Aprile-Giugno 2014 • Vol. 44 • N. 174 • Pp. 105-111 FARMACOTERAPIA Novità in tema di terapia antibiotica in età pediatrica Susanna Esposito, Claudia Tagliabue, Samantha Bosis, Nicola Principi Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Università degli Studi di Milano, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano Riassunto Gli antibiotici sono farmaci essenziali per il trattamento delle infezioni batteriche e in età pediatrica, come conseguenza dell’elevata frequenza delle malattie infettive, sono utilizzati più di ogni altra classe di farmaci. A causa, però, di un uso eccessivo e a volte improprio, negli ultimi anni si è osservato un aumento di ceppi batterici resistenti agli antimicrobici. Inoltre, l’assenza di studi registrativi sugli antibiotici in età pediatrica ha determinato la frequente prescrizione di antibiotici off-label, con possibili errori nella posologia utilizzata. D’altra parte, un fattore favorente l’emergenza di resistenze agli antibiotici è rappresentato dall’uso di dosaggi insufficienti. Tra le resistenze agli antimicrobici che negli ultimi anni hanno maggiormente complicato la terapia dei pazienti pediatrici vi sono quelle di Staphylococcus aureus e di Mycobacterium tuberculosis. Questa revisione discute le problematiche emergenti sull’antibioticoresistenza, le difficoltà relative alle sperimentazioni dei farmaci antinfettivi in pediatria, le prescrizioni di antibiotici off-label, i nuovi antibiotici in sviluppo che saranno disponibili in commercio nei prossimi anni e nuovi approcci proposti per superare le resistenze agli antimicrobici. Summary Antibiotics are a cornerstone to treat bacterial infections and children receive more frequently these drugs than any other class of medications. However, the improper and excessive use of antibiotics in the past decades increased the emergence of resistant bacterial strains. Moreover, the lack of clinical trials focused on the pediatric population has been associated with the frequent prescription of off-label antibiotics in the first years of life, with possible mistakes in the prescribed dose. On the other hand, mistakes in the dosage further increase the emergence of antimicrobial resistance. Among the antimicrobial resistances that create several difficulties in treatment in pediatric age there are those of Staphylococcus aureus and Mycobacterium tuberculosis. This review highlights the emerging problems related to antimicrobial resistance, the difficulties in performing clinical trials on antinfective treatment in pediatric age, the use of off-label antibiotics in the first years of life and the new molecules in development that should overcome the problem of antimicrobial resistance. Parole chiave: antibiotici, antibioticoresistenza, antimicrobici, farmaci off-label; malattie infettive pediatriche Key-words: antibiotics, antibiotic resistance, antimicrobials, off-label drugs, pediatric infectious diseases Metodologia della ricerca bibliografica effettuata La ricerca degli articoli rilevanti degli ultimi 5 anni è stata effettuata sul motore di ricerca PubMed, utilizzando le parole chiave: neonate OR children OR adolescent AND antibiotic, neonate OR children OR adolescent AND antinfective therapy, neonate OR children OR adolescent AND antimicrobial. Sono stati inclusi solo gli articoli in lingua inglese. Inoltre, sono stati anche considerati altri lavori rilevanti pubblicati negli ultimi due anni, conosciuti dagli autori e relativi alle principali novità in termini di sviluppo di antibiotici per il trattamento delle malattie infettive del paziente di qualsiasi età. Introduzione Anche se il miglioramento delle condizioni igieniche e di nutrizione della popolazione, insieme alla disponibilità di vaccini efficaci e sicuri, ha determinato un’importante riduzione dell’incidenza e della morbilità delle malattie infettive, è ben noto il ruolo di assoluto rilievo avuto a questo proposito dall’introduzione degli antibiotici nella pratica medica quotidiana (Nicolini et al., 