Etica, Morale, Bioetica e Diritto: peculiarità e comunalità 17 Maggio 2011 Ud’A – Università degli Studi “G.d’Annunzio” Master di I° Livello: Infermieristica forense, la responsabilità professionale – aspetti giuridici Chi vede il giusto e non lo fa è senza coraggio. Confucio Non è difficile prendere decisioni quando sai quali sono i tuoi valori. Roy Disney La mente dell'uomo superiore ha familiarità con la giustizia; la mente dell'uomo mediocre ha familiarità con il guadagno. Confucio Ambiente naturale Ambiente creato dall’uomo materia biologica Socio culturale spirituale psicologica informazioni Ambiente sociale energia Può bastare ? Etica Morale Diritto Bioetica Deontologia Può bastare ? Valore l’agire dell’individuo fa riferimento a dei valori che sono stati codificati dalla società e che l’uomo assume come propri. Col termine valore si indicano in genere cose materiali, istituzioni, professioni, diritti civili, arte, morale, etc. che permettono la realizzazione dell’individuo. In altre parole un valore è tutto ciò che dà significato all’esistenza umana Può bastare ? Morale per molti sinonimo di etica insieme di valori, ideali e norme di comportamento valide in una certa società. Alla base della nascita delle società stesse. Morale = dal latino mos, costume Può bastare ? Etica parte della filosofia che prende in considerazione le azioni umane, per esprimerne un giudizio. Tali azioni/comportamenti sono esaminati alla luce di un sistema di valori. Etica = ethos, consuetudine, costume Può bastare ? Diritto insieme di norme (leggi) che regolamentano i comportamenti degli individui. Regole tassative, coercitive, assolute, conosciute per la popolazione La filosofia del comportamento in tutte le sua forme teoretiche si applica a numerosi campi che caratterizzano la dimensione umana, e assume peculiarità che ne caratterizzano l’ambito specifico corrispondente. Quanto è distante il pensiero filosofico dal comportamento umano ? http://nonsolomedia.pbwiki.com/f/Etica.jpg Teorie morali Etiche delle virtù Che tipo di persona devo essere ? Etiche del dovere Che cosa devo fare ? Etiche Consequenzialiste Quale azione ha le conseguenze migliori ? Etica delle virtù (…) l’etica è e deve essere una ricerca sul bene globale dell’uomo, cioè sul bene della vita umana presa come un tutto. L’etica si svolge allora come una discussione sui diversi stili di vita, sui diversi modi di vivere (virtù e vizi), e non sulle singole azioni (questo è secondario, anche se importante). La discussione dovrebbe portare ad individuare quale è la vita migliore da condurre e da desiderare. Etica del dovere (…) ritiene che l’etica è e deve essere ricerca e fondazione delle regole o norme morali da osservare. Regole o norme che riguardano azioni singole. Il problema da indagare non è come si deve vivere, ma se l’azione “x” è lecita o illecita. L’impostazione è questa: “Tizio ha realizzato l’azione x; ha agito bene o male?” Perciò si dice che è “un’etica della terza persona”. Da questa prospettiva non è possibile indagare sul desiderio né sullo stile di vita che sarebbe desiderabile. Il giudice delle azioni altrui (terza persona) giudica le azioni, non i desideri. Etica Non prevede regole scritte e non si riduce alla codifica di un comportamento, ma rappresenta lo sforzo filosofico della ricerca del bene e del male nell’essenza dell’atto; da qui ne scaturisce l’approvazione o la sentenza morale che quando partorisce il rimorso interiore diventa più grave dell’inflizione di una pena. Diritto Presuppone l’esistenza di un codice scritto o non scritto nonché un’autorità che, alla luce delle norme in esso contenute, formula giudizi che potranno diventare modello per giudizi successivi. Etiche consequenzialistiche (1) Consequenzialismo è un termine coniato da Elizabeth Anscombe nel 1958 e denota generalmente un complesso di teorie che hanno in comune la visione per cui le proprietà normative dipendono solo dalle conseguenze. In particolare, le teorie etiche consequenzialiste definiscono la correttezza morale di un’azione solo per mezzo delle conseguenze delle azioni oppure di qualcosa a loro correlato, come un motivo o una legge. W. Sinnot‐Armstrong, Consequentialism, in The Stanford Encyclopedia of Philosophy, ed. by AA.VV., http://plato.stanford.edu. Etiche consequenzialistiche (2) Consequenzialismo dell’atto sostiene che le azioni di un individuo sono corrette se e solo se determinano le conseguenze migliori Consequenzialismo della regola sostiene invece che le azioni di un individuo sono corrette se e solo se sono ispirate a un set di principi la cui accettazione determina a priori le conseguenze migliori per tutte le azioni che ne derivano Bernard Williams afferma che è impossibile sostenere che tutto ciò che ha valore lo abbia in virtù delle sue conseguenze e suppone invece che, almeno per il consequenzialismo dell’atto, gli stati di cose debbano avere un valore intrinseco, ovvero un valore indipendente da ulteriori conseguenze. Max Weber Etica dell’intenzione L’etica dell’intenzione viene descritta da Weber come un’etica del fine ultimo e della pura razionalità rispetto al valore: attribuendo una qualità etica all’azione considerata senza interesse per le conseguenze e senza capacità legittimante dello scopo. Etica della responsabilità E’«un’etica della trasformazione del mondo, della scelta responsabile fra una pluralità dei fini anche in base alla valutazione etica dei mezzi necessari e delle loro conseguenze, un’etica che sostituisce al principio del sommo bene quello del bene maggiore o del minor male» Bioetica “Le questioni civili sono quelle la cui indagine può rientrare nella comprensione comune della mente. [...] [Sono di questo genere tutte le cose che ci si vergogna di non sapere: se non le conosciamo, le esponiamo con finzione, come se le sapessimo [...]. Se ci si interroga sul peso di qualcosa, se tu non sembri sapere quante libbre sia, non c’è da vergognarsi [...]. Ma quando si chiede se qualcosa è giusto o ingiusto, onesto o disonesto, da lodare o da rimproverare, da collegare a un premio o a una punizione, utile o inutile e se ci sono altre cose del genere, non si può non arrossire, [...] se sembra non sapere queste cose. [...] E per questo i dubbi che sorgono a proposito di cose del genere sono chiamati questioni civili, come dire non peculiari di pochi, ma comuni a tutti quanti”. Agostino d’Ippona, La retorica, in Aurelio Agostino, Il maestro e la parola, a cura di M. Bettetini, Rusconi, Milano 1993, pp. 133-135. www.fondazionebasso.it Bioetica Il termine Bioetica, usato per la prima volta nel 1970 da Van R. Potter, oncologo, nel titolo del suo libro, Bioethics: Bridge to the future, rifletteva il bisogno di creare un ponte tra la cultura umanistica ( filosofia, teologia, diritto, sociologia ….) e quella scientifica, e tra i valori morali e le nuove frontiere delle scienze della vita. The Kennedy Institute of Ethics presso la Georgetown University di Washington si propone di promuovere una concezione la ricerca della " Encyclopedia of Bioethics", pubblicata nel 1978: il più completo e autorevole strumento per chi si occupi di temi bioetici. Da allora questa "disciplina" nuova è stata introdotta nelle università. Studio sistematico della condotta umana nell’ambito della scienza della vita e della cura della salute, in quanto questa condotta è esaminata alla luce dei valori morali e dei principi. W.T. Reich, Encyclopedia of Bioethics, The Free Press, N.Y., 1978 Studio sistematico delle dimensioni morali – inclusa la visione morale, la condotta e le politiche – delle scienze della vita e della salute utilizzando varie metodologie etiche e con un’ impostazione interdisciplinare. W.T. Reich, 1995 Lo spettro dell’errore L’ultimo libro del neonatologo e bioeticista Carlo Valerio Bellieni si sviluppa attorno a questa fondamentale riflessione, compiendo un metaforico viaggio “alle radici del metodo della conoscenza” ed esplicitando i tre irrinunciabili momenti che devono caratterizzare l’approccio ad ogni questione bioetica: “considerare tutti i fattori, mettersi nei panni dell’altro e accettare che la realtà corregga i nostri pareri” (C. V. Bellieni, Padroni della vita? Piccolo vademecum di bioetica, Società Editrice Fiorentina, Firenze 2006, p. 115). ? Demiurgo e Creatore ? Efficienza Tolleranza Piacere Spinta eugenetica L’inganno della qualità della vita Efficienza L’uomo di oggi è spesso alla ricerca di un benessere solitario, egoistico, non particolarmente interessato alle ricadute sociali. Vuole cioè semplicemente “stare bene”, avere una vita di piaceri e non di fatica, rifiuta cioè