1 Etica Morale Bioetica e Diritto - Scuola di Medicina e Scienze della

Etica, Morale, Bioetica e Diritto:
peculiarità e comunalità
17 Maggio 2011
Ud’A – Università degli Studi “G.d’Annunzio”
Master di I° Livello: Infermieristica forense, la responsabilità
professionale – aspetti giuridici
Chi vede il giusto e non lo fa è senza coraggio.
Confucio
Non è difficile prendere decisioni quando sai quali sono i tuoi valori.
Roy Disney
La mente dell'uomo superiore ha familiarità con la giustizia;
la mente dell'uomo mediocre ha familiarità con il guadagno.
Confucio
Ambiente
naturale
Ambiente
creato
dall’uomo
materia
biologica
Socio
culturale
spirituale
psicologica
informazioni
Ambiente sociale
energia
Può bastare ?
Etica
Morale
Diritto
Bioetica
Deontologia
Può bastare ?
Valore
l’agire dell’individuo fa riferimento a dei valori che
sono stati codificati dalla società e che l’uomo
assume come propri.
Col termine valore si indicano in genere cose
materiali, istituzioni, professioni, diritti civili, arte,
morale, etc. che permettono la realizzazione
dell’individuo. In altre parole un valore è tutto ciò
che dà significato all’esistenza umana
Può bastare ?
Morale
per molti sinonimo di etica
insieme di valori, ideali e norme di
comportamento valide in una certa società.
Alla base della nascita delle società stesse.
Morale = dal latino mos, costume
Può bastare ?
Etica
parte della filosofia che prende in
considerazione le azioni umane, per
esprimerne un giudizio.
Tali azioni/comportamenti sono esaminati
alla luce di un sistema di valori.
Etica = ethos, consuetudine, costume
Può bastare ?
Diritto
insieme di norme
(leggi) che
regolamentano i
comportamenti degli
individui.
Regole tassative,
coercitive, assolute,
conosciute per la
popolazione
La filosofia del comportamento in tutte le sua
forme teoretiche si applica a numerosi campi
che caratterizzano la dimensione umana, e
assume peculiarità che ne caratterizzano
l’ambito specifico corrispondente.
Quanto è distante
il pensiero
filosofico dal
comportamento
umano ?
http://nonsolomedia.pbwiki.com/f/Etica.jpg
Teorie morali
Etiche delle virtù
Che tipo di
persona devo essere ?
Etiche del dovere
Che cosa
devo fare ?
Etiche Consequenzialiste
Quale azione ha le
conseguenze migliori ?
Etica delle virtù
(…) l’etica è e deve essere una ricerca sul bene globale dell’uomo,
cioè sul bene della vita umana presa come un tutto. L’etica si
svolge allora come una discussione sui diversi stili di vita, sui
diversi modi di vivere (virtù e vizi), e non sulle singole azioni
(questo è secondario, anche se importante). La discussione
dovrebbe portare ad individuare quale è la vita migliore da
condurre e da desiderare.
Etica del dovere
(…) ritiene che l’etica è e deve essere ricerca e fondazione delle
regole o norme morali da osservare. Regole o norme che
riguardano azioni singole. Il problema da indagare non è come si
deve vivere, ma se l’azione “x” è lecita o illecita. L’impostazione è
questa: “Tizio ha realizzato l’azione x; ha agito bene o male?” Perciò
si dice che è “un’etica della terza persona”. Da questa prospettiva
non è possibile indagare sul desiderio né sullo stile di vita che
sarebbe desiderabile. Il giudice delle azioni altrui (terza persona)
giudica le azioni, non i desideri.
Etica
Non prevede regole scritte e non
si riduce alla codifica di un
comportamento, ma rappresenta
lo sforzo filosofico della ricerca del
bene e del male nell’essenza
dell’atto; da qui ne scaturisce
l’approvazione o la sentenza
morale che quando partorisce il
rimorso interiore diventa più grave
dell’inflizione di una pena.
Diritto
Presuppone l’esistenza di un codice
scritto o non scritto nonché
un’autorità che, alla luce delle
norme in esso contenute, formula
giudizi che potranno diventare
modello per giudizi successivi.
