MODULO 5 ALIMENTI ACCESSORI Obiettivi specifici UNITÀ 7.1 5.1 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie mp3 Interrogazioni simulate Trascrizioni in fondo al libro Culture e tradizioni Le origini delle saline di Cervia si perdono nell’antichità classica; già ai tempi dei Romani la produzione del sale in queste zone era florida e fonte di ricchi commerci. Nel Medioevo, il sale di Cervia fu basilare per l’economia di tutta la Romagna e di alcune zone della Lombardia. Oggi, la ripresa della sua produzione permette di valorizzarlo come un bene tipico e tradizionale e di riscoprirne l’uso alimentare. Il sale marino di Cervia è riconosciuto come un sale speciale per il suo sapore “dolce”, in quanto praticamente privo di altri sali, più amari, contenuti normalmente nell’acqua del mare. Il sale marino artigianale di Cervia è un Presidio Slow Food. Cescrivere D onoscere le i principali funzioni che fattori i che concorrono condimenti non grassi all’alterazione rivestono nell’alimentazione. degli alimenti. nutrizionale subiscono Conoscere gli aspetti più gli alimentidel conservati. importanti chimismo dell’acetificazione. Comprendere differenze e onoscere ilaprincipali Conoscere C classificazione dei sistemi metodi per l’estrazione di conservazione del deglicomune. sale alimenti. tralepastorizzazione analogie D escrivere principali tappe e sterilizzazione. della produzione industriale dell’aceto. Comprendere differenze e Slencare E aper descrivere alcune varietà i principali sistemi di conservazione commerciali di sale. degli alimenti. Descrivere i rischi derivanti da una dieta troppo ricca di Comprendere il principio cloruro di si sodio. sul quale basa tra congelamento e Ianalogie llustrare alcune varietà surgelazione. commerciali di aceto. l’importanza Comprendere C onoscere le principali che unaedcorretta spezie erbe aromatiche, e alcune delle loro applicazioni culinarie. onoscere le principali C trasformazioni che sul piano Aspetti generali Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie sono sostanze impiegate sin da epoche remote nella preparazione degli alimenti, perché ne esaltano il sapore rendendoli più appetibili. Altro aspetto importante di questi prodotti è la loro azione batteriostatica, che ha offerto per secoli un valido contributo alla conservazione degli alimenti, soprattutto in epoche in cui le tecnologie basate sull’impiego delle basse o delle alte temperature erano ancora primordiali. Il sale comune è sicuramente la prima sostanza antimicrobica impiegata dall’uomo, ed è stato il suo uso come conservante, piuttosto che come aromatizzante, a renderlo così prezioso in passato. In più aceto, erbe aromatiche e spezie hanno in comune la caratteristica di stimolare il gusto e l’olfatto, e in genere di favorire la produzione di succhi gastrici, facilitando perciò la digestione. Questi condimenti, privi di valore energetico, sono considerati alimenti complementari o accessori, ovvero alimenti che vengono ingeriti per “piacere personale” e che servono a migliorare il sapore del cibo o ad accompagnarlo. Svolgono un ruolo secondario nella nutrizione umana. Rientrano in questa categoria i condimenti non grassi e le bevande in genere. on line 238 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie UNITà 2.1 5.1 Il sale comune Il termine sale, senza ulteriori specificazioni, indica il cloruro di sodio (NaCl), un composto inorganico che a temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino incolore e inodore, dal sapore caratteristico. Il sale comune (o sale da cucina o sale alimentare) contiene generalmente piccole quantità di altri sali minerali quali cloruro di magnesio (MgCl2) e solfato di calcio (CaSO4). Il sale può essere ricavato dall’acqua di mare (sale marino) oppure estratto dalle miniere derivanti da antichi depositi marini, che, nel corso dei millenni, sono stati ricoperti da sedimenti (salgemma). Dopo l’estrazione, il sale grezzo è sottoposto generalmente a un processo di raffinazione, che allontana la maggior parte degli altri sali presenti e da cui si ottiene il sale raffinato. salgemma forma minerale del sale da cucina, cioè del cloruro di sodio. Il salgemma è un minerale comune, ampiamente diffuso nel mondo, formatosi per evaporazione di acqua marina in bacini non aperti al mare e successivamente ricoperti da depositi sedimentari di altra natura. Il minerale si trova in banchi o masse irregolari alternati a strati di gesso, calcite, argilla, sabbia, ecc. gozzo malattia che consiste nell’aumento del volume della ghiandola tiroide. Varietà commerciali del sale In commercio sono presenti diverse varietà di sale: sale grosso, che può essere raffinato o grezzo