Le palme nei giardini della Riviera Imperia, 24 ottobre 2013 Agr. Francesca Benza MONOCOTILEDONI ARBOREE Monocotiledoni e dicotiledoni Differenze principali • Numero di cotiledoni nella fase di germinazione • Radice DICOTILEDONI MONOCOTILEDONI Radici fittonanti Radici fascicolate • Fiore DICOTILEDONI Fiori tetrameri o pentameri le parti che compongono il fiore si presentano in numero di quattro o cinque e multipli MONOCOTILEDONI Fiori trimeri le parti che compongono il fiore si presentano in numero di tre o multipli di tre • Foglie DICOTILEDONI MONOCOTILEDONI Foglie generalmente retinervie Foglie generalmente parallelinervie • Gemme DICOTILEDONI MONOCOTILEDONI Numerosi tipi di gemme Apicali, laterali, basali, avventizie Possono rigenerarsi all’aumentare della misura dell’albero o ridursi in caso di debolezza o di senilità della pianta. Unica gemma apicale e/o basale • Anatomia dello stipite e sistema vascolare DICOTILEDONI MONOCOTILEDONI STRUTTURA EUSTELICA (gr. struttura ordinata) I fasci vascolari sono disposti secondo un cerchio regolare costituito da fasci aperti: tra gli elementi del floema e dello xilema si interpone il cambio che permette una crescita in spessore indefinita, non conclusa con la struttura primaria STRUTTURA ATACTOSTELICA (gr. struttura disordinata) costituita da fasci chiusi: manca l’accrescimento secondario e la struttura primaria è definitiva. La differenziazione del cordone procambiale è completa: xilema e floema arrivano a contatto e manca il cambio N.B. La zona cambiale, data la sua posizione periferica, aumenta però la vulnerabilità della pianta ma garantisce la possibilità di riparare tessuti danneggiati. N.B. La mancanza del cambio da una parte determina l’impossibilità di riparare o rimpiazzare tessuti danneggiati, dall’altra una maggiore resistenza delle piante ad es. al fuoco, al gelo o all’attacco di patogeni. tronco e corona mantengono proporzioni costanti e le due parti sono dipendenti l’ una dall’altra. Il sistema è flessibile e il numero di foglie aumenta in numero maggiore o minore proporzionalmente al numero di nuovi assi prodotto dall’accrescimento secondario. Il sistema non è così flessibile. Normalmente non presentano ramificazioni dal momento che le potenzialità di trasporto sono fissate. • Anatomia dello stipite e sistema vascolare STRUTTURA PRIMARIA Sezione trasversale del fusto Nel cilindro centrale i fasci cribrovascolari sono disposti secondo un cerchio regolare, e sono immersi in un tessuto parenchimatico nel quale si distinguono il midollo centrale e i raggi midollari primari tra i singoli fasci. I fasci sono formati da cellule indifferenziate che ad un certo punto iniziano a differenziarsi in floema nella parte periferica e in xilema nella parte centrale (protofloema e protoxilema). N.B. Lo xilema trasporta la linfa grezza, costituita principalmente da acqua e soluti dalle radici alle foglie Il floema trasporta la lingua elaborata dalle foglie al resto della pianta Da: Longo. Biologia vegetale. Forme e funzioni. Ed. Utet • Anatomia dello stipite e sistema vascolare STRUTTURA PRIMARIA DICOTILEDONI MONOCOTILEDONI Fascio collaterale aperto La differenziazione è parziale continua fino a che tutte le cellule non si sono differenziate ad eccezione di una striscia di cellule al centro che rimangono indifferenziate, chiamata cambio. Fascio collaterale chiuso La differenziazione è completa Floema e xilema arrivano a contatto e manca il cambio http://www.atlantebotanica.unito.it ACCRESCIMENTO SECONDARIO http://www.atlantebotanica.unito.it NO ACCRESCIMENTO SECONDARIO • Anatomia dello stipite e sistema vascolare STRUTTURA SECONDARIA DELLE DICOTILEDONI Nel passaggio dalla struttura I° alla II° il cambio tra xilema e floema si estende tra un fascio e l’altro formando un anello continuo che al suo completamento dà inizio alla crescita secondaria Verso l’interno produce lo xilema che comprime il legno primario dando origine a quello secondario. Verso l’esterno produce floema che sposta verso l’esterno quello primario facendolo scomparire nel tempo e formando il floema secondario Man mano che procede la crescita secondaria, il cambio viene spostato verso l'esterno dal legno che esso stesso ha prodotto. Al crescere di spessore del fusto, l’epidermide si tende fino a strapparsi e viene sostituita grazie all’azione del fellogeno, un anello di cellule che genera sughero sul lato esterno un tessuto chiamato felloderma verso l’interno. Il fellogeno si forma ogni anno al contrario del cambio che