Risposte ai lettori RUGGINE DELLE FOGLIE DEL CASTAGNO In un terreno posto a circa 100 metri di quota, 6 anni fa ho piantato sette castagni da frutto di diverse varietà. Solamente in tre di questi sette alberi annualmente, a partire dal mese di giugno, le foglie, cominciando da quelle poste sulle punte dei rami, si seccano. Un agronomo ha diagnosticato tale malattia come «fersa parassitaria», consigliandomi di irrorare gli alberi con prodotti rameici e concime fogliare contenente anche microelementi. Purtroppo, pur avendo eseguito detti interventi, non ho visto un miglioramento apprezzabile. È giusto? Luigi Ciancio Olevano sul Tusciano (Salerno) In base alla descrizione del lettore e alla diagnosi effettuata dall’agronomo, possiamo confermare che le piante di castagno sono state attaccate da una malattia crittogamica definita come ruggine delle foglie del castagno e chiamata comunemente «fersa», «seccume delle foglie del castagno», «brusarola» e «miliare del castagno». Ruggine delle foglie del castagno determinata dal fungo Mycosphaerella maculiformis La malattia è determinata dal fungo Mycosphaerella maculiformis ed è favorita dal clima fresco e umido. Si sviluppa facilmente durante la primavera e l’estate nelle zone soggette ad abbondanti piogge e sulle piante che hanno vegetazione fitta e poco esposta alla ventilazione e all’insolazione. La malattia attacca in prevalenza le foglie, ma può insidiare anche i nuovi germogli, i ricci, i piccioli fogliari e i peduncoli dei fiori. Si manifesta con delle piccole e numerose macchie circolari di colore bruno-rossiccio sulle foglie. Le macchie poi si allargano e confluiscono fra loro determinando il seccume totale della foglia la quale si accartoccia e cade. Le foglie cadute sul terreno conservano le forme ascofore VITA IN CAMPAGNA 3/2004 (spore) del fungo durante il periodo del tardo autunno-inverno. I ricci colpiti dalla malattia assumono un aspetto rossastro e sono soggetti alla cascola anticipata. Quando l’infezione è grave, la pianta può rimanere completamente defogliata. Particolarmente soggette a questa infezione sono le piante di castagno europeo (Castanea sativa) rappresentate da varietà di castagna, marrone e selvatici di castagno presenti nei vecchi castagneti e nei boschi di castagno. Manifesta invece una buona resistenza alla malattia il castagno giapponese (Castanea crenata), mentre sulle piante di ibrido euro-giapponese la resistenza è discreta (ma nelle zone caratterizzate da una elevata umidità può rendersi necessario qualche intervento anticrittogamico). Un mezzo di lotta indiretto consiste nella rastrellatura e distruzione delle foglie con il fuoco. Per prevenire lo sviluppo di questa malattia devono essere effettuati dei trattamenti preventivi con prodotti a base di rame (ad esempio poltiglia bordolese industriale-20, bio, non classificato) da eseguire nei seguenti periodi: a fine inverno, durante l’ingrossamento delle gemme (alla dose di kg 2,5 per 100 litri d’acqua); in primavera, quando i germogli presentano uno sviluppo di 10-15 cm (alla dose di kg 2,5 per 100 litri d’acqua); verso la metà del mese di luglio, quando le piante presentano una chioma ricca di fogliame (alla dose di kg 1,5-2 per 100 litri d’acqua). Quanto ai trattamenti curativi, cioè quando l’infezione è già in atto, per bloccarla è opportuno effettuare due interventi distanziati di 10-12 giorni impiegando poltiglia bordolese industriale-20 (bio, non classificato) alla dose di kg 2 per 100 litri d’acqua. Consigliamo inoltre al lettore di evitare le mescolanze di fertilizzanti fogliari con i prodotti a base di rame. Per evitare eventuali dannose reazioni è opportuno che questi formulati vengano distribuiti singolarmente distanziati di 15-20 giorni. (Raffaele Bassi) L’ACTINIDIA ZESPRI GOLD Vorrei acquistare cinque-sei piante di actinidia della varietà Zespri Gold. Potete consigliarmi un vivaio? allungata con un prolungamento a becco d’anatra. La polpa è di colore verde che diventa giallognolo a maturazione ed è di sapore