Che borghese quel Karl Marx. Parola di Morselli

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Che borghese quel Karl Marx. Parola di
Morselli
Per la prima volta va in scena la pièce che lo scrittore nel 1968 dedicò all'autore del "Capitale". Nessuna
agiografia, ma tanta ironia
Luigi Mascheroni - Dom, 02/04/2017 - 11:57
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A Guido Morselli, uno degli autori più misteriosi, ignorati, poi riscoperti e infine iper-valutati del nostro secondo
Novecento, manca sempre un pezzo. In vita, letterariamente, gli mancò tutto: come è noto pubblicò a stento un
paio di saggi critici, nulla di narrativa.
Dopo il suo suicidio,
nel 1973, seguì il
diluvio postumo:
uscirono tutti i suoi
romanzi, ben otto,
tutti da Adelphi, da
Roma senza papa
(1974) a Incontro col
comunista (1980) fino
a Uomini e amori
(1998). Ma
mancavano i
Brani della
racconti. Che
commedia di
Morselli
pubblicò, nel 1999, la
Nuova Editrice
Magenta di Dino
Azzalin. A quel punto,
però, mancavano le lettere. Che ritrovò e raccolse Linda T erziroli, sempre per la Nuova Editrice Magenta, nel
2009. A quel punto, mancava ancora tutto il teatro (e anche le sceneggiature cinematografiche, per la verità...).
Bene, eccolo. Staccate il biglietto e sedetevi comodi. Oggi va in scena una pièce di Guido Morselli. T itolo: Marx,
rottura verso l'uomo, commedia ambientata nei tempi dif ficili della giovinezza londinese di Marx, accanto a
Engels e visitato dai compagni-fantasmi Mazzini e Bakùnin... C'è un personaggio storico capitale (Morselli nel
1968 aveva proposto ad Adelphi, Garzanti e Laterza una collana dedicata a biografie di grandi della Storia...).
C'è una scrittura meta-teatrale (l'opera mette in scena una compagnia teatrale che sta allestendo uno spettacolo
su Marx...). C'è il tema del comunismo (nel 1965 Italo Calvino rifiutò la pubblicazione presso Einaudi del romanzo
di Morselli Il comunista).
E c'è, soprattutto, la sofisticata ironia dissacrante di Morselli, il quale demitizza col savoir-faire dell'intelligenza e
l'eleganza della scrittura un'icona del pensiero occidentale come Karl Marx, un uomo che sul palcoscenico della
sua fantasia si muove impacciato e imborghesito, in vestaglia da camera e pantofole. Lo scrittore per la stesura
di Marx, rottura verso l'uomo - siamo nell'anno fatidico 1968 - inizialmente aveva scelto il titolo ancor più
tranchant (e forse anche più bello) Marx, l'uomo demistificato, e per sottrarre il filosofo tedesco all'agiografia di
cui aveva goduto fino ad allora, studiò a fondo il carteggio tra Marx e Engels, da cui emerge la grigia banalità del
quotidiano e le insulse piccolezze del carattere (e magari qualche pettegolezzo sui tradimenti, le amanti, i figli
illegittimi...).
Morselli - che era stato allievo del filosofo Antonio Banfi e che bene aveva letto L'opera da tre soldi di Bertolt
Brecht - mette in scena Karl Marx sottraendolo a qualsiasi possibile celebrazione, ponendolo in una dimensione
umana, ridimensionata. Un particolare, fra i tanti misconosciuti, della vita di Morselli: per la sua commedia (che fu
spedita il 26 aprile 1968 a T ino Buazzelli alla Rai e all'inizio del 1970 a Paolo Grassi, al Piccolo T eatro di Milano)
lo scrittore avrebbe voluto avere V ittorio Gassman, l'attore giusto - secondo lui - per vestire i panni della figura
altissima, umanizzata e smitizzata di Karl Marx. «Caro Gassman - gli scrisse in una lettera del 27 marzo 1969 Lei ritiene teatrabile la figura di Carlo Marx? E, prima di tutto, crede possibile sottrarla all'agiografia?». Gassman
rispose laconico, ritraendosi con cortesia: «Egregio Dottor Morselli, ho ricevuto la Sua lettera e La ringrazio della
fiducia. Il tema da Lei toccato è certo ambizioso e dif ficile, comunque impossibile giudicare a priori un dramma
senza leggerlo...». E non se ne fece nulla. Come per tutti gli altri testi di Morselli, l'autore postumo più grande
della nostra letteratura.
«Morselli lavorò a diverse opere teatrali, negli anni Cinquanta, con grandi personaggi storici come protagonisti fa notare Fabio Pierangeli, docente di Letteratura italiana all'Università degli Studi di Roma T or Vergata, massimo
studioso del Morselli drammaturgo -. Scrisse un testo su Cesare, Cesare e i pirati, e un altro, del '56, poco più
che un soggetto, Cose d'Italia, su Mussolini, dove il Duce cade miseramente dopo aver osato eliminare il
totocalcio e le case di tolleranza, con divertenti brani sarcastici sui vizi degli italiani... Comunque tutte le volte che
mette in scena un personaggio storico, Morselli vuole entrare in intimità con lui. E così con Marx: lo guarda più
da uomo che da ideologo, lo segue nella vita di tutti i giorni, gli mette le pantofole... Il suo è un Marx tradito da
Engels, come Gesù da San Paolo: quando a un ideale segue la prassi, i compromessi sono inevitabili». Nessuna
empatia tra lo scrittore Morselli e il filosofo Marx. Semmai ironia. Anche se a uscirne peggio non è neppure
l'autore del Capitale. Ma i suoi «discepoli», i marxisti duri&puri, come il regista e i suoi assistenti che allestiscono
la pièce dentro la pièce di Morselli: ortodossi fino alla macchietta, ideologizzati fino al fanatismo. Il bersaglio
perfetto, per l'impolitico Guido.
Impolitico, postumo, inedito. Manca sempre un pezzo a Guido Morselli. La commedia Marx, rottura verso l'uomo
sarà messo in scena, per la prima volta in assoluto, tra pochi giorni, domenica 9 aprile, nella sua V arese (lo
scrittore nacque a Bologna, ma visse a lungo e si suicidò a V arese) grazie alla Scuola di Teatro «Anna Bonomi».
I fan sono avvisati. Per il resto c'è da chiedersi come mai di un autore oggi così mitizzato - lui sì - come Morselli,
rimanga impubblicata l'opera teatrale (qualcosa è apparso su bollettini e riviste ultra specializzate, niente di più).
La casa editrice Adelphi, che ha una sorta di prelazione sull'opera morselliana, da tempo tergiversa. «Morselli è
stato un grande eclettico, che ha toccato tutte le forme possibili della scrittura: ha iniziato coi reportage
giornalistici, poi è passato alla saggistica, poi ha voluto misurarsi con la narrativa, romanzi e racconti, quindi col
teatro... - ricorda Valentina Fortichiari, una delle massime studiose dello scrittore -. Fu multiforme e versatile, ma
non con uguale qualità: credo che i testi teatrali siano i più deboli tra la produzione di Morselli. Non sono stati
rivisti, manca l'approvazione finale. Poi, certo, sono contenta che si recuperino. Sono curiosa di vedere il suo
Marx...». Per leggerlo, c'è tempo.
A Morselli manca sempre un pezzo.
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