarsi fratture lungo le quali il magma possa infiltrarsi. La lava, talvolta, è talmente viscosa che solidifica già nel cratere da cui non arriva a traboccare. Forma allora una cosiddetta cupola di ristagno e i vulcani di questo tipo vengono chiamati a duomo. ERUZIONI ESPLOSIVE Prime fasi di attività della bocca esplosiva meridionale dell‘Etna (eruzione 2002-2003 a quota m 2700 s.l.m.) I MATERIALI PIROCLASTICI Due fasi di formazione del flusso piroclastico originatosi dal bordo occidentale della Bocca Nuova (uno dei quattro crateri sommitali dell'Etna) nel 1999 La città di Catania sovrastata dalla nube piroclastica prodotta durante l'eruzione 2002-2003 ERUZIONI EFFUSIVE LE COLATE LAVICHE Colate laviche sull’Etna Se al termine di un'eruzione il condotto centrale resta vuoto, il cratere si presenta come una profonda cavità. In alcuni casi, l'ultimo magma solidifica all'interno del cratere e del condotto, formando una specie di tappo. La risalita di nuovo magma lungo il condotto centrale può diventare difficile in vulcano molto alto o con il condotto occupato da magma solidificato. Il magma si accumula e preme contro le pareti del vulcano fino a fratturarle. Le fratture costituiscono la via di uscita sui fianchi o alla base del cono, dove si formano bocche eruttive o crateri laterali, detti coni parassiti. Alcuni vulcani secondari del versante sud, visti dalla vetta dell’Etna La forma del vulcano dipende da: • tipo di frattura attraverso cui il materiale eruttato viene emesso all’esterno; • tipo di materiali presenti nella lava e sua maggiore e minore fluidità; • tipo di materiali eruttati (lava o emissioni esplosive di frammenti di rocce). Il tipo di lava emessa da un vulcano e la sua viscosità dipende dalla profondità alla quale si trova il serbatoio che alimenta il vulcano stesso. Il tipo di eruzione vulcanica dipende dal tipo di lava emessa dal vulcano. A seconda della densità della lava e, conseguentemente, della formazione del monte vulcanico possiamo fare la seguente distinzione dei diversi tipi di attività vulcanica: Hawaiiana Stromboliana Vulcaniana Peleana VULCANO ERUZIONE ATTIVITA' MAGMA Hawaiiana Effusiva Fluido Stromboliana Mista Semi--fluido Semi Vulcaniana Mista Viscoso Peleana Esplosiva Molto viscoso I VULCANI A SCUDO Vengono detti anche hawaiani perché le isole Hawaii altro non sono che un insieme di vulcani, caratterizzati dall'emissione di lave molto fluide e a temperatura elevata, fino a 1200 °C. Mauna Loa, Hawaii I gas escono lentamente dal magma, senza dare luogo a esplosioni, tranne che nella prima fase dell'eruzione, quando si liberano con maggiore violenza dando origine a vere e proprie fontane di lava, che si innalzano dal cratere, occupato quasi sempre da un lago dì lava. GLI STRATOVULCANI Alternano periodi in cui l'attività è caratterizzata dall'emissione di lava a periodi in cui vengono emesse soprattutto ceneri, lapilli e bombe vulcaniche. Per questo l'edificio vulcanico presenta stratificazioni successive di lave solidificate e di piroclasti. Fujiyama ( Giappone) Sono stratovulcani alcuni dei vulcani più "famosi" del mondo: il Vesuvio, il Fujiyama in Giappone, il Krakatoa in Indonesia e il Popocatepetl in Messico. Il Somma-Vesuvio La natura della loro attività li rende particolarmente pericolosi: le nubi di ceneri e gas ad alta temperatura, che emettono nelle loro esplosioni, possono innalzarsi fino a 20 km di altezza e poi precipitare ricoprendo tutto con coltri di ceneri bollenti spesse anche diversi metri. È ciò che è accaduto nell'esplosione del Vesuvio che causò la distruzione delle città