La crescita culturale degli studenti in dimensione europea Percorsi di lavoro da sviluppare con le classi Primo percorso Alle radici culturali dell’Europa: il mito di Europa a cura di Laura SCIOLLA, docente Scuola secondaria di secondo grado Perché abbiamo scelto il mito di Europa Il nome Europa evoca un mito che ci riporta alle origini della nostra civiltà: la storia di Europa, la fanciulla fenicia che fu rapita e trasportata a Creta da Zeus, trasformatosi in toro. Dall’unione del dio con la giovane nacquero tre figli, uno dei quali fu Minosse, re civilizzatore e legislatore, che diventerà, dopo la morte, uno dei giudici dell’oltretomba (anche nell’Inferno dantesco). La vicenda ha ispirato molti poeti e artisti (v. sotto) ed è ancora oggi ricordata dalla faccia nazionale della moneta greca da 2 €, che raffigura il ratto di Europa (da un mosaico spartano del III sec. d. C.). Connessioni e sviluppi del tema Il mito si presta a svariate interpretazioni simboliche e suggerisce molte possibilità di sviluppo. È infatti connesso con il tema del rapporto, da sempre conflittuale ma fecondo, fra oriente e occidente. Tale interpretazione del mito è evidente nella narrazione del poeta Mosco (II sec. a. C.): nella notte precedente il rapimento, la fanciulla sogna di essere contesa fra due continenti. Il nome stesso di Europa, che secondo una delle possibili etimologie significherebbe “Occidente” in fenicio1, rappresenta la fusione fra le due civiltà (l’origine semitica rimanda all’oriente, il significato all’occidente). A proposito del rapporto fra oriente e occidente, si possono ricordare le guerre fra Greci e Persiani; l’impresa di Alessandro Magno e l’ellenismo; Roma, che nasce dalla fusione fra i Troiani (venuti dall’Oriente) con i popoli italici 2; un frutto del rapporto oriente-occidente è anche la conversione dell’Europa al cristianesimo. 1 2 Esistono però anche altre etimologie, che sarebbe interessante indagare. La funzione di Roma come unificatrice del mondo orientale e di quello orientale è anche sottolineata da Dante, v. canto I Inf. con la nascita della scrittura. Cadmo, partito alla ricerca della sorella Europa, donò al mondo occidentale l’alfabeto fenicio dal quale, con il tramite di quello greco, deriva il nostro. “Cadmo aveva portato alla Grecia ‘doni provvisti di mente’: vocali e consonanti aggiogate in segni minuscoli, ‘modello inciso di un silenzio che non tace’: l’alfabeto. […] Nessuno avrebbe potuto cancellare quelle piccole lettere, quelle zampe di mosca che Cadmo il fenicio aveva sparpagliato sulla terra greca, dove i venti lo avevano spinto alla ricerca di Europa rapita da un toro emerso dal mare” 3. con la nascita delle leggi. Radamanto, fratello di Minosse e re di una parte di Creta, legiferò sia per i Cretesi sia per gli isolani dell’Asia Minore, molti dei quali adottarono spontaneamente il suo codice. Ogni nove anni, egli si recava nella grotta di Zeus dalla quale usciva portando delle nuove leggi. Tale pratica fu adottata anche da Minosse. con il tema dell’amore – doloroso ma fecondo – che anche in altre storie caratterizza il rapporto fra l’occidente e i “barbari”. Si può ricordare per esempio l’amore fra Enea e Didone: la lotta fra Roma e Cartagine non ha origine dall’odio, ma dal troppo amore. Il tema si può collegare con quello della visione dello straniero nel mondo greco e in quello latino (da Erodoto a Cesare a Tacito…): un tema molto ampio, che potrebbe essere circoscritto analizzando i termini che, in greco e in latino, vengono utilizzati per indicare lo straniero e il nemico. Si possono fare anche collegamenti con le lingue straniere: per esempio, è interessante osservare come il latino hostis (nemico esterno) abbia la stessa radice dell’inglese ghost (fantasma). Fra i simboli evocati dal mito, si possono analizzare 3 (R. Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia, Milano, Adelphi, 1988, pp. 436-437. Le citazioni sono delle Dionisiache di Nonno, IV, 260 e IV, 263). quello del toro (presente in molti riti e religioni); quello dell’acqua e del suo attraversamento a opera del toro divino; quello dei fiori che la fanciulla sta raccogliendo al momento del rapimento. Fonti e possibili direzioni di ricerca Il mito è presente in molti autori dell’antichità greca e latina, della tarda latinità, del Medioevo, dell’età umanistico-rinascimentale e barocca (si veda sotto l’elenco). La ricerca si potrebbe sviluppare nelle seguenti direzioni: Il mito di Europa negli autori antichi e tardo-antichi Con l’aiuto degli insegnanti, i ragazzi traducono(o leggono in traduzione) le testimonianze più significative del mondo antico e tardo-antico. Fra le altre, particolarmente ricche di spunti appaiono quelle di Esiodo, Erodoto, Mosco, Apollodoro, Orazio, Igino, Luciano, Achille Tazio. In questi scritti si possono evidenziare gli elementi di somiglianza e quelli di differenza, la prospettiva adottata dall’autore, l’interpretazione attribuita all’innamoramento di Zeus, la raffigurazione di Europa e del toro divino, lo spazio dedicato ai diversi momenti della vicenda, la rappresentazione dei personaggi secondari (le compagne di Europa, i mostri marini…), le eventuali reminiscenze letterarie (per esempio, l’eco della storia di Nausicaa nel racconto di Mosco). Si può inoltre approfondire il significato di alcuni elementi simbolici (per esempio il toro, l’acqua, i fiori…). Elenco delle fonti citate: Esiodo, Catalogo delle donne, 19 Eschilo, Frammenti,74 vv. 1-6 Erodoto, Le Storie, I,2,1 Mosco, Idilli, II Apollodoro, Biblioteca, II,5,7; III, 1,1 Igino, Favole, n. 178 Luciano, Dialoghi degli Dei, XV Achille Tazio, Gli Amori di Leucippe e Clitofonte, I, I-II Altre fonti del mondo antico sono citate in fondo. Il mito di Europa negli autori medievali, umanistico-rinascimentali e barocchi I ragazzi leggono (ed eventualmente traducono, nel caso siano in latino) le testimonianze delle età medievale, umanistico-rinascimentale e barocca. Si segnalano in particolare gli scritti di Boccaccio, Poliziano, Marino. Si può rilevare come gli scrittori di queste diverse età riprendano e contemporaneamente trasformino le fonti antiche, secondo la sensibilità delle loro epoche. Elenco delle fonti citate: Giovanni Boccaccio, De Genealogiae Deorum, XI, XXXIV Angelo Poliziano, Le Stanze per la giostra, I, stanze 105-106 Giovan Battista Marino, Adone, VI, ottave 59-63 Altre fonti dall’età medievale alla barocca sono citate in fondo. Il mito di Europa negli autori contemporanei I ragazzi possono cercare ulteriori tracce del mito negli autori moderni e contemporanei (italiani e stranieri), con l’aiuto degli insegnanti e/o di esperti invitati dalle scuole. Il mito di Europa nell’arte Il mito di Europa nell’arte: con l’aiuto dell’insegnante di storia dell’arte e/o di esperti invitati dalle scuole, i ragazzi cercano e analizzano le più significative testimonianze iconografiche della vicenda di Europa, dal mondo antico al moderno. I links del mito Come rilevato sopra, il mito si presta a molte riflessioni e connessioni, che potrebbero essere oggetto di ricerca: - il rapporto oriente-occidente: conflitto o fusione? - la visione e la rappresentazione dello “straniero” - la nascita della scrittura - la nascita delle leggi I ragazzi possono scegliere una o più direzioni di ricerca. Inseriranno i risultati del loro lavoro sulla piattaforma, in modo da poterli condividere e commentare con gli altri componenti della “classe virtuale”. Alla fine, i vari contributi verranno organizzati in un “ipertesto” che sarà pubblicato sulla rete e messo a disposizione di tutti gli utenti. Il mito di Europa: elenco completo dei testi (tra i quali sono stati scelti quelli citati sopra) dal mondo antico all’età barocca GIOVE ED EUROPA : FONTI CLASSICHE, MEDIEVALI E RINASCIMENTALI DAL SITO : http://www.iconos.it/index.php?id=114 Elenco delle fonti classiche e tardo antiche sigla di riferimento riferimento bibliografico Eurfc01 Esiodo, Cataloge of Women, 19 Eurfc02 Eschilo, Frammenti,74 vv. 1-6 Eurfc03 Erodoto, Le Storie, I,2,1 Eurfc04 Mosco, Idilli, II Eurfc05 Apollodoro, Biblioteca, II,5,7; III, 1,1 Eurfc06 Diodoro Siculo, Biblioteca, IV,60,3 Eurfc07 Orazio, Odi, III, 27, vv. 25-76 Eurfc08 Plinio Secondo Gaio, detto Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XII, 11 Eurfc09 Igino, Favole, n. 178 Eurfc10 Luciano, Dialoghi degli Dei, XV Eurfc11 Achille Tazio, Gli Amori di Leucippe e Clitofonte, I, I-II Eurfc12 Fulgentius, Mitologiarum, I, XX Eurfc13 Mythographus I, Scriptores Rerum Mythicarum latini tres, n. 148 FONTI MEDIEVALI Elenco delle fonti medioevali sigla di riferimento bibliografico riferimento Eurfm01 Mythographus II, Scriptores Rerum Mythicarum latini tres,n. 76 Eurfm02 Mythographus III, Scriptores Rerum Mythicarum latini tres, n. 3 Eurfm03 Arnolfo d'Orleans, Allegoriae super Ovidii Metamorphosen, II,13 Eurfm04 Giovanni di