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Fritjof Capra
Fritjof Capra (Vienna, 1º febbraio 1939) è un fisico e saggista austriaco. Fisico e
teorico dei sistemi, autore di fama internazionale, è diventato inizialmente noto con Il
Tao della fisica, del 1975, tradotto in italiano nel 1982 (Adelphi) e divenuto famoso con
la ristampa del 1989. Si è occupato anche di sviluppo sostenibile, ecologia e teoria della
complessità. Capra parte dall'osservazione che la fisica moderna, con la teoria della
relatività di Albert Einstein e la meccanica quantistica, presenta un quadro diverso da
quello materialistico della fisica ottocentesca. Le"particelle" atomiche sono in realtà
concentrazioni di energia in vibrazione piuttosto che veri e propri "corpuscoli duri"
com'è sottinteso nella fisica classica, in cui si dà per scontata la validità della filosofia di
Cartesio, la quale separa nettamente la materia (res extensa) dalla mente o dallo spirito
(res cogitans).
Le opere
Già nel libro Il Tao della fisica (Adelphi), che ha avuto grande successo ed è stato
ristampato in varie lingue, l’autore critica il modello di scientificità (di derivazione
cartesiana) prevalente nel mondo moderno occidentale, in quanto contrassegnato da
un’impostazione meccanicistica, quantitativa e riduzionistica, che non corrisponde alla
complessità del reale. Il suo successo sarebbe dovuto non alla portata teoretica, bensì ai
risvolti pratici, in quanto tale paradigma scientifico avrebbe facilitato e potenziato il
predominio dell’uomo sulla natura, così come auspicato da Cartesio, da F. Bacone e da
altri “padri” della modernità. Secondo Capra, vi è un intimo legame tra la gravissima
crisi ambientale del nostro tempo e il tipo di cultura anti-ecologica affermatasi in
Occidente negli ultimi secoli. Egli teorizza l’avvento di un nuovo paradigma, ricavabile
dagli sviluppi della “nuova fisica” (e di altri settori della scienza contemporanea), ma
anche dal misticismo orientale (Taoismo in primo luogo) e da varie altre saggezze
premoderne orientate ecologicamente. Si tratta di elaborare un nuovo pensiero,
caratterizzato in senso olistico, o meglio sistemico: esso viene così denominato perché
privilegia il sistema, cioè la rete complessa costituita dalle molteplici interrelazioni, e
non le singole unità costitutive (come voleva l’approccio analitico di stampo
cartesiano). Seguendo tale orientamento che privilegia la “rete della vita” (immagine di
grande efficacia più volte impiegata da Capra) e le interconnessioni cosmiche, l’uomo
stesso è visto come parte della natura (e non in contrapposizione ad essa). Le
implicazioni che ne discendono sono innumerevoli: qui ci limitiamo a sottolineare che
la natura non è più ridotta ad oggetto di arbitrarie manipolazioni tecnologiche; al
contrario, Capra osserva che noi dobbiamo imparare dai cicli della natura e dai principi
organizzativi degli ecosistemi, anche con lo scopo improrogabile di costruire delle
comunità sostenibili, capaci di ridurre l’impatto ecologico. Questo obiettivo non è più
rinviabile, data la gravità della crisi ambientale a livello planetario: in funzione di ciò,
Capra ha fondato a Berkeley il Center for Ecoliteracy, che come suggerisce il nome, si
propone di promuovere l’ecoalfabetizzazione, la cui portata e urgenza è così delineata
dallo stesso Capra: “…l’ecoalfabetizzazione è una dote essenziale per i politici, gli
uomini d’affari e i professionisti in tutti i campi. Di più, l’ecoalfabetizzazione sarà
fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità nel suo insieme, quindi costituirà la
parte più importante dell’educazione a ogni livello”. Nel presentare il valore formativo
dell’educazione ecologica, Capra si ispira all’ecologia profonda, nel mentre prende le
distanze dall’ecologia superficiale, in quanto caratterizzata in senso antropocentrico ed
efficientistico; infatti “nell’ecologia superficiale gli esseri umani sono posti al di sopra e
al di fuori della natura e, ovviamente, questa prospettiva si accorda con il dominio sulla
natura…alla natura si attribuisce esclusivamente un valore d’uso, un valore strumentale.
L’ecologia profonda vede gli esseri umani come parte integrante della natura, come
nient’altro che un filo speciale nel tessuto della vita” [1].
Il Tao della fisica
Nel libro Il Tao della fisica Capra elenca una vasta serie di "affinità" tra il quadro che
sembra emergere dalla fisica contemporanea e gli insegnamenti delle religioni orientali
(Induismo, Buddhismo, Taoismo) e i relativi sistemi filosofici. L'universo sarebbe la
manifestazione di un unico campo astratto di intelligenza universale, che darebbe
origine ad ogni forma e le sue parti sarebbero intimamente connesse a formare un
grande organismo unitario. In questa visione, importanza decisiva viene attribuita alle
onde e al concetto di vibrazione, che sostituisce il concetto tradizionale e statico di
materia (che di fatti è superato dall'attuale fisica nucleare e subnucleare).