di Pompei ed Ercolano nel 79 d.C. Stratovulcano Arenal - 1657 mt - Centro America - Costarica I VULCANI STROMBOLIANI I loro magmi sono viscosi e ciò fa sì che i gas si liberino con violenza trascinando con sé una gran quantità di scorie vulcaniche. Le lave scorrono poco velocemente e per questo l'edificio vulcanico presenta fianchi ripidi e scoscesi. Stromboli Il cratere NE dello Stromboli in primo piano. Tutti i conetti sono cresciuti nella voragine formatasi durante l'eruzione laterale del 2003. I DUOMI VULCANICI Quando durante un'eruzione viene emessa una lava tanto viscosa da non riuscire a scorrere, questa si accumula vicino alla bocca eruttiva e forma dei rilievi a cupola detti duomi lavici. Il duomo de La Soufrière nell’arcipelago di Guadeloupe (Piccole Antille centrali ) Alcuni duomi sono formati dalla spinta verso l'esterno di lava parzialmente o completamente solidificata nel condotto. Queste forme vulcaniche (dette spine o pitoni) spesso crollano dopo poco tempo frantumandosi. Duomo dentro il cratere del Monte St. Helens, Washington, USA Il duomo del vulcano Monserrat nelle Piccole Antille cresce, si sgretola e crolla. I VULCANI PELEANI Prendono il nome dal vulcano La Pelée, che si trova nella Martinica. I loro magmi sono talmente viscosi che la lava, non riesce quasi a scorrere e forma cupole o guglie intorno al cratere, perché si solidifica nella parte esposta all'aria appena uscita dal cratere stesso. Vulcano La Pelée I gas del magma si liberano con estrema violenza, trascinando con sé polveri e scorie che formano enormi nubi ad altissima temperatura, le nubi ardenti, che crollano sotto il loro stesso peso e precipitano come una valanga lungo i fianchi dell'edificio vulcanico, distruggendo tutto ciò che incontrano sul loro cammino. S. Pierre è una cittadina ai piedi del vulcano La Pelée. Dopo l’eruzione del 1902, rimase una città fantasma fino a pochi decenni fa. ETNA Contrariamente alle credenze comuni, l'Etna non è un semplice vulcano a scudo o uno stratovulcano. La sua forma e struttura è molto asimmetrica e irregolare perché non è cresciuta come un unico grande cono, ma come una successione di edifici vulcanici. Molte caldere si possono ancora morfologicamente esaminare: la più impressionante è quella della Valle del Bove sul fianco orientale del vulcano, i cui fianchi franarono alcuni migliaia di anni fa. La morfologia dell'Etna è inoltre complicata dalla presenza di aree con frequenti attività eruttive, come la crepa di Nord- Est che forma una distinta catena cosparsa di coni eruttivi tagliata da numerose fessure aperte. Spettacolare veduta dell’Etna dalla Stazione Spaziale Internazionale Centinaia di coni piroclastici minori sono sparsi tutti intorno ai fianchi della montagna, alcuni dei quali sembrano loro stessi dei piccoli vulcani, con altezze che raggiungono diverse centinaia di metri, mentre molti altri sono molto più piccoli, con altezze di poche decine di metri. L'Etna è un vulcano attivo che si trova sulla costa orientale della Sicilia, tra Catania e Messina. È il vulcano attivo più alto d’Europa e uno dei maggiori al mondo. La sua altezza varia nel tempo a causa delle sue eruzioni, ma si aggira attualmente sui 3.340 m. s.l.m. Il suo diametro è di circa 45 chilometri. L'Etna era conosciuto nell'età romana come Aetna, nome che fu anche attribuito alla città di Catania, che deriva dalla parola greca aitho (bruciare). Gli Arabi chiamavano la montagna Jabal al-burkān per indicare il "monte Gibel", successivamente, nel Medioevo, in Mongibello. Nel gergo delle popolazioni etnee usano chiamare