Da Chicago a New Orleans seguendo la musica

TACCUINO DI VIAGGIO | Stati Uniti
Foto di Francesca Nonini
e Massimo Castaldini
Da Chicago a New Orleans
seguendo la musica
01
Dal viaggio Usa Blues & Country,
gruppo Castaldini
di Francesca Nonini e Massimo Castaldini
02
Dopo due anni torno negli Stati
Uniti per un viaggio totalmente
diverso, questa volta non ci saranno grandi parchi ed animali
ma cittadine tipiche e grandi
metropoli. Sarà un viaggio diverso perché seguiremo un filo
che unisce tutte le località che
toccheremo: la musica.
Si parte dagli anni ’20 e ’30 con
le sonorità prettamente nere: da
St. Louis a Clarksdale. Si sale
poi agli anni ’40 e ’50 per sentire il Blues di Chicago portato
dai neri che hanno lasciato gli
stati del sud per cercare fortuna
al nord. Il blues si arricchisce
quindi di improvvisazioni dando
origine al jazz che si sviluppa a
New Orleans. Tutti questi generi
musicali hanno influenzato la
musica dei bianchi che hanno
creato il Country a Nashville ed
il Rock di Elvis Presley a Memphis. Per preparare l’itinerario ho
preso informazioni da musicisti
che mi hanno fornito una lista
dettagliata di locali e del genere
musicale che si suona in determinate città; poi una ricerca
su internet per avere un’idea
di cosa vedere: d’altro canto,
siamo colonizzati dalla musica
americana. Tutto il ‘900 e anche
in questo secolo ascoltiamo
artisti d’oltre oceano che ci stregano con le melodie più o meno
impegnate. Questo viaggio è
una ricerca delle origini del
Blues, canto della sofferenza
e della speranza tipico delle
popolazioni di colore che, nel
corso degli anni, è diventato uno
dei generi musicali più amati al
mondo. Per logistica partiamo
da Chicago, la città del vento,
cosi azzurra con i suoi grattacieli
e le sue strutture architettoniche
moderne e le sculture sparse
per le piazze ed i parchi.
Dal sito ufficiale di Chicago scarico la Budddy Guy’s Legend:
un itinerario narrato da Buddy
Guy stesso che ci porta in zone
della città significative per la
storia della musica. Partendo
dal suo locale ci guida in alcuni
angoli significativi per la migrazione dei neri, come la vecchia
Central Station, detta la “Black
Ellis Island”, o più giù, vicino al
lago, alla casa di Muddy Waters.
Ma tutta la città è musicale,
dagli angoli delle strade dove
si possono incontrare ragazzi
che suonano secchi di latta con
dei bastoncini fino al Millenium
Park, dove si può assistere ad
un concerto Jazz o di musica
classica. Lasciamo Chicago
immettendoci nell’immancabile
Route 66 per raggiungere St.
Louis che si trova appena oltre
il Mississippi River; la storia e
la cultura di questa città sono
in gran parte legate a questo
fiume. Ci fermiamo prima a
Funk’s Grove per assaggiare il
succo d’acero (cosa c’è di più
americano di questo nettare!!) e
poi a Springfield, capitale dell’Illinois. In questa cittadina visse
Abramo Lincoln esercitando la
professione di avvocato. Con
un tour guidato da un ranger
visitiamo l’abitazione dove il
Presidente visse con la famiglia,
cercando di capire e ricordare un po’ di storia americana.
Alla fine del giro alcuni giovani
cantanti iniziano un concerto:
noi seduti su un muretto che
circonda la casa e loro, in piedi
sotto le piante con quei vestiti
austeri dai colori scuri tipici dei
coloni, intonano vecchi motivi
americani. Molto bella come
atmosfera e molto gradevole la
musica e il repertorio (tra gli altri
“Oh Susanna”).
Ed eccoci a St. Louis città famosa per il suo arco, il Gateway
Arch, che simboleggia la strada
dei pionieri che risalivano il
fiume Missouri verso il west.
