programma 2016-2017 - Comune di Santa Maria Capua Vetere

Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere
Stagione Teatrale 2016/2017
Cartellone spettacoli Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere (CE)
SERATA D'AMORE
Venerdi 4 Novembre 2016
“Serata d'amore” è l'omaggio devoto e accorato ad Annibale Ruccello da parte di Isa Danieli e Manlio Santanelli. Un percorso
alla rovescia: dall'ultima sua commedia alla prima, come a risalire un fiume. Un fiume che porta al centro di un continente o di
un pianeta. Un viaggio fino al nocciolo duro fino al cuore. Un cuore di tenebra, se non lo rischiarassero i lampi di un'ironia così
mediterranea. L'opera di un commediografo di qualità mal si presta ad essere ricondotta, anche soltanto in sede di
interpretazione, ad un unico concetto generale che possa valere per ogni testo di cui quell'opera si compone. Ricondurre, in tal
caso, equivarrebbe a ridurre. Ciò vale ancora di più se riferito all'intera produzione di Annibale Ruccello che, per l'indubbia
capacità che egli possiede di raccogliere dalle silenziose esplosioni del quotidiano la più piccola scheggia, il minimo frammento
che ne rievochi con struggente amarezza la perduta integrità, si sottrae ostinatamente all'uso di singole chiavi di lettura. E
tuttavia, leggendo e rileggendo le commedie di Ruccello in vista della messa in scena di questa “Serata d’amore”, ci siamo
imbattuti di continuo in un tema che, seppure in forma sempre diversa, ricorre con ossessiva puntualità: la solitudine. Ma la
solitudine che aleggia nelle atmosfere teatrali di Ruccello, e le inchioda ad un panorama di spietata attualità anche quando,
come in “Ferdinando”, l'azione è suggestivamente posta lontano nel tempo, è di una qualità del tutto speciale; o, meglio,
speciale è la circostanza in cui i suoi per personaggi contraggono un simile malessere. Perché, a ben rifettere, quella solitudine
è sempre vincolata all'amore attraverso un preciso nesso di causalità. È, in breve, il prezzo che deve pagare chi ama o anche
chi soltanto dispone ad amare. E non potrebbe essere diversamente. La civiltà in cui viviamo, e che il teatro di Ruccello si restituisce in tutte le sue contraddizioni,
sembra favorire l'amore (si pensi al caso limite della pubblicità, che spudoratamente lo reclamizza come uno dei rami più profcui della produzione e del consumo);
ma in realtà è ferocemente erotofobica, penalizza amore e amanti a tutti i livelli: nega nei fatti quello che pure non perde occasione di esaltare a parole. Resta la
solitudine, ultima “spes” o meglio ultima disperazione. E così una “Serata d'amore” automaticamente diviene una “serata di solitudine”. A questo punto, però,
dobbiamo registrare il verifcarsi di un piccolo ma signifcativo miracolo: l’impiego della Danieli come attrice solista si rivela non soltanto una scelta produttiva, ma
anche un’inquietante soluzione stilistica. Il suo folle monologare, il suo ansimante dialogare con interlocutori invisibili, normale conseguenza del suo stare in scena
da sola alla fne sembra insinuare che tutto il teatro di Ruccello possa essere letto come una ricca galleria di personaggi che parlano ai fantasmi, che si muovono
in mezzo ai fantasmi. L’opera di un commediografo di qualità, abbiamo detto, mal si presta ad essere ricondotta a singoli concetti generali. Ma peggio ancora si
presta ad essere esplorata, ad essere penetrata nel suo mistero di fondo. Se con questo spettacolo ci siamo appena accostati a quel mistero, se soltanto lo
abbiamo sforato, possiamo dire con soddisfazione che ne è valsa la pena. Isa Danieli, Manlio Santanelli
UNA FESTA ESAGERATA!