l' Etna semplicemente “à muntagna”, nel significato di montagna per antonomasia, mentre per il restante territorio non etneo con l'indicazione generica di “chiana”. Oggi il nome Mongibello indica la parte sommitale dell'Etna; l'area dei due crateri centrali, nonché i crateri sud-est e nord-est. L'attività vulcanica nell'area etnea ha avuto inizio nel Pleistocene superiore circa 700.000 anni fa con eruzioni di ambiente submarino. Infatti dove ora sorge il maestoso complesso vulcanico dell’Etna, esisteva un immenso golfo. L’evoluzione geologica di questo golfo ha fatto sì che esso si riempisse progressivamente, inizialmente per opera di eruzioni sottomarine, che provocarono il successivo sollevamento tettonico e l'accumulo dei prodotti eruttivi dando origine alla base delle strutture dell'Etna. In seguito il susseguirsi dell’attività eruttiva, con il continuo accumulo di magma, innalzò il livello del cono vulcanico, facendolo fuoriuscire dall'acqua, fino a raggiungere le attuali dimensioni. In questa prima fase, l'attività eruttiva era prevalentemente di tipo effusivo, tipico dei vulcani a scudo. Successivamente, variazioni nel tipo di magma con relative manifestazioni di attività di tipo esplosivo, hanno mutato la morfologia del vulcano, che ha progressivamente assunto la forma di uno "strato vulcanico". Il magico anfiteatro della valle del Bove è un altro segno tangibile della sua attività diversificata. STRUTTURA DEL VULCANO ETNA Sono quattro le bocche eruttive dell’Etna: 1) Il "cratere centrale", largo 250 metri è anche il più vecchio 2) La "bocca nuova" del 1968 3) Il "cratere di nord-est formatosi nel 1911 4) Il "cratere di sud-est del 1971 I primi tre crateri sono comunicanti, mentre quello di sud-est autonomo. L’attività del vulcano è oggi prevalentemente di tipo "stromboliano" nelle bocche sommitali ed "effusiva" in quelle laterali. Questa ultima è la più pericolosa, poiché la lava, scorrendo regolarmente per periodi prolungati, può facilmente raggiungere le aree abitate a valle. Cratere di Sud-Est Veduta di uno dei Crateri Silvestri SE= Sud Est BN= Bocca Nuova NE= Nord Est La cima dell'Etna vista da Est – Sud Est, con il fianco di Sud- Ovest della Valle del Bove a sinistra in primo piano. La cresta meridionale della Valle del Bove, chiamata "Schiena dell'Asino". Il grande cono in primo piano è la Montagnola, formatosi durante l'eruzione del 1763. Il complesso dei crateri sommitali Cono principale e il cratere di SE ,ricoperti di ceneri grigie emesse dalla Bocca Nuova. GROTTE VULCANICHE Le grotte vulcaniche seguono un processo evolutivo che ha origine dalle colate laviche, le quali scorrendo lungo i fianchi del vulcano, a volte creano dei percorsi per così dire paralleli. La parte esterna, a contatto con l’atmosfera, tende a raffreddarsi e a solidificarsi prima, mentre il flusso lavico all’interno della colata mantiene il suo calore e continua a scorrere come in una galleria, sino a quando viene alimentato. Quando la colata diminuisce, il tunnel si svuota e lascia il posto ad una grotta di scorrimento lavico. Grotta della Montagnola Grotta delle Palombe In alcuni casi la formazione delle grotte avviene in altri modi. Quando la colata inizia a raffreddarsi e a solidificarsi dai bordi laterali, forma un canale di scorrimento, il quale man mano che la lava diminuisce, tende a chiudersi nell’arcata superiore, sino a creare una cavità. Altri tipi di grotte possono essere realizzate in modo artificiale dall’uomo, ma anche dall’erosione delle acque e dal lento ed inesorabile passare del tempo. Grotta di Acqua Vitale