Garlandia, Integumenta super Ovidium Metamorphoseos, III, vv. 151-152 Eurfm05 Giovanni del Virgilio, Expositiones,II,14 Eurfm06 Berchorius, Ovidius Moralizatus, fab. LXXIII Eurfm07 Giovanni Boccaccio, De Genealogiae Deorum, XI, XXXIV Eurfm08 Giovanni Boccaccio, De mulieribus claris, IX Eurfm01 Elenco delle fonti rinascimentali e barocche sigla di riferimento riferimento bibliografico Eurfr01 Eurfr02 Eurfr03 Eurfr04 Eurfr05 Eurfr06 Eurfr07 Eurfr08 Angelo Poliziano, Le Stanze per le giostre, I, stanze 105-106 Giovanni Bonsignori, Ovidio Methamorphoseos Vulgare Niccolo degli Agostini, Lovidio Metamorphoseos, II Natale Conti, Mythologiae, VIII, XXIII Ludovico Dolce, Le Trasformationi, Vincenzo Cartari, Le immagini degli Dei degli antichi, Giovanni Andrea dell'Anguillara, Delle Metamorfosi D'Ovidio,II Giovan Battista Marino, Adone, VI, ottave 59-63 Secondo percorso Le radici scientifiche della cultura europea: la matematica prof.ssa Renata MERLO; prof. Sergio BLAZINA; prof. Piergianni CURTI docenti scuola secondaria di secondo grado; prof. G. CAVALLO, Dirigente scolastico La bandiera europea è azzurra con 12 stelle disposte a cerchio. Essa iniziò la sua storia l’8 dicembre 1955, quando fu accolta dal Consiglio d’Europa, su disegno di Arsène Heitz ( le stelle, inizialmente, erano bianche e non gialle come oggi). Allora solo 6 stati costituivano la CEE e quindi il numero 12 non rappresentava , come nella bandiera USA il numero degli stati che costituivano la Federazione, ma indicava, secondo un’antica valenza simbolica del numero ( cfr. Le 12 fatiche di Ercole, le 12 Tribù d’Israele, I Dodici Apostoli), la pienezza, e non avrebbe dovuto mutare al mutare del numero di stati che avrebbero partecipato al processo di integrazione europea . Il nuovo Trattato costituzionale ha ribadito le caratteristiche della bandiera dell’Unione europea: Il tema del significato simbolico del numero 12, può essere preso come spunto di partenza per un percorso legato al tema del numero, dalle sue espressioni simboliche e quelle scientifiche, quale radice importante dell’identità culturale europea. Μα̃θημα 1) Il numero αρχή del mondo Fino dalle origini del pensiero classico il Lògos comprese il sapere matematico e la matematica divenne presto un sapere autonomo e organizzato; modello epistemologico e tappa formativa fondamentale . Essa si presentò come un sapere logico-discorsivo fondato sulle definizioni e sul metodo deduttivo, sulle dimostrazioni, ma anche sull’intuizione, su una visione del logos matematico come apertura all’Altro, come forma di iniziazione e come strumento che apriva al mistero. Il numero divenne realtà ontologica, strumento e simbolo. Il concetto di misura, inoltre, divenne una categoria interpretativa estendibile ed estesa ad altre forme di sapere, dall’etica all’estetica, dal linguaggio poetico, al linguaggio comune e alla politica. L’intento del percorso è quello di proporre alcune tappe significative della storia del Lògos matematico e del suo manifestarsi al di là del confini disegnati dalla sua autonomia epistemologica, restituendolo alla originaria dimensione di Discorso sul mondo. Si intende in questo modo evidenziarlo, senza limitarne la complessità, come radice della cultura europea. Le radici classiche del Logos matematico: Talete: storia del teorema di Talete il calcolo dell’altezza della Grande piramide Pitagora: la misurabilità dell’universo la concezione del numero Filolao: il mondo del numero Platone: la concezione del numero la matematica nel percorso pedagogico il Timeo La matematica tra il V ed il IV secolo Aristotele: la matematica tra le scienze la concezione del numero La matematica in epoca ellenistica Il confluire della matematica nella metafisica Blbliografia: L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, vol.1, Garzanti Grande antologic filosofica, Marzorati Enciclopedia Garzanti di filosofia Il valore allegorico –allusivo del numero Bruno: il numero tra il Logos e la metafisica Cusano: la matematica allegorico-allusiva Il linguaggio matematico del cosmo alle origini della rivoluzione scientifica Il platonismo di Galilei e Keplero Il numero e la Cabala Il metodo e la matematica cartesiana Il valore simbolico dei numeri :percorsi nella cultura euromediterranea Il concetto di misura: percorsi nell’etica classica e nel linguaggio dell’etica (la giustizia in Platone e in Aristotele, il giusto mezzo in Aristotele) Iconografia (prof.ssa Renata