Il punto di svolta e successivi
Nel libro Il punto di svolta e nei successivi, Capra si allontana dagli argomenti
prettamente scientifici e filosofici per affrontare temi politici, economici ed ecologici,
che secondo lui deriverebbero in modo naturale dalla nuova concezione scientifica. Tali
sviluppi hanno ispirato lo sviluppo di nuove discipline come l'ecopsicologia e sono stati
ripresi da saggisti come la psicologa italiana Marcella Danon ma non sono stati seguiti o
condivisi da altri scienziati che pure si trovavano in sintonia con i temi de Il Tao della
fisica, come ad esempio John Hagelin.
Critiche al mercato globale del capitale
Quanto segue è un riassunto delle teorie espresse ne Il punto di svolta e altri lavori di
Capra. Capra pone le seguenti critiche al commercio globale condivise anche da altri
economisti:
• Il trasporto e la produzione di un bene costano sì in termini di lavoro, ma anche e
soprattutto di consumo di risorse e di inquinamento. Il prezzo reale del prodotto
dovrebbe riflettere il danno ambientale dovuto sia al consumo delle risorse durante la
produzione (foresta, territorio), sia all'inquinamento dovuti al trasporto.
• Al momento, i paesi del G7, circa il 20% della popolazione, usano l'80% delle risorse.
Mantenendo la stessa efficienza, per portare tutti allo stesso livello occorrerebbero il
400% delle risorse. Dato che al massimo abbiamo il 100%, bisognerà ridurre ad un
quarto o meno la necessità di materie prime per la produzione.
• Per portare tutto il mondo al reddito procapite medio dell'Europa o degli USA sarebbe
necessario raggiungere un rapporto reddito procapite/risorse utilizzate insostenibile.
In generale, quanto sopra vale anche per le categorie svantaggiate che vivono nei paesi
ricchi, in quanto è sempre necessario aumentare reddito e risorse utilizzate (dal nulla
nulla si produce). Inoltre, si ha come corollario che per far progredire i paesi
sottosviluppati è meglio dar loro conoscenze avanzate, piuttosto che far loro ripercorrere
lo sviluppo dei paesi più ricchi, passando per legna - carbone - petrolio, e spingerli ad
utilizzare tecnologie sostenibili: gas naturale, energia solare, eolica, etc.
Riassumendo le critiche, costruire una rete commerciale che non sia sostenibile, ossia
che porti all'esaurimento delle risorse, per far sviluppare i paesi poveri, è svantaggioso
principalmente per due motivi:
• perché al più farebbero aumentare il reddito per pochi decenni
• perché le risorse si esaurirebbero, con lo svantaggio di aver aumentato l'inquinamento
e precluso la strada ad altri metodi di sviluppo, avendo impoverito il territorio.
Secondo questo punto di vista, così come impostato il commercio equo-solidale non è
sostenibile, perché il prezzo reale dovrebbe riflettere i costi necessari per riparare ai
danni all'ecosistema causati dalla
produzione, trasporto e vendita di un bene. Per di più, la mancanza di risorse necessarie
per ripercorrere il processo di sviluppo tecnologico dei paesi e delle categorie
svantaggiate rendono inadatti i processi e le economie attuali, non abbastanza flessibili
per poter garantire il livello di rendimento richiesto.
Va dunque ripensata la base delle interazioni economiche e dei processi produttivi.
Questo non significa che le categorie e i paesi svantaggiati debbano patire la fame, la
sete, le malattie o rimanere al livello del neolitico, ma che si debbano utilizzare altri tipi
di processi produttivi.
Capra fa l'esempio delle "Economic Networks", ossia reti di sistemi produttivi che
utilizzano l'uno gli scarti dell'altro come materia prima, che sono molto più competitive
e tendono ad ottimizzare complessivamente le produzioni, utilizzando teoricamente la
sola luce del sole. Si tratta in pratica di ecosistemi di fabbriche, studiati dallo ZERI
(Zero Emissions Research and Initiatives). Non sono l'unico tipo di progetti simili,
denominati genericamente Zero Emissions, tuttavia sono l'unico, al momento, che
sia già stato sperimentato con successo, in Benin, Brasile, Colombia, Fiji, Namibia e
Zimbabwe, senza l'apporto di capitali stranieri, potendo vendere i loro prodotti a prezzi
di mercato, e soprattutto grazie al solo impegno delle comunità locali - nessun apporto
tecnologico non riproducibile in loco.
La critica fondamentale è che sembra irragionevole essere solidali con qualcuno
comprando beni prodotti e trasportati con dei metodi che non possano essere utilizzati
nel lungo periodo, che siano dannosi o che siano peggiori di altri e che siano alla portata
delle categorie più svantaggiate come le carceri o comunità di recupero.
Note
1. ^ (vedi F. Capra, D.Steindl-Rast: L’universo come dimora, Feltrinelli, 1993, pag. 94)
Opere
• Il Tao della fisica, Adelphi, 1982, ISBN 8845906892 (The Tao of physics, 1975)
• Il punto di svolta, Feltrinelli, 1984, ISBN 8807811170 (The turning point, 1982)
• La rete della vita, Rizzoli, 2001, ISBN 8817126802
• La scienza della vita, Rizzoli, 2002, ISBN 8817869961
• La scienza universale. Arte e natura nel genio di Leonardo, Rizzoli, 2007, ISBN
881701775-6
• Verso una nuova saggezza
• L’universo come dimora (con Steindl-Rast)
• Ecoalfabeto
• La botanica di Leonardo. Un discorso sulla scienza delle qualità, Aboca: International
Lectures
on Nature and Ecology, 2009 ISBN 978-88-95642-22-2
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