Etiche consequenzialistiche (1)
Consequenzialismo è un termine coniato da Elizabeth Anscombe
nel 1958 e denota generalmente un complesso di teorie che hanno
in comune la visione per cui le proprietà normative dipendono solo
dalle conseguenze.
In particolare, le teorie etiche consequenzialiste definiscono la
correttezza morale di un’azione solo per mezzo delle conseguenze
delle azioni oppure di qualcosa a loro correlato, come un motivo o
una legge.
W. Sinnot‐Armstrong, Consequentialism, in The Stanford Encyclopedia of Philosophy, ed. by AA.VV., http://plato.stanford.edu.
Etiche consequenzialistiche (2)
Consequenzialismo dell’atto
sostiene che le azioni di un
individuo sono corrette se e
solo se determinano le
conseguenze migliori
Consequenzialismo della regola
sostiene invece che le azioni di
un individuo sono corrette se e
solo se sono ispirate a un set di
principi la cui accettazione
determina a priori le
conseguenze migliori per tutte le
azioni che ne derivano
Bernard Williams afferma che è impossibile sostenere che tutto ciò che ha
valore lo abbia in virtù delle sue conseguenze e suppone invece che, almeno
per il consequenzialismo dell’atto, gli stati di cose debbano avere un valore
intrinseco, ovvero un valore indipendente da ulteriori conseguenze.
Max Weber
Etica dell’intenzione
L’etica dell’intenzione viene
descritta da Weber come
un’etica del fine ultimo e della
pura razionalità rispetto al
valore: attribuendo una qualità
etica all’azione considerata
senza interesse per le
conseguenze e senza capacità
legittimante dello scopo.
Etica della responsabilità
E’«un’etica della trasformazione
del mondo, della scelta
responsabile fra una pluralità
dei fini anche in base alla
valutazione etica dei mezzi
necessari e delle loro
conseguenze, un’etica che
sostituisce al principio del
sommo bene quello del bene
maggiore o del minor male»
Bioetica
“Le questioni civili sono quelle la cui indagine può rientrare nella
comprensione comune della mente. [...] [Sono di questo genere tutte
le cose che ci si vergogna di non sapere: se non le conosciamo, le
esponiamo con finzione, come se le sapessimo [...]. Se ci si interroga
sul peso di qualcosa, se tu non sembri sapere quante libbre sia, non
c’è da vergognarsi [...]. Ma quando si chiede se qualcosa è giusto o
ingiusto, onesto o disonesto, da lodare o da rimproverare, da
collegare a un premio o a una punizione, utile o inutile e se ci sono
altre cose del genere, non si può non arrossire, [...] se sembra non
sapere queste cose. [...] E per questo i dubbi che sorgono a proposito
di cose del genere sono chiamati questioni civili, come dire non
peculiari di pochi, ma comuni a tutti quanti”.
Agostino d’Ippona, La retorica, in Aurelio Agostino, Il maestro e la parola, a cura di M. Bettetini, Rusconi, Milano 1993, pp. 133-135.
www.fondazionebasso.it
Bioetica
Il termine Bioetica, usato per la prima volta nel
1970 da Van R. Potter, oncologo, nel titolo
del suo libro, Bioethics: Bridge to the future,
rifletteva il bisogno di creare un ponte tra la
cultura umanistica ( filosofia, teologia, diritto,
sociologia ….) e quella scientifica, e tra i
valori morali e le nuove frontiere delle
scienze della vita.
The Kennedy Institute of Ethics presso la Georgetown University di
Washington si propone di promuovere una concezione
la ricerca della " Encyclopedia
of Bioethics", pubblicata nel 1978: il più completo
e autorevole strumento per chi si occupi di temi bioetici.
Da allora questa "disciplina" nuova è stata introdotta nelle università.
Studio sistematico della condotta
umana nell’ambito della scienza della
vita e della cura della salute, in quanto
questa condotta è esaminata alla luce
dei valori morali e dei principi.
