Comunità “Eccomi, manda me!”
Cellule di Evangelizzazione
20° Incontro - settimana dal 13 al 19 febbraio 2017
La speranza
La Parola di Dio
“28
Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il
suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini
conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che
stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma,
quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si
separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne,
una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così,
venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì
una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». 36Appena la voce cessò, restò
Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.” (Lc 9,2836)
Riflessione
Carissimi fratelli e sorelle, oggi vogliamo riflettere insieme sul dono della speranza e lo
vogliamo fare meditando la Parola di Dio di Lc 9,28-36. E’ il brano della trasfigurazione. Gesù
prima della sua pasqua, della sua passione e morte prende con se Pietro, Giacomo e Giovanni e li
rende testimoni della sua trasfigurazione, gli fa vedere prima il frutto che scaturirà dalla sua pasqua
perché non si disperino nel momento della prova, della sua morte.
E’ importante essere uomini di speranza e dare speranza all’uomo di oggi che molte volte
vive immerso nelle difficoltà e nel peccato senza vedere una via di uscita. L’uomo di speranza e
l’uomo che attraversando una galleria tiene fisso lo sguardo sulla luce che intravede nel fondo e sa
che avanti a lui non c’è il buio ma la luce, il cielo. La galleria va attraversata, bisogna andare oltre,
al di là. La speranza è la virtù che ci fa andare sempre avanti. E la speranza è frutto della fede, trova
in Dio la sua sorgente e in Dio il suo fine.
Gesù fa vedere agli apostoli il fine, la fine della sua missione. Egli è venuto non per morire
sulla croce ma per vincere la morte attraverso la croce. Il fine è la vita non la morte, la luce non le
tenebre. La fine non è la morte ma la comunione con Dio, l’eternità, il volto trasfigurato non quello
sfigurato. Ma la morte è un passaggio necessario.
La pasqua di Cristo è il motivo della nostra speranza. In ogni situazione che viviamo
bisogna fare pasqua con Cristo e anche se è difficile (non è facile morire in croce) bisogna andare
oltre con il cuore pieno di speranza.
Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo se invece muore produce molto frutto.
prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. L’incontro di
cellula è in piccolo una esperienza della trasfigurazione. Gesù prende l’iniziativa, ci prende con se e
ci fa salire sul monte, in disparte dal frastuono del mondo per ascoltare la sua Parola, per vedere la
sua presenza in mezzo a noi.
28Gesù
29Mentre
pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e
sfolgorante. Quante volte abbiamo fatto l’esperienza che grazie alla preghiera il nostro volto
riacquista la luce di Dio, il nostro cuore ritrova la pace che aveva perduto.
Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a
Gerusalemme. E’ l’esodo di Gesù, l’uscita da Gerusalemme con la sua morte in croce. E’ l’esodo
che tutti noi siamo chiamati a fare dal nostro peccato e dal nostro egoismo. E’ l’esodo dall’io a Dio,
dall’io al noi della cellula, della comunità, della Chiesa. E’ il cammino della liberazione che ci porta
alla terra promessa.
32Pietro
e i suoi compagni erano oppressi dal sonno. Non è solo un sonno dovuto alla
stanchezza fisica, ma un sonno spirituale, il sonno della tristezza, del peccato, dell’abitudine alla
presenza di Gesù, della routine, della mancanza di entusiasmo. Anche quando dovessimo essere in
questo stato, anzi c’è più bisogno di salire sul monte a pregare.
ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria…. «Maestro, è bello per noi essere qui.
Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia. E’ il risveglio della fede, del
vedere la gloria di Dio nella quotidianità della vita, della percezione della grandezza di Dio in
mezzo a noi. Ma quando questo accade non bisogna fare tre tende per stare sul monte, ma bisogna
scendere per annunciare a tutti gli uomini la fede ritrovata e far fare loro la stessa esperienza. La
cellula esiste per andare, per evangelizzare. Esiste perché altri possano dire è bello per noi stare qui
e a loro volta portare altri a fare la stessa esperienza.
Egli non sapeva quello che diceva. Anche noi non sappiamo molte volte quello che diciamo
perché vorremmo una resurrezione senza croce, un amore senza sacrificio, una spiga di grano senza
seme che muore, una cellula senza fatiche, uno stare senza andare, un salire senza scendere, una
gioia senza dolore ecc.
34Mentre
parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube,
ebbero paura. E’ la paura di chi non capisce e non vede, di chi non spera e non crede. Perchè avete
paura, uomini di poca fede?
dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo! E nel
momento della prova, della nube, dell’incomprensione, Dio ti dice: ascolta la mia Parola, ascolta
mio Figlio. Nella cellula si ascolta la Parola di Dio e la si medita.
35E
Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. E’ il silenzio
di chi non ha capito fino in fondo, di chi è in cammino. E’ il silenzio delle cose che non si possono
dire a parole ma bisogna vivere per capire. E’ il silenzio dinanzi al mistero dell’amore di Dio che
passa attraverso la follia apparante della croce, stoltezza per il mondo ma potenza di Dio per coloro
che credono.
La beata vergine Maria interceda per noi perché possiamo essere come lei uomini di
speranza sempre, in ogni situazione per vedere sempre la spiga nascosta dentro il seme di grano che
muore.