2014). Tuttavia, l’importanza di questi farmaci, recepita in modo chiaro e definito non solo dalla classe medica ma dagli stessi malati, è diventata nel tempo un limite. Considerati prodotti salvavita, i farmaci antimicrobici sono stati utilizzati anche in situazioni cliniche, nelle quali non erano strettamente necessari, con il risultato da un lato di aumentare in modo significativo la spesa sanitaria e dall’altro di accelerare e magni- ficare lo sviluppo di un fenomeno naturale, quello dell’emergenza delle resistenze batteriche (Chiappini et al., 2013). Infatti, l’utilizzo di prodotti in grado di eliminare la flora batterica anche saprofita seleziona inevitabilmente gli stipiti resistenti. Se la pressione di selezione è contenuta, come avviene quando l’uso degli antibiotici è limitato ai casi in cui questi farmaci sono essenziali, l’emergenza delle resistenze avviene lentamente e incide in modo relativamente modesto sulla frequenza di comparsa delle malattie non più trattabili con l’antibiotico divenuto inattivo. Se, al contrario, la prescrizione di antibiotici è estremamente elevata, la comparsa delle resistenze è rapida e conduce in tempi brevi alla perdita di efficacia di questi farmaci come comparsa di forme di malattia poco o nulla trattabili. Il cattivo uso degli antibiotici è un fenomeno evidenziato da oltre 40 anni, riguarda tutte le specialità mediche ed è non poco aggravato dall’autoprescrizione e dalla pressione esercitata dagli stessi malati (nel caso della pediatria, dai genitori) sulla classe medica per l’inserimento di questi farmaci nella lista di quelli prescritti per ogni forma di intervento terapeutico (Versporten et al., 2013). Il progressivo incremento del problema delle resistenze batteriche e delle patologie difficilmente trattabili è stato affrontato con l’immissione sul mercato di nuovi antibiotici solo fino all’inizio degli anni ’90. Al di là di questo periodo, la ricerca in questo campo si è di molto ridotta al punto che, come illustra la figura 1, dopo il 2000 solo un numero estremamente limitato di nuovi antibiotici è stato approvato per l’uso clinico (Bassetti et al., 2013). Tuttavia, la presa di coscienza che un numero sempre crescente di malati gravi 105 S. Esposito et al. Figura 1. Numero di antibiotici approvati per l’uso clinico negli ultimi 30 anni. non poteva essere adeguatamente curato, perché nessuno degli antibiotici disponibili era in grado di eliminare i batteri responsabili dell’infezione, ha portato diverse autorità sanitarie e autorevoli società scientifiche a produrre documenti volti a stimolare l’industria ad una più consistente ricerca per la produzione di nuovi farmaci antinfettivi. I risultati non si sono fatti attendere e un numero crescente di nuovi antibiotici è di recente stato approvato o è in fase di approvazione (Garazzino et al., 2013). Questo articolo discuterà le problematiche emergenti sull’antibioticoresistenza, le difficoltà relative alle sperimentazioni dei farmaci antinfettivi in pediatria, le prescrizioni di antibiotici off-label, i nuovi antibiotici in sviluppo che saranno disponibili in commercio nei prossimi anni e nuovi approcci proposti per superare le resistenze batteriche. I nuovi antibiotici e il problema dell’uso pediatrico Nella tabella I sono riportati i principali nuovi antibiotici appena approvati per l’uso clinico o in avanzata fase di sviluppo pre-clinico. Il problema che si pone per ciascuno di essi è che il loro impiego in pediatria, anche per quelli già registrati, è, di fatto, impossibile perché la registrazione è abitualmente effettuata solo per l’impiego nel soggetto adulto, l’unico per il quale esistano adeguati studi di farmacocinetica e farmacodinamica che consentano di stabilire con precisione la posologia più corretta, per ottenere un favorevole effetto clinico con il più basso rischio di eventi avversi importanti (Bassetti et al., 2014). Nella prima fase di sviluppo pre-clinico di un farmaco teoricamente rivolto a tutta la popolazione, il bambino, infatti, non viene quasi