la condizione costitutiva di lotta che caratterizza la vita umana, sospesa com’è, per tutta la sua durata terrena, fra la vita e la morte, con quel che ciò comporta. Piacere È efficiente chi può produrre piacere e provare piacere. Si rifiuta la fatica come parte del dolore esistenziale (la sofferenza umana), in quanto si rifiuta il dolore, che è un richiamo ineludibile alla condizione finita dell’uomo e ultimamente alla sua morte fisica. Quando prevale la tendenza ad apprezzare la vita solo nella misura in cui porta piacere e benessere, la sofferenza appare come uno scacco insopportabile. GVII Tolleranza Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie (J. Ratzinger, Missa pro eligendo Romano Pontifice - omelia). Spinta Eugenetica (1) ..sopravvalutazione dell’ambiente naturale (etiche della terra), che non avrebbe bisogno dell’uomo per mantenere il proprio equilibrio, anzi, sarebbe da questi ostacolato, per cui la terra andrebbe liberata dall’ingerenza tecnologica umana; ...sopravvalutazione della responsabilità dell’uomo nei confronti della natura, per cui sarebbe lecito utilizzare la tecnologia per modificare profondamente se stesso, la sua storia, il suo DNA, il suo venire all’esistenza e il suo morire. La mentalità eugenetica non accetta “la nascita del caso” (ingegneria genetica), né la “morte del caso”, cioè quella che capita nostro malgrado (eutanasia e accanimento terapeutico). Jacques Testart Spinta Eugenetica (2) La società occidentale è colpita gravemente dal virus dell’handifobia, efficace neologismo con cui gli Autori descrivono “la fobia di ciò che non è sotto controllo, di eventi indesiderati e della ‘diversità’. L’handifobia è la paura di ciò che non controlliamo, calcoliamo, misuriamo, e, come tutte le fobie, vuol far sparire il suo oggetto” La scelta Immagina un capitano sulla sua nave nel momento in cui deve dar battaglia; forse egli potrà dire: bisogna fare questo o quello; ma se non è un capitano mediocre, nello stesso tempo si renderà conto che la nave, mentre egli non ha ancora deciso, avanza con la solita velocità, e che cosí è solo un istante quello in cui sia indifferente se egli faccia questo o quello. Cosí anche l'uomo, se dimentica di calcolare questa velocità, alla fine giunge un momento in cui non ha piú la libertà della scelta, non perché ha scelto, ma perché non lo ha fatto; il che si può anche esprimere cosí: perché gli altri hanno scelto per lui, perché ha perso se stesso... Poiché quando si crede che per qualche istante si possa mantenere la propria personalità tersa e nuda, o che, nel senso piú stretto, si possa fermare o interrompere la vita personale, si è in errore. La personalità, già prima di scegliere, è interessata alla scelta, e quando la scelta si rimanda, la personalità sceglie incoscientemente, e decidono in essa le oscure potenze. Søren Kierkegaard, Aut-aut Sören Kierkegaard (1813-1855) Dall’universalismo all’individualismo il filosofo danese capovolge il concetto di concretezza precedentemente attribuita alla totalità, ma all’individuo: il concetto di astrattezza sarà attribuito quindi all’universalità. I 3 stadi della vita • Estetico • Etico • Religioso La possibilità come unica ragione di un’ esistenza in cui l’uomo è quello che sceglie di essere … tra angoscia e disperazione … Estetica Lo stadio estetico non è propriamente una scelta, perché si caratterizza con il non scegliere mai. L'uomo estetico non decide, ma sperimenta, e in pratica gioca, non s'impegna, sfugge sempre. Perciò vi è contrapposizione diretta fra lo stadio estetico e quello etico. Tale opposizione è personificata nell'opposizione fra il seduttore da un lato, e il marito dall'altro. L'eroe dello stadio estetico è perciò Don Giovanni. Le caratteristiche dell'esistenza estetica sono la varietà molteplice, l'immediatezza, l'istantaneità. Etica Il simbolo della vita etica è il matrimonio, la figura del marito (…). Dicevamo che fra i due stadi non v'è passaggio, ma un salto che deriva dalla disperazione voluta dall'esteta, che, di fronte alla consapevolezza della vanità delle cose finite, o cerca la distrazione o sceglie appunto la disperazione, entrando così nell'etica. Egli passa dall'accidentale e dall'immediato al valore, perché non è più quello che è immediatamente, ma diviene quello che diviene