BioSpiagge - Bio-distretto Cilento

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BioSpiagge
L’essere di una
alimentazione sana
nel divenire della storia
del Cilento
WWW.BIODISTRETTO.IT - E-MAIL: [email protected]
Bio Distretto de
“Le Colline di Elea-Velia”
L’iniziativa di creare un Bio Distretto nei
comuni di Ascea, Casal Velino, Castelnuovo
Cilento, Ceraso, Orria,
Orria, Perito, Prignano
Cilento, Salento,
Salento, Stella Cilento e Pisciotta è
stata assunta nel 2006 dagli Assessori
all’
all’Agricoltura in collaborazione con il
Laboratorio per lo Sviluppo Locale della
Fondazione Alario per EleaElea-Velia.
Velia.
L’obiettivo è quello di creare dei percorsi di
qualità
qualità per le biobio-eccellenze locali: olio
(cultivar Pisciottana e Salella),
Salella), miele, fico
bianco, maiale nero, fagioli di Mandia,
mozzarella nella mortella, cacioricotta,
cacioricotta, alici di
“menaica”
menaica” e biscotti tipici.
Il Bio Distretto vuole costruire un raccordo tra i
produttori agricoli locali e le strutture ricettivoricettivoturistiche,
turistiche, per promuovere il territorio ed i suoi
prodotti.
L’obiettivo è quello di valorizzare in modo
realmente integrato le risorse del territorio,
coinvolgendo la cittadinanza, le comunità
comunità
locali, gli attori imprenditoriali e associativi per
rendere le Colline di EleaElea-Velia un luogo
capace di raggiungere benessere e qualità
qualità della
vita nel pieno rispetto delle sue biodiversità
biodiversità.
Le “BioSpiagge”
Il progetto BioSpiagge è un contenitore di
iniziative di animazione territoriale volte a
promuovere collegamenti stabili delle aree
turistiche costiere con le zone rurali
interne, attivando percorsi sulle tipicità
tipicità e
sulle bioeccellenze.
bio
Il progetto è partito nell’
nell’estate 2006 nei
comuni di Ascea,
Ascea, Casal Velino e Pisciotta,
Pisciotta,
con diverse iniziative:
1. Valorizzazione di sentieri naturalistici;
2. Percorsi di educazione ambientale;
3. Iniziative di sensibilizzazione dei turisti al
rispetto della natura;
4. Promozione e valorizzazione dei prodotti
tipici e biologici, attraverso il
coinvolgimento dei produttori e dei
principali attori territoriali;
5. Iniziative di raccordo del mondo della
produzione, del commercio e della
ristorazione;
6. Valorizzazione dell’
dell’esperienza dei
“Mercatini del biologico”
biologico”;
7. Valorizzazione delle specie vegetali di
particolare interesse sia forestale sia
floreale diffusi sul territorio.
Tipicità e Bioeccellenze
delle
“Colline di Elea Velia”
Parlare di prodotti tipici, significa parlare di
ambiente, di tutela della biodiversità, di
salute, di tradizioni culturali locali, di
alimentazione e gusto, di benessere
animale, di consumo critico e responsabile,
di commercio equo e solidale, di
agricoltura rilanciare.
Attraverso il coinvolgimento dei produttori
e degli operatori della ristorazione, si può
realizzare una prima distribuzione diretta
che garantisca la qualità dei prodotti e loro
rintracciabilità ma soprattutto promuovere
un’esperienza territoriale, capace di portare
sul mercato i frutti di un territorio ricco di
biodiversità come il Cilento.
Un paniere di tipicità e bioeccellenze
selezionate tra i prodotti di tale territorio, di
sicuro è un paniere che nel tempo potrà
divenire più capiente, e ospitare un
maggior numero di prodotti.
Olio di oliva da Cultivar
Pisciottana e Salella
Entrare nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo
di Diano è come entrare in un grande uliveto.
Essi conferiscono al paesaggio un vellutato
colore verde e donano alle popolazioni da
tempi remoti un sostentamento al reddito.
La zona di produzione e di lavorazione
dell'olio DOP Cilento comprende 62 comuni,
tutti inclusi nell’
nell’area del Parco nazionale del
Cilento e Vallo di Diano e caratterizzati dalla
presenza di olivi secolari, che rappresentano
l'elemento dominante del paesaggio.