W.T. Reich, Encyclopedia of Bioethics, The Free Press, N.Y., 1978
Studio sistematico delle dimensioni
morali – inclusa la visione morale, la
condotta e le politiche – delle scienze
della vita e della salute utilizzando varie
metodologie etiche e con un’
impostazione interdisciplinare.
W.T. Reich, 1995
Lo spettro dell’errore
L’ultimo libro del neonatologo e bioeticista Carlo Valerio Bellieni si
sviluppa attorno a questa fondamentale riflessione, compiendo un
metaforico viaggio “alle radici del metodo della conoscenza” ed
esplicitando i tre irrinunciabili momenti che devono caratterizzare
l’approccio ad ogni questione bioetica:
“considerare tutti i fattori, mettersi nei panni dell’altro e accettare
che la realtà corregga i nostri pareri” (C. V. Bellieni, Padroni della
vita? Piccolo vademecum di bioetica, Società Editrice Fiorentina,
Firenze 2006, p. 115).
? Demiurgo e Creatore ?
Efficienza
Tolleranza
Piacere
Spinta eugenetica
L’inganno della
qualità della vita
Efficienza
L’uomo di oggi è spesso alla ricerca di un benessere
solitario, egoistico, non particolarmente interessato
alle ricadute sociali. Vuole cioè semplicemente “stare
bene”, avere una vita di piaceri e non di fatica, rifiuta
cioè la condizione costitutiva di lotta che caratterizza
la vita umana, sospesa com’è, per tutta la sua durata
terrena, fra la vita e la morte, con quel che ciò
comporta.
Piacere
È efficiente chi può produrre piacere e provare
piacere. Si rifiuta la fatica come parte del dolore
esistenziale (la sofferenza umana), in quanto si
rifiuta il dolore, che è un richiamo ineludibile alla
condizione finita dell’uomo e ultimamente alla
sua morte fisica.
Quando prevale la tendenza ad
apprezzare la vita solo nella misura in cui
porta piacere e benessere, la sofferenza
appare come uno scacco insopportabile.
GVII
Tolleranza
Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante
correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del
pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al
libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un
vago misticismo religioso; e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si
realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che
tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il
Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo.
Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di
dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si
va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come
definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie
(J. Ratzinger, Missa pro eligendo Romano Pontifice - omelia).
Spinta Eugenetica (1)
..sopravvalutazione
dell’ambiente naturale
(etiche della terra),
che non avrebbe
bisogno dell’uomo per
mantenere il proprio
equilibrio, anzi,
sarebbe da questi
ostacolato, per cui la
terra andrebbe
liberata dall’ingerenza
tecnologica umana;
...sopravvalutazione
della responsabilità
dell’uomo nei
confronti della natura,
per cui sarebbe lecito
utilizzare la tecnologia
per modificare
profondamente se
stesso, la sua storia, il
suo DNA, il suo
venire all’esistenza e
il suo morire.
La mentalità eugenetica non accetta “la nascita del caso” (ingegneria genetica), né la
“morte del caso”, cioè quella che capita nostro malgrado (eutanasia e accanimento
terapeutico).
Jacques Testart
Spinta Eugenetica (2)
La società occidentale è colpita gravemente dal
virus dell’handifobia, efficace neologismo con
cui gli Autori descrivono “la fobia di ciò che non
è sotto controllo, di eventi indesiderati e della
‘diversità’. L’handifobia è la paura di ciò che non
controlliamo, calcoliamo, misuriamo, e, come
tutte le fobie, vuol far sparire il suo oggetto”
La scelta
Immagina un capitano sulla sua nave nel momento in cui deve dar battaglia;
forse egli potrà dire: bisogna fare questo o quello; ma se non è un capitano
mediocre, nello stesso tempo si renderà conto che la nave, mentre egli non
ha ancora deciso, avanza con la solita velocità, e che cosí è solo un istante
quello in cui sia indifferente se egli faccia questo o quello. Cosí anche
l'uomo, se dimentica di calcolare questa velocità, alla fine giunge un
momento in cui non ha piú la libertà della scelta, non perché ha scelto, ma
perché non lo ha fatto; il che si può anche esprimere cosí: perché gli altri
hanno scelto per lui, perché ha perso se stesso... Poiché quando si crede
che per qualche istante si possa mantenere la propria personalità tersa e
nuda, o che, nel senso piú stretto, si possa fermare o interrompere la vita
personale, si è in errore. La personalità, già prima di scegliere, è interessata
alla scelta, e quando la scelta si rimanda, la personalità sceglie
incoscientemente, e decidono in essa le oscure potenze. Søren Kierkegaard, Aut-aut
Sören Kierkegaard (1813-1855)
Dall’universalismo all’individualismo il
filosofo danese capovolge il concetto di
concretezza precedentemente attribuita
alla totalità, ma all’individuo: il concetto di
astrattezza sarà attribuito quindi
all’universalità.