Molte leggende della musica
del calibro di Chuck Berry, Tina
Turner e Miles Davis hanno
mosso qui i primi passi ed i vivaci locali in cui si fa musica dal
vivo tengono tuttora ben alta la
fama di St. Louis come culla di
artisti. Nei locali si può assistere
a letture di poesie ed a jam
session di bluesmen straordinari: al BB’S Jazz, Blues & Soups
il gruppo che si esibisce stasera
è spettacolare. Tre musicisti,
con strumenti originali e vestiti
d’epoca “Grande Depressione”,
suonano un blues rum e dram
(anni ‘20/’30), ed in particolare
un virtuoso dell’armonica ci
lascia a bocca aperta.
Seguendo il filo musicale ci
dirigiamo a Nashville, dove la
country music domina la quotidianità. Qui la musica popolare
dei coloni scozzesi ed irlandesi,
che popolavano le montagne
dell’est, si è fusa con i ritmi
blues degli afroamericani delle
pianure del Mississippi occidentale per dare vita alla moderna
musica country che ha reso
famosa questa città.
Nashville, detta “Music City
Usa”, fin dagli anni ’30 divenne il centro commerciale e di
produzione della Country Music:
tutto cominciò quando musicisti
ed autori di canzoni si stabilirono in città o nei suoi dintorni
per essere vicini alla Grand Ole
Opry, la trasmissione radiofonica la cui nascita decretò
l’inizio commerciale di questo
genere musicale e la popolarità
di Nashville. All’interno della
Country Music Hall of Fame si
trovano tutti i nomi delle star
della musica affisse al muro, i
loro dischi di platino e le chitarre
ecc. L’industria discografica cominciò ad impiantarvi i suoi studi
di registrazione ed all’inizio degli
Stati
Uniti
Avventure nel mondo 1 | 2011 – 125
TACCUINO DI VIAGGIO | Stati Uniti
A pag. 57, in apertura:
01 New orleans, Luis Armstrong
02 Chicago, Il fagiolo
03
04
05
Blues a St. Louis b&w
Banjo
Veduta di Chicago
06
07
08
Memphis, tomba di Elvis
Oak Alley Plantation
Chicago Buddy Guy
05
03
anni ’50 c’era tutto l’occorrente
per fare funzionare una complessa macchina discografica,
mentre proliferavano i negozi
di strumenti musicali nuovi ed
usati: il tutto per un movimento
che rappresenta tuttora l’attività
economica principale della città.
A Nashville si respira un’aria
musicale nel senso di attesa di
un’audizione o di inizio concerto,
quando il pubblico rumoreggia e
l’artista non è ancora arrivato.
Passeggiando per la Brodway,
ad ogni ora del giorno e della
notte, si può ascoltare un artista
che con il suo strumento, di
solito la chitarra, gli stivali ed
il cappello da cowboy, suona
un pezzo più o meno famoso.
Lungo la strada si può entrare
da Gruhn: il più grande negozio
americano di strumenti musicali dove un banjo può costare
anche 10.000 o 12.000 $!!!
E gli appassionati delle chitarre apprezzeranno la visita alla
fabbrica della Gibson Bluegrass
Showcase.
Lasciata Nashville andiamo a
Memphis, città di Elvis Presley.
Fu da qui che il bel giovanotto
(nato nella vicina Tupelo) alla
fine degli anni ’50 fece suo
il blues, lo mescolò al pop ed
al country creando uno dei
fenomeni generazionali più
importanti dell’epoca moderna: il
rock’n’roll.
