Chaguan: dall’opera teatrale alla trasposizione cinematografica Shu Qingchun, maggiormente conosciuto con lo pseudonimo di Lao She, nacque da famiglia mancese a Pechino nel 1899. Suo padre fu ucciso durante la Rivolta dei Boxer del 1900 ed egli divenne insegnante a soli diciassette anni acquisendo incarichi sempre più importanti e diventando in seguito uno dei principali romanzieri fra il 1917 e il 1942. Fortemente influenzato dalle opere realiste di Dickens, Lao She ha spesso narrato storie di povera gente e mirato ad una sottile ma aspra critica al governo stesso. Proprio in seguito alla stesura di questi testi e alla sua volontà di guardare il mondo dall’esterno e con occhi critici, egli ha trascorso lunghi soggiorni all’estero, dove ha potuto assimilare l’influenza della letteratura e del teatro occidentali. Fra il 1924 e il 1929 egli visse a Londra, dove insegnò alla prestigiosa School of Oriental and African Studies (SOAS), collaborò con Clement Egerton nella traduzione dell’opera cinese del 1500, Jin Ping Mei, e subì fortemente l’influenza dei romanzi sociali e realistici di Charles Dickens. Fra il 1946 e il 1949 si trasferì negli Stati Uniti. Mentre le prime opere sembrano descrivere i fallimenti con i quali l’individuo si scontra nel tentativo di emanciparsi, dopo la metà degli anni Trenta Lao She sembra porre l’attenzione sullo sconvolgimento sociale che circonda l’individuo. Egli fu un grande estimatore dei numerosi generi teatrali dell’antica tradizione cinese, dal teatro dell’Opera di Pechino al teatro di parola. Tornato in Cina Lao She si dedicò perciò a commedie teatrali, per lo più in forma huaju, teatro parlato. Conosciuto come abile umorista, che trattava argomenti legati alle contraddizioni del vivere quotidiano e alla difficoltà di riscattarsi, Lao She si suicidò nell’ottobre del 1966 in seguito a pressioni e maltrattamenti da parte delle Guardie Rosse. Fu riabilitato solo verso la fine degli anni Settanta. 1. Chaguan: l’opera teatrale Ambientata in un’antica casa da tè di Pechino, l’opera fornisce una visione panoramica della Cina del ‘900, dalla tradizione alla modernità. Sono narrate, infatti, nel corso dell’opera le vicende legate alla casa da tè “Yutai” e le difficoltà che Wang Lifa, il proprietario, deve affrontare in un periodo molto complesso. E’ ambientata in un arco di tempo esteso in cui si succedono tre regimi: la caduta della dinastia Qing e la nascita della Repubblica all’inizio del XX secolo, il periodo dei Signori della Guerra negli anni ’20 e il potere del Guomindang negli anni ’40. L’opera copre così un periodo storico molto lungo, ben cinquant’anni, racchiudendo ognuno di questi importanti eventi storici in ciascuno dei tre atti di cui è composta. Si susseguono le entrate in scena dei numerosi personaggi, i quali descriveranno, attraverso le loro esperienze che condividono all’interno della casa da tè, le vicende storico-sociali della Cina nella prima metà del ‘900 e il fallimento della stessa casa da tè. Vengono descritti, nel corso della narrazione, gli sforzi compiuti da Wang Lifa per cercare di assecondare i governi che si succedono, adattandosi alle riforme, ai problemi, alle mode e alle leggi, seppur ingiuste, dei diversi regimi. In molti cercheranno di appropriarsi della casa da tè o di farne un uso diverso. Wang Lifa è il fulcro della narrazione attorno al quale gli altri numerosi personaggi sembrano gravitare. Wang Lifa si renderà conto solo alla vigilia della Rivoluzione Comunista che ormai non restano più speranze, né per la sua casa da tè né per la società stessa e deciderà di togliersi la vita. E’ un dramma noto per la sua capacità di ritrarre in modo vivido i personaggi che ne fanno parte, descrivendo così non solo i diversi strati sociali, ma anche una società in continuo mutamento. La visione storica di Lao She espressa in quest’opera, si dimostrerà essere drammaticamente profetica