Merlo) 2) Matematica e musica Alcuni spunti di riflessione: teoria musicale e matematica nella tradizione pitagorica Il suono rappresenta quanto c’è di più sfuggente nella realtà fisica sperimentabile. Esso è l’effetto di un fenomeno fisico concreto, eppure non si lascia contenere in alcun recipiente, né trattenere sotto alcuna forma, nemmeno cambiando stato come può fare un gas. Nonostante ciò esiste già i filosofi classici ne scandagliano le possibilità di interferire con l’uomo, fin nel più profondo del suo essere. La sua essenza, misteriosa ma reale, lo porta a divenire simbolo degli aspetti appena intuibili dell’universo, mentre si cerca di misurarne la parte fisica con il numero, strumento unico ed universale di spiegazione della realtà. Semplice e geniale: i suoni possono essere misurati mettendoli a confronto tra loro. Una corda tesa può produrre un suono ben preciso, la sua metà ne produce un altro esattamente un’ottava più in alto – otto note sopra, oggi diremmo, per esemplificare, due do, uno alto ed uno basso – una seconda nota che, se eseguita contemporaneamente alla prima si allinea ad essa quasi come se fossero la stessa nota; è quanto succede ogni volta che un uomo ed una donna si mettono a cantare la stessa nota senza preoccuparsi di cercare l’unissono: le loro caratteristiche fisiologiche differenti li portano a cantare “in ottava”: due note perfettamente “consonanti”. Pitagora ricerca queste consonanze e le definisce numericamente: due note in ottava – per noi due do, due re, ecc – in base alla misurazione delle corde che le producono stanno in rapporto 2 ad 1 ( mezza corda produce l’ottava superiore), due note a distanza di quinta – per noi ad es. un do ed il sol successivo nella scala – stanno in rapporto di 3 a 2 ( due terzi di corda producono la quinta superiore ), analogamente due note a distanza di quarta – ad es. do e fa – stanno in rapporto di 4 a 3, e così via misurando. Tuttavia i rapporti che rappresentano altri intervalli sono espressi con rapporti numerici sempre più complessi e l’effetto simultaneo delle altre coppie di suoni non è altrettanto consonante. Ecco dunque che il concetto di consonanza viene collegato a quello di semplicità, come semplici sono i fondamenti primi dell’universo: la consonanza dei suoni è espressione dell’armonia universale e, per di più, ha un riscontro con l’armonia interiore dell’uomo che deve trovare nella musica un modello ed un aiuto, con tutte le implicazioni etico-musicali del pensiero di Platone matematica e musica nella polifonia e nella pratica musicale medievale e rinascimentale Il pensiero cristiano medioevale recupera, con alcune imprecisioni tecniche, le teorie musicali di quello greco e la teoria musicale approvata dalla Chiesa tiene ferme le esigenze di semplicità ed armonia richieste da Pitagora, caricando con il senso del peccato quanto viene escluso dalla teoria antica. Non solo viene mantenuta la scala di sette note dei Greci, ma si conservano i rapporti numerici tra i suoni suddivisi in consonanti, cioè buoni, raccomandabili e dissonanti, cioè cattivi, proibiti. Questi concetti sono determinanti nella nascita, davvero rivoluzionaria, dello stile polifonico in quanto la composizione a due o più voci, che risuonano contemporaneamente per tutto il corso del brano, impegna l’autore nella produzione teoricamente, musicalmente e teologicamente corretta di una continua catena di coppie o terne o insiemi ancor più ricchi di suoni. Di qui il fatto che le prime forme di polifonia – X-XI sec. - prevedono che le due voci si muovano producendo solo abbinamenti consonanti di unissono, ottava, quarta e quinta, mentre tutte le altre soluzioni sono escluse a priori. Tuttavia, così come accade per tutto quanto è legato allo sviluppo della società e della cultura e che per ragioni naturali non può essere congelato per sempre in una stessa forma, ecco che già nel ‘300 si diffondono, nonostante l’opposizione ufficiale della Chiesa, polifonie con voci che si muovono a distanza di intervalli di terza e sesta, definiti furbescamente consonanze imperfette e così via verso una sempre maggiore libertà di azione che, seppure lentamente, conduce alla musica dei tempi moderni. Un’ulteriore sottolineatura va fatta per ricordare che per molto tempo dell’era cristiana la vera conoscenza musicale è conoscenza solo teorica: scorrendo interi secoli di musica medioevale ci capita di incontrare i nomi dei grandi