Sabato 19 Novembre 2016
Una festa esagerata! nasce da un’idea che avevo in mente da tempo, uno spunto che mi permettesse di raccontare in chiave
realisti ca e divertente il lato oscuro e grottesco dell’animo umano. Non dell’umanità intera ovviamente, ma di quella grande
melassa/massa dalla quale provengo, quel blocco sociale che in Italia viene definito “piccola borghesia”. Volevo parlare delle
cosiddette persone normali, di coloro che vivono nascondendosi dietro lo scudo delle convenzioni, coloro che vivono le
relazioni sociali usando il codice dell’ipocrisia come unica strada per la sopravvivenza. Sopravvivenza alle “chiacchiere”, alle
“voci”, ai sussurri pettegoli e sospettosi dei vicini. E sì, perché io vedo la nostra enorme piccola borghesia come un grande
condominio, fatto di vicini che si prestano lo zucchero, il termometro e si scambiano i saluti ma che, al contempo, sono pronti a
tradirsi, abbandonarsi e, in qualche caso estremo, anche a condannarsi a vicenda. Non è la prima volta che questo ventre
antico del nostro paese viene messo in commedia ma l’idea dalla quale parto mi sembra molto efficace in questo momento
storico fatto di conflitti internazionali, guerre di religione e odi razziali. La barbarie, temo, nasconda sempre dietro un alibi.
Ognuno trova sempre una buona ragione per odiare l’altro. Ma quel che temo ancora di più é l’odio che si nasconde dietro il
velo sorridente della nostra educazione. Temo il buio del nostro animo spaventato. Temo la viltà dettata dalla paura. Temo il
sonno della ragione. Spero che questa commedia strappi risate e sproni al dialogo. Un dialogo tra persone. Che si rispettano
e, seppure con qualche
Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere
Stagione Teatrale 2016/2017
Cartellone spettacoli Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere (CE)
BUENA ONDA
Mercoledi 14 Dicembre 2016
Continua il viaggio di Rocco Papaleo ed i suoi fidati compagni di viaggi attraverso il teatro canzone. Si parte per
un’avventura ai confini del mondo. Il viaggio e la scoperta saranno parte integrante della poetica di Papaleo, ma questa
volta sarà un viaggio più esotico. Come nel caso di "Una piccola impresa meridionale", lo spettacolo seguirà l’uscita del
nuovo film di Rocco Papaleo nelle sale italiane. Rocco Papaleo conferma la volontà di creare un teatro “a portata di
mano”, con il solo desiderio, a ben vedere, di stringerne altre. Entrare in teatro, per me, è come lasciare la terra ferma.È
solcare il mare dell’immaginazione, vivere un’esperienza di navigante. Per questo il nostro teatro canzone questa volta
vuole agire come se si trovasse su una nave, che ci trasporta insieme ai passeggeri/spettatori per affrontare un viaggio
che possa divertire e, nella migliore delle ipotesi, emozionare. Ci sentiamo di promettere una crociera a tutti gli effetti,
magari non sfarzosa, ma con tutto quello che serve per comporre un entertainment efficace. Avremo marinai pronti a
tutto per assistervi e divertirvi, l’orchestrina per ballare e contrappuntare le storie che il Capitano vorrà raccontare e tra i
passeggeri cercheremo hostess e steward che accetteranno l’ironia del mettersi in gioco. La nostra nave si chiama
‘Buena Onda’, l’onda buona, quella che solleva e dà sollievo. La ‘Buena Onda’ prospetta di gettare al più presto
l’ancora nella vostra città.
LA CANTATA DEI PASTORI
Sabato 21 Gennaio 2017
Non c'e' Natale senza La Cantata dei Pastori e da quarant'anni a questa parte non c'e' Cantata senza Peppe Barra. La
Cantata dei Pastori ha un titolo lunghissimo e barocco, ma e' universalmente nota con l'abbreviazione d'uso. Fu scritta
alla fine del Seicento (1698) da Andrea Perrucci e da allora, da piu' di tre secoli, e' continuamente rappresentata,
rimaneggiata, riscritta. Ultimo e piu' illustre di tutti e' Peppe Barra, che aveva gia' interpretato l'opera a fianco della
madre Concetta, nel ruolo di un irresistibile Sarchiapone, dopo essere stato l'Angelo nella versione di Roberto De
Simone alla fine degli anni Settanta. La Cantata dei Pastori e' la storia delle traversie di Giuseppe e Maria per giungere
al censimento di Betlemme. Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari napoletane, Razzullo,
scrivano napoletano assoldato per il censimento, e Sarchiapone, barbiere pazzo e omicida, maschera ispirata quasi
direttamente dalla tradizione popolare dei Pulcinella e antesignano di Felice Sciosciammocca. Sarchiapone e' la
dimostrazione delle varie sovrapposizioni e aggiunte delle tradizioni delle Cantate. Il personaggio di Sarchiapone non
esisteva infatti nella versione originale di Perrucci, fu introdotto per rendere meno paludata la rappresentazione, per
adattarla al gusto del pubblico e via, via, si e' andato ritagliando un ruolo sempre piu' importante. Anche nella tradizione
iconografica del presepe i personaggi hanno un nome e un ruolo sia perchè Andrea Perrucci lo ha scritto e sia perche'
tre secoli di rappresentazioni lo hanno trascritto e rappresentato. Il presepe popolare napoletano e' direttamente
influenzato dalla Cantata dei pastori che mescola il suo narrare con quello dei vangeli apocrifi e con altre tradizioni
popolari del sud, a metà strada tra il cristiano, il pagano, il magico. Molti sono gli ostacoli che Giuseppe e Maria
dovranno superare prima di trovare rifugio nella grotta della Natività. Ed e' naturalmente conseguente il lieto fine, la salvazione dell'umanità dal peccato e il
ritorno di Belfagor, sconfitto, nel suo mondo infero di fiamme e zolfo. Fino all'anno prossimo, quando anche lui, vecchio diavolaccio impunito, potrà tornare
a raccontarci la storia infinita della lotta millenaria tra Bene e Male. Insomma, un grande archetipo.