I 3 stadi della vita
• Estetico
• Etico
• Religioso
La possibilità come
unica ragione di un’
esistenza in cui
l’uomo è quello che
sceglie di essere
… tra angoscia e disperazione …
Estetica
Lo stadio estetico non è propriamente una scelta, perché
si caratterizza con il non scegliere mai. L'uomo estetico
non decide, ma sperimenta, e in pratica gioca, non
s'impegna, sfugge sempre. Perciò vi è contrapposizione
diretta fra lo stadio estetico e quello etico. Tale
opposizione è personificata nell'opposizione fra il
seduttore da un lato, e il marito dall'altro. L'eroe dello
stadio estetico è perciò Don Giovanni. Le caratteristiche
dell'esistenza estetica sono la varietà molteplice,
l'immediatezza, l'istantaneità.
Etica
Il simbolo della vita etica è il matrimonio, la figura del
marito (…). Dicevamo che fra i due stadi non v'è
passaggio, ma un salto che deriva dalla disperazione
voluta dall'esteta, che, di fronte alla consapevolezza
della vanità delle cose finite, o cerca la distrazione o
sceglie appunto la disperazione, entrando così nell'etica.
Egli passa dall'accidentale e dall'immediato al valore,
perché non è più quello che è immediatamente, ma
diviene quello che diviene liberamente.
(…) L’esteta sceglie l’istante, l’etico sceglie il tempo (…)
Religiosità
E’ lo stadio dell’uomo che dopo il pentimento percepisce
il suo rapporto con Dio secondo sfumature che vanno
dalla scarsa percezione dell’onnipotenza alla fede
cristiana.
Alcune problematiche di carattere bioetico
Fecondazione assistita;
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Embrione umano;
Aborto;
Questioni bioetiche relative all'inizio della vita umana;
Trapianti d'organi;
Eugenetica;
Sperimentazione clinica;
Questioni relative alla conservazione della vita umana;
Dibattito etico sul progetto genoma umano;
Bioetecnologie;
Ingegneria genetica;
Clonazione;
Questioni relative alla manipolazione genetica;
Eutanasia;
Accanimento terapeutico;
Cure palliative;
Questioni di Bioetica relativa alla fine della vita umana.
Eutanasia
dal greco ευθανασία, composta da ευ-, bene e θανατος, morte)
definizione completa e precisa — abitualmente citata anche da
autori che non ne condividono le valutazioni etiche concomitanti — si
trova nella Dichiarazione sull’eutanasia "Iura et bona", pubblicata
dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 5 maggio 1980, al
n. 6: "Per eutanasia s’intende un’azione o un’omissione che di
natura sua, o nelle intenzioni, procura la morte, allo scopo di
eliminare ogni dolore. L’eutanasia si situa, dunque, al livello delle
intenzioni e dei metodi usati".
… omicidio del consenziente, previsto dal codice penale all’articolo 579, e di
istigazione o aiuto al suicidio, di cui all’articolo 580…
Questione di scelta…
• Nel Territorio del Nord della Federazione Australiana a partire dal
giugno del 1995 è entrata in vigore la "Legge dei diritti del malato
terminale", che legalizza l’eutanasia…. Abrogata l’anno successivo.