dura quanto l’intero fusto. Da: Longo. Biologia vegetale. Forme e funzioni. Ed. Utet • Anatomia dello stipite e sistema vascolare STRUTTURA SECONDARIA DELLE DICOTILEDONI Il legno secondario occupa più del 90% della sezione del fusto e sono ben visibili gli anelli di crescita dovuti all’attività periodica del cambio. Il cambio vive quanto il fusto intero alterna periodi di attività con periodi di riposo. Nei climi temperati il periodo di riposo coincide con la stagione invernale. In molti alberi delle foreste equatoriali in cui il cambio lavora tutto l’anno, non si osservano anelli di crescita distinti. In una stessa cerchia si possono riconoscere legno estivo e primaverile. La successione di anelli riflette inoltre le vicende del clima: ad anelli di crescita più larghi corrispondono periodi con precipitazioni abbondanti e viceversa. Pare sia stato Leonardo da Vinci a comprendere per primo questi concetti. • Anatomia dello stipite e sistema vascolare STRUTTURA SECONDARIA DELLE DICOTILEDONI • Anatomia dello stipite e sistema vascolare STRUTTURA PRIMARIA DELLE MONOCOTILEDONI Parenchima corticale Anello di sclerenchima http://www.atlantebotanica.unito.it Fasci vascolari disposti secondo un’ atactostele, cioè sono sparsi in tutto lo spessore della stele. Possono essere paragonati ad aste d’acciaio immerse in una matrice (tessuto parenchimatico che funge anche da organo di riserva). Oltre alla funzione di conduzione esercitata da floema e xilema, i fasci garantiscono il supporto meccanico necessario grazie al tessuto di rivestimento fibroso che lo circonda. Non hanno una distribuzione uniforme: - al centro sono più grossi e diffusi, la quantità di tessuto parenchimatico è maggiore e il rivestimento fibroso meno sviluppato - nella parte periferica sono numerosi e congestiopnati, separati da un sottile strato di parenchima e circondati da una guaina fibrosa molto sviluppata. La separazione tra le parti è rappresentata da un cambiamento nella struttura dei tessuti e nella densità dei fasci e non da una vera e propria linea di demarcazione Sezione trasversale dello stipite di una palma Sezione trasversale del tronco di una dicotiledone arborea • Anatomia dello stipite e sistema vascolare MODELLO di SVILUPPO DELLE PALME (TOMLINSON) Il decorso dei fasci è condizionato dalla disposizione e dal tipo di innervazione delle foglie. Dalla periferia verso il centro ogni singolo fascio una volta raggiunta la massima penetrazione curva bruscamente dirigendosi verso la base della foglia che andrà a rifornire prendendo il nome di traccia fogliare. La traccia si ramifica una o più volte a va ad incontrare altri fasci formando un complesso di fasci fogliari. A sua volta la ramificazione può ripetere il percorso dirigendosi verso il centro per poi curvare fino ad incontrare una nuova foglia. Il supporto vascolare di ogni singola foglia è garantito da numerosi fasci In ogni singola foglia sono maggiori i fasci minori (quelli che invertono la direzione in prossimità della periferia), rispetto a quelli maggiori che si dirigono verso il centro dello stipite. Questo spiega la variazione di densità nella sezione. Quando il fascio dal punto di massima penetrazione si dirige verso la periferia si ramifica più volte: una può riprendere il cammino verso l’alto, le altre assicurano la continuità laterale oltre al collegamento con le altre appendici (infiorescenze e infruttescenze) Una caratteristica comune di molte palme è il percorso elicoidale dei fasci che ruotano di circa ¼ della circonferenza ogni 15 cm. Di altezza in funzione della fillotassi. Man mano che una traccia fogliare viene spinta verso l’esterno la continuità assiale viene continuamente rigenerata dall’apice meristematico. La formazione di nuovi fasci si può immaginare come la cattura di un fascio preesistente da parte delle nuove foglie. Fasci in sezione longitudinale, da Tomlinson 1990 Morfologia delle palme CORONA FOGLIARE Foglie: Spuntano dal fusto in posizione centrale con andamento verticale. Nella fase giovanile rappresentano una lamina indivisa ripiegata a fisarmonica e durante il differenziamento si aprono. All’aumentare dell’età si dispongono verso l’esterno della corona spinte dalle foglie più giovani che si formano al centro. La Phoenix dactylifera può produrre da 12 a 30 foglie all’anno con vita media tra i 5 e i 7 anni. L’inserzione a spirale e la morfologia della foglia tale da ridurre il più possibile la resistenza al vento, riducono notevolmente lo sforzo esercitato sullo