SONO APPARSO A SAN GENNARO
Sabato 4 Febbraio 2017
Si tratta di un’opera corale ambientata nella città di Napoli che nasce dall’estro musicale e creativo di Federico
Salvatore. Il panorama che offre della società napoletana, e non solo, dei tipi, dei caratteri, degli usi e dei costumi, è
vario, colorito, sferzante, dissacratorio. Ci sono numeri, scenette, una recitazione sciolta e brillante ricca di quel colore
che solo il palcoscenico può dare. Recupero di un mondo popolare e reale, quindi ai limiti del pittoresco e comunque
lontano dal teatro di convenzione borghese. La scena rappresenta una piazza nella zona del porto di Napoli dove il
dialetto si fa strumento di espressività teatrale con evidenti richiami alla commedia dell’arte. A popolare la piazza sono
figure (attori, attrici e ballerini-mimo) tratte dai vari strati sociali in cui gli aspetti della vita diventano loro stessi
commedia. Sopra di loro si muove il matto del quartiere, il barbone, il diverso, interpretato dallo stesso autore, che,
libero da ogni convenzione, fotografa lucidamente il mondo intorno a lui. Il cantattore Federico Salvatore riveste di
teatro i suoi successi televisivi. Ripercorre la sua storia musicale, sceneggiando alcune canzoni (Ninna nanna,
Incidente al Vomero, Azz, Donna Amalia, ‘O figlio d’’o zappatore, ecc…) che, già di per sé, potevano considerarsi delle
micro-sceneggiate, o vere e proprie rappresentazioni di un genere popolare.
Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere
Stagione Teatrale 2016/2017
Cartellone spettacoli Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere (CE)
BELLO DI PAPA'
Martedi 14 Febbraio 2017
Bello di papà è una commedia del 2006. Credo che l’idea mi sia venuta quando in tutto il mondo occidentale arrivavano
i primi segnali della crisi economica che ancora oggi fatichiamo a superare. Dico forse perché col senno di poi mi
sembra che Antonio Mecca, il dentista protagonista della commedia, possa rappresentare, ovviamente in versione
decisamente comica, il travaglio sociale, economico, psicologico di una gran parte della cosidetta generazione dei
cinquantenni, che dall’inizio di questo millennio viene messa in discussione ogni volta che la politica si deve occupare
delle programmazioni finanziarie. Antonio Mecca è il classico uomo che ha raggiunto una posizione sociale, ma che allo
stesso tempo la sente, questa posizione, vacillare sotto i colpi del cosidetto “Nuovo che avanza”. E il “nuovo che
avanza” per quella generazione cui facevo riferimento poco più sopra, sono appunto i giovani che vogliono prendere i
posti di comando. Antonio ha paura di ogni novità, è un vero conservatore, conservatore di danaro; ma soprattutto
conservatore di affetti. Profondamente sarebbe un buono, ma costantemente ha paura di essere fregato, è forse per
questo che non si è mai sposato, è forse per questo che adesso sta con una bellissima ragazza ucraina, che gli piace
da morire, ma che allo stesso tempo teme come un ingombrante invasore, invasore della casa e soprattutto del conto
corrente perché Marina, l’ucraina, vorrebbe costruire una famiglia con Antonio, Marina vorrebbe soprattutto (questa la
cosa più terrificante e spaventevole per il nostro dentista) dei figli. Antonio teme i figli più di ogni altra cosa perché i bambini sono di un egoismo assoluto e
lui, egoista per paura, questo proprio non può accettarlo. E’ così che nasce l’idea di questa commedia, da questo paradosso: un uomo che non vuole avere
figli costretto a ricevere in casa un suo coetaneo che ha bisogno di ritornare ad essere un figlio. Nel paradosso di questo scontro generazionale tra due
uomini della stessa età forse si nasconde quello che io credo sia un finto problema. Penso che l’età ci distingua gli uni dagli altri, ma altrettanto fermamente
credo che dal punto di vista sociale l’età sia soltanto una convenzione. Credo che dividere i cittadini tra giovani ed anziani sia un vecchio modo di intendere
la politica. Penso che esistano piuttosto le persone e che ogni persona abbia il diritto e il dovere di salvaguardare il proprio benessere sociale e spirituale.