•
L’11 aprile 2001 è stata approvata dal Senato olandese la Legge su
eutanasia e suicidio assistito. La legge, già approvata dalla Camera dei
Deputati nel novembre 2000, ufficializza l’impunità di fatto di cui hanno
finora goduto i medici che ponevano fine alla vita dei pazienti gravi o
morenti con la somministrazione di dosi letali di farmaci o interrompendo
cure ordinarie necessarie alla vita. Unica condizione è il rispetto di una serie
regole, sostanzialmente le 28 condizioni già indicate dalla legge nel 1994,
con l’aggiunta di precisazioni sui minori (il limite minimo d’età per scegliere
l’eutanasia è 16 anni, mentre dai 12 ai 16 e per i disabili mentali occorre il
consenso di un genitore o tutore) e del riconoscimento del “testamento di
vita”, nel caso il paziente non sia in grado di esprimere la sua volontà. La
pratica dell’eutanasia ha smesso così di essere sottoposta al controllo della
magistratura ed è stata affidata esclusivamente ai medici, come una
qualsiasi forma di terapia.
Questione di scelta…
•
Dalla metà di aprile del 2005 in 250 farmacie del Belgio è stato messo in
vendita il “kit per l’eutanasia”, un cofanetto dal prezzo di 60 euro non
rimborsabili dal servizio sanitario che contiene tre dosi di un potente
barbiturico, un paralizzante e qualche dose di sonnifero. Possono
acquistarlo i medici di base previa presentazione alla farmacia di una
prescrizione dettagliata simile a quella adoperata per la richiesta di
sostanze stupefacenti. La diffusione del kit fa seguito alle richieste dei
medici di famiglia, che si erano ripetutamente lamentati delle difficoltà di
accesso alle sostanze letali - precedentemente fornite solo dalle farmacie
degli ospedali – e alle sollecitazioni della commissione federale del
Parlamento, incaricata di valutare l’applicazione di una legge che ne
agevola la vendita. Si tratta di un ulteriore passo verso la socializzazione e
la banalizzazione della pratica eutanasica, in quanto il kit facilita il trapasso
a pazienti che preferiscono morire a casa, assistiti dai famigliari.
Questione di scelta…
• Nel Regno dei Paesi Bassi la depenalizzazione dell’eutanasia è
stata introdotta con una modifica all’articolo 10 del Regolamento di
polizia mortuaria; esso ha stabilito, a partire dal giugno del 1994, la
non punibilità dei medici che abbiano aiutato a morire i propri
pazienti ma siano in grado di dimostrare di aver rispettato una serie
di condizioni. L’atto eutanasico deve essere infatti documentato da
una relazione scritta da cui risulti che il paziente sia stato affetto da
malattia inguaribile, che vi siano state sofferenze insopportabili e
che il malato l’abbia richiesto reiteratamente; tali condizioni devono
poi essere confermate da parte di un collega del medico dichiarante;
questo documento deve inoltre riportare la storia clinica del paziente
e i mezzi utilizzati per l’eutanasia. La relazione viene notificata dal
medico a un pubblico ufficiale con funzioni giudiziarie.
Questione di scelta…
• In Colombia, l'eutanasia non è disciplinata per legge, ma
è consentita grazie ad un pronunciamento della Corte
Costituzionale.
• In Cina, dal 1998, gli ospedali sono autorizzati dalla
legge a praticare l’eutanasia ai malati terminali.
• Negli Stati Uniti d’America, la Corte Suprema ritiene
legittima l’eutanasia passiva e il governo federale ha
autorizzato i singoli stati a regolamentare nello specifico
la delicata materia.
Questione di scelta…
• In Grecia, l’eutanasia è legalizzata e la si può applicare senza
eccessive limitazioni tanto soggettive quanto oggettive.
• In Ungheria, è ammessa la sola eutanasia passiva su richiesta
dell’interessato.
• Nei paesi scandinavi, il panorama è abbastanza omogeneo: in
Svezia, l’eutanasia attiva è vietata mentre il suicidio assistito è
tollerato; in Finlandia, risulta legalizzata l’eutanasia passiva; in
Norvegia, per procedere all’eutanasia passiva è necessaria la
richiesta dell’interessato o di un suo prossimo congiunto, in caso di
incoscienza.