L’olio Cilento DOP si ottiene dalla premitura
di olive delle varietà
varietà Pisciottana,
Pisciottana, Rotondella,
Rotondella,
Ogliarola,
Ogliarola, Frantoio, Salella e Leccino.
Leccino. L'olio
Cilento DOP si presenta di colore giallo
paglierino con buona vivacità
vivacità ed intensità
intensità.
All'esame olfattivo, mostra un leggero sentore
di fruttato, talvolta con note di mela e di foglia
verde. Il gusto è tenue e delicato di oliva fresca,
fondamentalmente dolce con appena
percettibili note vivaci di amaro e piccante. E'
discretamente fluido, con evidenti sentori di
pinolo e retrogusto di nocciola e mandorla.
Le Alici di Menaica
Le alici di Menaica sono pescate ancora
oggi secondo una tradizione secolare, cioè
con un particolare tipo di rete detto
“menaica”. La rete viene gettata e cattura
solo pesci che hanno raggiunto l’età adulta.
Le alici sono, poi, confezionate in
contenitori di terracotta smaltata in grandi
barili in legno. Si ottiene un prodotto che
dimostra un’ottima interazione culturale
con un territorio che ha saputo conservare
le competenze necessarie
all’autocostruzione della rete menaica,
indispensabile per le caratteristiche del
prodotto finale. Questa preparazione è
documentata almeno a partire dal 1730, ma
il sistema è sicuramente più antico,
risalendo forse ai secoli dell’età grecoromana.
FAGIOLI DI MANDIA
Già
Già agli inizi del 1900 i fagioli erano coltivati
nei tanti orti che circondavano Mandia,
presso le località
località Frono,
Frono, Chialonga,
Chialonga, Pastena,
Pastena,
Marco, Principio, Valline.
Valline.
I fagioli sono stati per lungo tempo alla base
della alimentazione quotidiana e dei piatti
tipici dei contadini, coltivati ad un’
un’altitudine
variabile tra i 300 ed i700 m slm;
slm; la coltura
predilige terreni subsub-acidi (pH
(pH 6-7,5), freschi,
con sostanza organica ben decomposta e
freschi. La loro semina viene eseguita entro la
prima decade di luglio.
Le varietà
varietà tradizionali, come il Fagiolo
"Scritto", il "Tabbaccuogno
", ed il “Bianco”
"Tabbaccuogno",
Bianco”
sono tutte tardive e generalmente vengono
raccolte come granella secca. La profondità
profondità di
semina non va oltre gli 88-10 cm nei terreni
sciolti, ed oltre i 4 cm nei terreni argillosi.
Le varietà
varietà coltivate, per granella secca, sono
esclusivamente rampicanti la cui tecnica di
semina più
più diffusa è quella a postarella
impiegando 44-5 semi per buchetta, ad una
distanza che varia da 80 a 120 cm tra le file e
da 50 ad 80 cm sulla fila.
Formaggi di capra
Gli arbusti, le erbe cespitose,
cespitose, gli alberi bassi della
macchia mediterranea, sono i nutrimenti delle capre
cilentane che nei secoli si sono adattate alle
condizioni climatiche ed ambientali del territorio.
La Capra del Cilento o Cilentana comprende tre
diverse tipologie a seconda del mantello grigio, fulvo
o nero. La qualità
qualità del latte della capra cilentana è
straordinaria: ricerche effettuate dall’
dall’Istituto per la
Zootecnia di Bella (PZ) ne hanno evidenziato l’
l’alto
tenore di grassi insaturi, il basso contenuto di
colesterolo, l’
l’ottimo livello di antiossidanti.
Altrettanto importante è la componente aromatica,
complessa e caratterizzata dagli oli essenziali
contenuti nelle piante della macchia mediterranea.
Il cacioricotta,
cacioricotta, preparato con il latte di capra,
presenta un colore che va dal bianco al giallo
paglierino. La pasta è compatta, priva di occhiature.
occhiature.
Il sapore, specie nei formaggi ormai stagionati, è
molto forte e piccante. Si produce per buona parte
dell’
dell’anno, ma i cacioricotta più
più pregiati sono quelli
preparati nei mesi di aprile e maggio: il formaggio si
può consumare fresco (in insalata e col miele tipico
di queste zone), semistagionato (come piatto
singolo accompagnato da pane integrale cotto a
legna che ne esalta le caratteristiche aromatiche) e
stagionato (da grattugia, perché
perché diviene
leggermente e gustosamente piccante).