sale dietetico, a ridotto tenore di sodio. È un (sale grigio); miscuglio di più sali contenenti, in genere, per metà cloruro di sodio e per l’altra metà composti diversi tra cui il cloruro di potassio; sale fino, al quale si aggiunge carbonato di magnesio o di calcio per evitare il naturale assorbimento dell’acqua e facilitarne l’uso; sale aromatizzato, con aggiunta di spezie o sale iodato o iodurato, addizionati rispettiva- erbe aromatiche (salvia, rosmarino, ecc.). mente di iodato di potassio e ioduro di potassio, da preferire nell’uso domestico per la loro azione preventiva sull’insorgenza del gozzo; Il sale e l’alimentazione Il sodio e il cloro che compongono il sale comune svolgono importanti funzioni nell’organismo umano, in quanto regolano la pressione osmotica e contribuiscono al mantenimento del bilancio idrico. L’eccessivo consumo di sodio, però, è correlato all’insorgenza dell’ipertensione arteriosa, soprattutto nei soggetti predisposti, e sembra favorire anche certe forme di tumore. Per questo si consiglia di ridurne l’uso e di non superare i 6 g di sale al giorno (pari a 2,4 g di sodio), preferendo spezie e erbe aromatiche per insaporire gli alimenti. È da tener presente, però, che il sodio introdotto con gli alimenti non proviene soltanto dal sale aggiunto in cucina o a tavola, ma deriva in gran parte da quello presente in salumi, formaggi, salatini, snack, ecc.; quindi, in una dieta sana, anche il consumo di questi alimenti deve essere ponderato. on line 239 MODULO 5 ALIMENTI ACCESSORI L’aceto aceto dal latino acetum “acido”, “acre”. Dai latini era anche detto vinum acidum in quanto era ottenuto per acetificazione del vino. ulcera gastrointestinale malattia caratterizzata da lesioni nella mucosa delle pareti dello stomaco o del duodeno. L’erosione, in genere di forma circolare, è determinata dall’azione corrosiva dell’acido cloridrico, associata a una diminuita produzione di muco da parte delle ghiandole gastriche. In genere si manifesta con dolori allo stomaco che si placano con l’ingestione di cibo o di bevande alcaline. ve tendenze uo gastrite infiammazione della mucosa che riveste le pareti interne dello stomaco. Le cause della gastrite possono essere varie: la più comune è l’infezione dovuta all’Helicobacter pylori, un batterio che possiede la capacità di colonizzare lo stomaco. La gastrite può essere anche conseguenza dell’abuso di sostanze come alcol, fumo, caffeina, dell’uso prolungato di alcuni farmaci, di stress, ecc. ie r d i fi l a Culture e tradizioni Secondo la legge (DPR 162/1965) l’aceto è il prodotto ottenuto dalla fermentazione acetica di vini che presenta un’acidità totale, espressa in acido acetico, non inferiore a 6 g/100 ml e un grado alcolico residuo non superiore all’1,5% in volume. Per la produzione di aceto, però, si impiegano normalmente vini che presentano un basso grado di alcolicità, oppure vini acescenti; in ogni caso non possono essere utilizzati vini difettosi o malati. L’acetificazione, ossia la trasformazione del vino in aceto, non è una vera e propria fermentazione, ma piuttosto una ossidazione svolta dai batteri aerobi del genere Acetobacter (A. aceti, A. oxydans, A. orleanensis, ecc.). Gli acetobatteri, infatti, in presenza di ossigeno, trasformano l’alcol etilico in acido acetico secondo la seguente reazione: CH3CH2OH + O2 → CH3COOH + H2O alcol etilico ossigeno acido acetico acqua Durante l’acetificazione, gli acetobatteri producono, oltre all’acido acetico, piccole quantità di altre sostanze volatili, tra cui l’etano, l’etanale, il formiato di etile, l’acetato di etile, ecc., che concorrono alla formazione dell’aroma dell’aceto. L’aceto si può ottenere, oltre che dal vino (rosso o bianco), da numerosi prodotti come birra, mele, fichi e altri frutti. In tal caso la denominazione “aceto” dovrà essere accompagnata dalla materia prima di provenienza, ad es. aceto di mele. In commercio si trovano anche aceti aromatizzati con piante e aromi naturali. L’aceto è uno dei condimenti più antichi, diffusi e pregiati nelle cucine di tutto il mondo. Per le sue proprietà antisettiche è impiegato nell’industria conserviera nella produzione di sottaceti e nella marinatura di carni e pesci. L’aceto stimola le secrezioni gastroenteriche favorendo la digestione dei cibi e, se consumato con moderazione, non presenta particolari controindicazioni. Va invece evitato nei casi di ulcera gastrointestinale e nella gastrite. L’aceto di umeboshi è un particolare tipo di aceto impiegato nella cucina giapponese e macrobiotica per insaporire crudità. Si ottiene da una particolare varietà di prugne giapponesi, dette umeboshi, le quali vengono lasciate fermentare con sale marino. n