Fase 1 La prima fase della formazione delle grotte inizia da un’eruzione e la relativa colata lavica che scende su un cono vulcanico con una certa pendenza. Fase 2 La lava molto fluida scorre dentro degli argini come un fiume. Fase 3 In questo stadio si parla di fenomeno di "ingrottamento lavico". Fase 4 In questa fase la lava si separa raffreddandosi in alto , formando delle stalattiti e delle mensole laterali. In basso il flusso lavico ancora scorre. Fase 5 In questa fase vi è un ulteriore diminuzione del flusso lavico. Stadio finale della formazione. Il tunnel lavico è ormai formato e solidificato. La Grotta di San Giovanni Battista si trova in San Giovanni Galermo (Catania) ed è un'ampia e regolare galleria, lunga circa 100 mt., cui fa seguito una piccola sala. COSA SONO I TERREMOTI? Un terremoto (dal latino terrae motu ossia movimento della terra) o sisma è una serie di violente e rapide vibrazioni della crosta terrestre, causate da forze che nascono all’interno della Terra. Il punto in cui questi movimenti avvengono è detto “ipocentro”: può trovarsi a una profondità che varia da pochi chilometri fino anche a 300 Km. Invece il punto della superficie che si trova sulla verticale dell'ipocentro è l'epicentro. E' il punto in cui si avverte il terremoto con la maggiore intensità. Secondo la loro origine, possono essere suddivisi in: terremoti vulcanici, strettamente legati alla presenza di un vulcano. terremoti tettonici, legati al movimento delle zolle. Terremoti sprofondamento e di assestamento, originati dal crollo subitaneo e brusco di una cavità sotterranea. Talvolta sono violenti, ma interessano un'area molto limitata. A seconda della profondità dell’ipocentro, un terremoto può essere: superficiale inferiore a 70 km; intermedio dai 70 ai 300 km; profondo maggiore di 300 km; al max 600-700 km TERREMOTI VULCANICI Molti terremoti accompagnano le eruzioni vulcaniche, specialmente quelle di tipo esplosivo. A volte si hanno terremoti vicino ad un vulcano anche senza eruzione: questo accade perché la lava si muove attraverso la roccia e la spacca, producendo quindi un terremoto. TERREMOTI TETTONICI I due blocchi sono spinti da forze opposte. La roccia si deforma sempre più, caricandosi come un elastico. Alla fine la roccia si rompe e si ha il terremoto. Molti terremoti sono detti 'tettonici‘ perché derivano dalle deformazioni della crosta terrestre. Durante un terremoto tettonico, spesso la terra si spacca e si formano lunghe fenditure. Le forze che provengono dall'interno della Terra tendono a spostare una parte della crosta rispetto alle altre parti. Allora la crosta si deforma sempre più, finché arriva a rompersi; la rottura improvvisa produce il terremoto. I terremoti tettonici sono dovuti alla elasticità della roccia, che si carica come una molla e alla fine si rompe. Le onde sismiche sono onde che si propagano attraverso il globo terrestre, generate da un terremoto, da attività vulcanica o artificialmente ad opera dell'uomo tramite un'esplosione o un'altra forma di energizzazione del terreno. Le onde sismiche si propagano per tutto il territorio circostante a partire dall'ipocentro, ossia il punto da dove si sprigiona l'energia. Si distinguono tre tipi di onde sismiche: ONDE P o LONGITUDINALI ONDE S SECONDARIE o TRASVERSALI ONDE L o SUPERFICIALI Le Onde P ( o longitudinali) sono fra le onde generate da un terremoto le più veloci, e dunque le prime avvertite ad una stazione sismica. Le rocce si comprimono e si dilatano continuamente. Queste onde raggiungono una velocità compresa tra 4 e 8 Km al secondo. Onde S (secondarie o trasversali) muovono il terreno in basso e in alto trasversalmente alla propagazione. Le onde S (Secondarie) più lente delle P, viaggiano alla velocità tra 2,3 e 4,5 Km/s. Non viaggiano nei liquidi. Sono dette lunghe perché viaggiano per lunghe distanze causando danni. Onde L ( o superficiali) a differenza di quello che si potrebbe pensare, non si manifestano dall‘epicentro (il corrispondente verticale sulla superficie dell'ipocentro), ma solo ad una certa distanza da questo. Tali onde sono il frutto del combinarsi delle onde P e delle onde S, sono perciò molto complesse. Le onde superficiali sono quelle che provocano i maggiori danni. Le onde longitudinali e trasversali producono, alla superficie terrestre, movimenti verticali che si traducono in scosse sussultorie, mentre le onde superficiali producono oscillazioni orizzontali (scosse ondulatorie); queste ultime possono trasformarsi in specie di vortici che producono scosse rotatorie, capaci ad esempio di far ruotare una statua rispetto al suo piedistallo. COME SI MISURA UN TERREMOTO ? I terremoti vengono rilevati tramite i sismometri i e vengono registrati dai sismografi. Attraverso la traccia sismografica si può risalire all’effettivo movimento del terreno. Il terremoto viene misurato soprattutto con due scale internazionali: La scala Mercalli dà una stima dell’intensità del sisma basandosi sugli effetti prodotti sulle persone, sulle infrastrutture umane e sulle strutture naturali di superficie. La scala Richter ha lo scopo di misurare con precisione l’energia o magnitudo liberata dalla fratturazione delle rocce. Grado Mercalli Corrispondenza con la scala Richter Effetti I <2 Impercettibile. Scossa microsismica rilevata solo dagli strumenti in prossimità dell’epicentro. II < 2.5 III <3 IV 3 – 3.5 Scossa Moderata, può essere avvertita da alcune persone anche ai piani bassi, di rado all’esterno. V 3.5 – 4 Scossa moderatamente forte. Avvertita quasi da tutta la popolazione, alcuni vengono svegliati, i lampadari oscillano e i piccoli oggetti si muovono negli scaffali VI 4 – 4.5 Scossa Forte. Tutti avvertono questo tipo di scossa che provoca spostamento di mobili e cadute di oggetti, le campane delle chiese possono suonare per effetto delle oscillazioni. VII 4.5 – 5.5 VIII 5.5 – 5.8 IX 5.8--6.8 5.8 X 6.8 – 7.5 XI 7.5 – 8 XII >8 Molto lieve. Scossa microsismica rilevata dagli strumenti anche a distanza dall’epicentro. Scossa Lieve, avvertita da alcune persone specie ai piani alti delle abitazioni, può essere confusa col passaggio di un automezzo pesante Molto forte. Oscillazione di letti, incrinature alle pareti di case robuste, caduta di intonaci, movimento di tegole e comignoli, difficoltà a mantenere la stazione eretta. Caduta di mobili pesanti all’interno delle abitazioni, guida dei veicoli disturbata, danni agli edifici gravi negli edifici in muratura, le fondamenta degli edifici sono danneggiate Scossa molto distruttiva, panico generale, danni alle costruzioni antisismiche, crollo di edifici, l’acqua dei laghi si agita Edifici in muratura distrutti, con distruzione anche degli edifici antisismici, grandi frane, spostamento delle rotaie dei treni dalla loro sede, maremoti Catastrofica con distruzione totale degli edifici, apertura di fessure nel terreno, crolli di dighe, ponti, deragliamento di treni con rotaie notevolmente piegate Scossa con distruzione totale e catastrofica di cose e persone anche proiettate in aria, trasformazioni topografiche, scomparsa di laghi e deviazione di fiumi IL SISMOGRAFO Uno degli effetti più visibili di un terremoto, anche