TEATRO DEL PORTO
Lunedi 20 Febbraio 2017
Esiste in alcuni di noi la memoria storica o il lontano ricordo di una Napoli vissuta mentre già stava cambiando. Questa
preziosa memoria è stata, per Massimo Ranieri e per me, il primo filtro ma anche lo stimolo, dopo la felice esperienza di
Viviani Varietà, per continuare a lavorare su un nuovo spettacolo che potesse avere come testi monianza di questo
mondo, così ricco, la figura stessa di Raffaele Viviani attraverso il suo teatro (particolarmente quello degli atti unici), le
sue parole, il suo canto scenico privilegiando così quel vitalissimo giacimento culturale e musicale che era la Napoli
dei quartieri, quella parallela urbana (aperta all’influenza e alle commistioni con il teatro e il Varietà europeo) e di un altro
sud che premeva sulla città. È nato così Caffè del Porto pensando ad uno spazio neutro sospeso tra il mare e la terra
(quasi un “porto delle nebbie” come l’abbiamo chiamato durante le prime prove) uno spazio che favorisse lo scambio di
conoscenza e di speranze che veniva dal mare e dove vorremmo che Raffaele Viviani ci portasse per mano attraverso il
suo teatro e la sua musica per ricordare sogni e delusioni di una grande città, e per accompagnarci verso un futuro già
cominciato scoprendo, anche grazie a lui, parole vecchie e nuovi significati come “mediterraneo”, “emigrazione” e, con
un po’ di ottimismo, anche “cultura” e “teatro”.
DIANA E LADY D
Venerdi 17 Marzo 2017
Diana & Lady D è un dialogo per voce sola. Serena Autieri sul palco inscena una performance verbale e fisica dai
contrasti sorprendenti. La scenografia è sviluppata in verticale, su due piani, (alto e basso) Lady D sul livello superiore
incombe, Diana soccombe. Il concetto è il recupero della mitologica immagine doppia di Narciso che si riflette nel lago.
Serena migra da un’anima all’altra muovendosi di continuo, incarnando gli stati d’animo più diversi, vestendosi e
truccandosi a vista. La scena prevede grandi specchi in cui Serena/Diana/Lady D si riflette, si perde, si sdoppia, torna
bambina, si moltiplica. Ballerine e accompagnano l’esecuzione delle canzoni, evergreen dei Beatles, Elton John e
inediti.
Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere
Stagione Teatrale 2016/2017
Cartellone spettacoli Teatro Garibaldi - Santa Maria Capua Vetere (CE)
LAIKA
Sabato 25 Marzo 2017
Con la crisi delle ideologie nate dall‟ illuminismo e concretizzatesi soprattutto nel '900 anche le religioni (in quanto
visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito un contraccolpo. L‟ebraismo ha trovato una patria mescolando le
incertezze religiose alle certezze nazionaliste, anche l‟islamismo è diventata una religione di lotta e di governo, mentre
il cristianesimo si trova a vivere la sua fase più contraddittoria con due Papi viventi uno accanto all‟altro, ma con due
volti contrastanti: il rigido teologo e il prete di strada. A distanza di un paio di millenni ci troviamo ora a rivivere le
incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell‟ebraismo e seme dell’ islam. Queste incertezze vorrei che
passassero in maniera obbligatoriamente grottesca e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo
che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente la responsabilità, ma anche il
peso di essere solo sul cuor della terra.