CAPITOLO 13 La preistoria della commedia latina. A Roma prima della nascita di un teatro regolare esisteva già una produzione comica locale recitata da attori non professionisti, di cui non ci rimane alcuna fonte scritta e coincideva con momenti rilevanti dell’attività agricola: l’aratura, la mietitura e la vendemmia. Queste feste avevano una funzione apotropaica, finalizzate ad allontanare gli influssi dannosi. Tra queste c’erano i fescennini, dalla città di Fescennino, che consistevano in alcuni dialoghi dal tono volgare e aggressivo, accompagnati da una gestualità, improvvisati da contadini che indossavano maschere di corteccia. Questi elementi trovano una spiegazione nella funzione propiziatoria di questi versi. A partire dal IV secolo si diffuse a Roma la satura, che nacque durante dei ludi scenici organizzati per far cessare una pestilenza, era un rito propiziatorio recitato da attori provenienti dall’Etruria. I giovani di Roma unirono la danza e la musica con parti recitate e un’adeguata mimica. La satura (satur = sazio, ricco) è una mescolanza di pezzi teatrali non legati tra loro da una trama e caratterizzati da una varietà artistica. L’atellana, il cui nome deriva dalla città osca di Atella, fu prerogativa dei giovani romani. Era caratterizzata da un’accesa oscenità da una forte aggressività verbale e dalla ricorrenza di maschere fisse. L’atellana trovo collocazione alla fine di spettacoli teatrali tragici chiamati exodium Atellanicum. Il teatro comico regolare iniziò a svilupparsi a Roma durante la seconda metà del III sec a.C. e ci rimangono un cospicuo numero di opere dei commediografi latini. Il contatto tra le forme preletterarie e la Commedia Nuova greca favorirono lo sviluppo della commedia latina, che era vicino alla matrice greca ma aveva anche caratteristiche proprie e originali. La fabula palliata (da pallium, l’abito greco indossato dagli attori) riscosse a Roma un notevole successo, aveva ambientazione Greca e anche i personaggi avevano nomi greci, questo ambiente diverso permetteva di ironizzare su alcuni situazioni equivoche che venivano bollate come “roba da Greci”. Era una presa in giro, un mettere in ridicolo i greci. Livio Andronico fu il primo autore di palliatae, di lui ci rimane un’opera e qualche frammento e non ebbe un gran successo tra i posteri. Nevio fu il primo ad introdurre la contaminatio, in altre parole l’inserimento di una o più scene tratte da altre commedie, un’operazione molto complessa poiché il poeta doveva saper valutare i tratti in comune tra le opere e il copione finale doveva arrese coerente e dotato di senso, non era un semplice taglia e cuci. Di Nevio ci restano 140versi e 40 titoli. Un celebre frammento di Nevio è la descrizione della Tarentilla. Di lui fu apprezzato soprattutto l’originalità e lo spirito comico, e introdusse un accentuato carattere italico. Tra il II e il I sec si sviluppò, con minor successo, la fabula togata (da toga, l’abito tradizionale latino) ambientata a Roma, con tematiche e personaggi romani. I maggiori esponenti sono Titanio di cui ci rimangono 15 titoli e Lucio Afranio, di lui abbiamo 40 titoli e possiamo cogliere una certa attenzione nei confronti della vita quotidiana romana. Per via dell’ambientazione romana la togata non raggiunse i livelli comici della palliata. Gli intrecci della togata erano basati sull’amore e sul denaro. I più grandi commediografi latini furono: Tito Maccio Plauto, Publio Terenzio Afro, Cecilio Stazio. © Federico Ferranti Corporation www.terzof.altervista.org