Il Cif deve tornare al suo spirito originario

DOMENICA
17 GENNAIO 2010
«Il Cif deve tornare al suo spirito originario»
Congresso Idv:
Barbato sfida
il leader Di Pietro
Ancora scritte anarchiche di ingiuria
sulla lapide per i caduti di Nasiriyah
ROMA. Tre scritte ingiuriose, firmate con altrettante
"A" cerchiate, sono comparse ieri sulla lapide che
ricorda i caduti di Nasiriyah nel parco Schuster, che
sorge nei pressi della basilica di San Paolo Fuori le
Mura. Realizzate con vernice nera, definiscono i
militari «infami» e «servi dei servi». Episodi analoghi si
erano verificati il 10 novembre e il 17 dicembre scorsi.
Il sindaco Alemanno ha parlato di «gesto odioso di chi
ha una squallida visione del mondo e della vita».
ROMA. Francesco
Barbato, parlamentare
dell’Italia dei valori, già
noto per diverse iniziative
alla Camera (compresa
un’occupazione simbolica
di 6 ore) che lo hanno
portato fino a cinque
giorni di sospensione dai
lavori, si candida al primo
congresso del suo partito.
Sfiderà Antonio Di Pietro
alle assise che si
svolgeranno a Roma dal 5
all’8 febbraio, con una
mozione che punta a
raccogliere le «aree di
dissenso» presenti nel
partito: «Bisogna andare
oltre l’Idv e costruire un
movimento civico degli
italiani», ha detto.
Il Guardasigilli
alle toghe: «Questo
è nonnismo giudiziario. È
casta. Sulle sedi disagiate,
CRISI
PROCURE
13
Definiti progetti e percorsi
per il triennio al 28° congresso
dal Centro italiano femminile
concluso ieri a Roma.Tra un
mese sarà eletta la presidente
ROMA. Ripartire dai «segni di
speranza e di conforto, che si
riscontrano soprattutto nella
realtà di base»: è l’augurio
formulato da padre Antonio
Lombardi, consulente
ecclesiastico nazionale del Centro
italiano femminile, al 28°
congresso elettivo
dell’associazione, che si è
concluso ieri alla Domus Mariae.
Non un ripiegamento nelle
dimensioni micro, ma al contrario
un recupero di un’autentica
femminilità, nelle decine di Cif
locali presenti in Italia, per
«coniugare l’impegno spirituale
con quello civico e sociale».
Questo il mandato che il consiglio
nazionale appena eletto, che tra
circa un mese sceglierà la nuova
presidente, dovrà attuare nel
prossimo triennio. «Auspico per il
Cif un ritorno allo spirito
originario, con una presenza più
incisiva nella società e nei luoghi
dove si elaborano le leggi, per
orientarle verso una visione
cristiana della famiglia e dei
rapporti umani, declinando così la
dottrina sociale della Chiesa nelle
istituzioni», ha spiegato padre
Lombardi, agostiniano che segue
la formazione del Centro da quasi
trent’anni. Un punto di vista
privilegiato per tracciare un
bilancio del passato con lo
sguardo rivolto al futuro: «In una
società in cui antropologicamente
sembra prevalere la logica
nichilista del pensiero debole – ha
rilevato – il Cif può svolgere un
ruolo di proposta e di
testimonianza molto importante;
però non deve pensare
semplicemente a sopravvivere
calcolando il numero delle
aderenti, ma vivere puntando sulla
loro qualità: donne non certo
bigotte, ma anche umanamente
dotate». Al relativismo etico e a
un «malinteso senso di laicità» si
risponde con «il radicalismo
evangelico». E a una formazione
cristiana sempre più al passo con i
tempi sono chiamate tutte le
aderenti, insieme alle simpatizzanti
e alle «nuove leve» che si
avvicinano ai gruppi Cif: fanno da
“gancio” i servizi proposti sul
territorio, «dai percorsi di
servizio civile alle strutture che si
occupano di infanzia», riferisce
Sabrina Ravagnani, responsabile
del Coordinamento delle giovani.