on line 240 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie UNITà 5.1 La tecnologia di produzione dell’aceto La produzione dell’aceto è stata per secoli un’operazione tipicamente artigianale, e ancora adesso in molte famiglie si mantiene questa tradizione. L’aceto in commercio è tutto di produzione industriale, ottenuto quasi esclusivamente con il metodo a colture sommerse. “madre” (dell’aceto) ammasso gelatinoso formatosi sulla superficie dell’aceto, costituito dagli acetobatteri. Metodo familiare o artigianale Il vino è messo in un recipiente di legno di piccole dimensioni, sul cui coperchio si praticano alcuni fori; a questo si addiziona dell’aceto con la relativa “madre”. Occorre arieggiare periodicamente l’interno del recipiente per fornire l’ossigeno necessario ai batteri per il loro metabolismo. Il decorso dell’acetificazione è lento e comporta la formazione di numerose sostanze aromatiche che conferiscono ottime caratteristiche organolettiche al prodotto finito. VINO Metodo a colture sommerse Il vino è immesso, insieme a una coltura selezionata di acetobatteri, in vasche di acciaio inox munite di una serpentina interna dove circola acqua, che permette di mantenere la temperatura dell’acetificazione tra i 25 e i 35 °C. L’ossigeno necessario all’attività dei batteri viene introdotto mediante una turbina di areazione disposta alla base dell’acetificatore. Il processo di acetificazione è molto rapido (poco più di 24 ore); prima di essere commercializzato, però, l’aceto è sottoposto a: illimpidimento, mediante decantazione, filtrazione o centrifugazione; maturazione per alcuni mesi in recipienti metallici se si tratta di aceti bianchi, oppure in botti di legno, se si tratta di aceti rossi. Con la maturazione si sviluppano nuove sostanze aromatiche e l’aceto diventa più rotondo ed equilibrato, acquisendo migliori marchio depositato caratteristiche organolettiche; pastorizzazione. L’aceto è successivamente pastorizzato con un breve riscaldamento prima di essere imbottigliato; Schema della produzione dell’aceto con il metodo a colture sommerse. ACETIFICAZIONE ILLIMPIDIMENTO MATURAZIONE PASTORIZZAZIONE IMBOTTIGLIAMENTO ACETO denominazione di vendita imbottigliamento. Operazione che conclude il ciclo produttivo. elenco degli ingredienti volume nominale acidità totale sede e stabilimento di produzione on line 241 MODULO 5 ALIMENTI ACCESSORI L’aceto balsamico mosto succo ottenuto dalla pigiatura dell'uva che, fermentando, si trasforma in vino. Culture e tradizioni Gli aceti balsamici tradizionali di Reggio Emilia e di Modena vengono confezionati in due modelli differenti di bottiglie (uno per ciascun tipo di aceto) da 100 ml. Sono consentite anche bottiglie da 200 e 400 ml per quello di Modena e da 250 ml per quello di Reggio Emilia. L’aceto balsamico, a differenza del comune aceto, si ottiene non dal vino, bensì dal mosto d’uva cotto. Nella produzione dell’aceto balsamico, la fermentazione alcolica e l’ossidazione acetica sono processi che avvengono contemporaneamente grazie all’azione di ceppi selezionati di lieviti e di batteri acetici. L’aceto balsamico ha colore scuro e lucente, aroma intenso e sapore agrodolce caratteristico. Si presta bene a insaporire tutte le verdure fresche e lessate e i bolliti. È ottimo sulle scaglie di parmigiano-reggiano, sulle fragole e sul gelato alla crema. Varietà commerciali dell’aceto balsamico Gli aceti balsamici si suddividono in: aceto balsamico tradizionale di Modena; aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia; aceto balsamico di Modena. I primi due hanno il riconoscimento della DOP a livello europeo (Reg. 813/2000), per cui la loro produzione è tutelata per evitare imitazioni. Secondo i disciplinari di produzione, molto simili tra loro, tali aceti possono essere prodotti solo nelle province di Modena e di Reggio Emilia. L’aceto balsamico tradizionale di Modena può essere commercializzato in due varietà: affinato, con un invecchiamento minimo di 12 anni (capsula bianca); extravecchio, con un invecchiamento minimo di 25 anni (capsula oro). L’aceto balsamico tradizionale di Reggio Emilia esiste in tre tipologie commerciali, che fanno riferimento alla cromatura del bollino apposto sulla bottiglia: “bollino aragosta”, con un invecchiamento minimo di 12 anni; “bollino argento”, con un affinamento compreso tra i 12 e i 25 anni; “bollino oro”, con almeno 25 anni di affinamento. L’aceto balsamico di Modena IGP è un prodotto industriale, o semiindustriale, che si ottiene da un processo di lavorazione di mosto cotto, mosto concentrato e aceto di vino. I mosti utilizzati per la produzione provengono esclusivamente da uve coltivate in Emilia-Romagna. Il