stipite. Fondamentali per la classificazione delle palme. Si distinguono in: palmate (es. Chamerops humilis) e pennate (es. Phoenix canariensis) Il colore può essere un elemento caratterizzante in ambito paesaggistico. Il numero di foglie che costituiscono la chioma è stabile così come la fotosintesi da esse realizzata. Diminuendo il numero di foglie diminuiamo l’attività fotosintetica sottoponendo la pianta a indebolimento e stress. Chamaerops humilis Phoenix canariensis Brahea armata CORONA FOGLIARE Gemma apicale: Si trova in profondità ed è protetta dalle foglie. Cresce con andamento a spirale dando origine agli altri organi !!! E’ l’unico punto vitale della pianta. Morto quello - morto tutto !!! CORONA FOGLIARE Infiorescenza: I fiori sono generalmente riuniti in infiorescenza che nella fase giovanile è tipicamente avvolta dalla spata, una grande brattea che dal punto di vista morfologico corrisponde ad una guaina fogliare. Ad un certo punto la spata si apre e permette la fuoriuscita del ramo che porta i fiori (lo spadice) che può essere unico o ramificato. Le dimensioni sono variabili da specie a specie: variano da pochi centimetri (es. Chamaerops humilis) a parecchi metri (es. Brahea armata). Possono essere ermafroditi o unisessuali su esemplari monoici o dioici (es. Phoenix). L’impollinazione può essere anemofila o entomofila Infiorescenza di Trachycarpus fortunei Infiorescenza di Brahea armata CORONA FOGLIARE Infruttescenza: I frutti possono essere drupe (es. Sabal) o bacche (es. Phoenix). Possono assumere un interessante valore decorativo grazie alla variabilità del colore. Archontophoenix Cunninghamiana STIPITE La famiglia comprende tipologie diverse dello stipite ma per la maggior parte sono eretti e diritti. Il diametro può avere dimensioni variabili La capacità di accrescersi in altezza e in diametro dipende dall’età della pianta in funzione della vigoria. Incrementi di diametro localizzati e rigonfiamenti possono essere provocati da variazioni nell’accumulo di acqua. Restringimenti possono essere provocati da fattori di stress nutrizionali e fisiologici quali: • potature scorrette • patologie • condizioni ambientali avverse Possono rappresentare un punto di fragilità dal punto di vista biomeccanico, vanno pertanto monitorati; la riduzione del diametro riduce infatti la capacità di assorbire e ammortizzare le sollecitazioni che gli trasmettono le foglie in presenza di forte vento Sebbene non abbiano il cambio, possono subire un minimo di accrescimento secondario dovuto alla divisione cellulare e all’aumento di tessuto parenchimatico, oltre all’estensione della guaina di rivestimento dei fasci. Morfologia dello stipite, da Tomlinson 1961 GERMINAZIONE E SVILUPPO Il seme è caratterizzato da uno spesso tessuto nutritivo (endosperma) in cui si trova il germoglio formato da: Apice Asse vegetativo Cotiledone Durante la germinazione le radici affondano nel terreno dove in un secondo momento avviene l’ulteriore ramificazione del sistema radicale. Il germoglio si irrobustisce gradualmente e si formano nuove foglioline ad avvolgere l’apice vegetativo. L’asse vegetativo si ingrossa fino a formare una base a forma di bulbo e il germoglio cresce più in larghezza che in altezza. Il germoglio rappresenta la base per quello che sarà lo stipite ed è costituito da una rosetta di foglie di notevoli dimensioni che esce dal terreno. La crescita dello stipite dopo la germinazione implica la formazione della base senza l’allungamento degli internodi. Il meristema apicale contribuisce in piccola parte all’accrescimento dello stipite ma in misura maggiore a quello delle foglie. L’allungamento degli internodi inizia solo quando la base ha raggiunto il suo diametro definitivo. Fase giovanile di palma con ingrossamento basale bulbiforme, da Lotschert 1990 POTATURA DELLE PALME !!! In termini biologici e fisiologici la potatura delle palme non dovrebbe essere effettuata !!! MOTIVI PER NON POTARE • I restringimenti dello stipite provocati da interventi di potatura errati possono rappresentare un punto di fragilità dal punto di vista biomeccanico, vanno pertanto monitorati; la riduzione del diametro limita infatti la capacità di assorbire e ammortizzare le sollecitazioni che gli trasmettono le foglie in presenza di forte vento. • La rimozione delle foglie riduce la capacità fotosintetica e la conseguente quantità di sostanze necessarie per la crescita e lo sviluppo corretti. Per compensare la pianta deve mobilitare le sostanze di riserva. Anche