La Mozzarella nella
Mortella
Si produce con latte vaccino in alcuni comuni
della collina e della montagna del Basso
Cilento, dove il mirto cresce spontaneo e
rigoglioso. La tecnica di caseificazione è quella
classica della mozzarella, ma la maturazione
della cagliata avviene in assenza, o quasi, di
siero. Il risultato è un formaggio dalla pasta
bianca, più
più asciutto e compatto,con forma
allungata, piatta e irregolare (come una
stracciata). Le mozzarelle nella mortella sono
confezionate alternate a rametti di mirto legati
alle estremità
estremità con germogli di ginestra o di
altre essenze spontanee. Il contatto con il mirto
conferisce un sapore molto erbaceo con note
aromatiche evidenti che ricordano un poco il
limone o il cedro.
Il maiale nero
Da alcuni anni grazie al lavoro di alcuni
allevatori attenti alle peculiarità
peculiarità del territorio è
stato reintrodotto nelle Colline di EleaElea-Velia il
maiale nero.
Dolci tipici
Anche i dolci sono una espressione tipica
territorio cilentano.
cilentano.
I più
più tradizionali sono:
-I Nesprati, dolci di pan di Spagna imbottiti
di crema, nesprati con zucchero a velo e
ricoperti di confettini colorati;
-Le Lucernelle, dolci ripieni con crema di
castagna (o di mandorle), fritti in olio d’
d’oliva
e ricoperti con miele e confettini;
-Scauratielli, dolci a base di farina e aromi
naturali, cotti con acqua e poi fritti e conditi
con il miele
-Cannoli, sfoglie di pasta dolce, fritte attorno
alle canne e poi farcite con crema bicolore;
-Pizza di Riso, variante della tradizionale
pastiera pasquale, fatta però con il riso al
posto del grano.
MIELE
Il miele è un alimento dalle origini remote ed
espressione stessa di purezza e genuinità
genuinità
grazie al suo aspetto limpido e trasparente.
Rappresenta tuttora il principale ingrediente di
moltissime preparazioni casalinghe ed
artigianali, soprattutto dolciarie. Le
caratteristiche organolettiche, il profumo e il
sapore derivano, con risultati spesso molto
particolari, dalla pianta frequentata dalle api e
quindi dal tipo di polline utilizzato per
produrlo: castagno, corbezzolo, fico, acacia,
eucalipto.
In una tomba risalente al 520 a.C. dell’
dell’antica
città
à
di
Poseidonia
(Paestum)
è
stata
rinvenuta
citt
una teca contenente del miele. L’
L’assenza del
cadavere e l’
l’ubicazione della stessa all’
all’interno
della cinta muraria portano a dedurre che si
tratta di una tomba simbolica, probabilmente
dedicata al fondatore della città
città.
Fichi
Il fico è certo antichissimo, si diffuse
dall’
dall’Arabia Meridionale in tutto il Medio
Oriente e l’
l’Asia Minore, poi nel
mediterraneo. Nell’
Nell’Italia Meridionale è
quasi sicuramente presente dal VI secolo
a.C.
Sicuramente in questa terra ricca di
potassio ha trovato il suo habitat ideale.
Il frutto ha una buccia rugosa di color giallo
chiaro, uniforme, tipica dei fichi essiccati e
la polpa ha una consistenza pastosa. I fichi
si fanno asciugare e si passano in forno. Un
tempo si facevano anche essiccare al sole.
Possono essere consumati al naturale
oppure “impaccati”
impaccati”, ovvero ripieni, a
seconda delle ricette, di noci, mandorle,
scorze di arancia o di limone, finocchietto o
spicchi di mandarino. Ripieni o interi,
possono essere anche ricoperti di cioccolato
fondente.
Dalla tavola al paesaggio
Il territorio del Parco Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano, date la sua estensione e
diversificazione
interna, si configura come un
.
sistema articolato di “luoghi”
luoghi”, habitat ed
ecosistemi diversamente caratterizzati.