Questione di scelta…
•
•
In Germania, il suicidio assistito è tollerato e praticato, purché il malato sia
capace di intendere e di volere e ne faccia esplicita richiesta; l’eutanasia
attiva, invece, è proibita.
ll 22 aprile 2005 in Francia è stata approvata una legge sui “diritti dei malati
e la fine della vita”(legge n° 2005-370), che regola l’eutanasia passiva e il
testamento di vita. La legge si è presentata come risposta al “vuoto
legislativo” additato come causa di sentenze contraddittorie emanate dai
tribunali francesi su recenti casi di eutanasia, giustificandosi come tutela
contro l’accanimento terapeutico. Essa autorizza i medici a interrompere la
terapia e l’assistenza quando questa sembra “inutile, sproporzionata o non
sortisce altro effetto se non quello di mantenere in vita artificialmente” (art.
9), oltre che a prescrivere farmaci anti-dolorifici, anche se questi aumentano
i rischi di decesso. In caso il malato sia impossibilitato a chiedere la
sospensione dei trattamenti il testo autorizza i famigliari a farlo. Chi non
volesse essere “terminato” a sua insaputa, deve dichiararlo in precedenza,
per iscritto.
La scelta dell’Italia (1)
• “1 La presente legge, tenendo conto dei princìpi di
cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione:
a) riconosce e tutela la vita umana, quale diritto inviolabile
ed indisponibile, garantito anche nella fase terminale
dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in
grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei
modi di legge;
b) riconosce e garantisce la dignità di ogni persona in via
prioritaria rispetto all’interesse della società e alle
applicazioni della tecnologia e della scienza”
La scelta dell’Italia (2)
all’art. 3:“L’alimentazione e l’idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la
tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e
fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze fino alla fine della vita. Esse
non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”.
all’art. 7 (Ruolo del medico)
“1. Le volontà espresse dal soggetto nella sua
dichiarazione anticipata di trattamento sono prese in considerazione dal medico
curante che, sentito il fiduciario, annota nella cartella clinica le motivazioni per le
quali ritiene di seguirle o meno.
2. Il medico non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la
morte del paziente o comunque in contrasto con le norme giuridiche o la
deontologia medica. Le indicazioni sono valutate dal medico, sentito il fiduciario,
in scienza e coscienza, in applicazione del principio dell’inviolabilità della vita
umana e della tutela della salute, secondo i principi di precauzione,
Punti di vista
• Il consenso informato è la naturale conseguenza del dettato
costituzionale e copre l'intera vita del soggetto, garantendo il diritto
di uscita dalle terapie, con la revoca del consenso, con il rifiuto delle
cure. A sua volta il testamento biologico o la dichiarazione di volontà
anticipate nei trattamenti sanitari si presenta come la naturale
applicazione del consenso informato, costituendo uno strumento
efficace per la tutela non solo della salute dei pazienti, ma anche
della responsabilità dei medici.
Il Sole24ore articolo,2007
• Sacconi ribadisce: «La posizione di questa maggioranza politica a
favore della vita è molto chiara».
Il Sole24ore articolo,2008
Non è un sistema integrato
di regole e principi
E’ un’ impresa
dell’intelletto umano
Non è un elenco
di risposte
Non è un contenitore
di risposte sempre
valide
E’ uno sforzo
pluralistico e
plurispecialistico per
dare norme che guidino
le scelte in medicina e
biologia
Responsabilità
La condizione di dovere rendere conto di
atti, avvenimenti e situazioni in cui si ha
una parte, un ruolo determinante
Responsabile
• Che ha la responsabilità di un atto o
comportamento
• Che è chiamato a rispondere di un reato o
della violazione di un obbligo
• Usato in modo assoluto, che si comporta
in modo riflessivo ed equilibrato
Responsabilità
COME E’ DEFINITA OGGI INTORNO A NOI ?
La responsabilità è una condizione della vita umana.