questo può provocare una riduzione nel diametro dello stipite tanto maggiore quanto più drastico è stato l’intervento. • Le foglie mature rappresentano una protezione per quelle più giovani da freddo, eventi meteorici violenti, correnti salmastre e dall’attacco di agenti patogeni. • Le foglie mature fungono anche da sostegno e nutrimento per quelle giovani, alcune delle quali non producono sostanze di riserva • Le foglie secche che cadono al suolo formano un substrato che mantiene il terreno umido e determina un apporto naturale di sostanza organica • Una palma debilitata da interventi di potatura errati è maggiormente sottoposta all’attacco di agenti patogeni. • In alcune specie le foglie che rimangono attaccate allo stipite rappresentano un elemento caratteristico (es.Washingtonia). Washingtonia filifera, foto tratta da www.flickr.com POTATURA DELLE PALME MOTIVI PER POTARE • Problemi di sicurezza: le parti secche della pianta possono rappresentare un rischio in ambito pubblico per l’incolumità dei passanti. • Problemi di ubicazione: errori in fase di progettazione (scelta della specie e scelta del luogo di impianto) impongono interventi di potatura ad esempio per evitare danni a edifici o linee telefoniche ed elettriche o nel caso in cui rappresentino un ostacolo al passaggio di veicoli e pedoni. • Problemi fitosanitari: la potatura si rende necessaria per eliminare le foglie attaccate e più colpite. • Rimozione di vecchie infiorescenze e/o infruttescenze: che con il peso possono danneggiare le foglie sottostanti. • I potatori vedono da vicino eventuali danni provocati dal punteruolo POTATURA DELLE PALME CRITERI GENERALI di POTATURA • ANALISI PREVENTIVA DEL SITO Ogni intervento andrà calibrato in funzione della situazione specifica (Ad es. in base al livello di frequentazione del luogo) • ANALISI DELLE CARATTERISTICHE BIOLOGICHE DELLA SPECIE • POTARE IL MENO POSSIBILE!! Il numero di foglie eliminate non deve essere tale da compromettere il regolare processo di fotosintesi e si deve limitare all’asportazione di quelle secche, anche nel caso di infiorescenze e infruttescenze. • TAGLIARE NEL MODO GIUSTO L’operazione non deve coinvolgere il residuo della guaina fogliare e il picciolo che rimangono attaccati alla pianta in maniera maggiore o minore a seconda dell’ornamento che si desidera realizzare. • USARE GLI ATTREZZI GIUSTI Per effettuare tagli netti ed evitare lacerazioni • ADOZIONE DEGLI ADEGUATI SISTEMI di RISALITA La risalita lungo lo stipite può provocare ferite tali da compromettere definitivamente la struttura soprattutto se effettuata con i ramponi. Metodi alternativi non dannosi sono piattaforme aeree, cestelli, gru o la cosiddetta ‘bicicletta’, uno strumento costituito da cinghie metalliche che si avvolgono allo stipite senza danneggiarlo. • POTARE NEL PERIODO GIUSTO IN BUONE CONDIZIONI METEO N.B. Prima di salire verificare le condizioni della palma. Se si sospettano problemi si procede con un’analisi più accurata. PRINCIPALI MALATTIE DELLE PALME Rhynchophorus ferrugineus - punteruolo rosso Coleottero curculionide di origine asiatica, segnalato in Egitto nel 1992 In Spagna nel 1994 In Italia il primo avvistamento risale al 2004 a Pistoia Causa principale della diffusione: commercializzazione di esemplari contaminati Piante ospiti preferite: Phoenix canariensis, Phoenix dactylifera Deve il nome al colore della livrea di colore rosso-bruno con macchioline nere nella parte superiore del torace. Il capo è rappresentato dalla presenza di un rostro nelle femmine lungo, sottile e più arcuato; nel maschio più accentuato e ricoperto da una fitta peluria Alla base del rostro sono inserite le antenne. Rhynchophorus ferrugineus - punteruolo rosso Gli adulti sono attivi sia di giorno che di notte, sono abili volatori in grado di raggiungere nuovi ospiti nel raggio di 1 km. Sono generalmente attratti da piante malate o danneggiate ma è frequente l’infestazione anche di piante sane. I maschi attirano altri individui attraverso feromoni di aggregazione. Ciascuna femmina può deporre fino a 200-250 uova per volta. L’ovodeposizione avviene solitamente in corrispondenza delle porzioni più giovani e tenere della pianta o in eventuali ferite. Dopo la schiusa (3 gg), le larve si dirigono verso l'interno della pianta, scavando gallerie grazie al robusto apparato masticatorio e danneggiando soprattutto la zona dello stipite immediatamente sottostante alla corona fogliare. Possono raggiungere l’apice vegetativo provocando la morte della