126 – Avventure nel mondo 1 | 2011
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Nella famosa “Graceland”, meta
di milioni di visitatori, si può ripercorrere la vita del re del rock
attraverso oggettistica varia,
abiti, macchine e soprattutto
dischi, dato che Elvis visse qui
fino alla sua morte, nel 1977, ed
è sepolto vicino ai suoi parenti
più stretti. La città divenne uno
dei primi centri della musica
blues e negli anni ’50 la casa
discografica locale Sun Records
incise brani di artisti blues, soul,
R&B e rockabilly. Il produttore
Sam Phillips portò alla ribalta la
musica blues incidendo i brani
di artisti come Howlin’wolf, B.B.
King e Ike Turner, a cui fece
seguito la dinastia rockabilly di
Jerry Lee Lewis, Carl Perkins,
Johnny Cash, Roy Orbison e,
naturalmente, Elvis Presley.
Continuando per la route 61
attraversiamo la zona del delta
del Mississippi, uno tra i luoghi
più mitici degli Stati Uniti.
L’importanza di questa area
geografica è legata non solo
alla cultura gastronomica,
considerata una delle più grandi
espressioni dell’arte popolare americana, ma anche alla
grande invenzione del Delta: la
musica blues.
Raggiungiamo quindi Clarksdale dove, non a caso, c’è il Delta
Blues Museum. Al suo interno
si trova una raccolta di cimeli
ben conservati, che ci ricorda
tutti i bluesmen che hanno reso
immortale la musica, tra gli altri
BB King e la sua famosa chitarra “Lucille”. Vicino al museo c’è
il “Ground Zero”, un locale dove
ascoltare musica dal vivo.
Questa cittadina, sconosciuta
ai più, è nota invece ai musicisti
non solo per il Museo ma anche
come la località dove Robert
Johnson fece un patto con il
diavolo: in cambio dell’abilità nel
suonare la chitarra gli cedette
l’anima. Così narra la leggenda
ed all’incrocio della route 61
con la route 49 si può vedere
il monumento commemorativo dell’evento: due chitarre
incrociate. E mentre anche io
faccio la foto di rito, mi corrono
nella mente le immagini del film
“O Brother, where are thou?” dei
fratelli Coen che mi aveva tanto
fatto sognare questo incrocio.
Lasciata Clarksdale andiamo a Natchez passando per
Vicksburg. In queste due
incantevoli cittadine (importanti
durante la guerra civile) si possono vedere molte ville coloniali
e vittoriane con giardini curati e
facciate color pastello.
Dopo la notte a Natchez ci
muoviamo ancora verso sud e
poco prima di New Orleans ci
fermiamo in una delle piantagioni meglio tenute e famose:
la Oak Alley Plantation, nota
anche per il suo bel viale albe-
rato utilizzato come scenario in
molti film (per esempio “Intervista con il vampiro”). Durante
la visita associamo le immagini
degli schiavi e ci sembra quasi
di sentire i loro spiritual mentre
raccoglievano il prodotto maturo. Arriviamo a New Orleans,
compressa in una lingua di terra
di cinque miglia tra il Mississippi
e il maestoso Lake Pontchartrain. Ed io la immaginavo un po’
cosi, impregnata di voodoo, di
profumi della cucina “cajun” (e
l’immancabile panino “Po’Boy”),
le belle vie del quartiere francese con balconi in ferro battuto
ma trasandata in altre zone per
la lentezza della ricostruzione
post- Katrina. Una città dove il
jazz e le sonorità afro-caraibiche
tingono l’aria greve e densa
di storia e suggestioni in un
turbinio di sensazioni dal quale
è impossibile fare a meno di
farsi rapire. Il Louis Armstrong
Park (tuttora in ristrutturazione)
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racchiude Congo square, un
punto di riferimento culturale
per tutta l’America. Questo
spazio all’aperto era un tempo
l’unico luogo in cui agli schiavi
era concesso di radunarsi e di
suonare la musica che avevano
portato dalle loro terre, una pratica questa vietata nella maggior
parte delle altre società schiaviste. Proseguiamo e siamo oltre
metà del viaggio intrecciando la
musica alla storia della lotta per
i diritti civili dei neri.