I tre ambiti distinguibili per caratteristiche
ambientali sono:
1) la fascia costiera, dove ricadono i comuni in
cui l’
l’economia è fondata essenzialmente sulle
attività
attività legate al settore turistico;
2) le vallate interne, caratterizzate da una
tradizionale attività
attività del settore agricolo;
3) le zone montuose dove dominano le aree
boschive e un più
più alto grado di
naturalizzazione.
La maggior parte del territorio conserva
un’
un’agricoltura basata prevalentemente sulle
risorse naturali e pertanto il paesaggio, nel suo
insieme, mantiene connotazioni di elevata
suggestione anche dove ha un elevato grado di
antropizzazione.
Achillea millefolium
• Il cui nome dialettale è stagnasango, e fa
riferimento al suo uso per curare ferite e tagli
per via delle proprietà
proprietà cicatrizzanti.
• La tradizione classica narra che Achille per
guarire Teleforo dalle sue ferite utilizzò
questa pianta per le sue caratteristiche
emostatiche, e la pianta da allora fu
denominata Achillea.
• L’Achillea è tra le 25 piante officinali
individuate e catalogate dal Parco Nazionale
del Cilento e Vallo di Diano, che ne ha
individuata la massima diffusione nelle tre
frazioni alte del comune di Ascea: Terradura,
Terradura,
Catona e Mandia.
• Dalla pianta si ricavano una serie di prodotti
come:
• un Liquore digestivo, prodotto con il vino
bianco; delle Tisane, con caratteristiche
capaci di calmare i dolori intestinali e per
regolare i dolori mestruali delle donne. Un
olio essenziale, diluito in olio di mandorle o
jojoba per la cellulite, massaggiando
profondamente la zona per 15 minuti, (15(15-20
gocce di estratto di Achillea in 50ml di olio).
Genista cilentina
Fa parte della famiglia delle Leguminosae.
Leguminosae. E’
E’
un arbusto ginestroide (Nano(Nano- nanerofita)
nanerofita) dei
litorali aridi e delle rupi marittime e vive su
terreni acidi argillosoargilloso-scistosi.
scistosi.
E’ componente dominante di limitati ambienti
di macchia mediterranea ove è particolarmente
abbondante e forma una fascia di vegetazione
esposta verso il mare di notevole interesse
fitogeografico.
fitogeografico.
Fiorisce tra maggio e giugno. Diffusa tra 0 e
200 mt,
mt, è stata individuata solo nel 1993.
Ha reso “La Punta del Telegrafo”
Telegrafo”, ad Ascea,
sito d’
’
importanza
comunitaria
(SIC).
d
Il crinale dei fiori
Dati tecnici
Lunghezza: 7 Km circa;
Difficoltà
Difficoltà: Media;
Altitudine; da 713 slm a 0 slm;
slm;
Partenza: da P.zza Duca della Vittoria Catona di Ascea
Rientro alla scogliera o Punta del Telegrafo Marina di Ascea.
L’itinerario parte dal centro storico di Catona di
Ascea a 600m slm,
slm, poi si arriva sul Santuario del
Monte Carmelo a 713 m da dove si ammira tutto
il golfo di Velia e le più
più imponenti montagne del
Cilento. Dopo una breve pausa si riprende il
cammino verso il paese di Ascea capoluogo da
dove si raggiungerà
raggiungerà uno dei punti più
più suggestivi
della Campania, punta del Telegrafo.
Durante il percorso è possibile ammirare
numerose piante e bellissimi paesaggi.
Corbezzolo, arbuto
E’ un albero cespuglioso con una fioritura a
campanelle bianche, che successivamente
diverranno frutti rugosi, rossi e come palline.
E’ chiamato in latino “Arbutus Unedo”
Unedo”, che
vuol dire “ne mangio uno solo”
solo”perché
perché è
preferibile non abusarne. Ottimo per le
marmellate e il miele.
Dalle radici si riescono ad ottenere delle pipe
come quelle d’
d’erica, un’
un’attività
attività artigianale che
ormai è in disuso. La raccolta avviene dal
mese di novembre a dicembre e cresce in
ambienti dai 00-800m slm.
slm.
E’ la pianta che rappresenta l’
’l Italia per via dei
suoi colori verde, bianco e rosso.