poco intenso, è che i lampadari dondolano. Da questa osservazione nasce l'idea di un apparecchio che permetta di registrare la presenza di un terremoto; questo apparecchio è il sismografo. Un sismografo è un pendolo metallico collegato ad una penna. La penna può scrivere su un nastro di carta che scorre lentamente; quando c'è un terremoto il pendolo oscilla e la penna traccia delle linee ondulate. Dalla forma e dall'ampiezza delle linee si può dedurre l'intensità del terremoto. COSA SONO I MAREMOTI? Se l'ipocentro di un terremoto si trova all'altezza del fondo marino o appena sotto si verifica un maremoto maremoto.. Talvolta questi fenomeni possono avere origine anche da esplosioni vulcaniche sottomarine sottomarine.. L’onda sismica colpisce l’acqua causandone un movimento oscillatorio di lunga durata, che si può propagare anche per 16 16..000 chilometri chilometri.. Si formano così altissime onde, in grado di raggiungere i 40 metri, che viaggiano ad elevatissima velocità, fino a 100 metri al secondo secondo.. Le gigantesche onde dei maremoti sono chiamate con l'espressione giapponese tsunami (dal giapponese 津波 che significa onda del porto) , poiché proprio in Giappone - una zona ad alta attività sismica e vulcanica - i maremoti sono assai frequenti. Il termine si ormai è diffuso in tutto il mondo. Il maremoto generato dal terremoto del Cile nel 1960, oltre a distruggere tutti i villaggi lungo 800 Km di costa, percorse 17.000 Km di Oceano Pacifico e arrivò in Giappone dopo circa 22 ore e provocò notevoli danni. L‘energia di uno tsunami è costante, in funzione della sua altezza e velocità. Quindi, quando l'onda si avvicina alla terra, la sua altezza aumenta mentre diminuisce la sua velocità. Le onde viaggiano a velocità elevate, senza essere visibili quando attraversano le acque profonde, ma quando raggiungono la linea costiera, la loro altezza può crescere fino a 30 metri. Gli tsunami causano gravi distruzioni su coste e isole. Lo tsunami del 26 dicembre 2004 ha interessato 18 stati dell'area dell'Oceano Indiano: Indonesia, Tailandia, India, Sri-Lanka, Malaysia, Myanmar, Bangladesh, Maldive, Isola di Reunion (Francia), Seychelles, Madagascar, Mauritius, Somalia, Tanzania, Kenya, Oman, Sud Africa e Australia. I vulcani hanno da sempre intimorito, meravigliato e scatenato le fantasie dei popoli. I tremori dei terremoti, il fumo, le ceneri, il fuoco e la roccia fusa non possono che rappresentare l'anima tormentata della Terra. Per gli antichi Greci, le eruzioni vulcaniche erano provocate dai Titani. I Titani combattevano con gli déi dell'Olimpo e nelle loro tremende battaglie scuotevano la Terra, la quale in tutta risposta non poteva che vomitare il fuoco nascosto nelle proprie viscere. Il più grande dei Titani era Tifone, figlio di Tartaro e di Gaia (il leggendario nome del pianeta Terra). Gli déi, per punire la sua insolenza di volerli combattere, lo imprigionarono sotto il vulcano Etna. Ma Titano non si diede per vinto. Le sue urla e i suoi gridi si sentivano lontano chilometri, si scuoteva e muoveva la terra per la rabbia, il suo alito incandescente fuoriusciva infine dalla bocca del vulcano. VULCANO Antica divinità romana, personificazione del Fuoco, preposta all'industria dei metalli. Vulcano fu anteriore a Giove, di cui in origine aveva anche gli attributi; per questo fu venerato anche come dio dei Fulmini e della Guerra. Per compensarlo della sua bruttezza di fabbro bruciato e zoppo, gli dèi gli diedero come sposa Stata Mater, che secondo alcuni mitologi, era la Terra Maia. Vulcano, l’isola più meridionale e