Laura Badaracchi
vogliono mandare
le “reclute” per coprire
incarichi che a loro
non sono graditi»
Anm pronta a scioperare
Alfano: siete corporativi
Il sindacato
dei magistrati:
«Subito la revisione
degli organici»
DA ROMA ROBERTO I. ZANINI
esertificazione delle procure disagiate. Il sindacato dei magistrati, Anm, ieri ha lanciato un
nuovo allarme. In due soli anni si è passati da
68 a 249 "buchi" di personale. «Non possiamo assistere inermi allo svuotamento degli uffici di procura». Per
questo, ha aggiunto il presidente dell’Associazione dei
magistrati, Luca Palamara, a conclusione di un’assemblea appositamente convocata, «siamo intenzionati ad
adottare ogni efficace e anche estrema iniziativa di mobilitazione».
Parole che suonano come una minaccia di sciopero e
così sono state interpretate dal ministro della Giustizia,
che nella replica ha utilizzato parole pesanti. Tanto più
che l’Anm ha criticato l’azione del governo anche attraverso ironiche vignette che, rifacendosi a un film attualmente nelle sale, invitavano alla moltiplicazione
dei magistrati con la clonazione. Critiche che riguardano il decreto varato a dicembre, che impone il trasferimento d’ufficio nelle sedi disagiate, per un periodo temporaneo, per far fronte all’emergenza. Una norma che per il sindacato potrebbe portare a trasferire a
rotazione 750 magistrati in 5 anni, con la «impossibilità di esercitare adeguatamente l’azione penale». L’unica soluzione, ha detto Palamara, è la revoca temporanea del divieto, introdotto dal precedente governo, di
mandare nelle procure i magistrati di prima nomina.
Dicevamo della replica del Guardasigilli. Inequivocabili
le sue parole: «Dispiace che l’Anm ironizzi e affigga vignette su un provvedimento del governo, invece di contribuire a risolvere il problema coprendo le sedi disagiate che, in realtà, disagiate non sono, ma solo sgradite ai magistrati». Alfano ha ricordato l’impegno del governo col decreto legge del dicembre 2008, che introduce incentivi economici e di carriera per i magistrati
che vogliono trasferirsi volontariamente nelle sedi disagiate, e il citato decreto del dicembre 2009 che istituisce il meccanismo del trasferimento d’ufficio.
A fronte di queste norme, secondo il ministro, il sindacato delle toghe ha risposto con una «chiusura corpo-
D
Prodi
L’ex premier ha
concluso la due
giorni di Modena
dedicata a Ermanno
Gorrieri: «Ebbe il
gusto di
sperimentare, anche
nel sociale. Non fu
uomo di potere.
Concepiva un
pluralismo cattolico
nel centrosinistra»
LA POLEMICA
I PENALISTI: I VUOTI NON SI RIEMPIONO COL NONNISMO
Duro attacco dei penalisti all’Associazione magistrati, accusata di una
sorta di «nonnismo» militare per la volontà di destinare alle cosiddette
«sedi non richieste» e quindi «ritenute disagiate» i giovani magistrati di
prima nomina. «Nulla di nuovo sotto il sole dell’Anm: le solite sortite
restauratrici e la minaccia di uno sciopero. Insofferente e ostile a qualsiasi
cambiamento il sindacato dei magistrati rivendica di spostare all’indietro
le lancette dell’orologio», si legge in una nota dell’Unione Camere Penali
Italiane (Ucpi). L’emergenza dei vuoti di organico, che sarebbe originata
«proprio all’interno dei comportamenti del corpo dei magistrati», diventa
così «l’occasione per erigere barricate contro ogni ipotesi di riforma che
guardi in avanti in senso liberale e democratico». Di qui l’invito che gli
avvocati rivolgono al sindacato di rappresentanza delle toghe ad agire
«con senso di responsabilità verso il Paese e ad occuparsi di quelle prassi
distorte che sottraggono risorse alla amministrazione della giustizia, a
partire dai 260 magistrati fuori ruolo».
rativa, finalizzata a difendere privilegi di casta. Si pretende che si sospendano tre leggi in vigore solamente
per impedire che qualche decina di magistrati possa
essere scomodata per un periodo limitato di tempo, per
prestare la propria opera lì dove vi è maggiore bisogno
di capacità e di esperienza. Uno sciopero contro tre leggi dello Stato sarebbe gravissimo proprio perché promosso da coloro che dovrebbero ergersi a custodi delle stesse».