pianta. Il periodo larvale dura in media 55 giorni. Alla fine dell’accrescimento possono anche superare i 5 cm. Le larve (dopo 1-3 mesi) si impupano formando dei bozzoli ovali di fibre di palma all'esterno dello stipite. Dopo 13-50 gg avviene la fuoriuscita della pupa gli adulti rimangono all'interno di tali bozzoli per 4-17 giorni (media 8 gg), raggiungendo la maturità sessuale. Il ciclo vitale completo, dall'uovo allo sfarfallamento, dura in media 3-4 mesi durante i quali si ha una sovrapposizione di più generazioni. Gli adulti hanno una durata di vita di circa 2-3 mesi. È stato stimato che, in assenza di fattori limitanti, una singola coppia di Rhynchophorus ferrugineus possa dare vita fino a 3 generazioni in 2 anni. Rhynchophorus ferrugineus - punteruolo rosso Sintomi e danni: • Asimmetria della parte centrale della chioma • Margine eroso delle foglie più giovani (provocato in fase embrionale) • Presenza di gallerie nella parte basale della foglia • Odore acidulo dei tessuti colpiti in seguito a fenomeni di marcescenza e fermentazione • Aumento della temperatura • Nella Phoenix dactylifera attacca anche la parte basale dello stipite. Rhynchophorus ferrugineus - punteruolo rosso Metodi di lotta: La lotta è di difficile attuazione e con i comuni mezzi si ottengono risultati parziali, bisogna quindi ragionare in un’ottica di difesa integrata. Monitoraggio: visivo diretto: visivo indiretto: • Erosione sui margini delle foglie più giovani • Asimmetria della chioma • Presenza di gallerie provocate dall’insetto • Presenza delle larve o dell’insetto Metodi agronomici • Microcamere • Naso elettronico • Rilevatori acustici • Termorilevamenti • Mantenere le piante in buone condizioni agronomiche (il rincoforo è maggiormente attratto da esemplari + deboli) • Ridurre l’attrazione che le palme esercitano nei confronti degli adulti • Evitare le ferite (per interventi di potatura su parti verdi indispensabili trattare le parti con mastice dopo trattamento insetticida a base di Cu) • Impiego di specie meno appetite • Impiego di materiale vegetale sano (i vivaisti rilasciano un passaporto a palme che siano state trattate per almeno 2 anni in vivaio e con controlli trimestrali da parte dei servizi fitosanitari) • Eliminare i residui di potatura tramite biotriturazione, preferibilmente sul posto • Preferire la portatura invernale del secco, quando l’insetto non vola. Per il fitofago esiste in Italia il decreto di lotta obbligatoria (Decr. 9/11/2007, Gu n° 37 del 13/02/2008) Non c’è differenza tra palme nel pubblico e nel privato. Il monitoraggio costante da parte dei proprietari di palme e l’intervento tempestivo di personale competente e specializzato possono consentire il recupero della pianta Rhynchophorus ferrugineus - punteruolo rosso Metodi di lotta: Metodi chimici In Italia sono pochi i prodotti autorizzati. Possono essere somministrati tramite distribuzione su chioma, al terreno o con trattamenti endoterapici Metodi biologici: Prevedono l’impiego di antagonisti naturali del’insetto come nematodi, batteri, virus o funghi. Il limite maggiore consiste nella loro scarsa capacità di penetrazione all’interno della palma Metodi fisici E' in fase di sperimentazione l'impiego delle microonde grazie ala loro capacità di riscaldare in modo selettivo in base al contenuto di acqua per cui potrebbero risultare letali per l'insetto senza danneggiare i tessuti della palma. Metodi meccanici: Risanamento tramite dendrochirurgia: Consiste nella graduale asportazione dei tessuti infestati tramite ripulitura drastica della parti interessate dall'infestazione. Il periodo dell’anno in cui viene effettuata tale operazione ne influenza il buon esito; infatti interventi effettuati in primavera portano ad una più rapida ricostituzione della chioma, interventi effettuati in tardo autunno / inizio inverno comportano una esposizione per un lungo periodo dei tessuti vivi ad agenti atmosferici avversi e ad una maggiore possibilità di insediamento di funghi e batteri che possono compromettere il buon esito dell’intervento. Nonostante si verifichi tale criticità, è bene intervenire anche in tali periodi meteorologicamente sfavorevoli piuttosto che rimandare l’intervento alla primavera successiva in quanto l’attività trofica dell’insetto continua anche in presenza di basse temperature ambientali. Rhynchophorus ferrugineus - punteruolo rosso Risanamento tramite dendrochirurgia è applicabile solo qualora l'apice vegetativo della palma non sia ancora stato compromesso e