liberamente. (…) L’esteta sceglie l’istante, l’etico sceglie il tempo (…) Religiosità E’ lo stadio dell’uomo che dopo il pentimento percepisce il suo rapporto con Dio secondo sfumature che vanno dalla scarsa percezione dell’onnipotenza alla fede cristiana. Alcune problematiche di carattere bioetico Fecondazione assistita; • • • • • • • • • • • • • • • • Embrione umano; Aborto; Questioni bioetiche relative all'inizio della vita umana; Trapianti d'organi; Eugenetica; Sperimentazione clinica; Questioni relative alla conservazione della vita umana; Dibattito etico sul progetto genoma umano; Bioetecnologie; Ingegneria genetica; Clonazione; Questioni relative alla manipolazione genetica; Eutanasia; Accanimento terapeutico; Cure palliative; Questioni di Bioetica relativa alla fine della vita umana. Eutanasia dal greco ευθανασία, composta da ευ-, bene e θανατος, morte) definizione completa e precisa — abitualmente citata anche da autori che non ne condividono le valutazioni etiche concomitanti — si trova nella Dichiarazione sull’eutanasia "Iura et bona", pubblicata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 5 maggio 1980, al n. 6: "Per eutanasia s’intende un’azione o un’omissione che di natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di eliminare ogni dolore. L’eutanasia si situa, dunque, al livello delle intenzioni e dei metodi usati". … omicidio del consenziente, previsto dal codice penale all’articolo 579, e di istigazione o aiuto al suicidio, di cui all’articolo 580… Questione di scelta… • Nel Territorio del Nord della Federazione Australiana a partire dal giugno del 1995 è entrata in vigore la "Legge dei diritti del malato terminale", che legalizza l’eutanasia…. Abrogata l’anno successivo. • L’11 aprile 2001 è stata approvata dal Senato olandese la Legge su eutanasia e suicidio assistito. La legge, già approvata dalla Camera dei Deputati nel novembre 2000, ufficializza l’impunità di fatto di cui hanno finora goduto i medici che ponevano fine alla vita dei pazienti gravi o morenti con la somministrazione di dosi letali di farmaci o interrompendo cure ordinarie necessarie alla vita. Unica condizione è il rispetto di una serie regole, sostanzialmente le 28 condizioni già indicate dalla legge nel 1994, con l’aggiunta di precisazioni sui minori (il limite minimo d’età per scegliere l’eutanasia è 16 anni, mentre dai 12 ai 16 e per i disabili mentali occorre il consenso di un genitore o tutore) e del riconoscimento del “testamento di vita”, nel caso il paziente non sia in grado di esprimere la sua volontà. La pratica dell’eutanasia ha smesso così di essere sottoposta al controllo della magistratura ed è stata affidata esclusivamente ai medici, come una qualsiasi forma di terapia. Questione di scelta… • Dalla metà di aprile del 2005 in 250 farmacie del Belgio è stato messo in vendita il “kit per l’eutanasia”, un cofanetto dal prezzo di 60 euro non rimborsabili dal servizio sanitario che contiene tre dosi di un potente barbiturico, un paralizzante e qualche dose di sonnifero. Possono acquistarlo i medici di base previa presentazione alla farmacia di una prescrizione dettagliata simile a quella adoperata per la richiesta di sostanze stupefacenti. La diffusione del kit fa seguito alle richieste dei medici di famiglia, che si erano ripetutamente lamentati delle difficoltà di accesso alle sostanze letali - precedentemente fornite solo dalle farmacie degli ospedali – e alle sollecitazioni della commissione federale del Parlamento, incaricata di valutare l’applicazione di una legge che ne agevola la vendita. Si tratta di un ulteriore passo verso la socializzazione e la banalizzazione della pratica eutanasica, in quanto il kit facilita il trapasso a pazienti che preferiscono morire a casa, assistiti dai famigliari. Questione di scelta… • Nel Regno dei Paesi Bassi la depenalizzazione dell’eutanasia è stata introdotta con una modifica all’articolo 10 del Regolamento di polizia mortuaria; esso ha stabilito, a partire dal giugno del 1994, la non punibilità dei medici che abbiano aiutato a morire i propri pazienti ma siano in grado di dimostrare di aver rispettato una serie di condizioni. L’atto eutanasico deve essere infatti documentato da una relazione scritta da cui risulti che il paziente sia stato affetto da malattia inguaribile, che vi