Inoltre, per il Guardasigilli, la protesta dei magistrati si
configura come una sorta di «nonnismo giudiziario»,
con i nonni che vogliono imporre alle reclute di coprire gli incarichi che loro non desiderano, «e poco importa se a decidere sulla libertà dei cittadini saranno i
vincitori di concorso di prima nomina, sui quali il Csm
non ha espresso neanche la prima valutazione di professionalità».
Per tutta risposta l’Anm ha polemizzato per l’assenza
del ministro e di esponenti di maggioranza all’assemblea del sindacato: «È stata persa una grande occasione. Un peccato. Avrebbero constatato che in magistratura ci si comporta da persone serie per cercare soluzioni nell’interesse dei cittadini». In assemblea era invece presente la capogruppo del Pd in commissione
Giustizia della Camera Donatella Ferranti: «Auspichiamo che il governo tenga conto delle richieste e venga
modificata la norma sui magistrati di prima nomina».
E mentre dal Csm Cosimo Maria Ferri invitava il governo a non perdere l’occasione per il dialogo, i capigruppo del Pdl alla Camera e al Senato, Cicchitto e Gasparri, criticavano la minaccia di sciopero come «grave e preoccupante», una vera «entrata a gamba tesa sul
Parlamento», quindi invitavano i magistrati a «un bagno di umiltà».
Craxi, è polemica continua sulla riabilitazione
Oggi il ricordo con Frattini, Brunetta e Sacconi
Bettino Craxi (Ansa)
DA ROMA
lla vigilia della commemorazione per i dieci anni dalla
morte di Bettino Craxi, avvenuta ad Hammamet il 19 gennaio
2000, non si placa la polemica sul ruolo del politico socialista e sulla sua ria-
A
bilitazione. Da un lato Stefania Craxi
ha l’impressione che «l’atmosfera in
Italia sia radicalmente cambiata» e
che nessun «provocatore potrà impedire che Craxi torni a far parte della
storia positiva della Repubblica». Dall’altra, però, il fratello Bobo, deve subito apostrofare come «nobel della
sciocchezza» Dario Fo, che se le prende con chi riabilita Craxi «per riabilitare se stesso». Mentre per Antonio Di
Pietro «si sta scrivendo la storia in modo diverso dalla realtà» e si esalta Craxi
per «far credere che anche oggi c’è una malagiustizia in cui le vittime sono quelli che commettono i reati». In
attesa della commemorazione di oggi – con i ministri Frattini, Brunetta e
Sacconi – sono incessanti le visite alla tomba. Ieri ad Hammamet è stata
celebrata una Messa, al termine della quale la moglie di Craxi, Anna, ha
espresso apprezzamento per il telegramma del presidente Napolitano.
Commenta Paolo Pillitteri, collaboratore della prima ora: «Fino a pochi anni fa prevaleva la demonizzazione, poi
lentamente la sua figura è stata sottratta al cono d’ombra giudiziario».
Fa discutere infine, il paragone con
Berlusconi evocato da Pier Ferdinando Casini ieri a un convegno su Craxi
al quale hanno partecipato anche Enrico Letta e il segretario del Psi, Riccardo Nencini. «Non era un santo»,
ma «ha pagato fino in fondo, forse anche una dose ben superiore agli errori fatti. La sua vicenda umana ci ricorda che non bisogna mai demonizzare l’avversario». Il parallelo non
convince Nencini. «Craxi è stato perseguitato per la sua attività politica.
Berlusconi per le sue attività imprenditoriali».
