the PDF file - Restauro Sostenibile

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Biotecnologie
applicate alla
conservazione
Desolfatazione
del
pigmento Azzurrite
Sara Metaldi
Introduzione
Nel corso del 2012 è stato condotto uno
studio che ha inteso approfondire le
potenzialità dell'utizzo di batteri specifici nel
campo del restauro di Beni Culturali.
Ormai da alcuni anni il mondo della
microbiologia si è occupato di indagare le
possibili e complesse interazioni tra
microorganismi e manufatti artistici. Cellule
batteriche vive, hanno dimostrato la
capacità di mettere in atto processi virtuosi
come agenti di biorimozione prima,
e
bioconsolidamento poi, di opere d'arte.
L'analisi condotta ha avuto origine partendo
dall'individuazione di uno stato di degrado
specificatamente individuato, rappresentato
dalla contaminazione di solfati a carico del
pigmento Azzurrite in un dipinto murale
eseguito a tempera.
Nella sperimentazione condotta un gruppo
microbico
funzionale
specifico,
Desulfovibrio Vulgaris è stato applicato allo
scopo di operare in modo selettivo la
rimozione del solo materiale indesiderato.
Al momento della sua realizzazione
l’aspetto innovativo offerto dalla ricerca
condotta,
era
rappresentato
dalla
caratteristica, in assoluto, di inedita
sperimentazione di batteri solfato riduttori
sulla tecnica pittorica a secco.
Il lavoro di ricerca, tema della tesi Master of
arts in conservation restoration discussa
dalla sootoscritta presso SUPSI di Lugano è
stato successivamente tra i contributi del
convegno "I BATTERI NEL RESTAURO i
principi, l'esperienza di laboratorio e i casi
studio applicati dalla biopulitura al
bioconsolidamento"
promosso dalla
confartigianato di Vicenza e da Villa Fabris,
oltre ad essere tra i casi studio presentati
dalla Dott. Annalisa Balloi di Micro4you in
occasione del convegno "Biorestauro nei
musei Vaticani"
L'indagine condotta ha avuto origine
dall’individuazione di un caso studio
identificato sulla base di tre caratteristiche:
l'utilizzo
del
pigmento
Azzurrite
analiticamente determinato, la tecnica
esecutiva ed i prodotti di degrado analizzati.
Il manufatto individuato è rappresentato
dalla volta dell’edicola esterna nella chiesa
di S. Apollinare di Trento.
Caso studio, punto di prelievo.
Materiali e Metodi
Il caso studio è stato individuato sulla base
dei responsi delle analisi diagnostiche
preesistenti condotte dal laboratorio di
analisi Palladio di Vicenza, nel giugno 2006.
Le analisi condotte sulla superficie pittorica
documentavano la presenza sul pigmento di
calcio precipitato in forma idrata CaSO 4.*
2H2O.
Il sistema di studi applicato ha coinvolto due
atenei.
Una parte del progetto è realizzata presso il
laboratorio MTC, della SUPSI di Trevano, a
Lugano, dove sono state realizzate delle
repliche della tecnica pittorica del manufatto
originale, riproducendo tecniche artistiche
della tradizione trecentesca, in abbinamento
a vetrini di laboratorio, unitamente
sottoposti a cicli di invecchiamento nella
camera climatica.
Un'altra parte del progetto si è svolta nei
laboratori del DeFENS della facoltà di
microagraria di Milano, dove è stato
inoculato e fatto crescere il batterio e
preparata la relativa sostanza tampone.
Ultimata la preparazione delle repliche della
tecnica esecutiva, il batterio Desulfovibrio
Vulgaris è stato applicato analizzandone
succesivamente l'attività vitale.
L'ultima fase pratica dallo studio condotto è
stata rappresentata dall’applicazione su
caso studio.
In conclusione sono stati registrati tutti i dati
utili per comparare i risultati ottenuti,
successivamente
all’applicazione
della
tecnica microbiologia, a confronto con una
tecnica tradizionale.