circa gli avvenimenti socio-politici che attraverseranno la Cina negli anni seguenti. In modo molto simile alle altre opere di Lao She, anche Chaguan presenta una struttura episodica nella quale la casa da tè è semplicemente il luogo di ritrovo dove i diversi personaggi si intrattengono in lunghe chiacchierate dalle quali emerge il contesto storico e sociale del periodo in cui è ambientata. Si possono contare oltre cinquanta attori e i personaggi provengono dai diversi strati sociali: studenti, soldati, eunuchi, uomini d’affari, veggenti e imbroglioni. E’ attraverso i personaggi che Lao She confeziona un ritratto della Cina moderna, fra gioie, imbrogli e tumulti rivoluzionari, mostrando l’impatto che gli avvenimenti politici avevano direttamente sulla popolazione. Dal punto di vista letterario l’autore voleva mostrare l’evolversi degli eventi dolorosi che la Cina dovette affrontare in quegli anni cercando di muovere i personaggi e di farli parlare come commentatori della vita e della storia. Inoltre, per riempire le falle strutturali dell’opera e far meglio comprendere al pubblico la situazione che si trovava davanti ha introdotto il personaggio di Yang, il matto, il quale descrive attraverso le sue canzoni i cambiamenti sociali e di scena. 1.2. Humour e utilizzo del linguaggio Una delle caratteristiche peculiari delle opere di Lao She è l’uso che egli fa del linguaggio, utilizzando spesso le espressioni del dialetto di Pechino. Il realismo che emerge dalle sue opere è in parte dovuto alla maestria con la quale egli riesce a far trasparire una vivida descrizione del luogo attraverso la voce dei suoi stessi personaggi. Lao She diventa pienamente cosciente del potere che ha in sé l’espediente della satira e la usa a suo piacimento creando una fitta rete di equivoci con l’uso di vocaboli omofoni. Spesso nelle sue opere egli tende ad ironizzare sugli errori che compiono le persone quando si esprimono, in quanto non coscienti del linguaggio che essi stessi utilizzano. I personaggi delle sue opere, infatti, sono per lo più di estrazione sociale bassa e il loro linguaggio, nonché il modo di fare, riflettono perciò le loro condizioni di vita. Nonostante questo suo utilizzo molto personale del linguaggio egli sembra aver appreso le tecniche della satira e dello humor dalla letteratura occidentale, e sembra essere cosciente del fatto che queste tecniche sono un veicolo fondamentale per far giungere al pubblico il messaggio che si vuole trasmettere, “facendo piangere le persone quando vorrebbero ridere”. 1.3. Un’opera a mosaico Casa da tè è un dramma che si discosta dalla volontà esplicita di coinvolgimento politico diretto dei testi huaju. La chiara comprensione di quanto e come il coinvolgimento personale dell’autore abbia influenzato la forma dell’opera è ancor’oggi un argomento dibattuto. Quando Casa da tè venne pubblicato nel luglio del 1957 sulla rivista Shuohua, fu criticato sia sul piano politico, che su quello letterario. Nonostante, infatti, l’autore non si schieri politicamente, manda dei messaggi ambigui attraverso, ad esempio, un cartello che appare in ognuno dei tre atti sul quale è scritto “non si parla degli affari di stato”. Com’è noto l’autore aveva perso la fiducia in una rivoluzione in seguito al fallimento economico-politico del regime comunista ed è per questo che secondo alcuni studiosi i versi finali di Yang il matto sono stati aggiunti solo in seguito. Questi versi risultano, infatti, essere una celebrazione della speranza nel cambiamento, speranza assente però durante tutta l’opera e nel suicidio di Wang Lifa, emblema della morte della società, dilaniata da guerre di potere e corruzione. Nonostante sia considerato un dramma del genere huaju fortemente apprezzato per il suo realismo, si discosta dalle convenzioni caratteristiche di questo filone quali l’importanza dell’intreccio e la complessità psicologica dei personaggi. Inoltre, l’eccessivo numero di personaggi creava grosse difficoltà per la messa in scena. 