mai preso in considerazione, sia perché questo soggetto non rappresenta il target commerciale ideale (i bambini sono relativamente pochi rispetto agli adulti e agli anziani), sia perché gli studi di farmacocinetica e farmacodinamica sono in età pediatrica molto complessi, a causa delle profonde differenze nella 106 funzionalità dei vari organi ed apparati e, quindi, della cinetica dei farmaci nelle diverse fasi dello sviluppo. In pratica, ogni nuovo antibiotico o non viene mai registrato per l’età pediatrica o, se l’azienda produttrice decide di far eseguire gli studi necessari, viene registrato solo dopo molti anni, quando, proprio per l’emergenza di resistenze derivanti dal precedente lungo uso nell’adulto, ha già cominciato a perdere parte della sua iniziale attività (Rocchi et al., 2010). Un classico esempio a questo proposito è quello relativo al meropenem, carbapenemico da anni utilizzato nell’adulto e nel bambino di età superiore ai tre mesi per il quale, malgrado la comparsa di resistenze segnalate nel paziente adulto (Shashwati et al., 2014), sono ancora in corso studi clinici registrativi per il suo possibile impiego nel neonato e nel lattante dei primi tre mesi di vita (Lutsar et al., 2011; Lutsar et al., 2014). D’altra parte, degli antibiotici autorizzati in Europa per l’uso clinico dal 2000 ad oggi, solo due – l’ertapenem sodico e il retapamulin – sono stati approvati per la somministrazione nel bambino, il primo per l’uso sistemico nel soggetto di età superiore a 3 mesi con polmonite, infezione complicata intra-addominale o piede diabetico e il secondo per la sola terapia topica delle infezioni cutanee (Garazzino et al., 2013). La difficoltà di utilizzo di molti antibiotici in pediatria, per la mancata loro ufficiale registrazione, pone un altro non trascurabile problema, quello del loro uso offlabel, vale a dire al di fuori delle regole prescrittive imposte dalle autorità regolatorie (Bonati e Pandolfini, 2011; Porta et al., 2010; Zingg e Posfay-Barbe, 2012). Il pediatra che pensa che un certo antibiotico sia l’unica possibile soluzione per la terapia di un paziente con una forma batterica finisce per usarlo, anche se il farmaco non è previsto tra quelli prescrivibili in pediatria e adatta a buon senso il dosaggio, derivandolo da quello normalmente utilizzato nell’adulto, con inevitabile rischio di errori posologici e conseguente possibile mancato effetto terapeutico o aumentate probabilità di insorgenza di eventi avversi (Porta et al., 2012). Novità in tema di terapia antibiotica in età pediatrica Tabella I. Nuovi antibiotici recentemente registrati per l’uso clinico o in fase di sviluppo pre-clinico. Farmaco Classe Spettro di attività microbiologica BAL30072 β-lattamici monocclici Pseudomonas aeruginosa MDR, Acinetobacter, NN Enterobacteriaceae I BC-3781 Pleuromutiline Gram-positivi, compreso MRSA cSSTIs II Besifloxacina Chinoloni Gram-positivi e Gram-negativi Infezioni oftalmiche Approvato da FDA Biapenem Carbapenemi Gram-negativi e Gram-positivi RTI, IVU II CB-182,804 Polimixine Gram-negativi MDR NN I Ceftarolinefosamil Cefalosporine Gram-positivi cSSTIs, CAP Approvato da FDA ed EMA Ceftazidima/ Avibactam Cefalosporine + Inibitori Pseudomonas aeruginosa MDR, delle beta-lattamasi Enterobacteriaceae (escluse metallo-βlattamasi) IVU, cSSTI, VAP III Ceftobiprolemedocaril Cefalosporine cSSTI, CAP ospedalizzate III Ceftolozana/ tazobactam Cefalosporine + Inibitori Gram-negativi delle beta-lattamasi cIAI, IVU, HAP, VAP III Cetromicina Chetolidi Gram-positivi e Gram-negativi CAP III Dalbavancina Glicopeptidi Gram-positivi cSSTI III Delafloxacina Chinoloni cSSTI II Gram-positivi Principale Fase di sviluppo indicazione clinica Ampio spettro compresi MRSA resistenti ai fluorochinoloni­ Doripenem Carbapenemici Gram-negativi IVU, cIAI, HAP, VAP Approvato da FDA e da EMA Eravaciclina Tetracicline Gram-negativi ma non Pseudomonas spp. cIAI II JNJ-Q2 Chinoloni Attività potenziata contro i Gram-positivi compresi MRSA resistenti ai fluorochinoloni cSSTI