La Poseidonia oceanica è una pianta marina evoluta,
simile alle graminacee terrestri, facente parte della
famiglia delle Fanerogame. Si presenta con verdi
foglie nastriformi, lunghe fino a un metro, unite in
fasci e forma estese praterie, colonizzando
soprattutto i fondi sabbiosi a cui aderisce
sviluppando robusti rizomi. Vive normalmente fino a
30 metri circa di profondità
profondità, arriva ai 40 metri
solamente in acque molto limpide, in quanto è
strettamente condizionata dalla presenza della luce.
Sopravvive in acque con temperature (da 10°
10°C a 28°
28°C
circa), mentre è poco tollerante nei confronti delle
variazioni di salinità
salinità, per cui è assente alle foci dei
fiumi e nelle lagune salmastre costiere. Il tipo di
fondo più
più colonizzato da questa pianta è quello
sabbioso, anche se si fissa di frequente su detriti di
origine biologica che, sommati ai sedimenti,
costituiscono una struttura compatta e resistente
chiamata, con termine francese, “matte”
matte” e su roccia.
L’importanza delle Fanerogame marine, piante
superiori, ben distinte dalle alghe, e costituite, come
quelle terrestri, da radici, fusto e foglie. La
Poseidonia,
Poseidonia, è riconosciuta come fondamentale
nell’
nell’economia degli ecosistemi marini costieri, per
un insieme di motivi di carattere sia biologico che
fisico, perché
perché costituisce un ambiente dove molti tipi
di pesci ( anche di grandi dimensioni come i tonni)
depositano le uova e si riproducono.
La via dei frantoi
Dati tecnici:
Lunghezza: 5 Km cc.;
cc.;
Difficoltà
Difficoltà: MedioMediobassa;
Altitudine: da 175slm a
400slm;
Partenza: da P.zza R.
PintoPinto- Pisciotta.
Rientro centro storico
Rodio di Pisciotta.
L’itinerario parte da p.zza R. Pinto.
Pinto. Ci si inerpica
per le viuzze del Borgo medievale ammirando la
Chiesa del Carmine e la Fontana Murat.
Murat. Si
costeggiano alcuni degli uliveti plurisecolari della
varietà
varietà Pisciottana.
Pisciottana. La strada sale con un
caratteristico ciottolato fino ad arrivare al punto
più
più alto del percorso, in prossimità
prossimità dei ruderi della
cappella di S. Bernardino. Qui il panorama è
mozzafiato. La vegetazione è caratterizzata: dalla
bassa macchia mediterranea e dai fitti castagneti.
Dopo un po’
po’ si arriva ad un vecchio mulino ad
acqua, accanto al Torrente Fiumicello. L’
L’itinerario
si conclude, giunti a Rodio, con visita a Frantoi di
epoche differenti (1800, 1900, 2000).
La via dei frantoi
Giglio marino
L’ origine di tale nome proviene da Pancratium (da pankrá
pankrátion,
tion,
tutta forza; maritimum perché
perché vive in riva al mare); giglio per
la somiglianza con il giglio che però appartiene alla famiglia
delle Liliaceae.
Liliaceae. (Si ricorda che le caratteristiche differenziali tra
Amaryllidaceae e Liliaceae sono le seguenti:
Entrambe le famiglie presentano fiori ermafroditi con
perianzio corollino vivacemente colorato.
Vegeta su tutte le coste tirreniche e ioniche, isole comprese.
Pianta erbacea perenne alta attorno ai 50 cm, sverna sotto
forma di grosso bulbo un po' allungato e dal diametro di 55-6
cm. Fusto dato dallo scapo fiorale che è robusto e compresso e
termina con una spata a due valve che avvolge la parte basale
dei tubi fiorali.
fiorali.
Le foglie, tutte basali, di colore verde glauco, in numero di 55-6
per bulbo, larghe 11-2 cm, lunghe 5050-60 cm e ritorte a spirale.