2. Chaguan: il film In seguito all’arresto della “Banda dei Quattro” (1976)lo slogan di Jiang Qing “cominciare dalla linea politica” fu sostituito con un nuovo slogan: “Cominciare dalla vita”. Vi fu maggiore apertura all’Occidente ed iniziarono a circolare in Cina opere occidentali. Il governo divenne più permissivo, tuttavia i primi film post Rivoluzione Culturale non erano altro che rendimenti di vecchi testi, a volte tratti anche da opere teatrali, come nel caso di Chaguan. La prima e unica rappresentazione cinematografica di Chaguan si deve al regista Xie Tian, il quale ha iniziato a partecipare ad attività cinematografiche a partire dalla metà degli anni Trenta. 2.1. Teatro e cinema a confronto L’ambientazione del film è simile a quella di un’opera teatrale, dove la quasi totalità del film è ambientata dentro alla casa da tè con immagini dell’esterno solo durante gli intermezzi. Il periodo storico viene contestualizzato e descritto attraverso le filastrocche del cantastorie, Yang, previste anche nell’opera originale. Gli intermezzi fra i tre atti sono colmati da una voce narrante esterna che contestualizza il periodo e le vicende storiche dell’atto che segue, costruendo un ponte fra gli atti. Le tre parti sono scandite dalla narrazione di Yang, il cantastorie, il quale si aggira nei pressi della casa da tè dispensando filastrocche. Entrano in scena nel corso del racconto i numerosi personaggi previsti dall’opera di Lao She e sembrano avere tutti parte attiva nel corso del racconto, ognuno con le sue peculiarità. Essi, infatti, vanno a comporre quel mosaico originario previsto da Lao She in cui ogni personaggio è la personificazione di un luogo comune. 2.3. Metamorfosi cinematografica E’ importante, nell’analisi dell’opera, evidenziare quelli che sono stati i cambiamenti previsti da Xie Tian per il suo rendimento cinematografico. In primo luogo bisogna notare come l’entrata in scena dei cartelli inneggianti lo slogan “Non si parla degli affari di stato” venga riassunto nelle parole di Wang Lifa all’inizio del primo atto. Questo elemento ideato da Lao She viene così conservato seppur risulti molto più marcato nell’opera originaria in cui questa frase, oltre ad essere ripresa spesso nel corso del racconto da Wang Lifa, viene evidenziata dal passaggio sulla scena di un cartello riportante le medesime parole. Sono state omesse dal regista tutte quelle esclamazioni e dialoghi di poca importanza, fatui o estremamente drammatizzati, i quali fanno perdere il filo del racconto, come anche lunghi elenchi di nomi o cose. Sono stati tralasciati inoltre alcuni passaggi legati a dialoghi di carattere politico, come ad esempio i discorsi che alcuni clienti fanno parlando delle figure di Tan Sitong e Kang Youwei. Una parte della sceneggiatura aggiunta dal regista, invece, consiste nell’introduzione ad ognuno dei tre atti da parte di una voce narrante, che consiste in una contestualizzazione storica e in una breve presentazione del contesto sociale che si presenterà di lì a poco allo spettatore. La conclusione del film, infine, coincide con la messa in scena del finto funerale di Wang Lifa, omettendone il suicidio. Il rendimento cinematografico assume così delle sfumature più tragiche e grottesche. BIBLIOGRAFIA: BIRCH C. (1963), “Chinese Communist Literature, the resistance of traditional forms”, China Quarterly, 13, pp.74-91. BIRCH C. (1961), “Lao She: The humourist in his humour”, China Quarterly, 8. BORDAHL V. (1997), “Professional storytelling in Modern China”, Asian Folklore Sudies, 56, pp.7-32. DER-WEI WANG D. (1992), Fictional Realism in twentieth century China, Mao Dun, Lao She, Shen Congwen, NewYork: Columbia University Press. DUTRAIT N. (2005), Leggere la Cina, Isola del Liri: Pisani. 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