Partiti da Chicago, la città di
Barak Obama, primo presidente di colore degli Stati Uniti
d’America, siamo passati per St.
Louis, città black, dove si ribello
lo schiavo Dred Scott (rivendicò
il diritto alla libertà), quindi per
Memphis dove si trova il Lorrain
Motel in cui fu assassinato Martin Luter King il 4 aprile 1968
e, sempre nel Tennesse, subito
dopo la guerra civile, sei veterani
fondarono il famigerato Ku Klux
Klan. Seguendo il Mississippi
River arriviamo a New Orleans,
che divenne un importante porto per il commercio degli schiavi
e grazie alle leggi locali, molti di
loro riuscirono a guadagnarsi la
libertà e andarono a occupare
un posto ben definito nella
comunità creola come les gens
de couleur libres (persone di
colore libere).
Ed eccoci in Alabama. Celebre
per alcune notevoli imprese dei
suoi attivisti, questo stato fu
teatro, tra gli anni ’50 e ’60, di
eventi che spianarono la strada
all’affermazione dei diritti civili
in tutti gli Stati Uniti. A causa
delle lotte sociali e delle tensioni
scoppiate qui, l’Alabama ha
dovuto pagare un duro prezzo, e
ancora oggi combatte per scrollarsi di dosso la reputazione di
terra di secessione, discriminazioni, segregazione e corruzione politica. La segregazione
razziale e le leggi discriminatorie
(dette Jim Crow) sopravvissero
fino a buona parte degli anni
’50, quando il movimento per i
diritti civili promosse la sua campagna per l’abolizione totale della segregazione. In quello che
fu probabilmente il momento
più famoso nella storia dei diritti
civili, una donna afroamericana
di nome Rosa Parks rifiutò di
cedere il proprio posto a sedere
su un autobus a un passeggero bianco e venne arrestata;
le sommosse che scaturirono
da questo gesto sfociarono in
una campagna di boicottaggio
dei mezzi pubblici e favorirono il progressivo diffondersi
dell’uguaglianza razziale.
La capitale Montgomery rende
omaggio a quell’episodio con un
interessante museo interattivo.
Lasciata l’Alabama entriamo in
Georgia fermandoci ad Atlanta.
Le tensioni razziali costituiscono un problema marginale ad
Atlanta, e la “City Too Busy To
Hate”, “la città troppo impegnata per odiare”, è orgogliosa
di avere dato i natali a quel
gigante del movimento per i
diritti civili che fu Martin Luther
King Jr. A differenza di quanto era accaduto in altre città
del sud, Atlanta mise fine alla
segregazione razziale in modo
indolore, ed il presidente John
F. Kennedy espresse soddisfazione per questa transizione,
portandola a modello per le altre
comunità che stavano vivendo
la stessa fase. Ed ora siamo
sull’aereo che ci porta a New
York, meta finale di questo denso viaggio. Seguiamo le tappe
di rito visitando in lungo e in
largo Manhattan: la statua della
libertà, Ellis Island, i vari quartieri
dal Greenwich Village a Soho,
Little Italy, China Town ecc..
Il percorso musicale si esalta in
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questa città colorandosi con le
mille luci di Times Square e di
tutta Brodway con i suoi teatri
ed i musical in cartellone e nei
locali alla moda di Greenwich.
Sul volo di ritorno rivivo il viaggio
appena compiuto e mi risuonano le musiche e le canzoni
“Sweet Home Chicago” dei
Blues Brothers,” Sweet Home
Alabama”, i blues struggenti di
Louis Armstrong “What a wonderful world” e le romantiche
sonate di Elvis come “Are you
lonesome tonight” o “Love me
tender”. E mentre nelle cuffie
ascolto “Leaving New York,
never easy I saw the light fading
out...” dei REM saluto ancora
una volta l’America!
Memphis, Beale street
Nashville, country music hall
of fame
Nashville, country music hall
of fame
Avventure nel mondo 1 | 2011 – 127