prodotto deve essere affinato per un periodo di almeno 2 mesi. Nella preparazione è possibile usare caramello fino al 2%, come correttivo di colore. on line 242 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie UNITà 5.1 Tecnologia di produzione dell’aceto balsamico tradizionale La produzione dell’aceto balsamico tradizionale passa attraverso le seguenti tappe: raccolta dell’uva; pigiatura; cottura del mosto; raffreddamento; decantazione; fermentazione alcolica e ossidazione acetica; invecchiamento. Dopo la raccolta e la pigiatura dell’uva, il mosto deve essere sottoposto il più rapidamente possibile a cottura, per evitare l’inizio della fermentazione alcolica. La cottura si effettua a fuoco lento in recipienti di rame o di acciaio inossidabile fino a ridurne il volume del 50% circa. Il mosto cotto, dopo il raffreddamento, viene sistemato in damigiane di vetro per dare avvio alla decantazione naturale, ossia allo spoglio dalle fecce e dalle mucillagini rimaste. Questa fase si protrae per almeno due mesi. In primavera si effettuano una filtrazione e successivi travasi in botti di legno per permettere la fermentazione alcolica e l’ossidazione acetica. Segue l’invecchiamento, per un periodo minimo di 12 anni, che avviene in botti di legno di vario tipo e dimensione. In genere le botti sono collocate nei solai, locali ben ventilati ed esposti alle temperature estreme degli inverni freddi e delle estati calde, necessarie per la maturazione di un buon aceto balsamico. Non esiste una regola fissa per quanto riguarda il numero, la capacità, la sequenza e la qualità dei legni delle botti, ma il numero minimo è di tre: una botte grande per il mosto cotto dove avviene la fermentazione, una seconda dove viene trasferito il liquido una volta fermentato, e una terza, più piccola, dove il liquido maturo è pronto per l’invecchiamento. I legni più utilizzati sono: castagno, ciliegio, gelso, ginepro e quercia. Il sapore e l’aroma caratteristici dell’aceto balsamico vengono conferiti sia dalle sostanze rilasciate dai vari legni, sia dalle trasformazioni chimiche che avvengono sul prodotto nel corso della fermentazione e della maturazione. Schema del processo produttivo dell’aceto balsamico tradizionale. RACCOLTA DELL’UVA PIGIATURA COTTURA DEL MOSTO RAFFREDDAMENTO DECANTAZIONE FERMENTAZIONE ALCOLICA E OSSIDAZIONE ACETICA INVECCHIAMENTO ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE on line 243 MODULO 5 ALIMENTI ACCESSORI Le erbe aromatiche Sono denominate erbe aromatiche le piante erbacee o arbustive, coltivate o spontanee, che contengono sostanze profumate e conferiscono al cibo il loro aroma caratteristico. Va precisato che il profumo dell’erba aromatica fresca non corrisponde esattamente a quello che si svilupperà durante la cottura: è quindi opportuno aggiungere le erbe poco prima della fine della cottura. Acetosa (Rumex acetosa) L’acetosa è una pianta erbacea diffusa in tutta Italia, che cresce spontanea in luoghi freschi, sia in pianura che in montagna. Di solito le foglie, di sapore acidulo e astringente, vengono consumate crude nelle insalate e anche per aromatizzare zuppe, minestroni e verdure cotte. Alloro (Laurus nobilis) L’alloro è un piccolo albero tipico della zona mediterranea, le cui foglie allungate, coriacee e di colore verde scuro, possiedono princìpi attivi che stimolano la digestione. Vengono utilizzate per insaporire carni alla griglia, umidi e arrosti, zuppe e brodi di pesce. Aneto (Anethum graveolens) L’aneto è una pianta erbacea annuale alta fino a 1,5 m, simile a quella del finocchio. Originario dell’India, è da lungo tempo coltivato in Italia. Se ne usano le foglie più tenere per insaporire pesci, umidi, verdure e salse di vario tipo. Viene impiegato anche in pasticceria e per aromatizzare aceti. Angelica (Angelica archangelica) L’angelica è una pianta erbacea di cui si fa largo uso in liquoristica tradizionale per le sue caratteristiche aromatiche e digestive. Per la produzione di liquori si impiegano la sua grossa radice e i semi, mentre con i gambi si preparano confetture e canditi. Le foglie invece, dal gusto dolce, possono essere impiegate sia per completare dessert o confetture di frutta, sia per insaporire piatti a base di pesce. Basilico (Ocimum basilicum) Culture e tradizioni Il Basilico Genovese DOP presenta foglie di forma ellittica e lamina piatta o convessa, aroma intenso e caratteristico. Il suo profumo è delicato e senza la traccia di aroma di menta che invece si riscontra in altre varietà. Il basilico è una pianta originaria delle zone calde dell’Asia, introdotta in Italia dai Romani. È una delle piante aromatiche più utilizzate nella cucina italiana. Si impiega per