«Cattolicesimo democratico, patrimonio per il Paese»
DAL NOSTRO INVIATO
A MODENA
PAOLO LAMBRUSCHI
alvare la memoria del
cattolicesimo democratico e recuperare
quei valori che spinsero all’impegno politico Ermanno Gorrieri. «Se ne sente
un gran bisogno». Non entra nel merito della disputa politica quotidiana Romano Prodi, chiamato dalla Fondazione modenese
intitolata al fondatore dei
Cristiano sociali a concludere la due giorni di convegno organizzata a cinque anni dalla scomparsa.
Ma, pur volando alto e super partes, come ha pro-
S
messo all’atto delle sue dimissioni, nel celebrare l’amico scomparso non rinuncia a levarsi alcuni sassolini.
Il primo riguarda l’etica
pubblica e la coerenza dei
politici coi valori. «Non c’è
mai stato un simile bombardamento di valori come
nella politica spettacolo di
oggi. Eppure alla loro proclamazione nei talk show
poi non segue una applicazione coerente. Per questo la politica è vuota,
manca la coerenza tra i valori che uno proclama e
quelli che vive in privato».
Senza contare la necessità
della riforma della legge elettorale, perché quella vi-
gente crea una «frattura
nella democrazia».
«Questa legge è a mio avviso la prima causa della caduta dell’etica pubblica –
attacca il due volte premier
e presidente della Commissione Ue – perché slega gli interessi dei rappresentati da quelli del rappresentante, che non deve
più rendere conto ai suoi
elettori a livello locale bensì alle segreterie dei partiti». Dai valori si passa alla
memoria, sia di Gorrieri,
che viveva francescanamente, che del cattolicesimo democratico e sociale,
tradizione della quale i giovani hanno perso la memoria. «Occorre riorganiz-
zare il cattolicesimo democratico, un patrimonio
che serve all’Italia, non solo al centrosinistra: Certo,
il suo disegno di fondere il
riformismo cattolico e socialista oggi è stato sconfitto. Eppure se fosse qui
oggi, dovremmo ammettere che sulla crisi aveva ragione lui, che la predisse in
tempi non sospetti. Convergevamo felicemente su
un punto: non ci sono mai
piaciute le idee neolaburiste di Tony Blair». Torna alla testimonianza del vecchio leader negli anni della Dc e poi, dopo i referendum del 1993, fuori dal Ppi..
«Non fu uomo di potere,
non volle andare a Roma.
Era concreto, aveva l’ossessione dei numeri. Per
lui la lotta alla disuguaglianza consisteva nel dare accesso a ciascuno a un
pacchetto di beni e servizi,
non concepiva l’ingiustizia
fiscale. Ermanno ebbe il
gusto di sperimentare anche nel sociale. Era anticomunista perché aveva conosciuto le durezze ideologiche del Pci durante la
Resistenza, Tuttavia era aperto al dialogo e per la
concorrenza sui temi sociali con le associazioni, la
Cisl e le cooperative». Perché uscì dalla Dc e non volle rifondarla? «Per necessità – ragiona Prodi – vole-
va che la storia ricordasse
che un’esperienza collettiva di cattolici aveva contribuito a dare vita alla sinistra democratica. Ma non
parlò male del suo passato,
anzi recuperò le tradizioni
democristiane. Concepiva
un pluralismo cattolico nel
centrosinistra. I cristiano
sociali avevano la funzione di ancorare la nuova formazione dei democratici
di sinistra ai temi sociali ed
evitare una deriva radicaloide di massa con la prevalenza della difesa dei diritti individuali».
Sul suo rapporto personale con "Ermanno", il professore bolognese ricorda
la campagna elettorale del
1996, vinta con l’Ulivo. «Gli
amici popolari presidiano
il centro, diceva, e noi stiamo a sinistra. Tu, Romano
non puoi fare il leader dei
cattolici, devi farti carico
delle complessità della baracca. Poi mi sono accorto
che alle complessità della
baracca guardavo solo io».
Infine l’ultimo omaggio di
Prodi al capo politico e al
cristiano «che per coerenza con i suoi ideali e per la
durezza del carattere andò
contro anche agli amici, al
partito, qualche volta alle
gerarchie ecclesiastiche.
Lo fece perché era un testone, come diciamo in Emilia». Uno del quale si è
perduto lo stampo.