presuppone l'intervento di personale specializzato !!! La rimozione non deve comunque compromettere l'apice vegetativo !!! Prevede: • asportazione della parte centrale della chioma cercando di preservare le foglie basali, spesse e ricche di sostanze di riserva, capaci di attività fotosintetica per agevolare il germogliamento dell’apice (Al contrario della potatura che procede dal basso verso l’alto, il taglio dovrebbe iniziare dall’apice, dall’esterno verso l’interno, per discendere gradualmente fino ad arrivare ai tessuti sani). • modellazione della superficie per garantire l’allontanamento delle acque meteoriche • irrorazione di soluzione insetticida/fungicida e copertura con mastice. Precauzioni: evitare di operare in giornate molto ventose coprire l'area sottostante la proiezione della chioma con teli o film plastici al fine di agevolare la raccolta del materiale infestato tagliato cippatura del materiale asportato preferibilmente in loco trasporto del materiale di risulta con mezzi chiusi, telonati Considerazioni: Non sempre la tecnica risulta risolutiva e in qualche caso si assiste alla morte della pianta; le palme sottoposte a dendrochirurgia vengono infatti esposte ad un alto rischio di nuovi attacchi il restringimento dello stipite provocato dalla drasticità dei tagli, oltre a ridurre il valore ornamentale della pianta, potrebbe in futuro comprometterne la stabilità La tecnica comporta un sostanziale aumento dei costi in quanto richiede l'intervento di personale specializzato, il monitoraggio costante successivo all'intervento e tutti gli accorgimenti necessari ad un corretto smaltimento del materiale di risulta PRINCIPALI MALATTIE DELLE PALME Paysandisia archon Lepidottero originario dell’America del sud Causa principale della diffusione: commercializzazione di esemplari contaminati Gli adulti di Paysandisia archon volano di giorno in un periodo compreso tra maggio e novembre, con picchi di presenze tra giugno e luglio. Paysandisia archon La larva, a differenza di quella del rincoforo che è apode, ha 3 paia di zampe ed è lunga circa 7 cm. Penetra nella palma e non la abbandona per tutto il periodo di sviluppo; rappresenta lo stadio di resistenza con cui questa specie supera l'inverno. • Se le uova si schiudono in primavera, la larva si accresce durante tutto l'anno, sverna una sola volta, e si impupa all'inizio della primavera successiva, dopo circa 10-11 mesi; • Se le uova si schiudono nella tarda estate o in autunno, allora la specie sverna una prima volta come larva immatura, si accresce per tutto il successivo anno solare, sverna poi una seconda volta come larva matura, e giunge all’ impupamento nella primavera del terzo anno solare, impiegando in tutto circa 18 mesi Al termine dello sviluppo larvale, prima dell'impupamento, l'animale tende ad emergere dalla propria galleria, portandosi in prossimità della superficie del rachide fogliare, così che l'adulto sia facilitato nello sfarfallamento. Il bozzolo, ovoidale e di colore marrone scuro, misura 50-60 mm di lunghezza e circa 25 di diametro; esso viene approntato creando uno strato esterno più coriaceo, costituito da fibre vegetali di risulta della pianta ospite, ed uno strato interno di fibre sericee, secrete dalla larva, mescolate con escrementi dell'animale stesso. La pupa completa la metamorfosi in 40-70 giorni a seconda della temperatura ambientale, misura circa 50 mm di lunghezza, è tozza e fusiforme, di colore bruno-giallastro, e rivela delle brevi spinule brune disposte a pettine su ogni segmento addominale Paysandisia archon Sintomi e danni: • Fori alla base del rachide fogliare • Rosura in corrispondenza delle gallerie larvali • Dissecamento • Deperimento Metodi di lotta: • Impiego di materiale sano • Monitoraggio costante • Informazione e sensibilizzazione • Abbattimento e triturazione Le palme in Riviera Sono numerose le fonti che testimoniano la presenza delle palme nel nostro paese: • Pomona Italiana del botanico ligure Giorgio Gallesio (1772-1839) (le cui opere furono studiate e riordinate da Luigi Viacava ed edite dall’Accademia dei Georgofili nel 1998). Gallesio condusse studi approfonditi sulle palme soprattutto del litorale ligure e fece importanti osservazioni sulle loro caratteristiche. Descrisse diffusamente le palme di Sanremo e Bordighera rappresentando gli esemplari più significativi e indicando le destinazioni commerciali delle foglie, per le celebrazioni religiose ebraiche e cristiane, e dei germogli. Nella Pomona Italiana, Gallesio