insaporire sughi, soprattutto di pomodoro, e per preparare il famoso pesto alla genovese. Dalle foglie si estrae anche un olio essenziale usato in liquoreria. on line 244 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie UNITà 5.1 Cerfoglio (Anthriscus cerefolium) Il cerfoglio è una pianta erbacea simile al prezzemolo, coltivata in tutta Europa per le sue foglie di sapore delicato. Viene impiegato nella preparazione di creme, zuppe, verdure, legumi, carni in umido, pesce e frittate. Il cerfoglio secco ha un sapore più forte e intenso. Coriandolo (Coriandrum sativum) Pianta originaria dell’Africa settentrionale, il coriandolo è coltivato in Italia soprattutto per i suoi frutti, impiegati in liquoreria e nella preparazione di insaccati come la mortadella e alcuni tipi di salsicce. Le foglie, simili a quelle del prezzemolo, vengono invece usate fresche per insaporire pesci e verdure. Crescione (Nasturtium officinale) Il crescione è una pianta erbacea acquatica che cresce in modo spontaneo nelle acque chiare, ferme o leggermente correnti e poco profonde; talvolta è anche coltivato. Ha un sapore piccante e leggermente acidulo. Di solito si usa crudo in insalata, ma è adatto anche per insaporire carni, pesci, antipasti e salse di vario tipo. Dragoncello (Artemisia dracunculus) Il dragoncello, o estragone, è una pianta erbacea di cui si utilizzano le foglie sia fresche che essiccate. È coltivato soprattutto nell’Italia settentrionale e viene impiegato per insaporire insalate e salse che accompagnano il pesce, le uova e le carni bianche. Con le foglie fresche si prepara un aceto aromatizzato molto apprezzato. Erba cipollina (Allium schoenoprasum) L’erba cipollina è una piccola pianta erbacea che cresce tutto l’anno nelle regioni con clima temperato. È simile alla pianta della cipolla, ma, a differenza di questa, se ne impiegano le foglie lunghe, strette e cave, per il loro delicato aroma a metà strada fra l’aglio e la cipolla. Viene comunemente usata per insaporire insalate, patate, frittate e formaggi freschi. Le foglie essiccate trovano impiego nella preparazione di minestre, salse e sughi. Maggiorana (Origanum majorana) La maggiorana è una pianta perenne di cui si raccolgono le sommità fiorite e le si fanno essiccare. è una delle piante aromatiche più usate nella cucina mediterranea: serve per insaporire pesci, carni in umido, insalate di pomodoro e pizze. è impiegata anche nella produzione di liquori e nell’industria conserviera. on line 245 MODULO 5 ALIMENTI ACCESSORI Melissa (Melissa officinalis) Nota anche come cedronella o erba limona per il suo odore simile a quello del limone, la melissa è una pianta erbacea perenne che cresce spontanea in tutta Italia nei boschi e nei luoghi freschi e ombrosi. Le foglie fresche tritate insaporiscono le insalate miste, le uova, e, insieme ad altri aromi, arrosti di agnello e capretto. La melissa trova largo impiego anche in liquoreria. Menta piperita (Mentha piperita) Il genere Mentha comprende un’ampia varietà di specie di piante diffuse in tutta Europa, di cui la più conosciuta e utilizzata è la menta piperita. Le sue foglie fresche aromatizzano insalate, minestre, uova, carni e alcune verdure, mentre, essiccate, vengono impiegate soprattutto per preparare infusioni. Dalla menta si estraggono degli oli essenziali molto usati in liquoreria. Origano (Origanum vulgare) L’origano è una pianta erbacea tipica dell’area mediterranea, che cresce spontanea nei luoghi erbosi e soleggiati; viene coltivata anche per le sue foglie aromatiche utilizzate in cucina perlopiù essiccate e nell’industria conserviera. Accompagna bene salse e sughi a base di pomodoro, la pizza, i pomodori in genere, molte verdure, pietanze di pesce e alcuni formaggi. L’origano trova anche impiego, per i suoi oli essenziali, in liquoreria. Ortica (Urtica dioica) ortica dal latino urtica, dal verbo urere che significa “bruciare”, a causa dei peli urticanti che ricoprono la pianta. L’ortica cresce in tutta Italia nei luoghi ricchi di sostanze azotate; è comune presso le case in campagna e lungo le siepi e nei boschi. La pianta è completamente ricoperta da peli urticanti, che perdono la loro aggressività con il semplice lavaggio. Con l’ortica si preparano ottime frittate, risotti e minestre. Peperoncino (Capsicum annuum) Il peperoncino è una varietà di peperone e, come quest’ultimo, è stato introdotto in Europa dopo la scoperta dell’Amee ar nt me ali ra ltu rica. cu di it stPo Il peperoncino, rispetto al peperone, contiene La capsicina non è solubile in acqua, perciò per alleviare il brucioun’elevata quantità di capsicina (concentrata re che provoca in bocca è inutile bere dell’acqua. È più efficace