Responsabilità significa vita di relazione.
Un individuo che rifiuta la responsabilità nega la socialità
della vita di relazione.
Carlo Galli, e insegno Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna
Responsabilità
Un’etica della prevenzione e della
conservazione
dell’esistente, piuttosto che un’etica della
punizione e della riparazione
(H. Jonas)
Responsabilità
Gli operatori sanitari sono tutti, ex lege,
portatori di una posizione di garanzia nei
confronti dei pazienti ….
posizione che va sotto il nome di
posizione di protezione,
la quale è contrassegnata dal
dovere giuridico incombente
al soggetto di provvedere
alla tutela di un certo
bene giuridico contro qualsiasi pericolo
atto a minacciarne l’integrità
(Corte Cassazione, IV sez. pen. – sent. 2/3/2000, n. 447)
Responsabilità
Ma nei confronti di chi
dobbiamo essere responsabili ??
… Un tempo un’altra via della
irresponsabilità era l’obbedienza,
cieca, non motivata, quasi
"animalesca", nei riguardi degli
apparati burocratici e militari. E’ vero
altresì che la letteratura e la storia del
nostro secolo sono ricchissime di
esempi di irresponsabilità dovuta a
una divisa …
Responsabilità
Non c’è rapporto di subordinazione incondizionata
tra un responsabile e i suoi collaboratori, avendo
diritto ciascuno medico dell’équipe a esprimere
opzioni diverse. In caso di condivisione delle
scelte, tutti sono responsabili con le relative
conseguenze
(Corte Cassazione, IV sez. pen. – sent.n.226/2003)
Prof. Sa Laura D’Addio
Responsabilità
Davanti a un comportamento negligente del capo èquipe, il
medico deve manifestare le proprie osservazioni e il proprio
motivato dissenso per non essere coinvolto nelle
responsabilità penali e disciplinari. Il medico non deve
ciecamente eseguire le direttive del superiore, ma a fronte
di scelte improprie, deve esternare le diverse valutazioni
con la perizia e diligenza richieste in relazione alla posizione
che ricopre
(Corte Cassazione, IV sez. pen. – sent. n. 4013/2004)
Prof. Sa Laura D’Addio
Contro la cultura degli alibi
“Se si vogliono iniziare dei giovani, perfino dei bambini, ai
problemi etici, bisogna farli riflettere sui casi: “Come
giudichereste in tali casi?”(...) Bisogna partire dai casi in cui
si danno a prima vista molteplici soluzioni e condurli a
trovare quali sono i buoni argomenti. In definitiva, per quali
ragioni scegliereste questo piuttosto che quello ?”
Paul Ricoeur, Il male,R. Cortina Ed., Milano, 2002
Alda è una persona di 64 aa all’ennesimo ricovero in UTIC. Ha una cardiopatia ischemica cronica e questa volta
la sua angina è resistente alla terapia. Durante l’ultimo ricovero la procedura emodinamica si è complicata in un
arresto cardiaco che ha richiesto RCP, intubazione oro-tracheale e posizionamento di contropulsatore aortico. A
causa di un emorragia e di una conseguente anemizzazione la paziente è stata emotrasfusa con due unità di
eritrociti concentrati. Il quadro clinico è complesso in quanto il paziente presenta anche: INSUFFICIENZA
RENALE CRONICA IN TERAPIA DIALITICA TRISETTIMANALE. In anamnesi: pregressi infarti miocardici,
vasculopatia agli arti inferiori con stenosi critica di arteria iliaca comune sinistra sottoposta recentemente ad
intervento chirurgico, vasculopatia non critica dei tronchi sovra-aortici. La paziente vive sola e non ha contatti con i
due fratelli di cui il referente per la degenza vive in un’altra città. Il personale sanitario della cardiologia e del
servizio di dialisi sono il suo punto di riferimento. Nell’ultimo ricovero è stato suggerito al paziente il trasferimento
in RSA, rifiutato dalla persona che torna al proprio domicilio in precarie condizioni di autonomia.