dedica un importante capitolo alla conoscenza della Phoenix dactylifera, unica palma che all’epoca era oggetto di coltivazione e vantava una rilevante importanza economica nella Riviera Ligure. • Giorgio Roster, botanico fiorentino che ha realizzato una preziosa documentazione delle palme coltivate in Italia tra la fine dell’800 e il primo ’900. Ci fornisce un’ampia documentazione delle palme presenti in Sicilia, negli orti botanici di Napoli, Cagliari, Sassari e Genova, dove le attività commerciali legate all’importante porto hanno certamente favorito, fin dai tempi più antichi, l’arrivo in città di piante, semi o talee provenienti dalle terre più lontane. Ma in Liguria non spetta a Genova il primato per la presenza di palme, soprattutto a causa degli inverni particolarmente rigidi che caratterizzano il clima della città. Sono le cittadine della Riviera di Ponente ad aggiudicarsi questo primato, che offrono un clima decisamente più adatto per la loro acclimatazione. Nonostante le diverse opinioni, l’introduzione della palma in queste zone si fa risalire ai tempi delle Crociate, ed esistono numerose leggende e documentazioni storiche a sostegno di questa tesi. In particolare per quanto riguarda la cittadina di Sanremo, la presenza trova un’importante documentazione storica negli Statuti di Sanremo, che nel 1435 riportano lo stemma comunale raffigurante un leone rampante che affonda gli artigli su una palma, ancora oggi simbolo della città. Il documento riporta inoltre un’interessante imposizione circa la commercializzazione delle foglie di palma: l’articolo 57, intitolato “DE PALMIS, CEDRIS, ET LIMONIS”, imponeva che la vendita di agrumi non fosse inferiore alle foglie di palma richieste, a dimostrazione del fatto che le palme avessero una richiesta di mercato decisamente superiore ai cedri. La facilità con cui venivano trasportati i datteri e la loro facile germinabilità facilitarono certamente l’introduzione. Le palme furono un’attività economica legata alle tradizioni religiose cattoliche ed ebraiche. Nel ‘700 crebbe l’interesse nei confronti della natura e si svilupparono di conseguenza molte delle scienze naturali. Crebbe altresì il desiderio di viaggiare per conoscere nuovi luoghi, altri paesaggi. Tra la metà dell’800 e il primo ‘900 la Riviera, con il suo clima mite, divenne una meta molto ambita e splendida dimora per la ricca aristocrazia che cercava riparo dai rigidi inverni del Nord Europa. Cronache dell’epoca raccontano del grande sviluppo turistico, della presenza di numerosi stranieri, soprattutto artisti, scrittori e potenti delle grandi monarchie europee. Il fattore contribuì all’introduzione delle specie, voluta per abbellire giardini pubblici e privati. Si andò affermando la passione per la botanica e il collezionismo di piante rare unite alla possibilità di acclimatazione che permetteva e tuttora permette di coltivare piante esotiche in pien’aria, collezioni botaniche raccolte in molti paesi lontani e colonie d’oltremare. Piante che in altri luoghi rappresentavano un’eccezione, qui diventavano naturali. Si costruirono una grande quantità di splendide ville e prestigiosi hotel, con giardini creati con piante insolite che vennero a formare la nuova immagine paesistica della Riviera. Altre fonti letterarie: • Stendhal, nel 1843 scrive: “ ..La Bordighera, vero castello nel senso di città murata, siede sotto monti foltissimi di ulivi e con poggi tutti ricoperti di palme: il viaggiatore si crede trasportato nell’Africa dal verdeggiante e piramidale aspetto di questa pianta sì rara in Europa..” • Charles Dickens che durante un suo viaggio in Italia nel 1844 annota: “...Dovunque la vegetazione è lussurreggiante ed incantevole e le palme creano un sorprendente aspetto di questo nuovo paesaggio...”. • Fogazzaro del 1884 Descrive boschi di palme sul lungomare di Nizza. • 1884, Carl von Huttner, scrive “La flora coltivata nella stazione balneo-climatica invernale di Sanremo” indicò tutti i giardini di Sanremo pubblici e privati, riportando elenco e descrizione botanica di tutte le piante coltivate all’epoca. Attraverso il suo studio minuzioso sappiamo ad esempio che fino al 1870-75 nella cittadina si coltivavano solo datteri (Phoenix dactylifera) e palme nane (Chamaerops humilis). Nell’opera sono presenti anche consigli su come disporle nei giardini: vicine al mare le Phoenix, più resistenti al vento, mentre nelle zone più interne Syagrus e Butia per al loro bellezza de eleganza. • Edmondo De Amicis fedele ospite