teorici della musica, mai quelli dei compositori o degli esecutori – evidentemente la vera musica è quella del pensiero, è quella del cosmo, opera di Dio, non quella concreta che viene prodotta dall’uomo talvolta con effetti perversi capaci di allontanarlo dalla retta via! E’ bene altresì ricordare che l’invenzione dello stile polifonico, ossia di un modo di concepire prima ancora che produrre - magari ad orecchio - la composizione musicale, fatta come un castello razionale e “misurabile” di suoni, rappresenta la base e la caratteristica più propria della musica occidentale e che non sarebbe stata possibile senza una visione matematica dei suoni. In aggiunta a quanto detto si ricordi che l’evoluzione tecnologica, via via sempre più marcata, ha un peso considerevole nella pratica musicale a partire da tutto quanto scoperto ed applicato nella costruzione degli strumenti musicali, sempre più perfezionati e scientificamente progettati. Il problema della lunghezza delle canne di un organo o della tensione di una corda sono questioni scientificamente esaminate che sfuggono al profano, forse anche all’esecutore, ma che sono assolutamente di primaria importanza nella pratica musicale. armonia e fisica nel XVIII secolo La riflessione sulla musica attraverso il ‘600 ed il ‘700 è attraversata su più fronti da rapporto con il pensiero scientifico. Si vedano per intanto le diatribe di carattere estetico sulla mancanza di razionalità della musica paragonata alla poesia, espressione diretta del pensiero. Ma si vedano anche gli sviluppi degli studi di acustica che, nel frattempo, hanno ben evidenziato il fenomeno dei suoni armonici o concomitanti, di enorme importanza nella pratica strumentale. Per riassumere argomenti abbastanza astrusi se non presentati dal vivo sperimentalmente, si prenda nota innanzitutto del fatto che qualsiasi corpo sonoro vibrando produce, oltre alla nota “voluta”, una serie di suoni, detti armonici, che non vengono distintamente percepiti da chi ascolta, ma che avvolgono come una guaina la nota eseguita formandone il timbro. La serie dei suoni armonici di una qualsiasi nota non è casuale, ma è naturalmente e spontaneamente prodotta dal corpo vibrante con una disposizione immutabile. Ad esempio: un do eseguito da un qualsiasi oggetto naturale viene accompagnato spontaneamente dal do dell’ottava superiore, dal sol ancora superiore, poi dal do due ottave sopra, poi dal mi, dai successivi sol e si bemolle e poi ancora da un do e così via secondo una disposizione che si può provare sperimentalmente con estrema facilità e che è comunque sempre la stessa. Due sono le letture importanti di questo fenomeno. Per intanto i primi intervalli che vengono riscontrati nella serie armonica sono gli stessi che Pitagora chiama consonanti ( ottava, quinta, quarta), seguiti dalle vecchie consonanze “imperfette”; in secondo luogo, per un musico-teorico del XVIII secolo quale Jean-Philippe Rameau il ritrovare nei primi suoni armonici le note che compongono l’accordo maggiore e la settima di dominante, i due accordi fondamentali della moderna armonia, non è altro che la dimostrazione di quanto sia “naturale” la nostra musica: l’esperienza scientifica dimostra la validità del sistema musicale utilizzato, perfettamente corrispondente a quanto la natura, nella sua perfezione, sa produrre. matematica e musica nel XX secolo ( dodecafonia, sperimentalismo, musica elettronica) La ricerca di nuove strade e nuovi linguaggi propri dell’arte moderna e contemporanea insieme alla forte accelerazione della tecnologia e nuovii strumenti in grado di produrre suono, fanno sì che la musica del ‘900 sia ancora una volta legata a concetti scientifici e matematici. La musica che, proprio per la sua immaterialità e la sua apparente mancanza di razionalità, viene sospinta al di sopra di tutte le arti dalla filosofia romantica, all’inizio de ‘900 va oltre nella pura astrazione quando con la dodecafonia rinuncia al suo dato “concreto”, fornito dal vecchio sistema tonale nel quale chiunque è in grado di “capire” una musica, potendo dire, ad esempio, se il brano è finito o se è sospeso, nello stesso modo per cui vedendo una tela sappiamo riconoscere se rappresenta un volto o una mela. La pittura astratta sta alla pittura tradizionale come la dodecafonia sta alla musica tonale. Anche questa evoluzione è legata a concetti matematici: i dodici suoni della scala cromatica, tutti ugualmente importanti