dolce, gradevole, con assenza di acidità. Caratteristica importante è che ha un alto contenuto in vitamina C. È una pianta a sviluppo contenuto e con un anticipo vegetativo di 15-20 giorni rispetto ad Hayward. Questo fatto fa sì che nel nord Italia trovi forti difficoltà di diffusione a causa dei ritorni di gelo primaverili. Le zone in cui al momento si effettuano impianti sono la zona di Latina ed il sud Italia. L’actinidia della varietà Hort 16°A, comunemente nota come Zespri Gold, ha polpa di colore verde che diventa giallognolo a maturazione Attualmente questa varietà è coperta da brevetto e i pochi vivaisti autorizzati alla commercializzazione la vendono solo per una superficie minima di un ettaro, per cui i piccoli produttori che desiderano impiantare poche piante non hanno la possibilità di procurarsele. La nostra lettrice della zona di Cremona, infine, troverebbe sicuramente serie difficoltà nelle coltivazioni non tanto per le tecniche colturali, ma per danni dovuti alle gelate precoci o tardive che potrebbero compromettere la vita degli alberi anche se venissero adottate le difese antigelo descritte nel numero scorso (vedi n. 2/2004, pag. 23). (Giovanni Rigo) LA MOLTIPLICAZIONE DEL GIUGGIOLO Possiedo un albero di giuggiolo gigante in produzione e vorrei cercare di moltiplicarlo. Sotto quest’albero sono cresciuti spontaneamente altri piccoli giuggioli che vorrei innestare. In che periodo e con quale tecnica posso praticare gli innesti? Gino Fadda Veronica Ghisani Busachi (Oristano) Cremona La Hort 16°A, comunemente nota come Zespri Gold (di provenienza Nuova Zelanda), appartiene al genere Actinidia chinensis ed è facilmente individuabile per il frutto a forma I polloni di giuggiolo (Zizyphus vulgaris) possono essere innestati «in loco», ovvero prelevati a fine ciclo vegetativo (novembre), trasferiti nel nestaio e successivamente sottoposti all’innesto. FRUTTETO-VIGNETO 55 I polloni di giuggiolo possono essere prelevati nel mese di novembre, posti Chiaramente vanno innestati i polloni che derivano da portinnesto franco, cioè da pianta il cui apparato radicale è costituito da un semenzale, le cui caratteristiche genetiche sono di tipo selvatico. Se invece la pianta deriva da autoradicazione (talea autoradicata di varietà commerciale), ed è quindi monomembre (apparato radicale e chioma appartengono alla stessa entità genetica), qualsiasi tipo di propagolo agamico riproduce fedelmente i caratteri della pianta-madre, e quindi non necessita di essere innestato. Ora non sapendo l’origine vivaistica (di propagazione) dell’albero dell’abbonato, che egli chiama «gigante» – supponiamo per la elevata mole della chioma (e non per la grossa pezzatura dei frutti) – gli consigliamo di asportare i polloni generatisi dalle radici con il loro apparato radicale e di allevarli dove vuole, in attesa di vedere che tipo di frutti producono. Altrimenti può procedere all’innesto degli stessi, con marze di varietà note, anche a «frutto grosso» di origine cinese, del tipo «maliforme» o «piriforme». Molti sono i tipi d’innesto praticati al giuggiolo: da quello a gemma vegetante eseguito in primavera, con marze prelevate in inverno (gennaio-febbraio) e conservate in luogo fresco; a quello a pezza, con risultati da discreti a buoni. In epoca con pianta non in succhio, cioè quando la corteccia non si stacca (a fine inverno), si può praticare l’innesto a spacco, e poco dopo quello a corona. Anche l’innesto a scheggia (chip budding), che somiglia molto a quello alla maiorchina della vite, può essere utilmente impiegato un po’ in tutta la stagione vegetativa. Per le modalità di esecuzione di questi innesti l’abbonato può consultare uno dei tanti manuali che trattano la propagazione delle piante da frutto oppure la nostra Guida illustrata alla propagazione delle piante (supplemento del n. 2/1996 che può essere richiesta al Servizio Abbonamenti - Tel. 045 8009480 - al costo di euro 3 + euro 2,58 per spese di spedizione). (Elvio Bellini) 56 FRUTTETO-VIGNETO VITA IN CAMPAGNA 3/2004