nota dell’arcipelago delle Eolie, estesa circa 21 km quadrati . Dopo l’ultima eruzione avvenuta alla fine del secolo scorso (1888-1890) è costantemente in fase di solfatara con evidenti escursioni termiche dei suoi gas emessi che hanno raggiunto anche i 600°C. Si narra che Vulcano fosse così spiacevole di aspetto quando nacque, che sua madre prese ad odiarlo e finì col precipitarlo giù dall'Olimpo. Il povero sventurato cadde per un giorno intero, e, quando si fermò, si trovò tutto azzoppato, sull'isola di Lemno che fremeva di fuochi nascosti. Là impiantò la sua fucina in un cratere e vi lavorò alacremente per nove anni, a battere e plasmare il ferro , il bronzo e i metalli preziosi. Nelle viscere fumose dell'Etna, aveva un'altra fucina ove, coadiuvato dai Ciclopi, giganti con un occhio solo nel mezzo della fronte, batteva sull'incudine i fulmini degli dei. I boati dell'Etna, le sue pioggie di sassi e di lapilli, le lente colate della lava erano per gli antichi l'indizio dell'attività sotterranea di Vulcano e dei suoi ispidi e fuligginosi inservienti. A Roma fu venerato come dio del Focolare e protettore dagli incendi. I Ciclopi sono figure favolose della mitologia greca, di statura gigantesca e fornite di un solo occhio in mezzo alla fronte (propriamente dal greco kuklops = dall'occhio rotondo). In epoca arcaica gli antichi mitografi distinguevano tre stirpi di ciclopi: i figli di Urano e Gaia (il Cielo e la Terra), che appartengono alla prima generazione divina dei Giganti; i Ciclopi "costruttori", che avrebbero costruito tutti i monumenti preistorici che si vedevano in Grecia, in Sicilia e altrove, costituiti da blocchi enormi il cui peso e dimensione sembravano sfidare le forze umane (le "mura ciclopiche"); e i Ciclopi "siciliani", compagni di Polifemo, di cui narra Omero. Ulisse si scontrò con Polifemo e riuscì a fuggire dalla sua caverna coi compagni superstiti, solo dopo avergli accecato nel sonno il grande occhio con un palo arroventato. E' ipotizzabile che nella Grecia dell'epoca primitiva con il nome di Ciclopi si indicassero i membri di una sorta di associazione di fabbri ferrai che avevano, tatuati sulla fronte, dei cerchi concentrici, allusivi alla potenza del sole, fonte primigenia del fuoco che alimentava le loro fucine. E la fucina nelle viscere dell'Etna non fa altro che spiegare la periodica fuoruscita di fumo e fuoco dalla bocca del vulcano. I Faraglioni dei Ciclopi di Acitrezza (Sicilia) ETNA Il vulcano era ritenuto una delle officine del dio greco Efesto (Vulcano nella mitologia romana), dove i Ciclopi forgiavano le folgori di Zeus. Successivamente alla lotta fra Zeus e Tifone, mentre questi cercava di scappare, Zeus dall’alto gli tirò l’enorme montagna Etna che da allora erutta fuoco. Un altro mito molto tenero e ricco di amore filiale legato all’Etna è quello dei due fratelli Anfinomo e Anapia di Catania, che salvarono i loro genitori dall'Etna in eruzione portandoli in spalla, mentre la lava, per volere degli dèi, lasciava spazio alla loro fuga. I due giovani ricevevano onori eroici in un luogo chiamato “il campo degli uomini pii” dove sorgevano le loro statue. Catania con l'Etna fumante, nella Nuova grande illuminante face del mare, pubblicata dal J. Van Keulen nel 1695. «L'Etna tuona con spaventose rovine; a volte erutta sino al cielo una nube nera, spire di fumo e di cenere ardente, leva globi di fiamme a lambire le stelle; a volte scaglia macigni, strappando via di slancio le viscere del monte, travolgendo nell'aria con un gemito rocce liquefatte, bollendo nel fondo del suo cuore». Virgilio