Reti di nuova generazione, la prima mossa ai governi

Circuits
Martedì 24 Luglio 2012
Aleph
n n Tlc Goerge Zhao (Huawei), gli investitori esteri tornano a guardare all’Italia
di Edoardo Narduzzi
Il rosso di Microsoft
e il primato dei dispositivi
C
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hiudere in rosso una trimestrale, per la prima
volta dal 1986, è un fatto quasi eccezionale per
una società quotata in borsa. Per di più si tratta di
una perdita tutta spiegabile con le poste straordinarie
per 6,19 miliardi di dollari legate alla svalutazione della
società aQuantitative, dal momento che la componente
strettamente industriale ha comunque prodotto un
fatturato trimestrale di 18,06 miliardi e un utile di
73 centesimi per azione. Eppure, la prima stecca
reddituale della storia della multinazionale fondata da
Bill Gates suggerisce di fare qualche riflessione.
Microsoft è l’impresa campione del mercato della
tecnologia di massa degli ultimi due decenni del
secolo scorso. Il sistema operativo era dentro un
personal computer di cui costituiva il cervello
aggiungendo quasi tutto il valore al dispositivo stesso.
Il produttore leader dell’epoca era Ibm, che faceva
profitti in altre aree di business per le imprese come
nei mainframe, un colosso tecnologico che non ha
mai saputo sviluppare una cultura di offerta e una
relazione culturale con il mercato da impresa del
mercato di massa. I pc di Ibm erano soprattutto
destinati alle scrivanie delle imprese più che alle
stanze delle famiglie. In questo contesto Microsoft
poteva giocare in attacco senza doversi troppo
preoccupare della difesa: aveva un accordo che la
rendeva fornitore monopolista di Ibm, aveva il sistema
operativo chiuso per i personal computer compatibili
che, grazie agli effetti rete, avevano interesse a
utilizzare la tecnologia di Redmond e disponeva di un
software completo e scalabile. In questo mondo non
era il dispositivo a trainare i consumi, molto spesso
decisi in blocco dalla funzione acquisti di un’impresa,
ma le caratteristiche del software.
Si tratta di un mondo che oggi non esiste più, come
dimostrato anche dalla decisione lungimirante di
Ibm, che ha venduto da anni la propria divisione
industriale pc. Oggi il mercato è totalmente guidato
dal consumatore di massa globale, che sceglie non
soltanto il software ma un’esperienza di consumo
ben più ricca, nella quale il fattore determinante è
diventato proprio il dispositivo. Sono i produttori
diretti di terminali, come Apple e in parte Samsung
e Motorola dopo l’acquisizione da parte di Google,
che fanno il mercato. E sono le tendenze di consumo
dei clienti che si ribaltano in azienda e fanno i trend
del mercato. Disporre di un dispositivo proprietario
è diventato quasi un fattore di sopravvivenza
competitiva anche per colossi come Microsoft
che, altrimenti, rischiano di essere spiazzati nella
capacità di vendere le proprie licenze: i sistemi
operativi chiusi come quello di Apple o aperti come
Android stanno rapidamente sostituendo quello
dell’impresa di Gates, favoriti dalla sostituzione dei
vecchi pc con i nuovi tablet.
Letta da questa prospettiva la strategia di Microsoft
appare già scritta e passa per l’acquisizione di
un produttore di smartphone e tablet, del calibro
di colossi in crisi come Nokia o Rim, in grado di
veicolare la vendita del sistema operativo proprietario
verso il mercato del consumo di massa. Del resto il
colosso di Redmond è tutt’altro che condannato in un
angolo del ring a subire soltanto colpi da parte degli
avversari. Dispone di risorse finanziarie, commerciali
e tecniche come poche imprese nel pianeta ed è
quindi in grado di organizzare una contro-offensiva.
Tenendo però a mente che i ruggenti anni Ottanta e
Novanta sono ormai un mondo che per Microsoft è
finito per sempre. (riproduzione riservata)
Reti di nuova generazione,
la prima mossa ai governi
di Davide Fumagalli
P
ersino il settore delle telecomunicazioni, che più di
ogni altro aveva sinora resistito alla crisi, evidenzia
i primi segni di un rallentamento
che non ha risparmiato nemmeno
i produttori asiatici, come hanno
dimostrato i conti deludenti di Zte.
Nonostante la congiuntura non
mancano però le opportunità sul
mercato, a partire naturalmente
dallo sviluppo delle reti in fibra
ottica di nuova generazione e dai
network di telefonia mobile con
tecnologia Lte, spesso identificati
con il termine 4G, sino al boom
di smartphone e tablet. Opportunità ben presenti anche in Italia,
Paese a cui gli investitori esteri
guardano sempre con interesse
come spiega a Circuits George
Zhao, managing director di Huawei Italia.
Domanda. Anche il settore
delle tlc sta risentendo della crisi, come crede evolverà il mercato?