nel pensiero di Schönberg, vengono numerati per formare una serie e questa serie viene ripetuta, sempre con la stessa struttura con diverse possibilità, per formare il materiale per la composizione. Nel ‘900 la matematica è presente ancora nella struttura compositiva delle opere di Stockhausen ed ancor più di Xenakis, tanto per citare due dei più importanti musicisti del secolo scorso, con prodotti che, nonostante il passare degli anni, risultano ancora difficili per la maggior parte delle nostre orecchie: la struttura di queste musiche, che deve molto alla visione astratta della musica e non indulge neanche un po’ alla ricerca del gradimento dell’orecchio, richiede talvolta una competenza più raffinata accanto alla disponibilità di disporsi ad un ascolto privo di preconcetti ed aspettative, dove contano la lettura tecnica dell’opera o la capacità di gustare il suono nella sua mutevole “corporeità”. Alla portata di molti giovani delle nostre scuole ci sono oggi tutte le innovazioni tecnologiche favorite dall’informatica, assolutamente fondamentali nella produzione e della riproduzione della musica. Tutta la musica dei nostri giorni è legata al mondo dell’elettronica, dal pianoforte digitale, surrogato più economico e flessibile di quello tradizionale, alle possibilità di comporre e produrre, registrare, modificare qualsiasi genere di musica, anche facendo a meno di voci o strumenti reali. a proposito di numeri….. : il numero 12 è anche ricorrente in musica: 12 sono semitoni della scala cromatica, 24 sono le scale effettive del sistema tonale, di qui 24 i Preludi e Fuga del Clavicembalo ben temperato di Bach, 12 per due sono le due raccolte di Studi op. 10 e op.25 di Chopin e 24 sono i suoi Preludi op. 28, 24 sono i preludi per pianoforte di Sciostakovic, per non dire delle corrispondenze numeriche nelle opere di Bach e …. chi più ne ha, più ne metta! prof. G.M. Cavallo 3) Letteratura e numeri Premessa. Nella “lezione americana” sull’Esattezza, Italo Calvino mette a fuoco la duplice natura della lingua letteraria. Quest’ultima, da un lato cerca di produrre effetti di infinito e di indeterminato, come suggerisce Leopardi nello Zibaldone; dall’altro, conduce una continua, quasi ossessiva ricerca della precisione, che si manifesta sia nell’esattezza lessicale, sia nel ricorso a suddivisioni, serie numeriche, simmetrie e figure geometriche che modellano e scandiscono il testo letterario. Le due tendenze non sono necessariamente antitetiche, anzi spesso – sin dai tempi antichi - convivono: il disordine e la vertigine di infinito che abitano tanta letteratura trovano il loro correttivo proprio nell’applicazione di una misura, nella costruzione di un’architettura minuziosa e controllata. Il numero, dunque, non è affatto estraneo al campo letterario, ma ne costituisce un elemento costitutivo. Da un lato, la sua presenza si collega alla forza del simbolismo numerico, al fascino della cifra-archetipo come chiave magica del cosmo; dall’altro, nel numero c’è una potenza ordinatrice e regolatrice che governa il testo letterario e lo configura come un campo limitato e perfetto. Le opere-mondo sono particolarmente legate a questo fascino numerico. Attività: lettura di I. Calvino, Esattezza, in Lezioni americane, Milano, Mondadori, 1993 (I ed. Garzanti 1988). Individuiamo, nella tradizione letteraria italiana, alcune tracce significative di questa premessa, dalle origini al Seicento (attività per una classe III, futura IV). NASCITA DELLA METRICA ROMANZA. La metrica contiene, nella sua stessa origine etimologica, il concetto di misura e quindi di numero. In particolare, la metrica romanza segna, rispetto alla tradizione classica, il passaggio da una metrica quantitativa a una metrica accentativa, che considera non più la quantità sillabica, ma il numero e la posizione delle sillabe. Presso i poeti siciliani nasce il sonetto. Canzone, canzonetta e ballata dominano la poesia delle origini. Dante, nel De vulgari eloquentia, analizza i versi e le forme metriche più importanti, valutandone l’adeguatezza rispetto allo stile tragico. Attività: ricostruzione delle origini storiche e analisi delle forme metriche della letteratura italiana (sonetto, canzone, canzonetta, ballata); studio attraverso esempi dei principali versi (endecasillabo, settenario, alessandrino). NUMEROLOGIA DANTESCA NELLA “COMMEDIA”. Il valore simbolico del numero affiora, nel poema dantesco, a diversi livelli: governa la struttura del testo, ma anche la costruzione cosmologica; compare in alcuni episodi specifici del viaggio nell’oltretomba, collegandosi al grande codice biblico. I numeri fondamentali sono: 1, 3, 7 e il loro multipli. Attività. approfondire il significato simbolico della numerologia dantesca nei suoi valori ricorrenti. Coglierne l’applicazione nella cosmologia e nella struttura del poema. Lettura critica di riferimento: E. Auerbach, Struttura della “Commedia”, sez. IV di Dante poeta del mondo terreno, in Studi su Dante, Milano, Feltrinelli, 1963. Analizzare alcuni episodi, sparsi nelle tre cantiche, significativi in questa prospettiva di lettura: Inferno XI; Purgatorio XXIX e XXXII, Paradiso XXVIII e XXIX. NUMERO E AUTOBIOGRAFIA IN PETRARCA. Il discorso autobiografico di Petrarca è incentrato su alcuni numeri (40, 50) ai quali lo scrittore adatta anche alcune realtà della propria vita (es. il “giallo” sulla datazione del Secretum). Attività. Lettura della lettera petrarchesca Posteritati. Analisi del pargrafo La finzione autobiografica in M. Santagata, I frammenti dell’anima, Bologna, Il mulino, 1993, pp. 76-101. IL NUMERO MAGICO NELLA CULTURA UMANISTICO-RINASCIMENTALE. In ambito fiorentino, nel Quattrocento, l’Accademia ficiniana sviluppa un interesse per il numero come chiave magica di accesso alla verità. In questa concezione confluiscono linee culturali molteplici, tendenzialmente esoteriche: il neo-pitagorismo, la traduzione del Corpus hermeticum, l’interesse per la cabala. Attività: confrontare la figura “eretica” di Pico della Mirandola (le 900 tesi e l’Apologia) con quelle “istituzionali” di Ficino e Poliziano. IL LIBRO DELLA NATURA. Nell’opera di Galilei, le questioni del metodo e della distinzione fra verità di fede e verità scientifiche sono correlate alla concezione della Natura come libro scritto in caratteri matematici. Il numero non è più, in questo contesto, cifra magica, ma garanzia di leggibilità e razionalità dei fenomeni del mondo fisico. Attività. Lettura di brani scelti dal Saggiatore. Riflessione sul nuovo concetto di misura. prof. S. Blazina 4) Matematica e arte figurativa il canone proporzionale nell’antichità: la sezione aurea e Policleto il canone proporzionale nel Rinascimento:Piero della Francesca la prospettiva il canone nel Novecento: Le Corbusier, Mondriand ############### prof. Piergianni Curti “Il tema della bandiera a 12 stelle si presta come punto di partenza per un percorso legato al tema del numero, dalle sue espressioni allegorico-allusive a quelle della razionalità scientifica, quali fonte dell’identità culturale europea; la scelta del numero 12 infatti non indica il numero di paesi aderenti all’Unione , ma un numero “significativo”, il 12, simbolo di pienezza e compiutezza, ma anche fondamento numerale. Nella cultura europea compaiono le 12 tribù d’Israele, le 12 fatiche di Ercole,i dodici apostoli, i 12 mesi, le leggi delle 12 tavole, le 12 stelle dell’Apocalisse, le 12 divinità olimpiche; sono presenti sistemi di numerazione su base duododecimale e sessagesimale e la dodecafonia ecc. “ Questo tema può essere articolato come segue: a) Problema della matematica come percorso nella (della) razionalità, alla ricerca della sua potenza ( e spesso onnipotenza) e alla scoperta dei suoi limiti ( per esempio, analizzando la storia dei teoremi in cui si dice: questo non si può fare) b) Problema della matematizzazione: ciò che si può matematizzare, o che si crede si possa matematizzare, ripercorrendo la storia del pensiero scientifico occidentale a partire da Pitagora, attraverso la matematica e la filosofia greca, fino a Galileo e oltre (e per Galileo in particolare si trattò di una geometrizzazione) dell’osservazione. Tenendo conto che l’idea della matematizzazione della scienza è ben anteriore a Galileo, anche se Galileo fu il primo a riuscire a realizzare una scienza di questo genere, e che bisogna risalire al XIII secolo, precisamente a Ruggero Bacone ( ma contemporaneamente anche a Roberto Grossatesta e, più tardi, a Giovanni duns Scoto e a Guglielmo di Occam e, nella scuola di Parigi ad Alberto Magno ) per trovare questa idea, già fissata e pensata come la base di una scienza universale che avrebbe dovuto abbracciare non solo la conoscenza della natura fisica, ma la conoscenza dell’uomo, la conoscenza dell’essere come tale e la stessa teologia. Si può pensare dunque ad una storia “interna” alla matematica