invernale di Bordighera all’inizio del ‘900 Fu proprio De Amicis a celebrare l’importanza di Ludovico Winter nella valorizzazione delle palme in questi territori, nel suo Pagine allegre del 1908. Ludovico Winter Occupa un posto di rilievo tra i paesaggisti che hanno contribuito alla diffusione della specie. Nato ad Heidelberg nel 1846, apprese l’arte del giardinaggio presso un’azienda orticola di Hyères. Dotato di grande talento e di una profonda passione per le piante, legò il suo nome alla realizzazione del giardini della Mortola, voluta dal proprietario sir Thomas Hanbury. Celebre per le sue competenze botaniche e specialista delle palme, oltre agli Hanbury progettò i parchi di Villa Zirio a Sanremo, dell’hotel Belvedere di Bordighera e molti altri. I suoi vivai situati a Bordighera in località Madonna della Ruota, Vallone del Sasso e Curtasse, offrivano una prestigiosa collezione di palme e di altre piante esotiche ornamentali. Tracce significative di questi vivai rimangono ancora oggi. I Vivai Winter hanno fornito la maggior parte delle palme che ornano i giardini della Riviera. Con la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento la piantumazione delle Phoenix canariensis a fusto grosso, più grandi e vitali e dal colore più scuro del fogliame, ha lentamente spodestato l’aristocratica esclusività della più sottile Phoenix dactylifera. Criteri di scelta delle specie Valenza storico paesaggistica: • Compatibilità con altri elementi vegetazionali storicizzati • Valenza paesaggistica • Rilevanza storico culturale Valenza estetica: • Foglie, fiori e frutti: persistenza e colorazione • Effetti cromatici Caratteristiche morfologiche: • Sviluppo complessivo • Portamento • Forma Compatibilità climatica: Esigenze termiche: L’ambiente mediterraneo è praticamente l’unico, almeno con riferimento al nostro Paese, in cui queste piante possano essere collocate in pien’aria La temperatura ottimale per l’accrescimento di molte palme si aggira, infatti, intorno ai 15-20°C durante la notte ed ai 20-30°C durante il giorno. Alcune specie, meno esigenti, riescono tuttavia a vegetare bene a temperature comprese tra i 10 ed i 15°C e tollerano ampie escursioni termiche giornaliere. La resistenza alle basse temperature è molto differente: molte palme impiegate per l’arredo di spazi esterni riescono a sopravvivere a temperature inferiori a -10°C (Chamaerops humilis, Phoenix canariensis, Trachycarpus fortunei); in genere la resistenza alle basse temperature aumenta con l’età della pianta. Nelle condizioni termiche meno favorevoli le uniche specie utilizzabili sono Chamaerops humilis e soprattutto Trachycarpus fortunei. Esigenze idriche: Anche le esigenze idriche sono piuttosto contenute e ben tollerate sono le condizioni di stress, dovute all’eccesso o alla carenza di acqua. Esigenze di umidità: Le palme da esterno prediligono umidità relativa piuttosto bassa, ma si adattano a condizioni non ottimali, anche se queste possono compromettere il valore ornamentale. Criteri di scelta delle specie Compatibilità pedologica: Esigenze rispetto alle condizioni chimiche e fisiche del substrato: L’impiego delle palme nelle sistemazioni a verde è favorito dalle modeste esigenze nei confronti del terreno e dell’alimentazione (Noto e Romano, 1986). Con riferimento al terreno, le palme possono tollerare, soprattutto ad insediamento avvenuto, substrati poco profondi, a grana grossolana e con elevata salinità. Un esempio dell’adattabilità delle palme a condizioni pedologiche marginali è offerto dalla diffusa presenza allo stato spontaneo di Chamaerops humilis su substrati calcarei, privi o quasi di terra fine e quindi di elementi minerali e con capacità idrica trascurabile. Compatibilità col costruito: Interferenza della chioma e delle radici con le componenti infrastrutturali Tolleranza agli stress: • Salsedine • Tagli • Inquinamento Peculiarità funzionali: • Potere ombreggiante • Potere disinquinante per aria e acqua • Funzione frangivento • Funzione di schermo luminoso • Funzione di ricovero per fauna Schemi compositivi: dipendono dalle dimensioni raggiunte dalle singole piante: - specie di maggiore sviluppo (es. Phoenix e Washingtonia) si prestano a realizzare filari o possono essere collocate come piante singole o talvolta a coppia; - con specie di più piccole dimensioni si tende a formare dei gruppi, sfruttando la naturale attitudine della specie (es. Chamaerops humilis) o ponendo vicine le piante (es. Trachycarpus fortunei). Grazie per l’attenzione!