II ME 1036 Carbapenemici Gram-positivi compreso MRSA e VRE e i Gram- CAP negativi come ESBL ma non Pseudomonas aeruginosa Sviluppo pre-clinico ME1071 Inibitori delle betalattamasi Gram-negativi I MK-7655 Inibitori delle betalattamasi Gram-negativi cIAI, IVU II Nemonoxacina Chinoloni Gram-positivi e Gram-negativi CAP III Omadaciclina Tetracicline Gram-positivi e Gram-negativi cSSTI, CAP III Oritavancina Glicopeptidi Gram-positivi compresi MRSA, VRSA, VRE cSSTI III Panipenem Carbapenemici Gram-negativi e Gram-positivi cIVU, RTI, infezioni ostetriche e ginecologiche III Plazomicina Aminoglicosidi Enterobacteriaceae e Staphylococcus aureus, compresi i resistenti agli aminoglicosidi e i produttori di metallo- ß-lattamasi IVU, cIAI II Radezolide Oxazolidinoni Gram-positivi CAP, cSSTI II Razupenem Carbapenemi Gram-negativi e Gram-positivi cSSTI II Gram-positivi CAP III Solitromicina Tebipenem/pivoxil Carbapenemici Gram-positivi e Gram-negativi RTI II Tedizolidfosfato Oxazolidinoni Gram-positivi, compreso MRSA cSSTI III Telavancina Glicopeptidi Gram-positivi cSSTI, HAP, VAP Approvato da FDA e da EMA Tomopenem Carbapenemici Gram-positivi, compreso MRSA e Gramnegativi, comprese le Enterobacteriacee ESBL-produttrici cSSTI, HAP II CAP, polmonite acquisita in comunità; cIAI, infezioni intra-addominali complicate; cSSTI, infezioni complicate della cute e dei tessuti molli; ESBL, beta-lattamasi a spettro allargato; HAP, polmonite acquisite in ospedale,; IVU, infezione delle vie urinarie; MDR, multiresistente; MRSA, Staphylococcus aureus meticillino-resistente; NN, non noto; RTI, infezioni delle vie respiratorie; VRSA, Staphylococcus aureus vancomicina-resistente; VAP, polmonite associata alla ventilazione (Da Bassetti et al., 2013, modificata). 107 S. Esposito et al. Tabella II. Antibiotici attivi su ceppi di Staphylococcus aureus vancomicina-resistenti. Principio attivo Formulazione Dosaggio impiegato nell’adulto Dalbavancina e.v. 1000 mg al giorno e 500 mg alla settimana Oritavancina e.v. 1,5-3 mg/kg/die Omadaciclina e.v., orale 100 mg/die e.v. o 200 mg/die orale Iclaprim e.v., orale 0,8 mg/kg ogni 12 ore Nemonoxacina e.v., orale 500 mg/die o 750 mg/ die orale Delafloxacina e.v. 300 mg ogni 12 ore Tedizolid e.v., orale 200 mg/die Radezolid e.v., orale 200 mg/kg/die e.v. o 450 mg/die orale NXL 103 – orale 500 mg 2 volte al linopristin/flopristin giorno Stadio di sviluppo Meccanismo di azione Domanda di nuovo farmaco Lipoglicopeptide (sintesi di inibitori della parete cellulare) Fase III cSSTI Fase III cSSTI completata Glicopeptide (sintesi di inbitori della parete cellulare) Aminometilciclina (inibitore della sintesi delle proteine) Fase III cSSTI e.v.; Fase I orale Inibitori DHFR Studi di fase II nelle CAP Chinolone Fase II cSSTI Fase III cSSTI Fase II SSTI Chinolone Oxazolidinone Oxazolidinone Fase II SSTI e CAP Streptogramina semi-sintetica CAP, polmonite acquisita in comunità; cSSTI, infezioni complicate della cute e dei tessuti molli; e.v., endovenosa; SSTI, infezioni della cute e dei tessuti molli (Da Liapikou e Torres, 2013, modificata). Resistenze emergenti e loro possibile superamento Anche se il problema delle resistenze riguarda tutti i batteri, tra quelle che negli ultimi anni hanno maggiormente complicato la terapia dei pazienti pediatrici vi sono le resistenze di Staphylococcus aureus (Sa) e di Mycobacterium tuberculosis (Mt). Per quanto riguarda Sa, va ricordato che alla ben nota resistenza alle penicilline penicillinasi-resistenti (MRSA), si è negli ultimi anni aggiunta la resistenza alla vancomicina, da sempre ritenuta il farmaco di scelta nelle forme sostenute da MRSA (Gurnee et al., 2014). Un tempo limitate alle forme acquisite in ospedale, queste patologie si stanno progressivamente estendendo anche al territorio, coinvolgendo, quindi, non solo, i pazienti con malattie croniche richiedenti ripetuti ricoveri, ma anche i pazienti con infezioni acute senza patologie sottostanti. Se la vancomicina non può essere impiegata, utili sostitutivi sono linezolid, daptomicina, ceftalrolina o tigeciclina per le forme gravi da ricoverare Figura 2. Nuovi farmaci anti-tubercolari. (Da Zumla et al., 2014, modificata). 