siano state sofferenze insopportabili e che il malato l’abbia richiesto reiteratamente; tali condizioni devono poi essere confermate da parte di un collega del medico dichiarante; questo documento deve inoltre riportare la storia clinica del paziente e i mezzi utilizzati per l’eutanasia. La relazione viene notificata dal medico a un pubblico ufficiale con funzioni giudiziarie. Questione di scelta… • In Colombia, l'eutanasia non è disciplinata per legge, ma è consentita grazie ad un pronunciamento della Corte Costituzionale. • In Cina, dal 1998, gli ospedali sono autorizzati dalla legge a praticare l’eutanasia ai malati terminali. • Negli Stati Uniti d’America, la Corte Suprema ritiene legittima l’eutanasia passiva e il governo federale ha autorizzato i singoli stati a regolamentare nello specifico la delicata materia. Questione di scelta… • In Grecia, l’eutanasia è legalizzata e la si può applicare senza eccessive limitazioni tanto soggettive quanto oggettive. • In Ungheria, è ammessa la sola eutanasia passiva su richiesta dell’interessato. • Nei paesi scandinavi, il panorama è abbastanza omogeneo: in Svezia, l’eutanasia attiva è vietata mentre il suicidio assistito è tollerato; in Finlandia, risulta legalizzata l’eutanasia passiva; in Norvegia, per procedere all’eutanasia passiva è necessaria la richiesta dell’interessato o di un suo prossimo congiunto, in caso di incoscienza. Questione di scelta… • • In Germania, il suicidio assistito è tollerato e praticato, purché il malato sia capace di intendere e di volere e ne faccia esplicita richiesta; l’eutanasia attiva, invece, è proibita. ll 22 aprile 2005 in Francia è stata approvata una legge sui “diritti dei malati e la fine della vita”(legge n° 2005-370), che regola l’eutanasia passiva e il testamento di vita. La legge si è presentata come risposta al “vuoto legislativo” additato come causa di sentenze contraddittorie emanate dai tribunali francesi su recenti casi di eutanasia, giustificandosi come tutela contro l’accanimento terapeutico. Essa autorizza i medici a interrompere la terapia e l’assistenza quando questa sembra “inutile, sproporzionata o non sortisce altro effetto se non quello di mantenere in vita artificialmente” (art. 9), oltre che a prescrivere farmaci anti-dolorifici, anche se questi aumentano i rischi di decesso. In caso il malato sia impossibilitato a chiedere la sospensione dei trattamenti il testo autorizza i famigliari a farlo. Chi non volesse essere “terminato” a sua insaputa, deve dichiararlo in precedenza, per iscritto. La scelta dell’Italia (1) • “1 La presente legge, tenendo conto dei princìpi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione: a) riconosce e tutela la vita umana, quale diritto inviolabile ed indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge; b) riconosce e garantisce la dignità di ogni persona in via prioritaria rispetto all’interesse della società e alle applicazioni della tecnologia e della scienza” La scelta dell’Italia (2) all’art. 3:“L’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”. all’art. 7 (Ruolo del medico) “1. Le volontà espresse dal soggetto nella sua dichiarazione anticipata di trattamento sono prese in considerazione dal medico curante che, sentito il fiduciario, annota nella cartella clinica le motivazioni per le quali ritiene di seguirle o meno. 2. Il medico non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la deontologia medica. Le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario, in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell’inviolabilità della vita umana e della tutela della salute, secondo i principi di precauzione, Punti di vista • Il consenso informato è la naturale conseguenza del dettato costituzionale e copre l'intera vita del soggetto, garantendo il diritto di uscita dalle terapie, con la revoca del consenso, con il rifiuto delle cure. A sua volta il testamento biologico o la dichiarazione di volontà anticipate nei trattamenti sanitari si presenta come la naturale applicazione del consenso informato, costituendo uno strumento efficace per la tutela non solo della salute dei pazienti, ma anche della responsabilità dei medici. Il Sole24ore articolo,2007 • Sacconi ribadisce: «La posizione di questa maggioranza politica a favore della vita è molto chiara». Il Sole24ore