Foto del campion in luce visibile. Luce riflessa 200
X Nicols //
Risultati
La sperimentazione condotta ha avuto buon
esito, le analisi diagnostiche conclusive
dimostrano la praticabilità dell’intervento
confermando la significativa eliminazione
dei solfati in modo selettivo e senza lasciare
residui.
In principio, si disponeva di dati di
conoscenza che enunciavano il processo di
riduzione dei solfati da parte del D.
Vulgaris. Nel corso dello studio, si è cercato
di dare riscontro a tali principi trasferendo,
per la prima volta, l’applicazione del sistema
su superfici pittoriche a tempera.
La sperimentazione condotta conferma la
fattibilità del metodo, delineatosi come
agevolmente applicabile e rimovibile dal
substrato pittorico.
I confronti con i metodi di desolfatazione
convenzionali dimostrano, attraverso i
responsi della mappatura degli elementi
fornita del SEM, che l’azione del batterio
impiegato, oltre ad essere peculiare,
raggiunge maggiori micron di profondità. Le
indagini
microbiologiche
effettuate
attraverso il Fungi Tape hanno consentito di
accertare l'assenza di cellule batteriche vive
o morte sulla superficie dopo l'applicazione.
Lo studio dimostra che D. Vulgaris, offre, in
concreto, la possibilità di intervenire in
modo mirato sul degrado in atto,
escludendo la più estesa operazione di
pulitura dell’opera dall’operazione di
risanamento.
ESEM 200 X distribuzione statistica dell'elemento
Zolfo
Conclusioni
I batteri solfato riduttori, applicati per la
prima volta su una tecnica pittorica con
legante lipo proteico, e in presenza
dell’elemento Cu dell’Azzurrite, si sono
dimostrati in grado di mantenere inalterati i
gradienti del pigmento e del medium,
operando
con
selettività
specifica
esclusivamente sul prodotto di degrado.
L’obiettivo è stato quello di accertare
l’eliminazione dei solfati dal manufatto
evidenziando l’assenza di interazione con i
gradienti della tecnica esecutiva e senza
sconfinare in più profonde operazioni di
pulitura.
Si confermano, per tanto, gli
espressi principi di selettività.
Il vantaggio dell'utilizzo di cellule vive è
rappresentato inoltre dalla maggior tutela
nei confronti della salute dell’operatore e
della sicurezza dell’ambiente di lavoro. Il
processo biologico è rappresentato dalla
trasformazione
che,
batteri
specificatamente selezionati, comunemente
svolgono
negli
ambienti
naturali,
concorrendo alla naturale chiusura del cicli
biogeochimici.
La disciplina del restauro, in continua
evoluzione, potrà avvalersi di tale apporto,
che, ulteriormente sperimentato, potrà
offrire la risoluzione di degradi specifici
sull’opera
rappresentati
dell’agente
inquinante SO42- di diffusione comune.
Anche se occorre sottolineare che per una
validazione scientifica sarà necessario
ripetere la sperimentazione e approfondire
lo studio analitico, si ritiene che gli obiettivi
raggiunti nel corso dello studio condotto,
siano un rilevante esempio di applicazione
in grado di fornire un apporto alla ricerca,
aggiungendo
un
ulteriore
tassello
nell’ambito alle metodologie d’intervento
finalizzate alla conservazione dei Beni
Culturali.
In conclusione, D. Vulgaris esplica azione di
riduzione dell’anione solfato, utilizzandolo
per il proprio processo metabolico. Uno
degli ulteriori possibili sviluppi da destinare
all'applicazione di questo gruppo microbico
specifico potrebbe riguardare la possibilità
di studiare la riduzione di altre tipologie di
solfati.
I dati di conoscenza acquisiti nel presente
studio,
e
tutti
quelli
inerenti,
precedentemente condotti, offrono nuove
frontiere d’intervento che possono avere
come protagonisti batteri "virtuosi".
Desulfovibrio Vulgaris
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