108 e clindamicina, cotrimoxazolo o doxiciclina per quelle cutanee gestibili sul territorio (Liapikou e Torres, 2013). Va, comunque, notato che molti dei farmaci indicati non sono registrati, almeno nella gran parte dei Paesi, per l’impiego nel bambino. Un tipico esempio a questo proposito è dato dal linezolid, un farmaco che è registrato per l’uso pediatrico negli USA per la polmonite e per le infezioni complicate della cute e dei tessuti molli, ma che rimane fuori dalla farmacopea pediatrica in molti Paesi europei, Italia inclusa (Garazzino et al., 2011). Si ripete cioè quanto precedentemente riportato, vale a dire il fatto che la pediatria resta spesso ufficialmente orfana di prodotti essenziali e che il pediatra deve in qualche modo arrangiarsi, sperando che non ci siano danni imprevisti per i quali finisce per essere legalmente non protetto. Una lunga serie di nuovi prodotti è, comunque, in sviluppo ma anche in questo caso il pediatra dovrà attendere molti anni per potere utilizzare, in accordo con le normative vigenti, queste molecole (Tab. II). Novità in tema di terapia antibiotica in età pediatrica Tabella III. Principali patologie dovute a microrganismi intracellulari. Batterio Patologia associata Cellule target Mycobacterium tuberculosis Tubercolosi Macrofagi, epatociti Mycobacterium avium complex Infezioni polmonari Macrofagi alveolari Mycobacterium leprae Lebbra Macrofagi, cellule epiteliali Listeria monocytogenes Listeriosi, meningite, sepsi Macrofagi, epatociti, enterociti Staphylococcus aureus Polmonite, mastite, flebite, endocardite, infezioni nosocomiali, infezioni delle vie urinarie, osteomielite Macrofagi, neutrofili polimorfonucleati Salmonella spp. Salmonellosi, febbre tifoide Macrofagi, enterociti Brucella spp. Brucellosi Macrofagi Yersinia pestis Peste Macrofagi Escherichia coli Diarrea, infezione delle vie urinarie, meningite nel neonato Cellule epiteliali, macrofagi Pseudomonas aeruginosa Polmonite, endocardite, meningite, infezioni nosocomiali Macrofagi, cellule epiteliali Legionella pneumophila Polmonite macrofagi Per quanto riguarda Mt, va ricordato che, dopo un lungo periodo nel quale la tubercolosi non era più considerata un problema, dalla fine degli anni ’80 si è registrato un lento ma progressivo aumento dei casi di infezione e di malattia, anche nei Paesi industrializzati, in parte almeno per i fenomeni migratori che hanno portato all’arrivo di soggetti infetti provenienti da Paesi ad alta endemia e in parte per l’aumento di soggetti più facilmente recettivi per immunodepressione secondaria da farmaci o da HIV (D’Ambrosio et al., 2014). Con l’aumento dei casi, sono aumentati anche quelli sostenuti da batteri resistenti ai comuni farmaci anti-tubercolari e, di conseguenza, che necessitano di terapie basate su farmaci diversi (Mignone et al., 2013). Come illustrato nella figura 2, la ricerca si è inizialmente rivolta alla rivalutazione o alle modificazioni di dosaggio di farmaci già conosciuti per la loro attività contro Mt, per poi ampliarsi alla identificazione e allo sviluppo di nuove molecole (Zumla et al., 2014). L’ampliamento dei dosaggi ha riguardato soprattutto isoniazide e rifampicina, con tentativi di aumento della posologia anche del 50%, a cui sono corrisposti sia migliori risultati di efficacia, sia evidenze di non significative variazioni del rischio di eventi avversi. L’uso come anti-tubercolari di antibiotici già noti per altre indicazioni ha coinvolto farmaci come il linezolid e alcuni fluorochinolonici, prevedendone un impiego molto diverso da quello autorizzato (Garazzino et al., 2011; Garazzino et al., 2014). Infatti, oltre al fatto che nessuno di questi farmaci è registrato in Italia per l’uso pediatrico, va sottolineato che il trattamento con linezolid è previsto nell’adulto per un massimo di 28 giorni, mentre le terapie anti-tubercolari vengono