articolo,2008 Non è un sistema integrato di regole e principi E’ un’ impresa dell’intelletto umano Non è un elenco di risposte Non è un contenitore di risposte sempre valide E’ uno sforzo pluralistico e plurispecialistico per dare norme che guidino le scelte in medicina e biologia Responsabilità La condizione di dovere rendere conto di atti, avvenimenti e situazioni in cui si ha una parte, un ruolo determinante Responsabile • Che ha la responsabilità di un atto o comportamento • Che è chiamato a rispondere di un reato o della violazione di un obbligo • Usato in modo assoluto, che si comporta in modo riflessivo ed equilibrato Responsabilità COME E’ DEFINITA OGGI INTORNO A NOI ? La responsabilità è una condizione della vita umana. Responsabilità significa vita di relazione. Un individuo che rifiuta la responsabilità nega la socialità della vita di relazione. Carlo Galli, e insegno Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna Responsabilità Un’etica della prevenzione e della conservazione dell’esistente, piuttosto che un’etica della punizione e della riparazione (H. Jonas) Responsabilità Gli operatori sanitari sono tutti, ex lege, portatori di una posizione di garanzia nei confronti dei pazienti …. posizione che va sotto il nome di posizione di protezione, la quale è contrassegnata dal dovere giuridico incombente al soggetto di provvedere alla tutela di un certo bene giuridico contro qualsiasi pericolo atto a minacciarne l’integrità (Corte Cassazione, IV sez. pen. – sent. 2/3/2000, n. 447) Responsabilità Ma nei confronti di chi dobbiamo essere responsabili ?? … Un tempo un’altra via della irresponsabilità era l’obbedienza, cieca, non motivata, quasi "animalesca", nei riguardi degli apparati burocratici e militari. E’ vero altresì che la letteratura e la storia del nostro secolo sono ricchissime di esempi di irresponsabilità dovuta a una divisa … Responsabilità Non c’è rapporto di subordinazione incondizionata tra un responsabile e i suoi collaboratori, avendo diritto ciascuno medico dell’équipe a esprimere opzioni diverse. In caso di condivisione delle scelte, tutti sono responsabili con le relative conseguenze (Corte Cassazione, IV sez. pen. – sent.n.226/2003) Prof. Sa Laura D’Addio Responsabilità Davanti a un comportamento negligente del capo èquipe, il medico deve manifestare le proprie osservazioni e il proprio motivato dissenso per non essere coinvolto nelle responsabilità penali e disciplinari. Il medico non deve ciecamente eseguire le direttive del superiore, ma a fronte di scelte improprie, deve esternare le diverse valutazioni con la perizia e diligenza richieste in relazione alla posizione che ricopre (Corte Cassazione, IV sez. pen. – sent. n. 4013/2004) Prof. Sa Laura D’Addio Contro la cultura degli alibi “Se si vogliono iniziare dei giovani, perfino dei bambini, ai problemi etici, bisogna farli riflettere sui casi: “Come giudichereste in tali casi?”(...) Bisogna partire dai casi in cui si danno a prima vista molteplici soluzioni e condurli a trovare quali sono i buoni argomenti. In definitiva, per quali ragioni scegliereste questo piuttosto che quello ?” Paul Ricoeur, Il male,R. Cortina Ed., Milano, 2002 Alda è una persona di 64 aa all’ennesimo ricovero in UTIC. Ha una cardiopatia ischemica cronica e questa volta la sua angina è resistente alla terapia. Durante l’ultimo ricovero la procedura emodinamica si è complicata in un arresto cardiaco che ha richiesto RCP, intubazione oro-tracheale e posizionamento di contropulsatore aortico. A causa di un emorragia e di una conseguente anemizzazione la paziente è stata emotrasfusa con due unità di eritrociti concentrati. Il quadro clinico è complesso in quanto il paziente presenta anche: INSUFFICIENZA RENALE CRONICA IN TERAPIA DIALITICA TRISETTIMANALE. In anamnesi: pregressi infarti miocardici, vasculopatia agli arti inferiori con stenosi critica di arteria iliaca comune sinistra sottoposta recentemente ad intervento chirurgico, vasculopatia non critica dei tronchi sovra-aortici. La paziente vive sola e non ha contatti con i due fratelli di cui il referente per la degenza vive in un’altra città. Il personale sanitario della cardiologia e del servizio di dialisi sono il suo punto di riferimento. Nell’ultimo ricovero è stato suggerito al paziente il trasferimento in