per la maggior parte nei semi), sostanza responmangiare del pane, che rimuove la capsicina dai recettori per sabile del gusto piccante. azione fisica oppure, dato che la capsicina è solubile nei grassi, Il peperoncino è un ingrediente molto comune si può attenuare la sua piccantezza mangiando, ad esempio, un boccone di parmigiano. nella cucina italiana: usato in piccole quantità, serve per preparare salse da abbinare alle carni e per insaporire alcuni tipi di formaggi e piatti a base di pasta. Trova impiego anche nell’industria salumiera. on line 246 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie UNITà 5.1 Prezzemolo (Petroselinum crispum) Il prezzemolo è sicuramente uno degli ingredienti più comuni nella cucina mediterranea. Il suo profumo intenso si addice praticamente a ogni tipo di pietanza: carni, pesci, uova, verdure, formaggi, salse e burri composti. Viene spesso impiegato anche come elemento decorativo dei piatti. Rosmarino (Rosmarinus officinalis) Il rosmarino è un arbusto tipico della flora mediterranea, diffuso in modo particolare lungo le coste marine. Le foglie, aghiformi e coriacee, sono ricche di oli essenziali molto utili in liquoreria. In cucina è un ingrediente fondamentale per profumare arrosti di carne, pollame, cacciagione oppure pesci di grosse dimensioni. Serve anche per insaporire patate e focacce e per aromatizzare l’olio e l’aceto. rosmarino dal latino ros marinu(m) “rugiada di mare”, a causa della sua diffusione nelle zone marittime. Salvia (Salvia officinalis) La salvia è una pianta cespugliosa sempreverde che cresce spontanea nelle zone mediterranee e viene coltivata in tutta Italia. Le foglie, di colore verde grigiastro e dalla superficie rugosa, sono rivestite da una fitta peluria biancastra. La salvia possiede un sapore pungente e un aroma molto intenso e caratteristico. Le applicazioni della salvia sono molto numerose: si abbina bene alle preparazioni culinarie che prevedono l’aceto, accompagna carni bianche, selvaggina, fegato, alcuni pesci, verdure, minestre, burri composti, ed è utilizzata per condire vari tipi di pasta. salvia dal latino salvus “salvo”, per le sue proprietà benefiche. Santoreggia (Satureja hortensis) La santoreggia è una piccola pianta cespugliosa diffusa nell’Italia settentrionale e centrale. Le foglie, molli e lineari, emanano un intenso e gradevole aroma. In gastronomia è impiegata per insaporire legumi, carni, pesci, insalate e verdure. La santoreggia è anche usata in liquoreria. Timo (Thymus vulgaris) Il timo è un piccolo arbusto molto diffuso in Italia, che preferisce i luoghi aridi e soleggiati delle zone costiere. Della pianta si utilizzano le sommità fiorite, in genere essiccate. È ottimo per insaporire le pietanze a base di carne, ma anche pesci alla griglia, legumi stufati e burri aromatici. on line 247 MODULO 5 ALIMENTI ACCESSORI Le spezie droghe dall’olandese droog “secco”, indicavano i prodotti essiccati (specialmente spezie e tè) che venivano trasportati dalle Indie Olandesi all’Europa per essere commercializzati. Le spezie o droghe sono parti di vegetali (radici, frutti, semi), ricche di essenze aromatiche o piccanti, usate come condimento nella preparazione di pietanze. In genere sono di origine esotica, ma alcune di esse si sono diffuse e naturalizzate nell’area mediterranea. Nella cucina moderna il loro impiego è diminuito rispetto al passato e, spesso, vengono sostituite con erbe aromatiche, dal sapore meno intenso e più facilmente dosabili. storia Anice (Pimpinella anisum e Illicium verum) Culture e tradizioni La cannella ha una storia millenaria: era già citata nella Bibbia e nei libri sacri dell’India, ed era considerata più preziosa dell’oro. Nell’antico Egitto veniva usata sia come medicina che per imbalsamare i morti. Fu importata in Occidente da Cina e Sri Lanka con le carovane durante il Medioevo. Nel 1796 e fino al 1833, la cannella fu di monopolio della British East India Company. Sotto il generico nome di anice si raggruppano diverse piante accomunate dall’aroma dei loro semi o dei piccoli frutti, ma appartenenti a famiglie botaniche differenti. L’anice verde (Pimpinella anisum), il più noto in Occidente, è una pianta erbacea coltivata nel bacino Mediterraneo sin da tempi remoti. I piccoli semi ovali presentano aroma persistente e caratteristico, e sono dotati di proprietà medicinali. I semi sono usati nella preparazione di numerosi liquori, ad es. l’Anice, il Sassolino, la Sambuca, ecc., e anche per aromatizzare numerosi dolci (biscotti, panpepati, pandolci, ecc.). L’anice stellato o badiana è una pianta erbacea (Illicium verum), coltivata in Cina, che deve il suo nome alla forma di stella che caratterizza