somministrate ben oltre questo periodo. Tra i nuovi farmaci, meritano di essere menzionate due molecole che hanno completato gli studi registrativi nell’adulto e che, usate in combinazione con gli altri antitubercolari, sembrano offrire molte possibilità di risoluzione di forme di tubercolosi multiresistente, la bedaquilina (Centers for Disease Control and Prevention, 2013) e il delamanid (Gler et al., 2012). Va, infine, ricordato che molti dei farmaci in sviluppo pre-clinico sembrano interessanti perché dotati di un meccanismo di azione diverso da quello degli altri composti in uso e, quindi, almeno teoricamente appaiono adatti a superare più facilmente le resistenze. Esemplari a questo proposito sembrano due benzotiazinoni, PBTZ-169 e BTZ-043, che inibiscono un enzima di Mt, la decaprenil fosforil-β-D-ribosio 2’ epimerasi, impedendo la formazione di decaprenilfosforil-arabinosio, un costituente della parete batterica, inducendo così la morte di Mt sia in fase di rapida moltiplicazione, sia in fase di relativa quiescenza (Zumla et al., 2014). Il dosaggio degli antibiotici Oltre all’eccessivo uso di antibiotici, un ulteriore fattore favorente l’emergenza di resistenze è rappresentato dall’uso di dosaggi insufficienti, che determinano il contatto per lungo tempo tra batteri e concentrazioni di antibiotico inferiori alla minima inibente (Esposito e Principi, 2013). Non può essere dimenticato che una delle possibili spiegazioni dell’emergenza di ceppi di Sa e di altri batteri (in particolare, Enterococcus spp. e pneumococco) resistenti alla vancomicina sembra essere l’uso di questo antibiotico a dosaggio troppo basso. Per anni, la vancomicina è stata utilizzata in pediatria alla dose di 20-40 mg/kg/die (Camaione et al., 2013). Oggi si sa che questo dosaggio è frequentemente troppo basso per ottenere concentrazioni utili alla eradicazione dei patogeni sensibili e che solo un dosaggio di 60 mg/kg/die può consentire l’eliminazione dei batteri evitandone la selezione senza, peraltro, alcun aggravio nella prevalenza degli eventi avversi (Alford et al., 2014; Cole e Riordan, 2013). Ciò sottolinea la necessità che le prescrizioni di antibiotici, oltre che da effettuare solo nei casi in cui questi farmaci hanno elevata probabilità di essere efficaci, tengano sempre in considerazione la posologia ottimale. Nuovi approcci per il superamento delle resistenze agli antibiotici Il futuro ci riserverà, con tutta probabilità, alcune novità. Per superare il problema delle resistenze dei batteri agli antibiotici, la scienza sta, infatti, seguendo altre strade. Un primo esempio è rappresentato dallo studio della possibilità di coniugare antibiotici che non superano la parete cellulare e non sono in grado di entrare nella cellula batterica con le cosiddette nanoparticelle, quali i liposomi o le particelle polimeriche (Abded e Couvreur, 2014). Questo permetterebbe di fare arrivare l’antibiotico attivo sul patogeno intracellulare, ma incapace di raggiungerlo esattamente là dove serve, superando problemi terapeutici attualmente insormontabili. Se si considerano le malattie che sono sostenute da batteri che possono collocarsi all’interno delle cellule e le difficoltà che si possono trovare attualmente per un trattamento risolutivo (Tab. III), si può comprendere l’importanza di questa nuova possibilità. Un altro aspetto futuribile è quello dell’utilizzo di fattori già presenti in natura e utilizzati dagli stessi microrganismi per la competizione 109 S. Esposito et al. tra loro. L’esempio delle batteriocidine è il più noto al riguardo, anche se potrebbero essere citate altre alternative quali fagi o killing factors (Nigam et al., 2014). Conclusioni Gli antibiotici restano un presidio fondamentale per la terapia delle malattie infettive. In questi ultimi anni, per superare il problema dell’emergenza di resistenze agli antimicrobici da parte di patogeni capaci di causare patologie gravi e difficili da trattare, sono state sviluppate alcune nuove molecole. Purtroppo, il bambino è frequentemente