RSA, rifiutato dalla persona che torna al proprio domicilio in precarie condizioni di autonomia. Il 19 aprile 2009 giunge al ps con violento dolore toracico e dopo averlo informato ed acquisito il consenso viene condotto al laboratorio di emodinamica per l’ennesima angioplastica praticata con successo con il posizionamento di uno stent. Dopo la procedura l’arto inferiore sinistro (in cui era stato posizionato il contropulsatore) appare marezzato ed il paziente riferisce intenso dolore all’arto. Ipoteso, tachicardico, con numerose aritmie ventricolari, anurico, polipnoico: la seduta dialitica è prevista per il giorno successivo. Durante la notte i parametri si deteriorano ancora e la pressione sistolica non supera i 50 mmHg, il paziente mantiene uno stato di minima coscienza. Alle 9,00 circa del giorno seguente, nonostante la grave ipotensione viene attivata la dialisi al letto del paziente. Durante il contatto delle cure igieniche la persona è, seppur debolmente, molto sofferente. Alle 9,20 circa giunge l’infermiera del servizio di dialisi ed inizia ad allestire il circuito per iniziare il trattamento. Durane la visita del mattino con il medico da un lato del letto e l’infermiera dall’altro, ha una tachiartmia da fibrillazione ventricolare. Il paziente è in arresto di circolo. Il medico accenna a iniziare il massaggio cardiaco e a chiedere che sia avvicinato il defibrillatore. L’infermiera appoggia le mani sul torace della persona ed esprime la seguente considerazione – No, non lo tocchiamo. Gli abbiamo voluto bene lo abbiamo curato, adesso non dobbiamo toccarlo. Stiamo qui. Il medico esita un momento. Guarda il monitor ed è chiaramente combattuto se intervenire o meno. Rimane al letto del paziente con l’infermiera finchè l’aritmia non diventa una linea piatta di asistolia. Il fratello viene chiamato telefonicamente. L’infermiera aiutata da una collega ricompone la salma. Con il medico non si parlerà più dell’episodio. Le infermiere ritornano sull’argomento e ci riflettono sopra. Sono consapevoli del percorso di cura e sofferenza compiuto con Alda; lo ricordano nelle tante tappe precedenti. Pensano con serenità a questa morte avvenuta nel luogo in cui si trova il maggior numero di prsone che lo conoscevano e di professionisti che avevano chiaro il suo intero percorso e le sue volontà. Uno spunto per la riflessione • Advocacy infermieristica come atteggiamento di tutela della dignità della persona • Dilemma tra sacralità della vita e dignità del morente • Rapporto di proporzione tra intervento e condizione clinica della persona • Audit, ma non confronto multidimensionale Articolo 35 L’infermiere presta assistenza qualunque sia la condizione clinica e fino al termine vita dell’assistito, riconoscendo l’importanza della palliazione e del conforto ambientale, fisico, psicologico, relazionale, spirituale. spirituale Articolo 36 L’infermiere tutela la volontà dell’assistito di porre dei limiti agli interventi che non siano proporzionati alla sua condizione clinica e coerenti con la concezione da lui espressa della qualità della vita. Articolo 37 L’infermiere, quando l’assistito non è in grado di manifestare la propria volontà, tiene conto di quanto da lui chiaramente espresso in precedenza e documentato. Articolo 38 L’infermiere non attua e non partecipa a interventi finalizzati a provocare la morte, anche se la richiesta proviene dell’assistito. Articolo 39 L’infermiere sostiene i familiari e le persone di riferimento dell’assistito, in particolare nella evoluzione terminale della malattia e nel momento della perdita e nella elaborazione del lutto. Cerca di diventare non un uomo di successo ma piuttosto un uomo di valore. Albert Einstein bibliografia BELLINO F., Bioetica e principi del personalismo in RUSSO G. (ed.), Bioetica fondamentale e generale, SEI, Torino, 1995. BEUCHAMP T. L. – CHILDRESS J. F., Principles of Biomedical Ethics, Oxford University Press, New York 31989. ENGHELARDT H. T. jr, The Foundations of bioethics, trad. it. di VERONESI U.: Manuale di bioetica, Il Saggiatore, Milano 1991. FRATTALLONE R., Persona in LEONE S. – PRIVITERA S. (ed.), Dizionario di Bioetica, EDB-ISB, Bologna – Acireale (CT) 1994. GENSABELLA FURNARI M., Ruolo del filosofo in bioetica, in RUSSO G. 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