Risposta. A essere onesti il contesto non è certo semplice, accanto alla crisi dell’Europa anche
l’India ha visto un rallentamento
legato alla situazione politica, per
non parlare del Medio Oriente. Dal
nostro punto di vista la prima metà
dell’anno è stata chiusa con una
crescita superiore al 20%, che ci
permette di essere ottimisti sugli
obiettivi di crescita del 25% a livello
annuo, pur mantenendo sempre
una marginalità soddisfacente.
D. Siete riusciti a realizzare
crescite a due cifre anche in
Italia?
R. Sì, la prima parte dell’anno ha
visto una crescita del 15%, e siamo
fiduciosi di chiudere l’anno realizzando gli obiettivi che ci siamo
posti.
D. La costruzione della rete in fibra ottica di nuova
generazione è sempre più
al centro dell’attenzione del
mondo industriale quanto
politico. Cosa ne pensa?
R. Credo che in questo momento
la situazione sia bloccata per una
serie di problematiche, ma occorre guardare avanti per partire. Gli
operatori come il governo devono
infatti compiere passi concreti per
dare concretezza a questo progetto,
anche se credo che il primo passo
debba essere fatto dalla politica.
D. Considerato il difficile
contesto finanziario, c’è la
possibilità di attrarre anche
investimenti esteri?
R. La situazione e la considerazione dell’Italia è migliorata, noi
crediamo molto nelle possibilità
del Paese. Con una maggiore apertura delle condizioni di mercato
molti investitori esteri alla ricerca
di opportunità sarebbero pronti a
entrare. Basta vedere il caso degli
yacht Ferretti (acquisiti dalla con-
George Zhao
Huawei
glomerata cinese Shandong Heavy
Industry Group, ndr)
D. Quali strumenti finanziari crede siano utilizzabili
per favorire la partenza del
progetto? È ipotizzabile l’uso
del project financing o della
partecipazione delle società
come nel caso della rete di
Tiscali da parte di Zte?
R. In quel caso le dimensioni del
progetto erano modeste, se pensiamo a una rete nazionale i termini
finanziari di una simile operazione
sono troppo grandi per un costruttore il cui business è altro. Nonostante
il cash flow elevato e costante il ritorno su di un investimento simile
è probabilmente nell’ordine dei 15
anni, quindi adatto a un operatore
o al sistema bancario. Sarebbe al limite interessante discuterne in presenza di garanzie statali sui crediti.
D. Crede che lo sviluppo dei
servizi di cloud computing
possa dare un impulso in
questo senso?
R. Il cloud computing sta suscitando
sempre più interesse, specie perché
permette di fruire degli stessi servizi attraverso terminali intelligenti
diversi dai veri e propri pc, con tutti
i vantaggi che questo comporta. Certo richiede connessioni adeguate
per poterne fruire pienamente, ma
alcune tecnologie come il vectoring
possono servire da ponte in attesa
della fibra ottica.
D. Il vectoring pone però
grossi problemi dal punto di vista regolatorio, dal
momento che impedisce a
più operatori di utilizzare
la stessa linea di rame.
R. Il vectoring pone in effetti problematiche sotto il profilo competitivo
a cui stiamo però lavorando dal
punto di vista tecnologico, come
industria, proprio per consentire
a più competitor di condividere le
infrastrutture.
D. Cosa pensa invece del
debutto delle reti mobili di
quarta generazione in un
contesto economico difficile
come quello esistente?
R. Sono state già inaugurate 65 reti
a livello globale basate su questa
tecnologia, che migliora notevolmente l’utilizzo di una risorsa preziosa come lo spettro di frequenze.
Per di più, si tratta di una tecnologia che può tranquillamente coesistere con quelle esistenti anche
da un punto di vista dei dispositivi
mobili. China Mobile, per esempio,
grazie alle sue economie di scala sta
lavorando per integrare su di uno
stesso chip la capacità di operare su
più tecnologie di trasmissione, così
da abbattere il costo dei dispositivi.
D. Cosa cambia invece da un
punto di vista del modello di
business degli operatori?
R. Gli operatori possono ottimizzare
i costi operativi necessari a sostenere le diverse tecnologie attraverso
dispositivi in grado di gestirle in
modo unificato. Ci possono quindi essere miglioramenti a livello di
spese operative, anche se non credo
saranno drammatici.
D. Cosa pensa invece della
competizione nel settore dei
tablet, che ha visto sinora il
dominio di Apple?
R. Se guardiamo agli smartphone
basati su Android, le applicazioni,
che rivestono un’importanza fondamentale, sono molto migliorate.
Credo che un trend simile avverrà
anche per i tablet Android, aumentando così l’interesse da parte dei
consumatori. Se Microsoft riuscirà
inoltre a unificare la piattaforma
per tablet e pc ci potranno essere
opportunità interessanti. (riproduzione riservata)