escluso dai vantaggi derivanti dalle nuove dispo- nibilità, perché molti farmaci non vengono registrati per l’uso pediatrico. Il pediatra tenta talora di superare questi limiti utilizzando i nuovi antibiotici secondo una propria logica, anche se ciò lo espone a non pochi rischi. È auspicabile che in futuro il problema dell’uso off-label degli antibiotici in pediatria venga superato con l’avvio di un maggiore numero di sperimentazioni cliniche controllate rivolte al bambino. È sperabile, poi, che ciò che oggi appare avveniristico, ma che potrebbe rappresentare una vera innovazione terapeutica, come l’uso di vettori per il trasporto intracellulare di antibiotici o l’impiego di fattori naturali diversi dagli antibiotici tradizionali, possa svilupparsi, anche in modo da consentire un appropriato uso pediatrico. Box di orientamento Che cosa sapevamo prima Gli antibiotici sono farmaci essenziali per il trattamento delle infezioni batteriche e in età pediatrica, come conseguenza dell’elevata frequenza delle malattie infettive, sono utilizzati più di ogni altra classe di farmaci. Che cosa sappiamo adesso A causa di un uso eccessivo e a volte improprio, negli ultimi anni si è osservato un aumento di ceppi batterici resistenti agli antimicrobici. Inoltre, l’assenza di studi registrativi sugli antibiotici in età pediatrica ha determinato la frequente prescrizione di antibiotici off-label, con possibili errori nella posologia utilizzata. Anche se il problema delle resistenze riguarda tutti i batteri, tra quelle che negli ultimi anni hanno maggiormente complicato la terapia dei pazienti pediatrici vi sono le resistenze di Staphylococcus aureus e di Mycobacterium tuberculosis. Per la pratica clinica In questi ultimi anni, per superare il problema dell’emergenza di resistenze agli antimicrobici da parte di patogeni capaci di causare patologie gravi e difficili da trattare, sono state sviluppate alcune nuove molecole. Purtroppo, il bambino è frequentemente escluso dai vantaggi derivanti dalle nuove disponibilità, perché molti farmaci non vengono registrati per l’uso pediatrico. È auspicabile che in futuro il problema dell’uso off-label degli antibiotici in pediatria venga superato, con l’avvio di un maggiore numero di sperimentazioni cliniche controllate rivolte al bambino. È sperabile poi che ciò che oggi appare avveniristico, ma che potrebbe rappresentare una vera innovazione terapeutica, come l’uso di vettori per il trasporto intracellulare di antibiotici o l’impiego di fattori naturali diversi dagli antibiotici tradizionali, possa svilupparsi, anche in modo da consentire un appropriato uso pediatrico. Bibliografia Abed N, Couvreur P. Nanocarriers for antibiotics: a promising solution to treat intracellular bacterial infections. Int J Antimicrob Agents 2014; Epub Mar 22. Alford EL, Chhim RF, Crill CM, et al. 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The antibiotic resistance and prescribing in European Children project: a neonatal and pediatric antimicrobial webbased point prevalence survey in 73 hospitals worldwide. Pediatr Infect Dis J 2013;32:e242-53. * Studio internazionale di confronto nell’impiego di antibiotici per il neonato e il bambino con patologie infettive in diversi Paesi europei. Zingg W, Posfay-Barbe KM. Antibiotic use in children – off-label use. Curr Drug Targets 2012;13:885-92. * Discussione critica sul problema dell’uso off-label degli antibiotici in età pediatrica. Zumla AI, Gillespie SH, Hoelscher M, et al. New antituberculosis drugs, regimens, and adjunct therapies: needs, advances, and future prospects. Lancet Infect Dis 2014;14:327-40. ** Revisione completa e dettagliata sui farmaci anti-tubercolari in sviluppo. Corrispondenza Susanna Esposito, Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura, Dipartimento di Fisiopatologia e dei Trapianti, Università degli Studi di Milano, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Via Commenda 9, 20122 Milano. Tel.: +39 02 55032498. Fax: +39 02 50320206. E-mail: [email protected] 111