Il 19 aprile 2009 giunge al ps con violento dolore toracico e dopo averlo informato ed acquisito il consenso viene
condotto al laboratorio di emodinamica per l’ennesima angioplastica praticata con successo con il posizionamento
di uno stent. Dopo la procedura l’arto inferiore sinistro (in cui era stato posizionato il contropulsatore) appare
marezzato ed il paziente riferisce intenso dolore all’arto. Ipoteso, tachicardico, con numerose aritmie ventricolari,
anurico, polipnoico: la seduta dialitica è prevista per il giorno successivo.
Durante la notte i parametri si deteriorano ancora e la pressione sistolica non supera i 50 mmHg, il paziente
mantiene uno stato di minima coscienza. Alle 9,00 circa del giorno seguente, nonostante la grave ipotensione
viene attivata la dialisi al letto del paziente. Durante il contatto delle cure igieniche la persona è, seppur
debolmente, molto sofferente.
Alle 9,20 circa giunge l’infermiera del servizio di dialisi ed inizia ad allestire il circuito per iniziare il trattamento.
Durane la visita del mattino con il medico da un lato del letto e l’infermiera dall’altro, ha una tachiartmia da
fibrillazione ventricolare. Il paziente è in arresto di circolo. Il medico accenna a iniziare il massaggio cardiaco e a
chiedere che sia avvicinato il defibrillatore. L’infermiera appoggia le mani sul torace della persona ed esprime la
seguente considerazione – No, non lo tocchiamo. Gli abbiamo voluto bene lo abbiamo curato, adesso non
dobbiamo toccarlo. Stiamo qui. Il medico esita un momento. Guarda il monitor ed è chiaramente combattuto se
intervenire o meno. Rimane al letto del paziente con l’infermiera finchè l’aritmia non diventa una linea piatta di
asistolia. Il fratello viene chiamato telefonicamente. L’infermiera aiutata da una collega ricompone la salma. Con il
medico non si parlerà più dell’episodio. Le infermiere ritornano sull’argomento e ci riflettono sopra. Sono
consapevoli del percorso di cura e sofferenza compiuto con Alda; lo ricordano nelle tante tappe precedenti.
Pensano con serenità a questa morte avvenuta nel luogo in cui si trova il maggior numero di prsone che lo
conoscevano e di professionisti che avevano chiaro il suo intero percorso e le sue volontà.
Uno spunto per la riflessione
• Advocacy infermieristica come atteggiamento di
tutela della dignità della persona
• Dilemma tra sacralità della vita e dignità del
morente
• Rapporto di proporzione tra intervento e condizione
clinica della persona
• Audit, ma non confronto multidimensionale
Articolo 35
L’infermiere presta assistenza qualunque sia
la condizione clinica e fino al termine vita
dell’assistito, riconoscendo l’importanza
della palliazione e del conforto ambientale,
fisico, psicologico, relazionale, spirituale.
spirituale
Articolo 36
L’infermiere tutela la volontà dell’assistito di
porre dei limiti agli interventi che non siano
proporzionati alla sua condizione clinica e
coerenti con la concezione da lui espressa
della qualità della vita.
Articolo 37
L’infermiere, quando l’assistito non è in
grado di manifestare la propria volontà,
tiene conto di quanto da lui chiaramente
espresso in precedenza e documentato.
Articolo 38
L’infermiere non attua e non partecipa a
interventi finalizzati a provocare la morte,
anche se la richiesta proviene
dell’assistito.
Articolo 39
L’infermiere sostiene i familiari e le persone
di riferimento dell’assistito, in particolare
nella evoluzione terminale della malattia e
nel momento della perdita e nella
elaborazione del lutto.
Cerca di diventare non un uomo di successo
ma piuttosto un uomo di valore.
Albert Einstein
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Commentario al Codice deontologico dell'Infermiere2009A cura di Annalisa Silvestro Con il contributo
di Giannantonio Barbieri, Ada Masucci, Daniele Rodriguez, Antonio G. Spagnolo Federazione
Nazionale Collegi Ipasvi
“la gente spesso definisce
impossibili cose che
semplicemente non ha mai
visto”