i suoi piccoli frutti. I frutti essiccati costituiscono la spezia e trovano gli stessi impieghi dell’anice verde. L’anice stellato contiene lo stesso olio essenziale dell’anice verde, l’anetolo, ma in concentrazione più elevata. Cannella (Cinnamomum zeylanicum e Cinnamomum cassia) La cannella è una delle spezie più antiche e apprezzate, usata soprattutto in pasticceria. Si ricava sia dalla corteccia di un arbusto originario dello Sri Lanka (C. zeylanicum), sia da un’altra varietà, ritenuta inferiore, originaria della Cina (C. cassia). In commercio si trova in bastoncini oppure in polvere. È adatta per aromatizzare creme, dolci a base di frutta, conserve e bevande alcoliche calde. In alcune ricette antiche compare come ingrediente di stufati, stracotti o salmì. Cardamomo (Elettaria cardamomum) Il cardamomo è una pianta erbacea perenne i cui frutti coriacei, di colore biancastro, contengono dei semi con aroma e sapore simile al limone. è impiegato soprattutto nella cucina e nella pasticceria dell’India e del Medio Oriente e per aromatizzare tè e caffè; inoltre costituisce uno dei principali ingredienti del curry. on line 248 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie UNITà 5.1 Chiodi di garofano (Eugenia caryophyllata) Insieme alla cannella è una delle spezie più conosciute e diffuse sin da tempi molto antichi. I chiodi di garofano si ottengono dall’essiccazione dei bottoni floreali di un piccolo albero originario delle isole dell’arcipelago indonesiano. Per il loro profumo (contengono l’olio essenziale eugenolo) molto intenso, devono essere usati con parsimonia. Sono ottimi con frutta cotta, dolci e vino cotto (vin brulé). Si adattano bene agli stufati, ai brasati e, in generale, alle carni rosse e alla selvaggina. rizomi fusti orizzontali, simili a radici, sotterranei o striscianti in superficie. Costituiscono organi di riserva in alcune piante erbacee perenni. Curcuma (Curcuma longa) Nota anche come zafferano indiano o zenzero giallo, la curcuma è una pianta originaria dell’Asia Minore. Viene coltivata per i rizomi, dai quali, dopo essiccazione, si estrae la spezia. Si impiega per aromatizzare e colorare riso e piatti tipici della cucina orientale. Curry ie r d i fi l a n Il cumino è una pianta erbacea originaria del Medio Oriente, ma diffusa e coltivata anche nell’area mediterranea. I semi del cumino sono molto usati nella cucina indiana e in quella nordafricana. Con il cumino si aromatizzano alcuni formaggi, pani e dolci. Questa spezia serve anche a esaltare il gusto di stufati e piatti a base di carne. Si impiega inoltre nella produzione di insaccati e di certi tipi di liquore (Kümmel). ve tendenze uo Cumino (Cuminum cyminum) Culture e tradizioni Il cumino è comunemente inserito nella preparazione del garam masala, una mistura di spezie (cardamomo, garofano, coriandolo, pepe, cannella, ecc.) presente in quasi tutti i piatti indiani. Ne esistono innumerevoli varianti, regionali e familiari; in commercio se ne possono trovare confezioni già pronte. Il garam masala si aggiunge alle pietanze in genere come ultimo ingrediente, a fine cottura, in modo da esaltare i profumi e mantenere inalterate le proprietà digestive. Il curry non è propriamente una spezia, bensì un miscuglio di più spezie di composizione variabile, tra cui: cardamomo, chiodi di garofano, coriandolo, cumino, curcuma, pepe e zenzero. Queste spezie, finemente macinate, servono a insaporire piatti a base di riso, carni, pollo e svariate salse. È tipico della cucina indiana e pakistana. Finocchio (Foeniculum vulgare) I semi della pianta del finocchio selvatico o finocchietto (dal quale deriva il finocchio coltivato, usato comunemente come verdura), sono stati impiegati sin dai tempi degli antichi Egizi per le loro proprietà salutari. In cucina servono per aromatizzare pani, pesci alla griglia, zuppe di legumi e dolci. Sono impiegati anche in salumeria per aromatizzare salsicce e salami, e in liquoreria. Il finocchio selvatico è tipico soprattutto della cucina tradizionale siciliana, calabrese, pugliese e sarda. on line 249 MODULO 5 ALIMENTI ACCESSORI Ginepro (Juniperus communis) Il ginepro cresce in tutta Italia, preferibilmente nei luoghi soleggiati e rocciosi. I frutti (coccole), piccole bacche nere o bluastre, vengono impiegati in cucina per marinate, involtini e ripieni (soprattutto di selvaggina), ma anche per insaporire salse, verdure e dolci. In liquoreria servono per la produzione del gin. Noce moscata (Myristica fragrans) La noce moscata è il seme essiccato del frutto di un albero tropicale originario delle isole Molucche (Indonesia), ma oggi coltivato anche nelle Filippine, nelle Antille e nel Brasile. L’involucro che