Fiori Bianchi, grandi, profumati ed ermafroditi. Non c'è
c'è
distinzione tra petali e sepali ma ci sono solo tepali; questi
sono concresciuti per i due terzi della loro lunghezza in un
tubo fiorale lungo 55-8 cm, stretto e di colore verde. Nel
rimanente terzo superiore si allargano ad imbuto in 6 lacinie
bianche, con costolatura verde e concresciute per metà
metà. Nella
parte libera le lacinie sono linearilineari-lanceolate e orizzontali. La
paracorolla, bianca, presenta 6 grossi lobi biforcati che danno
quindi origine a 12 denti triangolari; i 6 stami sono inseriti tra
tra i
lobi, sovrastano la paracorolla e terminano con un'antera gialla
a forma di arco. I fiori hanno 1 ovario infero con stigma
capitato (cioè
(cioè ingrossato verso l'apice) puntiforme (cioè
(cioè di
piccole dimensioni) e sporgente al di sopra degli stami. Sono
riuniti in ombrelle di 33-10 fiori e più
più, inseriti, al termine del
tubo fiorale,
fiorale, con un corto peduncolo di 1 cm o meno.
L’epoca di fioritura LuglioLuglio-agosto,
agosto, l’
l’impollinazione avviene
tramite insetti
Mirto
Il Mirto (Myrtus Communis L.) è una pianta
della famiglia delle Myrtaceae che predilige il
clima mediterraneo. E' un cespuglio che può
raggiungere l'altezza di un metro e mezzo. Si
utilizza per composizioni con altri arbusti,
oppure per la formazione di siepi. Il mirto è
stato usato nell'antichità
nell'antichità e ancor oggi è
utilizzato per produrre il famoso liquore di
mirto. Le foglie sono opposte, intere,
picciolate,
picciolate, ovali di colore verde scuro brillante,
e aromatiche. I fiori sono bianchi con al centro
numerosi stami, mentre il frutto è una bacca
più
più o meno globosa generalmente di colore
neronero-violaceo. Le foglie e i frutti del mirto sono
particolarmente utilizzati per l'estrazione di
olio essenziale; svolge attività
attività antisettica e
balsamica ed è indicato contro le affezioni alle
vie respiratorie e viene usato, oltre che in
farmacia, come componente aromatico dei
profumi.
Il S.I.C. “Fiume Alento”
A
P
Dati tecnici:
Lunghezza: 5 Km circa;
Difficoltà
Difficoltà: MedioMedio- bassa;
Altitudine: da 0m slm a
meno di 100m slm;
slm;
Partenza: da località
località Vigne
vicino il Realais Le
Magnolie;
Rientro al centro di
Casalvelino Scalo.
Il percorso costeggia l’argine destro
del fiume Alento, attraversando terreni
arenacei coperti di alberi di alto fusto:
Lecci, Roverelle, Salici bianchi, Pioppi
bianchi, Carrubi, Ontani, Lentischi,
Ginestre etc.
Nell’acqua si possono osservare molti
pesci dei quali si nutrono uccelli come
la Ghiandaia marina, il Martin
pescatore, la Gallinella d’acqua etc.
Lungo il percorso si incontrano aree di
sosta in ombra e luoghi organizzati di
ristoro.
IL BioBagnante
1. Non usa la spiaggia come deposito di rifiuti. Non
getta i sacchetti di plastica né
né in mare né
né sulla
spiaggia, perché
perché, tra l’
l’altro possono causare la morte
per soffocamento di animali marini.
2. Riduce il consumo d’
d’acqua e contiene quello di
energia.
3. E’
E’ attento, perché
perché anche un gesto banale, come
gettare in mare un mozzicone di sigaretta è un
danno: infatti una sola cicca inquina un metro cubo
di acqua.
4. Se scopre uno scarico abusivo in mare, segnala il
fatto subito alla Capitaneria di porto oppure al
numero verde del NOE (Nucleo Operativo
Ecologico dei Carabinieri ) 800.253608.
5. Evita di raccogliere le stelle marine, e i cavallucci
marini. Quando è possibile cerca di convincere i
pescatori dilettanti a rigettarle in mare.
6. Cerca di evitare schiamazzi eccessivi sia sulla
spiaggia che in mare.
7. Se fa la doccia sulla spiaggia o in barca, evita l'uso di
shampoo o di bagnoschiuma.
8. Utilizza mezzi di trasporto collettivi o mezzi
individuali ecologici come la bicicletta.
9. Cerca prodotti genuini e manifestazioni autentiche
10. Privilegia l’
l’acquisto di prodotti di artigianato locale e
delle specialità
specialità gastronomiche locali
11. Condivide con rispetto la società
società e la cultura dei
luoghi che visita.
Buona Vacanza !!!!
www.biodistretto.it
Si ringraziano tutti coloro che hanno collaborato
alla realizzazione del progetto.
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