e una storia “esterna”, di relazione con le altre discipline. Quest’ultima, quella della matematica come paradigma, come modello, riguarda il rapporto tra matematica e scienze, ma anche tra matematica e arte, filosofia, scienze umane ( delle sue declinazioni: geometrizzazione, aritmetizzazione, logicizzazione, formalizzazione, modellizzazione, codificazione, ma anche in qualche modo numerologia ( Bach, …), ecc): musica, architettura, ma anche letteratura (oulipo, per esempio), arti figurative, ecc. Si potrebbe dire, alla ricerca di fondamenti non solo per se stessa ( la matematica) , ma per l’universo dei saperi, e in qualche modo, per l’uomo stesso e per la società. Almeno come programma. Programma che riporta in primo piano uno stile, che forse ha a che fare con i fondamenti dell’Europa: dove, mi pare, i fondamenti sono un processo più che un punto definitivamente fermo, come è un processo la scienza, come è un processo la ricerca. Terzo percorso L’eredità giudaico-cristiana nel pensiero europeo a cura di Giorgio BRANDONE, docente di Scuola Secondaria di secondo grado Introduzione Il filone che si è scelto di affrontare si presenta molto complesso e articolato: è quindi necessario operare una selezione che dia modo di concentrare l’attenzione su alcuni aspetti di portata più limitata. Il progetto, in particolare, prevede di affrontare il tema della diffusione della cultura cristiana in ambito europeo grazie alla capillare presenza del monachesimo occidentale che ha unito alla preghiera e al lavoro manuale il lavoro culturale, prospettando una felice sintesi tra eredità classica e cultura giudaicocristiana. Gli studenti verranno così guidati a comprendere come le radici della nostra cultura affondino proprio in quel mondo medievale in cui i monasteri hanno rappresentato fari di civiltà. Proposta di percorso a) Storia e caratteri del monachesimo occidentale I caratteri del monachesimo: monachesimo orientale e monachesimo occidentale manuale di Storia della Chiesa (ad es. a cura di H. Jedin, Jaca Book) Friedrich Prinz, Ascesi e cultura. Il monachesimo benedettino nel Medioevo, Laterza, 1983 La figura e l’opera di San Benedetto, padre del monachesimo occidentale biografia di San Benedetto (Gregorio Magno, Benedetto da Norcia) La regola di San Benedetto (analisi del testo della Regula monasteriorum e di almeno un commento alla regola; il problema dell’adattamento) Le famiglie religiose che si sono ispirate e che si ispirano alla regola benedettina Jacques Dubois, Les ordres monastiques, PUF, 1998 risorse Internet La diffusione del monachesimo in Europa (analisi della presenza storica di fondazioni monastiche nelle varie aree europee; la diffusione della cultura della vite) risorse Internet b) Il monastero: struttura e funzioni La struttura del monastero: tecniche architettoniche comuni e adattamenti locali; l’arte nei monasteri) manuale di storia dell’architettura, manuale di storia dell’arte La vita nel monastero: la divisione dei compiti (la gerarchia interna ai monasteri), l’opus dei (la liturgia, il canto liturgico), il lavoro manuale (i miglioramenti delle tecniche agricole) Anselme Davril – Eric Palazzo, La vita dei monaci al tempo delle grandi abbazie, Ed. San Paolo, 2002 Leo Moulin, La vita quotidiana dei monaci nel Medioevo, Mondadori, 1988 (Umberto Eco, Il nome della rosa) I monasteri e i libri: i testi classici, la Sacra Scrittura, i commentari e i testi patristici Friedrich Prinz, Ascesi e cultura. Il monachesimo benedettino nel Medioevo, Laterza, 1983 Libri e lettori nel Medioevo, Guida storica e critica, a cura di Guglielmo Cavallo, Laterza 1983 I monasteri e l’educazione dei fanciulli (cfr. H. Hesse, Narciso e Boccadoro) Viaggi e comunicazioni: la rete dai rapporti tra i monasteri I monasteri come luoghi “politici” c) I monasteri oggi I monasteri oggi: luoghi dello spirito e luoghi “turistici” Guida all’ospitalità nei monasteri (Piemme) itinerari turistici tra i monasteri Monasteri e Internet: visite virtuali, e-commerce, canto liturgico on-line es. il sito di Solesmes d) Un esempio monastico: l’Abbazia della Novalesa Storia dell’abbazia della Novalesa dalla fondazione alla sopressione; il rinnovamento della vita monastica (visita dell’abbazia e intervista ai monaci); analisi del Chronicon novalicense e dei documenti presenti all’Archivio di Stato di Torino G. Lunardi – N. Bartolomasi – G. Popolla, L’abbazia di Novalesa, Alzani Editore, 1998