avvolge i semi, essiccato e tritato, costituisce il macis, anch’esso usato in cucina per il suo intenso aroma. La noce moscata si impiega sempre grattugiata; il suo aroma intenso e caratteristico si abbina bene a salse, ripieni, purea di patate, bevande alcoliche calde e piatti di carne. gulasch spezzatino di manzo, cotto in stufato con lardo, cipolle e paprika. Paprika (Capsicum annuum) La paprika si ottiene essiccando e riducendo in polvere una varietà di peperone. Il colore varia dal rosa al rosso scuro; il sapore più o meno piccante dipende dalla quantità di semi tritati insieme alla polpa. Serve per insaporire verdure, zuppe e piatti a base di pesce o di carne ed è uno degli ingredienti indispensabili nella preparazione del gulasch, così come di molti piatti tipici della cucina ungherese. Pepe (Piper nigrum) Il pepe è il frutto di una pianta rampicante originaria dell’arcipelago indonesiano; è una delle spezie più popolari e maggiormente impiegate nella cucina italiana. Secondo il procedimento di lavorazione si distinguono: Post-it di cultura alimentare Per evitare la perdita dell’aroma è consigliato aggiungere il pepe appena macinato poco prima della fine della cottura. il pepe verde, che si ottiene dai frutti raccolti immaturi, conservati in salamoia o nell’aceto; il pepe nero, che deriva dai frutti immaturi ed essiccati; il pepe bianco, che si ottiene dai frutti maturi, lasciati macerare in acqua, decorticati ed essiccati. Il caratteristico sapore piccante del pepe è causato dalla piperina. Gli usi del pepe in cucina sono assai numerosi: praticamente a qualsiasi pietanza salata si può dare una nota di piccante. Il pepe è largamente impiegato nell’industria salumiera per le sue proprietà aromatizzanti e conservanti. on line 250 Sale, aceto, erbe aromatiche e spezie UNITà 5.1 Senape bianca (Sinapis alba) La senape bianca è una pianta erbacea originaria del bacino del Mediterraneo e conosciuta sin dall’antichità. Della pianta si utilizzano i semi, commercializzati sotto forma di polvere. Con i semi essiccati e macerati in acqua, aceto o vino e profumati con altre piante aromatiche e spezie, si preparano numerose salse, tra cui le famose mostarde. La senape nera (Brassica nigra) è un’altra varietà di senape, di sapore più intenso e piccante della senape bianca. I semi di senape contengono un olio essenziale, la sinalbina, responsabile del gusto piccante. gomasio preparazione a base di sale marino grezzo e semi di sesamo tostati, il tutto pestato grossolanamente. Il gomasio è usato nella cucina macrobiotica. zafferano dall’arabo zaferan “giallo”. Sesamo (Sesamum indicum) Il sesamo è una pianta erbacea originaria dell’Asia tropicale. In Italia è coltivato nelle regioni meridionali. Dai semi piatti, ovali e di colore biancastro si ricava un olio alimentare (olio di sesamo). I semi vengono poi utilizzati in cucina per aromatizzare pani e dolci e per la preparazione del gomasio. Vaniglia (Vanilla planifolia) La vaniglia è il baccello di una pianta rampicante originaria dell’America centrale e attualmente coltivata in molti paesi tropicali. Dai frutti si estrae l’essenza omonima, usata come aromatizzante nell’industria dolciaria e in liquoreria. La vaniglia si trova in commercio al naturale (sotto forma di baccelli che devono essere bolliti nei liquidi da aromatizzare), sotto forma di zucchero vanigliato e come essenza liquida da usare in piccole quantità. Artificialmente è possibile ottenere anche la vanillina, composto aromatico della vaniglia, di costo inferiore ma di sapore meno delicato. Zafferano (Crocus sativus) Lo zafferano è una pianta erbacea originaria dell’Asia Minore, oggi coltivata in alcune regioni dell’Italia, specialmente in Abruzzo. La spezia si ottiene per essiccamento e polverizzazione degli stimmi del fiore di zafferano. È senza dubbio la spezia più costosa in commercio: occorrono infatti circa 167 fiori per ottenere un grammo di zafferano. Con lo zafferano si preparano il risotto alla milanese e la paella spagnola; serve anche per colorare alcuni dolci e liquori. Culture e tradizioni Lo Zafferano dell’Aquila DOP è un cultivar tipico dell’Abruzzo. Si caratterizza per la lunghezza degli stimmi, per l’alto contenuto in safranale (sostanza aromatica) e per il suo elevato potere colorante. Zenzero (Zingiber officinale) Lo zenzero è una pianta erbacea originaria del Sud-Est asiatico, i cui rizomi, lavati, bolliti ed essiccati, costituiscono la spezia. Lo zenzero polverizzato è utilizzato soprattutto nella cucina orientale per aromatizzare piatti a base di carni, salse e dolci. Il suo impiego più diffuso è nell’industria dei liquori e delle bevande dissetanti (ad es. ginger). on line 251